Minime. 354



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 354 del 3 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Un incontro delle persone amiche della nonviolenza
2. Enrico Piovesana: Piu' soldati, piu' guerra, piu' stragi
3. Enrico Piovesana: Altri italiani nella fornace della guerra
4. Enrico Piovesana: Dagli ospedali di Emergency
5. Emanuele Giordana: Come da Washington si spiega perche' i talebani stanno
vincendo la guerra
6. Marinella Correggia: L'indispensabile rivoluzione
7. Anna Bravo ricorda Nuto Revelli
8. E' in edicola "L'antibarbarie" di Giuliano Pontara
9. L'Agenda dell'antimafia 2008
10. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. UN INCONTRO DELLE PERSONE AMICHE DELLA NONVIOLENZA

Le persone amiche della nonviolenza che sono preoccupate del possibile esito
di una vittoria della destra piu' estrema alle ormai prevedibilmente
prossime elezioni sanno due cose che ad onor del vero nessuna persona onesta
puo' fingere di non sapere:
- la prima: che dopo due anni di governo di un centrosinistra che ha tradito
gli impegni assunti con gli elettori su questioni decisive come
l'opposizione alla guerra e al razzismo, che ha reiteratamente violato la
Costituzione, che ha favoreggiato corrotti e corruttori attribuendo loro
incarichi pubblici di decisiva rilevanza, che ha attuato politiche di
complicita' coi ricchi e i potenti a danno degli sfruttati e degli oppressi,
ebbene, vi e' ormai in Italia una vasta area di cittadine e cittadini che
non sono piu' disponibili a farsi rappresentare da fedifraghi, da
corruttori, da criminali.
- La seconda: che proprio i progressivi cedimenti dell'area che fu
democratica verso posizioni autoritarie, razziste, belliciste e violatrici
della legalita' ha favorito la vittoria culturale della destra piu' violenta
e criminale, la crescita del consenso alla ferocia e alla barbarie.
*
Per questo e' necessario che alle prossime elezioni politiche vi sia una
presenza di liste elettorali della sinistra della nonviolenza.
Affinche' possano votare tante persone democratiche che altrimenti sarebbero
espropriate del proprio diritto di voto.
Affinche' vi sia un punto di riferimento e una possibilita' di
rappresentanza per tutta l'area democratica.
Affinche' possa entrare nelle istituzioni una sinistra nitida e
intransigente, dalla scelta della nonviolenza caratterizzata, che faccia da
argine al dilagare dell'oltranzismo razzista e bellicista, che faccia da
argine al dilagare del regime della corruzione e dei poteri criminali, che
faccia da barriera alla barbarie.
*
E perche' non ci siano equivoci, aggiungiamo:
- liste elettorali della sinistra della nonviolenza presa su serio: quindi
nessuna subalternita' e nessuna complicita' con quei partiti che pur si
riempiono la bocca della parola "nonviolenza" e non hanno esitato per due
anni di seguito a votare per la guerra, per le stragi di cui essa consiste,
per il razzismo, per la complicita' con corrotti e criminali, per il riarmo
e per l'ecocidio;
- liste elettorali della sinistra della nonviolenza presa su serio: quindi
nessuna complicita' con quei personaggi e con quelle organizzazioni che
promuovono o avallano lo squadrismo di piazza o di sottoscala, l'ideologia
del fine che giustifica i mezzi, l'irresponsabilita' della societa' dello
spettacolo, e che peraltro poi sovente praticano anche il piu' sfrenato
saccheggio delle pubbliche risorse e l'occupazione del sottogoverno
parassitario con i loro compari ministeriali e bombardieri.
*
E sempre perche' non ci siano equivoci: quando diciamo sinistra della
nonviolenza non ci riferiamo a piccoli movimenti sedicenti tali che sovente
sono gremiti di personaggi palesemente inaffidabili, ma ad una cultura e una
prassi, a una storia di esperienze e riflessioni ormai diffuse, che trova le
sue espressioni migliori certo anche in alcuni storici movimenti
nonviolenti, come ad esempio il Movimento Nonviolento fondato da Aldo
Capitini, ma anche in esperienze che la nonviolenza vivono e praticano,
sovente senza chiamarla con questo nome, poiche' la nonviolenza e' la lotta
contro tutte le violenze, e vive ovunque vive il conflitto che resiste al
male - alla violenza, al crimine, all'ingiustizia, alla menzogna - senza
riprodurlo nelle sue pratiche e nelle sue metodiche.
*
E quindi, dicendo sinistra della nonviolenza diciamo, in rapido elenco: i
movimenti delle donne, che sono la corrente calda della nonviolenza in
cammino, il massimo suo inveramento storico; i movimenti antimafia e
antirazzisti; la viva e concreta memoria ed esperienza del movimento delle
classi sociali oppresse e dei popoli oppressi in lotta per l'emancipazione
dell'umanita' intera; i movimenti ecopacifisti ed ecoequosolidali; le
infinite pratiche di aiuto e di liberazione, di verita' e di giustizia, di
responsabilita' e di misericordia, negli infiniti ambiti in cui esse si
danno; tutte le iniziative che affermano il riconoscimento di tutti i
diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
E quindi quando diciamo sinistra della nonviolenza diciamo anche:
antipatriarcale ed antimaschilista; antisviluppista ed invece ecosostenibile
ed ecoequosolidale; contro la guerra, il terrorismo, le uccisioni, e quindi
contro tutti gli strumenti e gli apparati che all'uccidere, al terrorizzare
e al far guerra sono intesi; per la liberazione delle oppresse e degli
oppressi in una condivisione solidale e responsabile; antirazzista ed
antisegregativa, e quindi per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i
diritti umani per tutti gli esseri umani; responsabile per la biosfera, e
quindi non chiusa in uno specismo che tutto asserve, consuma e devasta, ma
aperta in un'empatia che custodisce, rispetta, riconosce e sostiene.
*
Diciamo pertanto, con antica nostra parola, una sinistra socialista e
libertaria.
*
E quando diciamo che la nonviolenza deve essere la scelta fondamentale,
diciamo dunque opposizione integrale alla violenza e alle menzogna; diciamo
anche difesa della legalita' costituzionale e quindi anche adesione alla
Dichiarazione universale dei diritti umani.
*
Ma detto tutto questo, tutto e' ancora da ragionare insieme ed insieme da
fare.
E il tempo e' poco.
*
Occorrera' che le persone interessate a questa prospettiva si incontrino,
riflettano insieme, suscitino ovunque le energie che ovunque sono
disponibili e che devono uscire dalla rassegnazione, dall'apatia, dalla
subalternita', dall'ambiguita'.
Alcune - non poche - persone amiche della nonviolenza hanno gia' manifestato
una generosa disponibilita'.
Questo foglio e' disponibile a contribuire ad avviare questo percorso, che
non puo' che essere un percorso di crescita dal basso, policentrico e
reticolare, limpido e verificabile, pienamente democratico, "omnicratico"
per usare l'espressione capitiniana, senza figure carismatiche e senza
gerarchie.
Un percorso, un incontro, un soggetto politico in formazione che sia
intransigente sulla scelta di fondo della nonviolenza, ed insieme aperto e
complesso, comprensivo e in ascolto, dialogico e plurale, quindi umile e
forte.
Quando e dove si potrebbe fare un primo incontro? Chi e' disponibile?

2. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: PIU' SOLDATI, PIU' GUERRA, PU' STRAGI
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del primo febbraio 2008, dal titolo "Afghanistan: c'e' chi dice no"
e il sommario "Il Pentagono ordina rinforzi a tutti gli alleati. Berlino e
Madrid dicono no. Roma scatta sull'attenti"
Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la
zona dell'Asia centrale e del Caucaso; e' stato piu' volte in Afghanistan in
qualita' di inviato]

Il quotidiano "Suddeutsche Zeitung" ha rivelato ieri che intorno al 22, 23
gennaio il ministro della Difesa tedesco Franz Josef Jung ha ricevuto una
lettera "insolitamente dura" da parte del segretario alla Difesa Usa Robert
Gates, in cui si chiedeva alla Germania di inviare truppe da combattimento
in Afghanistan: richiesta a cui Jung ha immediatamente risposto,
negativamente, con una lettera "altrettanto diretta e dura". Oggi il
ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha spiegato che il
capo del Pentagono ha inviato la stessa perentoria richiesta "a ogni Stato
che ha truppe in Afghanistan". Quindi, anche il nostro ministro della
Difesa, Arturo Parisi, ha ricevuto la missiva di Gates. Ma la reazione
italiana, contrariamente a quella tedesca, e' stata un immediato
"signorsi'", con l'offerta - non proprio spontanea - di inviare almeno due
compagnie di truppe da combattimento.
La richiesta di rinforzi di Gates ha ricevuto risposta negativa anche dalla
Spagna di Zapatero, mentre pare che la Francia di Sarkozy sia orientata a
rinviare in Afghanistan le proprie forze speciali che Chirac aveva ritirato
un anno fa.
*
Khalilzad al posto di Karzai?
La strategia del "surge", dell'incremento di truppe, perseguita da
Washingotn e dalla Nato in vista dell'offensiva talebana di primavera ha
suscitato commenti negativi anche nello stesso presidente afgano Hamid
Karzai, che l'altroieri in un'intervista al quotidiano tedesco "Die Welt",
aveva detto di "non essere certo che la soluzione sia quella di dispiegare
piu' truppe".
Un commento certamente poco gradito ai suoi "protettori" di Washington, gia'
irritati per la bocciatura di Karzai alla nomina del diplomatico britannico
Paddy Ashdon come superinviato Onu in Afghanistan.
Il nervosismo dell'elegante e solitamente accondiscendente presidente afgano
pare sia dovuto alle insistenti voci riguardanti lo scontento di Washington
nei suoi confronti e i piani per una sua sostituzione a breve termine. La
Casa Bianca, insoddisfatta dell'incapacita' politica di Karzai di gestire
politicamente l'insurrezione talebana, starebbe seriamente valutando di
installare al suo posto l'afgano-americano "noecon" Zalmay Khalilzad:
attuale ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, ex ambasciatore di Washington
in Afghanistan (2003-2005) e Iraq (2005-2007), oltre che ex consigliere del
Pentagono per il sostegno ai mujaheddin afgani antisovietici negli anni '80
ed ex consulente della compagnia petrolifera Unocal negli anni '90.
*
Ucciso n. 3 di Al Qaeda in Waziristan
Intanto oggi "fonti anonime" della Difesa Usa hanno confermato che l'attacco
missilistico che lunedi' notte ha colpito un villaggio nel Nord Waziristan
pachistano e' stato sferrato da un aereo radiocomandato statunitense
Predator e che tra le vittime - due bambini, due donne, sette jihadisti
arabi e sei uzbechi - ci sarebbe anche Abu Laith al-Libi, considerato dalla
Cia il link tra Al Qaeda e i talebani afgani e il terzo uomo nella gerarchia
qaedista dopo Osama bin Laden e Ayman Al Zawahiri. Abu Laith "il libico",
sulla cui testa c'era una taglia di 200.000 dollari, fu colui che nel 2002
annuncio' al mondo che Osama bin Laden era sopravvissuto ai bombardamenti
Usa sulle montagne di Tora Bora ed e' ritenuto l'ispiratore dell'attentato
del febbraio 2007 contro il vicepresidente Usa Dick Cheney durante la sua
visita in Afghanistan.

3. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: ALTRI ITALIANI NELLA FORNACE DELLA GUERRA
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del primo febbraio 2008, dal titolo "Afghanistan, rinforzi italiani
per combattere" e il sommario "Roma offre due compagnie per un 'Battle
Group'. Simboli nazisti sui nostri blindati"]

Per soddisfare le pressanti richieste della Nato, il Comando operativo
interforze (Coi) dello Stato maggiore della Difesa ha deciso che l'Italia
inviera' in Afghanistan nuove truppe da combattimento per rafforzare il
dispositivo di difesa nelle sguarnite province occidentali, dove ad oggi
sono schierati con funzioni "combat" solo 450 soldati Nato: circa 250 fanti
della Forza di reazione rapida (una compagnia e mezzo italiana e una
compagnia spagnola) e circa 200 uomini delle forze speciali italiane (la
Task Force 45 impegnata nell'operazione Sarissa).
*
Un "Battle Group" italiano
L'offerta - che verra' presentata al meeting informale dei ministri della
Difesa dell'Alleanza che si terra' a Vilnius, in Lituania, il 7 e 8
febbraio, ma che sara' annunciata solo al vertice Nato di Bucarest, in
Romania, il 2-4 aprile - prevede l'invio di almeno altre due compagnie di
fanteria (2-300 uomini) che consentiranno la trasformazione della "Quick
Reaction Force" in un "Battle Group" forte di circa cinquecento soldati
impiegabili in combattimento. La Spagna pare non inviera' alcun rinforzo.
Dopo l'invio lo scorso dicembre di altri 250 alpini a Kabul, l'arrivo dei
nuovi fanti - previsto per la primavera - porterebbe il contingente italiano
in Afghanistan a quasi 3.000 uomini, ben oltre il tetto massimo di 2.160
uomini autorizzato dal Parlamento. Limite sforato gia' oggi, con la presenza
di circa 2.600 uomini.
*
Gaiani: "La notizia e' certa"
La notizia del piano di invio di rinforzi in Afghanistan, trapelata nei
giorni scorsi, e' stata subito smentita dallo Stato maggiore della Difesa,
con un comunicato che parla di "normali avvicendamenti di reparti"
escludendo "variazioni quantitative della consistenza del contingente
nazionale".
Quantitative no, ma qualitative si'.
"Non e' da escludere - spiega a "PeaceReporter" l'esperto militare
Gianandrea Gaiani - che l'invio delle truppe da combattimento venga
compensato dal rientro di altri reparti, magari del genio militare che hanno
portato a termine i loro lavori, senza quindi aumentare il totale del
contingente, come si legge nel comunicato dello Stato maggiore".
"L'invio in primavera di nuove compagnie di fanteria per la creazione di un
Battle Group da impiegare in combattimento e' notizia assolutamente certa -
conferma Gaiani - ma la Difesa non vuole divulgarla fino a quando non verra'
ufficializzata in sede Nato, a Bucarest".
*
Nazisti brava gente
In questi giorni sta suscitando scalpore anche la pubblicazione di
fotografie che mostrano un blindato italiano in Afghanistan, semidistrutto
dallo scoppio di una mina. Sulle portiere del mezzo e' dipinto
l'inconfondibile stemma nazista degli Afrika Korps, la divisione tedesca
comandata dal generale Rommel che combatte' in Nordafrica durante la seconda
guerra mondiale. Rispetto allo stemma originale manca solo la svastica, ma
non ci sono dubbi sul fatto che la palma sia quella.
Le foto, ripubblicate da "L'Espresso", erano apparse su un forum del sito
internet di informazione militare, "Pagine di Difesa", che pare le abbia
pescate da un sito spagnolo.
Nonostante i cliche' sugli "italiani brava gente", non e' la prima volta che
le nostre truppe in missione all'estero sfoggiano stemmi e simbologie
nazi-fasciste: il dovuto rispetto per le vittime dell'attentato di Nassiriya
mise in ombra la notizia che nelle camerate della base "Libeccio" c'erano
bandiere della repubblica fascista di Salo'.

4. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: DAGLI OSPEDALI DI EMERGENCY
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del 31 gennaio 2008, dal titolo "Afghanistan, kamikaze a Kabul e
Lashkargah. Testimonianze dagli ospedali di Emergency"]

Giornata di duro lavoro oggi negli ospedali di Emergency in Afghanistan,
dove si moltiplicano gli attacchi suicidi sferrati dalla guerriglia
talebana.
Questa mattina presto, un kamikaze alla guida di un'auto si e' fatto saltare
in aria a Taimani, quartiere settentrionale di Kabul. L'obiettivo era un
autobus dell'esercito afgano, ma lo scoppio ha investito un taxi che passava
di li', uccidendo una persone e ferendone altre.
"Abbiamo ricevuto cinque feriti, di cui due in gravissime condizioni che ora
si trovano in sala operatoria", riferiscono dall'ospedale di Emergency nella
capitale afgana.
Poche ore dopo, un altro kamikaze ha attivato la sua carica esplosiva
all'interno della moschea principale di Lashkargah, accanto alla sede del
governatorato. L'attentato e' avvenuto quando era appena iniziata la
preghiera. Obiettivo: il vicegovernatore della provincia di Helmand, Haji
Pir Mohammad. La deflagrazione ha ucciso l'uomo politico e altre cinque
persone, tra cui anche un bambino di quattro anni che chiedeva l'elemosina
all'entrata della moschea.
"Siamo in piena emergenza", riferisce il logista dell'ospedale dell'ong
italiana a Lashkargah. "Abbiamo ricevuto tre persone arrivate gia' morte e
una ventina di feriti, tra cui Ghairat, un bimbo di pochi anni. Due pazienti
sono in fin di vita, altri sette sono in gravi condizioni. Stiamo cercando
di rintracciare il nonno con cui il bambino ci ha detto di essere venuto dal
suo villaggio vicino a Grishk, in piena zona di combattimenti tra talebani e
forze Nato".

5. AFGHANISTAN. EMANUELE GIORDANA: COME DA WASHINGTON SI SPIEGA PERCHE' I
TALEBANI STANNO VINCENDO LA GUERRA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del primo febbraio 2008 riprendiamo il
seguente articolo dal titolo "Stato fallito, disastro umanitario. E'
l'Afghanistan visto da Washington" e il sommario "Due studi statunitensi e
un dossier di Oxfam fotografano una situazione sempre piu' drammatica nel
paese occupato da Nato e Usa"
Emanuele Giordana, giornalista, fa parte dell'esperienza di "Lettera 22"]

Tre rapporti nel giro di altrettanti giorni, pur di segno assai diverso,
parlano dell'Afghanistan come di uno stato fallito. O di un paese dove e'
fallita la strategia di pacificazione messa in campo dalla comunita'
internazionale.
Per capire che l'Afghanistan e' sull'orlo di una crisi irreversibile basta
fare una passeggiata per Kabul. Se ci si astrae dal contesto, sembra un
posto quasi normale: traffico caotico e congestionato, vigili urbani che si
agitano, odore di benzina mal raffinata. Ma il peso delle migliaia di metri
cubi di cemento e i chilometri di filo spinato che circondano ambasciate,
uffici internazionali e caserme, senza soluzione di continuita', danno
l'idea di un fortino sotto assedio. E il fatto che da diverse settimane non
circolino quasi piu' i blindati della Nato non e' chiaro se sia una scelta
italiana (Roma ha il comando della capitale in questi mesi) per non
offendere la montante ondata di orgoglio nazionale che sta attraversando il
paese, o per evitare attacchi kamikaze che si susseguono continuamente.
Anche ieri a Kabul, con un morto, e a Lashkar Gah, nell'Helmand, dove un
"martire" si e' fatto saltare in una moschea uccidendo il vicegovernatore
della provincia e almeno altre sette persone.
*
I tre dossier sul paese propongono un'analisi per certi versi molto simile
anche se con soluzioni diverse. Abbastanza coerentemente con la provenienza
dei rapporti. Ma se le ricette sono diverse, l'analisi parte da dati
incontrovertibili. L'Atlantic Council diretto dal generale americano James
Jones, parte da una constatazione apodittica e cioe' che, fuor di metafora,
la Nato "non sta vincendo in Afghanistan". Aggiunge il dossier del think
tank americano, che senza "urgenti cambiamenti" il paese si avvia a essere
un "failed state", uno "stato fallito" con tutte le conseguenze geopolitiche
e strategiche che tutto questo vuol dire. L'Atlantic Council argomenta
inoltre che il fallimento afgano potrebbe seriamente minare la credibilita'
della Nato. A simili conclusioni giunge anche l'American Afghanistan Study
Group, un gruppo di lavoro vicino all'osservatorio di Jones. Ma la ricetta
resta quella vecchia: e cioe' che le truppe impiegate in Afghanistan sono
troppo poche per far fronte a un'insurrezione sempre piu' violenta. Non di
meno, l'Aasg riconosce la mancanza di proposte serie da parte della
comunita' internazionale e l'insufficienza degli aiuti economici.
*
In un'intervista a "Die Welt" il presidente Karzai ha invece spiegato di
pensarla in ben altro modo: ci servono aiuti, ha detto "per ricostruire il
nostro capitale umano e le nostre istituzioni, il nostro esercito, la nostra
polizia, le nostre strutture amministrative". Piu' istruttori semmai, dice
Karzai, anziche' nuove truppe. Inoltre, dice il presidente riprendendo una
polemica appena sollevata qualche giorno fa anche dal Forum della societa'
civile afgana, "i bombardamenti Nato e statunitensi sui civili afgani, pur
accidentali, sembrano causa della mancanza di sufficienti truppe di terra:
tuttavia non sono convinto che inviare piu' soldati sia la risposta giusta".
*
Se il presidente e' in oggettiva difficolta' (e pare si stia lavorando alla
sua sostituzione), sembra rispondere alla forte disillusione che si fa
strada tra gli afgani erodendo il consenso verso l'intervento occidentale.
Ed e' un dossier di Oxfam, una delle maggiori Ong del pianeta, a mettere
definitivamente il dito nella piaga: predicendo un imminente "disastro
umanitario" Oxfam critica la gestione dei fondi di aiuto allo sviluppo
scialacquati in modo "incoerente e scoordinato" senza che abbiano lasciato
grandi tracce.
"Molti fattori spiegano la crescita dell'insurrezione e, chiaramente,
criminalita', signori della guerra e traffico di droga sono elementi
importanti - dice Matt Waldman, uno dei responsabili di Oxfam per il paese -
ma e' altrettanto chiaro che il reclutamento delle persone (in questi
settori) e' molto piu' facile quando c'e' gente che vive una vita
disperata". Comincia forse a farsi strada l'idea che con la sola opzione
militare la scommessa afgana si perde. Troppa carne umana su un mercato del
lavoro che offre buone posizioni solo se si imbraccia un Ak47.

6. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: L'INDISPENSABILE RIVOLUZIONE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 gennaio 2008, col titolo "Piano B
2020, l'indispensabile rivoluzione".
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007.
Lester Brown e' uno dei massimi studiosi di questioni ambientali; laureato
in scienze naturali, in agraria, in economia e in scienze politiche,
fondatore del Worldwatch Institute, ha poi fondato anche l'Earth Policy
Institute; ha una grande esperienza di riflessione e proposta sui problemi
piu' gravi del pianeta. Dal sito www.lifegate.it/ambiente/ riprendiamo la
seguente scheda: "Da molti anni quest'autorevole analista dei sistemi
naturali studia le tendenze che minacciano il futuro del mondo. Dopo la
laurea in Scienze agricole alla Rutgers University (1955), Lester Brown
intraprende un viaggio di studio di sei mesi nell'India rurale, poi nel 1959
entra nella pubblica amministrazione. Si specializza in Economia agricola
all'Universita' del Maryland e poi ad Harvard. Da qui prende il via una
carriera ricca di incarichi pubblici di prestigio: consulente del Segretario
all'Agricoltura Orville Freeman per la politica agricola estera (1964) e
amministratore del Servizio per lo sviluppo agricolo internazionale presso
il Dipartimento di Stato (1966). All'inizio del 1969 lascia le stanze della
pubblica amministrazione per collaborare con James Grant, ex responsabile
Unicef, alla creazione dell'Overseas Development Council. Le sue idee e le
autorevoli analisi sui problemi ambientali, sociali, energetici e alimentari
di enorme portata che assillano l'umanita', suscitano grande interesse negli
ambienti politici, scientifici ed economici internazionali. Nel 1974, grazie
ad un finanziamento del Rockefeller Brothers Fund, fonda il Worldwatch
Institute (www.worldwatch.org), un ente privato di ricerca senza fini di
lucro per l'analisi dei trend ambientali sempre piu' estesi e preoccupanti
che modellano il futuro di una umanita' votata all'autodistruzione: economia
globale, crescita demografica e contrazione delle risorse pro capite,
effetto serra, emarginazione economica e ambientale, riduzione delle aree
coltivate, deforestazione, estinzione degli ecosistemi. Nel 1984 Lester
Brown pubblica il suo primo rapporto annuale State of the World, ricco di
dati e informazioni, di interpretazioni e analisi particolarmente innovative
che, ormai tradotto in piu' di trenta lingue da vari anni, diventa un punto
di riferimento per chiunque voglia comprendere le interconnessioni delle
problematiche ambientali, economiche e sociali presenti sul nostro pianeta.
Dal 1988 il Worldwatch Institute pubblica anche il bimestrale "World Watch".
Lester Brown e' inoltre autore di numerose altre pubblicazioni. Durante la
sua carriera ha ricevuto alti riconoscimenti internazionali. E' un fervido
sostenitore delle fonti energetiche rinnovabili (sole, idrogeno, vento e
biomasse) che, secondo il suo pensiero, rappresentano l'unica l'alternativa
possibile all'attuale produzione energetica. Ha tenuto e tiene lezioni e
conferenze in tutto il mondo. Nel maggio del 2001 ha lasciato la presidenza
del Worldwatch Institute a Christopher Flavin per fondare l'Earth Policy
Institute con lo scopo di approfondire le ricerche e le prospettive sul tema
dello sviluppo dell'eco-economia". Tra le opere di Lester Brown: I limiti
della popolazione mondiale, Milano 1974; (con E. P. Eckholm), Di solo pane,
Milano 1975; Il ventinovesimo giorno, Firenze 1980; tra le opere recenti:
(con Christopher Flavin, Hilary French), State of the world 1998. Stato del
pianeta e sostenibilita'. Rapporto annuale, Edizioni Ambiente, 1998; State
of the world 1999. Stato del mondo e sostenibilita'. Rapporto annuale,
Edizioni Ambiente, 1999; (con Michael Renner, Brian Halweil), Vital signs
2000. I trend ambientali e sociali che disegnano il nostro futuro, Edizioni
Ambiente, 2000; (con Christopher Flavin, Hilary French), State of the World
2001. Stato del pianeta e sostenibilita'. Rapporto annuale, Edizioni
Ambiente, 2001; Eco economy. Una nuova economia per la terra, Editori
Riuniti, 2002; (con Janet Larsen, Bernie Fischlowitz Roberts), Bilancio
terra. Gli effetti ambientali dell'economia globalizzata, Edizioni Ambiente,
2003; Piano B. Una strategia di pronto soccorso per la terra, Edizioni
Ambiente, 2004]

Finora hanno scherzato in troppi, fra i governi, il mondo della produzione,
quello del lavoro, le persone singole e aggregate. Da adesso in poi dobbiamo
diventare tutti attivisti: che ogni gesto e ogni decisione, ogni giorno e
ogni ora, siano ispirati agli obiettivi di stabilizzare il clima e la
popolazione, vincere la miseria e ripristinare gli ecosistemi degradati.
Obiettivi da conseguire entro pochi anni, non entro decenni.
Esagerato? Irrealistico? Sara' meglio di no, se vogliamo evitare la fine del
genere umano. E' questo il messaggio carico di urgenza lanciato dall'ultima
pubblicazione di Lester Brown, presidente dell'Earth Policy Institute. Il
titolo pare di fantascienza: Plan B 3.0: Mobilising to Save Civilisation
(Piano B 3.0: mobilitarsi per salvare la civilta'). Ma lo sforzo richiesto
e' una necessita' visto che, come ha spiegato Brown all'agenzia stampa Inter
Press Service, "i cambiamenti climatici avvengono piu' rapidamente di quanto
previsto. Percio' dobbiamo tagliare le emissioni globali di gas serra
dell'80% rispetto ai livelli del 1990". Il punto e' che per Brown questo
obiettivo e' da raggiungere entro il 2020 addirittura; molto di piu' e molto
prima del taglio dal 25 al 40% chiesto, per il 2020, dall'Intergovernmental
Panel on Climate Change (Ipcc), premio Nobel per la pace 2007. Secondo
Brown, "l'Ipcc ha fondato le sue raccomandazioni su dati che sono vecchi di
circa due anni; studi piu' recenti mostrano una netta accelerazione nel
fenomeno del cambiamento climatico; spero dunque che l'Ipcc riveda le
raccomandazioni nel prossimo rapporto. Ma sara' fra cinque anni. Troppo
tardi. Dobbiamo agire ora". Non sono le soluzioni a mancare; manca la
consapevolezza che la civilts' e' in pericolo.
Brown spiega che cosa e come si puo' fare. Ad esempio, sul lato della
produzione di energia, l'eolico potrebbe produrre il 40% dell'energia
mondiale installando 1,5 milioni di nuove turbine da due megawatt. Sembra
tanto ma, dice l'autore, com'e' che in un anno si e' capaci di costruire
facilmente 65 milioni di nuove auto? Diverse linee di produzione di queste
scatole insostenibili potrebbero essere convertite alla costruzione di
turbine a vento. Piu' efficienza nell'illuminazione ridurrebbe il consumo di
elettricita' del 12% all'anno: abbastanza da chiudere oltre 700 delle 2.370
centrali termoelettriche a carbone. Poi le costruzioni, l'abitare: si puo'
arrivare a zero emissioni, in questo settore che adesso negli Usa provoca il
40% delle emissioni di gas serra.
Ma e' importante anche che cambi il "combustibile per il corpo umano": da
una dieta carnea a una vegetariana che richiede un quarto dell'energia
rispetto alla prima. Lester Brown e' d'accordo con l'esortazione dello
scienziato indiano Rajendra Pachauri, capo dell'Ipcc, che ha suggerito di
essere consumatori frugali comprando solo quel che serve davvero, andare
piu' in bici che in auto e, appunto, mangiare meno carne (lui e'
vegetariano). La produzione di un chilogrammo di carne causa in media
emissioni equivalenti a oltre 35 kg di anidride carbonica.
Brown e' molto critico poi sugli agrocarburanti, ormai al centro di
polemiche per il loro possibile impatto sugli ecosistemi e sullo stato
dell'alimentazione umana. E c'e', cruciale, la questione demografica: ogni
anno si aggiungono 70 milioni di persone concentrate in paesi dove la
situazione idrica e' sempre piu' critica, i pozzi sono secchi, le foreste
decimate, i suoli erosi e i pascoli quasi desertificati. Emergenze che
crescono parallelamente alla preoccupante crisi dei governi.
L'ingiustizia, poi, regna sovrana, anche sul fronte dell'approvvigionamento
petrolifero: i paesi ricchi continueranno a ottenere il petrolio di cui
hanno bisogno - finche' ce n'e' - mentre i poveri dovranno fare con meno.
Eppure le risorse mondiali per vincere la miseria ci sono...

7. MEMORIA. ANNA BRAVO RICORDA NUTO REVELLI
[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo di Anna Bravo
originariamente apparso sul bel periodico "Diario" nel 2004, subito dopo la
scomparsa dell'eroico comandante partigiano e straordinario testimone del
"mondo dei vinti".
Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha
insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e
genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non
omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni
nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha
diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione
nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle
storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza
in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni
culturali. Opere di Anna Bravo:  (con Daniele Jalla), La vita offesa,
Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza,
Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di
memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna
Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza,
Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal
Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria.
Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita
Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne
nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il
Mulino, Bologna 2003.
Nuto Revelli e' nato a Cuneo nel 1919 ed e' scomparso nel 2004; ufficiale
degli alpini nella tragedia della campagna di Russia, eroe della Resistenza,
testimone della cultura contadina e delle sofferenze delle classi popolari
in guerra e in pace. Nelle sue opere una grande testimonianza storica, un
lucido impegno civile, e una limpida guida morale. Opere di Nuto Revelli: La
guerra dei poveri, La strada del davai, Mai tardi, L'ultimo fronte, Il mondo
dei vinti, L'anello forte, Il disperso di Marburg, Il prete giusto, Le due
guerre, tutti pubblicati presso Einaudi. Opere su Nuto Revelli: AA. VV.,
Memorie di vita e di Resistenza. Ricordi di Nuto Revelli 1919-2004, Nuova
Iniziativa Editoriale - L'Unita', Roma 2004]

Nuto Revelli, nato a Cuneo nel 1919, tenente degli alpini nella campagna di
Russia, comandante partigiano di Giustizia e Liberta', studioso del mondo
popolare, della guerra e della resistenza, marito di Anna Delfino, padre di
Marco, amato da una molltitudine di lettori di tutti i tipi. I suoi libri:
Mai tardi. Dario di un alpino in Russia, La guerra dei poveri, La strada del
davai, L'ultimo fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella seconda
guerra mondiale (materiali che aveva salvato fortunosamente dal macero), Il
mondo dei vinti, L'anello forte,  Il disperso di Marburg, Il prete giusto,
Le due guerre.
Lungo gli anni settanta e ottanta, Nuto Revelli andava per paesi, borgate,
cascine, baite del cuneese, e con il suo pesante registratore professionale
intervistava centinaia di uomini e donne. Lavorava con ponderazione,
reiterando molti colloqui, rivedendo piu' volte le trascrizioni, ma credo
anche con l'ansia del tempo che correva e la pena per i testimoni che
scomparivano. Dopo aver retto all'emigrazione di massa, al primo decollo
industriale, alla crisi della grande guerra, il mondo contadino era davvero
alla fine, e Nuto voleva preservarne la memoria. Non per riportarlo in vita
cosi' com'era stato, perche' ne conosceva le asprezze, ma per cercargli un
posto nella storia, come aveva fatto con gli alpini di Russia e con i suoi
stessi partigiani, ragazzi di banda presto tornati nell'anonimato. A Nuto
era cara la gente dimenticata, appartata, magari cupa, l'opposto dello
sfavillio anni ottanta; e l'aggettivo "vincente" doveva sembrargli
un'oscenita'.
Veri boom editoriali e pietre miliari delle ricerche sulla memoria, Il mondo
dei vinti e L'Anello forte portano in primo piano le voci della pianura,
della collina, della montagna, delle Langhe: quasi un secolo di storia se si
guarda all'eta' dei testimoni, piu' di un secolo se si tiene conto che i
discorsi incorporano tradizioni familiari e di comunita' che risalgono ai
tempi di madri, padri, nonni.
In quegli anni all'universita' ci appassionavamo intorno allo statuto
scientifico delle fonti orali, e Nuto ci guardava con simpatia un po'
distratta. Preferiva vedersi come un semplice raccoglitore-archivista,
mentre era molto di piu', un grande catalizzatore, regista e garante della
memoria. E uno scrittore magistrale, che considerava il linguaggio un dono
da maneggiare con cura, mai una parola sprecata ne' una mancata.
Era anche uno straordinario narratore in prima persona. D'estate a Verduno,
sotto una quercia gigantesca al centro di un prato, scenario da favola,
raccontava storie di comizi del primo dopoguerra, di piccole amministrazioni
comunali, di passioni politiche - e di Giunchiglia Fior del male e delle
famose sorelle Nete, che cantavano Un bacio a mezzanotte in un programma di
Arbore. Profilo perfetto, un velo di abbronzatura, vestiti a fiori, a volte
un lavoro a maglia fra le mani, l'amatissima Anna c'era sempre.
Andando via, ci si trovava a pensare che una sinistra buona esisteva, e che
il matrimonio poteva essere una cosa bellissima.

8. LIBRI. E' IN EDICOLA "L'ANTIBARBARIE" DI GIULIANO PONTARA
In supplemento al quotidiano "L'Unita'" e' in edicola il libro di Giuliano
Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI
secolo, apparso presso le Edizioni Gruppo Abele di Torino nel 2006 ed ora
riproposto in edizione economica a 7,50 euro.
Come abbiamo piu' volte segnalato e' un libro di capitale importanza di uno
dei massimi studiosi della nonviolenza (gia' curatore della fondamentale
antologia degli scritti di Mohandas K. Gandhi, teoria e pratica della
nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996).

9. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

10. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 354 del 3 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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