Minime. 123



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 123 del 17 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Rahmatullah Hanefi, o dell'umanita'
2. Enzo Bianchi presenta "Giordano Bruno. Il teatro della vita" di Michele
Ciliberto
3. Elena Loewenthal presenta quattro romanzi di Sami Michael, Naomi
Aldermann, Icchokas Meras, Saul Israel
4. Mariuccia Ciotta presenta "Persepolis" di Marjane Satrapi
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. MONDO. RAHMATULLAH HANEFI, O DELL'UMANITA'
[Rahmatullah Hanefi (Rahmat per le persone amiche), manager dell'ospedale di
Emergency a Lashkargah, artefice fondamentale della salvezza della vita di
Gabriele Torsello e di Daniele Mastrogiacomo, e' stato sequestrato dai
servizi segreti afgani il 20 marzo 2007]

Emergency comunica che Rahmatullah Hanefi e' stato prosciolto da tutte le
accuse che proditoriamente gli erano state rivolte, e' attualmente
ricoverato in ospedale e presto tornera' libero.
Salvare le vite e' un diritto e un dovere.
E' un crimine la guerra, e' un crimine il terrorismo, e' un crimine uccidere
gli esseri umani.

2. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "GIORDANO BRUNO. IL TEATRO DELLA VITA" DI
MICHELE CILIBERTO
Dal supplemento settimanale del quotidiano "La stampa" "Tuttolibri" del 9
giugno 2007 riprendiamo la seguente recensione li' apparsa col titolo
"Giordano Bruno oltre gli schemi" e il sommario "La complessita' della sua
persona e del suo pensiero in un saggio di Ciliberto: una vita
travagliatissima nel 'teatro' dell'Europa del Cinquecento, un ingegno
poliedrico e scomodo", disponibile anche nel sito www.lastampa.it
Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito
www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a
Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della
comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di
Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica
ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista
biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista
internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte
lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della
Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi.
Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere
di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi,
Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di
Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola,
Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990;
Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc
dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte,
Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei,
Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da
forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997;
Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997;
Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio,
Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il
Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli
uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un
rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce,
Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita
interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo,
Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e
sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni.
Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del
2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non
siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon,
2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli,
2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006.
Michele Ciliberto e' docente alla Scuola normale superiore di Pisa, dal cui
sito riprendiamo la seguente scheda: "Michele Ciliberto, professore
ordinario di Storia della filosofia moderna e contemporanea, prorettore agli
archivi e alle biblioteche, direttore de Le Edizioni della Normale,
direttore del Signum - centro di ricerche informatiche per le discipline
umanistiche. Si e' formato nella Facolta' di Lettere e Filosofia
dell'Universita' di Firenze, alla scuola di Cesare Luporini ed Eugenio
Garin, sotto la cui guida si e' laureato nel 1968 con una tesi sulla fortuna
di Machiavelli. Subito dopo la laurea ha lavorato come borsista presso il
Lessico intellettuale europeo diretto da Tullio Gregory. Nominato nel 1971
assistente alla cattedra di Storia della filosofia della Facolta' di Lettere
dell'Universita' di Firenze, ha insegnato a vario titolo prima nella stessa
universita', poi in quelle di Trieste e di Pisa, dove ha diretto, dal 1996
al 2002, il Dipartimento di Filosofia. Dal 2002 insegna alla Scuola Normale
Superiore, dove e' titolare della cattedra di Storia della filosofia moderna
e contemporanea. E' Prorettore con delega agli Archivi e alle Biblioteche,
dirige le Edizioni della Normale e il Centro di ricerche informatiche per le
discipline umanistiche Signum. Presidente dal 1996 dell'Istituto Nazionale
di Studi sul Rinascimento, nel 1999 e' stato eletto presidente del Comitato
nazionale per le celebrazioni di Giordano Bruno. Dal 1998 e' Presidente di
Iris - Associazione di Biblioteche Storico-Artistiche e Umanistiche di
Firenze. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Firpo.
Dirige la rivista "Rinascimento", oltre a far parte del comitato scientifico
della "Rivista di storia della filosofia", di "Dianoia" e di "Studi
storici". Ha curato l'edizione di diverse opere di Giordano Bruno. I suoi
interessi di studio e di ricerca si sono concentrati anzitutto in tre
ambiti: 1. La storia della filosofia del Rinascimento, con particolare
riguardo al pensiero di Giordano Bruno; 2. la storia dell'interpretazione e
degli studi sul Rinascimento; 3. la filosofia contemporanea, con particolare
riferimento a quella italiana. Suoi lavori sono stati tradotti in tedesco,
francese, spagnolo, polacco, russo e giapponese". Tra le opere di Michele
Ciliberto: Il Rinascimento. Storia di un dibattito, 1988; seconda edizione;
Intellettuali e fascismo, 1977; Lessico di Giordano Bruno, 1979; Filosofia e
politica nel Novecento Italiano, 1982; La ruota del tempo. Interpretazione
di Giordano Bruno, Editori Riuniti, Roma 1992, 2000; Giordano Bruno,
Laterza, Roma-Bari 1992, 2007; Introduzione a Bruno, Laterza, Roma-Bari
1996, 2006; Giordano Bruno, Istituto Poligrafico dello Stato, 1996; Umbra
profunda. Studi su Giordano Bruno, Storia e Letteratura, 1999; Figure in
chiaroscuro. Filosofia e storiografia nel Novecento, Storia e Letteratura,
2001; L'occhio di Atteone. Nuovi studi su Giordano Bruno, Storia e
Letteratura, 2002; (con Nicoletta Tirinnanzi), Il dialogo recitato. Per una
nuova edizione del Bruno volgare, Olschki, 2002; Pensare per contrari.
Disincanto e utopia nel Rinascimento, Storia e Letteratura, 2005; (con
Vannino Chiti), Un'idea dell'Italia. Dialogo fra un politico e un filosofo,
Polistampa, 2005; Giordano Bruno. Il teatro della vita, Mondadori, 2007]

Affascinante e scomoda figura, quella di Giordano Bruno: a dispetto della
poliedricita' del suo ingegno, ha finito ben presto per essere trasformata
in stereotipo a partire dall'una o dall'altra dimensione del suo pensiero e
del suo agire. Una figura che ha attraversato l'Europa della seconda meta'
del XVI secolo come una scheggia impazzita, prima di finire tra le fiamme
dell'Inquisizione sul patibolo di Campo de' Fiori a Roma. Cosi' l'Ottocento
laicista ne ha fatto il campione del libero pensiero, vittima
dell'oscurantismo della Chiesa, mentre il secolo scorso, nel suo
contrapporlo alla Chiesa cattolica ne ha evidenziato piuttosto l'aspetto del
filosofo ermetico. Ma gia' nel corso della sua travagliatissima esistenza
non dev'essere stato facile per nessuno dei suoi interlocutori collocare
Giordano Bruno entro schemi predeterminati.
Giovane e perspicace teologo domenicano, fugge dal convento di Napoli prima
che alcune sue posizioni eterodosse vengano perseguite come eretiche, ma il
suo abbandono dell'ordine religioso di appartenenza non significa per cio'
stesso il suo passaggio ad altri lidi confessionali. Accostatosi al
calvinismo a Ginevra, ne verra' estromesso e contrasti analoghi conoscera'
in Germania con il ramo luterano della Riforma; attraversato da folate di
desiderio di essere riammesso nella Chiesa cattolica rifiutera' pero' l'idea
di venir reintegrato nell'ordine domenicano, di cui tuttavia non disdegnera'
di riprendere l'abito quando cio' gli si rivelera' utile; appassionato di
Erasmo, ne oltrepassera' il pensiero fino a stravolgerlo su diversi aspetti;
attirato nella scia di Copernico, ne superera' la teoria fino a ipotizzare
il carattere infinito dell'universo; astuto vagabondo per mezza Europa come
preda braccata finira' per gettarsi nelle braccia dell'Inquisizione attratto
dalla prospettiva di poter insegnare a Padova...
Siamo allora di fronte a una sorta di "eccesso" del pensiero del quale ci si
dovrebbe accontentare di cogliere la forza abbagliante e subito bruciata,
come un fuoco d'artificio nell'oscurita' della notte? In parte forse si',
anche se il ribollire di idee e di cambiamenti che animava il suo tempo -
dalla riforma protestante alle teorie di Galileo, dalla rivoluzione
copernicana all'invenzione della stampa a caratteri mobili, fino
all'introduzione di un nuovo calendario nell'Occidente cattolico - dovrebbe
fornirci un tessuto culturale sufficientemente variegato per farci cogliere
meglio quanto Bruno, pur originalissimo, fosse anche figlio del suo tempo.
Proprio per questa complessita' risulta preziosa un'opera monografica come
quella che Michele Ciliberto dedica a Giordano Bruno. Il teatro della vita
(Mondadori, pp. 556, euro 30): innanzitutto perche' l'autore e' uno dei piu'
competenti studiosi del Rinascimento italiano e del filosofo nolano in
particolare, poi perche' ricostruisce l'itinerario della vita e del pensiero
di Bruno anche attraverso quanto lo stesso ex-domenicano narra di se' nei
propri scritti e nelle deposizioni di fronte al tribunale dell'Inquisizione:
ma questa ricostruzione basata su una sorta di "autobiografia" non e'
un'ingenua assunzione di quanto un filosofo brillante e sicuro di se'
afferma; anzi, Ciliberto e' consapevole che "l'autobiografia, oltre a
supporre una speciale coscienza del se', mira a sua volta a costruire e a
diffondere un'immagine dell'autore imperniata sulla selezione di momenti ed
eventi della propria vita coerenti con l'immagine che egli vuol presentare".
Questa consapevolezza nei confronti della persona oggetto dello studio
consente di fruire di determinate rivelazioni e, nel contempo, di conservare
una distanza critica. Cosi' il Ciliberto coglie (e fa cogliere al lettore)
come "l'energia affabulatrice della prosa di Bruno sta precisamente nella
sua capacita' di riuscire a dare senso e significato universale anche ad
eventi minimi della sua vita personale, annodando nel vivo dell'esperienza
biografica sia microcosmo che macrocosmo, attraverso l'azione selettiva - e
al tempo stesso potenziatrice - della memoria".
Riletto con la chiave interpretativa della vita vissuta e narrata come
"teatro" da parte del protagonista che sente di aver avuto in sorte un
destino straordinario, l'itinerario filosofico e spirituale di Bruno e'
restituito con grande forza evocatrice. Bastino per tutte le coinvolgenti
pagine sul "Cristo traditore" che mostrano un Giordano Bruno quasi vittima
del suo folle innamoramento per Cristo in gioventu': un amore totalizzante
che lo porta a rigettare ogni immagine di santi per conservare il solo
Crocifisso, ma che - una volta deluso dal suo "modello religioso da imitare
sul piano personale, etico e civile" - lo portera' a distogliere
sprezzantemente il capo quando, sul punto di essere arso vivo come eretico,
gli verra' mostrato proprio un Crocifisso da baciare a invocazione estrema
di salvezza per la sua anima.

3. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA QUATTRO ROMANZI DI SAMI MICHAEL, NAOMI
ALDERMANN, ICCHOKAS MERAS E SAUL ISRAEL
[Dal supplemento settimanale del quotidiano "La stampa" "Tuttolibri" del 19
maggio 2007 riprendiamo la seguente recensione disponibile anche nel sito
www.lastampa.it col titolo " In quanti modi scrive Israele".
Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a
Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce
letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio
speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa"
e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il
rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti
e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del
premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena
Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini
& Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani,
Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le
altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi
ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal
III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando
l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis
Ginzberg.
Sami Michael e' nato a Bagdad nel 1926. Da studente e' membro attivo di un
gruppo clandestino in lotta contro l'oppressivo regime iracheno e per questo
nel 1948 e' costretto a fuggire in Iran. Da qui, un anno dopo, per evitare
l'estradizione va in Israele. Per venticinque anni lavora per il Ministero
dell'agricoltura occupandosi delle risorse idriche al confine con la Siria.
Ha studiato letteratura araba e psicologia all'Universita' di Haifa.
Dall'Universita' di Gerusalemme ha ricevuto una laurea honoris causa. E'
presidente dell'Associazione israeliana per i diritti dell'uomo e candidato
al Premio Nobel per la letteratura. Opere di Sami Michael: Una tromba nello
uadi, La Giuntina, Firenze 2006; Victoria, La Giuntina, Firneze 2007.
Naomi Aldermann e' nata a Londra nel 1974 ed e' cresciuta in una comunita'
ortodossa. Opere di Naomi Aldermann: Disobbedienza, Nottetempo, 2007.
Su Icchokas Meras dal sito www.lituania2007.eu riprendiamo la seguente
scheda: "Icchokas Meras (nato l'8 ottobre 1934 a Kelme): prosatore,
sceneggiatore. Ha arricchito la letteratura lituana con innovativi
procedimenti narrativi e ha approfondito le riflessioni sulla tragedia
dell'Olocausto, mettendo in luce il suo significato universale per
l'umanita'. Figlio di genitori ebrei che furono fucilati fu accolto da una
famiglia di braccianti lituani. Ha lavorato come ingegnere e, in seguito,
come redattore presso gli studi cinematografici della Lituania. Nel 1972 e'
emigrato in Israele, dove ha insegnato nei college scientifico-tecnici. Nel
periodo della sua emigrazione e' stato uno scrittore proibito nell'Unione
Sovietica, mentre all'estero le sue opere sono state premiate piu' volte da
varie giurie internazionali. Prima dell'emigrazione ha pubblicato in
Lituania alcune raccolte di novelle, il cui motivo dominante era
l'esperienza dell'Olocausto, e i romanzi Lygiosios trunka akimirka (Il
pareggio dura un attimo, 1963), Ant ko laikosi pasaulis (Su che cosa poggia
il mondo, 1965), Menulio savaite (La settimana della luna, 1971), che hanno
introdotto per la prima volta il tema dell'Olocausto nella letteratura
lituana, e in seguito nella letteratura russa, nonche' in altre letterature
dei paesi dell'ex Unione Sovietica. L'attivita' letteraria di Icchokas Meras
nel suo insieme si e' caratterizzata all'opposto degli standard letterari
correnti, come il lirismo tradizionale e la realta' quotidiana. Nelle sue
opere i fatti storici vengono trattati secondo le regole di una
rappresentazione convenzionale, mentre nel delineare i caratteri dei
personaggi prevale una motivazione non psicologica, ma filosofica. Le idee
dello scrittore, per i suoi contenuti, si avvicinano all'esistenzialismo
francese: si riflette sui temi della ribellione contro l'assurdita' del
mondo, della responsabilita' personale, della solidarieta' e della liberta'
spirituale. La razionalita' pero' non soffoca la carica emotiva dei suoi
testi: il lettore infatti ne rimane profondamente coinvolto. Sul piano
internazionale un riconoscimento piu' ampio e' stato ottenuto dal romanzo
Lygiosios trunka akimirka (Il pareggio dura un attimo), gia' tradotto in una
ventina di lingue e ancora in catalogo presso gli editori. In questo romanzo
viene rappresentata la vita del ghetto di Vilnius alla vigilia della sua
soppressione nel 1943. Lo scrittore crea un suggestivo parallelo tra figure
del Vecchio Testamento e gli abitanti del ghetto, dando ai personaggi
principali nomi biblici, Abramo ed Isacco, e li mette alla prova calandoli
in situazioni estreme e di sacrificio. La parabola del sacrificio di Isacco
funge nel romanzo da modello di comportamento per uomini di diverse
nazionalita': nell'incrociarsi dei loro destini si scorge la comunanza
dell'esistenza umana indipendentemente dall'appartenenza etnica o temporale.
La trama si sviluppa su tre piani: la partita a scacchi, la storia d'amore
tra due giovani e i destini dei figli di Abramo Lipman. Vilnius, citta'
multiculturale, viene presentata come un crogiuolo di famiglie di varia
nazionalita', dove tornano a vivere i messaggi del racconto biblico e si
manifestano i miracoli dell'umanita'. Lo stile narrativo si distingue per
una estrema suggestione e una particolare originalita' grazie allo sguardo
dell'autore e all'inusuale strutturazione del linguaggio, alla presenza di
un ritmo nascosto e alla poeticita' di alcune ripetizioni, infine a un
diretto rimando alla Bibbia e al Cantico dei cantici di Sholem Aleykhem.
L'uscita dei romanzi, appartenenti al periodo dell'emigrazione, ha provocato
non poche discussioni intorno alla questione dei limiti di eroticita', dei
rapporti tra l'arte e la moralita'. Il piu' importante romanzo surrealista
della letteratura lituana Striptizas, arba Paryzius-Roma-Paryzius
(Striptease o Parigi-Roma-Parigi, 1971) si sviluppa seguendo il concetto
della prosa strutturata sui movimenti musicali. Il romanzo Sara (Sara, 1982)
e' stato il primo in assoluto nella letteratura lituana a svelare, senza
alcuna restrizione morale, il dramma dell'esistenza femminile. I racconti di
Icchokas Meras, ritenuto uno dei piu' grandi rappresentanti del genere
novellistico lituano della seconda meta del Novecento, sono inclusi in tutte
le antologie importanti dedicate alla letteratura lituana".
Dalla pagina web dedicata a Saul Israel curata dal figlio Giorgio Israel
(http://giorgio.israel.googlepages.com/saulisrael) riprendiamo la seguente
scheda: "Saul Israel nacque a Salonicco (Grecia, allora parte dell'Impero
Ottomano) il 27 aprile 1897 da Yakov e Luna Nehama. La comunita' ebraica di
Salonicco, alla quale apparteneva, era all'epoca la piu' numerosa comunita'
sefardita del Mediterraneo e costituiva il 70% della popolazione della
citta'. Si trattava quindi di un minuscolo "stato ebraico", che viveva con
una relativa autonomia, consentita dalla tolleranza dell'Impero Ottomano, e
che aveva conservato in modo quasi perfetto le tradizioni, la lingua, i
costumi e i canti della Spagna del Medioevo, dopo che gli ebrei erano stati
cacciati nel 1492 dall'editto di espulsione dei 'Re Cattolici'. Molte
famiglie conservavano ancora, con intatta nostalgia, le antiche chiavi delle
case di Spagna. Nella famiglia di Saul Israel, l'educazione religiosa era
rigorosa e completa, ma al tempo stesso impregnata di un misticismo pieno di
poesia e da una considerevole liberalita' sul piano dei precetti. Egli era
nipote di un famoso rabbino, Yehuda Nehama, che fu il fondatore in Oriente e
l'animatore delle attivita' dell'Alliance Israelite Universelle (fondata in
Francia dal ministro Cremieux), ovvero dal movimento umanistico ebraico
moderno. Fece i suoi studi nelle scuole francese, tedesca e italiana di
Salonicco (il preside di quest'ultima era Alarico Buonaiuti, fratello di
Ernesto Buonaiuti, il fondatore in Italia del movimento cattolico
modernista). Nel 1916 venne a Roma per compiere i suoi studi universitari di
medicina e in seguito specializzarsi nelle scienze biologiche, con
l'intenzione di ritornare a Salonicco per esercitare la professione.
L'incendio che qualche anno dopo distrusse del tutto il quartiere ebraico di
Salonicco fu l'inizio della dispersione della comunita'. La sua famiglia,
privata delle case, tutte distrutte, e di una buona parte dei beni, emigro'
in gran parte a Parigi, trasferendovi quel che restava delle attivita'
commerciali. Saul Israel decise allora di restare in Italia, chiese e
ottenne la nazionalita' italiana nel 1919, presto' il servizio militare, e,
dopo la laurea in medicina, esercito' brevemente la professione di medico
condotto. Studio' e lavoro' anche a Parigi (dove risiedeva gran parte della
famiglia). Qui lavoro' soprattutto nel reparto di urologia dell'Hopital
Lariboisiere, come assistente del chirurgo Marion. Enrico Sereni (biologo,
fratello del futuro dirigente comunista Emilio e del militante sionista
Enzo), cui era legato da profonda amicizia, lo introdusse alla ricerca
universitaria. Divenne assistente e quindi primo aiuto del celebre biologo
Giulio Fano presso l'Istituto di Fisiologia Generale dell'Universita' di
Roma. Sostitui' il Fano nelle funzioni di insegnamento e di direzione
dell'Istituto di Fisiologia Generale negli ultimi quattro anni di vita di
questi, durante i quali la malattia lo aveva limitato nelle sue funzioni. In
questo periodo lavoro' anche a Parigi presso l'Istituto di Fisiologia
Generale diretto dal professor Lapicque. Fece conoscere in Italia la tecnica
della cronassia (inaugurata dal Lapicque e allora all'avanguardia), e la
sviluppo' in numerosi lavori scientifici. Fu anche segretario della Societa'
Italiana di Biologia Sperimentale ed uno dei principali organizzatori del
Congresso Internazionale di Biologia di Roma nel 1924. La morte di Giulio
Fano, nel 1930, interruppe la sua carriera. L'intento di questi di fargli
vincere una cattedra, a partire dalla quale egli sarebbe dovuto succedere al
Fano medesimo, non ebbe seguito a causa del mutamento sempre piu' marcato
della situazione politica. Successore alla cattedra di Giulio Fano fu invece
Sabato Visco, "scienziato" di punta del regime fascista, antisemita
dichiarato, che di li' a poco si sarebbe distinto come il principale
redattore (assieme a Nicola Pende) del Manifesto per la Difesa della Razza e
come redattore della rivista 'La Difesa della Razza' e soprattutto come capo
dell'Ufficio Razza del Ministero della Cultura Popolare. A causa del clima
insostenibile che si era creato nell'Istituto dopo la venuta del Visco, fu
costretto a rassegnare le dimissioni dall'Universita' nel 1936. Fino alla
morte esercito' la professione di medico, con l'eccezione del periodo delle
leggi razziali e dell'occupazione nazista a Roma (1938-'45), durante il
quale fu privato della nazionalita' italiana e quindi persino del diritto a
lavorare fra correligionari, concesso agli ebrei italiani. In questo
periodo, durante il quale lavoro' clandestinamente come medico privato e
analista - aiutato dalla futura moglie, Anita Contini, chimica, gia'
assistente di Nicola Parravano - scrisse la maggior parte dei suoi romanzi.
A contatto con le scienze biologiche e con una formazione culturale
umanistica, il suo ebraismo subi' un'evoluzione laica. Fin dal suo arrivo in
Italia, era entrato a contatto con Ernesto Buonaiuti (cui era stato
presentato dal fratello Alarico, preside del Liceo italiano di Salonicco) ed
era quindi entrato in una cerchia di studiosi che si raccoglievano
periodicamente a discutere a casa dello stesso Buonaiuti cui partecipavano
Carlo Arturo Jemolo, N. Turchi, A. Millosevich, A. Tilgher, R. Morghen, A.
Donini e molti altri. Fu Segretario del Circolo Universitario di Studi
Storico-Religiosi, animato dal Buonaiuti e redattore del 'Bollettino di
Studi Storico-Religiosi' nonche' della rivista 'Religio'. Testimonianza del
legame con il Buonaiuti e' la dedica che questi gli fece del dattiloscritto
originale delle famose conferenze su 'L'Essenza del Cristianesimo' che
costarono al Buonaiuti la scomunica. Con il Buonaiuti (che lo aiuto' anche
nel periodo delle leggi razziali) conservo' uno stretto rapporto trentennale
di amicizia fino alla morte di quest'ultimo. Ebbe anche un fecondo rapporto
con l'intellettuale cattolico Giulio Salvadori, di cui rievoco' la figura in
una conferenza tenuta dopo la morte e pubblicata dalla rivista 'Studium',
che venne assunta come documento nel processo di beatificazione del medesimo
(come e' testimoniato da una lettera di Agostino Gemelli). Da queste
esperienze nacque in lui l'idea di creare un movimento ebraico laico, avente
come scopo quello di valorizzare i principi fondamentali del pensiero
ebraico, inteso come esperienza religiosa e filosofica, al di fuori da
preoccupazioni confessionali o politiche. Fu questo il programma del Centro
di Studi Ebraici, da lui fondato nel 1947, e che pubblico' per alcuni anni
una rivista di studi storico-religiosi ('Ha-Makor'). Ebbero anche molta
importanza per questa esperienza i suoi rapporti ed il legame di amicizia
con Robert Aron (fratello di Raymond Aron), autore di Les Annees obscures de
Jesus. Fece parte della delegazione del governo italiano alla Conferenza di
Westminster che si tenne a Londra nel 1949. Quel che gli consenti' di far
convivere i differenti aspetti della sua attivita', fu da un lato la visione
storica e laica della religione, e d'altra parte il punto di vista
'culturale' e mai soltanto tecnico della ricerca scientifica. Conosceva un
gran numero di lingue: italiano, spagnolo, portoghese, inglese, tedesco,
francese, ebraico, aramaico, latino, greco, turco. Una parte cospicua dei
suoi scritti e' inedita. Mori' a Roma il 24 gennaio 1981". (segue un elenco
degli scrrtti editi e inediti per cui rnviamo alla pagina web all'inizio
citata da cui abbiamo estratto questa notizia biografica)]

Senza entrare nel merito del dibattito su che cosa sia effettivamente la
letteratura ebraica - degli ebrei? In ebraico? Sugli ebrei?... - certo e'
che la Diaspora ha conferito allo scrivere d'Israele uno spazio formidabile.
Sconfinato nel senso letterale della parola. Per altro verso, la creazione
dello stato d'Israele non ha contratto bensi' dilatato tale spazio, creando
nuovi incroci fra storie, atmosfere, esperienze piu' o meno vissute.
*
Sami Michael e' fra i grandi scrittori d'Israele. E' un uomo attempato e
asciutto, con dentro gli occhi un'infinita pazienza. Il suo ebraico parlato
ha una cadenza lenta e melodica, assai elegante. A chi non conosce questa
lingua, pare di sentire l'arabo: Sami Michael e' infatti nato a Baghdad nel
1926 e, pur vivendo in Israele sin dal 1948, non ha perduto il suo accento.
E' considerato il maggior esponente della letteratura israeliana
"orientale", cioe' non ashkenazita. Victoria, pubblicato da Giuntina
(traduzione di Antonio di Gesu', pp. 365, euro 17) e' un romanzo sulla
Baghdad ebraica del primo Novecento: un luogo traboccante di atmosfere e
sentimenti potenti, di donne sottomesse che pure sanno bene quello che
desiderano. Michael e' maestro nel dare colore e sostanza vitale alla
storia, senza mai cadere nella ridondanza.
*
"Ho riflettuto su due modi di essere: sull'essere gay e sull'essere ebrea.
Hanno un sacco di cose in comune. Intanto non lo scegli, e questa e' la
prima cosa. Se lo sei, lo sei e non c'e' niente che tu possa fare per
cambiarlo". Dalla sottomissione delle donne nella Baghdad ebraica alla
Disobbedienza di Naomi Aldermann, nata a Londra nel 1974, cresciuta in una
comunita' ortodossa. Il suo romanzo, pubblicato da Nottetempo (traduzione di
Mario Baiocchi, pp. 373, euro 18), e' una storia forte, di identita'. Di
sentimenti repressi oppure scoperti, ma sempre in modo traumatico. Ronit, la
voce narrante dalla vita spregiudicata, torna fra le esitanti braccia della
comunita' ortodossa in cui e' nata e cresciuta, per la morte del padre, il
rabbino nonche' illustre guida spirituale. E' respinta e turbata da quel
mondo ma anche da Esti, la moglie del cugino.
*
Icchokas Meras e' nato molto lontano, sia da Israele, dove vive dal 1972.
Non appartiene all'Occidente teoricamente illuminato e non giunge neppure
dall'Oriente esotico. Arriva dalla Lituania: Paese di margine europeo, con
un passato ebraico di grande splendore - non materiale, ovviamente, ma di
studio. Per lui cosi' come per tutti gli ebrei di questa antica e gloriosa
comunita', ci fu l'orrore della Shoah, che lo scrittore visse nel ghetto di
Vilnius. Ora La Giuntina manda in libreria la sua prima opera tradotta in
italiano, Scacco perpetuo (a cura di Ausra Povilaviciute e Vanna Vogelmann,
pp. 178, euro 14). E' una novella ambientata nel ghetto: non una sequenza di
eventi, ma una serie di visioni. La storia si gioca come una fatale partita
a scacchi, dove un realismo estremo e' accompagnato da una prosa sincopata.
*
Con le radici in cielo (Marietti, pp. 258, euro 18) e', ancora una volta, un
romanzo a piu' voci: non parallele, ma in successione di vita. L'autore di
questa triste eppure grandiosa storia fu Saul Israel, nonno di Paolo Israel,
che ha curato l'edizione e apposto una presentazione. Fra l'uno e l'altro,
Giorgio Israel, figlio, padre e giornalista. Ma la vera protagonista di
questo romanzo e' Salonicco, citta' multietnica ante litteram. Qui arrivo'
subito dopo il 1492 e la cacciata dalla Spagna una numerosa comunita'
ebraica che visse e fiori' sino alla Shoah custodendo le antiche tradizioni
sefardite (ladino compreso) ma al tempo stesso facendo da ponte, commerciale
e intellettuale - verso luoghi e tempi lontani.

4. FILM. MARIUCCIA CIOTTA PRESENTA "PERSEPOLIS" DI MARJANE SATRAPI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 maggio 2007.
Mariuccia Ciotta e' giornalista del quotidiano "Il manifesto"; e' altresi'
acuta studiosa di cinema e autrice di innumerevoli articoli e saggi, sovente
illuminanti.
Su Marjane Satrapi dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la
seguente scheda: "Marjane Satrapi (Rasht, 22 novembre 1969) e' una
fumettista e illustratrice iraniana contemporanea. Passa l'infanzia a
Tehran, cresciuta in una famiglia di idee progressiste; frequenta il Lycee
Francais locale e, da bambina, e' testimone del travagliato processo che
portera' l'Iran da monarchia a repubblica teocratica, passando per la
rivoluzione islamica. La madre di Marjane e' bisnipote di Nasser-al-Din
Shah, scia' di Persia dal 1848 al 1896. Tuttavia, la stessa Marjane Satrapi
nota come 'i re della dinastia Qajar... avevano centinaia di mogli, le quali
hanno partorito migliaia di bambini; se si moltiplica il numero di tali
bambini per le generazioni si ottengono, non so, da dieci a quindicimila tra
principi e principesse. Non c'e' nulla di particolarmente eccezionale in
tutto questo'. Nel 1983 i genitori di Marjane, allora quattordicenne,
decidono di mandarla a Vienna, in Austria, allo scopo di tenerla lontana da
un regime divenuto sempre piu' oppressivo, in particolare verso le donne.
Secondo quanto narrato nell'autobiografia a fumetti Persepolis, pubblicata
in Italia da Sperling & Kupfer e in seguito da Lizard, la Satrapi trascorre
nella capitale austriaca gli anni dell'adolescenza (scuole superiori),
tornando poi in Iran per frequentare l'universita'. Li' conosce un ragazzo
di nome Reza, con il quale si sposera'; il matrimonio pero' non dura a
lungo, e dopo il divorzio la Satrapi si trasferisce in Francia. Oggi vive a
Parigi, dove lavora come illustratrice ed autrice di libri per bambini. La
carriera della Satrapi parte dall'incontro con David B., un fumettista
francese, del quale ha adottato lo stile, soprattutto nelle sue prime opere.
La Satrapi ha acquisito fama mondiale grazie alla serie Persepolis, romanzo
a fumetti autobiografico elogiato dalla critica, nel quale descrive la sua
infanzia in Iran e la sua adolescenza in Europa attraverso una serie di
intelligenti quanto avvincenti episodi di vita quotidiana. E' stata
insignita dell premio per il miglior albo all'Angouleme International Comics
Festival del 2004 per il suo Broderies (in Italia Taglia e cuci), pubblicato
l'anno precedente e per il piu' recente Pollo alle prugne. Attualmente cura
per il "New York Times" una colonna illustrata, pubblicata nella sezione
Op-Ed del giornale con frequenza apparentemente irregolare. Nel 2006 la Sony
Pictures Classics ha annunciato che avrebbe trasformato Persepolis in un
film d'animazione, la cui diffusione e' prevista per il 2007. Scritto e
diretto da Vincent Paronnaud assieme alla stessa Satrapi, la pellicola
dovrebbe annoverare tra le sue voci quelle di Chiara Mastroianni, Catherine
Deneuve, Danielle Darrieux, e Simon Abkarian". Dal sito www.mirada.it
riprendiamo la seguente scheda: "Marjane Satrapi e' nata il 22 novembre 1969
a Rasht, sulle rive del mar Caspio. Discendente di una nobile famiglia, ha
avuto un nonno comunista e la madre femminista dai quali ha ereditato la
coscienza politica. Ha passato la sua infanzia a Teheran dove ha conosciuto
la rivoluzione e la guerra contro l'Iraq. Durante la guerra Marjane ha
dovuto lasciare il suo paese mal sopportando il clima instaurato dal nuovo
regime: ha appena 14 anni quando viene mandata a Vienna in un liceo
francese. Tornata in Iran studia Belle arti, ma i suoi progetti sugli eroi,
e soprattutto sulle eroine della mitologia iraniana, non convincono il
regime e deve lasciare di nuovo il suo paese. Dopo aver studiato Arte a
Strasburgo si trasferisce a Parigi, dove tuttora abita. Dal 1977 scrive e
illustra libri per i bambini. Nel 2000 esce il suo primo volume, Persepolis,
in cui racconta la storia del suo paese e di come, ragazzina di nove anni,
ha vissuto la rivoluzione degli anni Ottanta. Nel secondo volume di
Persepolis parla della guerra, dell'esilio e del ritorno. I suoi racconti a
fumetti svelano un mondo in parte sconosciuto adottando una formula di
grande suggestione e aiutano a penetrarlo forse meglio di tanti saggi".
Opere di Marjane Satrapi: Persepolis, L'Association, Paris (tradotto in
Italia da Sperling & Kupfer e Lizard Edizioni), voll. 1-4; (con Lila
Ibrahim-Ouali e Bahman Namwar-Motlag), Sagesse et malices de la Perse, Albin
Michel, Paris 2001; Les monstres n'aiment pas la lune, Nathan, Paris 2001;
(con Jean-Pierre Duffour), Ulysse au pays des fous, Nathan, Paris 2001;
Adjar, Nathan, Paris 2002; Broderies, L'Association, Paris 2003 (in Italia
Taglia e cuci, Lizard); Pollo alle prugne, Sperling & Kupfer, Milano 2005;
Le Soupir, Breal Jeunesse, Rosny-sous-Bois 2004]

Vincera' Marjane Satrapi un posto d'onore nel festival di Cannes n. 60 con
il suo Persepolis, fotogrammi animati in forme polisenso, intreccio di
autobiografia e documento politico. Un film che fa cantare le famose tavole
a fumetti dell'artista iraniana (raccolte in 4 album), insegna con humor la
storia dell'Iran ed esprime il ripudio di ogni integralismo, a cominciare da
quello islamico che costrinse Marjane a fuggire dal suo paese e a rifugiarsi
in Francia.
Persepolis, in corsa per la Palma d'oro, ha suscitato l'ira del ministero
della cultura iraniano che ha consegnato una lettera di protesta
all'ambasciata francese a Tehran. Lettera respinta. Registrato come un film
di denuncia contro i "guardiani della rivoluzione", velo, sessismo,
repressione culturale, Persepolis e' una bomba d'immaginario libero contro
ogni fondamentalismo. Leggero e duro, traccia le sue linee d'inchiostro
seguendo la vita di una bambina, Marjane, che cresce in una famiglia
comunista - nonno e zio uccisi in carcere dallo scia' il primo, dagli
ayatollah il secondo - con la speranza di un nuovo Iran senza piu' sangue.
Ma la guerra con l'Iraq macina bombe e morti che cadono come birilli, le
figurine stilizzate di Satrapi, regista e disegnatrice insieme a Vincent
Paronnaud, autore underground di corti di animazione, che ha guidato
l'artista iraniana alla sua prima regia.
Nel mirino di Marjane, non solo i barbuti martiri dell'Islam che vanno a
caccia di ragazzi e ragazze - arrestati se solo si danno la mano o ascoltano
clandestinamente i Bee Gees - ma anche l'altro integralismo, quello della
croce, che accoglie minacciosa la bambina ribelle spedita dai genitori a
Vienna. Marjane, infatti, affronta la maestra velata, che insegna gli orrori
dello scia' e dimentica quelli islamici, ed e' continuamente ripresa per il
suo modo "sportivo" di portare il velo, le scarpe da ginnastica e l'ironia.
A Vienna l'aspettano le suore arcigne e un clima di intimidazione e di
razzismo. Fugge ancora, e si unisce a una comunita' di punk, ma anche
l'anarchia le sembra al di sotto di un dio che le appare in sogno con la
barba di Marx. Una serie di delusioni amorose - il primo "principe azzurro"
e' gay, il secondo e' infedele, il terzo (il marito iraniano) un
disimpegnato divoratore di film occidentali (bellissime le parodie di alcuni
celebri titoli, tra cui Terminator).
La ragazzina e' sempre piu' irrequieta, stretta tra imperativi, divieti e
maschilismo, confortata da padre e madre (la voce e' di Catherine Deneuve,
la sua e' di Chiara Mastroianni) ma soprattutto da una nonna "guerrigliera"
della morale che la spinge all'eversione, la rimprovera quando Marjanne si
fa delatrice per difendersi dagli integralisti e le insegna le vere bellezze
della tradizione: infilarsi gelsomini nella biancheria intima. L'ormai
adolescente sceglie l'esodo, si sottrae alla depressione e parte per sempre.
Solo poche immagini a colori (Parigi), il resto di Persepolis e' un bianco e
nero folgorante, tutte le sfumature di un carboncino rabbioso che graffia lo
schermo e si affida a piccole sfumature espressive dei volti (un segno per
la bocca, due cerchi per gli occhi). Bianco e nero perche', spiega
l'autrice, e' un film del dopo-guerra (reale e metaforico) e si ispira al
neorealismo italiano, con i suoi esterni e i paesaggi veri, e
all'espressionismo tedesco con le sue sciabolate di luci e di ombre per dire
l'incubo e la speranza oltre il conflitto. Realismo stilizzato, insomma, per
i 600 personaggi che affollano il mondo di Marjane Satrapi, conosciuta e
amata, di nascosto, in patria. Lo storyboard, secondo la lezione di Walt
Disney, e' stato interpretato dall'artista trentottenne che ha recitato una
per una le parti dei protagonisti. Un'opera d'animazione all'altezza della
piu' avanzata ricerca formale, realizzata solo con disegni a mano (80.000),
niente digitale. Costato 6 milioni di euro, Persepolis e' destinato a
restare nella storia del cartoon, omaggio a tutte le "piccole donne"
resistenti.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 123 del 17 giugno 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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