Minime. 658



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 658 del 3 dicembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. "Azione nonviolenta" di dicembre
2. A Ferrara il 5 dicembre
3. Dal 5 all'8 dicembre a Venezia l'editoria di pace
4. La newsletter "Franz Jaegerstaetter Italia" di dicembre 2008
5. Giulio Vittorangeli: L'11 settembre di Mumbai
6. Maria Teresa Carbone presenta alcuni autori e opere della recente
narrativa nigeriana
7. Un libro sulla class action per la difesa dei consumatori
8. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009"
9. L'Agenda dell'antimafia 2009
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI DICEMBRE
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: azionenonviolenta at sis.it)
riceviamo e diffondiamo]

E' uscito il numero di dicembre 2008 di "Azione nonviolenta", rivista del
Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di
formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in
Italia e nel mondo.
In questo numero: Il cambiamento alla Casa Bianca e il cambiamento di ognuno
di noi, di Mao Valpiana; Volontaria tra i volontari per liberare l'America,
di Simonetta Nardin; Dateci il voto e trasformeremo la nazione, di Massimo
Aprile; Lettera aperta al nuovo Presidente Usa Barack Obama, dei movimenti
nonviolenti italiani; Un filo di speranza per un futuro senza atomiche, di
Giorgio Nebbia; La nonviolenza per un Iraq indipendente, democratico,
pacifico, di Martina Pignatti; 4 novembre, non festa ma lutto, di Anselmo
Palini; La forza della nonviolenza, Forum umanista europeo, di Olivier
Turquet; Arti marziali per anima e mente, di Sergio Albesano; Aikido, le
parole del maestro O Sensei, a cura di Fabio Guglielmi; La Dichiarazione
universale dei diritti umani; Costruiamo le citta' dei diritti in un mondo
libero dalla paura, a cura degli Enti locali per la pace.
Le rubriche: Educazione. Scuola razzista e militarista con un maestro unico
e solo, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. Finanziamenti in rete per
eliminare le banche, a cura di Paolo Macina; Per esempio. Le donne sono le
madri della terra dove le armi non uccidono piu', a cura di Maria G. Di
Rienzo; Cinema. Pier Paolo Pasolini: conservatore o profeta?, a cura di
Enrico Pompeo; Musica. Un compositore di opere, obiettore alla guerra, a
cura di Paolo Predieri; Libri. Decrescere bene e con calma nel tramonto
dello sviluppo, a cura di Sergio Albesano.
In copertina: Il sogno del cambiamento.
In seconda: E' tempo di rinnovare l'abbonamento
In terza di copertina: Il 2009 con il Movimento Nonviolento.
In ultima: L'ultima di Biani, Martin e Barack.
*
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile
chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

2. INCONTRI. A FERRARA IL 5 DICEMBRE
[Da Elena Buccoliero (per contatti: elena.buccoliero at fastwebnet.it)
riceviamo e diffondiamo]

Scuola della nonviolenza 2008/1009. Venerdi' 5 dicembre 2008, ore 21, presso
il Centro servizi per il volontariato, viale IV Novembre 9, a Ferrara
incontro sul tema "La memoria delle vittime: verita' e giustizia per non
dimenticare".
*
La Scuola della nonviolenza ospita due testimoni d'eccezione di una stagione
drammatica i cui effetti ancora si avvertono: Manlio Milani, presidente
dell'Associazione caduti nella strage di piazza della Loggia di Brescia, e
Benedetta Tobagi, giornalista, impegnata nella Casa della memoria per il
terrorismo e le stragi di Milano.
Il 28 maggio 1974 Livia, moglie di Manlio Milani, perde la vita nella strage
di Piazza della Loggia a Brescia. Esattamente sei anni dopo, il 28 maggio
1980 a Milano, Walter Tobagi, giornalista del "Corriere della sera", padre
di Benedetta, e' assassinato da giovani terroristi del gruppo "28 Marzo".
Sara' interessante un dialogo tra testimoni accomunati dal dolore per
l'estrema violenza subita, ma diversi per le circostanze, le esperienze e le
eta'. Manlio Milani era allora un attivista politico, uomo impegnato
nell'attivita' sindacale e sociale, ed e' sfuggito alla morte per un
incontro casuale che lo ha fermato nell'attraversare la piazza. Nella strage
di Brescia ha perso la moglie, compagna di vita e di impegno, ed amici.
Benedetta Tobagi era una bambina di tre anni ed e' stata privata del padre,
un giornalista attento e indagatore della deriva violenta giunta fino al
terrorismo di gruppi extraparlamentari. Il principale responsabile della sua
morte, beneficiando della "legislazione premiale", non ha praticamente
pagato.
La loro lotta incessante per affermare la verita', storica e giudiziaria,
sulle stragi e il terrorismo non si riassume nella ricerca di una
consolazione personale.
"La morte di mio padre e' legata a una storia collettiva", ha scritto
Benedetta Tobagi sul "Corriere della sera", "e nel mio piccolo cerco di dare
un contributo perche' sia affrontata e compresa, non rimossa o dimenticata.
Capire cosa sono stati, nel bene e nel male, gli anni Settanta puo' essere
di aiuto per leggere il nostro presente".
E' un'esigenza che risuona anche nelle parole di Manlio Milani: "Gli
obbiettivi della nostra associazione sono riassumibili nello slogan 'verita'
e giustizia per non dimenticare'. Che e' lo slogan attorno al quale nei
primi anni '80 ci siamo riuniti con altre associazioni analoghe (Bologna,
treno Italicus, Piazza Fontana ecc.) costituendo la "Unione familiari
vittime per stragi". Tutto cio' perche' il tema della mancanza di verita' e
giustizia per queste stragi e' un tema comune, anche se diversamente
articolato".
L'incontro costituisce il momento centrale del ciclo "Anni Settanta: verita'
e giustizia per non dimenticare", aperto venerdi' 28 novembre 2008 da
Daniele Lugli con una introduzione di carattere storico, e che si
concludera' venerdi' 12 dicembre con Susanna Vezzadini, mediatrice penale,
docente all'Universita' di Bologna presso la Facolta' di Scienze Politiche e
autrice di uno studio specifico sulla ricostruzione dell'identita' nelle
vittime del terrorismo italiano.
*
La Scuola della nonviolenza e' promossa dal Centro amiche e amici della
nonviolenza, in collaborazione con il gruppo Ferrara Terzo Mondo, il Centro
servizi per il volontariato e il Movimento Nonviolento.

3. INIZIATIVE. DAL 5 ALL'8 DICEMBRE A VENEZIA L'EDITORIA DI PACE
[Da Paolo Stevanato (per contatti: editoriadipace at stevanato.org) riceviamo e
diffondiamo]

"Fare pace. Giro di vite" e' il tema dell'VIII Salone dell'Editoria di Pace
che si terra' dal 5 all'8 dicembre a Venezia con eventi, mostre, dibattiti.
*
Al centro del salone, con filmati, dibattiti e testimonianze, i diritti
umani nell'ottica del "giro di vite", immagine che ha una immediata valenza
negativa (la perdita di spazi di liberta', di condivisione, di ricchezza,
per non dire del dilagare di guerre, torture e terrorismo) ma anche un
possibile esito positivo, se la vite gira al contrario. Questo e' dato dai
segni di umanita' rinnovata, di solidarieta', di dimensioni comunitarie
capaci non solo di resistere ma di indicare modelli alternativi rispetto al
disastro evidenziato dalla implosione finanziaria e produttiva.
Del nutrito programma segnaliamo:
- la presentazione dellíAnnuario della pace alle ore 17 di venerdi' 5;
- la proiezione di cortometraggi volti a documentare singoli aspetti di
attuazione o meno dei diritti;
- i dibattiti, fra i quali segnaliamo quello di domenica 7 alle ore 12 con
la presenza del Relatore speciale Onu contro la tortura, professor Manfred
Nowak;
- la presentazione di Contro la barbarie di Antonino Cassese;
- la presenza lunedi' 8 di Marcello Flores, degli autori di Darsi tempo e
del professor Horst Fisher, preside dell'Eiuc nell'ambito di un incontro
seminariale sulle nuove professionalita' ed opportunita' che l'attuale
situazione offre a chi si prepara in esperto in diritti umani, in
cooperazione internazionale ecc.
Tre le mostre previste e tante le occasioni di riflessione ed ascolto
poetico che accompagneranno le giornate del salone da segnalare. Una delle
mostre e' dedicata all'America che c'e' a Vicenza e la Vicenza che e' in
America ed e' opera di Alberto Peluffo, Serena Nono e Giorgio Camuffo.
Con Passi di Pace, la tradizionale marcia silenziosa in fila indiana per le
calli e i campi di Venezia a partire dalle 19 di lunedi' 8 dicembre si
concludera' l'VIII Salone.
*
L'edizione 2008 del Salone prevede la presenza di una libreria specializzata
in pace e diritti umani costantemente consultabile.
Segnaliamo la collaborazione nell'ideazione e nella programmazione degli
studenti dell'Eiuc - Centro interuniversitario europeo per i diritti umani e
la democratizzazione, il master sui diritti umani promosso da 27 Universita'
europee che ha sede al Lido di Venezia.
Il Salone ha come sede gli spazi del Patronato dei Frari, San Polo 2464/q.
*
Per informazioni e contatti: tel. e fax: 041935666, cell. 3381805195,
e-mail: editoriadipace at stevanato.org

4. INFORMAZIONE. LA NEWSLETTER "FRANZ JAEGERSTAETTER ITALIA" DI DICEMBRE
2008
[Da Giampiero Girardi (per contatti: franzitalia at gmail.com) riceviamo e
diffondiamo]

Newsletter "Franz Jaegerstaetter Italia" dicembre 2008
*
7 dicembre 2008: Franziska Jaegerstaetter a Trento
In viaggio verso Roma, dove assistera' alla presentazione di un nuovo volume
sulla vita del marito, Franziska fara' sosta a Trento e si fermera' un
giorno.
Avremo cosi' modo di incontrare e festeggiare colei che ha saputo essere
vicina in modo tutto speciale al marito e sostenerlo e confermarlo nella sua
difficile scelta.
*
Programma di domenica 7 dicembre 2008
Ore 17: Santa messa in ricordo della ammissione di Franz nell'Ordine dei
Terziari francescani (8 dicembre 1940) presso la chiesa di Santa Chiara a
Trento, in via S. Croce.
Ore 19: Cena aperta a chi vuole partecipare.
Ore 20,30: Incontro con Erna Putz, biografa di Franz Jaegerstaetter, presso
il Centro "Bernardo Clesio", via Barbacovi 4, Trento.
Per la cena si prega di dare un cenno di prenotazione all'indirizzo indicato
di seguito.
Per informazioni: Giampiero Girardi, via del forte 44/b, 38100 Martignano
(Tn), tel. 393474185755, skipe: giamgira (Trento), e-mail:
franzitalia at gmail.com
*
Materiale disponibile
- Vhs
Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler. Vita e morte di un uomo
che ha agito secondo coscienza, durata 27 min., costo 10 euro. Richiedere a:
Caritas diocesana, via Endrici 27, 38100 Trento, tel. 0461261166; fax:
0461266176; e-mail: caritas at arcidiocesi.trento.it
- Dvd
Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler. Vita e morte di un uomo
che ha agito secondo coscienza, durata 27 min., costo 10 euro. Richiedere a:
Caritas diocesana, via Endrici 27, 38100 Trento, tel. 0461261166; fax:
0461266176; e-mail: caritas at arcidiocesi.trento.it
- Volumi
Cristo o Hitler? Vita del Beato Franz Jaegerstaetter, di Cesare G. Zucconi,
San Paolo, Cinisello Balsamo 2008.
Franz Jaegerstaetter: una testimonianza per l'oggi, di Giampiero Girardi,
Berti, Piacenza 2007, 110 pagine, 7 euro. Formato tascabile. Rintracciabile
in libreria oppure presso l'Editrice Berti, via Legnano 1, 29100 Piacenza,
tel. 0523321322; fax: 0523335866; e-mail: info at bertilibri.it
Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti
dell'obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler, di  Franz
Jaegerstaetter, a cura di Giampiero Girardi, traduzione di Lucia Togni,
edizioni Berti, Piacenza 2005, XXXV + 231 pagine, 13 euro. Prefazione di
mons. Luigi Bettazzi, premessa di Erna Putz. Rintracciabile in libreria
oppure presso l'Editrice Berti, via Legnano 1, 29100 Piacenza, tel.
0523321322; fax: 0523335866; e-mail: info at bertilibri.it
Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler, di Erna Putz, edizione
italiana a cura di Giampiero Girardi, Berti 2000, 252 pagine, 13 euro.
Rintracciabile in libreria oppure presso l'Editrice Berti, via Legnano 1,
29100 Piacenza, tel. 0523321322; fax: 0523335866; e-mail: info at bertilibri.it
Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, di Gordon Zahn, Editoria
universitaria, Venezia 2002, 200 pagine. Rintracciabile presso l'editore,
Albert Gardin, c. p. 570, 30100 Venezia, tel. 0415246242, sito:
www.editoriauniversitaria.com, e-mail: euvenezia at libero.it
Non giuro a Hitler. La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, di Francesco
Comina, prefazione di Albert Mayr, San Paolo, Alba 2000, 116 pagine.
Sophie Scholl e la Rosa Bianca, di Paolo Ghezzi, Morcelliana, Brescia 2003,
230 pagine.
*
Chi desidera ricevere questa newsletter (o segnalare indirizzi di persone
interessate) la richieda a: franzitalia at gmail.com
Il rilancio in altre mailing list e' consentito: si prega di darne cenno a
franzitalia at gmail.com

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: L'11 SETTEMBRE DI MUMBAI
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento]

Difficile scrivere dopo quanto accaduto a Mumbai.
L'attacco terroristico quasi contemporaneo in dieci punti della citta':
grandi alberghi di lusso (Taj Mahal hotel, Oberoi Trident hotel), stazioni
della ferrovia metropolitana (Chhatrapati Shivaji Terminus, ex Victoria
Terminus), complessi residenziali (Normin House che ospita il centro
culturale ebraico Chabad Lubavitch), ed ancora il Cafe Leopold, il Cama
Hospital.
Mumbai e' uno dei cuori economici dell'Asia; per questo quanto e' avvenuto
e' stato percepito come un attacco al cuore finanziario di una delle grandi
potenze economiche emergenti del XXI secolo. In questo senso,
inevitabilmente, richiama l'11 settembre 2001, quando a essere colpito fu il
World Trade Center di New York.
Solo che questa volta gli attentatori non sono dei kamikaze suicida pronti a
farsi esplodere; ma dei "soldati", pronti a morire, ma senza alcuna
intenzione di farsi uccidere. Quello che e' avvenuto e' molto piu' simile a
un'operazione di guerriglia che a un attentato. Le prime notizie parlano di
un attacco militare, coordinato, pianificato, portato avanti da un gruppo di
commandos, giovani di poco sopra i vent'anni, jeans, magliette e cappucci
neri, dalla sigla inedita "Mujaheddin del Deccan".
Il risultato e' stata l'ennesima strage di innocenti, persone qualsiasi,
almeno 195 le vittime, in gran parte indiani.
Certo, per quanto sara' difficile, e' importante capire se l'assalto dei
commandos, ben armati e addestrati, e' opera esclusiva di fondamentalisti
islamici legati a al Qaeda; che ruolo ha avuto il Pakistan; se oltre a cause
esterne, esistono anche cause interne: "Le disparita' economiche si
approfondiscono, l'idea che la crisi del capitalismo globale avrebbe spinto
lo sviluppo indiano si dimostra una foglia di fico che nascondeva un nuovo
sfruttamento. E ripiomba sull'India a colpi di mitra" (Tariq Ali). Oppure
come ha scritto l'attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva: "Come il
suolo senz'acqua diventa arido, cosi' la societa' ai tempi della
globalizzazione, compresa quella indiana, sta avendo un crollo drammatico...
A livello sociale credo che il terrorismo e attacchi come quelli avvenuti a
Mumbai, siano il frutto di quella che definisco una societa' geneticamente
modificata".
Detto in parole semplici, al precipitare della realta' del capitalismo
globale rischia di consolidarsi la barbarie di un mondo dilaniato tra
terrore della guerra e guerra del terrore.
Da una parte la logica della guerra in risposta all'11 settembre 2001, che
ha spinto l'agire delle potenze occidentali sotto l'egemonia della
presidenza Bush; dall'altra quella altrettanto feroce e violenta di chi non
e' certo espressione di un popolo oppresso, ma vuol presentarsi come
avanguardia di una comunita' di credenti, ovvero una minoranza armata che
pretende di parlare in nome di una maggioranza religiosa, i musulmani di
tutto il mondo.
In entrambi i casi a prevalere e' l'incivilta' e la spietatezza, o meglio
l'orrorismo del nostro presente, ovvero la violenza sull'inerme, secondo la
definizione di Adriana Cavarero.
Diventa sempre piu' difficile uscire da questo orrorismo, il mondo dei
conflitti si e' fatto piu' vasto e per questo piu' ingovernabile. Si
guarisce con grande difficolta' una piaga (pensiamo al Sudafrica
dell'apartheid) e subito se ne apre un'altra (gli scontri nella Nigeria di
questi giorni). Altre restano drammaticamente incancrenite, valga per tutte
la Palestina.
Si misura la nostra impotenza nell'immediato, nell'incapacita' di sanare le
ferite inferte, nell'aiutare le vittime, o nel garantire giustizia agli
oppressi. Per questo, alla fine, rischia di prevalere l'indifferenza e la
rassegnazione.
Uscire da questa situazione non sara' ne' semplice ne' facile. Trovare un
linguaggio che avvicini i popoli, che crei ponti e non muri, che costruisca
invece di distruggere insensatamente, e' impresa decisamente ostica. Eppure
dobbiamo farlo se vogliamo vivere e, vivi, avere ed essere coscienza critica
e anche presenza alternativa in antagonismo e in rivolta contro la cultura
della morte.
Certo e' un invito alla speranza, ma la sopravvivenza della specie umana
dipende, mai come in questo momento, dalla riscoperta della speranza come
forza sociale.

6. LIBRI. MARIA TERESA CARBONE PRESENTA ALCUNI AUTORI E OPERE DELLA RECENTE
NARRATIVA NIGERIANA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 agosto 2008 col titolo "Sentieri
nigeriani. Storie nate da frammenti di un sogno" e il sommario "A
cinquant'anni dall'uscita del romanzo-spartiacque di Chinua Achebe, tradotto
con il titolo Il crollo, la letteratura nigeriana appare affollata da un
considerevole numero di talenti, assai diversi tra loro: dalla prosa
magmatica e 'metropolitana' di Chris Abani alle atmosfere misteriose di
Helen Oyeyemi, alla malinconia di Segun Afolabi"]

Per celebrare quello che pomposamente, ma a ragione, viene definito il padre
della letteratura africana contemporanea, il nigeriano Chinua Achebe, una
grande festa e' stata organizzata a New York, in marzo. Sono passati
cinquant'anni da quando usci' il suo romanzo-spartiacque, Things Fall Apart
(Il crollo, Edizioni e/o), e tanti scrittori, da Toni Morrison a Michael
Cunningham, hanno voluto rendere omaggio di persona all'anziano narratore.
In mezzo a loro, anche due giovani romanzieri nigeriani ormai piuttosto
affermati, Chris Abani e Chimamanda Ngozi Adiche, che hanno espresso la loro
gratitudine ad Achebe, l'uno confessando "la soggezione che si prova davanti
al potere dell'immaginazione umana di intervenire nelle nostre vite",
l'altra ricordando il turbamento che le provoco' la prima lettura del
Crollo. In quel romanzo, ha notato Adichie, "avvertii un gentile rimprovero:
non osare nemmeno pensare, sembrava dirmi Achebe, che il tuo passato non sia
complesso".
Se il ribaltamento dello stereotipo che vede nell'Africa una terra semplice
e primitiva ha costituito il principale insegnamento di Achebe alle
successive generazioni di autori africani, la presenza del quarantenne Abani
e della trentenne Adichie alla festa per l'anniversario di Things Fall Apart
e' stata la concreta testimonianza di come proprio in Nigeria questa
eredita' sia stata raccolta da una nuova e nutrita leva di scrittori. In
tutto il continente infatti non c'e' oggi paese, ad eccezione forse del
Sudafrica, che possa vantare una tale quantita' di giovani romanzieri,
accolti con interesse e a volte con entusiasmo dalla critica e dal pubblico
internazionale. "Sembra che gli dei della letteratura abbiano ufficialmente
designato il 2007 come anno dello scrittore nigeriano" - scriveva lo scorso
agosto sul "Times" un altro esponente di questa nouvelle vague, il
quarantenne Helon Habila, il cui romanzo di esordio, Angeli dannati, e'
uscito tempo fa per Sartorio.
*
Un fenomeno per nulla recente
Nell'arco di pochi mesi diversi scrittori nigeriani hanno avuto
riconoscimenti importanti - fra l'altro il Booker internazionale assegnato
proprio ad Achebe per il complesso della sua opera - mentre nelle librerie
approdava un nugolo di nuovi libri: da The Virgin of Flames di Chris Abani
(tradotto qui da Fanucci con lo sciagurato titolo L'ambigua follia di Mr
Black), a Starbook di Ben Okri, da Burma Boy di Biyi Bandele (appena edito
da Bompiani come Ali' Banana e la guerra) a The Opposite House di Helen
Oyeyemi, la giovane e dotata autrice della Bambina Icaro, uscito in Italia
prima per Rizzoli e poi misteriosamente trasmigrato, con l'etichetta non del
tutto appropriata di libro "per ragazzi", a Fabbri. In realta', come anche
Habila ricordava, questa fioritura di talenti in Nigeria non e' un fenomeno
recente: Chinua Achebe (e Amos Tutuola) a parte, il primo Nobel per la
letteratura assegnato a un africano e' andato, piu' di vent'anni fa, nel
1985, al drammaturgo e romanziere Wole Soyinka, nato nei pressi di Ibadan,
nella Nigeria occidentale. E fra gli autori di una ipotetica "generazione di
mezzo" non si puo' trascurare Ken Saro-Wiwa, noto soprattutto per la sua
militanza politica (pagata con la condanna a morte nel 1995), ma anche
autore dei bei racconti di Foresta di fiori, uscito nel 2004 per Socrates, e
del romanzo Sozaboy, riproposto quest'anno da Baldini Castoldi Dalai.
Proprio Sozaboy e' stato uno dei primi romanzi ad affrontare una guerra
dimenticata dall'occidente e per molto tempo rimossa in Nigeria, quella che
si combatte' fra la stessa Nigeria e il Biafra secessionista (e poi
sconfitto) fra il 1967 e il 1970. Ancora questo conflitto e' al centro della
seconda prova narrativa di Chimamanda Ngozi Adichie dopo l'esordio
promettente dell'Ibisco viola (Fusi orari 2006), al cui centro si stagliava
la figura inquietante di un facoltoso cristiano convertito, intransigente e
violentissimo nel suo tendere a una impossibile, e indesiderabile,
perfezione. Uscito per Einaudi nella bella traduzione di Susanna Basso (pp.
450, euro 19,50), Meta' di un sole giallo - il titolo del libro allude al
mezzo sole che campeggiava sulla bandiera biafrana - conferma il talento
della scrittrice che qui rivela una mano sicura nel tessere una trama piu'
complessa, intrecciando le vicende personali di una famiglia con la storia
pubblica del suo paese. Anzi, se un difetto ha il libro, e' proprio quello
di apparire come un congegno fin troppo oliato, quasi che l'autrice avesse
gia' in mente, scrivendolo, di mettere le basi per una sua successiva,
inevitabile, trasposizione cinematografica. In una intervista, del resto,
Adichie ha dichiarato per scherzo (ma forse non troppo) di avere introdotto
fra i protagonisti un personaggio bianco perche' ancora adesso Hollywood non
ama i film "all black".
*
Tre le figure-chiave
E cinematografica e' la scansione del romanzo, diviso in quattro parti, la
prima e la terza ambientate nei primi anni Sessanta, la seconda e la quarta
durante la guerra civile, cosi' che gli intrecci sentimentali dei personaggi
si riallineano di continuo in un gioco di flashback e flashforward. Un gioco
accentuato dalla scelta dell'autrice di procedere nella narrazione adottando
di volta in volta la prospettiva di tre figure-chiave: un ragazzino, Ugwu,
che ha appena lasciato il suo villaggio per andare nella citta'
universitaria di Nsukka (la stessa dove Chimamanda Adichie, figlia di
accademici, ha trascorso l'infanzia) a servire in casa di Odenigbo,
impegnato e carismatico docente di matematica; la bella Olanna, che dopo gli
studi londinesi ha preferito abbandonare una vita privilegiata a Lagos per
insegnare a Nsukka accanto a Odenigbo di cui e' prima l'orgogliosa amante e
poi la moglie; e l'inglese Richard Churchill il quale, giunto in Nigeria per
condurre degli studi sull'arte tradizionale Igbo, si e' innamorato della
sorella di Olanna, l'intelligente e magnetica Kainene, e si divide fra la
sua casa di Port Harcourt (da cui la donna conduce con mano salda gli affari
di famiglia) e Nsukka, dove puo' compiere le sue ricerche alle quali
vorrebbe affiancare la scrittura di un romanzo.
Queste relazioni, complicate dall'intervento della madre di Odenigbo,
contraria al matrimonio del figlio con una donna indipendente come Olanna,
passano in secondo piano quando la Nigeria, in seguito a due colpi di stato,
fra il gennaio e il luglio del 1966, piomba nell'instabilita'. Le tensioni
etniche nei confronti degli Igbo portano l'anno dopo alla proclamazione
della repubblica indipendente del Biafra e alla guerra civile. Per Olanna e
Odenigbo, insieme al fedele Ugwu, cosi' come per Richard e Kainene,
cominciano tempi durissimi. Finite le accalorate, e accademiche,
conversazioni di Nsukka, si apre una fase di spostamenti forzati e di
violenza. Qualche speranza di vittoria lascia presto spazio alla
constatazione che il nuovo paese africano, riconosciuto da pochissimi stati,
deve affrontare un avversario militarmente ben piu' forte: il Biafra e' solo
e affamato, ma gli articoli di Richard, chiamato a raccontare al mondo
quanto sta accadendo, non danno risultati. In questo clima di disfatta,
all'interno di un campo profughi dove la morte per fame e' una esperienza
quotidiana, le due sorelle si ritrovano e condividono di nuovo quella
profonda relazione affettiva che precedenti scontri e incomprensioni
sentimentali avevano interrotto. Ma la fine della guerra, con il suo peso di
amarezza e desolazione, coincide per i protagonisti con una perdita
irreparabile. Il primo a proiettarsi di nuovo verso il futuro sara' Ugwu
che, dato per morto in uno scontro a fuoco, ritorna a casa, assumendo su di
se' il compito di testimone che era stato di Richard.
Affidando al semplice ragazzo di campagna, e non al colto espatriato
britannico, la scrittura di un libro sull'atrocita' della guerra del Biafra
("Il mondo taceva mentre noi morivamo" e' il titolo, che cadenza gli ultimi
capitoli di Meta' di un sole giallo), Chimamanda Adichie sembra ricollegarsi
al tema di fondo di Things Fall Apart, la riappropriazione del passato
africano, remoto e prossimo, da parte degli scrittori del continente. Forse
per questo, non pochi critici, soprattutto americani, hanno paragonato la
giovane scrittrice appunto ad Achebe il quale, da parte sua, le ha
riconosciuto "il talento degli antichi cantastorie": un complimento per
certi versi fondato, visto che il romanzo e' scorrevole e avvincente, i
personaggi sono credibili, i toni alternano giudiziosamente ironia e dramma.
Political correctness a parte, pero', in Meta' di un sole giallo, piu' che
una affinita' con la maestria stilistica di Achebe (a suo tempo cosi' audace
nell'impastare il proprio impeccabile inglese con modi di dire e proverbi
igbo), si avverte l'influenza dei corsi di creative writing seguiti negli
Stati Uniti dall'autrice, l'esecuzione diligente - e riuscita - di una
ricetta imparata bene. Che non e' poco, ma non basta - almeno per ora - per
gridare al capolavoro.
Eppure, affiancando il romanzo di Chimamanda Adichie agli altri che sono
usciti negli ultimi tempi, l'impressione di vitalita' della nuova narrativa
nigeriana resta innegabile. E non tanto perche' si delinei una comune linea
di tendenza, ma al contrario per le differenze che caratterizzano i diversi
autori: alla prosa magmatica e "metropolitana" di Abani, che prima da Lagos
e ora da Los Angeles scandaglia gli effetti positivi e negativi della
"mitologia dell'imperialismo", si oppongono le atmosfere misteriose evocate
da Helen Oyeyemi, attratta, nella Bambina Icaro come nell'ultimo The
Opposite House, dal crinale impalpabile fra realta' e magia, mentre al
furore del soldato-bambino protagonista di Bestie senza una patria di
Uzodinma Iweala (Einaudi 2006) fanno da contrappunto i personaggi
malinconici e estraniati di Segun Afolabi nella raccolta di racconti A Life
Elsewhere (Jonathan Cape 2006).
*
Dai sogni della diaspora
Figlio di diplomatici, Afolabi ha lasciato giovanissimo la Nigeria e ha
vissuto la maggior parte della sua vita all'estero. Non e' quindi
sorprendente che la scrittura di Afolabi non prenda come riferimento Achebe
o Soyinka e si modelli semmai su quella di Kazuo Ishiguro, un altro autore
anglofono che, segnato da un precoce trapianto culturale, ha scelto di
scrivere in un inglese per nulla ibridato, tanto all'apparenza reticente
quanto chirurgicamente preciso nel descrivere situazioni e stati d'animo
attraverso una costante attenzione alle sfumature verbali. Tuttavia nel suo
romanzo Goodbye Lucille (Jonathan Cape 2007), anche l'algido Afolabi mette
in scena un "ritorno a casa", quel ritorno a casa che e' forse nei sogni di
tutta la diaspora nigeriana. Scriveva ancora Habila sul "Times" che in
Nigeria il "gene" dello storytelling e' particolarmente sviluppato, perche'
"la maggior parte delle infrastrutture sociali non funzionano, e la maggior
parte dei sogni non si realizzano, per cui il solo modo di trasformare le
sconfitte in vittorie o la vergogna in orgoglio e' attraverso le storie".
Gia' un paio di case editrici coraggiose pero' si sono fatte avanti,
portando nelle librerie di Lagos e di Abuja le opere di Adichie, dello
stesso Habila e di altri autori, e organizzando addirittura dei tour
promozionali. Un primo passo e' stato fatto, insomma, e se si pensa che la
Nigeria e' il paese piu' popoloso in Africa (l'ottavo in tutto il mondo), un
intero vivaio di nuovi scrittori e' la' che ci aspetta.
*
Postilla. Uwem Akpan. Un caso editoriale tra narrativa e reportage
Ha gia' un nome il prossimo autore nigeriano di successo. Si chiama Akpan,
e' stato ordinato gesuita nel 2003 e ha seguito un corso di creative writing
all'universita' del Michigan. La sua raccolta di racconti intitolata Say
You're One of Them (Little, Brown and Company, pp. 368, 23 dollari) si muove
a meta' fra narrativa e reportage e ha rappresentato un piccolo caso
editoriale la scorsa primavera. Fra gli estimatori di Uwem Akpan figura la
scrittrice Louise Erdrich che consiglia di leggere il libro una pagina alla
volta, come se si trattasse di una divinazione, nella certezza che
all'improvviso, come d'incanto, una frase sorprendente balzera' fuori, dando
corpo e spessore a una storia incredibile o a un improbabile racconto. Padre
Uwem Akpan, che in passato ha pubblicato le sue storie sulle pagine di
diverse riviste fra cui il "New Yorker", si dichiara ovviamente felice di
questa attenzione e nel suo sito
(http://www.hachettebookgroupusa.com/features/sayyoureoneofthem/content/inde
x.asp) confessa di avere cominciato a scrivere in seminario. L'autore ha
inoltre dichiarato di avere tratto ispirazione per le sue storie dalla gente
comune che, negli anni dell'infanzia, riempiva di colori e animava con canti
e balli il suo villaggio nei giorni di festa. Nei suoi lavori Uwem Akpan
affronta temi come la guerra, la poverta', il tormento della prostituzione
infantile e il clima di generale degrado che ancora coinvolge larghe zone
della Nigeria. Ma la scrittura di Akpan si segnala anche e soprattutto per
la capacita' quasi corale di cogliere, tra le pieghe dei suoi racconti, una
realta' africana attraversata da innumerevoli e non sempre tragiche voci.

7. MATERIALI. UN LIBRO SULLA CLASS ACTION PER LA DIFESA DEI CONSUMATORI
[Dalla Fondazione Icu (per cintatti: info at fondazioneicu.org) riceviamo e
diffondiamo]

La Class action e' l'incubo delle grandi multinaziuonali americane, lo
strumento in mano ai consumatori (e ai loro avvocati) che permette che in
caso di prodotti difettosi o danni alla salute negli Stati Uniti scattino
sanzioni economiche che possono mettere in ginocchio le piu' grandi
industrie, dal tabacco all'automobile.
Sembrava fatta anche in Italia: dopo discussioni di anni e numerosi progetti
di legge, il Parlamento aveva finalmente votato l'Azione Collettiva
risarcitoria, ispirata a modelli gia' collaudati in molti altri paesi, a
partire dalla Class Action americana. Si tratta dell'art. 140 bis del Codice
del Consumo, introdotto dalla Finanziaria il 27 dicembre 2007, che doveva
entrare in vigore a fine giugno 2008. Dopo gli scandali Cirio, Parmalat e
bond argentini, di fronte ai tanti furti nelle bollette telefoniche o a beni
venduti con vizi di produzione, le forti attese di una azione collettiva a
difesa dei consumatori sembravano aver finalmente ricevuto risposta...
La Fondazione Icu - Istituto Consumatori Utenti - ha presentato a Roma il
libro "Class Action nel mondo e nuova legge italiana. Azione collettiva dei
consumatori" di Michele Boato, Pietro Pistone e Silvana Pucci, edizione
Libri dei Consumatori, 80 pagine.
La presentazione e' avvenuta nel corso di un convegno organizzato in
collaborazione con l'Associazione ex parlamentari e ha visto la
partecipazione fra gli altri dell'avvocato Ugo Ruffolo, massimo esperto
italiano sulla Class Action.
Il libro fa il punto sulla legislazione italiana confrontandola con modelli
di tutela colletiva presenti in Europa e negli Stati Uniti; approfondisce
inoltre la class action nel rapporto con il Codice del Consumo.
*
Il libro puo' essere richiesto gratuitamente alla Fondazione Icu fino ad
esaurimento delle copie, via mail (info at fondazioneicu.org) o fax (041935666)
lasciando i propri dati (nome, cognome, indirizzo).
*
Per informazioni sull'attivita' della Fondazione Icu: sito:
www.fondazioneicu.org, tel. e fax: 041935666, e-mail: info at fondazioneicu.org

8. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009"

Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano
per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita',
per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla
forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione
tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno
dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della
nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata.
E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009".
- 1 copia: euro 10
- 3 copie: euro 9,30 cad.
- 5 copie: euro 8,60 cad.
- 10 copie: euro 8,10 cad.
- 25 copie: euro 7,50 cad.
- 50 copie: euro 7 cad.
- 100 copie: euro 5,75 cad.
Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946,  e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it

9. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009

E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne
nella lotta contro le mafie e per la democrazia.
E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di
Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani.
Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro
Impastato o all'editore.
*
Per richieste:
- Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it
- Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 658 del 3 dicembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
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