Minime. 225



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 225 del 27 settembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. I cittadini e le cittadine del presidio permanente "No Dal Molin":
Vicenza come Viterbo
2. Solidarieta' con la lotta nonviolenta di liberazione del popolo birmano
3. Maria G. Di Rienzo: Alcune notizie di fine settembre
4. Andre' Gorz
5. I Medici per l'ambiente ricordano Lorenzo Tomatis
6. Verso il congresso del Movimento Nonviolento
7. Raffaella Mendolia intervista Alberto Trevisan
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE: I CITTADINI E LE CITTADINE DEL PRESIDIO PERMANENTE "NO DAL
MOLIN": VICENZA COME VITERBO
[Attraverso Martina Vultaggio (per contatti: freak_blabla at yahoo.it)
riceviamo e diffondiamo la seguente dichiarazione di solidarieta' dei
cittadini e le cittadine del presidio permanente "No Dal Molin" di Vicenza]

Vicenza come Viterbo: due aeroporti, uno militare e uno civile; due casi di
distruzione del territorio; un unico movente: il profitto.
Noi cittadini del presidio permanente contro il Dal Molin di Vicenza
esprimiamo la nostra massima solidarieta' ai comitati che, a Viterbo, si
battono contro la costruzione di un nuovo aeroporto. Leggiamo dal vostro
appello che chiedete il rispetto del diritto alla salute, alla sicurezza, ad
un ambiente vivibile, al lavoro dignitoso, alla mobilita' per tutti.
Questi temi ci accomunano. Se rivediamo i vari percorsi dei comitati che da
tutta Italia aderiscono al patto, ci accorgiamo di come siano simili: anche
noi aspettiamo una valutazione di impatto ambientale; anche noi pensiamo ad
un differente modello di sviluppo; e cosi' a Napoli, in Val Susa, a
Ciampino...
*
Ci rallegra il fatto che ogni giorno sempre piu' cittadini prendono
coscienza di cosa sta accadendo sulla propria pelle e comincino a dire no;
partono dal proprio piccolo, per cominciare poi percorsi allargati, di rete,
di solidarieta'.
Stiamo costruendo, tutti insieme, degli esempi di democrazia e resistenza
dal basso; stiamo lottando per la nostra terra, ma anche creando percorsi
includenti, di partecipazione attiva, in quest'epoca di grande vuoto e
delusione dalla politica.
Questa e' l'Italia che ci piace. Non ci piace, invece, l'Italia delle grandi
opere costruite a tavolino; l'Italia delle lobby, delle ecomafie, della
militarizzazione.
*
Un'ultima battuta: abbiamo sentito dire che il sindaco di Viterbo aveva
proposto la vostra citta', eventualmente, per il progetto Dal Molin. Se
cosi' fosse, questo chiarirebbe abbastanza il modello di sviluppo del
territorio che chi governa ha in mente.
Per noi, invece, e' chiaro: ne' a Vicenza, ne' altrove.
Un abbraccio, a presto.
I cittadini e le cittadine del presidio permanente "No Dal Molin"

2. APPELLI. SOLIDARIETA' CON LA LOTTA NONVIOLENTA DI LIBERAZIONE DEL POPOLO
BIRMANO

Ovunque si promuovano iniziative di solidarieta' con la lotta nonviolenta
del popolo birmano.
Ovunque si chieda alle organizzazioni internazionali e agli stati di porre
fine ad ogni complicita' con la dittatura militare e di esercitare invece
una forte pressione diplomatica e costruttiva perche' in Myanmar si giunga
alla democrazia e al rispetto dei diritti umani.
Ovunque si realizzino iniziative di informazione e di sostegno a quanti con
la forza della nonviolenza lottano in Myanmar come ovunque per la dignita'
umana di tutti gli esseri umani, per la solidarieta' che tutti gli esseri
umani unisce, riconosce, raggiunge.

3. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: ALCUNE NOTIZIE DI FINE SETTEMBRE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo articolo.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un
piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in
"Notizie minime della nonviolenza" n. 81]

"La primaria difesa contro la violenza di genere e' la pace, perche' le
donne e le bambine sono usualmente le prime vittime della guerra". Cosi' il
rappresentante delle Nazioni Unite Alan Doss ha aperto il suo intervento a
Monrovia (Liberia), il 3 settembre, durante l'Assemblea generale dei
Consigli delle Chiese, a cui ha partecipato anche il vicepresidente
liberiano Joseph Boaki. Doss ha aggiunto che anche in tempo di pace sono
necessarie misure specifiche per contrastare la violenza di genere, in
special modo lo stupro. Ugualmente significative le parole del
vicepresidente: "Delle donne, che hanno giocato un ruolo fondamentale nel
portare la pace in Liberia, si abusa ogni giorno". Boaki ha annunciato le
misure del proprio governo per lottare contro le violenze sessuali, fra cui
un miglioramento dell'assistenza sanitaria alle vittime ed una
velocizzazione dei processi penali. C'e' da ricordare che lo stupro fu usato
come "arma di guerra" durante la guerra civile liberiana, che e' durata 14
anni e che, secondo le stime delle Nazioni Unite, ha ucciso 270.000 persone.
*
Sempre restando nell'ambito dell'Onu, sara' utile sapere che il 20 settembre
gli Usa, il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda hanno votato contro una
risoluzione che chiedeva anche a questi paesi l'adozione della
"Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli Indigeni". La
Dichiarazione, che tutela culture ed istituzioni indigene, include anche un
articolo che pone particolare attenzione ai bisogni delle donne, e condanna
la violenza contro di esse: sara' per questo che non l'hanno votata?
*
Nelle regioni indiane colpite recentemente da inondazioni, hanno fatto la
loro comparsa le "capanne della maternita'", un intervento congiunto di
governo ed Unicef. Il disastro ambientale, oltre ad aver sommerso cliniche
ed ospedali, ha creato profughi e fra loro vi sono ovviamente anche donne
incinte o in procinto di partorire. Dopo un primo tentativo nei pressi di un
villaggio che e' stato sommerso, Bargama Gachhi, e la prima bambina nata
sana, le capanne si sono moltiplicate in altre cinquanta zone. Per ognuna di
esse vi sono quattro infermiere ostetriche, quattro paramedici e tre medici
a rotazione. Le capanne forniscono gratuitamente assistenza materna e
prenatale, oltre a informazioni sulla pianificazione familiare, ed il
governo indiano progetta di renderle permanenti.
*
Una bella differenza con il gruppo "Restituta" di Londra, che sta chiedendo
al papa di intervenire per proibire al personale di un ospedale cattolico di
discutere di contraccezione e fecondazione artificiale con i propri
pazienti. Fino ad ora non hanno avuto molti risultati, perche' medici e
mediche ed infermieri ed infermiere hanno dichiarato all'unanimita' che se
una tale politica verra' messa in atto si licenzieranno in massa.
*
Dove, da circa un decennio, i contraccettivi sono banditi da ospedali e
cliniche (Manila, Filippine) si e' arrivati alla crisi sanitaria. Potete
leggere l'intero, sconvolgente, rapporto nel sito www.reproductiverights.org
L'ex sindaco di Manila, Jose' Atienza, aveva proclamato il bando nel 2000,
dichiarando di attenersi agli insegnamenti del Vaticano. Il nuovo sindaco,
Alfredo S. Lim, e' entrato in carica nello scorso luglio, e a lui
femministe, attivisti/e per i diritti umani e personale sanitario stanno
chiedendo di revocare il bando, che ha avuto un impatto devastante
soprattutto sulle donne piu' povere: "All'ottava gravidanza ho rischiato di
morire. Il dottore mi aveva detto di non restare piu' incinta. Ho chiesto mi
legassero le tube, ma anche l'intervento mi avrebbe messo a rischio, e
comunque l'ospedale non lo fa piu'. Pero' mi proibiscono di usare
contraccettivi. Adesso penso che la prossima volta che partoriro' dovro'
morire. Noi guadagniamo 150 pesos al giorno (due euro e quaranta centesimi,
ndr) con cosa li compro i condom? E cosa do' da mangiare a tutti i miei
bambini?". Alcune donne povere tentano di sottrarsi ai rapporti sessuali, il
che ha avuto come risultato violenze fisiche e stupri da parte dei mariti...
Un grande risultato, signor ex sindaco: mi auguro che ella si sia
definitivamente ritirato dalla politica.
*
Della protesta delle donne saudite, che hanno inviato il 23 settembre la
loro petizione al re Abdullah per riottenere il diritto a prendere la
patente, forse gia' sapete. Quel che potreste non sapere e' che appunto la
facolta' di guidare un'auto (assieme al diritto di muoversi liberamente,
come dice la petizione) e' andata perduta per le donne saudite nel 1990,
grazie ad una "fatwa" emanata dal Consiglio dei grandi ulema. "Ci
restituiscano cio' che ci hanno rubato", dice Wajeha al-Humwaider, analista
di sistemi petroliferi ed attivista della protesta, "Persino i cani e i
gatti hanno piu' diritti delle donne arabe"î. Pare davvero che nel paese
serpeggi una sana femminile inquietudine: le studentesse delle facolta' di
legge, ad esempio, non capiscono perche' non possono esercitare la
professione una volta laureate: in cinque stanno redigendo uno studio che
presenteranno sempre al re, in cui dimostrano che essere attive come
avvocate non e' contrario all'Islam.
*
Dal re alla regina: Rania di Giordania ha lanciato il 10 settembre un
progetto (con budget iniziale di un milione di dollari) per combattere la
violenza contro le donne. Gli scopi dell'azione sono fornire assistenza
medica e legale alle donne vittime di abusi, e suscitare consapevolezza
pubblica sul problema. La maggior parte delle donne giordane, secondo
l'ultima indagine demografica sulla salute della popolazione (2002), crede
che i loro mariti siano in qualche modo autorizzati ad usare violenza fisica
o verbale. "Cio' che rende il progetto cosi' importante", ha detto Asma
Khader, che dirige la Commissione nazionale giordana per le donne, "e' che
ci stiamo muovendo dalla teoria alla pratica. L'ostacolo principale e'
cambiare le percezioni delle persone: ed e' questo cio' che ci serve per
contrastare la violenza".
*
Ricordate la campagna iraniana "Un milione di firme" per i diritti umani
delle donne, vero? Grazie ad Amnesty International, che la sostiene,
potreste aver avuto la fortuna di non sentirne parlare solo da me. Un bel
po' di donne sono finite in carcere per aver semplicemente firmato o
raccolto le firme: l'ultima in ordine di tempo e' Bahareh Hedayat,
ventiquattrenne studentessa universitaria, arrestata durante un pacifico
sit-in di protesta contro gli arresti indiscriminati di altri studenti.
*
Ma a fine luglio e' stata la volta di un attivista di sesso maschile. Amir
Yaghoub Ali ha compiuto vent'anni nella sezione 209 della prigione di Evin,
in isolamento, perche' fa parte del sempre maggior numero di giovani uomini
impegnati nella campagna che chiede uguaglianza per le donne. La madre di
Amir, che e' stata informata dell'arresto del figlio dopo dieci giorni, ha
chiesto al giudice in cosa consistessero gli "undici capi d'accusa"
contestati al ragazzo: era forse illegale raccogliere firme? Le e' stato
risposto che "Non si tratta di accertare cosa sia legale e cosa no. (detto
da un giudice, credo sia il massimo). Quel che dobbiamo investigare e'
l'intenzione dietro alle sue attivita'. Amir e' un maschio, cos'ha lui a che
fare con le donne? E' uno studente, e avrebbe dovuto badare ai suoi studi".
*
La follia dilaga, anche in Cecenia, dove dal 13 settembre le impiegate
pubbliche devono mettersi un fazzoletto in testa o verranno licenziate. Il
presidente Ramzan Kadyrov, trentenne, a detta di molti osservatori locali ed
internazionali ha trasformato la regione nel suo feudo privato. Le leggi che
anche lui dovrebbe rispettare separano stato e religione, e danno eguali
diritti ai due sessi. Ma Kadyrov, dopo aver effettuato un pellegrinaggio in
Arabia Saudita, ha dichiarato che "le tradizioni cecene sono diverse".
*
Problemi con le "tradizioni" anche per la simpatica signora Ni, un'operaia
cinese che ha trascinato in giudizio i suoi datori di lavoro. La signora Ni
e' stata infatti licenziata in base alla "tradizione" che vuole che le donne
stiano zitte, soprattutto davanti ai loro superiori maschi. Poiche' ha
risposto al suo caporeparto invece di mettersi a piangere, e si e' rifiutata
di pagare la multa impostale semplicemente per aver aperto bocca, l'operaia
e' stata cacciata. Ma lei crede che non vada bene: "Il padrone mi ha detto
che, secondo le regole della ditta, non ha importanza che sulla questione io
avessi ragione o torto. Ai subordinati e' permesso solo obbedire, ha
insistito. Io pero' credo di avere dei diritti, oltre che dei doveri".
*
Alla sinagoga Tifereth Israel, nello Iowa, per quanto si definiscano
"conservatori", pensano invece che uomini e donne siano fatti per stare
insieme su questa Terra. E per parlarsi liberamente. Percio' non li ha
scandalizzati celebrare lo Yom Kippur (21 settembre) con un team composto
dalla rabbina, una cantrice e la presidente della sinagoga stessa, la
dottoressa Marty Rosenfeld, che ha dichiarato: "Abbiamo preso posizione
sull'eguaglianza dall'inizio, dando riconoscimento all'eguaglianza fra donne
ed uomini. Quando per farlo ci e' servito cambiare il nostro libro di
preghiere, lo abbiamo fatto". Alleluja!
*
Fonti: Abc News, Arab News, Associated Press, France Presse, Hindustan
Times, Indigenous People's Caucus, Inter-Press Service, New York Times,
Reuters, Wall Street Journal, We News, Women's Media Center.

4. LUTTI. ANDRE' GORZ
[Andre' Gorz e' deceduto. Dal sito del quotidiano "La stampa" riprendiamo la
seguente tragica notizia: "Si e' suicidato il filosofo Andre' Gorz. Il
grande intellettuale francese e' stato ritrovato morto insieme alla moglie
nella loro casa di Vosnon. Si e' suicidato, assieme alla moglie, Andre'
Gorz, grande filosofo francese e cofondatore del settimanale "Nouvel
Observateur". Aveva 84 anni e sua moglie Dorine, affetta da una malattia
degenerativa, ne aveva 83. Sono stati ritrovati, l'uno a fianco all'altro,
nella loro casa di Vosnon, nell'Aube. Gorz, 84 anni, aveva diretto negli
anni Sessanta "Les Temps Modernes", la rivista fondata da Jean-Paul Sartre
nel 1944, alla quale diede il proprio segno, traendo ispirazione anche da
quella parte della sinistra italiana che si riconosceva in nomi come
Vittorio Foa e Bruno Trentin. Nel 1964 fondo' con Jean Daniel il settimanale
"Nouvel Observateur" ma piu' tardi se ne sarebbe distanziato portandosi su
posizioni piu' radicali e facendosi padre in Francia del pensiero
dell'ecologia politica e dell'anticapitalismo. Autore di numerosi volumi,
fra questi Ecologia e politica, Ecologia e liberta', Addio al proletariato e
Metamorfosi del lavoro, la sua ultima opera era intitolata Lettere a D. La
storia di un amore, pubblicata lo scorso anno. Si concludeva con la frase
'Vorremmo non sopravvivere l'uno alla morte dell'altro. Ci siamo detti che
se, per assurdo, dovessimo vivere una seconda vita, vorremmo trascorrerla
insieme'. Ieri sulla porta della loro casa di Vosnon, dove la coppia viveva
da un ventennio, un semplice messaggio 'Avvisare la gendarmeria'. Il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha espresso il suo dolore per la
scomparsa del filosofo, 'grande figura di intellettuale della sinistra
francese ed europea'"]

Da settimane ho accatastati sul mio tavolo di lavoro anche alcuni suoi
libri, e quasi ogni giorno mi dicevo che dovevo ritrovare quel brano o
quell'altro che mi pare di ricordare e che ci tornerebbe assai utile a
chiarire questo e quel punto nella lotta che stiamo conducendo contro il
folle progetto del mega-aeroporto di Viterbo.
*
Andre' Gorz e' morto, con la sua compagna Dorine, e per me e per tanti come
me e' un altro pezzo di storia, e della mia storia, della mia vita, che se
ne va per sempre.
La storia di quella sinistra alla quale decisi di appartenere una volta per
sempre quando ero ancora un ragazzino, la sinistra antitotalitaria, la
sinistra degli oppressi, la sinistra dell'internazionale futura umanita', la
sinistra di Franco Fortini. In questa sinistra ci sono Luce Fabbri e Sergio
Turone, Albert Camus e Jean-Paul Sartre, Anna Kuliscioff e Rosa Luxemburg,
Margarete Buber Neumann ed Heinrich Boell, Hannah Arendt e Simone Weil,
Riccardo Lombardi e  Marianella Garcia, Alex Langer ed Eliseo Milani, Luigi
Pintor e Giorgiana Masi, Victor Serge e Mohandas Gandhi, Aldo Capitini e
Danilo Dolci, ed infinite altre persone ancora. E tra i viventi Rigoberta
Menchu' e Vandana Shiva. La sinistra che senza esitazione si oppone ai gulag
e ai lager, alla schiavitu' e all'atomica, al patriarcato e al razzismo,
alla guerra afgana, al terrorismo tutto. La sinistra del partito dei
fucilati. La sinistra di Andre' Gorz. La sinistra che vuole difendere e
salvare la biosfera e con essa la civilta' umana, l'umanita' intera,
presente e futura.
*
Prendo ora in mano ancora una volta questo libro dalla copertina bianca e
verde, vecchio del 1966 e come tutti i vecchi libri odoroso di uno strano
odore, e leggo a pagina 294: "Non sono sicuro di aver mantenuto tutto cio'
che avevo promesso". Parole scritte tra il '55 e il '56.
Lungo il tragitto degli anni sei stato fedele al tuo impegno, hai fatto la
tua parte, hai dato adempimento alla promessa col tuo costante, tenace
lavoro di ricerca della verita', di umana solidarieta', di contrasto
all'oppressione e alla menzogna, vecchio Borbottone. E pure in quest'ora,
nell'ora dello strazio indicibile, ebbene, di tanto tuo ragionare, scrivere,
esortare e lottare per un mondo vivibile e un'umanita' civile fraterna e
sororale, noi che restiamo te ne siamo grati, ancora e sempre.
*
Ma anche vogliamo dire che quell'ultima tragica scelta non condividiamo. Per
quel poco che possiamo intuire piu' che sapere, noi che non pretendiamo di
ergerci a giudici, sommessamente diciamo ancora una volta che ogni vita
umana ci e' cara. Ed ogni morte ci lascia sbigottiti ed affranti, schiantati
nell'abisso.

5. LUTTI. I MEDICI PER L'AMBIENTE RICORDANO LORENZO TOMATIS
[Attraverso Luisa Mondo (per contatti: luisa.mondo at epi.piemonte.it)
riceviamo il seguente comunicato dell'Isde]

Lorenzo Tomatis e' mancato il 21 settembre 2007: ci sentiamo addolorati,
sgomenti, soli.
E non soltanto noi Medici per l'Ambiente, che abbiamo avuto Lorenzo come
maestro e, dal 1990, presidente del comitato scientifico Internazionale di
Isde, ma anche tutti coloro che, come abitanti di questo pianeta, hanno a
cuore il destino dell'uomo. Lorenzo Tomatis e' stato infatti grande come
medico, come ricercatore, come scrittore, ma soprattutto come uomo: ed e'
stato per ciascuno di noi un maestro perche' ha messo sempre al primo posto,
fino all'ultimo suo giorno di vita, il rispetto per la vita, e per la
dignita' dell'uomo.
Non sembrino esagerate queste parole: se la strada indicata da uomini come
Lorenzo fosse stata seguita, il mondo sarebbe oggi diverso, piu' a nostra
misura, meno inquinato, piu' equo.
Lorenzo nasce a Ancona nel 1929 e si laurea in medicina, sperimentando, gia'
al momento della laurea, la protervia baronale di un professore che utilizza
per la propria libera docenza il lavoro sperimentale da lui condotto per
oltre un anno. Deluso ed amareggiato si laurea con una tesi sulla
poliomielite. Giovane medico lavora poi in un istituto per malati cronici di
Tbc, toccando con mano la sofferenza e la rassegnazione di una umanita' dal
destino in gran parte segnato, che ricordera' magistralmente nelle pagine
del romanzo autobiografico Il fuoriuscito. Abbandonando un mondo accademico
in cui non trova spazio, si trasferisce negli Stati Uniti nel 1957 e nel
1967 approda a Lione, dove crea e dirige l'Agenzia per la Ricerca sul Cancro
(Iarc) fino al 1993. Negli anni in cui dirige la Iarc lavora con passione e
rigore metodologico: la sua produzione scientifica e' amplissima e vedono la
luce in quegli anni, sotto  la sua direzione, le monografie Iarc, nelle
quali prende forma l'attuale sistema di valutazione e classificazione delle
sostanze cancerogene.
Il suo rigore scientifico ed il suo acume di ricercatore si declineranno
sempre intorno ad una visione della scienza, della medicina e della ricerca
al servizio dell'uomo.
In un mondo accademico sempre piu' chiuso e condizionato da dogmi, e in una
medicina sempre piu' "distratta" e sempre piu' influenzata dalle
corporations e dai potentati economici, Tomatis ha continuato a dare una
testimonianza tenace, limpida, coerente del valore etico della medicina. Con
lungimiranza gia' da qualche decennio Tomatis aveva identificato nelle
generazioni a venire le vittime innocenti della deriva della nostra
civilta', questa era la sua preoccupazione piu' viva: "le generazione a
venire non ci perdoneranno il danno che stiamo facendo loro". Noi Medici per
l'Ambiente che abbiamo avuto la grande opportunita' di conoscerlo ed amarlo
e di averlo come maestro in questi anni, cercheremo di essere sempre
all'altezza del suo insegnamento e di conservare la sua memoria.
A questo fine vorremmo chiedere a tutti coloro che hanno avuto modo in
questi anni di conoscere Lorenzo Tomatis e di imparare qualcosa da lui, di
inviarci i loro ricordi, messaggi e documenti.
Isde - International Society of Doctors for Environment -Italia
Per contatti: isde at ats.it

6. INIZIATIVE. VERSO IL CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Si svolgera' dal primo al 4 novembre a Verona il XXII congresso nazionale
del Movimento Nonviolento sul tema "La nonviolenza e' politica per il
disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti".
*
Giovedi' primo novembre
Mattina
ore 10,30: Apertura del segretario e relazione introduttiva
Pomeriggio
- Comunicazioni sulla rivista "Azione nonviolenta", sul centri studi, sui
gruppi locali...
- Dibattito in assemblea plenaria.
*
Venerdi' 2 novembre
Mattina
Lavoro in tre commissioni: I Corpi civili di pace; Il servizio civile
volontario; L'educazione alla nonviolenza
Pomeriggio
Lavoro in tre commissioni: Economia, ecologia, energia; Risposte di
movimento alla crisi della politica; Resistenza nonviolenta contro il potere
mafioso
*
Sabato 3 novembre
Mattina
- Riferiscono le prime tre commissioni e poi dibattito
- Riferiscono le altre tre commissioni e poi dibattito
- Spazio per presentare le mozioni
Pomeriggio
- Dibattito  sulle mozioni
- Votazioni
- Rinnovo delle cariche
*
Domenica 4 novembre
Mattina
- "Non festa, ma lutto", iniziativa nonviolenta: camminata attraverso luoghi
simbolici della citta'.
*
Per ulteriori informazioni: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123
Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax:
0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org

7. RIFLESSIONE. RAFFAELLA MENDOLIA INTERVISTA ALBERTO TREVISAN
[Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per
averci messo a disposizione la seguente intervista estratta dalla sua tesi
di laurea su "Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)"
sostenuta presso la Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli
studi di Padova nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor
Giampietro Berti.
Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una
rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia.
Alberto Trevisan, obiettore di coscienza al servizo militare prima che la
legge riconoscesse questo diritto e per questo tre volte incarcerato,
impegnato nel Movimento Nonviolento del cui coordinamento nazionale fa
parte, e' da sempre una delle figure di riferimento della nonviolenza in
Italia ed ha preso parte con ruoli di responsabilita' a molte rilevanti
esperienze per i diritti e la democrazia, di solidarieta' e di pace. Tra le
opere di Alberto Trevisan: Ho spezzato il mio fucile. Storia di un obiettore
di coscienza, Edizioni Dehoniane, Bologna 2005]

- Raffaella Mendolia: Per cominciare vorrei chiedere occupazione, livello di
istruzione, luogo di residenza.
- Alberto Trevisan: Da oltre 35 anni sono inserito nel mondo del lavoro e ho
svolto varie mansioni sia manuali che intellettuali. Ho cominciato a
lavorare sin da ragazzo (16 anni) come telefonista portiere mentre
frequentavo il liceo classico: ho conseguito il titolo di maturita' classica
e poi ho conseguito il diploma universitario di assistente sociale nel 1973.
Ho svolto anche un lavoro come operaio in una fabbrica chimica dal 1973 al
1975 quando ho vinto il concorso per assistente sociale psichiatrico, lavoro
che ho svolto dal 1975 al 1998. Attualmente lavoro sempre come assistente
sociale  presso il settore servizi sociali del Comune di Padova, e dopo aver
lavorato alcuni anni presso un centro territoriale di servizio sociale ora
mi occupo di pagine web dal punto di vista dei contenuti per una corretta
informazione telematica  nei confronti dell'utenza. Oltre al Diploma di
assistente sociale sono laureando presso la Facolta' di Scienze della
formazione per la laurea in Servizio sociale. Dal 16 gennaio 2004
frequentero' un corso di perfezionamento in bioetica, argomento che mi
attira professionalmente oltre a quello dei diritti umani e di educazione
alla pace (sono stato dal 1995 al 1999 assessore alla Pubblica istruzione,
all'educazione alla pace e ai diritti umani nel mio Comune di residenza,
Rubano (Pd). Andro' in pensione il 31 marzo 2004.
*
- Raffaella Mendolia: Come e' entrato in contatto con il Movimento
Nonviolento, a che eta', cosa l'ha spinta?
- Alberto Trevisan: Sono entrato in contatto con il Movimento Nonviolento
nel 1967, anno in cui mi sono iscritto all'universita'. Il primo contatto
l'ho avuto con Pietro Pinna, primo obiettore di coscienza in Italia, e a
quei tempi animatore del Movimento Nonviolento e responsabile della rivista
"Azione nonviolenta", essendo  uno dei collaboratori di Aldo Capitini,
fondatore del Movimento Nonviolento in Italia ed ideatore nel 1961 della
prima Marcia Perugia-Assisi. Pur non essendo stretto militante del Movimento
Nonviolento ho sempre avuto un occhio di riguardo a questo movimento e in
seguito sono stato tra i primi obiettori al servizio militare, scontando
nelle carceri italiane militari circa 18 mesi dopo tre processi, e fui
scarcerato il 23 dicembre 1972 in seguito all'approvazione della legge che
riconosceva appunto il diritto all'obiezione di coscienza e permetteva lo
svolgimento del servizio civile sostitutivo (la legge n. 772/72); servizio
civile che non ho svolto dato che secondo l'art.12 della legge fui congedato
per aver passato molti mesi (piu' di 12 mesi) in carcere. Ho fatto
l'obiezione di coscienza all'eta' di 23 anni mentre all'eta' di 19 ho
cominciato ad avere i primi contatti con il Movimento Nonviolento.
*
- Raffaella Mendolia: Attualmente in che campo presta la sua opera?
- Alberto Trevisan: Essere nonviolenti oggi significa impostare la propria
vita sulla base della nonviolenza intesa come insieme di teoria e tecniche
sulla base degli insegnamenti di Gandhi e molte altre persone che hanno
contribuito a rendere sempre di piu' la nonviolenza un modo di interpretare
e vivere la propria esistenza. L'obiezione di coscienza e' solo uno degli
strumenti ma forse il piu' importante perche' e' la chiave di volta delle
nostre scelte quotidiane: e' soprattutto assumersi le proprie
responsabilita'; capire le ragioni degli altri; trascendere i conflitti sia
personali che collettivi; e molti altri atteggiamenti.
*
- Raffaella Mendolia: La carta Ideologico-programmatica del Movimento
Nonviolento: qual e' la sua portata oggi e quale ritiene che fosse al
momento della sua formulazione?
- Alberto Trevisan: La Carta del Movimento Nonviolento e' attuale oggi come
ieri: non e' un caso che una delle definizioni piu' ricordate di Capitini e'
proprio "la nonviolenza come varco attuale della storia". Bisognerebbe che
fosse maggiormente diffusa e conosciuta da chi si batte per i diritti
civili: questo lavoro e' necessario farlo durante le grandi aggregazioni
soprattutto in occasione di eventi importanti come il rifiuto della guerra.
Mi sembra che questo apporto i nonviolenti lo stiano dando nell'ambito della
neonata Rete di Lilliput e non solo.
*
- Raffaella Mendolia: Ritiene che essa sia stata sviluppata in tutte le sue
direttrici d'azione?
- Alberto Trevisan: La Carta non ha ancora raggiunto molti settori della
societa' civile: ecco perche' e' necessario che il movimento con la sua
identita' si apra sempre di piu' alle istanze della societa', e in
particolare si rivolga ai giovani e alle ragazze che in molte stanno
accettando la proposta del servizio civile volontario. Per non buttare al
vento trenta anni di servizio civile alternativo al servizio militare
bisognera' impegnare molte energie per convincere i ragazzi a svolgere il
servizio civile su base volontaria.
*
- Raffaella Mendolia: Quali sono le iniziative piu' significative intraprese
dal Movimento Nonviolento negli ultimi dieci anni?
- Alberto Trevisan: Le iniziative piu' significative sono prima di tutto la
forza del Movimento Nonviolento che da 40 anni stampa una rivista sempre
piu' aggiornata sui temi della nonviolenza, poi i vari convegni e congressi
del movimento; inoltre le marce organizzate in prima persona dal movimento
come quella Perugia-Assisi del 2000 e soprattutto l'ultima marcia
Assisi-Gubbio che ha dimostrato l'autonomia del Movimento Nonviolento dal
piu' variegato mondo pacifista, pur non mancando mai agli appuntamenti del
movimento per la pace.
*
- Raffaella Mendolia: Qual e' la posizione del Movimento Nonviolento nel
panorama politico attuale?
- Alberto Trevisan: Il movimento ha rapporti sia con i partiti che con le
istituzioni pur mantenendo la sua autonomia; si puo' dire che in un certo
periodo vi era una certa affinita' con il movimento dei Verdi, ma quando il
movimento verde ha assunto le vesti di un vero e proprio partito,
l'autonomia e' ritornata sui giusti binari senza pero' dimenticare che
uomini provenienti o vicini al Movimento Nonviolento, come nel caso di Alex
Langer o altri, hanno avuto cariche politiche importanti partendo dal
piccolo comune sino al Parlamento Europeo.
*
- Raffaella Mendolia: Qual e' il grado di maturita' del Movimento
Nonviolento di oggi, che risultati ha raggiunto, quali difetti  devono
essere corretti?
- Alberto Trevisan: Il Movimento Nonviolento ha raggiunto un grado di
maturita' abbastanza elevato rispetto ad altri tempi. Questo e' dovuto alla
publicazione continua di una rivista che raccoglie consensi e nuovi lettori.
Il movimento dovrebbe aprirsi di piu' alla societa' civile perche' e' tempo
di passare dal grande lavoro di riflessione alle cose concrete: la marcia
Assisi-Gubbio e' andata in questa direzione e quindi si tratta di trovare
altre modalita' per aprirsi di piu'. Molto dipendera' anche dalla forza di
cui dispone: indispensabili l'inserimento di persone, ragazze e ragazzi, in
servizio civile volontario da inserire in progetti previsti specificatamente
per il Movimento Nonviolento.
*
- Raffaella Mendolia: Ritiene che Il Movimento Nonviolento abbia una
visibilita' adeguata?
- Alberto Trevisan: Per il momento il Movimento Nonviolento si affaccia sul
panorama socio-culturale con una buona visibilita' e anche nell'agone
politico: il problema e' intensificare gli sforzi per aumentare il livello
attuale.
*
- Raffaella Mendolia: Il movimento nel futuro: e' preferibile essere
minoranza esigua o movimento di massa? Quali sono le sue concrete
possibilita' di sviluppo?
- Alberto Trevisan: Questa domanda e' particolarmente delicata e ci vorrebbe
troppo tempo per una risposta esaustiva o quantomeno piu' completa. Mi
limito a dire che non si tratta di essere minoranza o movimento di massa
perche' il problema principale e' mantenere  la propria identita'. Piu' e'
forte l'identita' sui tempi medio-lunghi piu' ci sono possibilita' di
diventare, se non di massa, di grande respiro di consensi. Pensare globale
per agire locale: questa potrebbe essere la chiave di lettura del nostro
futuro di nonviolenti.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 225 del 27 settembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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