Minime. 608



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 608 del 14 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Oggi a Nepi
2. Marina Forti: Ilisu
3. Lorenzo Ferrero: Benjamin Britten
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. OGGI A NEPI
[Dal Comitato "Nepi per la pace" (per contatti:
info at comitatonepiperlapace.it) riceviamo e diffondiamo]

Per iniziativa del comitato "Nepi per la pace", dell'Anpi (Associazione
Nazionale Partigiani d'Italia) sezione "Emilio Sugoni", e dell'associazione
Liberagora', si svolge oggi, martedi' 14 ottobre, a Nepi (Vt) con inizio
alle ore 16,30 nella sala consiliare del Comune, un incontro con il
magistrato Ferdinando Imposimato sul tema "Le nuove frontiere dei diritti
inviolabili dell'uomo".
Sara' un'importante occasione di riflessione sul tema dei diritti sanciti
dalla Costituzione Italiana ed oggi gravemente violati, a cominciare dai
diritti che tutelano la salute, il lavoro dignitoso e sicuro, il patrimonio
ambientale, storico ed artistico, il diritto all'istruzione e alla
solidarieta': i diritti che fanno dell'Italia un paese democratico,
antifascista, fondato sul lavoro, che ripudia la guerra e fa
dell'accoglienza e della solidarieta' un valore fondante.
Verra' inoltre presentato il libro "Doveva morire" sul delitto Moro, libro
di cui Ferdinando Imposimato e' autore insieme al giornalista Sandro
Provvisionato.
Ferdinando Imposimato, illustre magistrato, si e' occupato di importanti
processi di terrorismo, mafia, camorra, sequestri di persona; docente
universitario, gia' deputato e senatore, e' stato membro della Commissione
parlamentare antimafia.

2. MONDO. MARINA FORTI: ILISU
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 ottobre 2008 col titolo "Una speranza
per Ilisu"]

Forse sara' il colpo decisivo, quello che permettera' di archiviare in modo
definitivo il progetto idroelettrico di Ilisu in Turchia. I governi di
Germania, Austria e Svizzera hanno trasmesso a quello turco una "notifica di
fallimento ambientale" in relazione al progetto della diga: e' il primo
passo di una formale procedura per ritirare il proprio sostegno finanziario.
Anzi: e' la prima volta che delle agenzie di "credito all'export" di paesi
europei rimettono in questione un progetto per i suoi impatti ambientali e
sociali.
Un breve promemoria: il progetto di Ilisu, sul fiume Tigri in Anatolia
sud-orientale (la regione kurda della Turchia), e' in cantiere da una decina
d'anni: una diga alta 138 metri e larga 1.820 (la piu' grande in Turchia
dopo la diga Ataturk), che dovrebbe alimentare una centrale elettrica da
1.200 MegaWatt di potenza. Se costruita, creera' un lago artificiale di 313
chilometri quadri che sommergera' l'antica citta' di Hasankeyf e circa 200
siti archeologici, e costringera' a sfollare almeno 50.000 abitanti kurdi
(qualcuno dice quasi 80.000) che perderanno casa, terra e attivita'
economiche - aggiungendo motivo di risentimento in una regione gia'
infiammata dai conflitti. Senza contare che con la diga sul Tigri (e altri
progetti sul fiume Eufrate) la Turchia ipoteca il flusso d'acqua verso Siria
e Iraq.
Progetto controverso, dunque, tanto che nel 2002 era rimasto arenato quando
un consorzio di aziende europee ha rinunciato non avendo ottenuto il
sostegno delle rispettive Agenzie di credito all'export (gli enti pubblici
che garantiscono gli investimenti - privati - compiuti da aziende nazionali
in paesi terzi, una sorta di assicurazione sui rischi finanziari e/o
politici in cui possono incorrere). Un nuovo consorzio interessato a
costruire quella diga si e' formato qualche tempo dopo,
tedesco-svizzero-austriaco: e dopo lunghi negoziati, nel marzo 2007 le
agenzie di credito all'export di Germania, Austria e Svizzera hanno
approvato garanzie per il progetto ponendo pero' una serie di ben 153
condizioni in merito all'impatto ambientale e sociale dell'impresa (tra cui
quella che il monitoraggio fosse affidato a un gruppo di esperti
indipendenti). Sembra che questi abbiano svolto il loro lavoro in modo
davvero serio, a quanto scrive nel suo blog Peter Brosshard, dirigente della
rete ambientalista International Rivers; nel loro ultimo rapporto concludono
che il progetto di Ilisu "comporta seri rischi di impoverimento,
destituzione e disorganizzazione sociale per la massiccia popolazione
abitante nel bacino", aggiungendo che questo "di fatto significa violare
l'accordo legale fatto con le Agenzie di credito all'export".
In base alla "notifica di fallimento ambientale", la Turchia ha 60 giorni di
tempo per rispettare le condizioni poste - cio' che non ha fatto nei 18 mesi
passati. Il progetto di Ilisu dunque non e' ancora chiuso: ma per la
ministra tedesca dello sviluppo Heidemarie Wieczorek-Zeul la notifica e'
"l'ultima chance", significa che i tre paesi hanno cominciato a ritirarsi
dall'impresa. Andrea Baranes, della Campagna per la riforma della Banca
mondiale, punta il dito sulle banche finanziatrici: c'e' da aspettarsi che
si ritirino a loro volta "da un progetto che presenta grandi rischi di
reputazione e finanziari", visto che la garanzie sono venute meno. E in
primo luogo l'italiana Unicredit, che di rischi ne corre gia' fin troppi.
Entusiasta il commento del sindaco di Hasankeyf, che vede la salvezza per la
sua citta'. Le proteste locali e un'agguerrita campagna internazionale alla
fine hanno prodotto un effetto.

3. PROFILI. LORENZO FERRERO: BENJAMIN BRITTEN
[Dal mensile "Letture", n. 604, febbraio 2004, col titolo "Benjamin Britten"
e il sommario "Dispiace non riuscire a trovare un aggettivo migliore
dell'abusato 'eclettica', per definire la musica del compositore che nel
'900 ha portato - incredibilmente - l'Inghilterra ai vertici della
produzione operistica"]

La musica di Britten puo' vantare almeno due primati nel quadro difficile
del secolo scorso: aver avuto immediato successo e aver rilanciato
l'attenzione verso la musica inglese, che dai tempi di Purcell sembrava aver
perso la capacita' di uscire dai confini nazionali. Entrambi i primati sono
dovuti alle indubbie qualita' del compositore, ma ci obbligano a uno sguardo
piu' attento alla realta' da cui proveniva e in cui si e' affermato. Di
solito gli imperi esportano la loro cultura con la forza del denaro e delle
armi. E l'impero britannico non difettava ne' dell'uno ne' delle altre.
Tuttavia in campo musicale un'antica soggezione alla musica tedesca, a
cominciare dal prolungato soggiorno di Haendel, sembrava bloccare la strada
verso una musica nazionale, e alla identificazione dei suoi elementi
costitutivi. Facile, per Britten, ironizzare sul fatto che gli inglesi
avevano trattato per anni "il musicista come una curiosita' che si poteva
appena tollerare", e considerato l'arte un "lusso sospetto ed eccessivo".
Vero e' che l'impero britannico era un grande network commerciale (non a
caso rimasto in parte in piedi ben oltre la fine del colonialismo), pago
della concretezza delle sue realizzazioni, fra le quali contava
relativamente poco, oltre ai fini di rappresentanza di una Royal Opera
House, la partecipazione a una vita teatrale o la creazione di orchestre
sinfoniche: indubbiamente meno che a Parigi, Vienna o Berlino.
Nonostante le condizioni ambientali sfavorevoli, a partire dalla fine
dell'Ottocento compositori come Elgar, Delius e Holst avevano innestato
sulle solide basi tecniche e sulla rassicurante liberta' d'azione del tardo
Romanticismo tedesco qualche gemma tanto tipicamente britannica quanto
difficile da definire: un certo colore, una certa malinconia, un certo
eroismo poco spaccone ma molto fiero di se', qualche radice popolare (si
dovra' a Vaugham Williams, di poco piu' giovane, una piu' precisa attenzione
in questo senso). Fatto sta che ancora oggi non si trova di meglio che
definire eclettico ognuno di questi compositori (e si continua fino a
Britten incluso e i suoi "colleghi" Walton e Tippet).
Nel caso della pubblicistica su Britten la parola eclettismo si spreca: se
da un lato rappresenta una condanna ideologica ad opera delle
neoavanguardie, dall'altro corrisponde alla reale difficolta' dei musicologi
a cercare i tratti distintivi della sua musica, le sue matrici, i suoi
procedimenti. E non tanto fra i piu' noti esempi internazionali, ma
particolarmente nella produzione dei connazionali suoi predecessori. Non
valgono qui le grandi scelte di campo (tonalita'-dodecafonia, per ricordare
la piu' nota e famigerata), rispetto alle quali Britten piu' che incerto e'
sostanzialmente indifferente, ne' tratti maniacali particolarmente insistiti
(il ritmo ossessivo, la iper-consonanza o la iper-dissonanza), insomma nulla
di facilmente rilevabile e riducibile a una sintetica etichetta. La sua
musica e' gradevole, accessibile, ma senza particolare effusione melodica;
l'attenzione al dettaglio spesso frammenta pericolosamente i momenti
operistici piu' drammatici; il gesto, sempre elegante, e' raramente
perentorio. Il contrappunto e' piu' un metodo artigianale di lavoro che un
manifesto di rigore costruttivo. Qualche volta e' venuto il sospetto che il
suo successo, specie in vita, derivasse da questo non essere ne' carne ne'
pesce. Ma il tempo, la permanenza dei suoi lavori nei cartelloni
internazionali, ha dimostrato che la discrezione del suo fascino, che si
potrebbe paragonare a quella di certo abbigliamento british, ha lasciato
radici profonde e continua a colpire per le sue impalpabili, eppure
sostanziose ragioni.
*
Nato in un giorno fatale
Un compositore che a 50 anni sarebbe stato gia' celebrato come un genio
imperituro non poteva che essere nato sotto gli auspici di santa Cecilia, il
22 novembre del 1913. Piu' anonimo il luogo, Lowestoft nel Suffolk, terra di
antiche origini, gia' parte della principale provincia romana, sul Mare del
Nord. Terra anche pericolosamente vicina alla Germania, almeno per uno
Zeppelin che durante la prima guerra mondiale sgancio' una bomba: primo
drammatico ricordo nella vita di Britten bambino, segnata per il resto da
una confortevole agiatezza. Il padre Robert Victor faceva il dentista, la
madre, soprano non professionista ma di buone qualita', contribuiva a
incoraggiare una serena attivita' amatoriale domestica, insieme ai fratelli
Barbara, Robert ed Elisabeth, tutti con qualche anno di piu'.
Tanto i Britten tenevano al far musica domestico che bandirono il grammofono
dalla loro casa. Decisione condivisa a posteriori anche dal figlio minore,
che piu' avanti negli anni sentenzio': "Quando dico che l'altoparlante e' il
principale nemico della musica, non intendo che non sono grato a esso come
strumento di formazione o di studio, o per risvegliare la memoria. Ma non fa
parte della vera esperienza musicale". Classico bambino prodigio, a 5 anni
componeva gia' qualcosa. Col pianoforte faceva progressi stupefacenti.
Britannico fino al midollo, si distingueva contemporaneamente come capitano
di cricket (piu' avanti avrebbe praticato il tennis). Di costituzione non
robustissima, aveva dato qualche iniziale preoccupazione ai genitori. Dal
padre aveva ereditato anche il senso del lavoro metodico alternato a
salutari, lunghe passeggiate. Niente "genio e sregolatezza", salvo qualche
inevitabile stupidaggine giovanile.
Durante le visite della famiglia a Londra, il ragazzo non chiedeva altro che
partiture in dono, o anche il piacere di rovistare nel grande negozio di
Augener. La madre, convinta che si sarebbe aggiunta un'altra B alle iniziali
dei grandi compositori, incoraggiava ogni esperienza musicale, col solo
limite di decenti risultati scolastici. Insomma un'infanzia ideale, la cui
serenita' e innocenza avrebbe rimpianto per tutta la vita, e una precoce
musicalita', che avrebbe dato origine al mito (e diciamo pure, anche se non
sempre, alla realta') della sua facilita' nel comporre. Amava la sua terra,
e appena possibile trovo' la propria residenza poco piu' a sud, a Aldeburgh,
in una tipica casa di mattoni, detta "la casa rossa".
Ma il quadro fin qui presentato non deve lasciarci immaginare un Britten
totalmente conformista e votato alla decorosa futilita' della vita sociale
di campagna. Tutt'altro: fu attivo nemico della caccia, fin dalla piu'
giovane eta', e soprattutto attivo e intransigente pacifista, cosa che gli
rese la vita non facile, essendo nato alla vigilia di una guerra mondiale e
avendo vissuto in pieno la seconda. Era anche omosessuale. Sull'argomento
non si e' scatenata fortunatamente l'indagine dei biografi, almeno nella
stessa misura di Poulenc, anche perche' Britten si e' guardato bene dal
darne il minimo appiglio. E' difficile ricordare la minima esibizione
plateale delle sue inclinazioni, come era forse perfino di moda in certi
ambienti artistici (si veda il caso dell'amico poeta W. H. Auden), anche se
e' un fatto che convisse per anni e fino alla morte col tenore Peter Pears.
Tuttavia senza contrastare la morale comune, anzi quasi assecondandola,
appariva piu' che altro come un signore di scarsi appetiti sessuali che
condivideva la casa con un amico e collega. L'intenso lavoro comune
giustificava la "praticita'" del convivere, lasciando tutti con le loro
eventuali curiosita' in tasca. Come ha ricordato Pears, la parola gay non
faceva parte del suo vocabolario. Certo i pettegolezzi si scatenavano lo
stesso, soprattutto col crescente successo del Festival da lui fondato a
Aldeburgh, diventato un punto di riferimento della vita musicale inglese a
partire dagli anni Sessanta. Gli esclusi avevano gioco facile
nell'attribuire alle proprie diverse inclinazioni sessuali litigi ed
estromissioni, trovando sempre qualcuno disposto a dar loro retta.
Qualcun altro (come uno dei primi critici-agiografi, Hans Keller) ha
ritenuto di rinvenire segnali della sua omosessualita' nella scelta di certe
soluzioni timbriche, come l'uso di voci bianche maschili, ma francamente si
potrebbe dire altrettanto di molti compositori rigorosamente eterosessuali.
E' piu' probabile semmai che l'omosessualita' accentuasse in lui il senso
dei lati oscuri, misteriosi, incontrollabili della personalita' umana e
dell'eta' adulta, fornendogli materiale per una piu' attenta dimensione
psicologica, soprattutto riguardo a certi personaggi delle sue opere, come
nella nota vicenda del professor Aschenbach in Death in Venice, o nella
sottile corruzione dei fanciulli in The Turn of the Screw. Infine, il senso
del contrasto fra chiaro e scuro, fra l'innocenza e la sua perdita, sono
alla base di un gran numero di lavori di ispirazione religiosa. Alla luce
della rigida morale impartitagli in un'epoca ancora post-vittoriana non e'
difficile oltretutto immaginare che l'omosessualita' abbia acuito il senso
del netto contrasto fra il bene e il male a cui forse era naturalmente
incline. Quanto al carattere, appariva cordiale ma chiuso. Nonostante il
successo, fu sempre molto autocritico e sensibile alla critica, quasi
insicuro dei propri risultati, talvolta sfiorando la depressione. Nello
stesso tempo, la difesa delle sue idee era sempre chiara, netta e perfino
caparbia. Non rinnego' i lavori giovanili, ma li sottopose quasi tutti a
revisione.
*
Stregato dal mare
Non aveva ancora dieci anni quando fu "messo al tappeto" (parole sue)
dall'ascolto della "suite" The Sea di Frank Bridge al Festival di Norwich.
Bridge era un compositore di una certa autorevolezza all'epoca fra le due
guerre. Sensibile alla musica da camera, anche come violista, e solido
professionista dell'arte orchestrale, cultore del rigore della scrittura,
che lo avrebbe portato piu' avanti ad avvicinarsi alle idee di Schoenberg,
era la persona giusta per dare un po' di disciplina alle rigogliose idee del
nostro precoce ragazzino. Grazie a una comune amicizia i due si conoscono, e
di buon grado Bridge gli insegna il "rigore della buona tecnica",
contribuisce ad allargare e rendere sistematica la conoscenza del repertorio
musicale, con particolare riferimento ai compositori inglesi. Parte
dell'insegnamento e' speso anche sui temi del pacifismo e della condanna
della caccia.
Nel 1930 Britten si iscrive al Royal College of Music, con una borsa di
studio aggiudicata tra gli altri da Vaugham Williams. La sua carriera
scolastica e' disseminata di qualche piccolo incidente legato alle sue
passioni musicali (litiga con la direzione per far includere la partitura
del Pierrot Lunaire di Schoenberg nella biblioteca), ma sostanzialmente
passa senza infamia e senza lode. Certo, dopo la fortuna dell'insegnamento
intensivo e personalizzato con un compositore come Bridge tutto gli deve
essere sembrato noiosa routine. Nel frattempo migliora come pianista, e
comincia a dare qualche concerto come solista.
La sua carriera scolastica puo' dirsi conclusa nel momento in cui, tirando
le somme delle proprie composizioni giovanili, mette insieme nel 1934 la
Simple Symphony per archi, che rimane una delle sue pagine piu' amate, e in
assoluto fra le piu' frequentemente eseguite per quella formazione: una
composizione comunicativa, accattivante, meno semplice di quello che sembra,
e testimonianza della sostanziale indifferenza del Britten compositore (a
dispetto delle battaglie culturali sopra accennate) ai travagli linguistici
del primo Novecento. La composizione viene eseguita con successo a Norwich.
Nello stesso periodo la Sinfonietta op. 1 e A Boy Was Born, trasmessa dalla
Bbc il giorno della morte del grande Elgar, sembrano segnalare la nascita di
una nuova stella della musica inglese, come qualche critico non manca di
notare. Anche se con una prudenza che indispettisce il giovane autore, e con
la prima comparsa, sull'"Observer", della famigerata parola "facilita'", che
l'avrebbe perennemente angustiato.
*
Un'arte per la vita
Dopo due mesi di viaggio con la madre in buona parte dell'Europa, compresa
Vienna, dove fu molto deluso di non poter incontrare Berg, Britten torna in
patria e si stabilisce a Londra col sicuro proposito di guadagnarsi da
vivere come compositore. Si dedica percio' a musica per film e documentari,
che arricchisce la sua esperienza e gli permette una accettabile
sistemazione. E' nel corso di questi lavori che incontra anche il poeta
Wystan H. Auden, di appena sei anni piu' vecchio, con il quale inizia una
forte amicizia, cui seguira' una altrettanto forte rottura. Per il momento
registriamo il fatto che, insieme a consigliare buone letture, come Donne e
Rimbaud, il poeta cerca di rinforzare, sulla base delle comuni idee
pacifiste e antivenatorie, lo spirito ribelle e anticonformista del giovane
compositore. Interessante risultato del momento piu' apertamente ribelle del
nostro e' il ciclo sinfonico con voce Our Hunting Fathers, su testo di
Auden. Inutile dire che alla prima esecuzione, nel 1936 a Norwich, il pezzo
fu accolto con estremo fastidio dal pubblico, in particolare
dall'aristocrazia, notoriamente incline all'arte venatoria. Va detto pero'
che l'esecuzione a Londra nel 1937 fu di maggior soddisfazione, grazie anche
alla direzione di Adrian Boult.
L'influenza di Mahler e Shostakovich, piu' che in Simple Symphony, e'
evidente qui e in un altro pezzo dello stesso periodo, Russian Funeral.
Anche se ci interessano meno come pezzi in quanto tali, sono indicativi del
fatto che il giovane Britten si pone sulla scia della English Renaissance
delle generazioni precedenti (in quanto cerca ispirazione all'esterno), ma
nello stesso tempo prende le distanze dall'eccessiva eleganza e tornitura
formale di predecessori e coetanei. Scrive nel suo diario, a proposito della
esecuzione in forma di concerto della Lady Macbeth di Shostakovich: "I
risolini degli eminenti compositori della English Renaissance erano tipici.
C'e' piu' musica in una pagina di Lady Macbeth che nell'intera loro
'elegante' produzione". Si cominciano in tal modo a forgiare gli strumenti
per affrontare con successo il terreno drammatico dell'opera, un capitolo
rimasto chiuso per la musica inglese fin dai tempi di Purcell. Nel 1937
muore la madre, lasciando un gravissimo vuoto, addolcito dall'inizio della
lunga e stabile relazione con il tenore Peter Pears. Comincia la sua
reputazione internazionale, con l'esecuzione di Variations on a Theme by
Frank Bridge al Festival di Salisburgo. Scrive, anche per se stesso come
pianista, un brillante Concerto per pianoforte e orchestra.
*
Boheme a New York
Nel 1939 parte per gli Stati Uniti con Pears. La decisione nasceva
soprattutto da Auden, stufo di fare "il poeta di corte della sinistra", e
pronto a cercare anonima cittadinanza altrove. Il clima plumbeo che si
addensava sull'Europa doveva aver convinto tutti che era il passo giusto da
fare. A questo periodo, caratterizzato anche da uno stile di vita bohemien,
e da una caotica coabitazione a New York in una sorta di comune artistica
dove passava ogni sorta di ospiti, compreso Salvador Dali', appartengono due
lavori importanti: Les illuminations, su testi di Rimbaud, e il meno noto
Seven Sonnets of Michelangelo. Si tratta di una scrittura vocale impeccabile
e di una grande penetrazione dei testi, su cui la musica getta una luce
autonoma e discreta, nella piu' pura tradizione liederistica, ma anche,
nelle Illuminations, con un chiaro senso del contrasto drammaturgico.
Frutto altrettanto interessante, benche' di valore meno sicuro, e' l'opera
Paul Bunyan, definita dagli autori (il testo e' di Auden) "operetta corale
in due atti e un prologo". Discusso allora (1941) come oggi, il lavoro ci
interessa perche' rivela un autentico autore drammatico e la capacita', che
avrebbe dato grandissimi frutti piu' tardi, di scrivere efficacemente in una
dimensione cameristica e ridotta nei mezzi. L'opera segna insieme l'apice e
la crisi dell'amicizia con Auden (di cui vanno ricordate future
efficacissime collaborazioni con Strawinsky e con Henze), cui Britten
comincia a rimproverare "l'autoritarismo" intellettuale. Ne segue la
decisione di tornare in Inghilterra. Nel frattempo gli era capitato fra le
mani uno scritto di Forster, che parlava del poeta settecentesco John
Crabbe, nato ad Aldeburgh, che aveva scritto una storia su un certo Peter
Grimes... Un segno del destino: Peter Grimes sara' ed e' tuttora un successo
mondiale e Aldeburgh sara' fino alla morte la sua residenza.
*
Per punizione, fare musica!
La prima cosa che deve fare, nell'Inghilterra bombardata del '42, e'
presentarsi con Pears come "obiettore di coscienza", ottenendo la mite
condanna, se cosi' la si puo' chiamare, a diffondere la musica inglese in
tutto il Paese con frequenti concerti. Il compositore e' pieno dell'energia
dei suoi trent'anni. Vaugham Williams e' il nume tutelare della musica
inglese e festeggia i suoi settanta. Walton e' il giovane compositore di
spicco. Britten e Tippet hanno una buona reputazione, ma non certo la fama.
Nel gennaio del '44 comincia la composizione di Peter Grimes, dopo aver
trovato la collaborazione di Montagu Slater, con cui aveva lavorato in
passato come compositore di musica di scena. Eric Crozier, regista stabile
della compagnia Sadler's Wells, dispensava consigli tecnici sulle
possibilita' della scena operistica.
Con questa impegnativa impresa si stabilizza definitivamente il metodico
sistema di lavoro di Britten: composizione la mattina, passeggiata, ripresa
del lavoro al pomeriggio. Mai lavoro di notte, convinto che un artista
rischiava di lasciar passare cose che a mente fresca, la mattina, non
avrebbe mai trovato accettabili. Interessante notare anche che, nonostante
le pressioni del grande editore Boosey perche' l'opera fosse data al Covent
Garden, Britten insistette per la piu' giovane e fresca compagnia Sadler's
Wells, di cui era entrato a far parte anche Pears. Non tutta la compagnia
era d'accordo, e qualcuno diede del filo da torcere durante le prove, ma la
prima, il 7 giugno 1945, fu un successo memorabile, condiviso da pubblico e
critica, nonostante un'esecuzione, secondo alcuni testimoni, non priva di
pecche e di incertezze. Si poteva leggere sul "Times": "Le aspettative erano
alte, e non sono state deluse... E' un buon segno per l'opera inglese che il
primo frutto della pace dimostri chiaramente che l'opera su grande scala e
con grandi mezzi espressivi possa essere ancora scritta".
Tema dell'opera e' la sorte di un pescatore, Peter Grimes, che, assolto in
tribunale per la morte di un suo mozzo, e' costretto dall'ostilita' dei
compaesani, anche a causa di maltrattamenti e morte accidentale di un
secondo mozzo, a cercare il suicidio in mare. E' una storia di gente crudele
(affidata magistralmente al coro, come opinione pubblica) in un mondo duro,
dalla natura aspra e difficile, con la presenza continua e opprimente di un
mare (gli "Interludi marini" diventeranno una pagina staccata di grande
diffusione) che evoca fantasmi e indurisce i cuori. La dolcezza della storia
d'amore fra Peter ed Ellen scalfisce appena il senso del destino inesorabile
di personaggi prigionieri del loro ruolo e del loro mondo, che ricorda il
clima espressionista di un Wozzeck. Ma la musica, con ricchezza di mezzi e
il ricorso a diverse tradizioni (non ultimo il ruolo del coro nell'opera
russa), ovvero cio' che in mancanza di meglio viene definito "eclettismo",
riesce a suonare autenticamente originale e coerente, dando non solo una
nuova grande pagina alla tradizione operistica, ma rinnovandola da un punto
di vista in cui non e' difficile riconoscere la matrice culturale
tipicamente britannica.
Come le altri grandi opere del secolo scorso, Peter Grimes non si afferma
soltanto per la bella musica, ma anche per una dimensione drammaturgica
unica, in cui, come del resto e' il caso del Wozzeck di Berg, tanto quanto
dei Dialogues des Carmelites di Poulenc, il pubblico puo' trovarsi davanti a
vicende, temi e drammi vicini alla sua attuale sensibilita', e nello stesso
tempo cogliere profonde radici con la tradizione ed esserne rassicurato. Il
successo fu totalmente inaspettato per lo stesso compositore,
improvvisamente acclamato, nel giro di tre anni, ad Amburgo, Roma,
Stoccolma, Zurigo, Basilea, Berlino, Tanglewood, New York, e, naturalmente,
al Covent Garden.
*
Il teatro in una camera
Nonostante il successo di Peter Grimes, la compagnia Sadler's Wells non
decide di intraprendere la strada della nuova drammaturgia inglese. Crozier
e Pears la lasciano, vedendo una nuova speranza nel Festival di
Glyndebourne, e in un teatro di dimensioni cameristiche, adatto a una piu'
snella gestione economica. In questo tipo di teatro Britten trova la sede
appropriata per una successiva serie di composizioni che, pur non essendo
tutte capolavori, raggiungono livelli altissimi di eccellenza. Proprio a
Glyndebourne debutta The Rape of Lucretia nel 1946, con la direzione di
Ernest Ansermet e, attraverso alterne vicende, si forma ufficialmente nel
1947 l'English Opera Group, la cui missione dichiarata e' "la creazione di
una forma d'opera che richieda pochi esecutori e cantanti, ma sia adatta
all'esecuzione in grandi e piccoli teatri, d'opera e non". Nel fervore di
riconoscimenti e di attivita' organizzativa vede la luce anche un capolavoro
orchestrale, noto anche a chi ha poca familiarita' con la musica classica,
The Young Person's Guide to the Orchestra, sotto gli auspici del ministero
dell'Educazione, per essere colonna sonora di un documentario sugli
strumenti dell'orchestra. E' in forma di tema - guarda caso di Purcell - e
variazioni.
Nel 1947 fa il suo debutto a Glyndebourne anche Albert Herring, un delizioso
lavoro comico, il cui complesso humour puo' essere pienamente compreso solo
da chi ha piena dimestichezza con la vita rurale inglese (del tempo andato,
per di piu'). A seguito del definitivo trasferimento di domicilio ad
Aldeburgh, Britten accetta l'idea di Pears di creare un proprio Festival,
nonostante le limitate possibilita' logistiche della cittadina (che
cresceranno pero' generosamente nel tempo, fino all'inaugurazione, presente
la regina, di una sala da concerto). Nasce cosi', nel 1948, un'attivita' che
avrebbe occupato il compositore come pianista, direttore e organizzatore
fino alla fine dei suoi giorni, con ospiti sempre piu' illustri e produzioni
sempre piu' impegnative. Ad Aldeburgh nasce anche una piccola opera per
bambini, Let's Make an Opera!, di grande diffusione internazionale, e la
collaborazione fra Britten, Crozier e lo scrittore Forster (lo stesso che
aveva indirettamente ispirato il Peter Grimes) per una nuova opera di grandi
dimensioni, che fara' il suo debutto al Covent Garden nel 1951: Billy Budd,
tratta da un racconto di Melville. E' un'altra tragedia determinata dalla
malvagita' degli uni e la debolezza degli altri, che ha per vittima il
giovane marinaio Billy, sullo sfondo ancora una volta del mare e delle sue
livide tempeste. Fu un successo di stima: buona parte della critica noto' il
maturo trattamento dei personaggi (in particolare del Capitano Vere, scritto
per Pears), la padronanza dei mezzi, la chiarezza dell'azione. Ma il
pubblico rimase forse perplesso di fronte a un tema con troppe similitudini
col Peter Grimes. Tuttavia e' un lavoro che si sta facendo stabilmente
strada nei repertori.
*
Dio salvi la regina, e Britten
Anche Billy Budd, con minore successo, fu subito ripresa in altri Paesi. Il
nome di Britten cominciava a dare fastidio agli invidiosi, che gli
rimproveravano il pacifismo, il favore dei critici, le amicizie
aristocratiche e, a bassa voce, l'omosessualita'. A dare ancora piu'
fastidio fu il fatto che fu scelto proprio lui per scrivere l'opera che
avrebbe celebrato l'ascesa al trono di Elisabetta II. Gloriana,
rappresentata nel 1953 durante un royal gala al Covent Garden alla presenza
della regina incoronata da appena sei giorni, racconta gli amori di
Elisabetta I e del conte di Essex, sullo sfondo delle passioni politiche
dell'epoca. Un pubblico di diplomatici e funzionari assiste' con contegnosi
sbadigli alla prima rappresentazione. Il tema non fu apprezzato per la
scarsa moralita', che sembrava offensivamente proiettarsi sulla nuova
regina. Le polemiche sul denaro speso fioccarono, al punto che la voce
favorevole dei critici passo' totalmente in secondo piano, nonostante la
saggia osservazione del grande Vaugham Williams: "Per quel che ne so, per la
prima volta nella nostra storia il sovrano ha commissionato un'opera a un
compositore di queste isole per una grande occasione".
Al pubblico delle repliche successive e di qualche ripresa l'opera non
dispiacque, anche se rimane la meno nota e rappresentata di Britten, e
l'unica ad avere una registrazione discografica tardiva, grazie alla quale
il giudizio sull'opera e' andato migliorando. Fra i dispiaceri dell'anno, va
ricordata anche la definitiva rottura, per lettera, con Auden. Fra i frutti
positivi, la decisione di tornare una volta per sempre all'opera da camera e
alla cura per il Festival di Aldeburgh.
*
Il capolavoro
Non ci dovremmo particolarmente occupare, in questo contesto, del ciclo di
Lieder Winter Words, se non perche' nella dedica figura il nome della
librettista del successivo capolavoro: Myfanwy Piper. Per la Biennale di
Venezia del 1954 infatti, Britten scrive un'altra opera da camera, che
rappresenta forse il vertice della sua creazione, e uno dei massimi del
Novecento: The Turn of the Screw ("Il giro di vite"). Una partitura di soli
tredici strumenti, che rimane un caposaldo della storia della
strumentazione, e racconta l'oscura vicenda, tratta da Henry James, della
progressiva corruzione di due fanciulli da parte dei fantasmi di un servo e
di un'istitutrice. L'istitutrice, quella viva, a cui sono affidati cerca in
ogni modo di salvarli, ma il bambino Miles rimane vittima dello stesso suo
sforzo di riscatto. Ancora una volta il tema dell'innocenza perduta,
realizzato attraverso il tocco insieme leggero e agghiacciante del non
detto, del suggerito, del fantastico. Un dramma che si consuma (come per
certi versi in Peter Grimes e in Billy Budd) in un giro ristretto e chiuso
di rapporti e relazioni umane, e che in questo caso si compie anche a causa
dell'impossibilita' di comunicare con l'esterno.
Al Giro di vite segue un viaggio a Bali, allora meta non contaminata
dall'esotismo a buon mercato, e la locale musica "gamelan" colpisce Britten
cosi' come ha colpito quasi ogni compositore da Debussy ai giorni nostri.
Sente il bisogno di scrivere un balletto, The Prince of the Pagodas, che in
parte (atto II) ci porta all'esperienza del "gamelan", ma tutto sommato,
nell'impianto generale, riposa solidamente su Ciaikovskij. Scrive anche una
seconda opera per bambini (The Noye's Fluddle), e affronta il Midsummer
Night's Dream, riduzione da Shakespeare, per l'Holland Festival (direttore
Solti, regista Gielgud): un successo annunciato, che per il momento non ha
trovato lo stesso posto di altri lavori piu' noti.
*
La guerra e' morta
Una grande occasione, per un pacifista come Britten, e' alle porte: per la
consacrazione della nuova cattedrale di Coventry, distrutta dai
bombardamenti e ricostruita entro il '62, si organizza un festival musicale.
A Britten viene chiesto un requiem, e il compositore risponde col War
Requiem, una originale soluzione che interpola alla tradizionale Messa
latina testi di Wilfred Owen, poeta degli orrori della prima guerra
mondiale. Il lavoro ebbe un successo paragonabile a quello di Peter Grimes,
al punto da far commentare a uno Strawinsky, per la verita' un po' geloso,
che per qualunque critica gli inglesi "ti avrebbero fatto sentire come
qualcuno che avesse mancato di alzarsi per God Save the Queen". Il lavoro,
di grandi dimensioni corali e strumentali e di forti capacita' comunicative,
oltre a segnare l'apice del successo del compositore, segna anche il punto
di svolta verso dimensioni piu' intime, in particolare verso la musica da
camera e un crescente interesse per i temi della religione. In particolare
dal '64 al '68 scrive tre lavori semi-teatrali che chiama "parabole per la
chiesa", di cui la piu' nota e' forse The Prodigal Son, dedicata a
Shostakovich.
*
Contro le avanguardie
I festeggiamenti per i 50 anni di Britten non hanno paragone in nessun'altra
biografia di compositore del '900: innumerevoli pubblicazioni e composizioni
(non ultimo il Concerto for Orchestra di Tippet), e un'importante
trasmissione tv. Tutto contribuiva a consacrarlo definitivamente come il
grande della musica inglese dopo Purcell, e fra i grandi della musica
mondiale. Eppure proprio in quei primi anni Sessanta si e' ormai affermato
un nuovo modo di pensare la musica, che la dominera' per almeno altri venti,
ispirato alla seconda Scuola viennese, fortemente legato a nuove correnti di
pensiero come lo strutturalismo.
Britten non sente la sua posizione in particolare pericolo per l'affermarsi
fra i giovani della nuova corrente, ma non e' un caso che approfitti di
alcune occasioni pubbliche per fare un paio di affermazioni polemiche che
verranno spesso citate a testimonianza del suo rapporto con la musica. Nel
ricevere il premio Aspen, nel 1964: "E' una buona cosa piacere alla gente,
anche se solo per l'oggi. Vale a dire che il nostro scopo deve essere
piacere ai contemporanei piu' seriamente che possiamo, e lasciare che sia il
futuro a badare a se stesso". E nel ricevere la cittadinanza onoraria di
Aldeburgh: "Un artista dev'essere parte di una comunita'... [La mancanza di
questo requisito] ha reso molti lavori moderni oscuri e impraticabili,
accessibili solo a esecutori estremamente dotati e comprensibili solo dai
piu' eruditi". Una presa di posizione senza mezze misure, che non lascia
adito a dubbi, e che naturalmente porra' per qualche anno Britten nel libro
nero dei compositori "inutili" secondo le neoavanguardie.
*
Fino all'ultimo respiro
E' inevitabile che di un compositore cosi' prolifico si finisca per
trascurare qualcosa. In particolare un operista dal catalogo cosi' imponente
(mancherebbero ancora all'appello il messaggio pacifista Owen Wingrave,
opera originale per la televisione del 1969, e Death in Venice, stupenda e
dolente opera da camera del 1975) rischia di vedere trascurato il suo
catalogo strumentale e cameristico. Dobbiamo qui almeno ricordare i tre
quartetti per archi, le tre suites per violoncello (legate all'amicizia con
Rostropovich), il Nocturnal per chitarra, le raccolte per voce e pianoforte,
e almeno altri due lavori orchestrali: l'imponente Sinfonia per violoncello
e orchestra e l'intenso Lacrymae, per viola e archi.
Degli ultimi anni, molto e poco ci sarebbe da dire. Numerosissima e'
l'aneddotica su viaggi, amicizie, riconoscimenti; sui retroscena che lo
portano a lasciare l'editore Boosey and Hawkes, e piu' in generale sugli
intrighi di corte intorno al sovrano indiscusso di un prestigioso Festival
sempre piu' importante. Ma nello stesso tempo pochissimo ci sarebbe da
aggiungere alle sue perenni abitudini quotidiane, appena scalfite dalla
fama, dai viaggi e dagli impegni organizzativi, alla vita metodica da
artigiano, instancabile nel produrre anche adattamenti e revisioni. Una
sempre piu' grave malattia cardiaca rendera' pero' difficile anche la piu'
semplice routine, togliendogli dopo un'operazione del 1973 l'uso normale
della mano destra. Ma continua ostinatamente a lavorare, non mancando
nemmeno ai piu' importanti appuntamenti musicali e mondani. La malattia
tuttavia si aggrava portandolo a morte prematura a soli 63 anni; come il
vescovo Leslie Brown ha ricordato in modo semplice ed eloquente ai funerali:
"A Ben piacera' il suono delle trombe, anche se gli sara' difficile credere
che suonano per lui".
*
Biografia di un genio tranquillo
1913 Edward Benjamin Britten nasce a Lowestoft, nel Suffolk, il 22 novembre,
figlio di Robert Victor e Edith Rhoda (nata Hockey).
1919-23 Studia pianoforte e viola. Scrive le prime composizioni.
1924 Ascolta The Sea di Frank Bridge.
1927 Riceve le prime lezioni dallo stesso Bridge (fino al 1929-30).
1930 Lascia la Gresham's School e entra al Royal College of Music.
1934 Finisce la Simple Symphony. Viaggia in Europa. Incontra per la prima
volta Peter Pears.
1935 Lavora a musica da film.
1936 Firma il suo contratto con l'editore Boosey and Hawkes. Prima
esecuzione di Our Hunting Fathers, su testo dell'amico poeta W. Auden.
1937 Morte della madre. Variations on a Theme by Frank Bridge. Diventa
stabile l'amicizia con Peter Pears.
1938 Concerto per pianoforte. Inizio di Les illuminations.
1939-42 Permanenza negli Stati Uniti. Paul Bunyan, su un altro testo di
Auden.
1942-44 Ritorno in Inghilterra. Lavora al Peter Grimes.
1945 Trionfale successo di Peter Grimes.
1946 The Rape of Lucretia. The Young Person's Guide to the Orchestra. Inizio
di Albert Herring.
1947 Si stabilisce a Aldeburgh. Prima esecuzione di Albert Herring.
1948-1950 Lavora a Billy Budd e alla nascita del Festival di Aldeburgh.
1951 Prima esecuzione di Billy Budd.
1953 Prima esecuzione di Gloriana.
1954 Prima esecuzione di The Turn of the Screw.
1956 Ispirato dalla musica "gamelan" ascoltata sull'isola di Bali, scrive il
balletto The Prince of the Pagodas.
1960 Completa A Midsummer Night's Dream. Incontra il violoncellista
Rostropovich, per cui scrivera' numerosi lavori.
1961 Compone il War Requiem, eseguito nel 1962 per la consacrazione della
ricostruita cattedrale di Coventry.
1963-69 Numerosi viaggi, onorificenze, nuove amicizie, fra cui quella con
Shostakovich, con cui passa il Natale del '66.
1969 Registrazione televisiva di Peter Grimes. Scrive Owen Wingrave per la
televisione, registrato nel 1970.
1971 Inizia a lavorare a Death in Venice.
1972 Crescono i problemi di salute, connessi al cuore.
1973-74 Numerosi lavori cameristici e di argomento religioso.
1975 Prima esecuzione di Death in Venice, ad Aldeburgh.
1976 Muore il 4 dicembre, dodici giorni dopo il sessantatreesimo compleanno.
*
Bibliografia e discografia essenziali
La musica di Britten e' edita da Boosey and Hawkes fino al 1964, e
successivamente da Faber Music. Alcuni lavori sono pubblicati da Novello.
*
Scritti di Britten
Letters from a Life; The Selected Letters and Diaries of Benjamin Britten,
1913-1976, edited by Donald Mitchell, University of California Press, 1991,
2 voll.
*
Scritti su Britten
Donald Mitchell, Benjamin Britten, 1913-1976: A pictorial Biography, Faber &
Faber, Boston 1978.
Imogen Holst, Britten, Faber & Faber, Boston 1980.
Eric Walter White, Benjamin Britten, His Life and Operas, University of
California Press, Berkeley 1983.
Aa. Vv., A Britten Source Book, the Britten-Pears Library, Aldeburgh 1987.
Michael Oliver, Benjamin Britten, Phaidon Press, Londra 1996.
Michael Kennedy, Britten, Oxford University Press, 1981 (quindi ristampato
nel 2001).
Peter Evans, The Music of Benjamin Britten, Clarendon Press, Oxford 1979
(ristampa 2002).
*
Discografia
Durante la vita di Britten, la Decca ha registrato la maggior parte dei suoi
lavori, ripubblicati anche in cd. L'opera Gloriana e' stata incisa nel 1993
da Decca Argo. Numerosi anche i lavori inclusi nel catalogo Naxos.
*
Internet
www.britten-pears.co.uk

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 608 del 14 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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