Minime. 338



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 338 del 18 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Severino Vardacampi: L'anno scorso a Zimmerwald
2. Guido Viale: Rifiuti
3. Elena Castagni intervista Umberto Galimberti
4. Isabella Mazzitelli intervista Umberto Galimberti
5. Luigi Cavallaro presenta "Le origini della Banca Mondiale. Una deriva
conservatrice" di Michele Alacevich
6. L'Agenda dell'antimafia 2008
7. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. SEVERINO VARDACAMPI: L'ANNO SCORSO A ZIMMERWALD

Quei ministri e quei parlamentari che hanno ripetutamente votato per la
partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in
Afghanistan.
Quei ministri e quei parlamentari che ripetutamente votando per la
partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in
Afghanistan hanno ripetutamente violato l'articolo 11 della Costituzione
della Repubblica Italiana.
Quei partiti politici che or non e' guari dicevano di essere contro la
guerra, addirittura facendo uso di formule tanto altisonanti quanto poco
meditate, e che appena giunti al governo si sono arruolati e votano e votano
e votano per mandare ragazzi italiani in divisa a correre il rischio di
uccidere e morire in Afghanistan, e votano e votano e votano per la guerra e
per le stragi, e votano e votano e votano facendo strame della Costituzione.
*
E quei loro manutengoli e tifosi che giustificano e sostengono chi vota per
la guerra e viola la Costituzione, ed arrivano al delirio di dire che chi
vota per la guerra e' contro la guerra, chi infrange la Costituzione la
difende, cosi' come le streghe di Macbeth cantavano l'ebbra infernale
canzone del capovolgimento di tutti i valori.
*
E le moltitudini degli arresi e dei complici. Che per vilta' o per
interesse, per corruzione o per obnubilamento chiudono gli occhi, si danno
di gomito, parlano d'altro, mentre l'Italia e' in guerra e' in guerra e' in
guerra.
*
Di cosa dovremmo parlare se non di questo?
Occorre, e' urgente, costruire un movimento che si oppone alla guerra e al
golpe, un movimento che rompa ogni complicita' con lo pseudopacifismo
ministeriale e guerriero e con lo pseudopacifismo cialtrone e squadrista
(peraltro tra loro contigui); un movimento che faccia la scelta nitida ed
intransigente della nonviolenza.
Un movimento che smascheri e denunci e contrasti il delirio e l'infamia di
ben tre partiti di governo che si riempiono la bocca della parola
"nonviolenza" mentre votano la guerra e le stragi.
Un movimento che si ponga il problema di portare al piu' presto la scelta
della nonviolenza, e quindi persone amiche della nonviolenza che per quella
scelta si battano, nelle istituzioni.
Un movimento che costruisca dunque anche liste elettorali di una nuova
sinistra, la sinistra della nonviolenza, e che si presenti alle elezioni con
il preciso programma di opporsi alla guerra e alle stragi, con il programma
della nonviolenza.
Ed opporsi alla guerra e alle stragi significa opporsi al femminicidio.
Significa opporsi alla devastazione dell'ambiente che sta portando la
biosfera al collasso e la civilta' umana alla catastrofe. Significa battersi
per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Significa un programma
socialista e libertario di liberazione dell'umanita', di solidarieta' che
ogni essere umano raggiunga, di responsabilita' che tutte le persone
interpelli e coinvolga. Significa lotta per inverare i principi fondamentali
scritti nella nostra carta costituzionale. Significa scelta di lottare
contro ogni violenza, contro ogni menzogna.
*
L'ora e' adesso.

2. PROPOSTE. GUIDO VIALE: RIFIUTI
[Dal quotidano "Il manifesto" del 15 gennaio 2008, col titolo "Quattro
soluzioni per il rebus-rifiuti" e il sommario "Il piano del governo non
risolve nulla, ma 'ricicla' solo vecchie ricette che hanno fallito. Con il
rischio che tutto finisca in ordine pubblico. Invece una via d'uscita e'
possibile".
Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta
studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del
lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico
dellíAgenzia nazionale per la protezione dellíambiente (Anpa). Opere di
Guido Viale: segnaliamo particolarmente Il Sessantotto, Mazzotta, Milano
1978; Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano 1994, 2000; Tutti in taxi,
Feltrinelli, Milano 1996; Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino
1999; A casa, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2001; Vita e morte
dell'automobile, Bollati Boringhieri, Torino 2007]

E' difficile aspettarsi un risultato dal piano del governo per i rifiuti
della Campania. Perche' in quel piano non c'e' niente di nuovo.
I punti "qualificanti" sono: 1) Raccolta differenziata. E' una prescrizione
gia' contenuta in una legge dello stato del 1997, che i commissari non hanno
mai attuato. Il piano non indica le misure per cui questa volta dovrebbe
riuscire, ma solo scadenze per il suo avvio. 2) Conferimento ad altre
regioni "volonterose" delle centomila e piu' tonnellate di rifiuti che
ingombrano le strade campane. Anche questo e' gia' stato chiesto e fatto in
altri periodi. E' ovvio che in mancanza di garanzie che la storia non abbia
a ripetersi le difficolta' frapposte dalle altre regioni crescono. 3)
Utilizzo immediato di quattro discariche - o cinque, se verra' inclusa
Pianura - gia' indicate dal precedente commissario Bertolaso e tre delle
quali sono gia' state oggetto di mobilitazioni popolari contro la loro
apertura, perche' sature o in siti inadatti. Non risulta che Regione,
Province o commissari abbiano mai effettuato una mappatura del territorio
campano per individuare siti compatibili con questa funzione. Si e' sempre
cercato di utilizzare i siti gia' compromessi (gravando su popolazioni la
cui salute e' stata distrutta da queste servitu'), nonostante che
indicazioni su siti adatti dal punto di vista geologico e idrologico siano
state a suo tempo fornite a Bertolaso da alcuni geologi che queste indagini
le avevano svolte per proprio conto. 4) Apertura "nel medio termine" di tre
inceneritori: sono quello di Acerra, in costruzione da quattro anni e in
programma da dieci, che non sara' pronto prima del 2009, e quello di Santa
Maria la Fossa, a soli quindici chilometri dal primo (anch'esso in programma
da dieci anni). Anche qui vale il principio di insediare gli impianti piu'
inquinanti nei territori piu' compromessi; con l'aggravante che in questo
caso la decisione sui siti e' stata delegata all'impresa aggiudicataria
della costruzione e della gestione degli impianti. Il terzo inceneritore
verra' localizzato a Salerno, citta' il cui sindaco si e' da tempo
dichiarato disponibile a ospitarlo, anche se il sito non e' stato ancora
indicato e la mobilitazione popolare contro questa decisione sta gia'
montando. Ma l'apertura dei due nuovi inceneritori, posto che si facciano,
non potra' avvenire prima di tre-quattro anni. E nel frattempo?
Ridurre, riciclare, recuperare, smaltire. Nulla dice il piano del governo
circa i cinque milioni di "ecoballe" accumulate ai piedi dei sette impianti
di tritovagliatura (i cosiddetti Cdr) e infarcite di rifiuti tossici
infilati piu' o meno clandestinamente dalla camorra. Tutti i Cdr sono
attualmente fermi; per guasti tecnici, o per decreto della magistratura, o
per mancanza di spazio dove stoccare la "produzione". Si tratta di un'altra
ecobomba di dimensioni planetarie, che se venisse smaltita nel
megainceneritore di Acerra, se entrera' in funzione, lo terrebbe occupato
per non meno di 5-7 anni, mentre in attesa dei nuovi inceneritori si
accumulera' un numero quasi uguale di altre ecoballe. Che cosa bisogna fare,
allora?
Bisogna attuare in modo drastico le priorita' dell'Unione Europea, della
normativa nazionale e di quella regionale.
Primo: ridurre; secondo: riciclare; terzo: recuperare solo quello che non e'
possibile riciclare; quarto: smaltire solo quello che non e' in alcun modo
recuperabile. E in emergenza queste regole vanno attuate con misure
straordinarie.
*
Ridurre: ogni giorno la Campania produce 6-7000 tonnellate di nuovi rifiuti
urbani. Anche se altre regioni italiane accetteranno di assorbire quelli
ammonticchiati per le strade, tra quindici giorni saremo punto a capo. Tra
un mese e mezzo sara' stata riempita completamente la discarica di Serre -
l'unica oggi aperta in Campania - e per aprirne altre il commissario si
sentira' autorizzato a usare gli stessi sistemi adottati a Genova.
Il 40% in peso di quei rifiuti e' composto da imballaggi; un altro 10% da
altri prodotti usa e getta. Si tratta in massima parte di vetro, plastica,
carta e cartone, che in volume occupano in discarica oltre il 60 e nei
cassonetti fino al 90% dello spazio disponibile. Il resto e' composto quasi
esclusivamente da materiale organico (avanzi di cucina), inerti e rifiuti
ingombranti (mobili ed elettrodomestici depositati accanto ai cumuli di
rifiuti perche' non ci sono centri e servizi di raccolta ad hoc). Bisogna
fermare questo flusso. Se si allaga la casa, prima di asciugare il pavimento
e strizzare gli strofinacci occorre chiudere i rubinetti. E la Campania e'
"allagata" dai rifiuti.
Ma come fare? Va proibita la vendita dei prodotti usa e getta fino al
lontano ritorno a una lontana "normalita'". Per lo meno di quelli piu'
ingombranti: i pannolini possono essere sostituiti con prodotti lavabili di
concezione moderna: sono piu' economici e igienici per chi li usa e molto
meno costosi per chi li deve smaltire. Un comune li puo' addirittura
regalare a chi ne ha bisogno - come si comincia fare a Reggio Emilia e in
altre citta' - con la sicurezza di risparmiare sullo smaltimento.
Lo stesso vale per le stoviglie usa e getta. I comuni devono proibirle e
mettere a disposizione - a pagamento - di chi le usa abitualmente, cioe'
mense e fast food, servizi mobili di lavaggio: si possono organizzare in
pochi giorni, in attesa che le utenze si dotino delle necessarie strutture.
Vanno bloccati all'uscita dalla catena distributiva tutte le bibite in vuoti
a perdere, acqua minerale compresa, se non nei territori dove l'acqua del
rubinetto non e' potabile. E' meglio questo "sacrificio" o continuare a
vivere tra cumuli di rifiuti?
Vanno eliminati gli imballaggi superflui, in attesa che i distributori si
dotino di servizi logistici in grado di garantire l'utilizzo esclusivo di
vuoti a rendere e di dispenser per la vendita di prodotti sfusi, come ormai
fanno molte catene distributive nel nord e nel centro Europa, ma anche
alcune catene italiane.
*
Ma che cosa si puo' fare nell'immediato? Si devono spacchettare alle casse
dei supermercati e ai banchi dei negozi i prodotti acquistati, in modo che
gli imballaggi superflui vengano immediatamente convogliati verso gli
impianti di riciclaggio. A Natale, con la campagna "Disimballiamoci"
Legambiente aiuta i consumatori volenterosi a sbarazzarsi degli imballaggi
superflui presidiando con i suoi volontari le uscite dei supermercati. In
Campania la stessa cosa va resa obbligatoria, impegnando in questa funzione
alcune migliaia dei lavoratori finora addetti a una inesistente raccolta
differenziata. E spiegando alla popolazione che questo e' l'unico modo per
liberarsi dai cumuli di rifiuti sotto casa e dalla necessita' di aprire ogni
giorno nuove discariche. Naturalmente per farlo ci vuole personale formato
(rapidamente), consultato e aggiornato (quotidianamente) per avere il polso
delle risposte della popolazione.
Uscire dalla monnezza non e' utopia. E' una proposta folle? Puo' sembrare.
Ma e' piu' folle questa proposta o il comportamento di governatori,
amministratori e commissari che per 14 anni hanno lasciato incancrenire la
situazione fino a questo punto? D'altronde e' una proposta che va nella
direzione in cui si muove un numero crescente di amministrazioni nei
contesti piu' "civili" dell'Europa e degli Stati Uniti: dalla Silicon Valley
al Canada, dall'Austria all'Olanda, dalla Germania alla Nuova Zelanda.
Napoli e la Campania potrebbero approfittare dell'emergenza per superare in
un colpo solo il gap tra la posizione infima che occupano oggi e i primi
posti a livello mondiale. Esattamente come 12 anni fa Milano, sommersa dai
rifiuti, aveva saputo superare l'emergenza mettendo a punto in pochi mesi un
modello poi ripreso da molte citta' europee.
*
Anche la raccolta differenziata (per la quale la legge prescrive l'obiettivo
del 65% entro cinque anni), se da un lato si avvantaggerebbe molto di poter
operare su flussi di rifiuti gia' liberati dalla maggior parte degli
imballaggi superflui e dei prodotti usa e getta, richiede comunque una
mobilitazione straordinaria che i comuni che hanno gia' raggiunto questo
obiettivo ben conoscono. La raccolta deve essere fatta porta a porta; il
personale che la fa deve essere formato e investito di una responsabilita'
che richiede una elevata professionalita': quella di imparare a conoscere il
territorio attraverso i rifiuti prodotti; di dialogare con la popolazione;
di individuare i problemi e proporre soluzioni. L'addetto alla raccolta
differenziata porta a porta non e' piu' un facchino ma un lavoratore
front-line.
Serve un grande lavoro con la persone, ma i risultati poi arrivano: non c'e'
un solo abitante dei comuni che fanno bene la raccolta differenziata che
vorrebbe tornare indietro. Naturalmente ci vogliono impianti per trattare le
frazioni raccolte. Nell'immediato si potra' ricorrere ad altre regioni, che
riceveranno i materiali riciclabili della Campania piu' volentieri dei suoi
rifiuti indifferenziati. Ma bisognera' individuare in fretta i siti e
costruire gli impianti - soprattutto quelli di compostaggio - nella regione.
Possono essere accolti meglio di una discarica o di un inceneritore. In fin
dei conti si tratta di fare un patto con la popolazione: meno impianti
inquinanti di smaltimento finale in cambio di piu' impegno nel ridurre e
riciclare i rifiuti. Infine, molta parte del territorio campano dispone di
condizioni adeguate per promuovere il compostaggio domestico, magari
distribuendo gratuitamente compostatori, istruzioni per l'uso e assistenza
tecnica continua a chi vuole provarci e riducendo cosi' in misura
consistente il conferimento di rifiuto organico.
Se l'obiettivo del 65% verra' raggiunto, quando saranno pronti (se saranno
pronti) i due nuovi inceneritori, i rifiuti campani da smaltire si saranno
ridotti a un terzo di quelli attuali; e se sara' attivata una politica
drastica di riduzione, come quella proposta qui, a molto meno di un quarto.
Il "combustibile derivato dai rifiuti" prodotto da un impianto a norma e'
meno della meta' del materiale immesso: cioe' la meta' della capacita'
dell'inceneritore di Acerra. E a quel punto, a che cosa serviranno gli altri
due inceneritori? Si rischiera', in Campania come in tutta Italia, di
ritrovarsi nella situazione della Germania, che, dopo aver avviato una vera
raccolta differenziata si ritrova con un eccesso di capacita' di
smaltimento, cioe' di inceneritori e di discariche. E' per questo infatti
che la Germania accoglie cosi' volentieri i rifiuti campani: per tenere in
funzione impianti che altrimenti non potrebbero ammortizzare. Se invece non
si ritiene perseguibile l'obiettivo del 65% di raccolta differenziata,
perche' e' stata fatta una legge che prescrive quest'obiettivo, confermando
un'analoga norma del governo Berlusconi, che fissava l'obiettivo al 60% al
2011?
*
Resta il problema delle bombe ecologiche di cui il piano del governo non si
occupa: i milioni di tonnellate di rifiuti tossici nascosti in discariche,
clandestine e non, e i milioni di ecoballe che a norma di legge non potranno
essere affidate a nessun inceneritore. Qui e' improcrastinabile un piano di
bonifica di ampio respiro e di portata nazionale, soprattutto per la
quantita' di risorse sia finanziarie che tecniche e umane da mobilitare.
Costera' sicuramente molto di piu' dei due miliardi di euro che il
commissario ha sperperato nel corso di quindici anni e dovra' essere messo a
carico delle finanze dell'intero paese. Perche' la', nelle fosse, nelle
cave, nei pascoli e nelle discariche di tanta parte della Campania - e
verosimilmente della Calabria e della Puglia - sono seppelliti i rifiuti di
cui si e' liberato a basso costo per decenni tutto il sistema industriale
del paese. Ed e' giusto che a pagare sia tutto il paese.

3. RIFLESSIONE. ELENA CASTAGNI INTERVISTA UMBERTO GALIMBERTI
[Dal quotidiano "Il Messaggero" del 3 dicembre 2007, col titolo "Il bene
sostituito dalla fama. Percio' dicono: Erika ti adoro. Intervista a Umberto
Galimberti".
Umberto Galimberti, filosofo, saggista, docente universitario; materiali di
e su Galimberti sono nei siti http://venus.unive.it e www.feltrinelli.it
(che presenta molti suoi interventi sia scritti che audio e
videoregistrati). Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo la seguente scheda
aggiornata: "Umberto  Galimberti e' nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976
professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore
associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 e' professore ordinario
all'universita' Ca' Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia
della Storia. Dal 1985 e' membro ordinario dell'international Association
for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24
ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica". Dopo aver
compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha
tradotto e curato di Jaspers, di cui e' stato allievo durante i suoi
soggiorni in Germania: Sulla verita' (raccolta antologica), La Scuola,
Brescia, 1970; La fede filosofica, Marietti, Casale Monferrato, 1973;
Filosofia, Mursia, Milano, 1972-1978, e Utet, Torino, 1978; di Heidegger ha
tradotto e curato: Sull'essenza della verita', La Scuola, Brescia, 1973.
Opere di Umberto  Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto
dell'Occidente, Marietti, Casale Monferrato 1975 (Ristampa, Il Saggiatore,
Milano, 1994); Linguaggio e civilta', Mursia, Milano 1977 (II edizione
ampliata 1984); Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il
corpo, Feltrinelli, Milano, 1983 (Premio internazionale S. Valentino d'oro,
Terni, 1983); La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo,
Feltrinelli, Milano 1984 (premio Fregene, 1984); Antropologia culturale, ne
Gli strumenti del sapere contemporaneo, Utet, Torino 1985; Invito al
pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli equivoci dell'anima,
Feltrinelli, Milano 1987; La parodia dell'immaginario in W. Pasini, C.
Crepault, U. Galimberti, L'immaginario sessuale, Cortina, Milano 1988; Il
gioco delle opinioni, Feltrinelli, Milano 1989; Dizionario di psicologia,
Utet, Torino 1992 (nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti,
Milano, 1999); Idee: il catalogo e' questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole
nomadi, Feltrinelli, Milano 1994; Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano
1996; Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano
1999; E ora? La dimensione umana e le sfide della scienza (opera dialogica
con Edoardo Boncinelli e Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme
del sacro, Feltrinelli, Milano 2000 (premio Corrado Alvaro 2001); La lampada
di psiche, Casagrande, Bellinzona 2001; I vizi capitali e i nuovi vizi,
Feltrinelli, Milano 2003; Le cose dell'amore, Feltrinelli, Milano 2004; Il
tramonto dell'Occidente, Feltrinelli, Milano 2005; La casa di psiche. Dalla
psicoanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano 2006; L'ospite
inquietante, Feltrinelli, Milano 2007. E' in corso di ripubblicazione
nell'Universale Economica Feltrinelli l'intera sua opera. Traduzioni
all'estero: in francese: (Il corpo) Les raisons du corps, Grasset Mollat,
Paris, 1998; in tedesco: (Gli equivoci dell'anima) Die Seele. Eine
Kulturgeschichte der Innerlichkeit, Verlag Turia + Kant, Wien, 2003; (Le
cose dell'amore) Liebe, Beck, Monaco, 2006; in greco: (Storia dell'anima)
Historia tes psyches, Apollon, Thessaloniki, 1989; (Paesaggi dell'anima)
Topia psyches, Itamos, Athina, 2001; (Gli equivoci dell'anima) Parermeneies
tes psyches, University Studio Press, Athina, 2004: in spagnolo: (Dizionario
di psicologia) Diccionario de psicologia, Siglo Veintiuno Editores, Citta'
del Messico 2002; (Le cose dell'amore), Las cosas del amor, Imago mundi,
Madrid, 2006; in portoghese: (Orme del sacro) Rastros do sagrado, Paulus,
Sao Paulo, Brasil, 2003; (I vizi capitali e i nuovi vizi) Os vicios capitais
e os novos vicios, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2004; (Psiche e techne. L'uomo
nell'eta' della tecnica) Psiche e techne. O homen na idade da tecnica,
Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2005; in giapponese: I vizi capitali e i nuovi
vizi, Tokio, 2004"]

L'eroe negativo che conquista copertine patinate e cuori di adolescenti non
nasce da una recente alchimia che come tale, per magia, potrebbe pure
scomparire. Al contrario e' il frutto di un'enorme trasformazione
antropologica determinata dalla combinazione tra 50 anni di televisione,
dieci di internet e quella logica del mercato che governa il mondo
occidentale. E' l'analisi degli sconcertanti fatti di questi giorni compiuta
da Umberto Galimberti, filosofo e psicoanalista che da poco ha consegnato
alle stampe la sua ultima fatica (L'ospite inquietante. Il nichilismo e i
giovani) che con questi scenari si confronta.
*
- Elena Castagni: Cosa comporta la trasformazione antropologica di cui
parla?
- Umberto Galimberti: Che si e' perso il criterio di distinzione tra bene e
male e lo si e' sostituito con quello di notorieta'-anonimato, dove per
notorieta' si intende tutto cio' che e' positivo, indipendentemente dal
motivo, e che produce denaro, valore. Mentre l'anonimato e' il mondo dei
consumatori, dei portatori dei valori legati alla ricchezza e che
rappresentano il terreno costruito affinche' le persone note possano essere
influenti. E tutto questo grazie alla combinazione tra tv, internet e la
logica del mercato.
*
- Elena Castagni: Su questo terreno si inseriscono gli spot interpretati da
Ahmetovic?
- Umberto Galimberti: Certo, perche' la morale e' collassata di fronte
all'economia. Non c'e' piu' differenza tra bene e male, ma solo questo:
persone note come testimonial e gente curiosa che comprera' il prodotto.
*
- Elena Castagni: Era un'opportunita' per il ragazzo che ubriaco ha
investito e ucciso quattro ragazzi marchigiani o solo un paradosso, una
provocazione?
- Umberto Galimberti: Era una vera opportunita'. E' il denaro l'unico
generatore simbolico di tutti i valori e se un personaggio, per quanto
negativo sia, puo' far guadagnare, lo si usa, nel cinismo piu' assoluto.
*
- Elena Castagni: Eppure c'e' ancora chi non e' cosi' drammaticamente
fagocitato dal denaro.
- Umberto Galimberti: E sono le persone piu' a rischio. Chi non crede nel
denaro e' emarginato da questa societa', e' a rischio di crisi depressive
perche' se non hai soldi e non sei noto hai anche dei problemi sulla tua
identita'.
*
- Elena Castagni: Un altro fenomeno sconvolgente e' l'interessamento che
riscuotono giovani donne omicide, dichiarate o comunque indagate, come Erika
De Nardo e Amanda Knox. Ricevono lettere d'amore tutti i giorni...
- Umberto Galimberti: Vengono premiate perche' hanno avuto la forza di
uscire dall'anonimato. L'amore, si sa, e' da sempre affascinato dal potere e
quale potere piu' grande c'e' di quello di finire tutti i giorni sui
giornali?
*
- Elena Castagni: E questo vale per Amanda che nell'ultimo mese ha
monopolizzato la stampa e la televisione. Ma ormai sono anni che Erika e'
scomparsa. Resta nella mente dei giovani che continuano a scriverle.
- Umberto Galimberti: Con quelle lettere stanno dicendo: Erika, tu hai avuto
la forza di uscire dall'anonimato e per questo io ti considero un semidio.
Se sei diventata cosi' nota, avrai per sempre il mio amore.
*
- Elena Castagni: Lo scenario e' drammatico. Non si puo' tornare indietro?
- Umberto Galimberti: No, perche' l'Occidente ha il denaro come valore
assoluto. Tutto il resto e' insignificante. Il ragionamento e' questo: noi
occidentali siamo privilegiati per la nostra ricchezza che pero' deve
mantenersi tale affinche' il nostro primato non venga intaccato. Anche il
razzismo entra in questa logica. Si dice che si temono le culture diverse,
le "differenze" che potrebbero destabilizzare la nostra societa'. In realta'
si tratta solo della paura che i poveri del mondo possano erodere la nostra
ricchezza.
*
- Elena Castagni: Eppure nel suo ultimo libro lascia una porta aperta ai
giovani di oggi.
- Umberto Galimberti: Solo a quelli che scopriranno le loro capacita' e le
faranno fiorire. Ma il compito non e' semplice perche' dovranno per prima
cosa conoscere se stessi e in questa societa' non hanno strumenti per farlo.
*
- Elena Castagni: Scuola e famiglia?
- Umberto Galimberti: E' questo il problema. Platone metteva l'educazione al
primo posto. Ora e' del tutto scomparsa.
*
- Elena Castagni: E la religione?
- Umberto Galimberti: Insegna a conoscere Dio, non se stessi.

4. RIFLESSIONE. ISABELLA MAZZITELLI INTERVISTA UMBERTO GALIMBERTI
[Dal mensile "Vanity Fair" di dicembre 2007, col titolo "Sul viale del
tramonto. Intervista a Umberto Galimberti"]

"I giovani? Stanno male e non sempre lo sanno. Il futuro appare loro piu'
come un'inprevedibile minaccia che come una promessa". Umberto Galimberti,
classe 1942, filosolo e psicoanalista che insegna Filosofia della storia e
Psicologia dinamica all'Universita' di Venezia, ha scritto per Feltrinelli
il saggio L'ospite inquietante. Un malessere culturale permea tutta la
societa'. Da un punto di vista diverso, gli economisti Boeri e Galasso e il
filosofo Galimberti dicono la stessa cosa: "E' come se lo sguardo senile
della cultura occidentale non avesse piu' occhi per la condizione giovanile.
E' aver sprecato la massima forza biologica e ideativa di cui una societa'
dispone".
*
- Isabella Mazzitelli: Perche' ai ragazzi, che con le loro energie
dovrebbero sentirsi padroni del mondo, il futuro sembra pericoloso?
- Umberto Galimberti: Fino a 40 anni fa la societa' era ripetitiva,
prevedibile: le nuove generazioni ripercorrevano le strade dei padri o
esaudivano i loro desideri perche' gli intenti erano praticabili. Oggi non
e' piu' cosi', e la cosa piu' tremenda e' constatare come i giovani si
raccolgano nel presente, senza progetti. Questo per i piu' bravi: gli altri
vivono in quel misto di disperazione-divertimento eventualmente accompagnato
da alcol e spreco del tempo. Ne hanno tanto, di tempo: in passato un
ragioniere a 18 anni s'impiegava, oggi fa l'universita' e magari un
master... Credo che una societa' che non utilizzi il massimo della sua forza
biologica, quella che va dai 15 ai 30 anni, veda inevitabilmente il suo
tramonto.
*
- Isabella Mazzitelli: Perche' parla di nichilismo?
- Umberto Galimberti: I valori hanno perso valore, il che non e'
necessariamente un male: la storia da sempre va avanti cosi'. Il male, oggi,
e' che non ce ne sono di nuovi: il denaro e' l'unico generatore simbolico di
valore. E poi l'apparire e' la condizione dell'esistere, cio' che da' la
percezione di essere vivi, Infine: sono collassati i tabu', di cui l'uomo ha
bisogno, e questo e' tremendo. Superato quello della sessualita', il limite
da infrangere e' diventato la droga. C'e' poi da tener conto che viviamo
nell'eta' della tecnica, parole d'ordine: efficienza e velocita'. Non si
deve perder tempo: se dopo tre volte che esci con qualcuno che ti piace non
hai fatto sesso, passi da sfigato, o da omosessuale. Cio' determina il
collasso dell'emotivita'. I ragazzi sono emotivamente apatici.
*
- Isabella Mazzitelli: Che cosa vuol dire?
- Umberto Galimberti: Analfabetismo emotivo: non c'e' piu' risonanza dei
propri gesti, la psiche e' apatica, e' come se non fosse piu' in grado di
percepire il bene e il male. Alcuni omicidi efferati degli ultimi tempi ne
sono un esempio; ma senza arrivare a questo, come giudicare chi riprende con
il cellulare e mette in rete la scena della ragazza morta sotto al pullman?
*
- Isabella Mazzitelli: Lei punta il dito su vari colpevoli. Ne scegliamo due
fondamentali: la famiglia e la scuola. Perche' colpevoli?
- Umberto Galimberti: La famiglia oggi e' caratterizzata dalla mancanza di
dialogo emotivo. Due i fallimenti evidenti: coi figli piccoli si scambiano
giocattoli, l'amore passa attraverso le cose, anziche' lo scambio affettivo
e il tempo trascorso assieme. che consentono la creazione di un "nucleo
caldo". Il secondo: i giovani sono diventati contrattuali, e la
contrattazione - ti compro il motorino se ti fai promuovere - e' la fine dei
padri, dell'autorita'. Ma e' anche un'ipoteca sul futuro: che cosa vuol dire
impegnarsi soltanto per il futuro che appare alla vista?
*
- Isabella Mazzitelli: Alle mamme che lavorano e cercano di tenere tutto
insieme lei dice che quella della "qualita'" del tempo che si passa coi
figli - piu' importante della "quantita'" - e' una bufala.
- Umberto Galimberti: Bisogna davvero cominciare quando i figli sono piccoli
a creare la fiducia di base, quella sorta di "nucleo caldo" cui accennavo
prima: l'amore di se', cioe' l'autostima, cosi' importante per affrontare la
vita, e' lo specchio dell'amore che un bambino ha ricevuto dalla nascita.
*
- Isabella Mazzitelli: E la scuola?
- Umberto Galimberti: E' il luogo delle occasioni perdute. Gli insegnanti si
lamentano di avere a che fare con genitori e figli terribili: puo' darsi. Ma
dai 13-14 anni i figli non hanno piu' come referente la famiglia, il pallino
e' nelle mani della scuola. E per educare ci vogliono amore, fascinazione,
carisma. Un buon professore e' in grado di coinvolgere, di catturare e direi
perfino di plagiare gli studenti: perche' la loro "buona volonta'" viene
innescata dal carisma, ed e' l'amore che scatena l'intelligenza. Lo studio
viene solo dopo, per compiacere l'oggetto dell'amore, ossia l'insegnante
bravo.
*
- Isabella Mazzitelli: Lei affronta anche il capitolo droghe. Perche' i
giovani le usano tanto?
- Umberto Galimberti: Per astenersi dal mondo. Anestetizzarsi. Se il mondo
non s'interessa a me, ne sto fuori. Sto con gli amici, supplenza di quel
famoso "nucleo caldo" che non e' stato costruito in famiglia.
*
- Isabella Mazzitelli: Una sintesi: che fare?
- Umberto Galimberti: Non ho alcuna speranza per il futuro, perche' alla
cultura europea sta subentrando quella americana, che - rispetto
all'istruzione, per esempio - ha tempi e modi educativi di una scuola a
basso livello. In cambio promuove competizione e individualismo sfrenati, ed
esasperazione della performance.
*
- Isabella Mazzitelli: Che cosa pensa dei cosiddetti bamboccioni?
- Umberto Galimberti: Mi pare che la loro condizione sia di necessita'.
Quelli che escono di casa possono farlo perche' hanno alle spalle famiglie
che li sistemano, che magari comprano loro un appartamento con i risparmi,
invece di investirli in altro modo: in un certo senso, la ricchezza di
alcuni erode la ricchezza dei Paese.

5. LIBRI. LUIGI CAVALLARO PRESENTA "LE ORIGINI DELLA BANCA MONDIALE. UNA
DERIVA CONSERVATRICE" DI MICHELE ALACEVICH
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 gennaio 2008, col titolo "Quando il
Sud del mondo fini' nelle mani dei banchieri" e il sommario "Le origini
della Banca Mondiale. Una deriva conservatrice, di Michele Alacevich per
Bruno Mondadori. Un buon lavoro di ricostruzione dell'operato di una delle
organizzazioni sovranazionali piu' contestate dai movimenti sociali".
Luigi Cavallaro (1966) e' in magistratura dal 1992 e magistrato del lavoro
presso il Tribunale di Palermo dal 1994; cultore di economia politica, ha
pubblicato saggi e articoli su vari quotidiani e riviste, occupandosi
principalmente di temi di storia del pensiero economico, macroeconomia ed
economia pubblica. Tra le opere di Luigi Cavallaro: La caduta tendenziale
della "nuova economia", Manifestolibri, Roma 2001; Il modello mafioso e la
societa' globale, Manifestolibri, Roma 2004; Una questione di tempo. I
nipoti di Keynes e la disoccupazione di massa, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani
2004; Lo Stato dei diritti. Politica economica e rivoluzione passiva in
Occidente, Vivarium, Napoli 2005.
Michele Alacevich, storico dell'economia, svolge attivita' di ricerca presso
l'Universita' di Palermo ed e' consulente degli Archivi della Banca
Mondiale. Opere di Michele Alacevich, Le origini della Banca Mondiale. Una
deriva conservatrice, Bruno Mondadori, Milano 2007]

L'11 luglio 1949, la prima General Mission della Banca Mondiale atterro' a
Bogota'. Era la prima volta che quell'istituzione finanziaria, nata dagli
accordi di Bretton Woods allo scopo di finanziare la ricostruzione
postbellica nei paesi europei, provava concretamente a riconvertirsi in
agenzia di promozione dello sviluppo economico dei paesi piu' poveri.
A guidare la missione era un economista di nome Lauchlin Currie. Il suo nome
oggi non dira' nulla ai piu', ma allora era molto noto: Currie era stato
consigliere economico personale di Roosevelt ed era un fervido sostenitore
di misure di politica economica che, combinando una tassazione altamente
progressiva con robuste politiche di spesa nei settori della sanita',
dell'istruzione e del welfare, conciliassero i fini umanitari e sociali del
New Deal con un'ortodossia economica completamente rifondata su basi
keynesiane.
La missione sarebbe dovuta durare meno di due mesi, ma ne porto' via quasi
quattro. I suoi obiettivi erano in effetti ampi e ambiziosi: si trattava di
fare una diagnosi della situazione colombiana e suggerire un piano di
sviluppo che riuscisse a elevare il tenore di vita della popolazione
nell'arco di 5-10 anni, dunque era necessario estendere l'ambito delle
analisi e delle raccomandazioni dall'agricoltura all'industria, dall'igiene
all'istruzione, dal governo della moneta al sistema dei cambi. "Solo
mediante un attacco generalizzato che coinvolga l'intera economia sui fronti
dell'istruzione, della salute, delle abitazioni, della disponibilita' di
cibo e della produttivita' e' possibile spezzare il circolo vizioso della
poverta', dell'ignoranza, della cattiva salute e della bassa produttivita'",
si legge nel rapporto che la missione consegno' ai vertici della Banca.
*
Un conflitto ben poco accademico
Nonostante le critiche di stampo ortodosso che piovvero dal Fondo monetario
internazionale, Currie riusci' a convincere il presidente colombiano a
insediare una commissione indipendente che elaborasse proposte di intervento
sulla scorta del rapporto che lui stesso aveva ispirato. La commissione
accolse in effetti gran parte delle sue raccomandazioni e inoltre istitui'
un Consiglio nazionale di pianificazione, al quale venne chiamato a prendere
parte un altro economista di fiducia della Banca Mondiale, quell'Albert O.
Hirschman che poi sarebbe diventato uno dei piu' brillanti economisti del
'900.
Senonche', la coabitazione tra Hirschman e Currie si rivelo' subito assai
difficile: l'uno, consulente per le questioni finanziarie, era affetto da
"distorsione deflazionistica", l'altro, consulente per le questioni di
programma, era affetto da "distorsione inflazionistica", e del loro
conflitto approfittavano i colombiani, che si divertivano a mettere l'uno
contro l'altro per poi accogliere l'opinione dell'"esperto straniero" che
piu' si confaceva a cio' che essi volevano realmente fare.
Ma quali erano i motivi del contendere? Si potrebbe essere tentati di
rintracciarlo nella contrapposizione tra le diverse scuole di pensiero che
si contesero l'egemonia nel dibattito sullo sviluppo economico. Non la pensa
cosi' Michele Alacevich, giovane storico economico, che alla ricostruzione
di questa intrigante vicenda ha dedicato un bel libro (Le origini della
Banca Mondiale. Una deriva conservatrice, Bruno Mondadori, pp. 261, euro
24): a suo avviso, infatti, ne' la contrapposizione tra i teorici dello
"sviluppo equilibrato" e quelli dello "sviluppo non equilibrato", ne'
l'altra complementare tra sostenitori dei "prestiti legati ad ampi
programmi" e fautori dei "prestiti legati a singoli progetti" e' in grado di
restituire la reale natura dello scontro che si consumo' all'interno della
Banca.
Attingendo al materiale d'archivio della Banca Mondiale e ricostruendo
accuratamente il confronto che si sviluppo' sui prestiti per il settore
delle costruzioni edili, Alacevich mostra infatti che, sebbene la polemica
si sviluppasse in ambito scientifico, non si fondava sul merito scientifico
e rimandava piuttosto alla natura stessa dei prestiti accordabili dalla
Banca: tutto cio' che non era "direttamente produttivo", come ebbe a dire
l'allora vicepresidente Robert Garner, era considerato fuori dalle sue
possibilita' d'intervento, e progetti "direttamente produttivi" erano
soltanto quelli capaci di indurre "il piu' grande e piu' rapido aumento del
prodotto e della produttivita'".
Fu questa "preferenza inossidabile", scrive Alacevich, a far si' che, di
fronte alle proposte socialmente orientate di Currie, Garner sbottasse:
"Maledizione, Lauch! Non possiamo perdere tempo con l'istruzione e la
salute! Siamo una banca!". Del resto, non gli si potevano dare tutti i
torti: per svolgere le sue operazioni, la Banca doveva rivolgersi al mercato
dei capitali e prendere a prestito quegli stessi denari che avrebbe poi
girato in prestito ai paesi piu' poveri. Solo una politica creditizia
orientata verso progetti che garantissero la solvibilita' dei suoi debitori
poteva dunque garantirle una reputazione di solidita' e affidabilita' presso
i suoi creditori.
L'impasse si protrasse fino al 1953, quando un colpo di stato militare
rovescio' il governo: Currie era infatti sostenuto direttamente dal
presidente colombiano e la caduta di quest'ultimo fece si' che la sua
collaborazione con l'attivita' del Consiglio s'interrompesse. La Banca,
invece, considero' minimo l'impatto delle vicende politiche e prosegui' la
collaborazione col regime militare.
Si potrebbe vedere in quest'esito la prima tappa di quella storia del
dibattito sullo sviluppo economico del Sud del mondo che ha visto
succedersi, negli ultimi sessant'anni, opinioni assai diverse, dallo
"sviluppo come crescita" alla valorizzazione degli "obiettivi sociali", e
che adesso vive una fase di stallo, complici la crisi del Washington
consensus e la crescente consapevolezza dei fallimenti delle politiche di
sviluppo degli ultimi 25-30 anni. L'importanza del lavoro di Alacevich sta
pero' nel mettere in luce che la Banca Mondiale ebbe fin dall'inizio la
possibilita' di ispirarsi ai punti di vista piu' progressisti, solo che li
rifiuto' e se ne sbarazzo' attivamente. In questo senso, il passaggio che
l'istituzione finanziaria visse tra la fine degli anni '40 e i primi anni
'50 rivela una caratteristica tipica delle fasi di transizione (e dunque,
storicamente parlando, del presente), ossia l'apertura a molti esiti
possibili.
*
Camminare domandando
Ogni "microstoria" puo' esser raccontata a patto di bilanciare determinismo
e visione stocastica dei processi sociali, ovvero - come sintetizza
efficacemente Alacevich - "due visioni che propongono, la prima, strutture
pervasive che imprimono senza possibilita' di opposizione la direzione agli
individui, alle istituzioni, alla societa' e, all'opposto, la seconda, una
completa atomizzazione e mancanza di collegamento e di senso nei rapporti
tra individui e all'interno di istituzioni e societa'". E proprio qui sta il
maggior pregio di questo libro: nell'abile dosaggio fra questi due difficili
ingredienti, possibile solo in grazia di una solida base epistemologica che
orienta Alacevich su dove cercare e come narrare. Camminare senza conoscere
la destinazione, per uno storico, non e' mica facile!

6. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

7. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 338 del 18 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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