Minime. 139



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 139 del 3 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Cecilia Strada: La Nato bombarda i civili in fuga
2. Maria G. Di Rienzo: Bambine
3. Giulio Vittorangeli: La barbarie
4. Una breve notizia biografica su Piero Martinetti
5. Augusto Illuminati presenta "Il profeta Giuseppe" di Massimo Campanini
6. Letture: Giovanni Guastini, Tav in Val di Susa. Le ragioni di una lotta
7. Letture: Monica Massari: Islamofobia
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. AFGHANISTAN. CECILIA STRADA: LA NATO BOMBARDA I CIVILI IN FUGA
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del primo luglio 2007, dal titolo "Ancora una strage di civili, la
peggiore di tutte" e il sommario "La Nato bombarda i civili in fuga: 120
morti, forse piu', a Ghora, nella provincia meridionale di Helmand".
Cecilia Strada, figlia di Gino Strada, impegnata in Emergency, e'
giornalista e documentarista]

Centoventi morti, dice la gente dei villaggi vicini, forse di piu': il
bilancio del violento raid areo della Nato che venerdi' ha fatto strage di
civili a Ghora, nella provincia meridionale di Helmand.
"Era gente che scappava, hanno sparato sulla gente che scappava": dal
distretto di Grishk, profondo sud dell'Afghanistan, un infermiere afgano di
Emergency racconta quella che potrebbe essere  il peggior massacro di civili
(o il piu' grave "effetto collaterale") degli ultimi anni di guerra. "E'
successo nel nostro distretto, nel villaggio di Ghor, vicino a Hayderabat",
spiega. "Venerdi', la gente di Ghor ha visto arrivare dei tank delle truppe
inglesi, ha visto movimento di soldati. Hanno avuto paura di trovarsi fra
gli inglesi e i talebani. Hanno preso le macchine, i camion e burubakhair,
sono partiti. Ma mentre se ne stavano andando sono arrivati gli aerei della
Nato: hanno colpito le macchine, e' stata una strage. Centoventi morti".
Vittime civili sono state confermate anche da un portavoce della coalizione,
che si e' detto "profondamente rattristato" dalla morte di cittadini
innocenti che - ha ribadito - "vengono messi a rischio dalle azioni militari
immorali compiute dagli insorti talebani". Lo stesso distretto di Grishk era
stato teatro, la scorsa settimana, di un'altra strage di civili: un raid
aereo della Nato aveva lasciato sotto le macerie delle case di fango
venticinque cadaveri, tra cui nove donne e diversi bambini. "Anche loro,
tutti civili", racconta ancora l'infermiere di Emergency. "La gente del
villaggio vicino aveva caricato i corpi sulle macchine, per portarli nel
capoluogo del distretto e farli vedere alla gente: fare vedere che cosa
fanno le bombe della Nato. Ma i soldati afgani hanno bloccato la strada e
non li hanno fatti arrivare a Grishk. Allora uno di loro ha ripreso un
video, e l'ha consegnato alla televisione: alla sera, tutto il Paese ha
visto le immagini di quel massacro".
Anche a Kabul, davanti alle televisioni e sui marciapiedi, si commenta la
notizia del giorno, la strage di Ghora: "Hanim, teflin, baba! donne, vecchi
e bambini! sotto le bombe, erano tutti civili", dice Said, vecchio
negoziante di Shar e Naw. "Adesso Karzai dira' qualche parola..qualche
protesta, buona per la televisione. Fino alla prossima strage".

2. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: BAMBINE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un
piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in
"Notizie minime della nonviolenza" n. 81]

Un'adolescente di Abu Dhabi, R. A., ricevera' 60 colpi di frusta perche'
riconosciuta colpevole di aver avuto uno scambio sessuale illecito con un
uomo adulto quando aveva 14 anni. Questa la sentenza del 22 giugno 2007
della Suprema Corte Federale, che ha stabilito come entrambi gli imputati
siano rei di adulterio e "khulwa" (lo stare insieme in un luogo privato,
maschio e femmina, senza essere parenti), ed ha condannato dapprima l'uomo a
sei mesi di reclusione, ma in seconda battuta l'ha lasciato andare libero
per "mancanza di prove". Saremmo liete di sapere, noi femministe incallite,
cosa motiva la frusta per la fanciulla, a questo punto: oltre il sadismo,
beninteso.
*
Un giudice britannico del tribunale di Oxford, Julian Hall, ha mandato
libero uno stupratore pedofilo il 26 giugno 2007, perche' la vittima
"vestiva in modo provocante". Keith Fenn, ventiquattrenne lavavetri, il 14
ottobre 2006 ha assalito la bambina in un parco, completo di complice
(Darren Wright, trentaquattrenne), l'ha spogliata completamente e stuprata
la' dove si trovava; poi il sig. Wright se l'e' portata a casa per avere la
sua parte con piu' comodita'. La bambina ha dieci anni ma vedete, il giudice
ha stabilito che appariva molto piu' grande della sua eta', e nella sentenza
la chiama "giovane donna": "Dimostra almeno sedici anni, ed e' chiaro che si
tratta di una ragazza disturbata e sessualmente precoce. Veste in modo
provocante, indossava un reggiseno e un tanga". Sotto gli abiti, ovvio, ma
probabilmente i violentatori ed il giudice sono in grado di trapassare la
stoffa con lo sguardo, ed hanno deciso che la bambina se l'andava proprio
cercando. Il complice ha ricevuto una sentenza a tre anni di carcere, ma con
tutte le attenuanti che ha ed avendo scontato gia' otto mesi, sara' libero
entro le prossime settimane. Finalmente un po' di giustizia, perdinci! Il
medesimo equilibrato giudice si era gia' trovato nell'occhio del ciclone,
all'inizio di quest'anno, per aver lasciato in liberta' un altro stupratore
pedofilo, con la sentenza di dare dei soldi alla sua piccola vittima
affinche' quest'ultima potesse "comprarsi una bella biciclettina nuova".
*
Per restare in Gran Bretagna, il 12 giugno 2007 e' stato reso pubblico il
rapporto sul traffico di minori commissionato dal governo, e curato da
"Child Exploitation" e "Online Protection Centre". Fino ad ora vi sono 330
casi confermati, e cioe' che concernono bambini fatti entrare illegalmente
nel paese a scopo di sfruttamento sessuale, spaccio di stupefacenti,
schiavitu' domestica, matrimoni imposti, per lo piu' provenienti dalla Cina,
dall'Africa o dall'Europa dell'est, che sono stati tratti in salvo.
L'estensione del fenomeno, che si stima assai piu' vasta, non e' ancora
stata quantificata. Abbiamo pero' un dato certo: in assoluta maggioranza si
tratta di bambine. La piu' piccola di queste "trafficate" ha nove mesi, la
piu' grande diciassette. Quelle che sono state in grado di raccontare la
propria esperienza hanno spiegato come venivano "controllate": botte,
bruciature di sigaretta, stupri di gruppo. Hanno raccontato la propria vita
precedente, fatta di guerra e poverta', di abusi fisici e sessuali, di
prigione e di abbandono, e del loro desiderio di fuggire. "Alcune bambine",
si legge nel rapporto, "credevano che i loro rapitori le stessero salvando
dalle situazioni abbiette in cui si trovavano, che le portassero in Gran
Bretagna per soccorrerle".
*
Kamla (il suo vero nome viene celato per proteggerla) aveva 12 anni quando
fu iniziata alla prostituzione in un bordello di Delhi. Ce l'aveva mandata
la sua famiglia: nel villaggio di Ghatoli (stato indiano del Rajashtan)
dov'e' nata, a tutt'oggi 58 delle 70 famiglie presenti vivono della
prostituzione delle figlie. In genere queste bambine cominciano a "lavorare"
a dieci anni, e sono i loro fratelli maschi a fungere da "agenti" per le
contrattazioni. Dopo aver mantenuto i suoi con i proventi del commercio
sessuale per quattordici anni, Kamla si e' innamorata, ricambiata, di un
uomo che ha voluto sposarla. Sapendo cosa rischiava se lo avesse detto
apertamente ai propri parenti, Kamla e' sparita. Per qualche tempo ha
vissuto in pace, ha dato alla luce tre figli e si e' curata di loro. Ma il
fratello e' riuscito a sapere dove stava e l'ha raggiunta per intimarle di
tornare a prostituirsi: per sottolineare meglio il concetto ha usato un
bastone in fiamme per batterla e ha minacciato di morte i bambini. Kamla e
la sua famiglia, con l'aiuto di alcune attiviste per i diritti umani, sono
fuggiti altrove.
*
Nel frattempo, i religiosissimi islamisti pakistani hanno trovato la fonte
di tutti i mali e quindi il loro vero bersaglio: le bambine che vanno a
scuola. L'anno scorso hanno reso inagibili quattro istituti facendoli
esplodere, e la loro preoccupazione e' del tutto comprensibile, a leggere i
rapporti relativi all'istruzione femminile nel paese: mano a mano che essa
si accresce il tasso di mortalita' infantile cala, lo stato di salute delle
famiglie migliora, il prodotto interno lordo cresce, e le cittadine di sesso
femminile diventano politicamente piu' attive e maggiormente consce dei
propri diritti. Il Pakistan ha una delle percentuali piu' alte di
scolarizzazione femminile, nell'Asia del sud; essa si aggira infatti,
mediamente, intorno al 60%, ma nelle aree tribali cala drammaticamente sino
all'1%.
Sono le nuove scuole che vengono costruite in queste zone ad essere
particolarmente invise agli islamisti. Il predicatore Maulana Fazlullah ha
usato una radio pirata per mesi per inveire contro di esse, mentre costruiva
la propria madrassah (scuola religiosa): "La donna deve rimanere fra le
quattro mura della casa. La preferenza di Dio e' stata data all'uomo",
eccetera. Il suo messaggio si traduce in bombe: l'ultima e' stata fatta
brillare dalla polizia in marzo, e le vite di bambine e insegnanti sono
state risparmiate. "Scolare e maestre vengono minacciate ovunque", racconta
Fazilla Gulrez, responsabile per le comunicazioni della Societa' per la
protezione dei diritti del bambino che ha sede ad Islamabad, "I genitori di
queste bambine sono in maggioranza poveri, non hanno voce. Ma la societa'
civile si sta facendo sentire. E le bambine non vogliono smettere di andare
a scuola". Dal 2002, la presenza femminile nella scuola primaria e'
aumentata del 77%. L'ondata di violenza non ha prodotto alcun calo
significativo nella tendenza: se salviamo le bambine, saranno le bambine a
salvarci.
*
Fonti: "Gulfnews", "News.com", "The Guardian", "The Christian Science
Monitor".

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LA BARBARIE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell’Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

La barbarie imbarbarisce e l'imbarbarimento produce altra barbarie.
Le situazioni in Iraq (ad oltre quattro anni dall'occupazione, e' andata
continuamente peggiorando: guerra civile, pulizia etnica, ecc.), ed in
Afghanistan; ci ribattono in faccia l'orrore della guerra mentre sullo
sfondo resta l'oscenita' del nostro voto parlamentare sulle missioni
militari. "Un voto che ci lega per un altro anno alla guerra globale, che ci
fa complici dei crimini di guerra della Nato, che ci fa piangere pensando al
grande movimento contro la guerra che eravamo in Italia e che e' stato fatto
a pezzi" (Nella Ginatempo). Del resto, il fronte dell'"altro mondo
possibile" e "senza se senza ma", quello che dovrebbe essere l'avanguardia
della nuova "societa' civile globale" non ha una propria soggettiva
fisionomia politica. Cosi', siamo quasi impotenti di fronte al disastro
totale.
*
L'ideologia della guerra preventiva ha fatto fare un salto all'indietro di
quattro secoli alla cultura occidentale; ed offrire anche solo il sospetto
di essere in disaccordo con gli Usa puo' portare sul rogo, come Giordano
Bruno. Allo stesso tempo prevale la logica dell'espulsione, nella versione
politica: l'espulsione del dissenso dal partito, nella versione
movimentista: l'espulsione dai cortei del "nemico principale", il piu'
vicino a sinistra. Mentre dalla parte piu' rilevante del mondo cattolico,
viene una vera e propria offensiva integralista e illiberale, su una
questione decisiva come quella dei diritti civili, che e' questione
eminentemente politica.
Inevitabilmente, sulle politiche deludenti dell'Unione, si va gia'
organizzando la vittoria strategica della destra. Deludenti per quei milioni
di persone di sinistra che da questo governo si attendevano una qualche
"svolta". I famosi 12 punti "imprescindibili" sono la svolta conservatrice
del centrosinistra. Valgono il triplo delle centinaia di pagine del
programma dell'Unione. Tagliano corto rispetto ad ogni condiscendenza verso
le speranze della parte sinistra dello schieramento che, non avendo ottenuto
nulla del programma promesso, ora lo vede ribaltarsi di segno e di
ispirazione. Come e' stato scritto: "Sono 12 chiodi ben lunghi piantati sul
coperchio della cassa delle buone intenzioni di chi sperava di far filtrare
in alto almeno brandelli di voci dei territori, che si tratti della Tav o
delle ville palladiane, della domanda di pace o dei Cpt".
Quello che abbiamo davanti e' un governo ancora piu' sordo con i suoi e
ancora piu' condiscendente con gli avversari. Con tutto questo, non vogliamo
invocare l'astensionismo, o dire che le due parti sono uguali; sappiamo che
la coalizione berlusconiana e' ancor piu' eversiva di quella prodiana. Ma
pur andando a votare per una parte contro l'altra, occorre capire che le
nostre energie possono essere spese meglio al di fuori della politica di
governo, possono essere spese meglio in nuovi modelli di partecipazione.
Siamo persone testarde che non si piegano al quadro di compatibilita' della
politica italiana e pretendono democrazia, rappresentanza, verita'. O
meglio: rispettare la legalita' costituzionale; rispettare la volonta' del
popolo italiano che chiede pace, sicurezza, legalita', solidarieta', difesa
dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Siamo persone che stanno in
varie associazioni, sindacati di base, centri sociali, comitati di lotta,
assemblee dall'ispirazione nonviolenta; oppure persone non associate, ma
stanno nel movimento perche' credono che un altro mondo e' possibile e che
la pace si debba praticare, senza truppe in armi, senza inciuci e
mistificazioni verbali, senza comprare cacciabombardieri atomici e votare i
crediti di guerra.
*
In questo senso e' essenziale l'affermazione della solidarieta'
internazionale come criterio dell'agire politico, quale via di un possibile
superamento delle paurose contraddizioni dovute all'assetto capitalistico.
Di un mondo dominato dal denaro e dalla sete di potere, o dalla frustrazione
di non avere ne' l'uno ne' l'altro, un mondo basato sul dominio dei pochi
sui molti, sull'emarginazione dei deboli la cui esistenza e la cui miseria
continuano a somigliare a quelle dei miserabili di un tempo, alla povera
gente, agli "umiliati e offesi" di Dostoevskij.
La nostra e' una solidarieta' politica, che nulla condivide con la
beneficenza degli sms che costa poco, porta via un secondo e ti fa sentire
subito bene. La nostra solidarieta' esige di rendere pronta giustizia a chi
soffre, perche' il suo dolore e' avvertito come nostro dolore, e quindi ci
pare intollerabile; gli uomini (delle istituzioni) la considerano un
pericoloso e avventato cedimento all'irrazionale, un disordine che turba
l'ordine dato, avventato cedimento all'irrazionale, un disordine che turba
l'ordine costituito, cioe' la loro tranquillita' di potere. Sostenere questa
solidarieta' (il riconoscimento a condividere con tutti gli esseri umani
della terra la medesima sorte di finitudine, di fallibilita', di bisogno e
giustizia da cui nessuno e' escluso), e' oggi determinante se si vuole
tessere un mantello di pace.

4. PROFILI. UNA BREVE NOTIZIA BIOGRAFICA SU PIERO MARTINETTI
[Dal sito della Fondazione Piero Martinetti
(www.fondazionepieromartinetti.org) riprendiamo la seguente scheda
biografica su Piero Martinetti.
Piero Martinetti, filosofo italiano (1872-1943), e' uno dei dodici docenti
universitari che nel 1931 rifiuto' il giuramento al fascismo. La sua
riflessione costituisce un contributo notevole all'elaborazione di una
cultura della nonviolenza. Tra le opere di Piero Martinetti recentemente
ristampate: Kant, Feltrinelli, 1981; Spinoza, Bibliopolis, 1987; Il pensiero
di Africano Spir, Meynier, 1990; Ragione e fede, Gallone, 1997; La religione
di Spinoza, Ghibli, 2002; Introduzione alla metafisica, Marietti, 1987; Il
Vangelo, Il Nuovo Melangolo, 1998; L'amore, Il Nuovo Melangolo, 1998; Pieta'
verso gli animali, Il Nuovo Melangolo, 1999; La liberta', Aragno, 2005;
Schopenhauer, Il Nuovo Melangolo, 2005; Breviario spirituale, Utet, 2006;
L'educazione della volonta'. Autoeducazione ed elevazione morale nell'opera
di un maestro della filosofia del '900, Edizioni Clandestine, 2006. Tra le
opere su Piero Martinetti: per una prima introduzione cfr. Amedeo Vigorelli,
Piero Martinetti, Bruno Mondadori, Milano 1998; cfr. inoltre Giorgio Boatti,
Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001]

"Sono passati quasi trent'anni dal giorno in cui venni per la prima volta a
Castellamonte. Gioele Solari, mio maestro, voleva presentarmi a Piero
Martinetti, che viveva da qualche anno in volontario esilio nella rustica
casa avita di Spineto. Doveva essere l'autunno del '34 (...) La fama di
Martinetti era in quel tempo, nella cittadella della filosofia italiana,
altissima. Oltre Croce e Gentile, solo Martinetti allora era considerato da
noi giovani, non un professore di filosofia, ma un filosofo. Io ero, invece,
un giovinotto da poco laureato, che stava facendo i primi incerti esercizi
come scrittore di cose filosofiche. Avevo scritto durante l'estate un
articolo, tratto dalla mia tesi di laurea, sulla filosofia di Husserl, di
cui si cominciava allora a parlare. Solari lo aveva inviato, proponendone la
pubblicazione sulla 'Rivista di filosofia', a Martinetti, che ne era
direttore occulto: la ragione della visita era di sentire che cosa egli ne
pensasse e in piu', se il verdetto fosse stato favorevole, di proporre una
mia collaborazione piu' regolare alla rivista (...) Si puo' immaginare la
mia emozione: fortunatamente ero guidato, per cosi' dire scortato, dal
vecchio Solari la cui giovialita' era proverbialmente contagiosa. Martinetti
aveva letto il mio articolo. Mi disse che in complesso poteva andare, ma era
un po' astruso. Mi consiglio' di renderlo piu' accessibile al lettore
comune: insistette sul fatto che la 'Rivista di filosofia' era rivolta non
soltanto agli studiosi di filosofia, ma anche a gente semplice che si
interessava ai problemi dell'anima senza appartenere alla esigua e
presuntuosa schiera degli specialisti. E' una lezione che non ho piu'
dimenticato e di cui ho cercato, nel corso della mia vita, di far tesoro.
Martinetti aveva il culto della chiarezza: soleva ripetere che la chierezza
era l'onesta' del filosofo. Come uomo, visto a tu per tu, era estremamente
semplice, un po' ruvido e asciutto, ma di grande affabilita': aveva gli
occhi sfavillanti, la fronte alta, sporgente, il volto segaligno, la voce
energica. Aveva allora piu' di sessant'anni, ma al mio ricordo l'aspetto era
ancor giovanile. Vestiva dimessamente e si sapeva che viveva con grande
frugalita', disprezzando i beni materiali, cio' che riluce di fuori ed e'
opaco dentro"
(Norberto Bobbio, Ricordo di Piero Martinetti, in "Rivista di filosofia",
IV, 1964, pp. 54-55)

La famiglia
Piero Martinetti nacque il 21 agosto 1872 a Pont Canavese da Francesco
Martinetti (1846-1921) e Rosalia Bertogliatti (1846-1927). Il padre,
appartenente ad una famiglia con tradizioni notarili, fu avvocato; la madre
discendeva dal ramo collaterale di una nobile famiglia canavesana. Le
proprieta' familiari comprendevano, fra l'altro, il podere di Spineto di
Castellamonte, la "vigna" nel gergo familiare, alla cui cura Martinetti si
dimostro' sempre particolarmente attento e che costitui', negli anni del
ritiro a Spineto, dopo l'esclusione dall'insegnamento universitario, la sua
principale fonte di sostentamento ("Piero Martinetti, agricoltore", volle
scritto all'entrata di casa).
Il padre era un ardente mazziniano; alla madre, donna colta e intelligente,
Martinetti fu sempre particolarmente legato; la nonna materna, Teresa
Perotti, che esercito' su di lui una forte influenza, fu donna dotata di
forte tempra e aperta alle nuove idee. La famiglia si componeva inoltre
della sorella Teresa (1875-1954), che fu insegnante e traduttrice dal
tedesco, e dei fratelli Michelangelo (1876-1890) e Lorenzo (1882-1946),
avvocato.
*
Gli studi
Compie i primi studi sotto la guida materna, completando le elementari al
Collegio civico di Ivrea, dove frequenta successivamente il Regio
Ginnasio-Liceo. Sulle prime, appassionate letture di filosofia, abbiamo la
tarda testimonianza a Del Noce: "Schopenhauer fu il mio primo maestro: nella
prima giovinezza passavo giornate a leggerne le opere (...) in questi prati
di Castellamonte". Conseguita con onore la licenza, concorre nel 1889 per
una borsa di studio al Collegio delle Province di Torino; per prepararsi
legge le opere di Ardigo', regalo del padre, che gli riescono opportune a
ricevere la pubblica lode dell'esaminatore Pasquale D'Ercole, positivista e
neokantiano, docente all'Universita' di Torino.
Nel 1889 si iscrive, seguendo il desiderio del padre, alla facolta' di
giurisprudenza ma presto risolvendosi per la facolta' di filosofia,
sostenuto nella difficile decisione da Pasquale D'Ercole. Fra i maestri
torinesi di Martinetti sono, oltre a Pasquale D'Ercole, con cui ebbe anche
in seguito rapporti di buona colleganza e amicizia, il pedagogista Giuseppe
Allievo, l'orientalista Giovanni Flechia e, forse unico caso in cui si possa
parlare di un'affinita' di pensiero, Arturo Graf.
Si laurea nel 1893 con una tesi sul sistema Samkhya, pubblicata nel 1896
dall'editore torinese Lattes; l'opera ottiene, su proposta di Allievo,
l'importante riconoscimento del premio Gautieri. L'interesse per il pensiero
indiano gli viene dalla lettura di Schopenhauer e dall'ambiente torinese di
fine '800, in cui si fa sentire l'eco della grande fioritura degli studi di
orientalistica nella cultura europea del secondo Ottocento.
Dopo la laurea, troppo giovane per concorrere ad una cattedra liceale, si
reca a Lipsia per un soggiorno di studio (1894-95), in un ambiente
filosofico neokantiano, in cui e' ben vivo lo schopenahuerismo e forte
l'influenza wundtiana.
*
L'insegnamento nei licei
Vinta la cattedra - il concorso e' nazionale - e' destinato ad Avellino
(1899-1900), soggiorno poco gradito (l'impatto negativo con la ben diversa
realta' meridionale e' testimoniato dalle vivaci lettere ai familiari,
recentemente edite da F. Minazzi); e' trasferito quindi a Correggio,
Vigevano, Ivrea (1902-1904) e infine a Torino (Liceo Alfieri, 1905-06).
Interessante testimonianza della didattica liceale di Martinetti sono i
quaderni dei suoi allievi, di cui ritirava ogni anno i migliori (alcuni
editi da Agazzi).
Sono gli anni del lavoro alla sua prima importante opera, l'Introduzione
alla metafisica, parzialmente pubblicata nel 1902 (ed. Vincenzo Bona,
Torino), completata nel 1904 e quindi edita in volume unico (Clausen, Torino
1904), che gli vale il passaggio all'insegnamento universitario.
*
L'insegnamento universitario
Dal 1906 e' all'Accademia scientifico-letteraria di Milano, che dal 1923
diviene la Facolta' di lettere e filosofia dell'Universita' statale di
Milano. Negli anni dell'anteguerra tiene, fra l'altro, corsi su
Schopenhauer, Fichte, Kant. Negli anni 1905-06 provvede alla stesura, mai
ultimata, della seconda parte dell'Introduzione alla metafisica (II.
Metafisica generale, edita da E. Agazzi).
Una esposizione "popolare" del suo idealismo etico-religioso e' nelle
lezioni su La visione idealistica del mondo, del 1912-14, e nel corso
universitario di Metafisica generale (1911-13).
La presenza alle lezioni di Martinetti di un pubblico non solo studentesco,
e l'orario delle lezioni, di prima mattina, per favorire i non studenti,
testimoniano di un impegno di magistero anche al di la' dell'ambito
universitario, di cui furono in seguito espressione opere come il Breviario
spirituale e altri scritti di filosofia "popolare".
Buoni furono inizialmente i rapporti con Gentile e Croce, a cui lo univa
l'orientamento idealistico e la reazione antipositivistica, ma la distanza
delle diverse concezioni e, nel caso di Gentile, la ben diversa scelta
politica, scaveranno presto un solco profondo tra Martinetti e i maggiori
esponenti del nostro idealismo. Non meno tesi furono i rapporti con le
correnti piu' reazionarie del cattolicesimo del tempo e la scuola milanese
di padre Gemelli; migliori rapporti ebbe invece con le piu' aperte tendenze
del modernismo, da cui non era tuttavia meno distante per il distacco da
ogni credo confessionale.
*
Il dopoguerra, il Congresso di filosofia del '26, l'esclusione
dall'insegnamento
Nel difficile clima del dopoguerra il baricentro del suo interesse
filosofico-religioso sembra spostarsi verso il lato pratico della religione
rispetto a quello teoretico.
Nel 1920 fonda a Milano la "Societa' di studi filosofici e religiosi",
caratterizzata piu' che da uno specifico programma dottrinario dallo spirito
antidogmatico e dall'intenzione di offrire una piu' alta risposta ai bisogni
spirituali che non fosse quella della religione tradizionale e delle
filosofie immanentistiche.
Gli scritti su La psiche degli animali e Il compito della filosofia nell'ora
presente nascono come conferenze tenute presso la Societa'; in linea con lo
stesso intento di esercitare un libero "magistero spirituale", appaiono,
rispettivamente nel 1923 e nel 1926, il Breviario spirituale e il Breviario
di metafisica.
Nel 1926 e' invitato dalla Societa' Filosofica Italiana (cui presidente e'
Bernardino Varisco) a presiedere il VI Congresso nazionale di filosofia,
ricevendo piena liberta' di organizzazione, comíera consuetudine della Sfi,
ma con l'unica raccomandazione di coinvolgere gli insegnanti
dell'Universita' Cattolica di Milano retta da padre Agostino Gemelli, i
rapporti con il quale si erano da un pezzo guastati. Il congresso si apre in
un clima di forte tensione per la presenza di relatori antifascisti, critici
verso il nuovo clima politico inaugurato dalle "leggi fascistissime", e del
sacerdote scomunicato Ernesto Buonaiuti, modernista, la cui inclusione tra i
relatori e' causa del ritiro del gruppo neoscolastico della Cattolica di
Milano. Le forti reazioni suscitate dalla relazione di De Sarlo,
interpretata da Armando Carlini come apertamente critica verso il regime,
determinano l'intervento del prefetto, che impone lo scioglimento del
congresso e avvia provvedimenti disciplinari nei confronti di Martinetti,
successivamente ritirati per l'intervento di amici e colleghi.
Del settembre dello stesso anno, 1926, e' il fiero discorso agli studenti
universitari canavesani convenuti a Castellamonte su invito dello studioso
Alessandro Favero, e del 1928 e' il capolavoro della maturita', La liberta'.
La chiusura dei conti col regime fascista avviene nel 1931, quando
Martinetti rifiuta di prestare il giuramento secondo la nuova formula che
richiede l'esplicita devozione al regime, oltre che al re e alle leggi, a
cui si limitava la precedente formula del 1924. "Ho prestato il giuramento
richiesto quattro anni orsono - scrive Martinetti nella nota lettera al
ministro Giuliano - perche' esso vincolava solo la mia condotta di
funzionario: non posso prestare quello che oggi mi si chiede, perche' esso
vincolerebbe e lederebbe la mia coscienza". Su piu' di 1200 docenti
universitari solo 11, oltre a Martinetti, rifiutarono di prestare
giuramento: Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio
Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Bartolo Negrisoli,
Francesco e Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra.
Persa la cattedra e rinunciato a tutti gli incarichi di studio e ricerca,
nei primi mesi del 1932 Martinetti si ritira a vivere nell'amata casa di
Spineto, dove lo raggiunge succcessivamente la sorella Teresa. A torto
sospettato di attivita' antifascista, subisce nel 1935 l'arresto
trascorrendo alcuni giorni nelle Carceri nuove di Torino.
*
Gli anni del ritiro
L'impegno piu' rilevante degli anni del ritiro e' la collaborazione alla
"Rivista di filosofia", di cui e' il vero ispiratore in tutti gli anni '30
(direttore ne e' Luigi Fossati). Caratterizzata da uno spiccato rigore
critico, aperta alla cultura europea (e a correnti come la fenomenologia e
l'empirismo logico), in un clima intellettuale conformistico, la Rivista
ospita gli studi di Bobbio su Husserl e Scheler, di Geymonat sul circolo di
Vienna, e pubblica numeri monotematici su Spinoza, Ardigo', Hegel, Green,
Schuppe, Spir.
Nel 1934 appare nelle edizioni della Rivista l'ultima opera di grande
impegno di Martinetti, pubblicata a proprie spese, Gesu' Cristo e il
Cristianesimo. Condannata dalla Congregazione dell'Indice (l'opera contiene
una durissima requisitoria contro il cattolicesimo), l'autorita' fascista
provvede all'immediato sequestro. Cosi' Martinetti racconta l'evento alla
sorella Teresa in una lettera dell'agosto 1934: "Il mio 'Cristo' e' stato
provvisoriamente sospeso dalla censura. Alle 9 del 3 agosto era giunto il
permesso; alle 17 venne l'ordine di sospendere la distribuzione. E da allora
in poi, silenzio. Si vede che il prefetto di Milano, per paura, ha mandato
il libro a Roma: e la' non si fanno premura di decidere. Ma per fortuna io
nella giornata del 3 feci spedire il libro ai 400 sottoscrittori e misi al
sicuro le altre 900 copie".
Cosi' l'amico Michelangelo Giorda descrive le abitudini di Martinetti negli
anni di Spineto: "In quella casa di Spineto egli viveva una vita veramente
spartana: molto mattiniero, estate ed inverno, Martinetti si coricava presto
alla sera dopo una giornata di lavoro metodico e intenso. Scriveva in piedi
su di un tavolo regolato alla sua statura (...), sedendosi di tratto in
tratto quando si trattava di consultare o di leggere. Negli ultimi anni
scendeva regolarmente in paese nelle prime ore del pomeriggio e lo faceva
per visitare qualche raro amico o per recarsi ad impostare e a ritirare
pacchi e pacchi di libri. Riceveva pochi conoscenti e qualche studente o
studioso venuto espressamente per consigliarsi o per consultare la sua
biblioteca".
Nel 1941 la salute peggiora a causa dell'arteriosclerosi; nel 1943 e'
colpito da infarto e si spegne a Cuorgne' il 23 marzo 1943.
Lascia eredi di parte dei manoscritti e della sua ricca biblioteca, fra le
piu' consistenti e preziose biblioteche private del tempo, Nina Ruffini,
Gioele Solari e Cesare Goretti. La Biblioteca e' stata conferita nel 1955
alla "Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica e
religiosa" di Torino ed e' oggi custodita nel palazzo del Rettorato
dell'Universita' di Torino, presso la Biblioteca della Facolta' di Lettere e
Filosofia.

5. LIBRI. AUGUSTO ILLUMINATI PRESENTA "IL PROFETA GIUSEPPE" DI MASSIMO
CAMPANINI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 giugno 2007, con il titolo "Il
monoteismo, l'invenzione di un mito" e il sommario "Il profeta Giuseppe.
Monoteismo e storia nel Corano, un saggio dello studioso di Islam Massimo
Campanini per la casa editrice Morcelliana".
Augusto Illuminati, nato a Perugia nel 1937, e' docente di filosofia
politica all'Universita' di Urbino; tra le sue molte opere segnaliamo
particolarmente Sociologia e classi sociali, Einaudi, Torino 1967, 1977;
Kant politico, La Nuova Italia, Firenze 1971; Lavoro e rivoluzione,
Mazzotta, Milano 1974; Rousseau e la fondazione dei valori borghesi, Il
Saggiatore, Milano 1977; Classi sociali e crisi capitalistica, Mazzotta,
Milano 1977; Gli inganni di Sarastro, Einaudi, Torino 1980; La citta' e il
desiderio, Manifestolibri, Roma 1992; Esercizi politici. Quattro sguardi su
Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994.
Massimo Campanini insegna nelle Universita' di Milano e Urbino, ha curato
fondamentali edizioni italiane di opere di alcuni dei piu' grandi pensatori
islamici. Tra le opere di Massimo Campanini: La Surah della Caverna.
Meditazione filosofica sull'Unicita' di Dio, La Nuova Italia, Firenze 1986;
La teoria del socialismo in Egitto, Centro Alfarabi, Palermo 1987;
L'Intelligenza della fede. Filosofia e religione in Averroe' e
nell'Averroismo, Lubrina, Bergamo 1989; introduzione, traduzione e note a
Averroe', Il Trattato Decisivo, Rizzoli, Milano 1994; introduzione,
traduzione e note a al-Farabi, La citta' virtuosa, Rizzoli, Milano, 1996;
introduzione, traduzione e note a Averroe', L'Incoerenza dell'incoerenza dei
filosofi, Utet, Torino 1997; Islam e politica, Il Mulino, Bologna 1999,
2003; introduzione, traduzione e note a al-Ghazali, Le perle del Corano,
Rizzoli, Milano 2000; introduzione, traduzione e note a Avempace, Il regime
del solitario, Rizzoli, Milano 2002 (in collaborazione con A. Illuminati);
Introduzione alla filosofia islamica, Laterza, Roma-Bari 2004; Il Corano e
la sua interpretazione, Laterza, Roma-Bari 2004; introduzione, traduzione e
note ad al-Ghazali, La bilancia dell'azione ed altri scritti, Utet, Torino
2005; (a cura di), Dizionario dell'Islam, Rizzoli, Milano 2005; Il pensiero
islamico contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2005; Storia dell'Egitto
contemporaneo, Edizioni Lavoro, Roma 2005; Storia del Medio Oriente.
1798-2005, Il Mulino, Bologna 2006; Il profeta Giuseppe. Monoteismo e storia
nel Corano, Morcelliana, Brescia 2007]

Un criterio empirico approssimativo per valutare uno studioso di Islam e'
vedere cosa ne pensa il vicedirettore del "Corriere della Sera". Se lo loda
possiamo tranquillamente ignorarlo; se lo critica possiamo prenderlo
attentamente in esame per una valutazione piu' ravvicinata. E' questo
sicuramente il caso di Massimo Campanini, coinvolto nelle solite
esternazioni dell'esimio vicedirettore del "Corriere della Sera", ma che e'
ben noto per i suoi studi approfonditi sulla storia della filosofia politica
islamica classica e moderna. In questo agile volumetto (Il profeta Giuseppe.
Monoteismo e storia nel Corano, Morcelliana, pp. 122, euro 12) affronta un
tema piuttosto particolare, la sura coranica dedicata al profeta Giuseppe,
una delle figure bibliche che piu' hanno impressionato Maometto e che sono
state oggetto assai precoce di interpretazione allegorica.
Nella prima parte del saggio Campanini illustra come la storia biblica di
Giuseppe, venduto come schiavo dai fratelli e poi salito grazie alle sue
doti di interprete dei sogni a massimo dignitario in Egitto, abbia il fine
di magnificare il destino storico di Israele e la sua vocazione a dominare
le terre fra il Nilo e l'Eufrate; in questo processo Dio prende
consapevolezza di se stesso, Yhwh si fidanza con Israele cosi' che questo
diventa il popolo eletto e Dio si afferma come unico. Si tratta
probabilmente di un mito costruito a posteriori, sulla base del folklore
popolare mediorientale, per conferire continuita' alla tormentata storia
dello Yahwismo, cioe' della lenta affermazione del monoteismo a partire
dalla contrapposizione fra un dio tribale di Israele e una pluralita' di dei
del contesto circostante, processo che si conclude solo con il ritorno
dall'esilio babilonese (VI secolo a. C.), che aveva rafforzato l'identita'
nazional-religiosa del popolo ebraico.
Sull'adozione del monoteismo influi' certamente l'esperimento del faraone
Akhenaton, che nel XIV secolo a. C. aveva imposto, per ragioni
teologico-politiche, un culto solare unico del dio Aton, radicalizzando e
spiritualizzando tendenze precedenti. Il faraone diede in moglie a Giuseppe
proprio la figlia di un sacerdote del dio solare Ra, precedente immediato di
Aton. Sembra che le difficolta' incontrate dagli ebrei in Egitto (vi erano
pervenuti probabilmente mescolati agli Hyksos) siano connesse alla
persecuzione che agli "eretici" monoteisti furono inflitte dai Ramessidi,
successori di Akhenaton.
Segue l'interpretazione della sura 12, Yusuf, del Corano, che viene tradotta
integralmente con i principali commenti di al-Tabari, al-Zamakhsari e dei
due Jalal, nonche' le annotazioni dello stesso Campanini. Qui la storia di
Giuseppe e' ovviamente scissa completamente dal destino del popolo ebraico e
viene intesa come magnificazione dell'onnipotenza e unicita' di Dio.
L'unita' tematica e linguistica del testo, che instaura un fecondo circolo
ermeneutico con l'interprete (secondo l'approccio antidogmatico di Hasan
Hanafi), pone in luce alcuni tratti originali della figura di Giuseppe:
innanzi tutto, a differenza del testo biblico, egli ha qualita' e poteri
profetici, e' disvelatore e propagandista della Verita', infine e' simbolo
della virtu' che si oppone alle tentazioni.
La lettura della mancata seduzione e successiva calunnia di Zulaykha, moglie
del dignitario Potifar, va molto al di la' di un episodio familiare
all'iconografia barocca, anche per l'aggiunta di una scena in cui le amiche
di Zulaykha si feriscono le mani al vedere la bellezza dell'uomo di cui
sanno perfettamente l'innocenza. Il mistico persiano Jami, nel suo poema
Yusuf e Zulaykha interpreta tale scena come effetto della contemplazione
della bellezza divina e le donne come mistici teopatici che si perdono
nell'estasi sacra.
A sorprendente conclusione del poema la tenacia seduttiva di Zulaykha,
purificata dall'amore divino, e la castita' di Yusuf, cara a Dio ma non
obbligatoria, trionfano in un tardivo matrimonio. In complesso, mentre nel
Giudaismo Dio cresce nella storia e prende coscienza di se' attraverso
l'Israele storico, nell'Islam Dio e' Egli stesso storia e la vicenda di
Giuseppe non suggella ma taglia in due la storia, la apre al futuro.

6. LETTURE. GIOVANNI GUASTINI: TAV IN VAL DI SUSA. LE RAGIONI DI UNA LOTTA
Giovanni Guastini, Tav in Val di Susa. Le ragioni di una lotta, Centro di
documentazione - Massari Editore, Pistoia - Bolsena (Viterbo) 2006, pp. 144,
euro 8. E' un'edizione ampliata di un opuscolo gia' edito un mese prima dal
Centro di documentazione di Pistoia, e che gia' abbiamo segnalato sul nostro
foglio come "una utile raccolta di materiali di documentazione e riflessione
che illustrano ed approfondiscono le ragioni dell'opposizione popolare a
un'opera devastante". Per richieste alla casa editrice: Massari Editore,
casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito:
www.enjoy.it/erre-emme

7. LETTURE. MONICA MASSARI: ISLAMOFOBIA
Monica Massari: Islamofobia. La paura e l'islam, Laterza, Roma-Bari 2006,
pp. XXII + 154, euro 10. Un utile saggio sociologico che unisce gli esiti di
una ricerca condotta dall'autrice incontrando donne e uomini musulmani in
varie citta' italiane a un'adeguata rimeditazione della piu' rigorosa
letteratura accademica e dei principali documenti istituzionali italiani ed
internazionali. Con una prefazione di Renate Siebert.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 139 del 3 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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