Minime. 76



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 76 del primo maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Forum sociale antimafia "Felicia e Peppino Impastato": Programma delle
iniziative a Cinisi dal 6 al 9 maggio 2007
2. Brenda Gazzar: La liberta' e' femmina
3. Minimo e banale un parere sulla strage al Virginia Tech
4. Maria Grazia Giannichedda: Il prezzo della follia lasciata a se stessa
5. Giacomo Alessandroni: Fuoco amico
6. Una legge elettorale che apra vie di liberta'
7. Una carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace
8. Peppe Sini: Un appello con molti contenuti condivisibili ed una
anacronistica omissione
9. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
10. "La porta di Jaffa"
11. Giovanni Mandorino: Perche' abbonarsi ai "Quaderni satyagraha"
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. FORUM SOCIALE ANTIMAFIA "FELICIA E PEPPINO IMPASTATO":
PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE A CINISI DAL 6 AL 9 MAGGIO 2007
[Dalla Casa della memoria "Felicia e Peppino Impastato" (per contatti:
casamemoriaimpastato at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.
Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978),
il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia
Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo
l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia
Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e
Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta
Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A
Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe
Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri
dedicati alla figura di Peppino Impastato.
Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi
(Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e
rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia
difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino
Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano
di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere
su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il
depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei
coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La
mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti
imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV.,
Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001,
2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia
presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi
Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio
Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica
Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film
omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15,
90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it)]

Forum sociale antimafia "Felicia e Peppino Impastato"
9 maggio 1978 - 9 maggio 2007
Programma delle iniziative in occasione del XXIX anniversario
dell'assassinio di Peppino Impastato
*
6 maggio
- ore 10, Cooperativa Noe, contrada Parrini, Partinico: "Pianta un albero
per Peppino". L'iniziativa proseguira' anche nei giorni successivi ed e'
aperta a tutti, tranne che ai mafiosi.
- ore 16, Aula consiliare Cinisi: Forum ambientalista "Oro blu: L'acqua da
bene comune a merce". Intervengono Antonio Marotta consigliere provinciale
Prc; Ernesto Salaria portavoce forum ambientale per l'acqua pubblica;
Francesco Lannino segretario generale Filcem Palermo; Giuseppe Mattei
responsabile regionale acqua Federazione dei Verdi; Giuseppe Dicevi
dell'Associazione Culturale Peppino Impastato; Federico Calvi geologo;
Fabrizio Nigro geologo.
*
7 maggio
- ore 10, Auditorium Peppino Impastato della Scuola Media di Cinisi: "Un
nuovo progetto per le scuole". Proposte per lo studio della storia della
mafia e dell'antimafia a scuola e per la costruzione di un
Memoriale-laboratorio. Intervengono: Pia Blandano, Umberto Santino, un
rappresentante di Addiopizzo.
- ore 21, Atrio del Comune di Cinisi: Rappresentazione teatrale su Felicia
Impastato "Nel nome del figlio".
*
8 maggio
- ore 16.30, Auditorium Peppino Impastato della Scuola Media di Cinisi:
Forum su "Il movimento del '77, le radio libere e l'anomalia di Radio Aut".
Intervengono Salvo Vitale e Andrea Bartolotta del gruppo redazionale di
Radio Aut; Valerio Monteventi di Radio Alice.
- ore 21, Atrio del Comune di Cinisi: Rappresentazione teatrale su Rita
Atria, a cura dell'Associazione Metropolis di Castellammare del Golfo.
*
9 maggio
- ore 9.30, Cinema Alba: Forum sul centennale della Cgil: "Sindacato e
societa' civile nella lotta contro la mafia. Dalle lotte contadine e operaie
all'antimafia sociale. (mercato del lavoro, lavoro nero, sicurezza,
precarieta', mobilita')". Introduce e coordina Umberto Santino.
Intervengono. Franco Padrut gia' segretario della Camera del lavoro di
Palermo, Claudio Treves responsabile nazionale della Cgil per i problemi del
mercato del lavoro, Rosa La Plena del Comitato "Esserci", Toni Pellicane del
Comitato dei senzacasa "12 luglio".
- ore 16, Cinema Alba: presentazione del nuovo simbolo della Cgil (la red
century, il fiore della legalita')  in occasione dei suoi cento anni di
attivita'.
- ore 16, Cooperativa Noe, contrada Parrini, Partinico: Francesco Forgione e
Giuseppe Lumia piantano un albero per Peppino.
- ore 18.30, fiaccolata dalla sede di Radio Aut (Terrasini) a Casa Memoria
(Cinisi)
- ore 20, Casa Memoria Cinisi: discorso conclusivo di Giovanni Impastato a
nome del Forum sociale antimafia.
- ore 21, Casa Memoria Cinisi: Cantata per Peppino.
- ore 22.30, Cinema Alba: rappresentazione teatrale "Costretti a raccontare"
a cura dell'Associazione Culturale Rozzano Rossa.
*
Durante il Forum sara' esposta la mostra fotografica: Peppino Impastato.
Ricordare per continuare.
Organizzano: Casa della Memoria "Felicia e Peppino Impastato" di Cinisi,
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo,
Associazione culturale "Peppino Impastato" di Cinisi-Terrasini.
Aderiscono: Cgil Sicilia, Cgil di Imperia.
*
Per sostenere finanziariamente l'organizzazione dell'iniziativa: conto
corrente postale 26951889 intestato all'Associazione Culturale Onlus Peppino
Impastato, Piazza Stazione 10, 90045 Cinisi (Palermo).

2. MONDO. BRENDA GAZZAR: LA LIBERTA' E' FEMMINA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di
Brenda Gazzar.
Brenda Gazzar, giornalista indipendente, vive a Gerusalemme ed e'
corrispondente per "We News"]

Abu Dis, West Bank. "La liberta' e' femmina". Questo il messaggio che Nida
Awine ha scelto di dipingere, in caratteri arabi, sulla struttura che gli
ufficiali israeliani chiamano "cinta di separazione" o "cinta di sicurezza",
e che i palestinesi chiamano "il muro dell'apartheid". Il messaggio di Awine
appare sulla sezione della struttura collocata in questo villaggio della
West Bank che confina con Gerusalemme. L'imponente torre di cemento era
bianca, prima che Awine ed altre donne la dipingessero con disegni politici,
inclusa una porta che reca la scritta: "Da aprire", ed una sfera di giallo
splendente che recita: "Il sole un giorno sorgera'".
Nida Awine, studentessa universitaria, e' una delle 350 donne provenienti da
trenta diversi paesi che si sono unite per il pellegrinaggio femminile in
bicicletta che si ripete da tre anni, e che tocca Siria, Giordania, Libano e
la West Bank. Lo scopo delle organizzatrici e' mantenere alta l'attenzione
sul conflitto israelo-palestinese e promuovere pace e liberta' nella
regione. Persino la first lady siriana Asma al-Assad si e' unita a loro,
percorrendo in bicicletta il proprio paese.
Quest'anno l'iniziativa, che si chiama "Seguite le donne", e' durata dodici
giorni ed e' terminata il 18 aprile, giusto pochi giorni prima che la nota
attivista pacifista Mairead Corrigan, che ha condiviso il premio Nobel per
la pace nel 1976 per il suo impegno contro il conflitto nel Nord Irlanda,
attirasse ancora maggior attenzione sulla barriera che divide israeliani e
palestinesi.
Corrigan e' stata infatti ferita da una pallottola di gomma il 20 aprile,
assieme ad altri attivisti, mentre protestava contro il muro di separazione
nei pressi di Ramallah nella West Bank. Due poliziotti di confine israeliani
sono rimasti invece feriti da pietre lanciate dai dimostranti. Gli
organizzatori hanno dichiarato nonviolente queste dimostrazioni, che si
tengono settimanalmente, ma pare che ci siano quasi sempre dei manifestanti
che lanciano pietre con le fionde o tentano di abbattere la barriera, e
quasi sempre le forze israeliane rispondono con gas lacrimogeno, granate da
stordimento e pallottole di gomma.
"Lo stato del conflitto, attualmente, e' ai massimi livelli", dice Naomi
Chazan, membro della Commissione internazionale delle donne per una pace
giusta e sostenibile fra Israele e Palestina, "Persino coloro che lottano
per la pace risentono di questa situazione".
Iniziative della societa' civile e delle donne, in tutto il mondo, stanno
diventando sempre piu' direttamente coinvolte negli sforzi per risolvere il
conflitto, mentre lo stato di Israele celebra il LIX anno dalla sua nascita
il 24 aprile, e i palestinesi commemorano il "naqba", o "disastro", in cui
circa mezzo milioni di profughi palestinesi fuggi' dalla guerra
arabo-israeliana del 1948.
"Non faccio conto sui politici, uomini o donne che siano, per la liberta'
della Palestina, il mio paese", dice la ventenne Nida Awine, la cui sola
arma e' un pennello e che sogna di diventare scrittrice, "Conto sugli esseri
umani, sulle persone, perche' le persone hanno il potere, hanno la volonta',
e conoscono il valore di vivere come liberi esseri umani".
Dall'inizio della seconda intifada palestinese, nel settembre 2000, circa
4.040 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane,
principalmente nei territori occupati, mentre 705 civili e 316 membri delle
forze di sicurezza sono stati uccisi da palestinesi: i dati coprono sino al
marzo 2007 e provengono da B'Tselem, il Centro di Informazione per i diritti
umani che ha sede a Gerusalemme.
*
Piu' uomini che donne vengono uccisi nel conflitto, ma le donne soffrono in
numerosi modi indiretti che possono essere ulteriormente complicati dai
costumi culturali, dice Fabrizia Falcione, funzionaria per i diritti umani
delle donne di Unifem, il Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per le
donne.
Per esempio, una donna palestinese che ha perso terra e lavoro a causa del
muro di separazione, dei checkpoint dell'esercito o del diniego dei
permessi, avra' piu' difficolta' a trovare un altro impiego rispetto ad un
uomo. "Spesso, non avendo la' stessa gamma di opportunita' ne' la stessa
liberta' di movimento degli uomini, finiscono per lavorare sulle terre di
questi ultimi. E' l'unica possibilita' che viene loro offerta". Falcione
aggiunge che la violenza contro le donne sta aumentando nei territori
occupati. Il conflitto ha indebolito la forza delle leggi e la capacita'
delle donne di chiedere e ricevere giustizia, un giudizio che richiama
quello del rapporto 2006 di Amnesy International sullo stato delle donne
palestinesi.
Sin dall'ottobre 2006, l'ong  israeliana "Isha L'Isha - Centro femminista di
Haifa" ha tenuto seminari e conferenze per incoraggiare dialoghi sulle
donne, sulla pace e la sicurezza, sui costi economici ed emotivi del
conflitto. Il gruppo ha anche istruito donne a divenire negoziatrici e
mediatrici, rifacendosi alla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, che chiede con urgenza agli stati membri di includere
donne a tutti i livelli decisionali relativi alla prevenzione, la gestione e
la risoluzione dei conflitti.
Usando un'altra tecnica, la Commissione internazionale delle donne, un
gruppo composto da prestigiose donne israeliane, palestinesi e di altri
paesi, tutte impegnate per la costruzione della pace, ha di recente chiamato
Israele e la comunita' internazionale a normalizzare le relazioni con il
governo palestinese.
Quando Hamas, formazione politica islamista, ottenne la maggioranza al
Consiglio legislativo palestinese nel 2006, e rifiuto' di riconoscere lo
stato di Israele o di rinunciare alla violenza, gli Usa e molti stati
europei tagliarono tutti i fondi all'Autorita' nazionale palestinese. In
marzo, Hamas e la formazione laica Fatah, che precedentemente era stato il
partito di maggioranza per dodici anni, hanno dato vita ad un governo di
unita' nazionale nello sforzo di far ritirare le sanzioni internazionali. Il
primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ha boicottato il nuovo governo
adducendo le stesse ragioni per il rigetto di quello precedente, ma almeno
ha accettato una nuova serie di incontri con il presidente palestinese
Mahmoud Abbas e la speranza e' che questo possa dar vita ad un processo di
pace.
"Noi crediamo che senza negoziati, senza parlare con il governo palestinese,
non si muovera' nulla", dice Aida Touma-Suleiman, palestinese-israeliana,
membro della Commissione internazione delle donne. La Commissione, fondata
con gli auspici di Unifem per implementare la risoluzione 1325, terra' la
sua prima conferenza locale a Gerusalemme il 13-14 maggio prossimi. La
conferenza, spiega Touma-Suleiman, intende trattare due punti chiave:
rimettere in moto le negoziazioni di pace ed integrare le donne in tali
negoziazioni.

3. RIFLESSIONE. MINIMO E BANALE UN PARERE SULLA STRAGE AL VIRGINIA TECH

Uccidono, le armi.
Abolire le armi, il loro uso, il loro commercio, la loro produzione abolire:
salva le vite.

4. RIFLESSIONE. MARIA GRAZIA GIANNICHEDDA: IL PREZZO DELLA FOLLIA LASCIATA A
SE STESSA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 aprile 2007.
Maria Grazia Giannichedda, acutissima sociologa, e' stata una delle
principali collaboratrici degli indimenticabili Franco Basaglia e Franca
Ongaro Basaglia, la cui lotta per una psichiatria democratica e per la
dignita' umana di tutti gli esseri umani tuttora prosegue]

Chi paghera' il conto della follia di Cho Seung Hui? Attraverso la Nbc, il
suo video testamento ha fatto il giro del mondo e ha spostato la ricerca
delle responsabilita' sulla strage al Virginia Tech dall'operato dei servizi
di sicurezza al sistema di controllo del comportamento di questo studente,
che colleghi e insegnanti avevano subito descritto come solitario e
difficile, ma tutto sommato non tanto da suscitare allarme. Da piu' di un
anno infatti Cho aveva dato segni di malessere, senza pero' disturbare
davvero o perlomeno non fino al punto da apparire come pericoloso e attivare
sanzioni pesanti.
I fatti ora sembrano chiari: due ragazze molestate da sms che segnalano il
problema, ma non vogliono sporgere denuncia; i temi con contenuti
aggressivi; le provocazioni verbali a lezione; le idee di suicidio che
arrivano ai servizi di assistenza per gli studenti e alla consulenza
psichiatrica dell'universita'; infine il giudice che lo scorso anno firma
una proposta di ricovero coatto che il vicino ospedale psichiatrico non
ritiene di dover accogliere; il rinvio al servizio psichiatrico territoriale
dove forse non andra' mai, questo studente che sta male ma non presenta i
tratti del folle delirante e pericoloso. Il sistema di controllo sociale del
campus si e' limitato cosi' a fargli il vuoto intorno; i servizi
psichiatrici, che pure hanno registrato la sua sofferenza, non sono stati
capaci di accoglierla, o meglio non si sono sentiti in obbligo di farlo
visto che lo studente non evidenziava segni di potenziale pericolosita'.
*
Questo e' un punto chiave della vicenda, che rinvia a caratteri tipici ma
non unici del sistema psichiatrico americano.
Negli Stati Uniti di oggi l'antica vocazione della psichiatria al controllo
della pericolosita' sociale (il ricovero coatto si deve attivare quando le
condizioni del paziente evidenziano "un imminente e grave pericolo per se' e
per gli altri") convive con un sostanziale disimpegno verso la salute
mentale di chi non appare pericoloso, che resta percio' "libero" di
ricorrere o no al mercato delle cure psichiatriche. In concreto questo
significa che i candidati all'internamento negli ospedali psichiatrici di
stato e in quelli privati (i due sistemi oggi si equivalgono in quantita',
con una sessantina di ospedali in un campo e nell'altro) sono soprattutto
coloro che presentano il "physique du role" del malato mentale pericoloso:
ovvero i piu' poveri, gli homeless, insomma quelli piu' in basso nella scala
dell'esclusione, che vagano cosi' tra la strada e il complesso circuito
degli ospedali psichiatrici a vari livelli di sicurezza, dei ricoveri in
gran parte privati, delle istituzioni per alcolisti e tossicodipendenti.
Mentre paradossalmente non riceve ascolto la follia degli altri, di quelli
che come Cho stanno assai male ma si mantengono nel mondo dell'integrazione:
"non esiste", potremo dire, in quanto "la salute mentale comunitaria" (come
si dice in un linguaggio tecnico, peraltro inventato dagli americani) non
riceve alcuna attenzione pubblica, alcun investimento economico e culturale,
come del resto e' il caso delle politiche di salute tout court, paradosso
noto di un paese che ha una delle spese sanitarie piu' alte del mondo.
*
Questo problema e' emerso per un attimo nel corso di una drammatica
conferenza stampa convocata giovedi' dalla polizia e dalle autorita' del
Virginia Tech, e trasmessa in diretta dalla Cnn. Da poche ore il messaggio
video di Cho aveva costretto tutti a prendere atto della sua follia e della
sua fragilita', e aveva trasformato la conferenza in un confronto sulle
responsabilita' duro e destinato a durare a lungo, vista la posta in gioco
di risarcimenti miliardari che potrebbero essere chiesti dalle famiglie dei
morti e dagli innumerevoli traumatizzati.
I giornalisti hanno dunque messo in croce i dirigenti dell'universita': la
famiglia di Cho era stata informata del suo comportamento? come mai lo
studente non e' stato espulso dall'universita' o perlomeno dal campus? come
mai non e' stato internato in ospedale psichiatrico visto che non si poteva
farlo chiudere in carcere? Alla terza o quarta domanda su questo tono, uno
dei dirigenti dell'universita', avendo ribadito che non si puo' violare la
privacy di uno studente contattando la sua famiglia, che le domande sul
mancato internamento vanno poste al giudice che aveva firmato l'ordinanza di
ricovero coatto, al medico che non l'aveva accolta e al servizio
territoriale che avrebbe dovuto prendersi cura di Cho, ha perso la pazienza:
sappiamo da anni, ha detto, che ogni qualvolta che si devono fare tagli alle
spese sociali il primo settore a essere penalizzato e' quello della salute
mentale, sta qui il problema, in questo sistema sempre piu' povero e
inefficiente. Ma questo tipo di considerazioni non sembra aver suscitato,
per ora, l'interesse dei media americani, piuttosto orientati a chiedere
agli esperti diagnosi che il video di Cho rende piu' facili e che sottendono
un'unica domanda: una tale evoluzione poteva essere prevista ed evitata? Che
significa: dovra' pagare l'ospedale psichiatrico per imperizia o mancato
controllo, oppure l'universita' per non aver difeso la propria comunita'
dallo studente disadattato e deviante? In ogni caso, chiunque sara' chiamato
in futuro a pagare il conto della follia di Cho sara' comunque il capro
espiatorio di un sistema sbagliato.

5. RIFLESSIONE. GIACOMO ALESSANDRONI: FUOCO AMICO
[Ringraziamo Giacomo Alessandroni (per contatti:
g.alessandroni at peacelink.it) per averci messo a disposizione il seguente
intervento.
Giacomo Alessandroni, amico della nonviolenza, ingegnere, docente, da sempre
impegnato in iniziative di pace e di solidarieta', collaboratore di
Peacelink, del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e di altre
esperienze nonviolente, e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario.
David Maria Turoldo, nato in Friuli nel 1916, ordinato sacerdote nel 1940,
partecipo' alla Resistenza; collaboratore di don Zeno Saltini a Nomadelfia,
fondatore con padre Camillo De Piaz della "Corsia dei Servi", poi direttore
del "Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII" a S. Egidio Sotto il Monte.
Ha pubblicato numerose opere di riflessione religiosa, di intervento civile,
di poesia. E' scomparso nel 1992. Opere di David Maria Turoldo: della sua
vastissima produzione segnaliamo particolarmente alcune raccolte di versi:
Il sesto angelo (poesie scelte - prima e dopo il 1968), Mondadori, Milano
1976; e O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990, 1993; Ultime
poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999; ed almeno la raccolta di testi in
prosa La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996. Per una
bibliografia piu' ampia: a) poesia: Io non ho mani, Bompiani, Milano 1948;
Udii una voce, Mondadori, Milano 1952; Gli occhi miei li vedranno,
Mondadori, Milano 1955; Preghiere tra una guerra e l'altra, Corsia dei
Servi, Milano 1955; Se tu non riappari, Mondadori, Milano 1963; Poesie, Neri
Pozza, Vicenza 1971; Fine dell'uomo?, Scheiwiller, Milano 1976; Il sesto
angelo, Mondadori, Milano 1976; Laudario alla Vergine, Dehoniane, Bologna
1980; Lo scandalo della speranza, Gianfranco Angelico Benvenuto, Napoli
1978, poi Gei, Milano 1984; Impossibile amarti impunemente, Quaderni del
Monte, Rovato 1982; Ritorniamo ai giorni del rischio, Cens, Liscate 1985; O
gente terra disperata, Paoline, Roma 1987; Il grande Male, Mondadori, Milano
1987; Come possiamo cantarti, o Madre?, Diakonia della theotokos, Arezzo
1988; Nel segno del Tau, Scheiwiller, Milano 1988; Cosa pensare…, La Rosa
Bianca, Trento 1989; Canti ultimi, Carpena, Sarzana 1989, poi Garzanti,
Milano 1991; (con G. Ravasi), Opere e giorni del Signore, Paoline, Cinisello
Balsamo 1989; O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990; Mie
notti con Qohelet, Garzanti, Milano 1992; Ultime poesie (1991-1992),
Garzanti, Milano 1999; Nel lucido buio, Rizzoli, Milano 2002; b) teatro: La
terra non sara' distrutta, Garzanti, Milano 1951; Da una casa di fango
(Job), La Scuola, Brescia 1951; La passione di San Lorenzo, Morcelliana,
Brescia 1961, poi Citta' Armoniosa, Reggio Emilia 1978; Vigilia di
Pentecoste, Giac (pro manuscripto), Milano 1963; Oratorio in memoria di
frate Francesco, Messaggero, Padova 1981; Sul monte la paura, Cens, Liscate
1983; La morte ha paura, Cens, Liscate 1983; c) saggistica: Non hanno piu'
vino, Mondadori, Milano 1957, poi Queriniana, Brescia 1979; La parola di
Gesu', La Locusta, Vicenza 1959; Tempo dello Spirito, Gribaudi, Torino 1966;
Uno solo e' il Maestro, Signorelli, Milano 1972; Nell'anno del Signore,
Palazzi, Milano 1973; Alla porta del bene e del male, Mondadori, Milano
1978; Nuovo tempo dello Spirito, Queriniana, Brescia 1979; Mia terra addio,
La Locusta, Vicenza 1980; Povero Sant'Antonio, La Locusta, Vicenza 1980; (a
cura di), Testimonianze dal carcere, Paoline, Roma 1980; Amare, Paoline,
Roma 1982; Perche' a te, Antonio?, Messaggero, Padova 1983; Ave Maria, Gei,
Milano 1984; (con A. Levi, M .C. Bartolomei Derungs), Dialogo sulla
tenerezza, Cens, Liscate 1985; L'amore ci fa sovversivi, Joannes, Milano
1987; Come i primi trovadori, Cens, Liscate 1988; Il diavolo sul pinnacolo,
Paoline, Cinisello Balsamo 1988; Il Vangelo di Giovanni, Rusconi, Milano
1988; Per la morte (con due meditazioni di P. Mazzolari), La Locusta,
Vicenza 1989; Amar, traduzione portoghese, a cura di I. F. L. Ferreira,
Paulinas, Sao Paulo 1986; (con R. C. Moretti), Mani sulla vita, Emi, Bologna
1990; La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996; Il mio amico
don Milani, Servitium, Sotto il Monte 1997; Il dramma e' Dio, Rizzoli,
Milano 1992, 1996, 2002; d) traduzioni: I Salmi, Dehoniane, Bologna 1973;
Salterio Corale, Dehoniane, Bologna 1975; Chiesa che canta, volumi I-VII,
Dehoniane, Bologna 1981-1982; (con G. Ravasi), "Lungo i fiumi..." - I Salmi,
Paoline, Cinisello Balsamo 1987; Ernesto Cardenal, Quetzalcoatl, Mondadori,
Milano 1989; e) narrativa: ... E poi la morte dell'ultimo teologo, Gribaudi,
Torino 1969. Opere su David Maria Turoldo: un'utile bibliografia di avvio e'
in D. M. Turoldo, Nel lucido buio, Rizzoli, Milano 2002]

Il 23 ottobre 2005 in Brasile si e' svolto il primo referendum nella storia
di quell'immenso paese: la popolazione tutta e' stata chiamata a decidere se
voleva proibire o meno il commercio delle armi da fuoco. E' la prima volta
nella storia, per quanto ne sappiamo, che si chiede a un popolo intero di
pronunciarsi per farla finita col mercato degli strumenti di morte, per
farla finita con le armi, per farla finita con le uccisioni, per salvare le
vite di tutti. E' un referendum che riguarda l'umanita' intera. E'
finalmente un passo concreto nella direzione giusta.
C'e' stata un'immensa azione internazionale di sostegno verso le sorelle e i
fratelli brasiliani impegnati nella campagna affinche' il 23 ottobre potesse
vincere il si' alla vita e alla dignita' umana, il si' alla fine del
commercio delle armi.
Non e' bastato.
E dunque hanno vinto i no. Ha vinto la propaganda armata, ha vinto la
cultura del nemico, ha vinto la rassegnazione, l'idea che sia impossibile
vivere senza uccidere. In tutti gli stati del Brasile i si' sono stati
battuti. Ma con grosse differenze geografiche. Guarda caso nel Nordest, uno
degli stati piu' poveri del Paese dove Ermanno Allegri ha guidato la
mobilitazione, i no hanno superato i si' di pochissimo (57%), mentre nelle
zone del sud hanno dilagato, con scarti del 30% e piu'.
Il potere economico che sostiene il commercio delle armi si e' intrecciato
col potere mediatico provocando una combinazione esplosiva che ha fatto la
differenza. A fronte di una debolezza "culturale" da parte del movimento per
la pace - incapace di sostenere con rigore le ragioni di una scelta di
civilta' - si e' sviluppato un agguerrito movimento di opinione sulla
necessita' di fare leva sulle armi per la difesa personale, che ha
mobilitato bassi istinti, paure e preoccupazioni presenti in una terra dove
la violenza e' uno dei problemi piu' grandi e drammatici. "Il disarmo in
Brasile e' una farsa" dicevano i fautori del no mostrando striscioni e
cartelli in cui indicavano al popolo come votare. "Una farsa" perche' non
avere un'arma sotto il cuscino significa darla vinta ai mascalzoni, ai
ladri, agli assalitori, ai violenti...
In questo clima di rassegnazione e di paura si e' svolto un referendum
storico con 120 milioni di brasiliani alle urne. La campagna per il disarmo
fortemente voluta dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva aveva tolto gia'
500.000 armi dal paese e il referendum avrebbe sancito per legge la fine di
un commercio assassino, dal quale si sprigiona una violenza impressionante.
Le statistiche parlano chiaro. Solo nel 2004 38.000 persone sono state
uccise da armi da fuoco: una persona ogni 15 minuti; nella folla dei feriti
da colpi d'arma da fuoco i ragazzi fra i 12 e i 18 anni sono il 61%.
*
Anche in Italia stiamo facendo enormi progressi. Si e' appena conclusa la
"Fiera internazionale delle armi sportive, security e outdoor", l'edizione
di Exa 2007 - svoltasi a Brescia dal 14 al 17 aprile - e' stata un vero e
proprio supermercato delle armi leggere, da cui si e' potuto uscire con la
borsa della spesa piena di pistole, fucili e munizioni. Questa una delle
novita' piu' rilevanti di Exa 2007: l'Area shop, un'apposita area (nel
padiglione n. 2) "nella quale - recitavano i depliant - sara' possibile fare
acquisti nei giorni di svolgimento dell'evento, nel rispetto, naturalmente,
delle normative di legge previste per questo particolare settore".
Ma non e' stata questa l'unica sorpresa: "Una fondamentale innovazione
dell'edizione 2007 di Exa - si leggeva nel programma - sara' l'apertura di
un'area denominata D-Fence, una serie di stand, chiusi in una sorta di
mini-padiglione (con ingresso riservato solo agli operatori accreditati,
nda), dedicati a tutti gli strumenti e le attrezzature normalmente
utilizzati dalle forze dell'ordine ed in dotazione ai corpi istituzionali
italiani ed esteri".
Un notevole salto di qualita' per la fiera delle armi leggere di Brescia -
provincia leader mondiale nella fabbricazione delle armi leggere grazie alle
aziende Beretta - che, se in passato si era distinta per aver esposto armi
da guerra mascherate da armi sportive o per aver consentito l'ingresso anche
ai bambini accompagnati dai genitori, quest'anno ha aperto il bazar delle
pistole e dedicato un intero padiglione alle attrezzature in dotazione e a
polizie ed eserciti di tutto il mondo: in pratica, armi da guerra.
*
Gli Stati Uniti d'America? Fondamentalmente nulla di diverso, fatta
eccezione per una piu' intensa pressione delle lobby del mercato delle armi.
Semplicemente e' piu' facile procurarsi armi.
Se un ladro entra in casa mia io mi spavento. Se un ladro entra in una
abitazione statunitense deve mettere in conto che rischia la vita. Se questo
e' sufficiente a giustificare le stragi che ogni tanto si verificano -
questa in Virginia non e' la prima e, purtroppo, non sara' nemmeno
l'ultima - allora il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti d'America
George Walker Bush ha fatto la scelta giusta.
*
Vorrei concludere ricordando quel che diceva un grande poeta del Novecento:

Ne' vale piu' dire guerra di offesa
guerra di difesa: sono sempre guerre.
Queste idee sono sempre micidiali
quando giungono al potere.
Percio' Cristo non vuole il potere.
"Caino, che hai fatto di tuo fratello?"
Ma intanto bisogna ammazzare Caino!
Invece, "non uccidete Caino:
sara' ucciso sette volte
colui che uccide Caino!"
E' stato cosi', e' sempre stato cosi'.
La spirale della violenza doveva
essere distrutta fin dall'origine.
Non c'e' altra via di scampo:
non fare armi, operaio
non fare armi.
Allora sarai tu il nuovo Cristo che viene.

(David Maria Turoldo, Salmodia contro le armi (appello a tutti gli operai),
dicembre 1972)

6. RIFLESSIONE. UNA LEGGE ELETTORALE CHE APRA VIE DI LIBERTA'

Una legge elettorale che cominci con l'abolire l'effettuale apartheid di
genere che tuttora perdura in fondamentali istituzioni.
Per questo ci pare un'urgente esigenza che almeno nelle assemblee pubbliche
elettive hic et nunc si stabilisca una pari presenza di donne e di uomini.
Non e' una panacea, ma almeno e' una forma di contrasto delle ideologie e
delle pratiche dell'oppressione maschilista che devastano tuttora la vita di
tutte e tutti.
Nella direzione di una democrazia paritaria e duale, nella direzione di una
presenza equilibrata di donne e di uomini nelle istituzioni, va la proposta
di legge formulata dall'Unione donne in Italia "50 e 50 ovunque si decide",
una proposta di legge che ci sembra doveroso sostenere.
Per informazioni, documentazione, contatti: www.50e50.it

7. APPELLI. UNA CAROVANA CONTRO LA GUERRA, PER IL DISARMO E LA PACE
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Nella riunione convocata a Bologna, il 15 aprile 2007 e' stato deciso di
promuovere una iniziativa, la  "Carovana contro la guerra, per la pace e il
disarmo", che prendera' l'avvio il giorno 19 maggio 2007; e si articolera'
da tre direttrici (dal Nord-ovest, dal Nord-Est, dal Sud).
Lo scopo della carovana e' quello di sensibilizzare la popolazione e di
mettere insieme i soggetti che intendono ampliare le lotte territoriali di
questi anni su punti determinanti di un impegno pacifista coerente:
1. rimozione dal territorio italiano di tutti gli ordigni nucleari e delle
armi di distruzione di massa; dissociazione e disobbedienza da ogni
compromissione con l'apparato dello sterminio atomico;
2. Opposizione ad ogni forma di coinvolgimento dell'Italia nella guerra
globale e ritiro delle truppe da tutti i fronti bellici;
3. Per la chiusura, lo smantellamento, la bonifica e la riconversione a
scopo esclusivamente civile delle basi militari Usa e Nato;
4. Obiezione alle spese militari finalizzata ad un modello di difesa
alternativo e alla costituzione di Corpi civili di pace;
5. Per affermare i valori di pace dell'art. 11 della Costituzione italiana
che ripudia la guerra. Per organizzare la resistenza sociale alle scelte
politiche di riarmo e di interventismo militare del governo ed affermare il
principio della sovranita' popolare.
*
La carovana giungera' a Roma entro il 2 giugno, giornata in cui, al posto
delle parate militariste, occorre fare memoria della Costituzione e del suo
ripudio della guerra (art. 11). Il 2 giugno deve essere restituito alla
societa' civile, per valorizzare l'intervento civile per la costruzione
della pace: nei luoghi teatro di conflitto vogliamo ambasciate di pace
riconosciute dalla popolazione, non "democrazia" e "sviluppo" a suon di
bombe contro la popolazione.
La carovana, raccordando reti e realta' politico-culturali differenti,
rilancia questi temi unitari attraverso una iniziativa diffusa di
informazione e di mobilitazione, dalle comunita' e dai territori dove le
basi militari e di guerra sono presenti. Essa diffonde strumenti, iniziative
e pratiche di lotta che esprimano l'opinione e la volonta' dei cittadini i
quali nella stragrande maggioranza credono nei valori della pace.
Essa deve servire a rilanciare la mobilitazione contro la guerra e la
militarizzazione in tutti i settori sociali, sui posti di lavoro, nelle
scuole, nei quartieri e nei luoghi di culto.
La carovana assume la petizione popolare contro l'accordo Italia-Usa che
prevede un nuovo "scudo antimissilistico" sui nostri territori, come
strumento della propria attivita' durante le sue tappe, stimolando le
realta' locali a costituire comitati promotori per la raccolta delle firme.
*
Promuovono le reti che hanno convocato la riunione di Bologna:
- Coordinamento "Fermiamo chi scherza col fuoco atomico", cell. 3495211837,
e-mail: locosm at tin.it
- Rete nazionale "Disarmiamoli", cell. 3381028120, e-mail:
info at disarmiamoli.org
- Assemblea di "Semprecontrolaguerra", cell. 3280339384, e-mail:
semprecontrolaguerra at tiscali.it

8. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UN APPELLO CON MOLTI CONTENUTI CONDIVISIBILI ED
UNA ANACRONISTICA OMISSIONE

Nell'appello che precede, e che reca molte proposte condivisibili, c'e'
ancora una volta una omissione: una omissione sintomatica, anacronistica,
subalterna: mai si dice che occorre la scelta della nonviolenza.
E invece la scelta della nonviolenza e' semplicemente indispensabile se si
vuole contrastare la guerra hic et nunc.
*
La difesa alternativa al modello militare ha un nome: e' la difesa popolare
nonviolenta.
La conseguenza politica ineludibile del prender sul serio l'art. 11 della
Costituzione nell'epoca della globalizzazione dispiegata e' la scelta della
nonviolenza come cardine delle relazioni internazionali e come principio
irrinunciabile e dirimente di qualificazione e legittimita' di ogni lotta di
liberazione, di ogni forma di solidarieta' politica, di ogni metodologia di
azione sociale trasformatrice.
Se non si dice questo con energia e chiarezza si resta in una debole e
ambigua posizione di effettuale subalternita' alla cultura militarista
dominante (che accomuna gli stati e i gruppi armati, cutlura che alimenta
ogni dittatura ed ogni terrorismo, ogni struttura dell'oppressione e della
violenza).
*
La lotta contro la militarizzazione non e' possibile se non si comincia
anche con lo smilitarizzare le proprie forme di pensiero, di linguaggio, di
organizzazione, di relazione, di azione: ancora una volta occorre la scelta
della nonviolenza.
La scelta del disarmo non riguarda solo gli stati, ma i gruppi, le persone.
Non riguarda solo le tecnologie, ma le ideologie, i sistemi di pensiero, e
le relazioni interpersonali, la vita quotidiana, quel nostro concreto
intersoggettivo materiale consistere che chiamiamo esistenza. E questo
concreto profondo disarmo che e' quindi anche lotta ad ogni alienazione, ad
ogni dominazione oppressiva e ad ogni denegazione di umanita' e' la scelta
della nonviolenza.
Senza la scelta della nonviolenza non vi e' piu' alcuna possibilita' di
costruire un movimento per la pace degno di questo nome; senza la scelta
della nonviolenza non vi e' piu' alcuna possibilita' di costruire una lotta
per la giustizia degna di questo nome; senza la scelta della nonviolenza non
vi e' piu' alcuna possibilita' di una comune liberazione.
Senza la scelta della nonviolenza non si da' piu' una politica di pace
coerente e adeguata ai compiti dell'ora.
*
Alle strutture promotrici dell'appello e a tutte e tutti coloro che questo
appello raccoglieranno chiediamo una parola chiara, una decisione forte,
forte della forza della verita': satyagraha; una scelta forte perche'
limpida, di lotta nitda ed intransigente contro la violenza che denega,
sfrutta, opprime, distrugge, uccide; una forte scelta di lotta che al
nuocere, al violentare, intransigentemente resiste, intransigentemente si
oppone: ahimsa.
La scelta della nonviolenza come programma costruttivo, come principio
responsabilita', come riconoscimento di umanita', come etica della cura,
come rivolgimento misericorde.
La scelta della nonviolenza giuriscostituente.
La nonviolenza e' lotta che salva, la lotta che oggi occorre.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

9. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma
nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno
delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il
codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno
compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da
qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono
dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento
Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in
banca o alla posta.
Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento
Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

10. INFORMAZIONE. "LA PORTA DI JAFFA"
[Ringraziamo Giorgio Bernardelli (per contatti: g.bernardelli at avvenire.it)
per la seguente segnalazione.
Giorgio Bernardelli, giornalista, ha compiuto per il quotidiano "Avvenire"
una serie di viaggi in Israele e nei Territori palestinesi documentando gli
aspetti piu' quotidiani del conflitto; attualmente cura anche la rubrica "La
porta di Jaffa" nel sito www.terrasanta.net Opere d Giorgio Bernardelli:
Preparami la colazione. Storia di Lucia che da' del tu a Dio, Itl, 2001;
Gaza, incatenati a un sogno, Edizioni Medusa, 2005; Oltre il muro. Storie,
incontri e dialoghi tra israeliani e palestinesi, L'ancora del Mediterraneo
2005]

"La porta di Jaffa" e' una rubrica on line bi-settimanale dedicata al
conflitto in Medio Oriente, promossa con la collaborazione della Custodia
francescana di Terra Santa.
Si propone di rilanciare tutte quelle voci che sui media del Medio Oriente
dicono cose coraggiose senza pero' trovare spazio in un'informazione come
quella italiana, cosi' schiacciata sulla logica banale "io sto con
Israele/tu stai con i palestinesi".
Il link e': www.terrasanta.net/terrasanta/jaf_ind.jsp

11. STRUMENTI. GIOVANNI MANDORINO: PERCHE' ABBONARSI AI "QUADERNI
SATYAGRAHA"
[Ringraziamo Giovanni Mandorino (per contatti: gmandorino at interfree.it) per
questo intervento.
Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive persone impegnate per
la nonviolenza, partecipa all'esperienza del Centro Gandhi di Pisa e cura il
sito della rivista "Quaderni satyagraha" (pdpace.interfree.it).
I semestrali "Quaderni Satyagraha" costituiscono la piu' prestigiosa rivista
scientifica italiana specializzata nello studio della nonviolenza; per
contattare la redazione: "Quaderni satyagraha", via Santa Cecilia 30, 56127
Pisa, tel. e fax: 050542573, e-mail: roccoaltieri at interfree.it o anche
pdpace at interfree.it, sito: www.centrogandhi.it e anche pdpace.interfree.it
Il Centro Gandhi di Pisa si e' costituito nel giugno 2000 con l'obiettivo di
promuovere la cultura e la pratica della nonviolenza e la realizzazione di
una societa' nonviolenta; dal 2002 pubblica i semestrali "Quaderni
satyagraha", rivista di approfondimento sul metodo nonviolento di
trasformazione dei conflitti]

La migliore risposta che mi sento di dare a chi mi chiede "perche` abbonarsi
a Quaderni Satyagraha?" e` suggerire di consultare i documenti e le
riflessioni pubblicate nei numeri dei Quaderni fin qui usciti (gli indici
completi e vari articoli pubblicati sui primi numeri sono accessibili al
sito http://pdpace.interfree.it).
Se non troverete, in ogni numero, riflessioni e argomenti centrali per
comprendere la realta` e orientare il vostro pensare e il vostro agire verso
un mondo piu` nonviolento e amico dell'umanita`, allora potrete evitare,
senza remore, di sottoscriverne l'abbonamento e promuoverne la diffusione.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 76 del primo maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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