Coi piedi per terra. 78



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 78 dell'8 marzo 2008

In questo numero:
1. Queste elementari e decisive verita'
2. Dal punto di vista dell'umanita' intera
3. Paolo Rumiz: Scelte quotidiane
4. Marinella Correggia: Ecotasse
5. Marinella Correggia: Foreste
6. Il congresso nazionale del Movimento Nonviolento per la riduzione del
trasporto aereo
7. Dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce una rete di donne e
uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza
8. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo

1. HERI DICEBAMUS. QUESTE ELEMENTARI E DECISIVE VERITA'
[Riproponiamo il seguente estratto da un comunicato del 29 gennaio 2008 del
Centro di ricerca per la pace di Viterbo]

Sempre piu' cittadini, man mano che si diffonde capillarmente l'azione
informativa svolta dal comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, esprimono un persuaso
sostegno alle forti ragioni dell'opposizione alla devastante opera.
E non a caso a sostegno del comitato che si oppone al mega-aeroporto si sono
espressi tra gli altri anche illustri scienziati ed autorevolissime
personalita' istituzionali e della societa' civile solleciti del pubblico
bene.
*
Occorre infatti che tutti sappiano queste elementari e decisive verita':
a) Il devastante mega-aeroporto a Viterbo costituisce un grave danno per la
salute delle persone, provocando un grave inquinamento atmosferico,
acustico, elettromagnetico, e contribuendo all'effetto serra.
b) Il devastante mega-aeroporto a Viterbo costituisce un grave scempio
dell'ambiente e di rilevantissimi beni naturalistici, storici, culturali,
sociali, terapeutici ed economici.
c) Il devastante mega-aeroporto a Viterbo costituisce un grave danno
economico al territorio viterbese e ai cittadini che vi abitano.
d) Il devastante mega-aeroporto a Viterbo costituisce un grave, enorme
sperpero di soldi pubblici, che verranno sottratti ad altre infrastrutture
ed altri servizi di cui il viterbese ed i viterbesi hanno estremo bisogno;
un grave enorme sperpero di soldi pubblici a danno di tutti  i cittadini ed
a vantaggio di pochi speculatori.
e) Il devastante mega-aeroporto a Viterbo costituisce un ulteriore
incremento del trasporto aereo, quando invece l'Onu e la comunita'
scientifica internazionale chiedono interventi urgenti per ridurre
drasticamente le emissioni di CO2, e tra questi interventi fondamentale e'
ridurre anche il trasporto aereo.
f) Il devastante mega-aeroporto a Viterbo costituisce una catastrofe
ambientale, sanitaria, sociale ed economica per la citta' e per la provincia
di Viterbo, poiche' imporrebbe a Viterbo le stesse conseguenze nefaste
visibili a Ciampino: sarebbe un crimine e una follia "ciampinizzare"
Viterbo, quando invece si deve urgentemente liberare Ciampino (alla cui
popolazione va tutta la nostra solidarieta') dall'eccesso di voli, cosa
conseguibile semplicemente riducendo drasticamente i voli. Lo ripetiamo:
occorre salvare Viterbo, ed occorre salvare Ciampino: non solo non ci deve
essere nessun aumento dei voli, ma e' necessaria una loro drastica
riduzione.
g) Il devastante mega-aeroporto a Viterbo non crea affatto lavoro stabile e
diffuso, ma precariato e servitu', un enorme danno all'economia e ai diritti
dei cittadini; lo conferma il fatto scandaloso che certe compagnie low cost
violano i diritti sindacali fondamentali dei loro dipendenti e addirittura
si rifiutano di rispettare le leggi italiane.
h) Ed infine: il devastante mega-aeroporto di Viterbo e' del tutto privo
delle verifiche e quindi dei requisiti previsti dalla vigente legislazione
in materia di Valutazione d'impatto ambientale, di Valutazione ambientale
strategica, di Valutazione d'impatto sulla salute. Non si puo' accettare
un'opera nociva, distruttiva, priva delle verifiche e quindi dei requisiti
disposti dalle leggi, in contrasto con il bene pubblico.
*
Occorre difendere la salute, la sicurezza e il benessere della popolazione
dell'Alto Lazio.
Occorre difendere l'ambiente, i beni culturali e sociali, le autentiche
vocazioni produttive del territorio dell'Alto Lazio.
Occorre realizzare trasporti e servizi utili a tutti i cittadini.
Occorre promuovere la creazione di posti di lavoro stabili e rispettosi
della dignita' e dei diritti delle persone.
Occorre tutelare l'ecosistema locale e salvare la biosfera dal collasso.
Occorre promuovere il rispetto della legge e della morale.
Occorre che i cittadini siano informati e non ingannati.
Occorre che i cittadini possano decidere insieme e non subire la violenza e
le menzogne delle lobbies politico-affaristiche e dei poteri speculativi e
predatori.
Occorre far valere la democrazia.
Chiediamo rispetto per la dignita', la sicurezza, la salute e i diritti di
ogni essere umano.
*
Per questo motivi sempre piu' persone nell'Alto Lazio si oppongono alla
dissennata proposta del mega-aeroporto.
Per questi motivi sempre piu' persone nell'Alto Lazio propongono un modello
di mobilita' centrato sul trasporto pubblico sostenibile ed al servizio di
tutti i cittadini, chiedono il potenziamento innanzitutto delle ferrovie,
sostengono la scelta di un modello di sviluppo che valorizzi e non distrugga
i beni ambientali e culturali di cui la provincia di Viterbo e' ricca, si
impegnano per sostenere e promuovere le autentiche vocazioni produttive del
territorio, stanno lottando per difendere la salute, i diritti e la dignita'
di tutte le persone e le comunita' che nell'Alto Lazio vivono.
Per questo sempre piu' ampia e persuasa tra la popolazione del viterbese e'
l'opposizione alla dissennata proposta del mega-aeroporto e allo sciagurato
incremento delle malattie e dei disastri conseguenti a una folle e criminale
crescita del trasporto aereo.

2. EDITORIALE. DAL PUNTO DI VISTA DELL'UMANITA' INTERA

Sta crescendo in tutta Italia la consapevolezza dei disastrosi effetti del
dissennato incremento del trasporto aereo.
E sta sorgendo un movimento per la sua drastica e immediata riduzione. Un
movimento non campanilista (o "nimby"), ma che si colloca dal punto di vista
dell'umanita' intera, dal punto di vista della difesa della biosfera, dal
punto di vista dei diritti delle generazioni future.
*
Questo movimento cresce perche' la situazione e' ogni giorno piu'
drammatica, piu' insostenibile, piu' irreversibile. Perche' i danni per la
salute delle persone, per l'ambiente, per la democrazia sono sempre piu'
flagranti.
L'incremento del trasporto aereo e' punta di lancia di un modello di
sviluppo (e di un'ideologia) dagli effetti distruttivi. Impegnarsi hic et
nunc per la sua riduzione e' un diritto e un dovere di ogni persona di
volonta' buona.

3. RIFLESSIONE. PAOLO RUMIZ: SCELTE QUOTIDIANE
[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" riprendiamo il seguente articolo
del 28 dicembre 2007, dal titolo "Niente auto, poco cibo. La mia vita a
emissioni zero" e il sommario "Verdure di stagione, docce brevi, luci a
bassa intensita', poco riscaldamento. Per sette giorni abbiamo provato a
vivere consumando il minor quantitativo di CO2"
Paolo Rumiz, nato a Trieste nel 1947, giornalista, inviato ed editorialista
del quotidiano "La Repubblica", a lungo inviato speciale del quotidiano
triestino "Il Piccolo", esperto del tema delle Heimat e delle identita' in
Italia e in Europa,, dal 1986 ha seguito gli eventi dell'area
balcanico-danubiana; ha ricevuto il premio Hemingway nel 1993 per i suoi
servizi dalla Bosnia e il premio Max David nel 1994 come migliore inviato
italiano dell'anno. Opere di Paolo Rumiz: (con Carlo Cerchioli),
Fotoreporter italiani nell'ex Jugoslavia, Petruzzi; Danubio. Storie di una
nuova Europa, Studio Tesi, 1990; La linea dei mirtilli. Storie dentro la
storia di un paese che non c'e' piu', Editori Riuniti 1993, 1997; Vento di
terra. Istria e Fiume, appunti di viaggio tra i Balcani e il Mediterraneo,
Mgs Press, 1994; Maschere per un massacro, Quello che non abbiamo voluto
sapere della guerra in Jugoslavia, Editori Riuniti 1996, 1999; La secessione
leggera, Dove nasce la rabbia del profondo Nord, Editori Riuniti, Roma 1997,
Feltrinelli, Milano 2001; (con Francesco Tullio Altan), Tre uomini in
bicicletta, Feltrinelli, Milano 2002; Est, Feltrinelli, Milano 2003; E'
oriente, Feltrinelli, Milano 2003, 2005; (con Monika Bulaj), Gerusalemme
perduta, Frassinelli 2005; La leggenda dei monti naviganti, Feltrinelli,
Milano 2007]

C'e' un uomo che vive al freddo, senza automobile e con la dispensa
semivuota. Mangia poca carne, riutilizza la carta usata e va in bici al
mercato per comprare rape sporche di terra dai contadini. E' un
cuorcontento, accetta ogni restrizione e anche nei giorni di festa vive
lietamente con i motori al minimo. Chi puo' essere? Un originale, direte. Un
poveraccio con la pensione da fame.
Sbagliato. Quel tale e' un paladino solitario di "Emissione-zero", uno che
tenta di vivere producendo il minimo di Co2, il gas che la civilta' dello
spreco spara nell'atmosfera surriscaldando la Terra e chiudendoci tutti in
una cappa mortale. Uno che cerca di vivere mirando a quello zero
impossibile, testardamente, per salvare il mondo che verra'.
Ecco, per una settimana ho provato a vivere cosi'. All'osso, calcolando
l'equivalente in anidride carbonica di ogni minimo atto. Ho misurato i
chilometri in treno, il cibo consumato, i tempi di cottura, gli sciacquoni,
e poi ho tirato le somme.
Risultato? Ho consumato meta' della meta' e la mia vita e' cambiata. Sono
diventato piu' ricco, piu' leggero, piu' sensibile all'insulto dello spreco.
E sicuramente piu' ai ferri corti con un Paese che non fa nulla per premiare
il consumo virtuoso.
La storia comincia quando sento parlare di una societa' di Legambiente dal
nome trasparente di "Azzero Co2", col timbro del Kyoto Club. Telefono, dico
cosa vorrei fare, spiego che vivo a Trieste, in una situazione ottimale,
gia' di "bassa energia".
Non sono pendolare, non ho auto ne' lavastoviglie, sto a un secondo piano
senza ascensore e ho tutto sotto casa: ufficio, negozi, stazione. La Tv l'ho
buttata per manifesta inutilita'; possiedo solo una radiolina a onde corte e
un glorioso telefonino vecchio di sette anni.
"Lei e' un virtuoso", annunciano. Ma la virtu' non basta: loro vogliono
accertarsi che sia anche matto abbastanza per sottomettermi alle prove piu'
dure. Cosi' frugano nella mia privacy, annotando ogni minuzia dei miei
consumi e si buttano nel conteggio.
Elettrodomestici, caldaia, luce, eccetera: totale 2427 chilowattore annui,
corrispondenti a 1578 chili di Co2, come sette frigoriferi pieni. Al giorno
fanno 4,32. La meta' della media europea che e' di nove chili pro capite,
dato confermato da Greenpeace.
"Ottimo - penso - parto in vantaggio". Invece no, non sono inclusi i
trasporti, e sono proprio quelli che sballano il conto. L'aereo soprattutto,
che spara gas-serra in quantita' letali. Solo per ricuperare i voli di
quest'anno, mi dicono, dovrei piantare alberi per una vita. Replico che sono
pronto, anche a non volare piu', come Terzani dopo il famoso incontro con
l'Indovino. Risposta: "Intanto cominci leggendosi un bel vademecum di
consumo etico".
L'inizio e' terrificante. Regole penitenziali a raffica. Se fosse prescritto
anche il caffe' di cicoria, sarebbe un perfetto manuale di autarchia
fascista. Ma e' una guerra necessaria: Co2 e' in agguato ovunque. Nei cibi
refrigerati e nelle lunghe cotture. Nelle confezioni luccicanti di plastica
e nel cibo che ha alle spalle grandi distanze di trasporto camion.
Soprattutto nella carne, perche' il foraggio inquina cento volte piu' del
letame.
Scopro che la mia vita va rivoltata come un calzino. Devo acquistare il pane
sotto casa; comprare verdure di stagione, meglio se locali; fare scorta di
legumi secchi e abbandonare l'acqua minerale. E poi luci a basso consumo,
riscaldamento minimo, docce brevi non quotidiane e - ovviamente - raccolta
differenziata della spazzatura. Ultimo sigillo: viaggiare meno. Solo treno e
bicicletta.
Mi dicono che avro' a disposizione consulenti "etici", pronti a sciogliere i
miei dubbi e a calcolare l'effetto-Co2 delle mie giornate, sulla base di un
rapporto quotidiano che mi impegno a mandare. "Lo zero se lo scordi - mi
smontano in partenza - a quello non arriva neanche un monaco tibetano".
Chiedo almeno quale puo' essere un buon obiettivo. Risposta lapidaria: "Il
massimo". Tanta e' l'apnea della Terra.
*
Mercoledi' - primo giorno
Mi sento sommerso di divieti, come un ebreo osservante cui e' prescritto
anche il piede con cui scendere dal letto. Dio mio, se devo stare attento a
ogni boccone che mangio, al compostaggio, al riciclaggio eccetera, il mio
diventa uno sforzo monomaniaco, e allora dove va a finire l'etica se non ho
piu' tempo per accorgermi del mendicante sotto casa? E poi come raccontero'
tutto questo? Elencare una serie di piccoli gesti sparagnini e' una noia
mortale; come tenere un diario di bordo restando chiusi in cambusa. Una
sfida narrativa oltre che ecologica.
Per cominciare azzero tutto, nel timore di sbagliare. Per un giorno, niente
riscaldamento, acquisti, spostamenti. Posso farlo, la dispensa e' piena, non
ho viaggi in vista e fuori fa un caldo schifoso. M'accorgo che posso
cucinare anche senza il fuoco, cosi' mi regalo un pranzo con acciughe
marinate, pane e spinaci crudi col parmigiano a scaglie. Funziona, ma sono
pieno di dubbi. E' Natale ma sul mio tavolo e' quaresima. E poi che senso ha
tirare la cinghia se il mondo continua a vomitare gas fottendosene del
domani? A fine giornata mi sento strano e leggero, come dopo un Ramadan.
*
Giovedi' - secondo giorno
Avvio energico. Avvito una cassetta sul retro della bici e, cosi' bardato,
affronto il mercato ortofrutticolo. In un angolo trovo un contadino che ha
steso a terra un tappeto di meraviglie dimenticate. Verze terragne, crauti,
aglio piccolo e pestilenziale, miele di ape dalmatica, uova ruspanti. Compro
rape e cachi. Non un'occhiata alle fragole spagnole e ai pomodori di serra.
Spendo la meta' del solito e mi faccio pure una chiacchierata. Intanto
arriva la buona notizia: la prima giornata e' andata bene: 1.57 chili di
Co2. Grande.
Ma la sera mi chiama "Repubblica", l'indomani mi spediscono a Monza per
servizio ed e' chiaro che il viaggio sballera' la media Co2. Ma e' meglio
cosi', lo scontro si fa duro. Cosi' scelgo il massimo: solo treno, niente
taxi e partenza con bici al seguito. Cominciano le sorprese: gli Eurostar
non hanno il vano necessario al trasporto. In Italia le due ruote viaggiano
solo su polverosi regionali, il che vuol dire cambi continui e tempi da
tradotta del Piave.
Comincio a capire. La mia e' una guerriglia, un atto eversivo. Devo
rassegnarmi ad avere il sistema contro. Tengo duro, cerco ancora, finche'
scopro sull'orario cartaceo che un treno veloce col porta-bici esiste. Va a
Schaffhausen, Svizzera. L'unico, in tutto il Grande Nord. Dai, che ce la
fai.
La bici comporta altre complicazioni. La liturgia del bagaglio cambia
completamente. Devo dividerlo in due sacche e metterci accanto lo zainetto
da computer. Come ricambio, niente camicie: solo magliette che non si
stirano. Un salutare esercizio di alleggerimento.
Dovrei anche cercare un albergo eco-compatibile - c'e' una guida apposita
che li elenca - ma e' troppo complicato e chiedo a un amico di ospitarmi.
Sotto casa scopro un'osteria nuova, mi faccio un baccala' in umido e un
calice di rosso. Per la prima volta sono ottimista: a fine giornata ho
prodotto 1.22 kg di Co2. Un po' meglio di ieri.
*
Venerdi' - terzo giorno
Dal treno per Venezia vedo migliaia di camion fermi in una nube di Co2.
Tradotte di agnelli dall'Ungheria alle Calabrie, yogurth francesi diretti in
Friuli. Lo sciopero-incubo e' finito da una settimana e tutto e' come prima.
L'Italia ostaggio dei Tir, come il Cile di Allende.
A Mestre piazzo le due ruote sull'Intercity. Nella tratta italiana il
vano-bici non lo usa nessuno, e' tristemente vuoto. In carrozza la gente mi
guarda strano. Esco dagli schemi: viaggio con un mezzo povero, ma porto una
cravatta elegante e un cappello da rabbino (naturalmente l'ho fatto
apposta).
A Vicenza mi si siede accanto una mamma ansiogena con due bambini-mostri. Il
dialogo si limita al cibo: tavola pancino fame prosciutto mangia bevi ancora
basta finisci gnam gnam. Il maschietto ripete: mio mio mio. Poi, guardando
il vuoto: io io io io. Conosce solo l'ausiliare "voglio". Ignora il "posso"
e il "devo". Risate, urla, colpi ai tavolini senza timore di punizioni. E'
chiaro: sono i bambini il primo anello della catena dello spreco. Ai bambini
non si nega nulla. Il livello mondiale di Co2 dipende anche da loro.
Il bar della stazione di Milano e' una mostruosa macchina di rifiuti. In un
minuto vedo sparire nelle borse dei viaggiatori tonnellate di confezioni di
plastica. Fuori l'aria e' irrespirabile, inghiotto polveri sottili per una
settimana. Ma e' un avvelenamento utile: aumenta la rabbia e la voglia di
cambiare. Sento che in me sta avvenendo una trasformazione irreversibile.
La sera a Monza piove. Non demordo, pedalo nel buio in mezzo a villette
blindate, tra soli immigrati, fino a destinazione, un condominio di
periferia. A intervista finita mi chiedono di restare a cena. Accetto, ma e'
un clamoroso errore. Per restare nella norma devo rinunciare al meglio: lo
stufato di manzo, perche' ha consumato troppo gas. Ci ridiamo su, ma io
torno a Milano-Centrale scornato, bici-treno nella nebbia tra torvi
pendolari lumbard.
*
Sabato - quarto giorno
Rientro a casa. A Mestre tutti i treni sono in ritardo ma in compenso
quaranta megaschermi sparano in simultanea pubblicita' per intontire
l'utenza. Un costo spaventoso in termini di inquinamento, acustico e
atmosferico. Ma nessuno si ribella, siamo una repubblica delle banane.
Tacere, obbedire, consumare.
La carrozza per Trieste e' surriscaldata (mi prendo un raffreddore da fieno)
e piena di telefonini sintonizzati sul nulla. Ragazzi ridono ascoltando da
un computer una voce che gracchia minacce anti-immigrati in un veneto
barbarico condito di bestemmie. Torno a casa nella pioggia, stanchissimo, ma
la performance Co2 del viaggio e' buona: 26.81 (14.40 + 12.41) in due
giorni, tutto compreso.
*
Domenica - quinto giorno
Vado in centro, tra le luminarie. Gli italiani saranno anche piu' poveri ma
i loro carrelli sono stracolmi. In un Paese che frana riempire la dispensa
e' una terapia ansiolitica, l'unica consentita. Dilapidare, per non pensare
che si sta dilapidando. Ma la paura affiora negli sguardi. E' quasi Natale e
nessuno sorride. A me sembra invece di sentire le feste per la prima volta
dopo anni.
Approfitto della domenica, vado in ufficio e metto la stanza in
assetto-risparmio. Nella risma della fotocopiatrice piazzo fogli gia' usati
da un lato, poi elimino ogni situazione di stand-by e faccio strage di luci
inutili. E la sera, visto che ho un cesto di pane secco, metto a mollo le
pagnotte per fare gli gnocchi. Ricetta della nonna, con aggiunta di speck,
aglio, formaggio, prezzemolo eccetera. Vengono una meraviglia, e la
performance migliora ancora: 0.97.
*
Linedi', Natale - sesto giorno
E' Natale e faccio la rivoluzione. Chiudo il freezer, tanto non serve. Visto
che e' dicembre, metto in terrazza una dispensa per le verdure. Sposto il
tavolo vicino alla finestra per consumare meno luce. Compro due prese
elettriche intelligenti, che si disattivano quando le batterie del
telefonino o computer sono cariche. Installo in bagno un rompi-getto, che
dimezza i consumi. Ordino un carica-telefonino da bici che sfrutta l'energia
della pedalata.
Ormai ci ho preso gusto. Sostituisco il dentifricio col bicarbonato. Elimino
i sacchi di plastica della spesa e metto accanto alla porta una borsa con le
ruote. Poi divido le immondizie alla tedesca. Cinque contenitori: vetro,
plastica, cibo e carta, divisa tra confezioni alimentari e giornali. E' un
atto solo simbolico - nella civilissima Trieste non esiste raccolta
differenziata - ma che importa: mi serve come autodisciplina e a capire
quanto spreco. La prima somma e' stupefacente: in cinque giorni la
spazzatura si e' dimezzata.
Mi chiedo: perche', accanto alla Costituzione, a scuola non si insegna anche
consumo etico? Perche' i presidi non smantellano quegli osceni distributori
di merendine? Mi accorgo di tante cose, per esempio che i negozi di cose
"biologiche" hanno spesso prezzi immorali e vendono roba che ha alle spalle
trasporti lunghissimi. Un imbroglio per ricchi e malati terminali.
Un amico mi sfotte, dice che lo sforzo e' patetico e il mondo affondera' lo
stesso. Rispondo che la parola "economia" viene dal greco e significa
"gestione della casa". Vuol dire che gli antichi sapevano: il mondo si
cambia partendo dal proprio piccolo. Si', sento che funziona. Sono entrato a
regime: il bilancio della giornata e' ottimo: 0.75. E' una settimana che non
accendo il riscaldamento e l'idea che Putin - il "genio" della fiamma
azzurra nel mio bollitore - abbia guadagnato meno, mi fa godere.
*
Martedi' - ultimo giorno
Invece dell'abete natalizio, che non ho mai comprato, trovo dai Forestali
una piantina di quercia e salgo a piantarla in un parco di periferia. Scopo
della missione: compensare l'anidride emessa nel viaggio a Milano. Per
coerenza ci vado a piedi, seguendo le prescrizioni di Kyoto. Poi torno in
citta' felice, con le mani sporche di terra e una fame da bestie. Cosi' ho
santificato le feste.
Chiudo la mia settimana "all'osso" invitando a casa tre amici. Cena
natalizia autarchica: tonno marinato con sedano e cipolla, seppie in umido.
Al posto delle lampadine, candele; e cosi' scopro che con la luce bassa ci
di diverte di piu'. C'e' un gran discettare di consumi, la storia di Co2
appassiona tutti. Il risultato del giorno e' ottimo: 0.36. Un decimo della
mia gia' virtuosa base di partenza.
Festeggiamo con coppe di yogurth coperto di miele e mirtilli secchi, poi una
grappa di Ribolla. In una settimana ho messo a segno una media-record di kg.
0.84 di Co2, che sale a 4.52 con tutto il viaggio a Milano (senza lo sconto
dell'albero piantato). E' stato difficile? Per niente. A Natale finito
ripenso ai supermarket, agli schieramenti di inutilita' luccicanti, e mi
sembra di rivedere i reduci malconci di una guerra perduta, mille anni fa.

4. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: ECOTASSE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 marzo 2008, col titolo "Le ecotasse per
'eliminare' i fossili".
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007]

Il mercato continua a proporre prodotti - spesso i meno costosi - che hanno
una natura doppiamente "fossile": perche' richiedono nel loro ciclo di vita
un elevato impiego di combustibili fossili e perche' non sono affatto adatti
agli imperativi ambientali di inquinare meno, emettere meno gas serra, usare
meno risorse per unita' di servizio, produrre meno rifiuti. Certo, per far
uscire dal mercato alcuni di questi "fossili", nient'affatto indispensabili,
basterebbe vietarli. Ma la proposta e' decisamente troppo hard per le
economie occidentali.
Nel suo recentissimo rapporto Good product, bad product? Making the case for
product levies (Prodotto buono, prodotto cattivo. La questione delle tasse
sui prodotti, scaricabile dal sito www.greenalliance.org.uk)
l'organizzazione di ricerca ambientale inglese Green Alliance sfida il
governo a dare chiari segnali fiscali su prodotti come pile usa e getta,
imballaggi non riciclabili, apparecchi elettronici a stand-by obbligato e
altri. Il modo in cui i prodotti sono concepiti gioca un grande ruolo nel
determinarne l'impatto idrico ed energetico, e la quantita' di rifiuti che
producono. Green Alliance propone di sostituire l'Iva con tasse
proporzionali all'impatto ambientale di un prodotto, esentando quelli piu'
puliti. Questo meccanismo fiscale incentiverebbe scelte piu' verdi da parte
degli acquirenti e l'applicazione di innovazioni sostenibili da parte dei
produttori. Secondo la Green Fiscal Commission, messa in piedi dal governo
inglese per preparare il terreno a un programma di significativa riforma
fiscale ambientalista, le tasse verdi sono rimaste sulla carta anche dopo
che il Nuovo Labour e' arrivato al potere. Pare comunque che il primo
ministro inglese Gordon Brown e il presidente francese Nicholas Sarkozy
faranno pressione sull'Ue per ridurre l'Iva sui prodotti piu' ecologici.
Intanto il "Christian Science Monitor" ci informa che la provincia canadese
British Columbia e' diventata la prima giurisdizione nordamericana a varare
una vera tassa al consumatore basata sulle emissioni di carbonio. Obiettivo:
contribuire a cambiare i comportamenti. Si prevede di ottenere 1,75 miliardi
di dollari Usa nei prossimi tre anni tassando virtualmente tutti i
combustibili fossili fra i quali benzina, diesel, gas naturale, carbone,
propano, combustibile da riscaldamento. L'applicazione inizia a luglio con
10 dollari per tonnellata di emissioni di carbonio, per arrivare a 30 alla
tonnellata nel 2012. Parallelamente si ridurranno le imposte dirette e sulle
imprese e le famiglie a basso reddito riceveranno un bonus. Il ricavato
servira' anche a offrire incentivi all'efficienza.
Nessuno pensa che questa tassa sul carbonio sara' una panacea: secondo i
calcoli ridurra' le emissioni di gas serra del 5% entro il 2020, il che e'
molto meno dell'obiettivo di riduzione governativo, pari per quella data al
33%. Attualmente le emissioni sono cresciute in Canada del 24% rispetto al
1990, anno di riferimento del Protocollo di Kyoto. Va anche detto che la
manovra di fiscalita' verde avviene nella provincia di un paese che pur
essendo stato fra i primi a firmare e anche ratificare il Protocollo di
Kyoto, con l'avvento al potere dei conservatori ha virato decisamente contro
i pur minimali obiettivi vincolanti del Protocollo per abbracciare l'idea -
paladino Bush - delle "riduzioni volontarie". Inoltre per ora il resto del
Canada non segue la British Columbia.
Spostandoci in Australia, altro paese che a lungo si e' opposto al
Protocollo di Kyoto, il nuovo governo laburista di Kevin Rudd non e'
d'accordo nell'applicare una carbon tax sui carburanti ai consumatori, come
invece chiesto dalla principale impresa di raffinazione del petrolio del
paese, la Caltex. Per evitare ulteriori aggravi sui consumatori si
preferisce agire sul pagamento dei diritti di emissione da parte delle
imprese, sistema che sara' obbligatorio dal 2010. E influenti associazioni
come Family First chiedono piuttosto una riduzione delle gia' esistenti
tasse sulla benzina.

5. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: FORESTE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 6 marzo 2008, col titolo "Due modi
diversi di proteggere le foreste"]

AAA: Si affittano 830.000 ettari di pluvioforesta tropicale primaria, ricca
di specie arboree ed erbacee e di animali selvatici, fra i quali elefanti e
gorilla. Il prezzo di locazione sarebbe modico, in fondo: 1,6 milioni di
dollari all'anno. Joseph Matta, ministro camerunese delle foreste,
preferirebbe affidare/affittare la Ngoyla Mintom a conservazionisti, ma in
subordine e' disposto a prendere in considerazione anche chi vorra'
realizzarvi delle attivita' estrattive. Il rischio c'e' perche' e' dal 2001,
riferiva qualche giorno fa l'"Economist", che il ministro non riesce a
trovare un gruppo protezionista disposto a spendere quella cifra.
L'idea delle concessioni viene sviluppata intorno al 2000
dall'organizzazione statunitense Conservation International, dopo aver
constatato che il costo delle concessioni di taglio del legname era in molti
casi cosi' basso da poter permettere una controfferta: concedete a noi la
foresta e la terremo in piedi. Da allora l'organizzazione ha preso foreste
in Guyana, Peru', Sierra Leone, Papua Nuova Guinea, Fiji, Messico. Ma per
Ngoyla Mintom la richiesta governativa e' apparsa fin dal 2001 troppo
onerosa. Il ministro riteneva che la foresta in questione valesse la pena. E
adesso vuole ancora piu' denaro, per compensare il paese dai mancati
introiti - e dalle giornate di lavoro - che deriverebbero dalla vendita del
legname; la foresta ne custodisce di estremamente pregiato.
Il ministro Matta ha di recente dichiarato che se un gruppo ambientalista
non prendera' in affitto al piu' presto la Ngoyla Mintom egli, dopo aver
tanto atteso, sara' costretto a telefonare ai boscaioli. Che non aspettano
altro. Sembrava profilarsi un accordo: il Wwf proponeva di tenere intonsa
un'area centrale finora non sfruttata della foresta mentre il resto poteva
essere lasciato ad attivita' "sostenibili" forestali e di caccia. Il governo
avrebbe dovuto assegnare la concessione agli ambientalisti a un prezzo
ribassato. Che per il ministro Matta non era sufficiente, e oltretutto anche
attivita' forestali leggere significherebbero fare strade, con tutti i
pericoli che cio' comporta. Insomma non se n'e' fatto nulla.
In questa situazione, con un offerente disponibile ma finora nessun
"acquirente", la povera Ngoyla Mintom sta diventando un test interessante
per valutare fino a che punto - finanziariamente parlando - e' disposto a
spingersi il mercato della conservazione delle foreste.
*
L'altro meccanismo con cui agiscono le organizzazioni ambientaliste quando
non hanno i soldi per ottenere in concessione le foreste, e' la pressione
locale e internazionale sui governi. Che a volte funziona: se e' ben
orchestrata, se ha molti diversi attori, se gli interessi avversi non sono
giganteschi, se agisce in tempo e se ha di fronte un governo non tetragono.
Poche settimane fa il governo di Papua Nuova Guinea ha deciso di non
permettere piu' alla compagnia Vitroplant Ltd di deforestare il 70%
dell'isola di Woodlark per sostituirla con piantagioni di palma da olio (e
dunque da agrodiesel, uno degli sbocchi ormai piu' gettonati).
Ha avuto successo l'azione congiunta da parte di abitanti, media, internet.
Un centinaio di isolani (su una popolazione di seimila) si sono recati ad
Alotau, capitale della provincia di Milne Bay, per consegnare al governo
locale una lettera di protesta. Diversi giornali regionali hanno pubblicato
reportage sul saccheggio in atto nell'isola. Con la campagna di eco-internet
sono arrivate da tutto il mondo 50.000 lettere di protesta. Scienziati di
calibro hanno fatto sentire la loro voce. Infine il caso e' arrivato sulle
pagine del "London Telegraph".
Che e' stato bravo a toccare un punto sensibile: ricordando che Kevin
Conrad, rappresentante del governo di Papua all'ultima conferenza mondiale
sul clima, in dicembre a Bali, era diventato una specie di eco-eroe
chiedendo nientemeno che agli Usa di andarsene a quel paese, se non volevano
collaborare. A questo punto, noblesse oblige: per uno stato ecoeroe,
l'impegno contro la deforestazione di Woodlark diventava obbligato.

6. DOCUMENTI. IL CONGRESSO NAZIONALE DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LA
RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO
[Riproponiamo ancora una volta la mozione presentata dal professor
Alessandro Pizzi per la riduzione del trasporto aereo approvata
all'unanimita' dal congresso nazionale del Movimento Nonviolento tenutosi a
Verona dal primo al 3 novembre 2007.
Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt),
citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono
diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel
volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta',
ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione
diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha
promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di
Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei
principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto
aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e
sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti
umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio]

Nella sessione conclusiva del congresso del Movimento Nonviolento, tenutosi
a Verona dal primo al 3 novembre 2007, e' stata approvata all'unanimita'
(con tre soli astenuti e nessun voto contrario) la mozione per la riduzione
del trasporto aereo presentata dal professor Alessandro Pizzi del comitato
che si oppone all'aeroporto di Viterbo.
Il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini (1899-1968, l'illustre
filosofo ideatore della marcia Perugia-Assisi), e' la principale esperienza
organizzata della nonviolenza in Italia, e una struttura di grande rilevanza
culturale e civile e di immenso prestigio morale.
*
Il testo della mozione approvata recita:
"Il Congresso del Movimento Nonviolento
- impegnato nella difesa della biosfera fortemente minacciata dal
surriscaldamento del clima;
- consapevole del pesante contributo che al surriscaldamento del clima da'
il trasporto aereo;
- cosciente altresi' che il trasporto aereo costituisce una forma di
mobilita' altamente inquinante e devastante per l'ambiente e dannosa per la
salute e il benessere delle persone, fortemente energivora, interna ad un
modello di sviluppo ecologicamente insostenibile, assai costosa per l'intera
collettivita' locale e l'intera umanita' vivente che in larghissima parte
neppure ne fruisce;
esprime sostegno ai movimenti che si impegnano per la drastica riduzione del
trasporto aereo;
ed in tal ambito sostiene i movimenti e le iniziative che con la scelta
della nonviolenza e la forza della democrazia, in difesa della legalita' e
dei diritti umani di tutti gli esseri umani:
a) si oppongono alla realizzazione di nuovi aeroporti (e all'ampliamento
degli aeroporti esistenti) laddove non ve ne sia una vera necessita' ma essi
siano realizzati per promuovere forme di turismo "mordi e fuggi" legate a
una fruizione consumista, alienata, usurante e mercificata dei beni
ambientali e culturali, e ad un'esperienza del viaggiare che non sia
arricchimento di conoscenza ma asservimento agli imperativi delle agenzie
della narcosi pubblicitaria;
b) si impegnano per la riduzione drastica ed immediata del carico di voli
dei sedimi aeroportuali collocati a ridosso di centri abitati gia'
pesantemente gravati e fin soffocati dall'attivita' aeroportuale;
c) chiedono la cessazione dello sperpero di pubblico denaro per finanziare
le compagnie aeree;
d) chiedono che cessino le agevolazioni e le esenzioni fiscali alle
compagnie aeree;
e) si oppongono alle condotte gravemente antisindacali e violatrici dei
diritti dei lavoratori messe in atto da eminenti compagnie aeree;
f) difendono il diritto alla salute, i beni culturali e ambientali, gli
ecosistemi locali e l'ecosistema planetario, i diritti dell'umanita'
presente e delle generazioni future, minacciati dal dissennato incremento
del trasporto aereo;
g) si impegnano per il rigoroso rispetto della legislazione in materia di
difesa dell'ambiente, della salute, dei beni comuni;
h) chiedono che tutte le strutture aeroportuali realizzate e realizzande
siano sottoposte senza eccezioni alla dirimente verifica della
compatibilita' con quanto disposto dalla vigente legislazione italiana ed
europea in materia di Valutazione d'impatto ambientale (Via) e di
Valutazione ambientale strategica (Vas);
i) si oppongono alle attivita' militari che violano l'art. 11 della
Costituzione e ad ogni ampliamento delle basi aeronautiche militari, e
particolarmente alla presenza e all'ampliamento di basi aeronautiche
militari di stati stranieri e di coalizioni intese a, o impegnate in,
attivita' belliche che la Costituzione ripudia;
l) promuovono forme di mobilita' sostenibile, modelli di sviluppo
autocentrati con tecnologie appropriate, scelte economiche ecocompatibili,
eque e solidali;
m) promuovono una cultura della mobilita' e del viaggio sostenibile,
conviviale, solidale, aperta all'incontro e all'ascolto reciproco,
rispettosa delle persone e dell'ambiente;
n) si impegnano per la riduzione del surriscaldamento climatico e per la
difesa della biosfera".

7. DOCUMENTI. DALL'ASSEMBLEA DI BOLOGNA DEL 2 MARZO 2008 NASCE UNA RETE DI
DONNE E UOMINI PER L'ECOLOGIA, IL FEMMINISMO E LA NONVIOLENZA
[Riproponiamo  il documento conclusivo dell'assemblea di Bologna del 2 marzo
2008 (per contatti coi promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria
G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org), gia'
apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"]

Dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce una rete di donne e uomini
per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza.
*
Ci siamo incontrati in molti, da tutta Italia, per dare assieme una risposta
all'abisso che divide il Palazzo dalla popolazione, per uscire dalla
subalternita' e dal fatalismo del "non si puo' fare nulla" contro le
continue guerre, le devastazioni ambientali, il maschilismo e i
fondamentalismi che negano la dignita' di tutti gli esseri umani, le mafie e
il razzismo, le sopraffazioni e le ingiustizie.
Ci siamo detti che, sulle questioni piu' importanti, come la partecipazione
anticostituzionale dell'Italia alla guerra in Afghanistan, lo scandalo della
Tav, del Mose, dei rigassificatori e degli inceneritori, dell'incremento
dissennato del trasporto aereo e delle autostrade, la provocazione della
nuova base militare Usa a Vicenza e delle testate nucleari a Ghedi ed
Aviano, il razzismo, l'informazione negata, la corruzione e le complicita'
con i poteri criminali, i governi di destra e di centrosinistra non hanno
mostrato grandi differenze.
*
Percio' noi, che facciamo parte dell'arcipelago di comitati, associazioni,
movimenti e  persone che non si sono stancate di lottare contro le
ingiustizie, le guerre e le violenze (anche contro gli amici animali), il
razzismo e le mafie, il maschilismo e la devastazione delle relazioni umane
e della biosfera,  e ci sforziamo di realizzare una societa' e una vita piu'
amichevole e piu' sana, fuori dall'ossessione consumistica e dall'invasione
dei rifiuti, in armonia con la natura e nella difesa dei beni comuni, come
nostra sorella acqua, abbiamo deciso di riprendere il cammino iniziato con
la nonviolenza di Aldo Capitini e Maria Montessori, il socialismo libertario
di Rosa Luxemburg e Lelio Basso, l'anti-autoritarismo del '68, il femminismo
che dagli anni '70 illumina le nostre vite, l'ecologismo di Laura Conti e
Alex Langer e del primo arcipelago verde.
*
Per costruire, con un metodo basato su comunicazione, concretezza,
inclusione, democrazia dal basso e rispetto reciproco:
- una rete che colleghi e rafforzi le moltissime esperienze locali, e,
partendo da esse, prepari anche una presenza diretta del movimento nella
politica anche istituzionale, attraverso la costruzione di liste
pulitissime, fatte da uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente
e competenti;
- un programma che, uscendo dal "pensiero unico" di sviluppo e crescita, si
basi su:
1. decrescita e ricerca del benessere nella sobrieta';
2. energia solare, risparmio e bioarchitettura per diventare indipendenti
dai combustibili fossili, dal ricatto nucleare e dalle emissioni di gas
serra e di polveri cancerogene;
3. difesa della democrazia e suo ampliamento verso i referendum locali e il
potere dal basso;
4. smilitarizzazione del territorio, con riduzione delle spese militari,
abbandono di armamenti offensivi e basi Usa - nucleari e non -, creazione di
un corpo civile di pace europeo;
5. societa' accogliente, solidale e aperta alle diversita', nel rispetto
delle regole di convivenza e solidarieta', con un forte impegno per i
diritti delle donne e contro la violenza su di esse; con un particolare
impegno all'educazione al genere ed al rispetto tra i generi; un impegno
alla lotta contro la violenza di genere e all'analisi di genere di ogni
progetto; apertura alle varie culture, ma ne' tradizioni ne' ideologie
possono essere usate per negare alle donne i loro diritti umani.
*
Con regole di comportamento comuni che:
1. impediscano la politica come professione e come strumento di
arricchimento;
2. instaurino un confronto diretto sistematico tra elettori ed eletti;
3. pratichino il principio del 50% di presenza femminile in ogni sede
istituzionale;
4. applichino la scelta della nonviolenza anche nel linguaggio.
*
Constatando che la precipitazione della crisi di governo impedisce
materialmente la presentazione di queste liste alle prossime elezioni (con
la conseguenza di diverse scelte, dal voto per il "meno peggio" di quello
che i partiti di centro e di sinistra propongono, alla disponibilita' di
candidarsi nella lista civica "Per il bene comune", fino all'astensionismo
attivo) l'assemblea ha deciso di mettere le basi per la rete utilizzando
anche a questo scopo il quotidiano telematico "La nonviolenza e' in
cammino"; aprendo la lista di discussione "Donne e uomini per l'ecologia, il
femminismo e la nonviolenza" con l'aiuto tecnico della rete di Lilliput;
riconvocandosi subito dopo le elezioni, sabato 19 aprile dalle ore 10 alle
17, ancora a Bologna, nella stessa sala sindacale della stazione
ferroviaria, per decidere un programma, iniziative e ulteriori strumenti di
lavoro comuni.
*
Per informazioni, adesioni, contatti: Michele Boato: micheleboato at tin.it,
Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org

8. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI
VITERBO

Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 78 dell'8 marzo 2008

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