Coi piedi per terra. 109



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 109 del 4 luglio 2008

In questo numero:
1. I viterbesi onesti e responsabili ringraziano di cuore il parlamentare
europeo Giulietto Chiesa
2. Giulietto Chiesa: Una lettera aperta ai cittadini della Tuscia. Il
devastante mega-aeroporto per voli low cost a Viterbo non si fara'. Ecco
perche'
3. Alcuni estratti da "Il supermarket di Prometeo" di Marcello Cini (parte
seconda)
4. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. RIFLESSIONE. I VITERBESI ONESTI E RESPONSABILI RINGRAZIANO DI CUORE IL
PARLAMENTARE EUROPEO GIULIETTO CHIESA

Il parlamentare europeo e prestigioso giornalista e saggista Giulietto
Chiesa e' uno dei tanti rappresentanti delle istituzioni, intellettuali,
personalita' della societa' civile, che da mesi si stanno impegnando in
difesa dei diritti dei cittadini di Viterbo; in difesa dell'ambiente, della
storia, della cultura, delle risorse della comunita' viterbese; in difesa
della legalita', della democrazia, della verita'.
I viterbesi onesti e responsabili lo ringraziano di tutto cuore per il suo
impegno.
Perche' l'onorevole Giulietto Chiesa, come molte altri illustri personalita'
che hanno risposto all'appello promosso dal nostro comitato, e' da mesi
impegnato a difendere Viterbo da un'operazione speculativa e scellerata, di
saccheggio delle pubbliche risorse e di distruzione dei beni comuni e dei
diritti di tutti, rappresentata dal devastante mega-aeroporto per voli low
cost che se realizzato provocherebbe conseguenze catastrofiche per
fondamentali beni ambientali e culturali, sociali ed economici della citta'
(come l'area termale del Bulicame), e provocherebbe conseguenze
catastrofiche per la salute, la sicurezza e la qualita' della vita dei
viterbesi.
*
I cialtroni che continuano ad ingannare i viterbesi con promesse tanto
mirabolanti quanto fasulle dovrebbero vergognarsi di se stessi.
I cialtroni che continuano ad ingannare i viterbesi con menzogne tanto
spudorate quanto truffaldine dovrebbero vergognarsi di se stessi.
*
La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si
deve fare: poiche' la legislazione in vigore non lo consente. Punto.
La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si
deve fare: poiche' esso implicherebbe la devastazione per sempre dell'area
termale del Bulicame e di fondamentali risorse ambientali, culturali,
scientifiche, terapeutiche, sociali, agricole, turistiche, produttive.
Punto.
La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si
deve fare: poiche' la sua attivita' produrrebbe un enorme inquinamento
ambientale che massacrerebbe la salute della popolazione viterbese. Punto.
La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si
deve fare: poiche' l'inconfutabile evidenza scientifica e tutte le
istituzioni internazionali che si sono occupate seriamente del problema del
surriscaldamento del clima attestano che occorre anche - non solo, ma anche,
e decisivamente - ridurre immediatamente e drasticamente il trasporto aereo,
e non incrementarlo. Punto.
*
Si eviti di sperperare ingentissimi finanziamenti pubblici a vantaggio di
una sparuta cricca di speculatori e a detrimento dell'intera popolazione.
Si potenzi piuttosto subito il trasporto ferroviario, vera necessita'
dell'Alto Lazio.
E si riducano subito drasticamente i voli su Ciampino, la cui popolazione
sta pagando un prezzo tremendo in termini di danno alla salute e alla
qualita' della vita per il profitto di una criminale lobby speculativa.
*
Siamo assai grati a Giulietto Chiesa di essere al nostro fianco nella difesa
di Viterbo e dei viterbesi, nella difesa dei diritti umani di tutti gli
esseri umani, nella difesa della legalita' e della democrazia, nella difesa
dei diritti delle generazioni future, nella difesa dell'unica casa comune
che l'intera umanita' abbia.

2. RIFLESSIONE. GIULIETTO CHIESA: UNA LETTERA APERTA AI CITTADINI DELLA
TUSCIA. IL DEVASTANTE MEGA-AEROPORTO PER VOLI LOW COST A VITERBO NON SI
FARA'. ECCO PERCHE'
[Nuovamente ringraziamo Giulietto Chiesa (per contatti:
ufficiostampa at giuliettochiesa.it) per questo intervento, gia' apparso nelle
"Notizie minime della nonviolenza in cammino".
Giulietto Chiesa (Acqui Terme, 1940) e' giornalista, saggista, storico,
parlamentare europeo. Dal sito www.giuliettochiesa.it riprendiamo la
seguente scheda "Giulietto Chiesa e' nato ad Acqui Terme (Al) il 4 settembre
1940. Giornalista dal 1979, quando entro' a L'Unita' come redattore
ordinario. In precedenza aveva compiuto una lunga esperienza politica, prima
come dirigente studentesco universitario, a Genova e in campo nazionale
(vicepresidente dell'Unione Goliardica Italiana), poi come dirigente
nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (Fcgi), infine come
dirigente della Federazione genovese del Pci negli anni 1970-1979.
Capogruppo per il Pci nel Consiglio Provinciale di Genova dal 1975 al 1979,
quando lascia il funzionariato di partito e viene assunto da L'Unita', a
Roma. Dal primo ottobre 1980 al primo settembre 1990 corrispondente da Mosca
per l'Unita'. Nel 1989-1990 e' "fellow" del Wilson Center, Kennan Institute
for Advanced Russian Studies, di Washington. Conferenze in quindici
universita' e istituti di ricerca americani, Dipartimento di Stato, Rand
Corporation etc. Nel 1990 entra alla Stampa, ancora come corrispondente da
Mosca, e rimane in Russia fino alla fine del 2000. Attualmente e'
editorialista e commentatore politico dello stesso giornale e anche notista
e commentatore del Manifesto e di Avvenimenti, oltre che di diverse riviste
italiane. Collabora con numerose riviste e giornali italiani, europei, russi
e americani. Ha lavorato per il Tg5, Tg1 e Tg3. Collabora saltuariamente con
Radio Svizzera Internazionale, con Radio Vaticana, con la Bbc in lingua
russa, con Radio Liberty, con Ntv (Russia) e con Deutsche Welle. Collabora
regolarmente con Rai News 24 e con diversi programmi Rai, tra cui Primo
Piano della Rete 3. Piu' recentemente tiene rubriche fisse mensili su Photo
e Galatea. In Russia ha da diversi anni una rubrica fissa sul settimanale
dei circoli imprenditoriali Kompania. Ha scritto diversi libri, molti in
tema di storia, cronaca e reportage sull'Unione Sovietica e sulla Russia. Il
suo primo libro fu pero' dedicato al fallito tentativo di recupero degli
ostaggi americani nell'ambasciata di Teheran, Operazione Teheran (De Donato,
Bari 1980). Successivamente scrisse L'Urss che cambia (Editori Riuniti, Roma
1987) con lo storico allora dissidente russo Roy Medvedev. Questo libro
venne tradotto in lingua portoghese nel 1988. Ancora in forma di dialogo con
Medvedev usci' nel 1990, per i tipi di Garzanti, La rivoluzione di
Gorbaciov, che venne pubblicata prima negli Stati Uniti, con il titolo Time
of Change (Pantheon Books, 1990) e poi in Giappone. Quasi contemporaneamente
usci' in Italia Transizione alla democrazia, per i tipi di Lucarini Editore.
Una nuova edizione, largamente riveduta e aggiornata insieme a Douglas
Northrop, con il titolo Transition to Democracy, usci' nel 1991 negli Stati
Uniti (University Press of New England) e successivamente in Russia, con il
titolo Perekhod k Democratij (Mezhdunarodnye Otnoshenija). Seguirono altri
due libri, il primo fu Cronaca del Golpe Rosso (Baldini & Castoldi, Milano
1991) e Da Mosca. Cronaca di un colpo di stato annunciato (Laterza, Bari
1995). Gli ultimi due libri sulle vicende russe sono stati Russia Addio
(Editori Riuniti, Roma 1997), tradotto in russo con il titolo Proschaj
Rossija (Editrice Geja) con enorme successo di pubblico, superando le 80.000
copie, e successivamente tradotto in cinese (Editrice Nuova Cina, Pechino
1999) e in greco (Kastaniotis, Atene 2000). E Roulette russa (Guerini &
Associati, Milano 1999), che, con lo stesso titolo, Russkaja Ruletka, e'
uscito in Russia a luglio 2000 per i tipi della casa editrice Prava
Cheloveka. Negli ultimi cinque anni si e' occupato di studio della
globalizzazione e, in particolare, degli effetti sul sistema mediatico
mondiale. Ha pubblicato numerosi saggi in materia per riviste italiane ed
estere. Sono stati pubblicati in Russia due suoi saggi ricavati da relazioni
all'Accademia delle Scienze e all'Istituto di Economia e relazioni
internazionali (Imemo). Attualmente collabora stabilmente o saltuariamente
anche con altri giornali russi: Literaturnaja Gazeta, Delovoi Vtornik,
Moskovskie Novosti. Sono usciti recentemente altri suoi lavori. Per i tipi
di Einaudi e' stato pubblicato G8-Genova, la cronaca degli avvenimenti del
luglio 2001. Per i tipi della Guerini e associati e' uscito il libro
Afghanistan anno zero, scritto con il giornalista e disegnatore satirico
Vauro, con prefazione di Gino Strada, il chirurgo italiano fondatore di
Emergency. Quest'ultima opera e' rimasta per un anno in vetta alle
classifiche, avendo superato 115.000 copie vendute. E' uscita una edizione
in lingua greca. Nella primavera del 2002 e' uscito, per i tipi di
Feltrinelli, La guerra Infinita, che ha gia' superato le 60.000 copie ed e'
rimasto a lungo in vetta alle classifiche della saggistica. Il volume ha
un'edizione tedesca: Das Zeitalter des Imperiums, Europaische
Verlagsanstalt, Hamburg 2003. Sempre per Feltrinelli nel marzo 2003 e'
uscito Superclan, scritto con Marcello Villari; a Mosca, sempre nel 2003, e'
stato pubblicato, per le edizioni Neizvestnaja Voina, il volume
Beskonechnaja Voina: una raccolta di saggi che include parti di Afghanistan
anno zero, de La Guerra infinita e di Superclan. Nei primi mesi del 2004 e'
uscito, per i tipi della casa editrice Nottetempo, La guerra come menzogna.
Di esso esiste gia' una traduzione in francese, per la Timeli edizioni di
Ginevra. Della Guerra infinita esiste gia' una edizione in inglese, presto
acquistabile via Internet, e una in spagnolo. Recentemete Nottetempo ha
pubblicato il saggio Invece di questa sinistra, ultima fatica di Giulietto
Chiesa, che contiene il suo programma politico per le elezioni europee. A
ottobre 2004 ha pubblicato per le edizioni Piemme, insieme al vignettista
Vauro, I peggiori crimini del comunismo, una denuncia satirica che svela il
passato 'rosso' di alcuni degli uomini piu' vicini all'allora presidente del
Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. Ultime opere pubblicate: Cronache
Marxiane, Editore Fazi, 2005; Le carceri segrete della Cia in Europa,
Piemme, 2007". Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per stralci
alcune informazioni che integrano quelle sopra riportate: "Dal 2001 in poi
Giulietto Chiesa scrive e opera soprattutto sui temi della globalizzazione
economica, politica e militare, con un'attenzione particolare sui suoi
effetti sul sistema dei mass media. Ha pubblicato molti saggi su questo tema
per riviste italiane ed estere... Gli ultimi saggi si concentrano tutti sui
temi della guerra e della globalizzazione... Nel 2005 pubblica Cronache
Marxziane, Fazi, Roma. Guidato dalle domande di Massimiliano Panarari,
Chiesa si scaglia contro il nuovo imperialismo e il 'superclan' dei padroni
del mondo - dalle banche d'affari anglosassoni ai soci di Bin Laden, da
Berlusconi a George W. Bush - nonche' contro quella che definisce la
'macchina dei sogni', l'onnipervasivo sistema contemporaneo dei media che
esercita un'influenza sempre piu' forte sulle menti. Il libro incita
all'impegno diretto e all'assunzione di responsabilita' di fronte a un
sistema economico, mediatico e politico che nella visione di Giulietto
Chiesa e' una minaccia per il pianeta e rischia di condannare tutti alla
catastrofe ecologica e all'estinzione. Sugli stessi temi scrive Prima della
tempesta, Nottetempo, 2006. Diventa presidente dell'associazione MegaChip e
membro della presidenza nazionale dell'associazione Gruppo del cantiere per
il bene comune insieme ad Achille Occhetto, che ne e' il presidente
nazionale, Elio Veltri, Antonello Falomi e Diego Novelli. Del gruppo faceva
parte anche l'economista Paolo Sylos Labini, poi scomparso. Nel 2003
aderisce, da indipendente, all'alleanza politica fra Antonio Di Pietro e
Achille Occhetto in occasione delle imminenti elezioni europee del 2004. E'
stato eletto deputato del Parlamento europeo nel 2004... In seno al
Parlamento europeo e' stato nominato vicepresidente della Commissione per il
commercio internazionale, membro della Commissione per la cultura e
l'istruzione, della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa, della
Delegazione alla commissione di cooperazione parlamentare UE-Russia, della
Delegazione alle commissioni di cooperazione parlamentare UE-Kazakistan,
UE-Kirghizistan e UE-Uzbekistan e per le relazioni con il Tagikistan, il
Turkmenistan e la Mongolia. Nel corso del 2006, assieme a Megachip, ha
promosso un gruppo di lavoro che indaga sulle vicende dell'11 settembre
2001, fortemente critico nei confronti delle inchieste ufficiali e delle
interpretazioni correnti dei mass media. All'interno di questo gruppo di
lavoro, Giulietto Chiesa e' autore, insieme a Franco Fracassi, di Zero -
Inchiesta sull'11 settembre, un film documentario attualmente in fase di
lavorazione. Nel maggio 2007 ha aderito a Sinistra Democratica. E'
editorialista per diverse testate e riviste (La Stampa, Galatea, Megachip,
Micromega, Il manifesto, Latinoamerica)...". Tra le opere di Giulietto
Chiesa: Obiettivo Teheran, De Donato, 1980; (con Roy Medvedev), L'Urss che
cambia, Editori Riuniti, 1987;  (con Roy Medvedev), La rivoluzione di
Gorbaciov, Garzanti, 1990; Transizione alla democrazia, Lucarini, 1990;
Cronaca del Golpe Rosso, Baldini & Castoldi, 1991; Da Mosca. Cronaca di un
colpo di stato annunciato, Laterza, 1995; Russia Addio, Editori Riuniti,
1997; Roulette russa, Guerini & Associati, 1999; G8-Genova, Einaudi, 2001;
Afghanistan anno zero, Guerini & Associati, 2001; La guerra infinita,
Feltrinelli, 2002; (con Marcello Villari), Superclan, Feltrinelli, 2003; La
guerra come menzogna, Nottetempo, 2004; Invece di questa sinistra,
Nottetempo, 2004; "La virtualizzazione del reale e la fucina delle
illusioni", in AA. VV., Brandelli d'Italia, Chimienti, 2005; I peggiori
crimini del comunismo, Piemme, 2005; Cronache Marxziane, Fazi, 2005;
Giulietto Chiesa. Prima della tempesta, Nottetempo, 2006; Le carceri segrete
della Cia in Europa, Piemme, 2007; Zero. Perche' la versione ufficiale
sull'11 settembre un falso, Piemme, 2007]

All'attenzione dei cittadini della Tuscia
Cari cittadini della Tuscia, e segnatamente della bella cittadina di
Viterbo.
Qualche mese fa, come alcuni di voi ricorderanno, il sottoscritto, Giulietto
Chiesa, deputato europeo (ancora non per molto) si pronuncio' pubblicamente
contro il ventilato progetto di costruzione di un nuovo aeroporto nel Lazio.
Sarebbe stato il terzo. Cosiddetto "low cost", per i voli appunto a basso
costo.
Spiegai che non parteggiavo per l'aeroporto in un altro posto, per esempio
Latina, ma che ero contrario al terzo aeroporto perche' sarebbe stata una
enorme spesa, sbagliata e soprattutto inutile.
Perche'? Semplicemente perche' i voli aerei si sarebbero assai presto
ridotti e quindi costruire un nuovo aeroporto, sperando in un loro impetuoso
sviluppo sarebbe stato assolutamente insensato.
Fui investito da un uragano di insulti. Non di critiche, che sarebbero state
legittime, ma di insulti.
I vostri politici locali, quasi tutti, a quanto risulta, attuali amici
dell'attuale governo, vi promettevano nuovo benessere, nuovi posti di
lavoro, nuovo turismo. Naturalmente a spese della vostra salute e della
distruzione dell'ambiente naturale. Comunque promettevano sfracelli di
sviluppo. Anche l'allora ministro dei trasporti Bianchi, lui "di sinistra",
si pronuncio' a favore del nuovo aeroporto.
Spero, per voi e per noi tutti, che non abbiano gia' cominciato a spendere
soldi. Perche' piu' soldi avranno gia' speso, piu' soldi avremo perduto
tutti, inclusi voi, in qualita' di contribuenti.
Perche'?
Perche' il nuovo aeroporto della Tuscia non si fara'.
Perche'?
Perche' si sta gia' verificando quello che io avevo detto allora. Il prezzo
del petrolio sta cambiando tutto il panorama economico mondiale. I voli
aerei (tra i maggiori responsabili dell'effetto serra), saranno ridotti. E
non per la saggezza degli scriteriati governanti che vi hanno ingannato,
cialtroni incompetenti e bugiardi, bensi' perche' la crisi economica sta
letteralmente "mettendo a terra" migliaia di aeroplani. Dappertutto.
La faccenda e' gia' cominciata in America. E poiche' e' l'America che indica
la via, sara' bene che sappiate che negli Stati Uniti ci si sta preparando
per "significativi tagli nei voli aerei", sia di quelli interni che
internazionali.
Episodio transitorio? Niente affatto. Scrive l'"International Herald
Tribune" (28-29 giugno 2008) che questa sara' tendenza "di lungo periodo".
Annuncia che, "entro la fine dell'anno (2008) non meno di 100 citta'
americane perderanno i loro regolari collegamenti commerciali aerei". L'anno
prossimo il loro numero raddoppiera'. Otto piccole e medie compagnie aeree
americane sono gia' fallite, o sono in fallimento solo quest'anno. Il tutto
mentre decine di altre compagnie aeree stanno vendendo, anzi svendendo,
centinaia di aerei, ormai considerati improduttivi perche' consumano troppo.
Le tariffe aumentano e aumenteranno ancora di piu' quando l'Europa, in prima
fila, comincera' a imporre alle compagnie aeree un costo aggiuntivo per ogni
chilometro volato, che dovra' pagare l'emissione di gas serra.
Dunque, concludendo: i voli "low cost" si ridurranno molto presto. Gli
aeroporti "low cost" saranno ridimensionati. E nessuno pensera' piu' di
costruirne altri, perche' l'erba crescera' sulle piste deserte. Dunque cari
concittadini della Tuscia, come avevo preavvertito, si verifica adesso che
l'aeroporto promessovi era una bufala. Coloro che ve lo hanno promesso erano
o dei demagoghi ignoranti, o dei demagoghi disonesti. O forse entrambe le
cose. Chiedete conto a loro.
Cordiali saluti a tutti
Giulietto Chiesa
Roma, primo luglio 2008

3. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "IL SUPERMARKET DI PROMETEO" DI MARCELLO CINI
(PARTE SECONDA)
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Marcello Cini, Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia
della conoscenza, Edizione Codice, Torino 2006.
Marcello Cini, nato a Firenze nel 1923, e' docente universitario di fisica,
e autorevole studioso di fama internazionale; ha partecipato attivamente
alle discussioni degli ultimi decenni sulla storia della scienza, i temi
epistemologici, la critica della scienza e della sua pretesa neutralita'. E'
stato ordinario di Fisica Teorica, poi di Teorie Quantistiche e oggi e'
Professore Emerito dell'Universita' "La Sapienza" di Roma. Nella sua
attivita' di ricerca si e' occupato di particelle elementari, di fondamenti
di meccanica quantistica, di processi stocastici ma anche di storia della
scienza e di temi epistemologici, temi su cui e' stato un punto di
riferimento del dibattit internazionale. E' stato vicedirettore della
rivista internazionale "Il Nuovo Cimento"; collabora al quotidiano "Il
manifesto". Oltre a testi di fisica per uso universitario e per la scuola
secondaria, ha pubblicato vari altri libri. Riportiamo la motivazione
dell'attibuzione del Premio Nonino 2004 "A un Maestro Italiano del nostro
tempo": "Fisico illustre, intellettuale tra i piu' 'curiosi' nel panorama
culturale italiano del secondo Novecento. Cresciuto nel culto della verita',
ne ha conservato il 'fuoco' sino ad oggi. Nella Sua fine riflessione
epistemologica critica il feticcio della neutralita' della scienza e
sostiene un sapere consapevole e responsabile verso la societa'. Padre
nobile ed appartato dei movimenti ambientalisti e grande difensore della
diversita'. In un lato del suo pensiero sintetizzato nella parola d'ordine
'la vita non si brevetta' si ritrovano legami strettissimi con l'ideale del
'Principio Responsabilita'' teorizzato da Hans Jonas, messaggio che
desideriamo trasmettere con forza alle generazioni future". Opere di
Marcello Cini: (con G. Ciccotti, M. de Maria, G. Jona-Lasinio), L'ape e
l'architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico, Feltrinelli,
Milano 1976; (con Danielle Mazzonis), Il gioco delle regole. L'evoluzione
delle strutture del sapere scientifico, Feltrinelli, Milano 1981; The
History and Ideology of Dispersion Relations, in: Foundations od Science, I,
1981; Cultural Tradition and Environmental factors in the Development of
Quantum Electrodynamics, in: Foundations od Science, III, 1981; Trentatre'
variazioni su un tema. Soggetti dentro e fuori la scienza, Editori Riuniti,
Roma 1990; (con: J. M. Levy-Leblond, Adam Hilger), Quantum Theory without
Reduction, 1991; Oltre il riduzionismo, 1991; Un paradiso perduto.
Dall'universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi,
Feltrinelli, Milano 1994; Caso, necessita', liberta', Cuen, Napoli 1998;
Dialoghi di un cattivo maestro, Bollati Boringhieri, Torino 2001; Il
supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza,
Codice, 2006]

Da pagina 41 e seguenti
Oggettivita' e soggettivita' della conoscenza scientifica
La contestualita' della scienza
E' giunto il momento di trarre qualche provvisoria conclusione dalle
discussioni precedenti, che mostrano come alla base delle teorie
scientifiche ci siano sempre alcuni concetti semplici, di senso comune, che
permettono agli scienziati di costruire la "scaffalatura concettuale" entro
la quale possono essere classificati, ordinati e collegati i fenomeni del
mondo circostante. Abbiamo visto infatti che, a seconda dei criteri di base
assunti per costruire queste scaffalature, possono risultarne modi diversi
di "spiegare i fatti" e connettere consequenzialmente gli "eventi" mediante
linguaggi adeguati e coerenti con le premesse.
Abbiamo visto dunque che la conoscenza del mondo che la scienza ci fornisce
non e' assoluta - come sarebbe se essa fosse in grado di rappresentare in
modo sempre piu' dettagliato e preciso la sua "reale" struttura e le "vere"
relazioni che ne collegano le diverse parti -, ma contestuale, nel senso che
le sue verita' dipendono dalle premesse assunte per rappresentarlo. Va
sottolineato che si tratta qui di contestualita' epistemica, cioe' di
dipendenza dal contesto di ogni affermazione di verita' su un particolare
aspetto del mondo - sia che si tratti del contesto delle premesse che il
singolo scienziato assume, spesso implicitamente, per formulare
l'enunciazione della propria "verita'", sia che si tratti delle premesse
epistemologiche condivise dalla comunita' dei suoi pari per giudicarne la
validita' e, se e' il caso, decidere di accettarla a far parte del
patrimonio di conoscenze considerate veritiere nell'ambito della disciplina.
Altra cosa e' la contestualita' ontologica delle proprieta' di un oggetto.
L'esempio tipico, al quale abbiamo gia' accennato, e' quello delle
proprieta' di un oggetto a livello quantistico: posizione e velocita' di un
elettrone dipendono dallo strumento di misura con il quale esso e' fatto
interagire. E' anche il caso, ma su questo ci soffermeremo a lungo piu'
avanti, delle proprieta' della materia vivente, nei suoi differenti livelli
di organizzazione. Tipico qui e' il caso dello stesso gene che puo', a
seconda dei segnali che riceve dal contesto cellulare, avviare la produzione
di una data proteina piuttosto che di un'altra, o viceversa, della stessa
proteina che puo' catalizzare, a seconda del contesto, reazioni diverse.
E' ovvio, tuttavia, che le verita' parziali ottenute a partire da premesse
diverse non possono risultare logicamente contraddittorie tra loro. Il
carattere contestuale di queste verita' non implica dunque, anche questo e'
ovvio, che sia impossibile distinguere, in un dato contesto, fra
affermazioni vere e false. Significa pero' che, nel confrontare verita'
difformi tra loro, bisogna sempre analizzare i rispettivi contesti.
Sorge dunque la domanda: come si fa a valutare criticamente la validita', la
pertinenza, la veridicita' (o verosomiglianza) delle premesse di base delle
diverse rappresentazioni della natura (il discorso vale in modo ancora piu'
evidente per le scienze sociali) che i partecipanti al dibattito all'interno
delle varie discipline propongono? Chi e' qualificato per compiere questa
operazione?
Una volta che si sia accettata la natura contestuale della conoscenza
scientifica, la risposta a queste domande diventa facile. Se il problema e'
quello di confrontare linguaggi diversi e individuarne le premesse, spesso
nascoste o acriticamente accettate come ovvie e naturali, sara' necessario
costruire un metalinguaggio, costituito da proposizioni che hanno per
oggetto le affermazioni dei linguaggi scientifici, di livello logico
superiore a quello di questi ultimi. E' dunque quello filosofico
(epistemologico) il livello adeguato a rispondere alle domande appena
formulate. Non ha poi grande importanza, come avremo occasione di vedere tra
poco, se siano i filosofi di professione o i rari scienziati che sono
consapevoli della differenza ad assumersi questo compito.
Prima dobbiamo tuttavia confutare il punto di vista di chi nega il carattere
contestuale della conoscenza scientifica. Purtroppo si tratta ancora della
stragrande maggioranza degli scienziati che contribuiscono, spesso con
originalita', competenza e successo, a far avanzare i confini della propria
disciplina. Prendero' due esempi. Uno, piu' noto, utilizza argomenti
particolarmente tradizionali. L'altro, piu' aperto, affronta il problema ma
resta disperatamente privo di prospettiva.
Il primo prende spunto dalla vicenda nota come l'"affare Sokal", dal nome
del fisico che ne e' stato protagonista. Ne riassumo brevemente i termini.
All'inizio del 1996, la rivista americana di studi culturali "SocialText" -
espressione delle tendenze filosofiche che negli Stati Uniti si ispirano al
pensiero postmoderno - pubblico' un articolo intitolato Transgressing the
Boundaries: Towards a Transformative Hermeneutics of Quantum Cravity
("Trasgredire le frontiere: verso un'ermeneutica trasformativa della
gravita' quantistica"). In esso, l'autore, partendo dalla premessa che "le
procedure argomentative utilizzate dalla comunita' scientifica, pur nel loro
innegabile valore, non possono rivendicare una posizione conoscitiva
privilegiata rispetto alle narrazioni controegemoniche che vengono prodotte
in comunita' dissidenti o marginalizzate", si proponeva di dimostrare che la
"gravita' quantistica", in quanto teoria nella quale "le categorie
concettuali fondazionali della scienza precedente - compresa l'esistenza
stessa - si problematizzano e si relativizzano, [...] ha implicazioni
profonde per il contenuto di una futura scienza liberatoria e postmoderna".
Dopo la pubblicazione, Alan Sokal usci' allo scoperto. L'articolo,
intenzionalmente scritto in modo insensato sia dal punto di vista filosofico
che scientifico, ma argomentato nel gergo degli addetti ai lavori e sorretto
da numerose citazioni tratte dagli scritti di alcuni "maestri" della cultura
alla moda, era una beffa, architettata per screditare l'intera impalcatura
teorica del pensiero postmoderno, che voleva mostrare che i suoi cultori non
sono in grado di distinguere le loro stesse tesi da un clamoroso falso. Dopo
questo colpo di scena si scateno' una violenta polemica, che nei tre anni
successivi accumulo' sulle riviste, sui giornali e nei siti web di mezzo
mondo valanghe di plausi e di contumelie.
La cosa sarebbe finita li' - con il riconoscimento, da parte di chi, come
me, non si sente particolarmente coinvolto, che la provocazione aveva colto
nel segno, dimostrando che molti re vanno in giro, se non proprio nudi, a
malapena vestiti di stracci - se Sokal, in collaborazione con un altro
fisico, Jean Bricmont, non avesse successivamente scritto un libro con
l'ambizione di insegnarci, secondo il sottotitolo, "quale deve essere il
rapporto tra filosofia e scienza".
A dire il vero, a questo non facile compito sono dedicate soltanto una
cinquantina di pagine di intermezzo contro il "relativismo cognitivo in
filosofia della scienza" e un'altra cinquantina di epilogo e di conclusioni
alla fine del libro. Il resto (per un totale di circa 300 pagine) e' una
ripresa della denuncia gia' fatta con la famosa beffa, attraverso una
documentata raccolta di citazioni commentate di Jacques Lacan, Julia
Kristeva, Luce Irigaray, Jean Baudrillard, Gilles Deleuze, Felix Guattari e
Paul Virilio, dalle quali risulta, a mio avviso in modo chiarissimo, che,
nella piu' benevola delle ipotesi, questi autori parlano a sproposito di
concetti tratti dalla matematica e dalla fisica senza averli capiti e
traendone conclusioni prive di senso. Sono meno d'accordo sulle critiche al
sociologo Bruno Latour, ma su questo non insisto. In molti casi, comunque,
c'e' anche il fondato sospetto che l'uso spregiudicato di questi concetti
sia un modo per rivestire di scientificita' discorsi vaghi e confusi, ed
acquistare in tal modo autorita' e potere di fronte a un pubblico che non e'
in grado di smascherare il trucco. Tutto bene dunque, ma niente di nuovo.
La delusione e' grande, tuttavia, quando si arriva al tema principale: il
rapporto tra filosofia e scienza. Qui ci si trova di fronte a una
superficialita' di discorso che rivela tutta la presunzione dei fisici e
tutto il disprezzo che, salvo eccezioni, nutrono per le "chiacchiere" dei
filosofi, per non parlare dei sociologi e degli storici della scienza. In
effetti, a questo proposito gli autori mettono le mani avanti: "Siamo
coscienti che sara' rimproverata la carenza da parte nostra di una
'formazione filosofica' formale". Ma, spiegano, "in qualita' di fisici che
hanno a lungo ponderato i fondamenti della propria disciplina e della
conoscenza scientifica in generale, pensiamo che sia importante tentare di
fornire una risposta articolata alle obiezioni relativiste, anche se nessuno
di noi e' in possesso di una laurea in filosofia". Vediamo come.
Il primo bersaglio della loro critica e', come si e' detto, il relativismo.
Non quello morale o etico, si affrettano a precisare, o quello estetico, dei
quali si dichiarano, meno male, incompetenti a discutere. Ma il relativismo
cognitivo o epistemico, sbrigativamente definito (a pagina 59) come quello
che riguarda un'asserzione di fatto, cioe' (sic!) "riguardo a cio' che
esiste o e' affermato esistere". Sara' un lapsus, ma fare di tutta l'erba un
fascio tra cio' che esiste e cio' che e' affermato esistere non e' un buon
inizio per degli aspiranti filosofi. E' vero che, qualche pagina dopo, gli
autori, nel criticare una definizione di "fatto" che a loro non piace,
dichiarano invece che non bisogna confondere "i fatti con le asserzioni dei
fatti". "Per noi - scrivono - un 'fatto' e' una situazione nel mondo esterno
che sussiste indipendentemente dalla conoscenza che ne abbiamo - in
particolare indipendentemente da qualsiasi consenso o interpretazione".
Possiamo essere d'accordo - anche se ridurre il mondo esterno a "fatti" e',
come vedremo meglio, un po' sbrigativo - che tra un fatto e la sua
interpretazione occorre fare una distinzione. Si tratta tuttavia di capire
se la distinzione che gli autori hanno in mente non sia soltanto un modo di
far passare per fatti alcune interpretazioni, e screditarne invece altre.
Prima di approfondire la questione, tuttavia, conviene ricordare, per avere
un termine di confronto, il celebre esempio, gia' citato in precedenza, del
giovane Galileo che osserva l'oscillazione del lampadario nel duomo di Pisa,
che Thomas Kuhn ci offre della differenza che corre fra il dato fenomenico
(il "fatto") e le interpretazioni che storicamente ne sono state date. Le
interpretazioni diverse sono, rispettivamente, quella che tutti conoscono di
Galileo e quella di un suo ipotetico interlocutore aristotelico. Per
quest'ultimo, quel fatto sarebbe stato una puntuale conferma della dottrina
aristotelica del moto, secondo la quale un corpo tende sempre a raggiungere
la sua posizione "naturale", cioe' quella piu' vicina a terra. Allontanato
artificialmente da questa posizione, il pendolo si muove dunque, secondo
questo punto di vista, alternando fasi di moto naturale (verso il basso) e
artificiale (verso l'alto), finche' non torna al "suo" posto. In termini
moderni, questa interpretazione equivale a considerare l'attrito come
l'aspetto essenziale del fenomeno e a concentrare l'attenzione sulla sua
irreversibilita'. Ma Galileo vede quel fatto con altri occhi. Per lui
l'attrito e' un fenomeno secondario e concettualmente trascurabile, e dunque
l'aspetto importante e' l'isocronismo delle oscillazioni. Compiendo
quest'astrazione, egli unifica le due fasi del movimento in un solo moto
periodico perpetuo, del tutto analogo al moto perenne degli astri.
Si tratta di un cambiamento epocale di visione del mondo, perche' cancella
la distinzione aristotelica fra i fenomeni della caducita' e
dell'irreversibilita' che caratterizzano la sfera sublunare e quelli
immutabili ed eterni delle sfere celesti. E' un cambiamento epistemologico e
metodologico che produce un'immagine del mondo reale diversa, ma non piu'
aderente ai "fatti" di quella ottenibile con le categorie aristoteliche. E'
difficile negare infatti che trascurare l'attrito in un mondo dove
trascinare qualsiasi oggetto costa una fatica bestiale sia
un'approssimazione realistica. La nuova immagine dunque seleziona e unifica
"fatti" che nel "paradigma" precedente erano considerati qualitativamente
diversi e lontani tra loro, ma al tempo stesso rinuncia a collegare fra loro
aspetti della natura che prima erano visti come organicamente connessi.
Entrambe sono dunque al tempo stesso forme di conoscenza "oggettiva", in
quanto colgono proprieta' intrinseche e relazioni effettive tra componenti
distinte della realta', ma sono anche "soggettive", in quanto frutto di una
selezione fra le caratteristiche considerate fondamentali e quelle ritenute
secondarie e accidentali.
"Soggettivita'" tuttavia non vuol dire "arbitrarieta'". Il cambiamento di
punto di vista che ha dato origine alla scienza moderna non sarebbe avvenuto
se, alla fine del XVI e all'inizio del XVII secolo non fosse anche mutato il
contesto economico, sociale e culturale. Il tessuto sociale deve infatti
essere maturo per accettare un cambiamento di questa portata, e la sua
validita' dev'essere riconosciuta almeno da una parte significativa della
collettivita'. Ridurre il colpo d'ala del genio di Galileo a brillante
soluzione di un particolare problema fisico significa non capire nulla del
processo effettivo di crescita della conoscenza scientifica.
Questo non significa, ovviamente, che i concetti e le loro relazioni
introdotti per descrivere e spiegare il mondo siano soltanto il risultato di
una contrattazione fra attori sociali, come sostengono i fautori del
cosiddetto "programma forte" della sociologia della scienza, giustamente
criticato dai nostri autori. La realta' esiste la' fuori ed e' talmente
solida e indipendente dalla nostra volonta' da opporsi con forza a ogni
tentativo di piegarla ai nostri desideri senza aver appreso, con
perseveranza e fatica, il modo appropriato per riuscire a farlo.
Si tratta invece di riconoscere che essa e' talmente ricca, complessa e
articolata da non essere rappresentabile se non dopo averne selezionato,
all'interno dell'infinita varieta' dei suoi differenti aspetti, alcuni
tratti riconosciuti, nel contesto storico dato, come fondamentali. Detto
altrimenti, in termini ben noti, si tratta di non confondere la mappa con il
territorio. Anzi, come mirabilmente spiega Borges nel suo racconto "I
cartografi dell'impero", di essere consapevoli che il tentativo di
rappresentare un territorio nella sua interezza e' destinato al fallimento.
Possiamo adesso tornare ai nostri autori. Per loro le cose sembrano essere
molto piu' semplici, di una semplicita' addirittura disarmante. Il mondo
esterno e' l'insieme di tutti i "fatti" possibili. E poiche' essi sono
"indipendenti da qualsiasi consenso o interpretazione", l'insieme dei fatti
noti costituisce, per definizione, la migliore approssimazione al "vero"
mondo esterno. E' con questa "verita'" che le diverse interpretazioni di un
insieme di fatti devono fare i conti. Alcune se ne allontanano molto. Sono
quelle sbagliate. Ce ne sara' in genere una che vi si avvicina piu' delle
altre. L'insieme di queste interpretazioni piu' vicine al vero e' la
conoscenza scientifica.
Sono sicuro che Bricmont e Sokal considererebbero riduttivo questo
schematico riassunto del loro pensiero. Cerchero' dunque di argomentarlo
meglio. Non ho trovato nel loro libro una definizione esplicita di
"verita'", ma, dall'idea che e' possibile farsene attraverso le critiche al
concetto di verita' sostenuto dai loro avversari, sembra coincidere con
quello di "fatto accaduto realmente e inoppugnabilmente". "Se io considero
vera - scrivono ad esempio contestando, peraltro giustamente, le tesi dei
sostenitori del "programma forte" - l'asserzione 'Ho bevuto un caffe'
stamattina', non voglio semplicemente dire che preferisco credere di aver
bevuto un caffe' stamattina". E altrove - nel confrontare la teoria
generalmente accettata secondo la quale gli antenati degli indiani d'America
sono giunti dall'Asia circa 10-20.000 anni fa attraverso lo stretto di
Bering con le leggende indiane che collocano la loro origine in un mondo
sotterraneo popolato dagli spiriti - gli autori distinguono, ancora una
volta giustamente ma banalmente, fra conoscenza empiricamente suffragata e
semplice credenza.
Si scelgono pero' ogni volta un bersaglio facile. In questo modo essi
eludono il vero problema, che e' quello di scegliere fra una verita'
evidente, ma insufficiente perche' limitata ai soli dati empirici certi ("Ho
bevuto un caffe' stamattina"), e una nozione di "verita'" piu' estesa e
profonda (credo che le teorie connessioniste della mente siano - o non
siano - piu' "vere" di quelle cognitiviste). Una verita' che tuttavia puo'
solo essere stabilita attraverso il consenso intersoggettivo delle comunita'
socialmente delegate a svolgere questo compito, sulla base di criteri che
comprendono, certo, il rispetto dei dati empirici, ma tengono anche conto di
una molteplicita' di altri fattori.
Per sfuggire a questo dilemma, gli autori si dimenano come anguille (e
questo forse spiega la confusione rilevata all'inizio fra cio' che esiste e
cio' che si assume esistere), ma girano intorno al problema, negandolo.
Parlando dei frattali e del caos deterministico, essi insistono, in polemica
con Lyotard, che - secondo me giustamente - vede nel loro successo il segno
di un modo diverso di guardare il mondo da parte della stessa scienza, a
dire che il solo "modello di legittimazione" della scienza "resta il
confronto della teoria con gli esperimenti e le osservazioni". Parlando di
una "ragionevole analisi critica della scienza", concedono al massimo che
essa possa cercare di indagare in che modo i pregiudizi sociali del
ricercatore possano portarlo a "violare i canoni ordinari della scienza".
Parlando della giustificazione delle "nostre teorie sul mondo fisico o
sociale", ribadiscono ancora una volta che "non resta molto altro se non il
controllo sistematico della teoria per mezzo di osservazioni e/o
esperimenti". Insomma, con tutto il rispetto per Galileo, siamo fermi alla
sua definizione: la scienza e' fatta di "sensati ragionamenti" e "certe
dimostrazioni". Forse, dopo tre secoli, si potrebbe cercare di dire qualcosa
di piu' originale.
Ogni giorno ci s'interroga se sia lecito utilizzare una nuova tecnica per
trasformare caratteristiche di organismi viventi considerate fino a ora
naturali e immutabili, e si discute su chi debba decidere e in base a che
criteri. Ogni giorno i confini fra il naturale, l'artificiale e il
"soprannaturale" sfumano e s'intersecano. Ogni giorno si scoprono effetti
imprevisti di innovazioni introdotte per uno scopo determinato che provocano
cambiamenti non voluti in aree e settori differenti. Siamo tutti travolti da
questo diluvio, ma non sappiamo piu' a chi credere. Vogliamo capire,
renderci conto, scegliere.
La riduzione della conoscenza, compresa la scienza, a merce e' il meccanismo
che sta dietro a tutto questo. Non e' dunque usando come bandiera
l'immagine, vecchia di trecento anni, di una scienza super partes che la
gente comune sente come profondamente estranea, che si vincera' la battaglia
per ridare alla scienza la creativita', l'autonomia e l'autorevolezza che ne
hanno segnato le tappe piu' gloriose.
(parte seconda - segue)

4. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 109 del 4 luglio 2008

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