Minime. 328



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 328 dell'8 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Marinella Correggia: Per emergere dall'immondizia
2. Sergio Albesano: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
3. Eugenio Scardaccione: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
4. Giulio Vittorangeli: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
5. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
6. Ettore Masina: Lettera 128 del dicembre 2007
7. Riletture: Silvia Vegetti Finzi, Marina Catenazzi, Psicoanalisi ed
educazione sessuale
8. L'Agenda dell'antimafia 2008
9. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. MARINELLA CORREGGIA: PER EMERGERE DALL'IMMONDIZIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 gennaio 2008, col titolo "Decalogo per
riemergere dall'immondizia" e il sommario "L'obiettivo rivoluzionario e'
Zero waste, rifiuti zero. E si raggiunge riorganizzando l'intero sistema di
produzione e consumo. Una vita senza scarti, per andare oltre la raccolta
differenziata e il riciclaggio".
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007]

La rivoluzione a partire dai rifiuti solidi urbani? Si puo' (si potrebbe), a
prenderli come occasione per riorganizzare l'intero sistema di produzione e
consumo. L'Obiettivo zero waste ("rifiuti zero"), proposto da una rete
internazionale coordinata dal docente di chimica statunitense Peter Connet e
alla quale aderiscono molte citta' del mondo, annulla lo pseudodilemma
"inceneritore o discarica". Non per nulla la declinazione italiana di Zero
waste, la Rete nazionale rifiuti zero, promuove fra l'altro un digiuno a
catena contro gli inceneritori al quale da molto tempo partecipano attivisti
di Trento e provincia, Roma e Lazio, Genova e Forli'.
Zero waste va oltre perfino la pur indispensabile raccolta differenziata
piu' riciclaggio. I rifiuti, infatti, si annullano a monte, in
un'interazione di ruoli e responsabilita' fra i vari attori e livelli:
legislatore nazionale, industria e distribuzione, istituzioni locali (e ce
ne sono molte di virtuose), cittadini. Le pratiche delle comunita', quali il
riuso, la riparazione, il riciclaggio e il compostaggio vanno collegate con
le pratiche industriali, che le leggi devono incentivare ma anche rendere
obbligatorie: dall'eliminazione delle sostanze tossiche alla riprogettazione
degli imballaggi e dei prodotti. Delle merci va considerato l'intero ciclo
di vita, per cercare le inefficienze a ogni stadio.
*
Vivere senza scarti
- Apposite leggi dovrebbero proibire o almeno disincentivare gli usa e getta
(imballaggi sostituibili bottega/casa - si pensi agli shopper, di qualunque
materiale - od oggetti monouso). Proibire anche gli oggetti che non si
possono riciclare o riusare facilmente. Rendere obbligatorio il riporto di
imballaggi e prodotti alla fine della loro vita utile, con obbligo del
produttore di riprenderseli e gestirli (responsabilita' industriale).
- "Se una comunita' non puo' riutilizzare, riparare, riciclare o compostare
un dato oggetto o materiale, allora le industrie non dovrebbero produrli",
sostiene Zero Waste. Come scrive il professor Giorgio Nebbia, merceologo e
ambientalista, "la salvezza puo' essere cercata soltanto nelle azioni della
prima R (riduzione): sia diminuzione della massa dei rifiuti, sia
progettazione di merci con minori rifiuti nella produzione e dopo l'uso".
- Almeno nei casi di emergenze locali, perche' non vietare il maggior numero
possibili di imballaggi?
- Ci vorrebbe un premio non solo per i comuni ricicloni ma anche per quelli
che riescono ad abbattere a monte il rifiuto pro capite prodotto sul proprio
territorio, non solo a raccoglierlo e riciclarlo meglio (ci sono sempre
perdite di energia e materiali anche nel miglior riciclaggio).
- E a quando la promozione di feste nazionali e locali senza alcun usa e
getta, nemmeno riciclabile?
- Il rapporto diretto produttore-consumatore, gli acquisti vicini e la
riduzione dei passaggi commerciali sono un modo per ridurre anche i rifiuti
da imballaggi e da contenitori. I gruppi d'acquisto ne sono un buon esempio
e alcuni enti locali cominciano a favorirli.
- Quanto ai cittadini, dovrebbero essere incentivati a ridurre a monte i
materiali che escono da casa come scarto, e dunque quelli che entrano.
Cambiando le abitudini di acquisto. Ecco alcuni esempi. Per i materiali
organici, in attesa del servizio comunale (da pretendere!), si puo' anche
fare il compostaggio sul balcone - almeno i piu' bravi - o nel giardino
condominiale con le compostiere; in alcuni comuni per chi lo fa e' prevista
una riduzione della tariffa. E si possono anche minimizzare gli scarti di
cucina con gustosi inaspettati risultati (usare le bucce se bio, non
avanzare cibo ecc.). Per l'inorganico, evitare gli usa e getta, non comprare
cose di facile rottura, non seguire le mode, cambiare le abitudini di
consumo: bere acqua del rubinetto, far la spesa con le buste di tela,
comprare materie prime anziche' bottigliame lattiname scatolame
(l'onnipresente passata di pomodoro, e' facilissimo e rapido farla in casa
riciclando le bottiglie di vetro anno per anno!). Si puo' vivere senza
pattumiera, insomma.
*
Uso e riuso, che cultura!
- Scuole e istituzioni possono fare un'opera di educazione dei cittadini
all'uso e al riuso per uscire dalla incivilta' dell'usa e getta, non solo
degli oggetti e imballaggi monouso "per vocazione" ma anche di quelli che,
pur durevoli, sono gettati via prematuramente anzi quasi subito.
- Occorrerebbero incentivi anche economici per allungare la vita agli
oggetti.
- Molti posti di lavoro si possono promuovere senza usare altre materie
prime, solo pescando nel giacimento del gia' esistente, che puo' essere
rivenduto, rigenerato, riadattato senza trasformazioni industriali tipo il
riciclaggio (si pensi alle sartorie che confezionano o aggiustano abiti con
stoffe gia' esistenti).
- Alcuni enti locali e associazioni o cooperative intercettano gli oggetti
prima del cassonetto e ne permettono il prelievo da parte di chi ne ha
bisogno attraverso apposite isole ecologiche o riciclerie.
*
Differenziare per riciclare
- Insieme all'adozione dei sistemi di raccolta differenziata piu' efficienti
(in Italia, il porta a porta), il passaggio alla tariffazione a peso e una
considerazione separata dei rifiuti delle famiglie rispetto a quelli degli
esercizi commerciali responsabilizzano gli utenti.
- Le vecchie discariche dovrebbero diventare ecoparchi industriali per il
recupero e riciclaggio (ovviamente la premessa e' che funzioni il circuito
raccolta differenziata/riciclaggio, che crea posti di lavoro).
- Gli oggetti con materiali riciclati devono poi avere uno sbocco di
mercato. Un modo per favorirlo e' l'applicazione della normativa per gli
acquisti pubblici verdi (e riciclati), ancora disattesa da molti enti
pubblici.
*
Lo screening del residuo
Dopo tutte le cautele, il residuo che rimane deve essere stabilizzato e
smaltito in loco ma soprattutto scrutinato attentamente: per eliminarlo in
quanto errore di progettazione, fabbricazione o consumo nel ciclo di vita
del prodotto. Zero Waste suggerisce inoltre alle comunita' che adottano la
strategia Rifiuti zero di stabilire l'anno entro il quale non si dovranno
piu' inviare rifiuti alla discarica "transitoria". Cosi' il cambiamento di
mentalita' ha tempo di svilupparsi.

2. AMICIZIE. SERGIO ALBESANO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'...
[Ringraziamo Sergio Albesano (per contatti: sergioalbesano at tiscali.it) per
questo intervento.
Sergio Albesano e' impegnato nei movimenti di pace, di solidarieta' e per la
nonviolenza, cura una rubrica di storia e una di libri su "Azione
nonviolenta". Opere di Sergio Albesano: Storia dell'obiezione di coscienza
in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; con Bruno Segre e Mao Valpiana ha
coordinato la realizzazione del volume di AA. VV., Le periferie della
memoria. Profili di testimoni di pace, coedizione Anppia e Movimento
Nonviolento, Torino-Verona 1999]

Suonano alla porta. Vado ad aprire e una decina di persone sul pianerottolo
mi salutano con affetto. Le stavo aspettando. Vengono a trovarmi una volta
al mese e si fermano con me per un po' di tempo. Le faccio accomodare in
salotto. Offro loro un the, qualche biscotto e intanto, a turno, cominciano
a parlare.
Inizia Massimo e mi racconta qual e' la posizione del Movimento Nonviolento
rispetto alla situazione politica attuale. Non si dilunga molto, ma mi
interessa molto stare ad ascoltarlo. Quindi interviene Elena. Lei lavora con
i ragazzi e ha una grande esperienza del problema del bullismo. Su questo
tema intervengono anche altri amici. Non li conoscevo di persona, ma certo
quello che raccontano e' davvero interessante. Luca invece tira fuori alcuni
giornali indiani di un secolo fa e mi legge qualche articolo scritto allora
nientemeno che da Gandhi. Quelle parole hanno ancora oggi una grande forza,
pervasa dalla tenerezza che nasce dalla loro distanza nel tempo. Poi
interviene Paolo. E' un esperto di economia e con un tono giornalistico mi
parla di un'inchiesta che ha condotto sulla scelta del 5 per mille. C'e'
anche Elisabetta, bella ventenne, che si occupa dei giovani e insieme a
Roberto mi racconta di come i videogiochi violenti possano influenzare i
comportamenti dei ragazzi. Poi altri amici mi parlano ancora di musica, di
cinema, di educazione. Cosi' passa il pomeriggio, parlando di tanti
argomenti su cui mi piace imparare dall'esperienza di queste persone. Alla
fine ci salutiamo e le accompagno alla porta. La promessa e' che il mese
prossimo ritornino con altri interessanti argomenti di cui parlare.
Dopo che se ne sono andati rimango un attimo in silenzio e penso che sono
fortunato ad avere queste persone che ogni mese mi informano sulle tematiche
della nonviolenza. Ci vuole cosi' poco per poterle ospitare in casa propria:
basta abbonarsi ad "Azione nonviolenta" e le parole di quelle persone, se
non loro stesse, ogni mese possono raggiungere anche la tua casa e portarti
il loro importante messaggio.

3. AMICIZIE. EUGENIO SCARDACCIONE: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Eugenio Scardaccione (per contatti: mareug at libero.it) per
questo intervento.
Eugenio (Gege') Scardaccione, educatore, preside, formatore alla pace e alla
nonviolenza, vivacissimo costruttore di pace. Riportiamo questa nota di
qualche anno fa di vivace autopresentazione: "Eugenio Scardaccione (Gege'),
nasce ad Aliano in provincia di Matera, la Gagliano di Carlo Levi, in un
torrido pomeriggio del 1952. Oggi vive a Bari e dopo aver piantato un
albero, aver avuto tre figli, e' alla sua prima sfida nello scrivere un
libro [Tu bocci. Io sboccio, edito da La Meridiana - ndr]. Un disastroso
passato da scolaro non gli ha impedito di conseguire due lauree e di
superare cinque concorsi e di diventare preside, o, come si usa dire oggi:
dirigente scolastico. Svolto il servizio civile come obiettore di coscienza,
nel 1992 dopo aver frequentato Barbiana e San Gimignano, insieme ad una
pattuglia di amici fonda il G. E. P. (Gruppo Educhiamoci alla Pace). Con
entusiasmo, coordina da sette anni campi estivi denominati Allegra...mente
[ora 11 - ndr], durante i quali la pace, la riflessione, la natura, la
lentezza, i giocattoli, la danza, i burattini, la poesia e soprattutto i
partecipanti sono i protagonisti. Assiduo ed inguaribile tifoso di relazioni
umane, pensa positivo, ama i viaggi e trascrive i suoi sogni". Opere di
Eugenio Scardaccione: Tu bocci. Io sboccio, La Meridiana, Molfetta 2003; Tu
secchi, io fiorisco. Sogni, viaggi e ricordi di un educatore impertinente,
Progedit, Bari 2006]

Rinnovo l'abbonamento ad "Azione nonviolenta" perche' e' uno strumento utile
ed amichevole per crescere in maniera piu' consapevole all'interno
dell'universo variegato, impegnativo ma anche avvincente della pace e della
nonviolenza, che devono andare sempre a braccetto con l'ambiente, la
democrazia, la tenerezza, la poesia, la gioia di vivere, le relazioni umane
e la giustizia.

4. AMICIZIE. GIULIO VITTORANGELI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Quante volte ci siamo detti: Dobbiamo essere umili, dobbiamo conoscere
quello cui lottiamo. Per dare voce a chi non ce l'ha, dobbiamo essere
informati. Dobbiamo studiare, ricercare, leggere, incontrarci, discutere,
approfondire, viaggiare, prendere contatti, imparare. E quante volte
l'abbiamo fatto veramente. E quante volte lo stiamo facendo.
Mi sembra che "Azione nonviolenta" l'abbia fatto, lo stia facendo e lo
fara'.
La nonviolenza ha avuto il grande merito di avere definitivamente (si spera)
messo in crisi la frase che "il fine giustifica i mezzi". Una frase che
merita il primo posto nel libro universale dell'infamia.
Eppure, in una societa' come la nostra, questo concetto e' stracondiviso e
assolutamente trasversale tra destra e sinistra; termini che ancor oggi
dovrebbero contraddistinguere un modo diverso di intendere il futuro
dell'umanita'.
Quando dico sinistra intendo chiunque consideri l'uguaglianza tra gli esseri
umani un valore supremo, e la nazionalita' un fatto anziche' una questione
etica; chiunque malgrado le ripetute sconfitte, non abbia rinunciato a
cercare il modo di mettere fine allo sfruttamento della maggioranza del
genere umano a vantaggio di minoranze che accumulano ricchezze e piaceri;
chiunque, malgrado le sconfitte e le contraddizioni, non abbia smesso di
credere e di sostenere le lotte popolari; tutti quelli che considerano i
principi come dei cartelli sulla strada del pensiero e dell'azione, e non
rigide leggi quasi religiose che santificano qualsiasi mezzo.
In grazia di quel concetto: "il fine giustifica i mezzi", sono stati
perpetrati, nel nome di tutti gli dei e di tutti i poteri, assassinii,
massacri e genocidi, e non una sola infamissima shoah, bensi' tante shoah
altrettanto infamissime, volute e fatte da esseri umani contro altri esseri
umani. Da uomini per i quali sempre e comunque il fine giustificava e ognora
giustifica i mezzi.
Allora continuo ad abbonarmi ad "Azione nonviolenta", perche' mi sembra che
all'interno del variegato mondo pacifista rappresenti comunque una posizione
nobile e feconda; perche' continuo ad essere testardamente convinto che, in
quella rivista, si ritrovano insieme non credenti e credenti in una casa
comune.
Perche' puo' fornire categorie interpretative utili per comprendere le
dinamiche in atto nel mondo e nella societa' italiana.
Perche' la nonviolenza resta la strada per superare l'"homo homini lupus",
verso una giusta societa' di esseri umani liberi; tutta da costruire.
Poi naturalmente ci sono i "distinguo", le cose che non si condividono fino
in fondo; ma il grande pregio di "Azione nonviolenta" e' quella di restare
un luogo aperto al confronto e di essere sostenuta da spirito critico. Non
e' poca cosa nella fase storica che stiamo vivendo.
La Costituzione italiana svuotata nei suoi principi fondamentali (su questo
sara' opportuno ritornare, partendo proprio dal messaggio di fine anno del
presidente della Repubblica); la incapacita' della politica (piu'
precisamente dei partiti politici) di rappresentare gli interessi dei vari
soggetti sociali e di confrontarli con gli "spiriti animali" del mercato,
evitando che la risultante di questo equilibrio consista nella riduzione, o
persino nella negazione, dei bisogni e dei diritti fondamentali dei piu'
deboli.
E' facile in questo contesto accusare la nonviolenza di "utopia", nel senso
dispregiativo del termine. Ma vi sono periodi della storia in cui l'utopia
e' l'unico realismo possibile.
Come sosteneva il filosofo tedesco Ernst Bloch (1885-1977), citando Oscar
Wilde: "Una carta geografica che non registra il paese di Utopia non merita
uno sguardo".
Di questo "Paese di Utopia" fa parte a pieno titolo "Azione nonviolenta";
non l'irrealta' o l'irrealizzabile, bensi' l'altra faccia della realta',
quella che ancora non padroneggiamo.
Tanto basta per abbonarsi alla rivista, ed al valore educativo dell'utopia
della nonviolenza.
Un gesto semplice e facile, ma di grande valore per chi crede nella pace e
nella solidarieta' tra i popoli.

5. INDICAZIONI PRATICHE. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da
Aldo Capitini nel 1964; e' un mensile di formazione, informazione e
dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione e amministrazione sono in via Spagna 8, 37123 Verona,
tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. Oppure
bonifico bancario sullo stesso conto presso BancoPosta ABI 07601 - CAB
11700. Speificare nella causale "Abbonamento a 'Azione nonviolenta'".
E' possibile chiedere una copia omaggio della rivista, inviando una e-mail
all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione
nonviolenta'".

6. MAESTRI E COMPAGNI. ETTORE MASINA: LETTERA 128 DEL DICEMBRE 2007
[Dal sito di Ettore Masina (www.ettoremasina.it) riprendiamo la sua lettera
mensile n. 128 del dicembre 2007.
Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista,
scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una
delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue
esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri
autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e
guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in
cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un
cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo
secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella
storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in
serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile,
Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud. Cile,
Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire.
Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993
col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele,
1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006), Il volo del
passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo,
1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina,
scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de
"La nonviolenza e' in cammino"]

Il papa e la speranza
1. Fine d'anno 2007: mentre cerchiamo di rendere le nostre case piu' allegre
e festose, con sorrisi di parenti e di amici e voci di bambini, la cronaca
appende ai nostri alberi di Natale certificati di comparizione in tribunale
e bollettini medici di prognosi riservata. Provo a elencare: a Bali, ancora
una volta, Wall Street e Bush hanno deciso che la Terra puo' andare in
malora purche' l'industria americana non debba ridimensionare i suoi
profitti; in non poche nazioni, compresa la nostra, i sistemi politici
sembrano da rottamare per eccesso di astuzie (o credute tali); la societa'
italiana - ci avverte autorevolmente il Censis - e' ormai mucillaginosa,
cioe' disgregata e confusa; nel nostro paese riprendono slancio gli amanti
del nucleare, eccetera eccetera. Fatti incontrovertibili, descrizioni
dell'oggi, impietose ma non esagerate; e tuttavia c'e' di peggio, a me
sembra, e il peggio riguarda il futuro: da cattedre molto autorevoli veniamo
avvertiti che la speranza e' una patologia mentale se non porta un bollino
di garanzia da esse rilasciato. Nella sua recente enciclica il papa esclude
che le speranze umane abbiano un vero valore se non si fondano in Cristo,
e - forse senza saperlo - Salman Rushdie, scrittore fra i piu' importanti
della nostra epoca, gli risponde che le speranze proposte da quelli che egli
sprezzantemente definisce "i preti" sono inganni micidiali e pesti
fondamentaliste.
Il messaggio che si ricava da questi interventi e' dunque che la speranza
sine glossa - quella dei bambini, degli analfabeti, dei poveri, dei poeti,
degli atei (tali per estenuazione, per scandalo o, piu' semplicemente,
perche' nessuno gli ha mai parlato di Dio), - e' stupidita', miopia
culturale o rimbambimento. Che ve ne pare?
*
2. Quanto a me, io penso che le persone importanti vadano ascoltate con
reverente attenzione, soprattutto quando ci mettono in guardia dalle
sciocche illusioni di chi si affida a un Babbo Natale della storia o al dio
tappabuchi di cui parlava Bonhoeffer; e pero', quando i Grandi ci esortano a
gettare le nostre speranze nei cassonetti dell'immondizia ideologica mi pare
psicologicamente ed eticamente sano stabilire fra loro e me un certo
distacco. Benche' la mia lunga vita sia stata ferita, piu' e piu' volte,
anche crudelmente, dal crollo di apparenti certezze, non ho nessuna
intenzione di rinunziare alle mie speranze, a costo di soffrire, poi, per la
loro mancata realizzazione. Stare accanto a chi vuole un mondo migliore e lo
ritiene possibile significa dare alla propria vita una qualita' che il
realismo dei profeti di sventura, come li chiamava papa Giovanni, non
consente. E' come vivere dei grandi amori dei quali non dimenticheremo mai
le dolcezze e il calore; qualunque sia il destino di queste esperienze, il
rimpianto per cio' che poteva essere e non fu non sbiadisce la certezza di
avere avuto attimi di gioia, di essere cresciuti "dentro"; e gli errori
compiuti non cancellano la grandezza di sogni e sentimenti che ci stanarono
dalla solitudine del nostro egoismo.
*
3. Penso alla speranza come al respiro della storia, quella individuale e
quella universale. "L'ottimismo della volonta', contrapposto al pessimismo
della ragione", la definiva Gramsci, dal buio del carcere in cui il fascismo
lo faceva morire poco a poco. La speranza non nasce soltanto dalla ragione
ma anche da una misteriosa propensione che forse e' inscritta nella natura
umana. Il grande La Pira, sul quale si abbatte' tante volte il sarcasmo dei
politici senza ideali, ne parlava, da mistico, come di una navigazione su
mari perigliosi, in cui, nonostante le tempeste, il timoniere sente che la
sua rotta e' accompagnata da un forza positiva. Talvolta quella forza appare
come una deriva, ma sempre sospinge verso orizzonti di luce.
*
4. Se il respiro della storia e' avvelenato dagli inquinamenti della
violenza (quella brutale delle guerre e del terrorismo in tutte le sue
versioni e quella piu' sottile ma non meno orribile della cosiddetta "difesa
della democrazia e della liberta'": Guantanamo e dintorni, per intenderci),
molte speranze hanno vita breve; ma e' sorprendente vedere come subito altre
fioriscano. L'ho gia' raccontato piu' volte ma non mi stanco di ripeterlo
perche' mi pare emblematico: la notizia che i sandinisti avevano perso le
elezioni e che quindi il Nicaragua sarebbe precipitato nuovamente nella
miseria, mi giunse a Soweto mentre stavo per incontrare Mandela, appena
liberato dopo tanti anni di carcere: una speranza veniva schiacciata da
Reagan e un'altra dispiegava le ali. Mi pare che questo avvenga in tutti i
tempi: in questi giorni, per esempio, mentre, se non spenta, almeno
"contenuta" sembra la rivoluzione zapatista, i popoli indigeni della Bolivia
e dell'Ecuador lottano per riscattare la loro storia di oppressione; e la
vicenda della moratoria per la  pena di morte mostra come speranze
apparentemente assurde possano d'un tratto sbocciare in conquiste  politiche
di grande rilievo.
L'anno prossimo compiro' ottant'anni; se osservo la carta geopolitica della
Terra cosi' com'era disegnata quando sono nato (l'Africa e l'Asia
schiacciate dalla ferocia del colonialismo, l'America centromeridionale
ridotta a un grappolo di repubbliche delle banane, in Italia il fascismo, in
Unione Sovietica la sedicente dittatura del proletariato, la Germania spinta
dalla miseria verso il nazismo, il Portogallo nelle mani di Salazar,
nell'Europa orientale un coacervo di regni da operetta, milioni di italiani,
irlandesi, greci, polacchi costretti a un'emigrazione che, nella sua
disperata inermita', prefigurava quella odierna dei popoli del Sud, la
tragedia negra negli Stati Uniti, la condizione femminile ovunque segnata da
una feroce minorita' eccetera) posso tracciare facilmente un censimento di
speranze che allora apparivano al limite della follia ma che hanno mutato il
mondo. Ottusa e' la cultura della realpolitik, aveva ragione Paolo VI,
invece, quando diceva che vi sono periodi della storia in cui l'utopia e'
l'unico realismo possibile.
*
5. Se la speranza risulta cosi' odiosa a chi pretende di dirigere la storia
e' proprio perche' essa contiene una dose di irrazionalita', non si lascia
smentire dall'evidenza, non cessa di respirare nelle carceri e nei lager,
almeno sin quando un uomo riesce a rimanere tale. La speranza non soggiorna
nelle corti dei Potenti ne' si esibisce sui palcoscenici dei Filosofi. Veste
il grembiule di una bambina (Mounier parlava della piccola speranza che ci
da' il buongiorno ogni mattina) piuttosto che i paramenti di un gran
sacerdote o le decorazioni di un generalissimo. Possiamo trovarla e
dialogare con lei nelle favelas, nelle carceri e negli ospedali piuttosto
che nei saloni dei congressi o nelle grandi assemblee dei partiti al potere
o nei solenni pontificali delle basiliche. Non nei grandi luoghi dove la
Storia con la S maiuscola e' l'invitata d'onore, ma dove la "piccola"
gente - magari al di la' delle transenne poste dalla polizia a tutela dei
Grandi - lavora, soffre, e ama. E' qui, in questi luoghi ignorati dai
telegiornali ma notissimi a Dio che, a me pare, il papa avrebbe potuto
trovare materiale prezioso per la sua recente enciclica sulla speranza. Come
dice il pastore Paolo Ricca, "Se vuoi udire la parola di Dio, porta
attenzione alla parola degli uomini... Non in voci celesti, in rivelazioni
straordinarie, in esperienze eccezionali parla il Signore, ma
preferibilmente nel mondo del quotidiano, nella normalita' di esistenze
comuni".
*
6. Quando ho letto che Benedetto XVI avrebbe pubblicato un suo documento
sulla speranza, ne sono stato felice, il tema della speranza sembrandomi
centrale nella vita della Chiesa. "Siate pronti a rendere ragione della
speranza che e' in noi" ci esorta san Pietro. E pensavo che papa Ratzinger
si sarebbe rivolto all'umanita' intera, essendo la mancanza di speranza un
profondo malessere che connota il nostro tempo. Pensavo anche (presuntuoso
come sono!) che egli, dall'alto della sua cattedra, avrebbe mostrato come un
germe del Regno di Dio sia presente in tutti i luoghi in cui gruppi di
persone lavorano, rischiano e soffrono per un mondo migliore. Del resto,
molte speranze "soltanto umane" sono tali perche' la Chiesa, in alcune
epoche e vicende, le ha avversate come estranee alla fede. "Poiche' nelle
chiese veniva proclamato un dio senza speranza, i poveri andarono a trovare
speranze senza Dio" ha scritto il teologo Moltmann. Il grande peccato della
Chiesa pre-conciliare e' stato quello di dimenticare il criterio
fondamentale del Giudizio di Dio, quello della liberazione dei poveri:
Matteo XXV, 31-46. Ma il papa, che al Giudizio ha dedicato un lungo
paragrafo della sua enciclica, quel vangelo non lo ha citato.
*
7. Quando Giovanni XXIII ha voluto parlare al mondo di un problema
mondiale - la pace -, ha indirizzato la sua enciclica non soltanto ai
cattolici e neppure soltanto ai cristiani ma a loro  e a "tutti gli uomini
di buona volonta'". Un documento acquista validita' specifica in base al
soggetto cui e' rivolto. Il mondo intese l'appello di papa Roncalli, lo
pubblicarono nelle loro prime pagine persino i giornali sovietici.
L'enciclica di Benedetto XVI e' indirizzata "ai vescovi, ai presbiteri e ai
diaconi, alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici". Un documento
interno alla Chiesa? Un discorso a porte chiuse?
No: le porte sono silenziosamente aperte anche ai filosofi e agli storici,
le due categorie di persone alle quali papa Ratzinger guarda come al sale
della Terra. Accanto ai grandi santi compaiono Platone e Bacone, Kant,
Engels, Marx, Lenin, Adorno, Horkheimer... Compaiono le loro teorie, che
vengono riassunte e confutate con serena e acuta sensibilita'. Il disegno
ideologico - e dunque l'asfissia - di certe speranze, catturate e distorte
da intellettuali senza umilta' viene pacatamente denunziato. Cio' che manca
nel documento papale e' l'attenzione al dramma e alla santita' di milioni di
persone che affrontarono immensi pericoli e sofferenze - o addirittura
andarono a morire - perche' i piu' poveri avessero dignita' e i figli non
fossero segnati da antiche oppressioni. Il secolo XX non e' stato soltanto
la terra del nazismo, dello stalinismo, del capitalismo selvaggio ma anche
della meno vistosa ma non meno gigantesca epopea dei resistenti alla
violenza dell'uomo sull'uomo e dei conquistatori di nuove liberta'.
Non erano cristiani? Le lotte dei poveri del secolo scorso cominciano con i
campesinos messicani che marciano sulle citta' inalberando stendardi con la
Madonna di Guadalupe, e con i servi della gleba russi che scendono in piazza
dietro i pope che levano la croce contro i cosacchi della repressione. Anche
se gli ecclesiastici non lo compresero, un cristianesimo naturaliter tale,
sotterraneo, inconsapevole segno' moltissimi, forse tutti, dei resistenti:
"Vado a preparare domani che cantano" scrive un maquis comunista. Nelle
camere di tortura e fra le rovine dei villaggi devastati per rappresaglia,
le speranze continuano a vivere anche quando le loro parole sono come
annegate dalle lacrime. Cristiane o no? "Domanderanno: quando mai Signore ti
vedemmo?". E Lui sorridera' abbracciando questi suoi figli prediletti.
*
8. Credo che noi cattolici dobbiamo pregare per questo nostro papa e Natale
e' un buon giorno per farlo. Egli sembra racchiuso, come certi antichi
orologi, in una campana di vetro che impedisce che vi entri la polvere (la
polvere della storia, nel suo caso: le grida di dolore e quelle di gioia di
tanta parte dell'umanita'). Desideriamo che l'Angelo dei pastori (non si
definisce pastore anche il papa?) lo stani dal suo vegliare fra i libri e lo
spinga la' dove risuona incessantemente il grido che ogni cristiano dovrebbe
fare suo: "O voi che giacete nella polvere, alzatevi e cantate".

7. RILETTURE. SILVIA VEGETTI FINZI, MARINA CATENAZZI: PSICOANALISI ED
EDUCAZIONE SESSUALE
Silvia Vegetti Finzi, Marina Catenazzi, Psicoanalisi ed educazione sessuale,
Laterza, Roma-Bari 1994, pp. XXXVI + 372, lire 30.000. Aperto da due saggi
delle autrici, il libro e' soprattutto una acutamente, dettagliatamente
ragionata antologia di scritti sul tema di vari autori ed autrici delle
principali tradizioni psicoanalitiche (li e le elenchiamo in ordine
alfabetico: Karl Abraham, Alfred Adler, Lou Andreas-Salome', Bruno
Bettelheim, Luigi De Marchi, Francoise Dolto, Sandor Ferenczi, Franco
Fornari, Anna Freud, Sigmund Freud, Erich Fromm, Georg W. Groddeck, Susan
Isaacs, Ernest Jones, Carl G. Jung, Melanie Klein, Alice Miller, Cesare L.
Musatti, Wilhelm Reich, Emilio Servadio, Donald W. Winnicott). Una lettura
appassionante e per molti versi illuminante.

8. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

9. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 328 dell'8 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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