Coi piedi per terra. 113



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 113 dell'11 luglio 2008

In questo numero:
1. L'urgenza
2. La mozione approvata all'unanimita' dal congresso nazionale del Movimento
Nonviolento per la riduzione del trasporto aereo
3. Gianni Ghirga, Antonella Litta, Mauro Mocci: Una lettera ai sindaci dei
Comuni di Caprarola e di Ronciglione
4. Guido Viale: gli affari dell'inceneritore
5. Guido Viale: Voglia di raccolta differenziata
6. Guido Viale: Il cassonetto degli eccessi
7. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. EDITORIALE. L'URGENZA

L'urgenza di ridurre le emissioni di CO2 per contrastare il surriscaldamento
del clima e' ormai da tutti affermata.
Ma occorre passare dalle parole ai fatti.
E ad esempio occorre ridurre immediatamente e drasticamente il trasporto
aereo e il trasporto automobilistico privato.

2. DOCUMENTI. LA MOZIONE APPROVATA ALL'UNANIMITA' DAL CONGRESSO NAZIONALE
DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO
[Riproponiamo ancora una volta la mozione presentata dal professor
Alessandro Pizzi per la riduzione del trasporto aereo approvata
all'unanimita' dal congresso nazionale del Movimento Nonviolento tenutosi a
Verona dal primo al 3 novembre 2007.
Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt),
citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono
diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel
volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta',
ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione
diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha
promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di
Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei
principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto
aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e
sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti
umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio]

Nella sessione conclusiva del congresso del Movimento Nonviolento, tenutosi
a Verona dal primo al 3 novembre 2007, e' stata approvata all'unanimita'
(con tre soli astenuti e nessun voto contrario) la mozione per la riduzione
del trasporto aereo presentata dal professor Alessandro Pizzi del comitato
che si oppone all'aeroporto di Viterbo.
Il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini (1899-1968, l'illustre
filosofo ideatore della marcia Perugia-Assisi), e' la principale esperienza
organizzata della nonviolenza in Italia, e una struttura di grande rilevanza
culturale e civile e di immenso prestigio morale.
*
Il testo della mozione approvata recita:
"Il Congresso del Movimento Nonviolento
- impegnato nella difesa della biosfera fortemente minacciata dal
surriscaldamento del clima;
- consapevole del pesante contributo che al surriscaldamento del clima da'
il trasporto aereo;
- cosciente altresi' che il trasporto aereo costituisce una forma di
mobilita' altamente inquinante e devastante per l'ambiente e dannosa per la
salute e il benessere delle persone, fortemente energivora, interna ad un
modello di sviluppo ecologicamente insostenibile, assai costosa per l'intera
collettivita' locale e l'intera umanita' vivente che in larghissima parte
neppure ne fruisce;
esprime sostegno ai movimenti che si impegnano per la drastica riduzione del
trasporto aereo;
ed in tal ambito sostiene i movimenti e le iniziative che con la scelta
della nonviolenza e la forza della democrazia, in difesa della legalita' e
dei diritti umani di tutti gli esseri umani:
a) si oppongono alla realizzazione di nuovi aeroporti (e all'ampliamento
degli aeroporti esistenti) laddove non ve ne sia una vera necessita' ma essi
siano realizzati per promuovere forme di turismo "mordi e fuggi" legate a
una fruizione consumista, alienata, usurante e mercificata dei beni
ambientali e culturali, e ad un'esperienza del viaggiare che non sia
arricchimento di conoscenza ma asservimento agli imperativi delle agenzie
della narcosi pubblicitaria;
b) si impegnano per la riduzione drastica ed immediata del carico di voli
dei sedimi aeroportuali collocati a ridosso di centri abitati gia'
pesantemente gravati e fin soffocati dall'attivita' aeroportuale;
c) chiedono la cessazione dello sperpero di pubblico denaro per finanziare
le compagnie aeree;
d) chiedono che cessino le agevolazioni e le esenzioni fiscali alle
compagnie aeree;
e) si oppongono alle condotte gravemente antisindacali e violatrici dei
diritti dei lavoratori messe in atto da eminenti compagnie aeree;
f) difendono il diritto alla salute, i beni culturali e ambientali, gli
ecosistemi locali e l'ecosistema planetario, i diritti dell'umanita'
presente e delle generazioni future, minacciati dal dissennato incremento
del trasporto aereo;
g) si impegnano per il rigoroso rispetto della legislazione in materia di
difesa dell'ambiente, della salute, dei beni comuni;
h) chiedono che tutte le strutture aeroportuali realizzate e realizzande
siano sottoposte senza eccezioni alla dirimente verifica della
compatibilita' con quanto disposto dalla vigente legislazione italiana ed
europea in materia di Valutazione d'impatto ambientale (Via) e di
Valutazione ambientale strategica (Vas);
i) si oppongono alle attivita' militari che violano l'art. 11 della
Costituzione e ad ogni ampliamento delle basi aeronautiche militari, e
particolarmente alla presenza e all'ampliamento di basi aeronautiche
militari di stati stranieri e di coalizioni intese a, o impegnate in,
attivita' belliche che la Costituzione ripudia;
l) promuovono forme di mobilita' sostenibile, modelli di sviluppo
autocentrati con tecnologie appropriate, scelte economiche ecocompatibili,
eque e solidali;
m) promuovono una cultura della mobilita' e del viaggio sostenibile,
conviviale, solidale, aperta all'incontro e all'ascolto reciproco,
rispettosa delle persone e dell'ambiente;
n) si impegnano per la riduzione del surriscaldamento climatico e per la
difesa della biosfera".

3. SALUTE. GIANNI GHIRGA, ANTONELLA LITTA, MAURO MOCCI: UNA LETTERA AI
SINDACI DEI COMUNI DI CAPRAROLA E DI RONCIGLIONE
[Riceviamo e diffondiamo. Per contatti con il coordinamento dell'Alto Lazio
dell'Isde - Associazione italiana medici per l'ambiente (International
Society of Doctors for the Environment - Italia): Antonella Litta, tel.
3383810091, tel. e fax 0761559413, e-mail: antonella.litta at libero.it
Gianni Ghirga, medico, pediatra, e' impegnato nell'Associazione italiana
medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the
Environment - Italia) e nel movimento "no coke" dell'Alto Lazio.
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia).
Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale
ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni
medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi
africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di
programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato
"Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla
legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente.
Mauro Mocci, medico di medicina generale, epidemiologo, esperto di patologie
derivanti da inquinamento, impegnato nel movimento "no coke" dell'Alto
Lazio, impegnato nell'Associazione italiana medici per l'ambiente
(International Society of Doctors for the Environment - Italia), e' stato
relatore a molti convegni]

Al Sindaco del Comune di Caprarola, al Sindaco del Comune di Ronciglione, e
per opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo, al Direttore generale
della Asl di Viterbo, al Presidente della Provincia di Viterbo,
all'Assessore all'ambiente della Provincia di Viterbo, al Presidente della
Giunta Regionale del Lazio, all'Assessore all'ambiente della Regione Lazio,
all'Arpa Lazio ñ sezione di Viterbo
Oggetto: rischio per la salute e l'ambiente derivante dalla presenza nelle
acque del lago di Vico di cianobatteri della specie Plankthotrix rubescens.
Egregi Sindaci,
abbiamo appreso, nei giorni scorsi, il risultato delle analisi svolte
dall'Arpa Lazio - sezione di Viterbo nei mesi di dicembre 2007 e marzo 2008
che facevano seguito ad uno studio, presentato gia' nell'aprile 2007
dall'Istituto Superiore di Sanita', che rilevava la presenza dell'alga
Plankthotrix rubescens nelle acque del lago di Vico. Questa alga la cui
vitalita' e capacita' di sviluppo e' legata essenzialmente alla temperatura
dell'acqua, alla luce e alla presenza di composti fosfati e azotati e'
capace di produrre una tossina (microcistina) in grado di determinare
gravissime patologie per la salute umana e danno alla flora e fauna
lacustre. Le microcistine sono genotossiche e responsabili di
epatotossicosi; nell'uomo possono provocare anche irritazione cutanea,
gastroenterite e morte.
Le tossine determinano gravi danni istologici a carico del fegato, organo
bersaglio principale, dei polmoni e dei reni, esse fungono anche da
promotori tumorali, come riportato dalla letteratura scientifica. Gli
effetti  sulle persone e gli  animali possono cosi' essere riassunti:
epatotossicosi acuta per ingestione diretta; promozione di tumori se
ingerite in dosi sub-acute per diverso tempo (tumori epatici,
gastrointestinali, epiteliali); polmoniti allergiche ed epatotossicosi se
respirate, analogamente ad altre sostanze prodotte dalle Cianoficee.
Le persone possono essere esposte alle tossine attraverso l'ingestione di
acqua potabile, tramite la balneazione, l'inalazione di aerosol durante
attivita' ricreative in prossimita' delle aree di fioritura dell'alga, con
l'assunzione di alimenti trattati e realizzati con acque provenienti dal
lago, durante i trattamenti di emodialisi. La fauna ittica che vive nel
bacino e negli invasi contaminati e' anch'essa esposta alle tossine cosi'
come gli animali che vivono in allevamenti, nel caso vengano abbeverati con
acque contaminate dalle microcistine, e le specie vegetali irrigate con le
stesse. La flora e la fauna contaminata da queste microcistine  possono
divenire ulteriori vettori di esposizione per le persone in quanto spesso
entrano a far parte della  catena alimentare umana.
Il coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana medici
per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment
ñItalia) nel  giudicare  grave l'assenza di una corretta e tempestiva
informazione rivolta ai cittadini circa la complessa situazione del lago di
Vico e i rischi per la salute che questa situazione puo' comportare, vi
esorta a rendere pubblici e ad assumere con urgenza, insieme agli altri enti
preposti, tutti i provvedimenti atti a tutelare lo stato di salute delle
persone e dell'ambiente anche nel rispetto del principio di precauzione che
impone di intraprendere iniziative atte a limitare un rischio potenzialmente
serio per la salute. A tal fine si raccomanda un monitoraggio costante,
chimico, fisico e biologico della concentrazione della tossina nelle acque
del lago, negli acquedotti e nei pozzi, e qualora non fosse gia' stato
fatto, il coinvolgimento del servizio veterinario della Asl per effettuare
controlli sulle specie ittiche piu' rappresentative e su altri tipi di fauna
che caratterizzano l'ecosistema del lago di Vico.
Si auspica il rapido avvio di un organismo di consultazione e studio che
veda la collaborazione tra il Corpo Forestale dello Stato, l'Universit‡
della Tuscia, la Riserva del lago di Vico, gli Assessorati all'ambiente
della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio, la Asl, l'Arpa Lazio, i
Comuni di Caprarola e Ronciglione, per potere avviare un monitoraggio
costante delle condizioni del lago e della concentrazione della tossina
nelle sue acque e per intraprendere  tempestivamente le piu' giuste ed
opportune pratiche di risanamento del lago di Vico e del suo ecosistema.
Distinti saluti,
dottor Gianni Ghirga, dottoressa Antonella Litta, dottor Mauro Mocci
per il coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana
medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the
Environment - Italia)
Viterbo, 24 giugno 2008

4. RIFIUTI. GUIDO VIALE: GLI AFFARI DELL'INCENERITORE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 giugno 2008 col titolo "Rifiuti, gli
affari dell'inceneritore".
Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta
studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del
lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico
dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (Anpa). Opere di
Guido Viale: segnaliamo particolarmente Il Sessantotto, Mazzotta, Milano
1978; Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano 1994, 2000; Tutti in taxi,
Feltrinelli, Milano 1996; Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino
1999; A casa, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2001; Vita e morte
dell'automobile, Bollati Boringhieri, Torino 2007]

Il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti urbani (Mbt) opera sulla
frazione talquale che residua da una raccolta differenziata (Rd): separando
la parte umida, sfuggita alla raccolta dell'organico, da quella secca (la
carta e soprattutto la plastica che non costituisce imballaggio e che non e'
oggetto di Rd) ed entrambe dal "sottovaglio", frammenti che cadono dai
setacci attraverso cui passa il materiale conferito all'impianto. La parte
umida viene sottoposta a un processo di stabilizzazione analogo al
compostaggio, ma piu' rapido, e dopo la raffinazione che ne elimina le
impurita', produce la frazione organica stabilizzata (Fos) usata per coprire
discariche e cave dismesse o per risanare suoli contaminati. Le
caratteristiche dei due processi sono uguali: se aumenta la Rd
dell'organico, una parte crescente dell'impianto Mbt puo' essere adibita
alla produzione di compost di qualita'.
La parte secca, dopo averne sottratto i materiali non combustibili, viene
imballata per alimentare gli inceneritori; oppure, addizionata con materiali
con maggiore potere calorifico inferiore (Pci), soprattutto pneumatici fuori
uso, diventa Cdr, che vuol dire combustibile derivato dai rifiuti, che puo'
in parte sostituire carbone e petrolio in impianti dotati di adeguati filtri
delle emissioni (cementifici, centrali termoelettriche, fornaci, impianti
siderurgici); oppure puo' venir gassificato e sostituire il gas naturale in
centrali a turbogas; o addirittura venir utilizzato come combustibile nelle
navi. L'aumento del prezzo del petrolio ha reso questo combustibile molto
attraente. In discarica finisce solo il sottovaglio.
Gli impianti Mbt recuperano pertanto sia l'energia dei materiali (che
l'inceneritore sfrutta solo al 20%), sia quella impiegata per produrli che
l'inceneritore invece distrugge. Ma si puo' ancora estrarre dalla frazione
secca molta carta e plastica riciclabile. Impianti particolarmente
innovativi, come quello di Vedelago (Tv), consentono un recupero integrale
di tutta la frazione indifferenziata: l'ultimo residuo, adeguatamente
trattato, viene infatti utilizzato come carica inerte nella produzione di
manufatti in cemento.
In Italia gli impianti Mbt sono numerosi. Ma nessuna regione ne ha una
dotazione paragonabile a quella della Campania. I cosiddetti Cdr sono
infatti impianti Mbt concepiti per lavorare rifiuto talquale ai due stadi
iniziali: stabilizzazione dell'umido e imballaggio del residuo combustibile;
ma potrebbero facilmente essere potenziati per portare a termine il recupero
"a freddo" (cioe' senza combustione) di tutti i rifiuti conferiti. I Cdr
campani sono sette, con una capacita' complessiva di oltre 8.000 tonnellate
al giorno: quanto basta per "lavorare" tutti i rifiuti indifferenziati della
regione (che sono 6.500 tonnellate al giorno) con abbondante capacita'
residua per coprire rotture e manutenzioni.
Sono di costruzione recente; sono costati 270 milioni di euro e, a
differenza dell'inceneritore di Acerra, che e' un progetto di quarant'anni
fa ancora fermo per difetti di progettazione, i Cdr sono impianti moderni.
Impiegavano - il Dl 90 ne decreta la dismissione - 550 lavoratori
metalmeccanici, tutti dotati di alta professionalita' acquisita soprattutto
on the job: tanto che sono stati in grado di mandare avanti gli impianti
anche in assenza dei loro sette direttori, arrestati insieme ai vertici
della Protezione civile.
Ma allora, se i Cdr campani sono sostanzialmente "buoni", in grado di
lavorare tutti i rifiuti urbani della regione, se per i materiali che escono
dagli impianti esistono sbocchi commerciali convenienti, in termini sia
economici (frazione secca) che ambientali (Fos), a che cosa mai e' dovuto il
disastro della Campania? All'inceneritore.
Nei piani del gruppo Fibe-Impregilo, che li ha gestiti fino al 2006 e li ha
ancora adesso in carico, i Cdr non servivano a trasformare i rifiuti in
materiali da vendere o riutilizzare, ma a produrre combustibile per
l'inceneritore di Acerra (e per gli altri a venire). Perche', grazie
all'incentivo cosiddetto Cip6, che consente di vendere l'energia elettrica
prodotta bruciando rifiuti a un prezzo triplo del suo costo di produzione di
un impianto termoelettrico (incentivo abolito, ma reintrodotto da Prodi per
l'inceneritore di Acerra ed esteso da un emendamento del Pd a tutti i futuri
inceneritori campani, in barba ai divieti dell'Unione Europea), quegli
inceneritori trasformano la merda in oro: quanta piu' merda, tanto piu' oro.
Per questo in Campania non c'era e non c'e' convenienza a fare Rd, che
sottrae materiale all'inceneritore; ne' a far lavorare bene i Cdr, che fin
dall'inizio sono stati spinti al massimo raddoppiando addirittura i volumi
trattati: tanto tutto sarebbe finito in mano a Re Mida l'Inceneritore e, in
attesa che entrasse in funzione, sono stati accumulati milioni di "ecoballe"
maleodoranti, come fossero tanti barili di petrolio: tanto da usarle come
garanzia bancaria dei crediti concessi a Fibe; senza Cip6, quelle ecoballe
non sarebbero che mutui subprime.
Per questo con l'apertura dei Cdr erano state chiuse tutte le discariche,
perche' niente sfuggisse alla voracita' dell'inceneritore e la frazione
umida, che non brucia, e' stata abbandonata a marcire nei capannoni di
lavorazione, infestati da puzza, ratti e insetti con cui gli operai devono
lavorare gomito a gomito.
Ma il vero disastro e' arrivato quando alla gestione Fibe e' subentrata
quella diretta dei commissari. La Fibe sottoponeva i Cdr a una pressione
insostenibile per "produrre di piu'", anche se sempre peggio, ma non
dimenticava che gli impianti industriali hanno bisogno di manutenzione e,
quindi, di pause, fermo macchine, riparazioni, pezzi di ricambio, imprese
esterne specializzate, ecc. I commissari no: per loro i Cdr erano solo
discariche per produrre "merdaccia", come emerge dalle intercettazioni dei
vertici della Protezione civile. Tanto entrava, tanto doveva uscire nel piu'
breve tempo possibile; con gli operai costretti a lavorare in condizioni di
pericolo continuo per lo sforzo a cui venivano sottoposti uomini e macchine,
per l'incuria che ha accentuato il degrado degli impianti: ugelli ostruiti
dalla sporcizia; impianti di aspirazione guasti; nastri trasportatori che si
spezzano e "saltano" in faccia agli operatori; gruisti a contatto diretto
con i rifiuti per la rottura delle schermature, ecc.
Insomma, se l'emergenza rifiuti e' il frutto avvelenato dell'inerzia
iniziale delle Giunte campane, i cui presidenti sono peraltro stati
commissari, il suo aggravamento e' effetto, e non causa, della perpetuazione
del commissariamento e di chi ne ha preso il posto.
Cosi', chiusi per decreto governativo in attesa degli inceneritori dove
bruciare tutto, ecoballe e rifiuti tossici compresi, i Cdr che insieme alla
raccolta differenziata e alle politiche di riduzione rappresentano la
soluzione industriale moderna nella gestione dei rifiuti, si torna alla
discarica; anzi alle undici discariche in cui il Dl 90 intende stipare per
parecchi anni a venire tutto quello che non si e' saputo e voluto sottoporre
a trattamento meccanico biologico, pur avendo a disposizione una
impiantistica straordinaria per farlo.

5. RIFIUTI. GUIDO VIALE: VOGLIA DI RACCOLTA DIFFERENZIATA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 luglio 2008 col titolo "Voglia di
raccolta differenziata"]

Se si vuole far tornare alla normalita' la gestione dei rifiuti in Campania
la prima cosa da fare e' porre fine alla sequela di falsita', denigrazioni e
insulti verso le popolazioni della regione che pagano anni di
responsabilita' altrui. E rispondere a due domande.
1. Perche', se gli sversamenti di rifiuti tossici provenienti da tutte le
regioni d'Italia durano da decenni, chi ora fa barriera contro le discariche
dei propri rifiuti non si e' opposto anche a quelle devastazioni? La prima
risposta e' che la popolazione campana non si comporta diversamente da
quella di qualsiasi altro territorio inquinato da rifiuti industriali. Ci si
accorge "dopo" di cio', quando il danno e' fatto; spesso anni dopo, quando
si cerca una diversa destinazione d'uso dei siti. Ma ci sono altri fattori.
a. L'ignoranza delle conseguenze ambientali e sanitarie - ma anche
economiche e sociali - di quelle operazioni. Di qui l'importanza di
un'educazione ambientale vera, adeguata a una societa' industriale e non
relegata a qualche "progetto educativo" che si sovrappone senza modificarli
ai curricula scolastici: dalle elementari all'educazione permanente. Oggi,
se interrogate un abitante di Napoli sul ciclo dei rifiuti, le sue fasi, le
alternative praticabili, troverete una conoscenza che lascia a bocca aperta
persino gli esperti. Conoscenza acquisita a proprie spese. Ponete le stesse
domande al cittadino di una regione "a posto" con i rifiuti e vedrete quanta
strada ha ancora da fare. Questa cultura, di cui c'e' un vitale bisogno per
governarsi, non riguarda solo i rifiuti, ma l'energia, le acque, l'assetto
idrogeologico, l'urbanistica, la mobilita', l'agricoltura, ecc. Certo la tv
non ha contribuito granche'.
b. Non parliamo di un territorio qualsiasi. Nelle province di Napoli e
Caserta il territorio e' controllato dalla camorra; partner utilizzato da
molte industrie di tutto il paese per sbarazzarsi a basso costo dei loro
rifiuti. Opporsi alla camorra, soprattutto dove le amministrazioni sono
colluse, presenta dei rischi. E' vero che in questi territori c'e' una
contiguita' con la malavita organizzata che riguarda tanto molte istituzioni
pubbliche e imprese quanto una parte rilevante della popolazione. E' una
contiguita' senza soluzioni di continuita': tra la cosca criminale arcinota
e il cittadino o l'amministratore compromessi non c'e' quasi mai rapporto
diretto, bensi' mediazioni e "diluizioni" che passano attraverso
finanziamenti, appalti, favori, assunzioni, consulenze, protezioni,
raccomandazioni, prestiti, e quant'altro. A volte senza sapere veramente con
chi si ha a che fare. In contesti simili, tacciare tutte le mobilitazioni
popolari - anche le piu' odiose, come l'assalto al campo rom di Ponticelli -
come "camorristiche" e' il modo migliore per spingere sempre piu' gente
nell'abbraccio della malavita. E tuttavia denunce ed esposti di singoli
cittadini o di organismi collettivi sono stati numerosi, da anni; spesso
senza esiti. Ma molte delle inchieste sulla malavita organizzata sono
partite da quelle denunce.
c. Il litorale campano da Castelvolturno a Castellammare e' una delle aree
piu' densamente popolate del mondo. Realizzare impianti dall'indubbio
impatto ambientale e sanitario in contesti del genere non e' certo
impossibile, ma richiede rigore e selezione delle soluzioni meno lesive per
la popolazione. Nessuno ha mai proposto una discarica a Milano non dico in
Parco Sempione, ma nemmeno a Monte Stella; oppure a Roma, non dico a Villa
Borghese, ma neppure a Villa Ada. Perche' allora a Napoli una delle poche
aree ancora verdi, densamente abitata, deve diventare la discarica di tutta
la citta'? Lo stesso vale per l'inceneritore di Acerra, costruito nel sito
piu' inquinato e piu' cancerogeno d'Europa, o per Agnano, dove se ne vuole
fare un altro, inutile anche per chi ama questi impianti. Gli impianti
ovviamente si devono fare: ma commisurandone alla "capacita' di carico" dei
territori dimensioni, localizzazione, impatto e tipologia. Perche', allora,
solo inceneritori e non compostaggio e riciclo, come molti comuni hanno
chiesto di fare? I cittadini campani chiedono che prima di costruire un
nuovo impianto - e non dopo - il sito sia bonificato dai guasti
pre-esistenti, per non aggiungere inquinamento a inquinamento. Invece la
localizzazione di molti impianti sembra aver seguito la logica opposta: sono
stati fatti nelle aree gia' compromesse. Il che equivale ad avvelenare la
popolazione. Ovvio che le reazioni siano drastiche.
2. Ma perche' mai in Campania "non si fa la raccolta differenziata"? Dove le
amministrazioni si sono date da fare - una cinquantina di comuni, anche di
dimensioni consistenti - la raccolta differenziata ha raggiunto livelli di
eccellenza. Dove non si e' fatta e' perche' i comuni l'hanno delegata al
Commissario o a consorzi che non se ne sono occupati. Ma, soprattutto,
perche' e' stato loro impedito di farla. Da chi? Dai sostenitori
dell'inceneritore. L'associazione delle banche italiane (Abi),
sponsorizzando con un intervento illecito e a danno dei concorrenti il
gruppo Impregilo, che aveva presentato il progetto tecnico di inceneritore
peggiore - ma che poi ha vinto la gara - faceva notare fin dal 1999 che per
garantire un adeguato rientro dei costi sostenuti dall'impresa era
necessario ridurre al massimo il prelievo alla fonte dei rifiuti
combustibili, cioe' carta e plastica. Senza questi materiali, infatti,
l'inceneritore "si spegne". Di qui l'esigenza di bloccare la raccolta
differenziata, frazione organica compresa. Tanto che nel 2001, la Fibe
(l'azienda del gruppo Impregilo cui era stato consegnato il monopolio dei
rifiuti campani) ha imposto la chiusura e lo smantellamento dell'impianto di
compostaggio di S. Maria Capua Vetere, in funzione da due anni, perche' "i
rifiuti erano suoi" e intendeva mandarli tutti nel futuro inceneritore di
Acerra, facendoli passare attraverso uno degli impianti di selezione del
rifiuto indifferenziato (i cosiddetti Cdr) appena aperti: impianti che ha
poi usato non per alimentare l'inceneritore, non ancora pronto dopo sette
anni, ma per produrre montagne di ingestibili ecoballe. Senza impianti di
compostaggio non si puo' raccogliere l'umido. Cosi', quando il consorzio
Caserta2 ha realizzato un nuovo impianto a San Tammaro, il commissario gli
ha riempito i capannoni di ecoballe nonostante che per quell'uso li' di
fronte ci fosse un piazzale grande come quattro campi di calcio. Cosi', per
uscire dall'emergenza, si rende "indispensabile" l'inceneritore; anzi,
quattro: perche' i campani "non vogliono fare la raccolta differenziata".
Certo, come ovunque in Italia, ci saranno anche state in passato delle
resistenze verso una raccolta differenziata porta a porta: quella che, dopo
un periodo di avviamento, costa meno e toglie i cassonetti dalle strade. Ma
invece di affrontare le difficolta', troppe amministrazioni le hanno
assecondate o indotte, per continuare con i vecchi sistemi e i vecchi
appalti e "lasciar lavorare" Fibe e commissari. Oggi pero', con montagne di
rifiuti per strada, non c'e' un solo cittadino campano che non voglia fare
la raccolta differenziata "spinta". Anzi, in molti quartieri si sono
organizzati per farla da soli, bypassando aziende, comuni e consorzi; anche
se poi e' difficile trovare chi viene a prelevare il materiale raccolto. La
crisi della Campania va affrontata cominciando con il restituire alle sue
popolazioni, con atti concreti, il rispetto che e' loro dovuto.

6. RIFIUTI. GUIDO VIALE: IL CASSONETTO DEGLI ECCESSI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 luglio 2008 col titolo "Il cassonetto
degli eccessi" e il sommario "Nei rifiuti che potremmo non produrre c'e'
l'equivalente di reddito che aiuterebbe ad arrivare a fine mese"]

I rifiuti che hanno ingombrato per mesi e ancora ingombrano le strade della
Campania sono gli stessi che in altri contesti vengono raccolti, piu' o meno
ordinatamente, nei sacchetti, nei bidoni, nei camion e negli ecocentri della
raccolta differenziata. Si presentano ai nostri occhi in modo diverso, ma
materiali e oggetti di cui sono composti sono uguali: in gran parte
imballaggi: di plastica, cartone, vetro, legno e metallo; poi altri prodotti
usa-e-getta (stoviglie, pannolini e gadget) e avanzi di pasti non consumati
o di acquisti alimentari non cucinati. Nei rifiuti urbani - quelli che
ciascuno di noi produce - non c'e' quasi altro.
I rifiuti domestici sono il residuo dei nostri consumi: cioe' di cose che
abbiamo comprato, pagato e prima o poi (piu' prima che poi) buttato, perche'
non ci servivano piu'. Gli imballaggi sono tanti: il 40%, in peso, dei
rifiuti che produciamo; il 60-70 e anche piu' in volume, cioe' prima di
entrare nel ventre di un compattatore che li schiaccia un po'; i prodotti
usa e getta fanno un altro 10-15%. Gli avanzi alimentari contano molto meno:
sono mediamente 250-300 grammi al giorno a testa, compresi quelli prodotti
dai mercati e dai negozi. Inoltre, in confronto con gli altri rifiuti,
occupano poco spazio (l'organico e' pesante); ma, se non vengono ritirati e
trattati, si deteriorano in fretta: puzzano e attirano topi, insetti,
parassiti e malattie. Lo fanno ovunque si trovino: sia abbandonati per
strada che depositati in un cassonetto; sia in un contenitore per la
raccolta differenziata che in una discarica. Gli imballaggi - in gran parte
superflui - e gli articoli usa e getta che potrebbero essere sostituiti
facilmente da prodotti lavabili e gli alimenti che buttiamo via ogni giorno,
perche' abbiamo fatto la spesa con poca attenzione, incidono molto sul costo
della vita: quasi un quarto di cio' che spendiamo. Poi dobbiamo spendere una
seconda volta per il servizio di igiene urbana che li porta via, sperando
che funzioni. Insomma, dentro i rifiuti che produciamo ogni giorno c'e'
l'equivalente della quarta settimana del mese: quella in cui molti si
ritrovano senza denaro, perche' hanno gia' speso tutto nelle prime tre
settimane.
Un'amministrazione che aiuti non solo a liberarci dai nostri rifiuti
(portandoli via e trattandoli in modo differenziato, come e' suo dovere
fare, se noi collaboriamo), ma anche a liberarci dalla necessita' di
dilapidare un quarto delle spese correnti in imballaggi, in prodotti e in
acquisti inutili aiuterebbe a superare il problema della quarta settimana
molto meglio di qualche modesto aumento salariale. Si puo' fare. In molti
paesi europei e in qualche citta' italiana si e' gia' cominciato a farlo:
con la vendita di prodotti sfusi (alla spina): detersivi, liquidi
alimentari, prodotti in grani; con la riduzione al minimo degli imballaggi -
evitando l'eccesso di packaging; vino, birra e bibite in bottiglie a rendere
(richiede un sistema di "logistica di ritorno", con la cauzione per il
vuoto, che molti paesi civili hanno reintrodotto da tempo). Imponendo o
raccomandando stoviglie lavabili nelle mense, nei fast food e nelle feste;
pannolini di nuova concezione, lavabili in lavatrice (complessivamente
costano un decimo di quelli usa e getta usati da un bambino); acqua del
rubinetto (che spesso e' piu' pura di quella minerale); ecc. A questo vanno
aggiunte la regolamentazione e la promozione dei mercati e dello scambio
dell'usato, che consente a chi non puo' permettersi il "nuovo" di accedere
comunque a beni importanti e di qualita'; e a chi vuole sbarazzarsi del
vecchio, di non aggiungerlo al pozzo senza fondo dei rifiuti. Sono tutte
questioni su cui i poteri pubblici locali possono avere un peso decisivo.
Non si vuole certo svalutare le rivendicazioni salariali, sacrosante sopratt
utto in Italia, che sta ormai al fondo della scala delle retribuzioni del
lavoro dipendente in Europa. La lotta sindacale ha e manterra' sempre
finalita' redistributive che, se trascurate, finiscono per spianare la
strada del declino di tutto il sistema industriale: cioe' a farci assimilare
sempre piu' a un paese del Terzo mondo. Tuttavia le rivendicazioni salariali
non potranno mai piu' tenere il passo con i modelli di consumo che ci
vengono proposti, dove prodotti inutili come gli imballaggi, l'usa e getta,
gli ingorghi del traffico, le luminarie senza scopo hanno uno spazio
crescente e ci costringono a un inseguimento senza domani. Per di piu', in
un contesto in cui le nazioni impegnate in un decollo economico e nel
conseguente consumo di risorse contano miliardi di abitanti mentre i limiti
del pianeta sono ormai resi evidenti dall'aumento irreversibile del prezzo
dei cereali, del petrolio e dei suoli edificabili.
La strada per la riconquista della quarta settimana, cioe' di un reddito che
permetta a tutti di fare fronte alle esigenze e alle aspirazioni di una vita
decente passera' sempre meno attraverso mere conquiste salariali o il
perseguimento di un maggior reddito; e dipendera' sempre piu'
dall'adeguamento dei nostri consumi alle caratteristiche di un pianeta in
cui i commensali e le loro esigenze aumentano, mentre le risorse sono sempre
le stesse o addirittura diminuiscono. Non e' detto che questo peggiori la
qualita' della vita. In molti casi puo' migliorarla: meno traffico, meno
rifiuti, meno stress, meno miseria - se non ancora la nostra, sicuramente
quella altrui, che sempre piu', pero', ricompare, come fonte di turbamento,
sotto il nostro sguardo diretto o telematico: cioe' per strada o alla
televisione.
Ma e' una transizione che non puo' essere realizzata solo da ciascuno di
noi, anche se i comportamenti individuali hanno in questo campo un peso
crescente; e nemmeno puo' essere affidata soltanto alla lotta salariale o
alla difesa settoriale degli interessi corporativi. E' una transizione in
cui il rapporto tra cittadinanza e poteri pubblici - soprattutto locali - e'
decisivo. Per questo non possiamo piu' essere indifferenti a chi gestisce
questi poteri, ne' delegare loro la definizione di interventi come la
gestione dei rifiuti o la riconversione del sistema distributivo, che per
tanti anni abbiamo considerato questioni al di fuori della nostra portata.
Viviamo in un contesto di sfiducia e distacco - peraltro motivati - tra
cittadinanza e chi la governa: sia a livello nazionale che locale. Una
svolta nella gestione dei rifiuti e' una cosa piccola; ma rappresenta la
strada obbligata per ricostruire le basi della convivenza.

7. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 113 dell'11 luglio 2008

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