Minime. 323



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 323 del 3 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Luciano Benini: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
2. Giancarla Codrignani: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
3. Andrea Cozzo: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
4. Michele Meomartino: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
5. Francesco Pistolato: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
6. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
7. Ettore Masina: Lettera 123 del giugno 2007
8. L'Agenda dell'antimafia 2008
9. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
10. Letture: Ungaretti. Vita, poetica, opere scelte
11. Riedizioni: Maurizio Dardano e Pietro Trifoni, Grammatica della lingua
italiana
12. Severino Vardacampi: Per il giornale della nonviolenza
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. AMICIZIE. LUCIANO BENINI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'...
[Ringraziamo Luciano Benini (per contatti: luciano.benini at tin.it) per questo
intervento.
Luciano Benini, gia' presidente e attualmente vicepresidente del Movimento
Internazionale della Riconciliazione (Mir-Ifor), responsabile della Scuola
di pace di Fano, da sempre impegnato in molte attivita' e iniziative di pace
e di solidarieta', per l'ambiente e per i diritti umani, apprezzatissimo
pubblico amministratore, e' una delle persone piu' prestigiose dei movimenti
nonviolenti in Italia]

Mi abbono ad "Azione nonviolenta" (anzi, ho gia' rinnovato il mio
trentennale abbonamento) perche' attraverso "Azione nonviolenta" resto in
contatto con tutto cio' che si muove nel mondo della nonviolenza, perche'
vengo a conoscenza di tante lotte nonviolente che migliaia di persone, che
resteranno ignote ai libri di storia, stanno coraggiosamente portando avanti
in ogni luogo del mondo, perche' "Azione nonviolenta" e' occasione di
dibattito e confronto sulle iniziative antimilitariste, ambientaliste, per i
diritti umani, per la giustizia che vengono avviate in Italia e all'estero.
Abbonarsi ad "Azione nonviolenta" significa informarsi di prima mano su
tante questioni importanti che avvengono nel mondo, la' dove mezzi di
comunicazione con ben altre strutture e potenzialita' non sono capaci, o non
vogliono, informare. Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche' la redazione
e' fatta da persone che vivono quello che scrivono e scrivono quello che
vivono, perche' la redazione siamo tutti noi. Mi abbono perche' non mi
rassegno ad un mondo in cui comanda il sistema militare-industriale, in cui
i pochi potenti sottraggono con la forza risorse e materie prime che il buon
Dio ha messo a disposizione di tutti e non solo dei prepotenti.

2. AMICIZIE. GIANCARLA CODRIGNANI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it) per
questo intervento.
Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di
coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei
movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure
piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la
nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994;
L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005]

All'inizio del 2008 occorre ricordare che l'informazione corre grossi
rischi: se non si mantengono in piedi le testate, anche cartacee, che fanno
cultura a partire da interessi diversificati sostanzialmente "poveri", si
rischia di diventare sempre piu' estranei alla conoscenza reale del mondo in
cui viviamo. Sono sacrifici per la maggioranza dei lettori, ma l'impegno e'
necessario. Ho in mente molti fogli, bollettini, giornalini, riviste che
"non ce la fanno" (e non dimentico le difficolta' dei 'grandi' Manifesto e
Unita'). Qui, pero', voglio -diciamo per battuta un brutto verbo -
'sponsorizzare' "Azione nonviolenta": e' un mensile che non dovrebbe mancare
nelle case di chi si dichiara, appunto, nonviolento. Nell'ultimo anno si e'
arricchito di contributi intelligenti e mi sembra pregevole il numero sulla
pedagogia e l'ultimo con gli atti del recente congresso. Sulla nonviolenza
bisogna alzare il tiro: in un mondo complesso ci vogliono idee nuove e
prospettive piu' alte. "Azione nonviolenta" e' uno degli strumenti per
trovarne.

3. AMICIZIE. ANDREA COZZO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'...
[Ringraziamo Andrea Cozzo (per contatti: acozzo at unipa.it) per questo
intervento.
Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico
della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e
nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori
sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle
riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei
prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come
la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta'
di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi
attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu'
libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza,
"Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al
potere del sapere (per studenti e docenti delle facolta' di lettere e
filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza.
Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001;
Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero
caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti),
"Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione.
Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di),
Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp.
87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una
ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002;
Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che
cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di),
Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi,
Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del
Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11
settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28;
Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa,
Edizioni Mimesis, Milano 2004; La tribu' degli antichisti, Carocci, Roma
2006]

Mi abbono ad "Azione Nonviolenta" - e mi abbono per le stesse ragioni anche
ai "Quaderni Satyagraha" - perche' sono per un gionalismo di pace, cioe'
che, informando sulle esperienze reali di realizzazione nonviolenta della
pace, ci faccia riflettere sul fatto che la nonviolenza non e' astrattezza e
utopia, ma strumento concreto ed efficace; e informando sul pensiero della
nonviolenza, contribuisca a far capire che c'e' un'altra cultura, diversa da
quella che ci insegnano i nostri libri scolastici.

4. AMICIZIE. MICHELE MEOMARTINO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Michele Meomartino (per contatti: michelemeomartino at tiscali.it)
per questo intervento.
Michele Meomartino amico della nonviolenza, scultore, coltivatore biologico,
coordinatore della Rete nonviolenta Abruzzo e referente del nodo di
Pescara-Chieti della Rete Lilliput, e' impegnato anche nel coordinamento di
Libera, ed in molte iniziative di pace, equosolidali ed ecologiche. Opere di
Michele Meomartino: Frammenti di pace, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi
(Aq) 2005]

Grazie per l'opportunita' di spendere due parole a favore di "Azione
Nonviolenta", una rivista a cui sono abbonato da molti anni e che ritengo un
utilissimo strumento per gli amici della nonviolenza o per gli aspiranti
tali come me. La nonviolenza e' antica come le montagne, ma sono ancora
pochi coloro che la conoscono e ancora meno coloro che la praticano.
Personalmente non saro' mai abbastanza grato a Mao e alla sua redazione per
lo splendido servizio che ci rende. Questi esempi mi danno molto forza e
sono anche lo stimolo a fare sempre del proprio meglio per costruire
relazioni di pace, nonostante limiti e contraddizioni. Senza questi
strumenti noi saremmo piu' poveri e sicuramente piu' soli. "Azione
Nonviolenza", ma anche il nostro "Qualevita", in quanto vivo in Abruzzo,
hanno bisogno come minimo del nostro sostegno, consci che dobbiamo fare
sempre molto di piu' se vogliamo che la nonviolenza non brilli solo nei
cieli dell'utopia.

5. AMICIZIE. FRANCESCO PISTOLATO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Francesco Pistolato (per contatti: fpistolato at yahoo.it) per
questo intervento.
Francesco Pistolato, studioso, docente, e' coordinatore scientifico della
Biblioteca di studi austriaci presso l'Universita' di Udine; si occupa di
diffusione della lingua tedesca, della cultura austrica e della cultura
della pace; e' tra i promotori di un programma di cultura di pace
all'interno delle universita' e delle scuole della macroregione Alpe Adria,
comprendente il Friuli-Venezia Giulia, la Carinzia e la Slovenia; e'
altresi' impegnato nell'Associazione Biblioteca Austriaca di Udine, che ha
tra l'altro realizzato una mostra fotografica itinerante sulla Resistenza,
gia' esposta in vari luoghi, tra cui la Risiera di S. Sabba di Trieste, e
che e a fine 2005 e' stata esposta nella Gedenkstaette des Deutschen
Widerstands di Berlino, ed e' visitabile in rete nel sito:
www.abaudine.org/virtunascosta/virtu.htm Tra le opere di Francesco
Pistolato: (a cura di), Per un'idea di pace, Cleup, Padova 2006; (a cura
di), Die verborgene Tugend - La virtu' nascosta. Eroi sconosciuti e
dittatura in Austria 1938-1945, Europrint Editore, Quinto di Treviso 2007]

Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche':
- e' un modo concreto per sostenere la diffusione dell'idea e della prassi
nonviolenta;
- permette di essere informati su iniziative di impegno civile che i media
solitamente non si curano di diffondere;
- si sforza di proseguire l'opera di Aldo Capitini, cui il nostro Paese deve
molto piu' di quanto non riconosca.

6. INDICAZIONI PRATICHE. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da
Aldo Capitini nel 1964; e' un mensile di formazione, informazione e
dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione e amministrazione sono in via Spagna 8, 37123 Verona,
tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. Oppure
bonifico bancario sullo stesso conto presso BancoPosta ABI 07601 - CAB
11700. Speificare nella causale "Abbonamento a 'Azione nonviolenta'".
E' possibile chiedere una copia omaggio della rivista, inviando una e-mail
all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione
nonviolenta'".

7. MAESTRI E COMPAGNI. ETTORE MASINA: LETTERA 123 DEL GIUGNO 2007
[Dal sito di Ettore Masina (www.ettoremasina.it) riprendiamo la sua lettera
mensile n. 123 del giugno 2007.
Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista,
scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una
delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue
esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri
autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e
guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in
cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un
cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo
secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella
storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in
serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile,
Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud. Cile,
Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire.
Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993
col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele,
1995), Comprare un santo (Camunia, 1994; O. G. E., 2006), Il volo del
passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo,
1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina,
scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de
"La nonviolenza e' in cammino".
Nurit Peled-Elhanan e' la figlia di Gal Peled, consigliere di Rabin a Oslo;
nel 1994 sua figlia e' morta in seguito ad un attentato contro un autobus a
Gerusalemme; docente universitaria di Linguaggio ed educazione, e'
insegnante, traduttrice, scrittrice e madre israeliana; e' fortemente
impegnata per la pace tra Israele e Palestina; nel 2001 ha ricevuto dal
Parlamento europeo il Premio Sakharov per i diritti umani. Cfr. altri suoi
interventi nei nn. 468, 613, 1364 de "La nonviolenza e' in cammino" e nel n.
86 di "Voci e volti della nonviolenza".
Segnaliamo che il testo di Nurit Peled riportato da Ettore Masina nel testo
che segue avevamo gia' riprodotto - ma in diversa traduzione - appunto nel
citato n. 86 di "Voci e volti della nonviolenza", con la seguente breve nota
introduttiva: "riprendiamo pressoche' integralmente il testo della
traduzione del discorso tenuto da Nurit Peled Elhanan alla manifestazione
svoltasi a Tel Aviv il 17 giugno 2007 in occasione dei 40 anni di
occupazione dei territori palestinesi occupati in seguito alla guerra del
sei giorni del 1967. Abbiamo omesso poche parole (un breve frammento di
frase) che pronunciate a una manifestazione a Tel Aviv per la pace e
l'umanita' da una illustre intellettuale pacifista israeliana cui un
attentato terrorista ha ucciso una figlia ovviamente non danno luogo a
possibili equivoci, ma che se lette decontestualizzate potrebbero essere
gravemente fraintese, e percepite come dolorosissime da lettori che non
possono dimenticare l'orrore assoluto della Shoah"; anche in questa
occasione abbiamo omesso quattro parole]

Voci di Israele
Noi vecchi siamo testimoni della storia e, in quanto tali, scomodissimi a
noi stessi. Se apriamo un libro che racconta il passato, piuttosto che
osservare i segni delle parole, risentiamo voci, odori, emozioni; e cosi'
quando, benche' svegli, chiudiamo gli occhi, a fantasticare, come se fossimo
sazi di realta'... In quei momenti, potrei descrivere in ogni particolare il
volto di mia madre il giorno in cui mio padre parti' per la guerra, il
colore di cera dei piedi nudi di un partigiano ucciso, il pesante odore di
montone delle grotte di Nazareth e di Betlemme abitate da profughi della
guerra del '48, i biondissimi capelli di due mulattini della favela Maria da
Conceicao di Belo Horizonte... E tuttavia, questo tessuto di giorni, di
persone, di sentimenti, sorrisi e sogni che potrebbe essere un tesoro per i
momenti di solitudine, troppo spesso si trasforma, nei nostri racconti a chi
e' disposto ad ascoltarci o nei nostri vaniloqui, in penosi elenchi di
lamenti e di speranze perdute. E' come se volessimo infliggere al passato
certe sclerosi che ci affliggono o indeboliscono.
Nel tempo che mi rimane spero di non precipitare mai in questa trappola e di
poter continuare a testimoniare che la storia e' ricca di eventi positivi,
talvolta imprevisti e imprevedibili. Appartengo a una generazione che ha
visto sorgere in tutta l'Europa un movimento popolare di resistenza al
regime hitleriano che le vecchie classi dirigenti non avevano voluto
sfidare; e cadere il nazismo e poi lo stalinismo e il colonialismo e
l'imperialismo americano in Vietnam e il muro di Berlino, e le dittature
latinoamericane... No, non si e' realizzato il Paradiso in terra, il mondo
ha immense aree di dolore e di miseria da redimere. Ma non si puo' tracciare
una mappa per il nostro cammino registrandovi soltanto i burroni e i
cimiteri. Quando mi e' arrivata la notizia che la rivoluzione sandinista era
stata sconfitta per eccesso di  democrazia, mi e' venuto da piangere, ma ero
a Soweto, nella piccola casa di Mandela, libero da una settimana: ho
imparato quel giorno che la storia ha luci ed ombre, e' folle guardare
soltanto le une o le altre. Aggiornare testardamente il censimento delle
speranze (non delle illusioni) questa e' saggezza. Andarle a rintracciare
nel roveto delle contraddizioni significa non  permettere al "buonsenso" di
spingerti all'inazione.
*
Una tragedia che accompagna la mia storia e' quella della Palestina. Ne ho
studiato le cause e ne ho visto con i miei occhi gli effetti: non solo le
immagini che la televisione ci mostra, accompagnate (parlo del Tg1) da
informazioni cosi' unilaterali nel loro favoreggiamento della propaganda
governativa israeliana che nessun telegiornale di Tel Aviv le metterebbe in
onda: ma il pianto dei bambini e delle donne accanto alle case demolite dai
bulldozer, gli ulivi abbattuti, gli uomini che raccolgono le vittime
innocenti del killeraggio misssilistico israeliano, la vergogna dei
check-points. Oggi, piu' che mai, questa ferocia nei confronti dei
palestinesi celebra il suo trionfo: fosse ancora davvero vivo Sharon, come
gioirebbe di questa guerra civile fra palestinesi. Chi ha a cuore la pace,
la giustizia, la grandezza dell'ebraismo e della sua cultura sente le sue
speranze messe a durissimaa prova. Ma non dobbiamo tradirle: grandi
scrittori, da Grossman a  Yehoshua, pacifisti, giornalisti israeliani vedono
ormai chiaramente come non sia possibile costruire un futuro sulla violenza
dei forti. Sono voci che risuonano nel cuore del popolo israeliano e
sembrano diventare sempre piu' solenni, che in mezzo alle rovine annunziano
l'imperiosa necessita' della pace. Vi propongo una di queste voci, quella di
Nurit Peled-Elhanan, premiata, anni fa, dal parlamento europeo con il Premio
Sacharov per i diritti umani e la liberta' di pensiero. Sua figlia Smadar,
13 anni, e' stata uccisa da un terrorista palestinese. Nurit ha visto in
questa ferocia i segni della disperazione di un popolo soggetto a una
spietata occupazione e non ha ceduto alle tentazioni dell'odio. Il discorso
e' stato pronunziato proprio in occasione di una cerimonia per ricordare i
quarant'anni dell'occupazione.
*
"E' un grande onore per me stare su questo palco accanto al mio amico e
fratello Bassam Aramin, palestinese, uno dei fondatori dei Combattenti per
la Pace, gruppo di cui sono membri due dei miei figli, Alik e Guy. La scorsa
settimana, martedi' ad Anata e giovedi' a Tul Karem, il movimento dei
Combattenti per la Pace e' riuscito ad organizzare due imponenti incontri e
a mobilitare diecimila palestinesi a sostegno della propria causa - una
lotta nonviolenta e congiunta contro l'occupazione, nella stretta
collaborazione tra israeliani e palestinesi. Se non fosse per le leggi
razziste dello Stato di Israele, tutte quelle migliaia di persone potrebbero
essere qui con noi questa sera per provare una volta per tutte che abbiamo
un seguito. Bassam e io, siamo tutti e due vittime dell'occupazione crudele
che continua a corrompere questo Paese. Tutti e due questa sera veniamo a
piangere il destino di questo paese che ha seppellito le nostre due figlie -
Smadar, germoglio del frutto (1), e Abir, profumo di fiore (2) - assassinate
a dieci anni di distanza, dieci anni che questo Paese ha riempito del sangue
dei bambini: e il regno sotterraneo dei bambini su cui noi camminiamo,
giorno dopo giorno, ora dopo ora, e' cresciuto tanto da straripare.
"Ma quello che unisce Bassam e me non e' solo la morte a cui l'Occupazione
ci ha condannato. Quello che ci unisce e' soprattutto la fede e la volonta'
di crescere i figli che ci sono rimasti in modo che essi non permettano mai
piu' che politici corrotti, avidi e affamati di potere e generali assetati
di sangue e conquiste, abbiano dominio sulle loro vite e li mettano gli uni
contro gli altri. Non permetteranno piu' che il razzismo, che si e' diffuso
in questo Paese, li conduca fuori dal sentiero della pace e della
fratellanza. Perche' solo la fratellanza puo' abbattere il muro di razzismo
che si sta costruendo davanti ai nostri occhi. Da quarant'anni il razzismo e
la megalomania tiranneggiano le nostre vite. Quarant'anni durante i quali
piu' di quattro milioni di persone non conoscono il significato
dell'espressione "liberta' di movimento". Quarant'anni in cui i bambini
palestinesi nascono e crescono da reclusi nelle loro case, che l'Occupazione
ha trasformato in prigioni, privandoli fin dall'inizio di tutti i diritti a
cui gli esseri umani hanno titolo in quanto esseri umani. Quarant'anni
durante i quali i bambini israeliani sono stati educati al razzismo di un
tipo che, nel mondo civile, era rimasto sconosciuto per decenni.
Quarant'anni durante i quali hanno imparato ad odiare i vicini soltanto
perche' sono i vicini, a temerli senza conoscerli, a vedere un quarto dei
cittadini dello Stato come un pericolo demografico e un nemico interno, e a
relazionarsi con gli abitanti dei ghetti creati dalla politica di
occupazione come con un problema che deve essere risolto. Solo sessant'anni
fa gli ebrei erano gli abitanti dei ghetti ed erano visti dagli occhi dei
loro oppressori come un problema che doveva essere risolto. Solo
sessant'anni fa gli ebrei erano rinchiusi dietro orrendi muri di cemento
elettrificati - in cima ai quali stavano torrette vigilate da uomini
armati - e privati della capacita' di guadagnarsi da vivere o di crescere i
propri figli con dignita'. Solo sessant'anni fa il razzismo esigeva il suo
prezzo dal popolo ebraico. Oggi nello stato ebraico governa il razzismo, che
calpesta la dignita' delle persone, le priva della liberta' e condanna tutti
noi a vite d'inferno. Da quarant'anni si e' incessantemente inchinato il
capo in adorazione del razzismo, mentre si stavano escogitando i modi piu'
creativi per devastare, demolire e distruggere questo Paese. Questo e' cio'
che rimane del genio ebraico, cio' che e' diventato Israele. La compassione
ebraica, la pieta' ebraica, il cosmopolitismo ebraico, l'amore per
l'umanita' e il rispetto per l'altro sono stati da tempo dimenticati. Il
loro posto e' stato preso dal razzismo. E' stato il razzismo che ha motivato
un soldato a premere il grilletto dall'interno del suo mezzo corazzato per
sparare alla testa di Abir, mentre lei si addossava a un muro, impaurita dal
blindato piombato nel cortile della scuola. E' solo il razzismo che spinge i
guidatori dei bulldozer a demolire le case con i loro abitanti dentro, a
distruggere campi e vigne, a sradicare olivi centenari. Solo il razzismo
puo' inventare strade la cui circolazione e' stabilita in base alla razza,
ed e' solo il razzismo che motiva i nostri figli ad umiliare donne che
potrebbero essere le loro madri e a fare violenza a persone anziane ai
diabolici check-point, a picchiare giovani della loro stessa eta' che, come
loro, vogliono portare la famiglia a fare il bagno al mare, e a guardare
impassibili una donna partorire il proprio bambino sulla strada. E' solo il
puro razzismo che motiva i nostri piloti migliori a scaricare bombe da una
tonnellata su edifici residenziali, ed e' solo il razzismo che permette a
questi criminali di dormire bene la notte.
"Perche' il razzismo elimina la vergogna. Questo razzismo ha eretto per se
stesso un monumento a propria immagine - il monumento di un brutto muro di
cemento, rigido, minaccioso e invasivo. Un monumento che proclama al mondo
intero che la vergogna e' stata bandita da questo Paese. Questo muro e' il
nostro muro della vergogna, esso e' la testimonianza del fatto che noi ci
siamo trasformati da luce per le nazioni 'ad un oggetto di disgrazia per le
nazioni e dileggio per tutti i paesi' (3).
"E questa sera dobbiamo domandarci: cosa ne abbiamo fatto della nostra
vergogna? Come allontaneremo la disgrazia? Ma per prima e piu' importante
cosa, com'e' che la vergogna non ci impedisce di dormire la notte? Com'e'
che permettiamo che meta' dei nostri salari vengano usati per compiere
crimini contro l'umanita'? Com'e' che siamo riusciti a ridurre la vergogna a
due colonne sul quotidiano e a non dedicarle piu' dei pochi minuti che
destiniamo ad una lettura frettolosa degli articoli di Gideon Levy e Amira
Hass, come quando uno legge la cronaca di uno scenario gia' noto in
precedenza? Come e' successo che siamo riusciti ad impacchettare l'infinita
sofferenza quotidiana, la fame, la denutrizione, i traumi dei bambini,
l'invalidita', la condizione di orfani e il lutto in una parola alienante:
"politica"? Com'e' che i nostri figli camminano tronfi e fanno gli spacconi
nell'uniforme della brutalita' che indossano quando servono nell'esercito
delle distruzioni e dei massacri?
"Com'e' che tutte le splendide istituzioni del mondo stanno a guardare e non
riescono a fare una sola cosa per salvare un bambino dalla morte o rimuovere
un blocco di calcestruzzo dal muro della vergogna? Com'e' che tutte le
organizzazioni per la pace e i diritti umani non riescono a fermare i
gipponi delle Guardie di Frontiera che arrivano a terrorizzare e uccidere
gli alunni delle scuole, e non sono in grado di fermare un bulldozer nel suo
percorso per distruggere una casa con i suoi occupanti dentro, di salvare un
albero di olivo dalla distruzione, o una bambina che si e' persa mentre
andava a scuola e si e' trovata sulla traiettoria dei soldati
dell'Occupazione?
"Una delle risposte a queste domande e' che lo Stato di Israele e' capace di
ridurre al silenzio e di paralizzare il mondo intero perche' c'e' stato
l'Olocausto. Lo Stato di Israele ha acquisito il permesso di fare violenza
su di una intera nazione perche' c'e' l'antisemitismo. Lo Stato di Israele
sta causando il disastro esistenziale - economico, sociale ed umano - ai
suoi cittadini e alla popolazione soggiogata e nessuno osa fermarlo perche'
una volta c'era Hitler. In questo stesso momento i sopravvissuti
all'Olocausto stanno soffrendo l'ignominia della fame in questo Paese.
"Questa sera noi dobbiamo chiedere aiuto al mondo per liberare noi stessi
dalla vergogna. Questa sera dobbiamo spiegare al mondo che se vuole salvare
il popolo di Israele e il popolo palestinese dall'olocausto imminente che
minaccia tutti noi e' necessario che condanni la politica di occupazione, il
dominio della morte deve essere fermato nel suo percorso. Tutti i criminali
di guerra che svestono le uniformi e cominciano a viaggiare per il mondo
devono essere arrestati, processati e messi in prigione invece di avere la
possibilita' di gioire dei piaceri della liberta', mentre si stanno ancora
trascinando dietro un tintinnante salvadanaio pieno di crimini di guerra.
"E per noi e' arrivato il momento di smettere di consegnare i nostri figli
ad un sistema educativo che radica in loro valori falsi e razzisti ed
insegna loro che il proprio contributo alla societa' si riassume nel fare
violenza ed uccidere i figli di altre persone. E' venuto il momento per noi
di spiegare loro che la popolazione di questo luogo non e' divisa fra ebrei
e non-ebrei come e' scritto nei loro libri scolastici, ma in esseri umani
che vogliono vivere in pace nonostante tutto, e persone che hanno perduto la
loro umanita' e ricavano piacere dalla distruzione e dalla devastazione. E'
venuto il tempo per noi di spiegare ai nostri figli dove vivono.
"Oggi, mentre l'intero mondo civilizzato si diverte a denigrare e diffamare
il sistema scolastico palestinese, non c'e' un solo testo scolastico in
Israele che presenti l'immagine di un palestinese come una persona normale
moderna. Non c'e' nessun libro scolastico in Israele che presenti una carta
geografica che mostri i confini veri dello Stato. Non c'e' nessun libro di
testo in Israele in cui appaia la parola "occupazione". I nostri figli
vengono arruolati nell'esercito di occupazione senza conoscere il luogo in
cui vivono, senza conoscere la sua storia e la sua gente. Entrano
nell'esercito imbevuti di odio e paura. I nostri figli vengono educati a
vedere chiunque non sia ebreo come un goy, l'Altro, che generazione dopo
generazione cerca di distruggerci. Questa educazione rende facile ai vertici
militari trasformare i nostri figli in mostri.
"Quindi l'unico modo per impedire che i nostri figli diventino strumenti
nelle mani della macchina di distruzione e' raccontare loro la storia di
questo luogo, disegnare per loro i suoi confini, aiutarli a conoscere i
vicini, la loro cultura, le loro usanze, la loro gentilezza e i loro diritti
sulla terra dove hanno vissuto per molte generazioni prima che i pionieri
sionisti arrivassero nella Terra Promessa di Israele. E soprattutto
insegnare loro a non sottomettersi alla Stato, a non rispettare la sua
autorita', perche' questo Stato e' governato da ladri e opportunisti, che
non controllano i loro impulsi, ne' quelli sessuali ne' altri, persino nei
tempi piu' neri, e reggono questo Stato secondo le leggi della mafia: "Tu
hai ucciso uno dei miei - io uccidero' un centinaio dei tuoi. Tu mi hai
lanciato una bomba  fatta in casa - io sgancero' un centinaio delle bombe
piu' distruttive e sofisticate del mondo che non lasceranno neanche una
traccia di te, della tua famiglia e dei tuoi vicini. Tu hai bruciato una
delle mie auto cosi' io brucero' una delle tue citta'". Questa e' la logica
del mondo della criminalita'.
"Questa sera dobbiamo pensare a quelli che sono condannati a morire in
futuro e a quelli che sono condannati a cadere nel crimine sotto la
copertura della legge e dell'uniforme. Dobbiamo salvarli tutti. Dobbiamo
insegnare a tutti loro a non obbedire a degli ordini che, anche se sono
legali secondo le leggi razziali di questo Stato, sono manifestamente e
chiaramente inumani. E soprattutto, questa sera dobbiamo fermarci un attimo,
tutti noi, e guardare il viso della piccola Abir Aramin, la sua testa
colpita alla nuca da un proiettile, il cui assassino non si trovera' mai di
fronte ad un processo in questo Paese e non verra' mai punito nel modo in
cui merita, e domandare a noi stessi, 'Perche' quella striscia di sangue
lacera il petalo della sua guancia ...' (4)".
(Traduzione di Gabriella Cecilia Gallia)
*
Note
1. In ebraico significa germoglio.
2. In arabo significa profumo di fiore.
3. Ezechiele, 22, 4.
4. Anna Achmatova.

8. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

9. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

10. LETTURE. UNGARETTI. VITA, POETICA, OPERE SCELTE
Ungaretti. Vita, poetica, opere scelte; Il sole 24 ore, Milano 2007, pp.
608, in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore". Il volume inaugura una
collana dedicata ai grandi poeti e reca - utilizzando materiali gia' apparsi
in precedenti pubblicazioni Electa e Mondadori - un ampio profilo redatto da
Anna De Simone con ricco apparato iconografico, tutte le poesie di Ungaretti
e naturalmente il saggio "Ragioni di una poesia" (che l'opera in versi
accompagna nell'edizione definitiva consegnata al Meridiano del 1969 piu'
volte ripubblicato), ed infine un saggio di Pierluigi Cappello, una
cronologia e un bibliografia essenziale (ma manca incredibilmente l'indice
dei testi). Leggere Ungaretti e' sempre una profonda commozione, e credo che
siano innumerevoli i giovani che nel secolo scorso alla poesia si sono
accostati proprio grazie all'opera sua, ed in particolare a quei versi
testimoni della tragedia della prima guerra mondiale che per sempre ti
restano incisi nella memoria e nell'animo. Invecchiando poi ci si scopre ad
aver appreso ad amare anche quelle zone dell'opera sua che da giovani piu'
remote appaiono.

11. RIEDIZIONI. MAURIZIO DARDANO E PIETRO TRIFONI: GRAMMATICA DELLA LINGUA
ITALIANA
Maurizio Dardano e Pietro Trifoni, Grammatica della lingua italiana,
Zanichelli, Bologna 1997 (col titolo: La nuova grammatica della lingua
italiana), Rcs, Milano 2007, pp. XX + 748, euro 14,90 (in supplemento al
quotidiano "Corriere della sera" e al periodico "Oggi"). Una bella
grammatica che potresti leggere anche come un romanzo di formazione, o un
atlante dei tragitti che all'intersoggettivita' di dispiegarsi consentono -
e alla nominazione intelligibile dell'incomprensibile e necessario mondo dei
fatti, delle relazioni e delle corrispondenze -, o infine uno strumento per
invigilare se stessi.

12. CONTROEDITORIALE. SEVERINO VARDACAMPI: PER IL GIORNALE DELLA NONVIOLENZA

Concionava l'altra sera Iaiotto al bar dello sport, dopo aver a piu' riprese
alzato il gomito:
"Non avete anche voi l'impressione che in Italia i quotidiani dicano tutti
piu' o meno le stesse cose, seguano tutti le stesse presunte priorita' (che
sono quelle dai potenti decise ed imposte), non conoscano altro lessico che
quello del circo mass-mediatico (che ogni verita' irride e denega), non
pensino altri pensieri che quelli delle classi e dei ceti dominanti che
stanno portando il pianeta alla catastrofe?
"Un esempio e' la guerra: anche i giornali che ancora in anni recenti (e che
ormai sembrano lontanissimi) erano contrari alla guerra, dal 2006, ovvero da
quando sono al governo i partiti e i gruppi e i ceti e le ideologie cui sono
omogenei, sono entrati nel mucchio selvaggio della 'guerra sola igiene del
mondo'. Certo, con qualche furbizia: quando a fare la guerra e' qualcun
altro essa torna ad essere abominio e vituperio delle genti, quando a farla
e' l'esercito italiano e le coalizioni di cui esso e' parte allora omnia
munda eccetera.
"Un esempio e' il razzismo: anche i giornali che ancora in anni recenti (e
che ormai sembrano lontanissimi) erano contrari al razzismo, dal 2006,
ovvero da quando sono al governo i partiti e i gruppi e i ceti e le
ideologie cui sono omogenei, sono entrati nel mucchio selvaggio della 'mors
tua, vita mea'. Certo, con qualche furbizia: quando crimini razzisti vengono
commessi in paesi lontani essi sono ancora nequizia ed orrore, ma quando i
crimini razzisti e' il nostro stato che li compie, o regimi alleati, o reali
o virtuali buoni partner commerciali, allora si chiude volentieri un occhio.
"Un esempio e' il femminicidio: non c'e' un solo giornale che enunci con
chiarezza che siamo di fronte a questo; non c'e' un solo giornale che
proponga cio' che e' necessario: rovesciare i rapporti di forza tra i generi
nella sfera pubblica come condizione necessaria per contrastare la violenza
maschile.
"Un esempio e' il collasso della biosfera: non c'e' un solo giornale che
proponga una riflessione e un'azione orientati a contrastare con politiche
immediate, energiche e rigorose la catastrofe in corso.
"Perche' questo accade?"
*
"Gia', perche' questo accade?", proseguiva allora Scarpante, che quando c'e'
da trincare non c'e' proprio da pregarlo, ed aggiungeva tosto:
"Per molte ragioni.
"A dirne in breve il nocciolo duro: perche' gli organi d'informazione della
sinistra novecentesca sono scomparsi insieme alle organizzazioni storiche di
essa. Per carita': vi sono ancora testate e strutture che nominalmente si
richiamano a un passato talora glorioso di impegno civile e di lotta per la
liberazione degli oppressi; ma non sono le stesse le cose che in quelle
organizzazioni e in quelle redazioni si pensano, si dicono, si praticano.
Dacche' esse si sono arrese ai poteri dominanti, da essi son state dapprima
colonizzate e poi cooptate. E non basta la foglia di fico di accogliervi
sovente surgelate retoriche o assai piu' di rado vive voci di resistenza
(che pure ovviamente anche cola' non mancano, ma collocate in posizioni
sempre piu' marginali, decorative, a mo' di soprammobili o rimorsi)".
*
E giunto il mio momento di levare in alto lieto se non il cuore il gotto, in
queste alate vinose proruppi parole:
"Cio' che rende urgente un quotidiano della nonviolenza in Italia puo'
compendiarsi forse in tre semplici proposizioni:
"a) la nonviolenza in cammino e' quell'insieme di insiemi (teorie e
pratiche, valori e metodi, opere e ricerche, relazioni e conflitti...) che
oggi formula le sole proposte adeguate ai compiti dell'ora: fermare il
collasso della biosfera, fermare il femminicidio, fermare il razzismo e la
guerra, fermare lo sfruttamento generalizzato che sta distruggendo oltre che
innumerevoli umane vite la civilta' umana stessa e la natura.
"b) la nonviolenza in cammino esiste gia' come movimento di massa complesso
e plurale, conflittuale e relazionale, resistente ed aperto, critico e
creativo, in ricerca e in costruzione, ma ha bisogno di uno strumento di
riconoscimento, di discussione, di informazione e formazione che ogni giorno
rifletta e stimoli il suo conoscere e riconoscere, il suo resistere, il suo
cammino, il suo costruire;
"c) la nonviolenza in cammino e' matura per rompere ogni subalternita' e
proporsi come politica coerente e dialettica, complessa e complessiva,
aperta e rigorosa, sperimentale e intransigente, adeguata a fronteggiare i
drammatici problemi che l'umanita' ha oggi di fronte: un giornale della
nonviolenza e' oggi in Italia una esigenza e un'urgenza per molte persone,
per molte esperienze, per molte ricerche, per molte lotte per affermare
tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani".
Qui al bar dello sport non consumiamo solo le carte nell'infinito esercizio
del tressette, e non solo dell'alcole i fermenti ribollono.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 323 del 3 gennaio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
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