Minime. 552



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 552 del 19 agosto 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Le nostre stragi quotidiane
2. "Peacereporter": Una donna e due bambini
3. Giulio Vittorangeli: Solo ai disperati e' data la speranza
4. Lodovica Cima ricorda Astrid Lindgren
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LE NOSTRE STRAGI QUOTIDIANE

Quanti poveri cristi abbiamo ammazzato oggi in Afghanistan?
Quanti ne abbiamo lasciati affogare nel Mare nostrum?
Quanti ne abbiamo lasciati ridurre in schiavitu'?
E quanti futuri terroristi stanno allevando i nostri massacri?
Di cosa andiamo cianciando se non facciamo neppure un gesto per contrastare
la guerra in corso?
La violazione della Costituzione e' il tuo silenzio che la consente.
*
L'Italia diventa di nuovo un paese di fosca barbarie. Tutto comincio'
accettando la guerra, i campi di concentramento, la persecuzione dei
migranti, la partecipazione alle nuove guerre terroriste e stragiste,
imperialiste e razziste. Tutto comincio' consentendo la violazione dei
principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
*
Opporsi alla guerra, al riarmo, al militarismo: adesso occorre.
Opporsi al razzismo, alle persecuzioni, alla violenza degli oppressori, ai
poteri criminali: adesso occorre.
Opporsi alla distruzione della biosfera: adesso occorre.
Adesso.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. AFGHANISTAN. "PEACEREPORTER": UNA DONNA E DUE BAMBINI
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo la seguente
notizia del 18 agosto 2008 col titolo "Una donna e due bambini uccisi da un
razzo britannico"]

Una donna afgana e due bambini sono rimasti uccisi dal lancio di un razzo da
parte di un soldato britannico, in un piccolo villaggio del sud del paese,
dove il contingente e' impegnato da giorni per contrastare gli attacchi dei
talebani. Altri quattro civili sono rimasti feriti, nella provincia di
Helmand, in un incidente che ha visto coinvolti altri soldati inglesi.

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: SOLO AI DISPERATI E' DATA LA SPERANZA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Due sentimenti sembrano caratterizzare la nostra societa': paura e
rassegnazione.
Soltanto che gli italiani, come e' stato giustamente scritto, hanno paura
non della mafia, ne' della camorra, e nemmeno della 'ndrangheta, e neppure
della della "sacra corona unita", i poteri criminali che controllano vari
settori della cosa pubblica, che gestiscono diversi traffici industriali,
commerciali e finanziari, e che si occupano di pressoche' ogni attivita' che
dia profitto, lecita o illecita che sia.
Gli italiani non temono l'inquinamento, che sta devastando il pianeta e di
conseguenza la salute loro e dei loro figli.
Non sono spaventati da quei giocolieri travestiti da imprenditori dell'alta
finanza, che con i loro trucchi volatilizzano fortune nel giro di qualche
minuto, lasciando i piccoli risparmiatori a bocca aperta davanti a banche
indifferenti e tribunali impotenti.
Gli italiani non sembrano neanche preoccupati del fatto che nel loro paese
la liberta' di stampa e' considerata a rischio. Ora attaccata anche sul
terreno della finanza, con i tagli ai contributi pubblici per l'editoria
cooperativa e politica, previsti dalla manovra economica del governo
Berlusconi.
No. Gli italiani hanno paura dei rumeni e dei rom. Invece, nei confronti
degli insospettabili che rubano ben protetti in alto, di chi ruba
quotidianamente in cravatta e doppiopetto, si puo' persino provare invidia
per la facilita' con cui accumula successo e denaro. Del resto colpire i
reati minori e lasciare da parte i grandi crimini e' da ormai troppi anni il
messaggio della destra berlusconiana ed ha costituito senza dubbio un
tassello importante della sua vittoria elettorale.
Questa paura e' estremamente diffusa, anche grazie alla sua scellerata
rappresentazione mediatica: un paese in balia del crimine, del "nemico" che
ci porta via il lavoro, la donna, il crocefisso. Gli "invasori" sono ogni
giorno sui nostri schermi, protagonisti della cronaca nera, scodellati
nell'ora del telegiornale sulle tavole italiane.
Eppure questa paura non appartiene a tutta la popolazione; parti consistenti
della nostra societa', non da oggi, si battono contro questa deriva
essenzialmente razzista, con la consapevolezza che la paura e' la risposta
sbagliata al disagio quotidiano. Perche' la paura non e' la causa
scatenante, la causa scatenante e' il disagio, la crisi di societa', di
umanita', e quindi di civilta'.
La paura e' un rimedio mobilitante per chi non ha difese, e dunque le cerca,
per chi non ha la sicurezza del futuro e dunque cerca sicurezza almeno del
presente. Il guaio e' che fino a quando non gli si opporra' un'altra idea di
socialita', vincera' sempre e comunque la destra xenofoba e razzista.
Sulla costruzione di quest'altra idea di socialita' pesa pero' come un
macigno la rassegnazione, che ha colpito anche le minoranze piu' attive
della societa' italiana e che ha spinto e spinge molti alla disaffezione. Il
peggio, che gia' avviene, e' il pensare di non farcela, che tanto tutto e'
inutile; e questo e' un lusso che non possiamo e non dobbiamo permetterci.
*
Continuare a sperare (solo ai disperati e' data la speranza, diceva Brecht),
a impegnarsi nella direzione del cambiamento, e' piu' che mai necessario.
E' il compito urgente che spetta a chiunque non si rassegni a essere
soltanto una vittima, oppure, a secondo dei casi, un complice e uno
spettatore dell'oppressione degli altri, un cliente dei potenti piu' furbi,
un numero nei sondaggi.
E' un dovere per chi si ricorda della propria e dell'altrui dignita', nella
quale e' inserita la responsabilita' di esercitare al meglio la
soggettivita' civile e politica di persone libere, lucide, solidali e
creative.
Per tutto questo bisogna continuare a sfidare la fatica dell'impegno
diretto, la fragilita' che tutti ci segna, toccare anche l'impotenza e
sentire lo scacco, ma senza rassegnarsi.
Perche' l'indifferenza, come il silenzio, e' complicita', come scriveva
Mario Benedetti: "Se quarantamila bambini soccombono ogni giorno / nel
purgatorio della fame e della sete / se la tortura dei poveri corpi /
svilisce ad una ad una le anime / e se il potere si gloria delle sue
quarantene / e se i poveri in solennita' / sono sempre meno solenni e piu'
poveri / e' gia' abbastanza grave / che un solo uomo / o una sola donna /
contemplino distratti l'orizzonte neutro / ma e' atroce / semplicemente
atroce / se e' l'umanita' a scrollare le spalle".

4. MEMORIA. LODOVICA CIMA RICORDA ASTRID LINDGREN
[Dal mensile "Letture", n. 587, maggio 2002 col titolo "Astrid Lindgren" e
il sommario "La scrittrice svedese, scomparsa a 94 anni, invento' la sua
storia piu' famosa per intrattenere la bambina ammalata. Scopri' cosi' un
secondo mestiere. E creo' tanti altri libri di cui ha venduto ben 130
milioni di copie"]

I Paesi nordici, da sempre terreno fertile per la letteratura per ragazzi,
hanno dato vita a grandi autori: basti pensare a Selma Lagerlof o a Tove
Jansson. Quasi tutti hanno attinto dalla loro ricchissima riserva di
tradizioni e folklore, producendo innumerevoli racconti di boschi, muschi e
profumi della natura, mescolati a strane creature in miniatura che vivono
seguendo bioritmi meravigliosamente naturali o conoscono segreti fatati.
Solo allo scoccare della meta' del '900 ecco irrompere in questo panorama
letterario quieto e rassicurante, un personaggio assolutamente nuovo e
rivoluzionario: si chiama Astrid Lindgren, ha l'aspetto di una amorevole
signora della media borghesia e comincia a scrivere quasi per caso. Da quel
momento la sua vita e' un susseguirsi di storie inventate e di premi
conquistati. Piu' di 80 libri pubblicati, poi tradotti un po' ovunque. Piu'
di 130 milioni di copie vendute. Sono cifre ancora in evoluzione perche' i
suoi romanzi continuano ad essere ristampati in piu' di 50 Paesi. I suoi
lettori sono come rapiti dalla modernita' del linguaggio e dalla carica di
energia vitale che tutti, in un modo o nell'altro, trasmettono. Ma chi era
questo turbine innovativo che ha invaso le librerie di Svezia dal 1944 in
poi e subito dopo gli scaffali di tutto il resto del mondo?
Era una madre di famiglia, che aveva alle spalle un'infanzia serena e
tranquilla, passata nella fattoria paterna nel sud della Svezia e un impiego
da segretaria a Stoccolma. Fin qui nulla di strano, si direbbe. Eppure
questa donna aveva qualcosa in se' che doveva esplodere prima o poi.
"Scrivere era una delle cose che non avrei mai pensato di fare! Ricordo che
a scuola mi chiamavano la Selma Lagerlof di Vimmerby e questo mi dava
particolarmente sui nervi", racconta lei stessa in un'intervista. "Fu una
coincidenza, niente di piu'", dice ancora.
Ma le coincidenze o meglio i segnali del destino furono due, e molto
ravvicinati nel tempo.
*
Capito' infatti che la figlia Karin ebbe una brutta polmonite, nell'inverno
del '44. Astrid stava al suo capezzale e la intratteneva raccontandole delle
storie. Si trattava delle avventure di Pippi Calzelunghe. Che nome bizzarro
per una bambina del '44: fu proprio la piccola Karin a suggerirlo, in fondo
era una sua coetanea.
La seconda coincidenza fu che Astrid, quello stesso inverno, scivolo' sul
ghiaccio di un marciapiede di Stoccolma e fu costretta al riposo forzato per
un brutto strappo alla caviglia. Seduta nel silenzio della sua casa le venne
lo strano e inaspettato istinto di mettere nero su bianco la storia di
Pippi. Doveva essere un regalo per il decimo compleanno di Karin. Da allora
niente e nessuno la fermo' piu'. I suoi libri invasero il mercato a macchia
d'olio e la sua fantasia fu come liberata, lasciata a briglie sciolte. Pippi
Calzelunghe, la prima delle sue creature, non era una bambina qualsiasi e la
sua storia non apparteneva al genere realistico al quale gli svedesi erano
abituati. Pippi e' un personaggio sorprendente che da' voce a un nuovo
mondo, o meglio, un mondo sconosciuto agli adulti di allora: l'universo dei
desideri dei bambini. Pippi rappresenta e manifesta l'esigenza profonda dei
bambini di allora di giocare e divertirsi. Proclama, nella sua
eccentricita', che e' giunto il momento, per gli adulti, di porsi in un
atteggiamento educativo differente: il bambino deve essere il vero centro
dell'interesse educativo, un bambino con dei bisogni e dei diritti da
rispettare.
Al giorno d'oggi sembrano principi banali, ormai acquisiti dalla pedagogia
moderna, ma allora, nel 1944, il bambino era ancora oggetto di educazione e
non soggetto da educare. Ecco quindi le novita' di Pippi: una bambina che
vive sola, che e' orfana di madre e ha un padre che va per mare. Sempre sola
gestisce la casa e il denaro che le serve per vivere e affronta il
quotidiano con la spontaneita' e la vitalita' che solo i bambini riescono ad
avere. Pippi pero' non e' un personaggio del tutto reale, ma una sapiente
fusione tra realta' e fantasia: la bambina infatti e' straordinaria, ha la
forza di sollevare un cavallo e dice di aver girato il mondo, e' generosa e
sempre in atteggiamento positivo verso la vita e il prossimo. Vive secondo
le sue regole, non frequenta la scuola e si rifiuta di essere accudita nella
Casa degli Orfani.
Ma la sua trasgressione non e' mai irrispettosa delle regole altrui. Pippi
e' estremamente gentile con i poliziotti che tentano di prelevarla, con la
Signora Prusselius, la maestra del paese. Non ha l'aria di essere una
rivoluzionaria, ma ha una forza positiva e vitale che sembra contagiare chi
le sta attorno. Pippi rappresenta una invincibile forza della vita e insieme
il desiderio di liberta' che ogni uomo, adulto o bambino, nasconde dentro di
se'. La sua vita e' una continua trasgressione gentile alle regole degli
adulti che Pippi, sorridendo, rimanda agli adulti, chiamandosene fuori in
quanto bambina.
*
Questo primo lavoro di Astrid Lindgren non fu ben accolto, anzi, venne
definito sovversivo nei confronti della societa'. Ma la scrittrice aveva
magicamente acquisito lo slancio d'inizio e scrisse subito un'altra storia.
Infatti il primo libro pubblicato da Astrid Lindgren fu Britt Mari, un
racconto epistolare nel quale una ragazzina piu' grande di Pippi, di 13
anni, si confida con la sua amica di penna. Con questa tenerissima ragazzina
ci addentriamo nei pensieri dei preadolescenti e assorbiamo la realta'
attraverso i loro occhi. I dettagli della vita quotidiana ci appaiono chiari
o scuri a seconda dell'umore di Britt. I colori sono meravigliosamente
cangianti e tutto scorre in un linguaggio attualissimo.
E' un racconto piu' convenzionale rispetto al primo, anche se la scrittura
in prima persona fa vivere le emozioni della protagonista in modo autentico.
Gia' in questa prima prova pubblicata appare pero' chiara la capacita'
straordinaria della Lindgren di entrare nel mondo dei bambini e dei ragazzi
e di raccontare la loro crescita senza mediazioni adulte. Con Britt Mari,
Astrid vince il secondo premio del concorso indetto da una delle piu'
conosciute case editrici del suo Paese: la Raben & Sjogren. Il primo
riconoscimento di una serie innumerevole di premi che celebreranno il suo
talento.
Ma tornando ad affacciarsi dentro le storie, notiamo che, mentre in Pippi
Calzelunghe e' evidente in ogni pagina una perfetta commistione tra fantasia
e realta', in Britt Mari leggiamo una delle realta' possibili: quella
vissuta dalla protagonista. Gia' in questo racconto scopriamo immagini care
alla Lindgren che ritroveremo anche nelle storie piu' tardive, come Vacanze
all'Isola dei gabbiani (1964). Una delle piu' sottolineate e' la centralita'
della famiglia, quasi sempre numerosa, nella quale i fratelli hanno continui
scontri-incontri che testimoniano una grande intimita' nei rapporti.
Quell'intimita' vista come valore e come forza che accompagna ognuno nella
vita. L'intimita' che affianchera' anche i due Fratelli Cuordileone, nella
loro allegorica impresa. Sempre per restare all'interno del nucleo
familiare, e' singolare come la madre resti una figura in ombra in Britt
Mari, defunta in Pippi Calzelunghe e in Vacanze all'Isola dei gabbiani e
addirittura rimasta nel mondo dei vivi ne I fratelli Cuordileone.
Quando la madre non c'e' o ha troppo da fare per occuparsi del menage
familiare, spesso per Astrid emerge la figura della sorella maggiore, una
dolce ed eterea sorella che pensa a curare i piccoli, a fare la spesa, a
preparare pranzi e cene e a far da segretaria al padre. La sorella che i
fratelli piu' giovani temono di perdere ogniqualvolta si avvicina un nuovo
corteggiatore... Astrid fa parlare teneramente i piccoli che come cuccioli
goffamente aggressivi cercano di proteggere la loro sorella maggiore dalle
smanie sconosciute di "esseri schifosi" ai loro occhi: cioe' i pretendenti.
Sono immagini di grande tenerezza che l'autrice ripete nei due libri, Britt
Mari e Vacanze all'Isola dei gabbiani, a distanza di vent'anni. In tutti e
due i casi la sorella non cede mai alle proposte dei corteggiatori, ma
mantiene il suo ruolo di colonna familiare, anzi rassicura i piccoli dicendo
che non si sposera' mai. Uno strano gioco di dettagli che e' in contrasto
con l'immagine di grande famiglia che cresce e che si moltiplica che
leggiamo nei libri e vediamo nella vita stessa dell'autrice, nonna di ben
sette nipoti e cinque pronipoti.
I protagonisti di questi due romanzi sono femmina la prima e maschio il
secondo, hanno eta' diverse, tredici anni la prima e sette anni il secondo,
eppure raccontano, in prima persona, con la stessa vitalita' e immediatezza.
Lo stile semplice, diretto e a volte di essenziale crudezza, ci trasporta
quasi a partecipare davvero alla vita dei protagonisti. I commenti
dell'autrice sono imperscrutabili, perche' l'atmosfera e i messaggi nascono
sapientemente dalla storia stessa: da cio' che succede. Solo in
un'occasione, Astrid Lindgren ci offre una definizione che potremmo ritenere
valida per tutte le sue creature: "Il babbo sostiene che in lei (Ciorven di
Vacanze all'Isola dei gabbiani) c'e' qualcosa dell'eternamente fiducioso dei
bambini, del calore e della luminosita' che in realta', nelle intenzioni di
Dio, tutti i bambini dovevano avere".
*
Dal 1946 al 1953 Astrid Lindgren si dedica a un nuovo personaggio: Kalle
Blonkvist. Con questi romanzi rilancia un genere adattandolo ai ragazzi: il
giallo. Kalle, curioso e intraprendente diventa Grande Detective. Si tratta
di una trilogia: Kalle Blonkvist grande detective, S.O.S per Kalle Blonkvist
e Kalle Blonkvist e Rasmus. Anche in questo caso le avventure si svolgono
durante l'estate, quella lunga estate di vacanza nella quale i ragazzini non
sanno come passare il tempo. Kalle ha due amici-assistenti che con lui
inventano passatempi, il piu' importante dei quali e' la guerra tra bande
rivali. Si tratta pero' di bande innocue che si inviano biglietti misteriosi
e che giocano ad usare parole grosse. Tra uno scontro e l'altro pero',
Kalle, Grande Detective, smaschera dei ladri di gioielli e conquista la sua
fama. Il personaggio riscuote grande favore da parte dei piccoli e tanta
tenerezza da parte di noi adulti che immaginiamo il sorriso amorevole della
scrittrice mentre delinea i suoi tratti.
Il genere giallo per ragazzi era assai raro in quel periodo e sono proprio
questi racconti che gli danno nuovo slancio. Stanno ancora oggi alla base
dei gialli moderni per ragazzi. Sono da considerare classici, non ancora
contaminati dall'horror o dal mostruoso. Questi nuovi prodotti si possono
definire di derivazione piu' "televisiva", mentre Astrid Lindgren si basa
sui meccanismi del giallo classico "alla Agatha Christie".
*
Nel 1949 una tipologia stilistica differente incuriosisce Astrid Lindgren
che sperimenta uno stile narrativo piu' lirico e costruisce un racconto con
una trama surreale nella quale fantasia e realta' si fondono perfettamente,
senza sbavature ne' cedimenti. Si tratta del racconto Karlsson sul tetto,
nel quale la scena si apre in un condominio come tanti, in cui vive una
famiglia come tante. Tre fratelli: Bosse, Betta e Svante, detto il
Fratellino. La Lindgren si concentra su quest'ultimo ragazzino di sette anni
e gli dedica attenzione: sara' infatti Svante a scoprire uno strano
inquilino del palazzo, Karlsson, che vive sul tetto. Karlsson e' un vero e
proprio personaggio fiabesco: un ometto piccolo e rotondo, sicuro di se',
che sta solo sulle tegole dei tetti e che puo' volare perche' la sua schiena
e' dotata di un'elica. Karlsson schiaccia un bottoncino vicino all'ombelico
e l'elica si mette in moto.
Chi volete che creda a una storia simile? Svante non riesce a conquistare la
fiducia di nessuno, tutti credono che questo Karlsson sia il suo amico
immaginario. Finche' un giorno, due compagni di scuola vengono a casa e
succede qualcosa di insolito. Alla fine del racconto naturalmente Svante si
prendera' una bella rivincita e tutti crederanno a Karlsson. L'avventura
reale e insieme surreale ci accompagna nel magico mondo aereo di Karlsson,
che vola sopra i tetti di Stoccolma, i tetti di un quartiere in cui Astrid
Lindgren ha abitato per quasi sessant'anni.
*
Nel 1954 esce un racconto che e' considerato da molti un piccolo capolavoro:
Mio piccolo mio. La storia narra di un povero orfanello malinconico, che in
realta' e' il figlio di un re in esilio. L'esilio di questo re fu un
terribile errore. E ancora oggi si aspetta che qualcuno sconfigga il perfido
Cavaliere Kato. Una storia quasi epica che la Lindgren utilizza per far
passare messaggi sociali: l'inesauribile lotta tra bene e male e la
situazione dei poveri.
Lo spirito di solidarieta' e la vera gerarchia dei valori esiste anche tra
un gruppo di bambini di campagna, protagonisti di I bambini di Billerby
(1952), una trilogia di racconti nei quali si affrontano si' problemi
sociali, ma il bene vince grazie alla forza e all'amicizia pulita che
resiste ancora negli ambienti rurali.
Ed e' la stessa matrice narrativa quella che conduce l'autrice attraverso la
scrittura delle varie avventure di Emil (1963, 1966, 1970 fino all'ultima
avventura uscita nel 1985) raccolte in Italia in un solo volume edito da
Vallecchi. Emil e' un vero campione di monellerie, che vive nel piccolo
villaggio dove l'autrice e' nata: l'atmosfera delle fattorie, delle feste
campestri e la vita libera permette al protagonista di esprimersi in tutta
la sua vivacita' creativa. Questa luce vivificante e pura, che solo la vita
di campagna offre, secondo la Lindgren e' uno straordinario ingrediente per
crescere bene.
In un'intervista, infatti, sosteneva: "Io scrivo di quello che conosco: ho
vissuto in una fattoria di campagna, sono figlia di un contadino e provengo
da quel mondo in cui le donne non erano piccole e deboli appendici degli
uomini, ma erano pienamente pari a loro, forti ed energiche...". Ed e'
proprio questa la vita di cui leggiamo nei suoi libri, un luogo nel quale i
bambini sono liberi di esprimersi nelle forme che sentono di piu' e nel
quale l'amicizia e il tempo passato insieme hanno grande valore.
*
In un'altra occasione la Lindgren spiega la sua capacita' di narrare storie
di bambini come se lei stessa fosse rimasta tale: "Scrivo sempre i miei
libri pensando a me stessa bambina e man mano che la bambina cresce e muta
di interessi, anche il mio stile, l'intonazione dei miei libri, i miei
personaggi cambiano, si fanno piu' complessi". Ed e' questo il caso del
libro che usci' nel 1958 e che le procuro' il Premio Andersen: Rasmus e il
vagabondo. Si tratta di un libro tutto reale, con venature in giallo o
poliziesco e nel quale la poesia dei sentimenti e del paesaggio si mischia a
una sottile ironia che ricorda ancora Pippi. Rasmus non delude gli
affezionati di Pippi, ma raggiunge piu' intimamente il lettore, dando
soddisfazione anche ai bisogni di ragazzi piu' grandi. Il racconto esordisce
con scene da un orfanotrofio, come ce lo immaginiamo in tanti: ragazzini
grigi, invitati piu' o meno gentilmente a svolgere lavori umili, e
direttrici spietate. La signorina Poiana, direttrice dell'orfanotrofio, non
conosce momenti di intimita' con i suoi bambini, ma ha una sola parola
d'ordine: disciplina. Al contrario Rasmus e il suo amico Gunnar hanno
"fisicamente" bisogno di uscire, anche se per poco, dagli schemi di quella
vita. E' cosi' che alla signorina, come in un cartone animato, capita di
prendersi addosso un intero mastello di acqua e sapone. La storia si colma
poi di autentica emozione, quando i bambini si preparano per ricevere una
coppia benestante che adottera' uno di loro.
"Finisce sempre che scelgono una bambina con i riccioli biondi. Ma ci sara'
pure qualcuno che vuole un ragazzino con i capelli lisci...". Rasmus e' un
bambino dai capelli lisci che non sopporta quella vita di attesa e scappa.
La sua vita cambia e le sue paure aumentano: improvvisamente si ritrova
veramente solo, in un mondo vasto e sconosciuto; in fondo all'orfanotrofio
non si stava mai soli e le regole scandivano inesorabilmente la giornata. E'
cosi' che Rasmus incontra Oscar, il vagabondo. Sara' proprio lui ad
accettarlo e ad amarlo cosi', con i suoi capelli lisci. Anche questa volta
la Lindgren, agganciandosi a elementi concreti della vita, come per esempio
i capelli, il letto in cui dormire o le caramelle mou che tanto piacciono ai
bambini, fa passare ben altri messaggi. La naturalezza con la quale la
storia si evolve, senza analisi stucchevoli o commenti retorici, conduce il
lettore ad assimilarne, quasi inconsapevolmente, il succo: i diritti
dell'infanzia.
Rasmus desidera una famiglia e una casa e, a suo modo la trova. Rasmus ha il
diritto di vivere giocando e riposando quanto si addice alla sua eta' e
Oscar, l'adulto che lo accompagna, ne e' consapevole. Ma questa figura
adulta, cosi' comprensiva e saggia, non appartiene alla societa': Oscar e'
un emarginato, un vagabondo. Ecco che Astrid denuncia la rigidita' del
sistema e la poca sensibilita' del mondo adulto verso queste esigenze
dell'infanzia. E la sua denuncia aveva ragion d'essere, perche' la
Convenzione per i diritti del fanciullo, adottata dall'Assemblea generale
delle Nazioni Unite, e' stata sottoscritta da venti Paesi, tra i quali la
Svezia e l'Italia, soltanto nel 1989!
*
Seguendo poi una forte esigenza interiore di integrare il realismo con la
fantasia e di affrontare temi importanti e quasi mai proposti ai ragazzi,
Astrid si mette alla prova con una storia profondamente simbolica: I
fratelli Cuordileone, pubblicata nel 1973. Si tratta di un'avventura vissuta
da due fratelli che in realta' e' un'allegoria sulla lotta tra il bene e il
male e sul passaggio dalla vita alla morte. La Lindgren, cosi' intensa e
diretta nel raccontare le gioie e le spensieratezze dei bambini, non perde
la sua penetrante forza comunicativa nemmeno in questo caso, in cui affronta
temi come l'ansia, la malattia, il dolore e la morte. Briciola, in realta'
Karl Leone, e' il fratello minore di Jonatan. E' affetto da una grave
malattia e deve restarsene tutto il giorno sdraiato sul divano di casa, ma
Jonatan gli racconta ogni sera le sue giornate e lo intrattiene dicendogli
di quel meraviglioso paese dove si ritroveranno dopo la morte: Nangijala. Un
luogo dove tutto e' rimasto come al tempo delle leggende e delle saghe. I
due fratelli muoiono davvero e si ritrovano a Nangijala, sono sani e forti,
cavalcano in valli meravigliose. Il legame tra i due fratelli e' cosi'
intenso che quando sara' Jonatan a rimanere paralizzato a causa del morso di
un terribile mostro, Briciola lo sosterra' fino a salvarlo. L'inversione dei
ruoli permettera' loro di passare in un altro nuovo mondo che li aspetta:
Nangilima. Un mondo dove finalmente il conflitto tra bene e male e' stato
superato.
Nel mondo intermedio infatti esistono tutti gli elementi allegorici
classici: mostri primordiali, malefici tiranni, un corno fatato capace di
addormentare draghi e serpenti. I fratelli Cuordileone combattono
coraggiosamente questi simboli del male, non senza conseguenze, che pero', a
loro volta, si lasciano alle spalle per andare a destinazione, nel paese del
bene.
Il racconto simbolico vira decisamente verso la fiaba nell'ultima fase di
scrittura della Lindgren, fase che sfocia nel romanzo Ronja, la figlia del
brigante (1981). La trasposizione cinematografica di questa storia, che
parla di pace e di amore, le valse, nel 1985, l'Orso d'Argento al Festival
del cinema di Berlino. La storia narra di una ragazzina alle soglie
dell'adolescenza che vive in un mondo senza tempo e che, non andando a
scuola, impara a conoscere se stessa e la vita attraverso l'esperienza
diretta. Figlia di un brigante temuto da tutti, vive in un castello
diroccato nel mezzo di un bosco popolato da creature fantastiche: gnomi,
elfi, troll, ma anche terribili strigi che danno la caccia all'uomo. Ronja
vive in pace con se stessa e con la natura fino a quando non incontra Birk,
figlio del brigante Borka, nemico e rivale del padre di lei. Ne nasce una
difficile amicizia, ostacolata dai genitori.
I due ragazzi comunque si mostrano piu' saggi dei padri e superano le
difficolta', facendo del loro legame un sostegno vitale. Il tema
dell'amicizia e' qui affrontato molto realisticamente, perche' proposto come
un percorso da fare insieme, ricco di difficolta', litigi e riconciliazioni.
Questa amicizia cosi' importante per Ronja, la costringe pero' a pagare uno
scotto: l'allontanamento dal padre. I conflitti degli affetti sono cosi'
prospettati come l'ingresso nell'adolescenza.
Ancora una volta la Lindgren miscela magistralmente la fiaba dei boschi e
l'allegoria con una struttura narrativa estremamente realistica che vede
crescere la protagonista. La miscela dei generi risulta perfettamente
riuscita nel risultato stilistico: il linguaggio e' autentico e vivace nei
dialoghi, ma ricco di poesia e atmosfera incantata nelle descrizioni o
rimandi all'ambiente.
*
Concludendo il percorso professionale e artistico di questa grande
scrittrice, la vediamo impegnata politicamente anche in prima persona per la
difesa dei diritti dell'infanzia e degli animali. Nel 1987, per il suo
ottantesimo compleanno, la Svezia diede il suo nome a una legge per la
protezione degli animali. Un monumento la ricorda in un parco di Stoccolma e
il suo sorriso "viaggia" sui francobolli svedesi da sei corone.
Astrid Lindgren e' un personaggio nazionale che ha esportato quasi tutti i
suoi libri, tradotti in piu' di cinquanta lingue, tra le quali il kirghiso,
l'esperanto e lo zulu'. Molti sono diventati film, telefilm, cartoni animati
e perfino musical. La Lindgren comunque viene ricordata come "la mamma di
Pippi", la sua prima creatura. E' Pippi che ha aperto la strada
all'espressione dei desideri piu' intimi dei bambini. Donatella Ziliotto,
alla quale dobbiamo la traduzione italiana di questo capolavoro, dice:
"Pippi ha potere e comunica questo appagamento ai lettori. Ha forza e
denaro, ma e' anche molto furba e si serve di una sua speciale logica a
sorpresa che fa apparire tutto cio' che e' normale e convenzionale meschino
e ridicolo. In un certo senso e' il contrario di Alice, bambina logica e
beneducata in un mondo assurdo, quanto Pippi e' inaspettata e assurda in un
mondo che segue una logica tradizionale" (100 Libri, Salani, 1999).
*
Da una fattoria nel sud della Svezia agli ottanta titoli tradotti in tutto
il mondo
1907. Astrid nasce in una fattoria il 14 novembre a Vimmerby, in Svezia,
seconda di quattro figli di August e Hanna Ericsson.
1914. Astrid frequenta la scuola.
1923. Astrid termina i suoi studi.
1924. Collabora con il giornale locale: il "Vimmerby Tidningen".
1926. Si trasferisce a Stoccolma per frequentare un corso per segretarie. Il
4 dicembre nasce il figlio primogenito Lars.
1931. Si sposa con Sture Lindgren.
1934. Il 21 maggio nasce la figlia Karin.
1944. Scrive la sua prima storia: Pippi Calzelunghe. Conquista il secondo
posto a un concorso di letteratura per ragazzi per il suo primo libro
pubblicato: Britt Mari.
1945. Viene pubblicato il racconto di Pippi Calzelunghe, che vince il primo
premio del concorso indetto da Raben & Sjogren.
1946. Lavora come editor alla casa editrice Raben & Sjogren. Vince il
concorso indetto da "Svenska Dagbladet", quotidiano di Stoccolma, sempre per
Pippi Calzelunghe.
1949. Friedrich Oetinger della Hamburg Publisher acquista i diritti per la
traduzione tedesca di Pippi Calzelunghe.
1950. Targa Nils Holgersson, massima onorificenza svedese per la letteratura
per ragazzi.
1952. Muore il marito Sture.
1956. Astrid conquista il Sonderpreis, premio tedesco per la narrativa per
ragazzi, con Mio piccolo mio.
1957. Riceve il contributo statale svedese per scrittori di grande merito
artistico.
1958. Astrid Lindgren riceve il premio Hans Christian Andersen per Rasmus e
il vagabondo, libro per cui avra' anche il Boys' Club of America Junior Book
Award.
1961. Muore la madre Hanna.
1963. Premio Children's Sprig Book Festival per Sia vive sul Kilimangiaro,
assegnato dal "New York Herald Tribune".
1965. Astrid riceve un vitalizio statale svedese per artisti.
1967. Raben & Sjogren e Friedrich Oetinger istituiscono l'Astrid Lindgren
Award.
1969. Muore il padre August.
1970. Lascia il lavoro di editor alla Raben & Sjogren. Golden Ship Award of
the Swedish Society per la promozione della letteratura e il Lewis Carrol
Shelf Award per l'albo illustrato Natale nella stalla.
1971. Medaglia d'oro dell'Accademia Svedese.
1973. Riceve una laurea ad honorem presso l'universita' di Linkoping, in
Svezia, e ancora il Lewis Carrol Shelf Award per Pippi Calzelunghe.
1974. Premio Sorriso per l'adattamento radiofonico in russo di Karlsson sul
tetto e Pippi Calzelunghe.
1975. Dal re di Svezia premio Litteris et Artibus. Premio olandese
Silvergriffel per I fratelli Cuordileone.
1977. Premio dell'Accademia svedese per i libri gialli assegnato a Kalle
Blonkvist il grande detective.
1978. German Booksellers' Peace Award. Astrid devolve meta' della somma
vinta ai bambini tedeschi e l'altra meta' ai bambini svedesi. Laurea ad
honorem dall'Universita' di Leicester in Inghilterra.
1979. Premi Wilhelm Hauff e Janusz Korczak per I fratelli Cuordileone.
1984. Premi Mildred L. Batchelder e Dag Hammerskjold in Svezia e Premio John
Hansson negli Stati Uniti per Ronja.
1985. Con oltre due milioni di prestiti all'anno dei suoi libri nelle
biblioteche, Astrid Lindgren e' l'autrice piu' letta in Svezia. Riceve la
Medaglia d'oro dal Governo. Orso d'Argento al Festival del cinema di Berlino
per il film tratto da Ronja.
1986. Muoiono il figlio Lars e l'editore e amico Friedrich Oetinger.
1993. International Book Award dell'Unesco.
1994. Vince il Premio Jacob von Wexkull, considerato un Nobel alternativo.
1996. Prima statua di Astrid Lindgren nel parco Tenerlunden di Stoccolma.
1996. E' ritratta su un francobollo postale svedese del valore di 6 corone.
2002. Il 28 gennaio muore a Stoccolma a 94 anni.
*
Libri "di" e "su" Astrid Lindgren
Gli scritti di Astrid Lindgren: I fratelli Cuordileone, collana Istrici,
Salani. Karlsson sul tetto, collana Superistrici, Salani. Martina di Poggio
di giugno, collana Superistrici, Salani. Mio piccolo mio, collana Istrici,
Salani. Novita' per Martina, collana Superistrici, Salani. Pippi
Calzelunghe, collana Superistrici, collana Istrici, Salani. Rasmus e il
vagabondo, collana Istrici, Salani. Vacanze all'Isola dei gabbiani, collana
Superistrici, collana Istrici, Salani. Emil, collana Criceti, Salani. Emil
il terribile, collana Criceti, Salani. Emil non molla, collana Criceti,
Salani. Pippi Calzelunghe a fumetti, Criceti, Salani. Ronja, la figlia del
brigante, collana Junior, Arnoldo Mondadori.
Questi invece i titoli su Astrid Lindgren: Johanna Hurwitz, Astrid Lindgren:
storyteller to the world, Viking Kestrel, 1989. Lena Tornqvist, Astrid of
Smaland - and of the world, Bookbird, 1992.  Eva Maria Metcalf, Astrid
Lindgren, Twayne Pubs, 1995.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 552 del 19 agosto 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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