Coi piedi per terra. 112



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 112 del 9 luglio 2008

In questo numero:
1. Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo scrive ai sindaci di
Ciampino e Marino, al presidente del X Municipio di Roma, al presidente
della Provincia di Roma
2. Circolo Prc di Ciampino: Contro la costruzione dell'aeroporto di Viterbo
e per l'immediata riduzione del traffico aereo
3. Antonella Litta: Riciclare, non bruciare
4. Alcuni estratti da "Il supermarket di Prometeo" di Marcello Cini (parte
quinta e conclusiva)
5. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. INFORMAZIONE. IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO SCRIVE
AI SINDACI DI CIAMPINO E MARINO, AL PRESIDENTE DEL X MUNICIPIO DI ROMA, AL
PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI ROMA
[Riportiamo il seguente comunicato del 7 luglio 2008 del comitato]

Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo ha inviato ai sindaci dei Comuni di Ciampino e
Marino, al presidente del X Municipio del Comune di Roma e al presidente
della Provincia di Roma una lettera con cui si trasmette per opportuna
conoscenza il resoconto di un recente incontro tra il Prefetto di Viterbo e
il Comitato stesso; un elenco delle principali adesioni all'appello promosso
dal medesimo Comitato; un comunicato che riferisce della recentissima presa
di posizione contraria al devastante mega-aeroporto di Viterbo anche da
parte del segretario generale della Cgil Epifani.
*
Il comitato evidenzia come il devastante mega-aeroporto per voli low cost
del turismo "mordi e fugi" per Roma a Viterbo sia assolutamente
irrealizzabile. Irrealizzabile per ragioni di diritto e per ragioni di
fatto.
Di diritto: perche' esso non e' conforme a quanto disposto dalla vigente
legislazione italiana ed europea; perche' esso non e' compatibile con quanto
dispone la normativa in materia di Valutazione d'impatto ambientale, di
Valutazione ambientale strategica, di Valutazione d'impatto sulla salute;
perche' le procedure fin qui seguite dal Ministero dei Trasporti per
l'individuazione dell'area sono state viziate da errori marchiani, cosi'
come la relazione ministeriale rivela una scandalosa e fin grottesca
ignoranza della situazione sul terreno; perche' le norme in vigore a tutela
di rilevantissimi beni ambientali, storico-culturali e terapeutici presenti
nell'area proibiscono la realizzazione dell'opera.
Di fatto: perche' il dissennato e devastante mega-aeroporto impatterebbe
distruttivamente sull'area termale del Bulicame, un'area di valore
naturalistico, storico-culturale, monumentale, agricolo e
terapeutico-sociale di fondamentale importanza e unica nella sua
peculiarita'; perche' la dissennata e devastante opera provocherebbe un
inquinamento chimico, elettromagnetico ed acustico che danneggerebbe
gravemente la salute, la sicurezza e la qualita' della vita dei cittadini di
Viterbo (essendo peraltro il sedime aeroportuale assai vicino alla citta');
senza aggiungere che l'infrastruttura ferroviaria e viaria di collegamento
tra Viterbo e Roma (al cui servizio l'aeroporto low cost sarebbe ordinato)
e' in condizioni tali da rendere de facto incompatibile l'opera; e che
l'opera avrebbe un impatto disastroso sulle risorse e sull'economia
viterbese, citta' e provincia che gia' subisce l'impatto di altre pesanti e
nocivissime servitu' (le servitu' militari, il polo energetico
Civitavecchia-Montalto, l'edilizia speculativa, le discariche abusive...).
*
Alla luce di tutto cio' il comitato evidenzia come sarebbe del tutto
illusorio per gli enti locali in indirizzo attendere dalla realizzazione di
un impossibile ed illegale devastante mega-aeroporto per voli low cost a
Viterbo la soluzione per la tragedia che subiscono da anni gli abitanti di
Ciampino, di Marino e del X Municipio di Roma: la tragedia sanitaria e
ambientale determinata dall'insostenibile volume di traffico dell'aeroporto
di Ciampino che sta provocando malattie e disagi gravissimi alle popolazioni
locali.
*
Il comitato, che fin dalla sua costituzione ha espresso solidarieta' alle
popolazioni vittime dello scellerato incremento del volume di traffico
dell'aeroporto di Ciampino, chiede agli enti locali in indirizzo un impegno
tempestivo ed energico per ottenere l'immediata e drastica riduzione dei
voli facenti capo a quel sedime aeroportuale, non spostandoli altrove ma
imponendone la cancellazione tout court.
*
I sindaci di Ciampino e di Marino, il presidente del X Municipio di Roma e
il presidente della Provincia di Roma devono cessare di essere ad un tempo
vittime e complici dell'inganno e della truffa dell'impossibile ed illegale
devastante mega-aeroporto di Viterbo, e devono quindi piuttosto adoperarsi
con gli strumenti che l'ordinamento giuridico mette a loro disposizione per
ottenere ope legis la drastica e immediata riduzione dei voli su Ciampino.

2. DOCUMENTI. CIRCOLO PRC DI CIAMPINO: CONTRO LA COSTRUZIONE DELL'AEROPORTO
DI VITERBO E PER L'IMMEDIATA RIDUZIONE DEL TRAFFICO AEREO
[Dalla mailing list dell'"Assemblea No-fly" di Ciampino riprendiamo il testo
dell'ordine del giorno approvato il 5 luglio 2008 dal congresso del circolo
"Antonio Gramsci" del Prc di Ciampino, contro la costruzione dell'aeroporto
di Viterbo e per l'immediata riduzione del traffico aereo]

Il congresso del circolo di Ciampino esprime la propria contrarieta' al
progetto di costruzione di un aeroporto a Viterbo, non potendo questo in
nessuna maniera essere una soluzione per la citta' di Ciampino.
Siamo innanzitutto contrari alla logica per cui per eliminare il problema lo
si sposta in un'altra citta': e' meschino e ignobile avallare l'idea che per
salvare la popolazione ciampinese dall'inquinamento, lo si sposta sulla
popolazione della Tuscia con tanto di devastazione ambientale.
Una follia alla fine della quale, Ryanair e AdR avrebbero intascato miliardi
di euro di profitti senza pagare un euro per tutti i danni arrecati alla
nostra salute, mentre a pagare sarebbero i viterbesi.
Sono i fatti poi a confermare che questa non sara' mai una soluzione per
Ciampino, ma solo un aiuto alla speculazione.
Al di la' delle belle parole di Marrazzo e Perandini sulla necessita' di
chiudere lo scalo Pastine, alle quali siamo abituati da anni, i fatti dicono
che i piani di AdR prevedono un incremento del traffico aereo fino a 115
milioni di passeggeri entro il 2020 (oggi sono 35 milioni): un numero
irraggiungibile senza l'utilizzo dello scalo di Ciampino, visto che Viterbo
non potrebbe avere la capienza di Fiumicino.
Inoltre AdR ha stanziato dei fondi per il rifacimento della pista e lo
scorso gennaio Veltroni ha avviato il progetto per la costruzione di un
nuovo grande parcheggio adiacente all'aeroporto, costruito con fondi privati
per il costo di 5 milioni di euro. Non si spendono queste somme per un sito
che si vuole chiudere.
Siamo di fronte all'ennesima presa in giro per gli abitanti di Ciampino:
parlare dell'aeroporto di Viterbo serve solo a deviare l'attenzione dallo
spaventoso inquinamento che ogni giorno subiamo, ad accantonare la
rivendicazione della cancellazione di tutte le tratte aeree illegalmente
stabilite a Ciampino dal 2000. La stessa tattica utilizzata dal sindaco, da
Veltroni, da Marrazzo e dall'Enac, quando nei ripetuti tavoli tecnici durati
per mesi promettevano di voler spostare i voli, mentre nella realta' i voli
aumentavano fino all'insostenibile numero di oltre 130 movimenti commerciali
giornalieri.
Nel marzo scorso, dopo tre mesi di rilevazioni, secondo il Centro regionale
infrastrutture sistemi trasporto aereo del Lazio (Cristal) il numero massimo
di voli compatibili con lo scalo era 61 invece dei circa 200 giornalieri.
Solo dopo un anno di monitoraggio pero' il dato sara' provato in maniera
scientifica. In questi mesi e nei prossimi nemmeno un volo verra' spostato
da Ciampino; siamo quindi certi che questo dato sara' confermato.
In attesa di vedere cosa inventeranno le istituzioni per nascondere anche
questi dati (ancora non e' stata fatta una analisi epidemiologica sulla
popolazione ne' una Valutazione d'impatto ambientale), noi  torniamo a
chiedere lo spostamento immediato di tutte le tratte immesse su Ciampino dal
2001 e la cancellazione di tutte quelle che Fiumicino non potesse ospitare.
Questo traffico aereo e' stato portato a Ciampino in spregio delle leggi sul
rumore, sull'inquinamento e sulla sicurezza dell'impianto (persino la pista
non e' a norma).
Questo traffico aereo deposita su Ciampino e sulle zone limitrofe un volume
di polveri sottili pari a quello prodotto da 500.000 auto al giorno:
basterebbe questo per legittimare la richiesta di spostamento delle rotte.
Non possiamo accettare la corsa sfrenata all'aumento dei voli e alla
costruzione di aeroporti che i padroni delle compagnie aeree vogliono
imporre sui nostri territori: seguendo i loro piani, tra qualche anno
avremmo 5 aeroporti tra Siena e Frosinone, con ricadute inimmaginabili sui
territori e sulle popolazioni.
Dobbiamo opporre a questi piani tutti incentrati sui profitti delle aziende
aeree e di costruzioni, un piano razionale dei trasporti, in cui pochi
grandi hub siano collegati tra loro da un sistema efficiente di trasporti su
rotaia, vietando la proliferazione di tratte aeree al di sotto dei 500 km.
Un piano come questo si scontra con gli interessi dei padroni del mercato
aereo. E non potra' mai essere attuato finche' i trasporti dovranno
sottostare alla logica del profitto. L'intero settore deve tornare in mani
pubbliche, sotto il controllo dei lavoratori e delle popolazioni, a
cominciare proprio da AdR.
Chiediamo al nostro partito, quindi, di ritirare l'appoggio al piano
Marrazzo votato in Regione che individua a Viterbo la sede del nuovo scalo e
da' mandato per l'individuazione di un altro sito nel frusinate.
Chiediamo altresi' che il nostro partito rompa con la giunta comunale di
Ciampino, con la giunta provinciale di Viterbo e con la giunta Marrazzo, se
decideranno di proseguire nella costruzione dell'aeroporto di Viterbo.
A Ciampino questo sarebbe da tempo un atto dovuto, viste le chiare e gravi
responsabilita' del Pd nell'aumento del traffico aereo e nel sostegno al
progetto di scalo a Viterbo.
Noi staremo dalla parte di chi lotta per la salute, contro chi vuole
devastare l'aria e il territorio in nome dei profitti privati.
Il circolo di Ciampino si impegna a una effettiva solidarieta' con i
movimenti in lotta tra Viterbo e Ciampino, per la costruzione di una
mobilitazione in citta', coinvolgendo i lavoratori civili e della parte
militare del Pastine (tra i quali sono aumentate le morti per malattie
all'apparato respiratorio) e facendo appello al No-fly, al comitato e ai
partiti della sinistra ad un fronte comune per la riduzione immediata del
traffico aereo.
Circolo Prc "A. Gramsci" di Ciampino

3. RIFIUTI. ANTONELLA LITTA: RICICLARE, NON BRUCIARE
[Riproponiamo il seguente intervento gia' apparso nelle "Notizie minime
della nonviolenza in cammino".
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia).
Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale
ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni
medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi
africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di
programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato
"Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla
legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente]

Il continuo aumento dei rifiuti e il problema della loro gestione non sono
altro che uno degli aspetti del nostro modello di vita e sviluppo economico
che privilegia la crescita della produzione di merci e dei consumi, spesso
indotti e superflui e per soddisfare i quali ci s'indebita sempre piu'.
Moderne catene sono oggi le rate degli innumerevoli mutui e finanziamenti
con cui paghiamo oggetti spesso non necessari, avvolti da involucri ed
imballaggi che vanno a finire nella spazzatura.
E' quindi chiaro che una corretta e razionale gestione dei rifiuti non puo'
prescindere da una attenta riconsiderazione dell'attuale modello di sviluppo
che deve anche prevedere ed obbligare alla riduzione dei rifiuti "a monte".
Sono le industrie che devono farsi carico del recupero per il successivo
riciclo di tutti quei materiali che ci vengono venduti, per esempio, insieme
ad un qualsiasi elettrodomestico. E' solo il riciclo di questi materiali, e
non il loro abbandono o distruzione, che puo' arrestare il saccheggio delle
materie prime di cui sono composti, e di cui l'ambiente non possiede
quantita' illimitate.
E' quindi un problema politico ancor prima che tecnico. Infatti non sono
sufficienti le migliori tecniche di smaltimento dei rifiuti se non si regola
e non si fanno scelte politiche e di governo del territorio che devono
influire sulla qualita' e sulla quantita' dei rifiuti prodotti.
La gestione del "problema rifiuti" passa per una politica semplice, quella
delle cosiddette "r": riduzione della produzione, raccolta differenziata
porta a porta, riciclaggio, riuso, riparazione, recupero e
responsabilizzazione dei cittadini e delle istituzioni, in particolare dei
Comuni, delle Province e delle Regioni che devono predisporre centri piccoli
e diffusi sul territorio, a gestione comunale, per lo smaltimento e il
riciclo dei rifiuti solidi urbani (in sigla: rsu) con aree per il
trattamento della frazione umida che dara' vita al compost da utilizzare
come fertilizzante naturale. In parole semplici una filiera breve del ciclo
dei rifiuti che possa cosi' essere controllato e gestito in relazione alle
peculiarita' sociali ed economiche del territorio.
Con l'attuazione di questa politica e' ovvio che il quantitativo di rifiuti
che necessitano di un trattamento finale si riduce in maniera drastica ed e'
possibile trattarli con tecnologie che garantiscono ambiente e salute e che
non sono le discariche o i termovalorizzatori che  meglio sarebbe chiamare
con il loro vero nome, cioe': inceneritori.
*
L'incenerimento dei rifiuti solidi urbani e' una tra le tecniche piu'
dannose per l'ambiente e la salute.
I rifiuti non scompaiono bruciandoli ma vengono trasformati in altro:
polveri, scorie, gas. Per ogni tonnellata di rsu bruciati in un inceneritore
si producono circa 330 kilogrammi di ceneri e fanghi, scorie tossiche che
devono essere trattate e poi conferite in discariche speciali ad un costo
che e' sempre a carico dei contribuenti. Durante le fasi del processo di
combustione dei rifiuti vengono immessi nell'aria milioni di metri cubi di
gas dannosi, la cui composizione dipende dal tipo di rifiuto bruciato e che
contribuiscono all'aumento dei gas serra, al  fenomeno delle piogge acide e
di eutrofizzazione di mari e laghi. Le polveri emesse, meglio note come
particolato sottile ed ultrasottile (PM10 e PM2.5, ovvero polveri con
diametri di 10,5 micron ed inferiori a 2.5 micron) sono costituite da
nanoparticelle formate da sostanze chimiche (metalli pesanti in particolare:
arsenico, berillio, cadmio, cromo, nichel, piombo,  idrocarburi policiclici,
policlorobifenili, benzene, diossine e furani, ecc.) estremamente
pericolose, perche' persistono nell'ambiente e possono accumularsi negli
organismi viventi.
Ormai innumerevoli studi scientifici mostrano l'evidente correlazione tra
l'esposizione alle polveri sottili ed ultrasottili e l'aumento dei ricoveri
ospedalieri, della mortalita', delle malattie respiratorie, delle malattie
cronico-degenerative (alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi
multipla), delle malattie endocrine, delle malattie neoplastiche e del
sistema cardiovascolare.
L'inalazione delle polveri sottili e ultrasottili provoca riduzione della
funzionalita' polmonare nei bambini, riduzione della speranza di vita,
aumento delle malattie neoplastiche e basso peso alla nascita per
esposizioni avvenute nel periodo di gravidanza e precedentemente.
Molte sostanze prodotte dalla combustione di rsu sono sconosciute e il loro
impatto sulla salute e l'ambiente ancora imprevedibile e non valutabile.
Gli inceneritori di ultima generazione emettono meno polveri e gas ma non
hanno filtri in grado di fermare le polveri ultrasottili (quelle piu'
pericolose perche' arrivano direttamente nel sangue) e la ridotta emissione
di gas e polveri e' compensata dall'aumento della capacita' di combustione e
non rassicura in alcun modo in quanto le sostanze immesse nell'ambiente sono
sempre dannose per la salute ed hanno la capacita' di persistere ed
accumularsi negli organismi viventi.
A conferma di quanto affermato, uno studio commissionato dal Cewep -
Confederation of European Waste-to-energy Plants - (confederazione europea
dei gestori degli impianti dai rifiuti all'energia) afferma che "il
riciclaggio dei materiali raccolti con una buona differenziazione, provoca
un minor impatto ambientale rispetto alla termovalorizzazione".
In Francia nell'ottobre scorso l'Ordine dei medici ha chiesto una moratoria
alla costruzione  di nuovi inceneritori e la stessa cosa ha fatto l'Ordine
dei medici dell'Emilia-Romagna  richiamandosi al principio di precauzione.
Il principio di precauzione, nato all'interno di tematiche strettamente
ambientali (Rio de Janeiro, 1992) ed entrato a far parte del Trattato
Costitutivo dell'Unione Europea (Maastricht, 1994), afferma che "qualora
esista il rischio di danni gravi ed irreparabili, la mancanza di piena
certezza scientifica non puo' costituire il pretesto per rinviare l'adozione
di misure efficaci, anche non a costo zero, per la prevenzione del degrado
ambientale".
La stessa Unione Europea indica la termodistruzione e il conferimento in
discarica come ultime opzioni, in quanto entrambe non sono scevre da rischi
per l'ambiente e la salute.
E' assolutamente necessario evitare il ricorso agli inceneritori - o
termovalorizzatori che  dir si voglia - non solo per ragioni di salute ed
ambientali ma anche economiche.
In America, in Europa e anche in Italia, di recente e' nata una nuova
imprenditoria che dalla gestione del ciclo dei rifiuti senza il ricorso alle
discariche e agli inceneritori e' riuscita a creare opportunita' di lavoro e
guadagno. Queste imprese trattano il residuo non riciclabile con metodi
definiti meccanico-biologici, ed i trattamenti meccanici con estrusione dopo
biostabilizzazione hanno un impatto ambientale pressoche' nullo. Il costo
del riciclo dei rifiuti con queste metodiche e' di molto inferiore rispetto
all'incenerimento, ma queste tecnologie purtroppo stentano a farsi spazio e
sono poco pubblicizzate dagli organi d'informazione e poco conosciute da
amministratori, medici e cittadini.
La percentuale di rifiuti riciclati in Italia e' molto bassa rispetto
all'Europa. La spiegazione sta nel fatto che in Italia e solo in Italia
l'incenerimento viene considerato una forma di riciclo e i rifiuti solidi
urbani sono equiparati alle fonti di energia rinnovabili nonostante che
questa normativa sia stata considerata illegittima e sanzionata dall'Unione
Europea: cosi' chi gestisce i termovalorizzatori riceve una sovvenzione
statale, pagata dai cittadini  con il 7% in piu' sull'importo della bolletta
Enel; e' il famoso contributo Cip 6. In questa maniera l'80% di questo
contributo, che dovrebbe essere destinato alle vere fonti rinnovabili di
energia, va a chi costruisce impianti a biomasse e inceneritori.
*
Grande e' la preoccupazione, lo sconforto e lo sdegno per una politica che
sceglie di gestire il problema rifiuti senza preoccuparsi degli effetti
negativi sulla salute e l'ambiente, senza il dialogo con le comunita'
locali, senza un piano nazionale di gestione dei rifiuti, sempre rincorrendo
l'emergenza che essa stessa ogni volta crea.
Noi sappiamo che invece una riduzione dei rifiuti insieme alla loro corretta
e salubre gestione e' possibile ed e gia' attuata in varie zone d'Italia.
Una gestione capace di operare nel rispetto per l'ambiente e di restituire
concretezza e verita' all'articolo 32 della Costituzione Italiana che
afferma che "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell'individuo e interesse della collettivita'".

4. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "IL SUPERMARKET DI PROMETEO" DI MARCELLO CINI
(PARTE QUINTA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Marcello Cini, Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia
della conoscenza, Edizione Codice, Torino 2006.
Marcello Cini, nato a Firenze nel 1923, e' docente universitario di fisica,
e autorevole studioso di fama internazionale; ha partecipato attivamente
alle discussioni degli ultimi decenni sulla storia della scienza, i temi
epistemologici, la critica della scienza e della sua pretesa neutralita'. E'
stato ordinario di Fisica Teorica, poi di Teorie Quantistiche e oggi e'
Professore Emerito dell'Universita' "La Sapienza" di Roma. Nella sua
attivita' di ricerca si e' occupato di particelle elementari, di fondamenti
di meccanica quantistica, di processi stocastici ma anche di storia della
scienza e di temi epistemologici, temi su cui e' stato un punto di
riferimento del dibattit internazionale. E' stato vicedirettore della
rivista internazionale "Il Nuovo Cimento"; collabora al quotidiano "Il
manifesto". Oltre a testi di fisica per uso universitario e per la scuola
secondaria, ha pubblicato vari altri libri. Riportiamo la motivazione
dell'attibuzione del Premio Nonino 2004 "A un Maestro Italiano del nostro
tempo": "Fisico illustre, intellettuale tra i piu' 'curiosi' nel panorama
culturale italiano del secondo Novecento. Cresciuto nel culto della verita',
ne ha conservato il 'fuoco' sino ad oggi. Nella Sua fine riflessione
epistemologica critica il feticcio della neutralita' della scienza e
sostiene un sapere consapevole e responsabile verso la societa'. Padre
nobile ed appartato dei movimenti ambientalisti e grande difensore della
diversita'. In un lato del suo pensiero sintetizzato nella parola d'ordine
'la vita non si brevetta' si ritrovano legami strettissimi con l'ideale del
'Principio Responsabilita'' teorizzato da Hans Jonas, messaggio che
desideriamo trasmettere con forza alle generazioni future". Opere di
Marcello Cini: (con G. Ciccotti, M. de Maria, G. Jona-Lasinio), L'ape e
l'architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico, Feltrinelli,
Milano 1976; (con Danielle Mazzonis), Il gioco delle regole. L'evoluzione
delle strutture del sapere scientifico, Feltrinelli, Milano 1981; The
History and Ideology of Dispersion Relations, in: Foundations od Science, I,
1981; Cultural Tradition and Environmental factors in the Development of
Quantum Electrodynamics, in: Foundations od Science, III, 1981; Trentatre'
variazioni su un tema. Soggetti dentro e fuori la scienza, Editori Riuniti,
Roma 1990; (con: J. M. Levy-Leblond, Adam Hilger), Quantum Theory without
Reduction, 1991; Oltre il riduzionismo, 1991; Un paradiso perduto.
Dall'universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi,
Feltrinelli, Milano 1994; Caso, necessita', liberta', Cuen, Napoli 1998;
Dialoghi di un cattivo maestro, Bollati Boringhieri, Torino 2001; Il
supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza,
Codice, 2006]

Da pagina 310 e seguenti
Dove andiamo?
La globalizzazione
Tutto il potere al mercato
La societa' globalizzata che l'economia capitalistica sta realizzando nel
XXI secolo e' fondata sulla prospettiva di soddisfare attraverso il mercato
tutti i bisogni individuali e collettivi che investono l'intero arco delle
esperienze umane. Secondo il pensiero neoliberista dominante, che sta alla
base dei programmi e degli interventi delle tre istituzioni internazionali -
l'Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), il Fondo Monetario
Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale - responsabili dell'economia
mondiale, l'unico modo per assicurare il massimo benessere possibile a tutti
gli abitanti del pianeta e' infatti quello di attribuire al mercato il
potere di regolare, attraverso la sua "mano invisibile", tutte le azioni
umane.
Tuttavia, molti autorevoli esponenti della classe dirigente del capitalismo
mondiale - dal Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, ex-vicedirettore della
Banca Mondiale, dimessosi dalla carica per dissenso con la politica di
quest'istituzione, al notissimo finanziere George Soros, che ha costruito un
impero speculando nel mercato finanziario - sono fortemente scettici sulle
possibilita' di raggiungere questo fine senza modificare profondamente le
regole del processo di globalizzazione.
Il primo scrive ad esempio: "Chi denigra la globalizzazione troppo spesso ne
sottovaluta i vantaggi, ma i suoi fautori sono stati, se possibile, ancor
meno imparziali. Per loro, la globalizzazione (associata tipicamente
all'accettazione del capitalismo trionfante, sul modello americano) e'
progresso; i paesi in via di sviluppo devono accettarla se vogliono crescere
e combattere la poverta' in modo efficace. Ma per molti nel mondo in via di
sviluppo la globalizzazione non ha portato i vantaggi economici sperati".
Il secondo, pur ribadendo che "in effetti la globalizzazione e' uno sviluppo
per molti versi auspicabile", riconosce che "la globalizzazione ha anche un
lato negativo". Soros spiega: "In primo luogo, molte persone (in particolare
nei paesi meno sviluppati) sono state danneggiate dalla globalizzazione
senza avere alcuna rete di sicurezza sociale che le proteggesse; molte altre
sono state emarginate dai mercati globali. In secondo luogo, la
globalizzazione ha provocato una ripartizione iniqua delle risorse tra beni
privati e beni pubblici. Il perseguimento del profitto, indifferente a ogni
altra considerazione, puo' nuocere all'ambiente ed entrare in conflitto con
altri valori sociali. Terzo, i mercati finanziari globali hanno una naturale
tendenza alla crisi. [...] Tutti e tre questi fattori si sommano e ne
risulta un 'terreno di gioco' estremamente ineguale".
Queste posizioni critiche, che esprimono la preoccupazione che la via
seguita finora possa mettere in serio pericolo la stabilita' del sistema,
restano comunque tutte interne alla cultura economica dominante, secondo la
quale "il mondo sta orientandosi al capitalismo perche' questo si fonda su
presupposti circa la natura umana e la tecnologia che paiono corrispondere
meglio alla realta' degli atteggiamenti degli uomini e della tecnologia
moderna".
Per quanto mi riguarda, invece, come ho gia' anticipato nel prologo, non
appartengo - nonostante il fallimento dei tentativi novecenteschi di
realizzare, attraverso l'utopia comunista, una societa' socialista
alternativa al capitalismo - alla schiera di coloro che si rassegnano ad
ammettere che il capitalismo, e comunque questo capitalismo, sia l'unico
sistema sociale possibile. Non si tratta solo di fedelta' agli ideali
d'uguaglianza e di giustizia che hanno portato alla nascita del movimento
operaio e socialista nella seconda meta' dell'Ottocento. Si tratta della
consapevolezza del fallimento del capitalismo - un insuccesso altrettanto
grave e drammatico del primo - nell'obiettivo di assicurare, per lo meno in
una prospettiva visibile, a tutti gli abitanti del pianeta una vita serena e
dignitosa, nonostante esistano ormai tutte le conoscenze e tutti i mezzi
economici e tecnologici necessari per realizzarlo. In altri termini, posso
dire che - pur non essendo sicuro che, come dicono i new-global, "un altro
mondo sia possibile" - sono certo che un altro mondo e' necessario. Vediamo
dunque meglio le argomentazioni che dimostrano questo secondo fallimento.
Ricorrero', visto che non sono del mestiere, a estese citazioni tratte dai
libri di autorevoli economisti.
Il primo e' Jean Ziegler, giornalista e uomo politico svizzero impegnato da
molti anni a far luce sui loschi retroscena del capitalismo internazionale,
che e' stato anche consulente dell'Onu per i problemi della fame nel mondo.
"In primo luogo occorre ricordare - scrive - che il dogma ultraliberista
dice che, abbandonato a se stesso e affrancato da ogni tipo di limite o di
controllo, il capitale si dirige spontaneamente e in ogni istante verso il
luogo in cui i suoi profitti saranno massimi. La comparazione dei costi di
produzione determina dunque il luogo d'impianto della produzione delle
merci".
*
Da pagina 318 e seguenti
La corporation
La fantascienza ha piu' volte presentato scenari terrificanti di un mondo
dominato da macchine che hanno "preso il potere" sottomettendo il genere
umano a una dittatura che non ha altro fine che quello dell'autoreplicazione
di macchine, ovviamente amorali, sempre piu' sofisticate. Il tema della
possibilita' di produrre macchine autoreplicanti e' diventato tuttavia
realistico con John von Neumann. Abbiamo gia' visto come Giuseppe Longo
abbia scritto su questo tema pagine di grande sensibilita' e acutezza. Il
filo conduttore della sua ricerca, al tempo stesso letteraria e scientifica,
lo ricordiamo, e' quello della simbiosi fra uomo e computer, e in
particolare della coevoluzione fra la specie umana e la rete. Le sue
conclusioni sono improntate al pessimismo: "Se l'intelligenza umana
rinuncera' alle sue prerogative specifiche per adeguarsi a quelle
dell'intelligenza artificiale, ne uscira' sconvolta e impoverita. La
repressione di quei caratteri provochera' frustrazioni e infelicita', senza
che queste frustrazioni possano emergere e sfogarsi con forza e dignita',
perche' sarebbero oggetto di scherno da parte degli 'uomini-macchina' gia'
avviati alla simbiosi. Se invece l'intelligenza umana cerchera' di mantenere
le proprie specificita', non mancheranno coloro (e gia' ci sono) che
vorranno arricchire l'intelligenza artificiale dotandola anche di quelle
caratteristiche, magari a scopi puramente utilitari o edonistici, ad esempio
per ottenere 'macchine da compagnia' meno esigenti e fastidiose degli esseri
umani. Pur rimanendo diversi, vista la diversita' della loro storia
evolutiva - l'artefatto (intelligenza artificiale) e l'originale
(intelligenza umana) -, non c'e' dubbio che a qualche livello un confronto
sarebbe possibile, e prima o poi l'uomo lo perderebbe, perche' i parametri
di valutazione sarebbero sempre piu' meccanici e sempre meno umani".
Come ho gia' anticipato, non condivido la tesi - esplicita in Galimberti e,
in parte, implicitamente accettata da Longo - dell'ineluttabilita' del
processo di deumanizzazione (o se si vuole di "macchinizzazione") dell'uomo
ad opera di un'inesorabile marcia della tecnica che stritola tutto cio' che
trova sul suo cammino. O per meglio dire non condivido l'idea che sia la
tecnica stessa il motore della propria marcia. Secondo me, l'instaurazione
di una dittatura di macchine tecnologiche che incorporano nel loro universo
uomini disumanizzati non e' lo sbocco ineluttabile di uno sviluppo
inesorabile della tecnica, ma la possibile conseguenza della dittatura, ben
piu' attuale e onnipresente, delle vere e proprie "macchine"
socio-economiche - le imprese multinazionali, o corporation - che utilizzano
le tecnoscienze per integrare e sottomettere masse umane crescenti nel
proprio ciclo di autoriproduzione.
L'uso del termine "macchina" non e' una semplice metafora. La tesi che il
mondo sia gia' dominato da entita' autonome, irresponsabili nei confronti
del mondo al loro esterno e che agiscono soltanto al fine di ottimizzare i
propri vantaggi riproduttivi, senza rispondere in alcun modo dei danni che
le loro azioni possono produrre sugli altri soggetti sociali individuali e
collettivi, e' ampiamente documentata in uno splendido libro di Joel Bakan
intitolato The Corporation, dal quale e' stato anche tratto un film.
"Le corporation al giorno d'oggi - cosi' si apre il libro - controllano le
nostre vite: decidono cosa mangiamo, cosa vediamo, cosa indossiamo, dove
lavoriamo e cosa facciamo. Siamo inesorabilmente circondati dalla loro
cultura, dalla loro iconografia e dalla loro ideologia". La natura della
corporation e' fissata in modo chiaro dalla legislazione degli stati moderni
instaurata alla meta' dell'Ottocento. Essa e' "una 'persona' giuridica la
cui ragione sociale si fonda sulla valorizzazione di interessi privati, a
prescindere da qualsiasi considerazione di ordine etico. Quella che in un
essere umano sarebbe pressoche' unanimemente ritenuta una personalita'
aberrante, se non psicopatica, e' invece unanimemente accettata
nell'istituzione economica piu' potente della nostra societa'".
Il punto di partenza dell'atto di accusa di Bakan e' che la legge vieta
espressamente che la corporation, e per essa gli uomini che la dirigono, sia
socialmente responsabile delle sue azioni. Lo spiega chiaramente un esperto
di diritto societario, Robert Hinkley: "Chi guida una corporation ha un
dovere legale verso gli azionisti, e questo dovere consiste nel realizzare
profitti. Venir meno a questo dovere, per amministratori e dirigenti, puo'
significare essere citati in giudizio dagli azionisti. La legge consacra la
corporation al perseguimento dei propri interessi (e ne identifica
l'interesse con quello degli azionisti). Nessuna menzione e' fatta della
responsabilita' verso l'interesse pubblico. [...] La legge pertanto
considera le preoccupazioni etiche e sociali come irrilevanti, o come
ostacoli al mandato fondamentale della corporation".
La corporation dunque e' equiparabile a una persona psicopatica priva di
qualunque regola morale. Il dottor Robert Hare, esperto internazionale di
psicopatologia, ne analizza cosi' i comportamenti: "La corporation e'
irresponsabile, perche' nel tentativo di raggiungere i suoi obiettivi e'
disposta a mettere a rischio chiunque. Le corporation cercano di manipolare
tutto, inclusa l'opinione pubblica, e sono megalomaniache nel ripetere
continuamente 'Siamo i numeri uno, siamo i migliori'". [...]
Altri tratti salienti della corporation sono l'assenza di empatia e le
tendenze asociali: un comportamento che denota l'assoluta mancanza di
attenzione nei riguardi delle loro vittime. Le corporation spesso rifiutano
di accettare la responsabilita' delle loro azioni e sono incapaci di provare
rimorsi: quando sono colte in fallo, pagano multe salate e continuano
imperterrite a fare quello che facevano prima; anche perche' le multe e le
sanzioni comminate sono insignificanti rispetto ai profitti che si mettono
in tasca.
Insomma, una persona in carne e ossa che si comportasse come la persona
giuridica corporation sarebbe messa in manicomio, o in galera, o comunque
stigmatizzata come socialmente pericolosa. Perche' la corporation e' invece
considerata socialmente degna di rispetto e persino d'ammirazione e di
gratitudine? Perche' non e' una persona, ma e' una macchina, e una macchina
e' fatta per realizzare uno scopo, senza occuparsi di cio' che e' giusto o
sbagliato, buono o cattivo. Per di piu', e' una macchina molto utile perche'
produce ricchezza. Pecunia non olet, dicevano gia' i romani.
La modalita' principale attraverso la quale la corporation produce profitti
e' la pratica di produrre esternalita', cioe' di scaricare all'esterno i
costi dei danni prodotti dall'attivita' dell'impresa.
Tutti i mali che colpiscono le persone e l'ambiente come risultato della
spasmodica - e giuridicamente obbligata - ricerca del profitto da parte
delle corporation sono pertanto sistematicamente classificati dagli
economisti come "esternalita'": cioe', problemi altrui.
In sostanza, spiega l'uomo d'affari Robert Monks: "La corporation e' una
macchina per esternalizzare, allo stesso modo in cui uno squalo e' una
macchina per uccidere. [...] Non e' questione di cattiva volonta':
l'impresa, cosi' come lo squalo, ha dentro di se' quelle caratteristiche che
la mettono in condizione di fare cio' per cui e' stata creata. [...] La
corporation e' in realta' una macchina di morte". Un altro industriale di
successo che ha riconsiderato criticamente le sue convinzioni passate, Ray
Anderson, descrive la corporation come "uno strumento di distruzione dei
tempi moderni, per la sua innata propensione a esternalizzare qualsiasi
costo che il pubblico sprovveduto o indifferente le consenta di
esternalizzare".

5. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 112 del 9 luglio 2008

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