Voci e volti della nonviolenza. 109



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 109 del 29 ottobre 2007

In questo numero:
1. Per un quotidiano della nonviolenza
2. Da una lettera del 16 giugno 2005
3. Da una lettera del 20 giugno 2005
4. Da una lettera del 21 giugno 2005
5. Da una lettera del 9 luglio 2005
6. Da una lettera del 29 luglio 2005
7. Da una lettera del 26 agosto 2005

1. PER UN QUOTIDIANO DELLA NONVIOLENZA

Ci sembra necessario che la nonviolenza organizzata si doti di un giornale.
Un quotidiano cartaceo che arrivi nelle edicole.
Tra tanti giornali inutili, e in un panorama in cui tutti i quotidiani sono
arruolati nel partito della guerra (compresi tutti quelli della ex-sinistra,
da quando la ex-sinistra e' al governo) sarebbe necessario che ci fosse
almeno un giornale impegnato per la pace.
Ed oggi l'impegno per la pace per essere tale deve fare la scelta della
nonviolenza.
La rete telematica e' certo assai utile, ma esclude tante, troppe persone (e
del resto il quotidiano cartaceo puo' essere collocato anche nella rete
telematica - e diffuso altresi' per posta elettronica -, e quindi resterebbe
a disposizione anche li').
*
Un giornale ha un senso se di esso vi e' bisogno.
Se da' voce a qualcosa che nessun altro giornale rappresenta ed esprime.
Oggi un giornale della nonviolenza e' una necessita' civile e morale,
politica e culturale, educativa ed esemplare. Un luogo d'incontro e uno
strumento di lotta per le tante persone che non si sono arrese al disordine
costituito, alla barbarie dominante, alla guerra e alle stragi.
*
Due anni fa due persone amiche della nonviolenza che da molti anni lavorano
in ambito giornalistico ne ragionarono lungamente in uno scambio di lettere.
Del loro carteggio presentiamo qui di seguito alcuni brevi estratti
(omettendo ovviamente tutte le parti tecniche, amministrative ed
organizzative - che costituivano la maggior parte del carteggio ed entravano
fin nei piu' minuti dettagli -, e quelle in cui si parla di luoghi e persone
determinate), nella speranza che suscitino l'interesse di chi ci legge e per
cosi' dire pongano all'attenzione di tutte le persone amiche della
nonviolenza quella che a chi scrive queste righe sembra una esigenza reale,
e di un'urgenza estrema.

2. DA UNA LETTERA DEL 16 GIUGNO 2005

(...)
2. L'idea
L'idea semplicemente e' questa: che mi sembrerebbe necessario cominciare a
discutere dell'opportunita' di realizzare un giornale delle persone amiche
della nonviolenza: intendo proprio un quotidiano cartaceo che vada ogni
giorno in edicola; naturalmente diffuso anche per e-mail e collocato nel
sito del Movimento Nonviolento e di altri movimenti nonviolenti e pacifisti
eventualmente disponibili; un giornale che fin dalla testata proponga il
punto di vista della nonviolenza, e che possa divenire un ulteriore
strumento di informazione, di azione, di collegamento, di organizzazione e -
last, but not least - di accostamento alla nonviolenza; uno strumento
ulteriore, ma che potrebbe favorire anche un salto di qualita' nella
capacita' di espansione dell'area di ascolto della proposta nonviolenta.
Credo che non solo sarebbe necessario farlo questo giornale che proponga la
nonviolenza a tutte le persone che parlano l'italiano ed hanno accesso a
un'edicola (ma si potrebbero anche abbonare, naturalmente), ma anche - ad
alcune condizioni che di seguito frettolosamente elenco - concretamente
possibile.
*
3. Perche' e' necessario un quotidiano che proponga la nonviolenza
a) Innanzitutto perche' la guerra e' tornata. La rottura che si e'
realizzata in questi anni e' epocale: noi abbiamo lungamente vissuto nel
periodo della guerra fredda, nel ricordo della catastrofe della seconda
guerra mondiale; ma ormai, dai Balcani in poi, la guerra e' tornata ad
essere minaccia quotidiana alle vite di tutti. E per contrastare la guerra
io credo davvero che ci sia solo la nonviolenza, che giorno per giorno e su
tutto lo scacchiere la guerra denunci e contrasti, giorno per giorno e su
tutto lo scacchiere proponga e costruisca alternative, giorno per giorno e
su tutto lo scacchiere rechi una parola di conforto, un invito
all'attenzione, analisi rigorose e proposte di iniziativa praticabili.
b) Perche' vi e' la necessita' urgente che il movimento per la pace abbia
nella nonviolenza il punto di riferimento fondamentale, in un incontro
quotidiano.
c) Perche' la nonviolenza deve essere proposta all'intera opinione pubblica,
all'intera popolazione, senza subalternita', alla pari con tutti gli altri
punti di vista: deve divenire proposta quotidiana e politica a un tempo;
occorre smentire coi fatti (ed anche fare un giornale quotidiano e' un
fatto, che altri fatti documenta, ed altri ancora puo' promuovere) la
sciocca ma diffusa opinione secondo cui la nonviolenza e' cosa che riguarda
solo poche persone particolarmente ingenue e/o particolarmente eroiche.
d) Infine (ma molte altre considerazioni si potrebbero aggiungere, e' ovvio)
perche' un quotidiano cartaceo, anche se di dimensioni modestissime - ad
esempio, le quattro pagine classiche del foglio piegato in due, come "Il
manifesto" delle origini, o piu' recentemente "Il foglio" - diverrebbe un
interlocutore di cui anche le altre agenzie dell'informazione non potrebbero
non tener conto: andrebbe nelle rassegne-stampa degli altri mass-media,
potrebbe proporre temi e fatti su cui gli altri mass-media si sentirebbero
convocati quindi a intervenire (se non altro per non "bucare" la notizia),
et similia. Avrebbe cioe' una ulteriore capacita' di espansione e
convocazione ben al di la' della sua stessa area di utenza diretta.
*
4. Perche' e' possibile
a) Soggettivamente
Siamo in grado di farlo: siamo in grado di esprimere un punto di vista
nonviolento su tutti i cosiddetti "fatti del giorno", ed abbiamo anche gia'
un gruppo iniziale di persone che possono scrivere ogni giorno un
editoriale, un commento, un corsivo, insomma esprimere un punto di vista
qualificato ed originale "in tempo reale" su qualunque cosa accada. Ti
chiedo un atto di fiducia se ti dico che parlo per esperienza: gia' oggi con
"La nonviolenza e' in cammino" metto insieme un notiziario telematico
quotidiano; in esso riprendo spesso materiali da altre fonti, ma gia' oggi -
se mi dedicassi solo a questo - saremmo in grado con i collaboratori attuali
di farlo tutto di materiali originali e inediti di persone amiche della
nonviolenza, e di estenderne le dimensioni molto oltre quelle attuali
(dimensioni che contengo perche' la diffusione e' per e-mail, con tutto
quello che ne consegue in termini sia di "peso" e di rischio di intasamento
delle caselle di posta elettronica dei destinatari, sia di leggibilita' e di
percezione psicologica da parte del lettore), sicuramente fino a "coprire"
quattro pagine di un quotidiano.
b) Oggettivamente
Le tecnologie consentono di lavorarci in tempi ridotti e senza bisogno di
concentrare i redattori e collaboratori in un'unica sede. Cosicche' anche
stando tu a Verona, io a Viterbo, altri a Torino eccetera, non sarebbe
difficile un contatto quotidiano adeguato ed efficiente.
Anche i costi sarebbero abbattuti dal fatto che le tecnologie e la buona
volonta' consentono oggi di fare tutto il lavoro precedente la stampa e la
distribuzione con spese davvero contenutissime.
c) La domanda
A me sembra che ci sia un'attesa nell'opinione pubblica in generale, di una
voce nonviolenta con cui quotidianamente agevolmente interagire, anche gia'
solo come semplici lettori; e che ci sia un bisogno nei movimenti di pace e
di solidarieta' in particolare, di uscire dallo stato di minorita' e di
trovare un punto di riferimento quotidiano nonviolento in edicola.
E mi sembra che vi sia, palese, un'inadeguatezza dei quotidiani attuali: sia
quelli per cosi' dire commerciali sia quelli per cosi' dire politici
(tralascio ovviamente quelli ecclesiali o di settore - economici,
eccetera -) purtroppo esprimono posizioni perlopiu' indecenti sui temi della
pace, della giustizia, della dignita' umana; e sono solitamente scritti
assai male (anche i giornalisti piu' celebrati scrivono solitamente una
pessima prosa, e pigiano sul pedale degli effettacci, delle esagerazione,
degli insulti e delle sconcezze per sedurre un pubblico che ipso facto
corrompono: nella lingua, nell'intelligenza, e nell'anima); noi potremmo
fare un quotidiano che non solo proponga idee buone ma che sia anche scritto
bene, ovvero che offra una lettura pienamente rispettosa dell'altrui
dignita' e intelligenza, e pienamente formativa all'impegno di verita' e
dialogo, anche attraverso la cura della lingua con cui sarebbe redatto.
*
5. A quali condizioni preliminari
a) Che si aggiunga, e non sostituisca le voci gia' esistenti: quindi
mettendo la massima cura ad evitare il rischio di danneggiare le riviste che
gia' esistono (riviste nei cui confronti il quotidiano dovrebbe svolgere una
funzione di sostegno, come ad esempio gia' cerca di fare "La nonviolenza e'
in cammino"), allargando l'area dei lettori che vengono in contatto con la
proposta nonviolenta, e segnalando costantemente le riviste, le case
editrici, le associazioni eccetera, ed esortando i lettori a sostenerle.
E' evidente che e' cosa delicata e decisiva. Un quotidiano si puo' fare se
almeno le persone che gia' operano nel campo dell'informazione, della
ricerca e dell'azione nonviolenta lo percepiscono come un aiuto condiviso e
uno strumento proprio, e non come un "concorrente".
b) Che non diventi occasione di lottizzazione, carrierismo, assalto alla
diligenza dei soldi pubblici, settarismo, eccetera (ergo occorre che sia
garantito dalla presenza e dalla guida - dal controllo - di persone non piu'
giovani, persone che in quanto tali possano impegnarvisi senza doversene
ripromettere vantaggi personali, senza doverne temere soverchi danni
personali, e che di cose penose ne abbiano gia' viste cosi' tante da non
sentire il bisogno di combinarne di ulteriori).
c) Che sia una voce caratterizzata, esplicita, qualificata, con una sua
identita', ma anche una tribuna, un luogo di riflessione e discussione, e
non un foglio d'ordini. Insomma sia polifonico, non pretenda di dare
autoritariamente e arrogantemente "la linea" ma formuli proposte ed analisi
da sottoporre a discussione e verifica, ed ospiti voci diverse, plurali.
Naturalmente muovendo da posizioni precise e senza ambiguita', ma senza
presunzione.
*
6. Quale soggetto proprietario e gestore
Penso che potrebbe e dovrebbe essere il Movimento Nonviolento il soggetto
effettualmente proprietario e gestore.
Ma ovviamente studiando una formula ad hoc (che potrebbe essere ad esempio
una minima cooperativa giornalistica) per far fronte a tutte le questioni
amministrative senza elefantiasi, ed anche per non coinvolgere l'intero
Movimento nel caso di querele penali e/o azioni civili per diffamazione a
cui raramente anche il miglior giornale sfugge (ma io vorrei fare un
giornale in cui vi sia una tale rigorosissimo impegno di rilettura e
correzione di tutti gli articoli che il rischio di subire procedimenti per
diffamazione sia ridotto al minimo dell'umanamente ponderabile - e
personalmente con tre decadi di esperienze sul banco degli imputati per non
ricordo neppure piu' quante querele per diffamazione subite credo di essere
ormai un esperto in materia come pochi altri).
Il fatto che il giornale debba essere del Movimento Nonviolento non
significa che non debba essere aperto alla piu' ampia ed intima
collaborazione di uomini e donne da altre esperienze provenienti che ad esso
non appartengono; e' ovvio che tale apertura e' fondamentale.
*
7. Quali collaborazioni
In primo luogo, se si decidesse di lavorare a questa impresa, e procedendo
un passo per volta, e stabilito che la gestione (e quindi anche la
responsabilita' politica) resterebbe comunque solo del Movimento
Nonviolento, si tratterebbe di coinvolgere tutti i movimenti, le esperienze
e le personalita' dell'area nonviolenta disponibili a  collaborare, caso per
caso concordando insieme le forme.
*
8. Quali criteri qualificanti
Credo che il punto di riferimento possa essere la carta
ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento, con tutto quel che
ragionevolmente ne consegue.
E quindi nessuna ambiguita' e nessuna collusione con posizioni e soggetti
che magari proclamano di essere per la pace ma agiscono con modalita' non
nonviolente.
Per il resto apertura a tutte le voci, quando dicono cose ragionevoli e
condivisibili o comunque interessanti o utili, ma nella chiarezza e nella
distinzione delle posizioni.
*
9. Quale percorso di avvicinamento
(...)

3. DA UNA LETTERA DEL 20 GIUGNO 2005

(...)
Mi rendo conto del fatto che tutte le persone piu' impegnate siano appunto
gia' fin troppo impegnate, e di come si ponga piuttosto l'esigenza di
garantire la sostenibilita' dell'esistente che non di aggiungere ulteriori
carichi a un fardello gia' non poco gravoso. Ma credo anche che non sia da
escludere la possibilita' che in prospettiva l'aggiunta possa anche
contribuire ad alleviare i pesi attuali.
Ora, la mia opinione e' che il lavoro da fare per mettere in piedi un
quotidiano possa non essere ciclopico, che il peso finanziario possa non
essere insostenibile, e che vi sia la possibilita' che se la cosa
funzionasse potrebbe avere, se non nel breve nel medio termine, molteplici
benefiche ricadute.
*
1. A proposito dell'area dei possibili lettori
Un aneddoto su "La nonviolenza e' in cammino": all'inizio era frequentissimo
che mi scrivessero persone per dirmi che era esagerato inviar loro messaggi
tutti i giorni, e che erano troppo lunghi e impegnativi; oggi lettere di
questo tenore non arrivano praticamente piu', il fatto che ci sia una voce
nonviolenta con periodicita' quotidiana e' ormai un dato acquisito per circa
ventimila interlocutori; sono destinatari - persone, associazioni media,
istituzioni - di cui certo molti non leggeranno neppure una riga, ma che
comunque il notiziario ricevono e se non altro non rifiutano di riceverlo, e
quindi quantomeno non trovano sorprendente l'esistenza di un notiziario
quotidiano per la nonviolenza.
Ergo: se anche non ci fosse stata prima un'area d'ascolto abituata
all'incontro quotidiano con una voce nonviolenta, quest'area oggi c'e':
questo ovviamente non rende automatico che una parte di essa sia anche
disponibile all'acquisto di un quotidiano in edicola o ad abbonarsi ad esso,
ma comunque e' un prerequisito.
E sempre per quanto concerne il potenziale "bacino di utenza" per un
possibile quotidiano nonviolento, naturalmente c'e' anche un'area di persone
amiche della nonviolenza ed impegnate nella e per la nonviolenza che dalla
fondazione di "Azione nonviolenta" nel '64 in qua e' comunque cresciuta, si
e' consolidata attraverso molteplici esperienze: quantificarla forse non e'
facile; ma certo va oltre le mere adesioni formali ad associazioni e gruppi
nonviolenti in senso specifico, ed anche oltre gli attuali abbonati alle
varie riviste di area nonviolenta. Ed e' ragionevole supporre che si possa
trattare di alcune migliaia di persone.
Vi e' infine un'attenzione piu' vasta che periodicamente ritorna, e che se
non trova espressione e per cosi' dire "interfaccia" in un referente
adeguato e' destinata a rifluire.
Come sappiamo, accadde gia' con la lotta per il riconoscimento
dell'obiezione di coscienza al militare e poi con l'avvio dell'esperienza
del servizio civile; poi ancora all'inizio del movimento per la pace
cresciuto alla fine degli anni '70 e nei primi anni '80 con la lotta agli
euromissili, poi con la crescita tumultuosa del soggetto "verde", con la
campagna osm, eccetera; in questi ultimi anni col movimento cosiddetto
altermondialista, con l'esperienza lillipiziana, e finanche coi tentativi di
appropriazione della nonviolenza, talvolta peraltro sfigurata e ridotta a
icona o feticcio, da parte di vari partiti, movimenti e personaggi (da
alcuni - anzi molti - dei quali ci guardi il cielo).
*
2. Una sorta di premessa alle questioni tecniche ed organizzative
(...)
*
3. Alcune scelte di fondo
3. 1. Sullo status
(...)
3. 2. Sulla sede
(...)
3. 3. Sulla testata
Nella testata e' fondamentale che ci sia o il sostantivo nonviolenza o
l'aggettivo nonviolento/a.
3. 4. Sul formato
La foliazione minima indispensabile ed a mio avviso comunque preferibile e'
di quattro pagine (come gia' il "Manifesto" delle origini, e piu' di recente
il "Foglio"); per le dimensioni a me non dispiacciono quelle del "Foglio";
per la grafica: la piu' semplice e rigorosa possibile.
3. 5. Sulla periodicita'
Sei giorni su sette, saltando l'edizione del lunedi' (come peraltro fanno
anche altri giornali).
3. 6. Sulla tiratura
In Italia ci sono 38.000 edicole cui si aggiungono altri 2.000 punti vendita
non esclusivi (tabaccherie e supermercati). E' ovvio che bisogna puntare
all'inizio a raggiungere tutti i punti vendita sia pure con una copia, poi
si vedra'.
Quanto agli utenti reali vi sono persone, associazioni, movimenti, onlus e
ong, botteghe del commercio equo e solidale, sindacati, partiti, e ancora
librerie pubbliche, scuole, servizi sociali, istituzioni, etc. che
potrebbero essere interessati.
Cosi' come solitamente sono acquirenti di piu' quotidiani - e quindi
potrebbero divenire acquirenti anche di questo - operatori sociali,
dell'informazione, amministratori pubblici, attivisti e dirigenti di varie
esperienze di aggregazione collettiva. Difficile quantificare, ma si
potrebbe avviare anche un "effetto domino" se riuscissimo a fare un giornale
qualificato e interessante.
Si procedera' per il resto cosi' come hanno gia' fatto altri giornali
d'impegno civile all'esordio.
3. 7. Et coetera
Tralascio adesso numerosi altri argomenti di cui potremo parlare piu' un la'
(selezione dei materiali, criteri di scrittura, scelte grafiche, produzione
di e interazione con altri prodotti editoriali, eccetera eccetera).
*
4. Sulle collaborazioni attivabili per la fase preliminare
(...)
*
5. Ipotesi organizzativa a regime: le risorse umane
(...)
5. 1. Gente di fatica (e dotata di ironia e pazienza)
(...)
*
5. 2. Le funzioni
(...)
*
5. 3. Riassumendo per quanto concerne le risorse umane
(...)

4. DA UNA LETTERA DEL 21 GIUGNO 2005

(...)
6. Materiali pubblicabili gia' disponibili
a) Classici: credo che non ci siano problemi di diritti d'autore per poter
pubblicare a puntate alcuni classici della nonviolenza (in primo luogo le
opere di Aldo Capitini): se dedicassimo tutti i giorni una pagina del
giornale alla pubblicazione o ripubblicazione a puntate di classici della
nonviolenza, credo che disporremmo gia' a costo zero di materiale
sufficiente a "coprire" un quarto del giornale di qui a qualche anno.
b) Saggi e traduzioni di autori viventi: credo anche che illustri studiosi e
militanti nonviolenti italiani e stranieri non avrebbero difficolta' a
consentirci di pubblicare gratuitamente sul giornale loro testi (e
traduzioni di loro testi).
c) Ulteriori libri utili: credo infine che anche alcune case editrici amiche
che hanno pubblicato testi particolarmente utili ma non piu' ristampati per
evidente ristrettezza del mercato librario, e che talora hanno pubblicato
quei libri anche grazie al sostegno finanziario della campagna osm o di
movimenti e personalita' della nonviolenza, non avrebbero difficolta' a
concederci gratuitamente il permesso di pubblicare sul giornale libri o
parti di libri che potrebbero essere particolarmente interessanti per i
nostri lettori.
Ho accennato a quanto sopra per concludere che per quanto concerne la
disponibilita' di materiale scritto da pubblicare, il lavoro da fare
quotidianamente sarebbe meno impegnativo di quanto potrebbe sembrare a prima
vista, poiche' ragionevolmente si potrebbe comporre il giornale ad esempio
nel modo seguente:
- pagina 1: notizie e commenti del giorno;
- pagina 2: rubriche, commenti, saggi, lettere;
- pagina 3: documenti e notizie di iniziative, esperienze, campagne, etc.,
da parte di istituzioni, associazioni, movimenti, corrispondenti, eccetera;
- pagina 4: classici della nonviolenza.
*
7. Ipotesi organizzativa a regime: le risorse materiali
(...)
7. 1. Una panoramica preliminare delle esigenze
(...)
7. 2. Note per un piano finanziario
(...)
7. 2. 1. Parte entrate
(...)
7. 2. 2. Parte uscite
(...)
*
8. Ipotesi di un percorso sperimentale
a) Un esperimento preliminare
(...)
b) Formazione preliminare di un gruppo minimo di redattori, di tecnici e di
amministrativi
(...)
c) Ipotesi varie per la fase di avvio
(...)
d) Campagna di lancio
(...)
*
9. Alcune questioni aperte
(...)
*
10. Alcune collaborazioni su cui credo si potrebbe contare
(...)
10. 1. parte giornalistica
Con una opportuna premessa:
- che scrivano bene;
- che non si offendano se non vengono pubblicati, se si propongono modifiche
agli articoli, o se si introducono redazionalmente delle correzioni;
- che non le sparino grosse, non espongano a querele, non usino il
turpiloquio.
(...)
c) per traduzioni e attenzione a notizie da fonti internazionali
Una premessa e' d'obbligo: la gran parte delle traduzioni che circolano nei
media pacifisti (e ancor piu' nella rete telematica) e' scandalosa. Si fa un
uso scellerato dei cosiddetti traduttori automatici, ed anche persone che
traducono abitualmente ormai per la frettolosita' che tutti ha contagiato e'
raro che facciano una versione senza metterci sovente svarioni ridicoli e
insensati; questo vale ormai anche purtroppo per i libri pubblicati dagli
editori piu' prestigiosi. Noi dovremmo trovare il modo di costruire anche
per questo un processo di verifica tale per cui le traduzioni siano decenti
(potra' essere utile un cireneo ad hoc che riveda tutte le traduzioni).
d) corrispondenti (...)
10. 2. Parte tecnica (particolarmente informatica)
(...)
10. 3. Parte consulenze
(...)
10. 4. Parte dffusione e sostegno
(...)
*
Vorrei solo aggiungere tre ulteriori considerazioni:
a) la prima: la mia opinione e' che se anche riuscissimo ad attivare in
misura anche limitata sia pure una sola delle due forme di finanziamento
fondamentali (le provvidenze pubbliche; gli annunci a pagamento di
associazioni, imprese e/o istituzioni) il giornale e' fattibile.
b) La seconda: so ben che il contributo che potra' venire "a regime" da
abbonati e sostenitori nel corso del tempo non e' affatto detto che vada "in
crescendo", anzi; pertanto non conterei su esso come fonte economica
principale ed elemento costante e di medio-lungo periodo, sebbene ogni cura
vada posta nel sollecitare un impegno in questo senso di tutti gli
interlocutori disponibili, poiche' si tratta davvero comunque di un aiuto
benedetto e decisivo per molti diversi motivi al di la' dell'incidenza in
termini finanziari. Ma l'intervento dei sostenitori a mio parere e' decisivo
piuttosto nella fase di avvio, sia come sostegno psicologico e politico, sia
per l'acquisto delle attrezzature e della tecnologia di base: le quali
attrezzature (...) secondo i miei calcoli consisterebbe di una spesa
talmente contenuta che una ventina di persone amiche potrebbero coprirla
tout court con una contribuzione una tantum senza soverchi problemi.
c) La terza: va da se' che il giornale verrebbe anche a sostituire il
notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (facendo il
giornale lo diffonderemmo anche via e-mail naturalmente anche a tutti i
lettori dell'attuale notiziario - studiando il formato elettronico piu'
adeguato a tal fine, che potrebbe essere in prima istanza "solo testo", ma
si potrebbero anche facilmente differenziare i formati in cui riceverlo, a
preferenza dei destinatari) (...)

5. DA UNA LETTERA DEL 9 LUGLIO 2005

(...)
Credo che siamo in molti che percepiamo la necessita' di un passo
impegnativo in questa direzione: le ultime tragiche vicende dimostrano ad
abundantiam l'urgenza della scelta della nonviolenza come unica via per
fermare le mille carneficine in corso, per salvare l'umanita' e la biosfera
dalla catastrofe. Un giornale della nonviolenza e per la nonviolenza puo'
essere hic et nunc uno strumento, un monito, un appello, un punto di
rfierimento per molte persone di volonta' buona, per costruire una piu'
vasta e profonda coscienza, un piu' ampio e consapevole movimento non solo
"per" la pace ma anche "di" pace, e una piu' limpida e adeguata politica
finalmente ordinata alla vita e alla dignita' dell'umanita' intera, alla
pace tra gli esseri umani e tra gli esseri umani e la natura.
(...)
*
1. Sui tempi e i modi per avviare una piu' ampia consultazione preliminare
(...)
*
2. Sull'attrezzatura necessaria presso le tre sedi
redazionali/amministrative
(...)
*
3. Su alcune possibili fonti di finanziamento, sia istituzionali che di
altra provenienza
(...)
*
4. Sui costi, ragionevolmente
(...)
*
5. Alcune delle possibilita' aggiuntive che il quotidiano aprirebbe
a) Servizio di agenzia stampa (che "lanci" a tutti gli altri mass-media gli
editoriali del giorno dopo, e le notizie e i commenti particolarmente
rilevanti);
b) l'invio serale della prima pagina alle tv, alle radio e al resto dei
mass-media per essere inclusi nelle rassegne-stampa;
c) essere veicolo di diffusione di libri in edicola (eventualmente anche in
coedizione con altri).
*
(...)

6. DA UNA LETTERA DEL 29 LUGLIO 2005

(...)
2. Parita' tra i generi
Ovviamente il giornale dovrebbe garantire piena parita' tra i generi, ed
impegnarsi concretamente sia nella valorizzazione del pensiero e della
prassi delle donne e dei movimenti delle donne (che come sai ritengo una
delle fondamentali esperienza storiche della nonviolenza), sia nella lotta
all'oppressione maschilista; impegno da inverare non solo nelle
dichiarazioni di principio ma anche nel lavoro quotidiano, nelle relazioni e
nei comportamenti personali. Eventualmente anche stabilendo alcune regole
minime, insufficienti ma forse utili se non anche necessarie, come ad
esempio: che in tutti i ruoli e le funzioni vi siano sempre tante persone
dell'uno come dell'altro sesso, che ogni giorno siano pubblicati sul
giornale un pari numero di articoli firmati da uomini e da donne, eccetera
(si trattera' di pensarci in modo adeguato, naturalmente innanzitutto
chiedendo consiglio alle donne che su questo hanno sviluppato una
riflessione approfondita...).
*
3. Alcune regole d'oro
a) La nonviolenza e' anche nonmenzogna: facendo un giornale il dovere
dell'impegno a cercare e dire la verita' e' fondamentale.
Questo implica tra l'altro la verifica delle notizie, il controllo e
l'indicazione delle fonti, il rifiuto delle esagerazioni e della propaganda,
la distinzione tra cio' che e' certo e cio' che si ritiene probabile,
l'ascolto delle ragioni altrui, l'impegno a farsi capire da tutti i lettori,
la consapevolezza che un giornale deve essere un servizio pubblico e non un
passatempo, il rispetto per le persone e per la lingua, eccetera eccetera.
b) Nel fare un giornale non si deve litigare mai con nessuno per nessun
motivo (per litigare bisogna essere in due, nessuno puo' costringerci a una
rissa se noi non vogliamo). Non si deve mai insultare nessuno. Si deve
distinguere tra male e "malato". Dire i fatti senza reticenze, con amore per
la verita' e lealta', sapendo che spesso le cose sono piu' complicate di
come sembrano. Nei confronti delle persone usare sempre mitezza e
misericordia.
Insomma, dobbiamo fare un giornale che inveri i criteri della nonviolenza.
c) Costruire l'affinita'. E studiare sempre.
*
4. Alcuni possibili criteri di scrittura ad uso dei redattori
- Sciogliere e spiegare tutte le sigle;
- evitare l'abuso delle maiuscole, abolire i punti esclamativi;
- spiegare tutti i concetti difficili;
- tradurre (subito dopo il termine, tra parentesi) tutte le parole non in
italiano, e spiegare tutte le parole non di uso comune;
- cassare sistematicamente ogni forma di turpiloquio;
- cassare sistematicamente tutti gli insulti a chicchessia;
- di tutti i dati verificare la veridicita' ed accertare - e se necessario
segnalare - la fonte;
- non usare mai scritti giornalistici o interventi reperiti esclusivamente
in internet come fonte per dati obiettivi: nove volte su dieci i dati
riportati dai giornali o che compaiono in rete sono del tutto fasulli;
- le citazioni da altri devono essere sempre precise, virgolettate e
documentabili;
- abolire volgarita', esagerazioni, propaganda, tutto cio' che puo'
offendere l'altrui sensibilita', tutto cio' che non e' sufficientemente
meditato, tutto cio' che puo' essere ingannevole per chi legge anche solo
attraverso la reticenza o l'artificio retorico;
(...)
*
5. Sulla "formazione professionale" di redazione e amministrazione
(...)
*
6. Alcune note sul lavoro della redazione
(...)
*
7. Come gestire collaboratori presuntuosi, permalosi, irascibili e rissosi
Sarebbe bene evitare nel modo piu' assoluto di inserire nella struttura
gestionale, redazionale ed amministrativa del giornale persone dal carattere
intemperante che abbiano dato prova di particolari capacita' distruttive
(sperando che questo non significhi che resterebbero solo i fantasmi dei
trapassati).
Ovviamente tra i collaboratori sarebbe bene evitare per quanto possibile le
persone che calzano piedistalli o amano la mischia, ma e' evidente che non
potranno mancare persone anche egregie che tuttavia talvolta possono
eccedere.
Sarebbe bene quindi che tutti i collaboratori e le collaboratrici venissero
preliminarmente informati che tutti gli articoli possono essere respinti o
tagliati; che non si ammettono espressioni volgari o calunniose, notizie
menzognere o ingannevoli, polemiche ad personam, meschinita' o ciance senza
costrutto, e che insomma ci si deve tutti attenere ai criteri dell'onesto e
civile condursi anche quando si brandisce la penna; ed infine che la
redazione si riserva comunque sempre un ruolo e una prerogativa di verifica
e fin di censura (motivata) su tutti i testi.
*
8. Su alcuni collaboratori coinvolgibili
(...)
*
9. Sulla distribuzione
(...)
*
10. Sugli abbonamenti
E' ovvio che la campagna abbonamenti sara' un impegno decisivo.
Occorrera' un impegno specifico (e quindi uno specifico programma di lavoro)
per proporre, sistematicamente e convincentemente, l'abbonamento a tutti gli
enti locali, le biblioteche, le scuole, i centri di studio e di ricerca, le
varie istituzioni di cultura e di rappresentanza democratica, le
associazioni e i movimenti sia culturali che di impegno civile, politico,
sindacale, ecclesiale, ecologico, per i diritti, di volontariato, le onlus e
le ong, eccetera, oltre che alle tante persone che per vari motivi pensiamo
possano essere interessate a sottoscrivere un abbonamento o meglio ancora a
voler sostenere l'intrapresa con ancor maggiore liberalita'.
Predisporre un buon programma di lavoro per una campagna abbonamenti
condotta con sistematicita' ed efficacia sara' comunque una cosa utile,
anche se poi il progetto non si realizzasse (...)
*
11. Sulle vendite in edicola
La mia opinione e' che almeno in fase di avvio non dobbiamo considerare le
vendite in edicola come una significativa fonte di entrate; dobbiamo
arrivare col giornale in tutte le edicole d'Italia, ma dobbiamo avere un
piano finanziario che prescinda del tutto dalle entrate relative alla
vendita in edicola.
La vendita in edicola e' la cosa decisiva del progetto, poiche' solo facendo
un quotidiano cartaceo che arrivi tutti i giorni in tutte le edicole si fa
il salto di qualita' che oggi occorre nell'ambito informativo, ma anche
nell'affermazione effettiva, costruttiva, influente, acculturante e
concretamente incisiva, di una centralita' politica della nonviolenza nel
nostro paese, centralita' della proposta nonviolenta che e' una decisiva
necessita' ed urgenza nella disastrosa situazione attuale.
Ed io credo che facendo un buon giornale nel corso del tempo troveremo i
nostri lettori e costruiremo con loro un rapporto significativo: per questo
il giornale deve arrivare fin dall'inizio in tutte le edicole d'Italia.
Ma senza pensare che, anche in prospettiva, le vendite in edicola possano
essere una voce rilevante della parte "entrate" del bilancio del giornale.
*
12. Alcune ulteriori  opportunita' che la realizzazione del giornale
aprirebbe
a) Sul piano politico e culturale sono ovvie, e non mi ci soffermo ancora.
b) Sul piano tecnico e comunicativo, la realizzazione del quotidiano e la
sua diffusione sia attraverso le edicole sia attraverso e-mail e sito,
favorirebbe anche la possibilita' di realizzare altresi' con minimo impegno
aggiuntivo (davvero minimo) e con risultati che potrebbero essere rilevanti
anch'essi:
- un'agenzia stampa quotidiana ad uso dei mass-media;
- una radio o tv via internet, anche solo in forma di giornale radio per
poche ore al giorno (vorrei parlartene meglio in futuro);
- la pubblicazione di libri diffondibili efficacemente in edicola dal
quotidiano trainati;
- un forte sostegno ad "Azione nonviolenta" che si potrebbe portare anche in
edicola come mensile di qualita' adeguatamente valorizzato e promosso dal
giornale;
- ulteriori molteplici possibilita' di collaborazioni in varie forme con
vari soggetti.
Sono tutte cose che altri giornali e riviste gia' fanno con facilita' e
sovente con esiti notevoli.
*
13. Sul possibile rapporto con Banca Etica
Poiche' e' ovvio che e' necessario un rapporto con un soggetto bancario,
credo che esso potrebbe essere, sicuramente anche se eventualmente non
esclusivamente, Banca Etica.
(...)
*
14. Su come fronteggiare possibili ritardi nell'erogazione delle provvidenze
pubbliche per l'editoria
(...)
*
15. Rispetto ai quotidiani esistenti
In merito all'obiezione che esistono gia' molti altri quotidiani e che essi
sarebbero dispiaciuti dalla nascita di un nuovo giornale, credo metta conto
ricordare:
a) Che i lettori non sono proprieta' privata degli editori: piu' giornali ci
sono e meglio e'.
b) La gran parte dei quotidiani attuali e' peggio che penosa, ed anche
quelli cosiddetti impegnati per la pace sono sovente scandalosamente
ipocriti, menzogneri fino all'infamia, e non di rado irresponsabili fino a
favoreggiare il crimine.
c) Il giornale che vorremmo fare noi in Italia non c'e' (a dire il vero
credo che non ci sia nel mondo): un giornale della e per la nonviolenza. Mi
sembra necessario ed urgente farlo nascere, e' l'unico giornale che hic et
nunc puo' servire a qualcosa.
La nonviolenza e' insieme la proposta politica e culturale assolutamente
piu' necessaria, e l'unica voce del tutto assente dalla stampa quotidiana
italiana.
*
(...)

7. DA UNA LETTERA DEL 26 AGOSTO 2005

(...)
1. Alcune possibili funzioni del giornale
Il giornale potrebbe avrebbe tra le altre possibili funzioni anche quelle
di:
a) alfabetizzare l'opinione pubblica e il dibattito politico e culturale
alla conoscenza della nonviolenza sia come forza storica e movimento sociale
e culturale, sia come punto di vista e chiave di lettura della realta', sia
come progetto di ricerca e trasformazione sociale e politica;
b) favorire l'incontro ed il reciproco riconoscimento (ed in prospettiva
l'eventuale coordinamento e/o la possibile collaborazione) delle persone e
delle esperienze che gia' sono - ciascuna a partire dai propri valori, dalle
proprie scelte, dalle proprie tradizioni e speranze - amiche della
nonviolenza, quale che ne sia il livello di consapevolezza e di
esplicitazione;
c) recare nel panorama culturale e politico dell'editoria quotidiana
quell'"aggiunta" ormai indispensabile non solo per qualificare il dialogo
tra le diverse tradizioni di pensiero e di azione, ma anche per inverare
quanto di meglio ai fini dell'umana convivenza ciascuna tradizione reca con
se'.
*
2. Ancora un repertorio per l'organizzazione dei contenuti del giornale
Mi sembrerebbe ragionevole che il giornale si articolasse attraverso una
vasta gamma di forme, di cui le principali potrebbero essere le seguenti:
a) inchieste: sugli argomenti che ci stanno particolarmente a cuore;
b) campagne: peculiarmente nonviolente, ben definite, con obiettivi
concreti, etc.;
c) notizie e commenti: senza subalternita' agli altri media, selezionando
secondo le nostre priorita' e sottraendoci alla chiacchiera che accomuna
oggi tutti i quotidiani italiani (che giorno per giorno parlano tutti delle
stesse cose anche quando esse sono del tutto prive di interesse pubblico o
di gran lunga meno rilevanti di altre notizie - che pure finanche molte
agenzie internazionali riportano, ma che sui quotidiani italiani non vanno
quasi mai oltre lo sbrigativo trafiletto);
d) approfondimenti e dibattiti;
e) libri classici e profili di autori ed autrici: si potrebbe sia pubblicare
a puntate testi classici della nonviolenza, sia pensare a fascicoli o
volumetti in supplemento (come fanno gia' vari quotidiani);
f) segnalazioni di esperienze e notizie di incontri e di iniziative;
g) formazione;
h) consuete rubriche (posta, libri, cinema, musica, etc.).
*
3. Ancora sulle modalita' di scrittura del giornale
(...) aggiungerei i criteri contenuti nell'articolo a firma di Severino
Vardacampi nel notiziario n. 1024 del 16 agosto 2005, e aggiungerei anche:
a) che ogni numero del giornale deve saper bilanciare apporti e punti di
vista diversi;
b) che ogni notizia o analisi deve essere data per quanto possibile in forma
positiva e propositiva, secondo il criterio del giornale dei cafoni alla
fine di Fontamara: di fronte a ogni fatto o argomento di cui parliamo
dobbiamo chiederci cosa noi dobbiamo fare;
c) che occorre mantenere sempre aperta la discussione, l'ascolto, l'invito
alla critica e alla proposta; nella consapevolezza di non avere gia'
raggiunto conclusioni definitive ed escludenti, e che su molte questioni non
abbiamo certezze ma solo domande e proposte da sottoporre a verifica.
*
4. Alcune verifiche (...)
(...)
c) Cominciare a buttar giu' un elenco di persone variamente coinvolgibili
come potenziali collaboratori o consulenti o sostenitori.
(...) se il giornale si fa, credo che potremmo anche contare su
prestigiosissimi collaboratori internazionali, poiche' credo che siano
pressoche' innumerevoli le personalita' amiche della nonviolenza che in
tutto il mondo gia' agiscono, studiano, insegnano e scrivono, che sarebbero
liete di collaborare a un quotidiano della nonviolenza sia mettendo a
disposizione loro testi gia' pubblicati (in altri paesi, in altre lingue),
sia scrivendo articoli ad hoc.
En passant: credo di averlo gia' scritto, l'accuratezza delle traduzioni
dovra' essere un punto di forza del giornale (purtroppo le traduzioni che
circolano solitamente nella pubblicistica non solo nonviolenta sono sovente
impresentabili).
*
5. Alcune questioni critiche da ragionare con franchezza e serenita'
(...)
5. 1. Remore e criteri sulla questione dei finanziamenti
(...)
5. 2. Uscire dalla marginalita' e dalla subalternita'
(...)
5. 3. Sulle diversita' di opinione e sul rispetto dei diversi punti di vista
su questioni che afferiscono a temi profondamente sentiti
(...)
5. 4. Qualche altra questione critica ancora
a) il consumo di carta che fare un quotidiano comporta;
b) la fatica che almeno in fase di avvio occorrera' dispiegare ed il rischio
che questo possa significare sottrarre risorse ad altre attivita';
c) le incomprensioni che la proposta dell'iniziativa del giornale potra'
suscitare.
(...)

==============================
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 109 del 29 ottobre 2007

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