Minime. 64



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 64 del 19 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. A Ferrara il 20-21 aprile
2. Tommaso Di Francesco intervista Angelo Del Boca
3. Una breve cronologia della vita di Kurt Vonnegut
4. Stefano Benni: Lo sguardo di Kurt
5. Goffredo Fofi: Testimone del disastro
6. Joel Bleifuss intervista Kurt Vonnegut (2003)
7. Letture: Christa Wolf, Un giorno all'anno
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. A FERRARA IL 20-21 APRILE
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo e diffondiamo.
Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze
nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo
di Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di
Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi
parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978;
Scacco ragionato, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla
Lonzi: Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla
Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990]

"Ti darei un bacio" e' il titolo del Seminario su Carla Lonzi, organizzato
dal Centro documentazione donna di Ferrara e inserito nella prima edizione
delle Giornate di studio dedicate a Gina Guietti, che si tiene il 20 e il 21
aprile 2007 presso la Biblioteca Ariostea, sala G. Agnelli, in via Scienze
17 a Ferrara. L'iniziativa e' a cura del gruppo "The del giovedi'".
*
Venerdi' 20 aprile, ore 15,30: Presentazione e saluto delle autorita';
Marinella Antonelli (Centro documentazione donna - The del giovedi');
Stefania Calzolari (Centro documentazione donna - The del giovedi'); Il
grande dono di un inizio: proiezione del video "Alzare il cielo" (copyright
Rai Educational, 2005) con: Gianna Mazzini (regista ed autrice
radiotelevisiva, Rai Educational, Roma), Loredana Rotondo (regista ed
autrice radiotelevisiva, Rai Educational, Roma); coordina il Giardino dei
ciliegi - Firenze
*
Sabato 21 aprile, ore 9,30: Fra imprevisto e profezia: Maria Luisa Boccia
(Universita' di Siena); Pamela Marelli, Antonella Petricone (Laboratorio
Raccontarsi di Prato); L'ascolto che crea: Francesca Mellone (Biblioteca
Ariostea di Ferrara); Donatella Franchi (artista e ricercatrice di Bologna);
coordina Monica Farnetti.
Ore 15,30: Autocoscienza e differenza: Manuela Fraire (psicoanalista, Roma);
Silvia Antenucci, studiosa di Carla Lonzi (Verona); Ieri oggi domani... la
politica: Lia Cigarini (Libreria delle Donne di Milano); Laura Colombo
(Libreria delle Donne di Milano); coordina Delfina Tromboni.
Ore 17,30: intervento conclusivo di Annarosa Buttarelli.

2. MEMORIA. TOMMASO DI FRANCESCO INTERVISTA ANGELO DEL BOCA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 aprile 2007.
Tommaso Di Francesco, giornalista del "Manifesto", esperto di politica
internazionale, e' curatore e autore di acuti saggi di analisi e di
intervento politico, ma anche di pregevoli testi letterari in versi e in
prosa; tra i suoi volumi segnaliamo particolarmente: in ambito
saggistico-politico: (a cura di), Jugoslavia perche', Gamberetti, Roma 1995;
(a cura di), La Nato nei Balcani, Editori Riuniti, Roma 1999; in ambito
letterario: (a cura di), Veleno, Savelli, Milano 1980; Quintopiano, Edizioni
Manuzio, Roma 1981; (a cura di, con Antonio Ricci), Elenca, Valore d'Uso,
Roma 1982; Doppio deserto, PellicanoLibri, Roma 1985; Cliniche, Crocetti,
1987; (a cura di, con Pino Blasone), La terra piu' amata. Voci della
letteratura palestinese, Il manifesto, Roma 1988 (seconda edizione
accresciuta e aggiornata: Wasim Dahmash, Tommaso Di Francesco, Pino Blasone
(a cura di), La terra piu' amata. Voci della letteratura palestinese,
Manifestolibri, Roma 2002); Il giovane Mitchum, Il lavoro editoriale,
Ancona-Bologna 1988; Tuffatori, Crocetti, 1992; Incorpora testo, Piero
Manni, Lecce, 1994; Hotel Abisso, Mancosu, Roma, 1994.
Angelo del Boca, nato a Novara nel 1925, giornalista, storico, docente
universitario; presidente dell'Istituto Storico della Resistenza di Piacenza
e direttore della rivista storica "Studi piacentini". Tra le opere di Angelo
Del Boca: Apartheid: affanno e dolore, Bompiani; Gli italiani in Africa
Orientale, 4 voll., Laterza, poi Mondadori; Gli italiani in Libia, 2 voll.,
Laterza, poi Mondadori; L'Africa nella coscienza degli italiani, Laterza;
Una sconfitta dell'intelligenza, Laterza; La trappola somala, Laterza; Il
Negus, Laterza; I gas di Mussolini, Editori Riuniti; Gheddafi. una sfida dal
deserto, Laterza; Italiani, brava gente?, Neri Pozza; A un passo dalla
forca, Baldini Castoldi Dalai.. Ha curato anche i volumi collettanei Le
guerre coloniali del fascismo; Adua. Le ragioni di una sconfitta; ambedue
presso Laterza]

"Puo' capitare una volta sola nella vita di uno storico quello che e'
capitato a me". Cosi' ci accoglie Angelo Del Boca, lo storico del
colonialismo italiano che e' stato anche un grande reporter di guerra: nel
1951 era in Tunisia, nel 1954 e' stato il primo ad arrivare dopo i fatti di
Algeri, poi ha seguito nell'Aures tutti i combattimenti, il suo primo
reportage ha avuto la fortuna di essere pubblicato da Jean-Paul Sartre su
"Tempes Modernes". Ora ha pubblicato da poche settimane un nuovo libro dal
titolo inequivocabile A un passo dalla forca - gia' esaurito e in seconda
edizione (Baldini Castoldi Dalai editore, pp. 291, 17,50 euro), con tre
prossime edizioni, in francese, in inglese (uscira' negli Stati Uniti,
curato da docenti della Harvard University) e in arabo. L'appassionato
saggio storico, che si legge di filato come e meglio di un romanzo, e'
davvero unico: Del Boca infatti ha avuto fra le mani un documento
eccezionale, la cronaca della colonizzazione italiana, delle sue atrocita' e
infamie, scritta da uno dei capi della Resistenza, il patriota libico
Mohamed Fekini.
*
- Tommaso Di Francesco: Come ha trovato questo materiale e che sensazione ha
avuto di fronte alle memorie del "nemico"?
- Angelo Del Boca: Sono rimasto scioccato quando l'avvocato Anwar Fekini e'
venuto da me a chiedermi se volevo scrivere qualcosa sulle memorie del
nonno. Conoscevo Mohamed Fekini, ma non sapevo delle sue memorie. Una
cronaca straordinaria per la ricchezza delle informazioni tutte
riscontrabili sulle fonti italiane. Non c'e' mai un avvenimento che sia
stato scartato dall'una o dall'altra fonte, gli avvenimenti combaciano
sempre, certo su versioni che spesso sono diverse se non contrapposte, tra
quelle dell'aggredito e quelle dell'aggressore. La fortuna e' stata quella
di avere incontrato Anwar Fekini, un avvocato internazionale che si e'
preoccupato anche della promozione del libro a livello internazionale.
*
- Tommaso Di Francesco: Sorprende che si tratti di un testo che, pure di
fronte ad orrori contro i libici, non mostri mai rancore e appaia
lucidissimo e politico...
- Angelo Del Boca: Si'. E con un lessico prepotente e duro, ma non c'e' mai
una parola d'odio contro l'Italia. Fa invece contestazioni molto precise. Il
mio libro e' stato un confronto continuo tra quello che sapevo e avevo
scritto e le nuove informazioni dell'altra parte. Una sorpresa continua. La
parte piu' importante di questa testimonianza e' che quando l'Italia ha
concesso alla Libia un parzialissimo statuto di diritti, Mohamed Fekini e'
stato tra i difensori di questa esperienza, grazie anche al figlio Hassan
che lui aveva mandato a studiare a Torino giurisprudenza. Dove si era
innamorato della nostra societa', da voler stabilire un ponte tra la
civilta' araba e quella italiana. Ci sono due lettere, presenti nel libro,
che lui scrive al padre nelle quali dice che l'Italia non e' fatta solo di
gente venuta a perseguitare il popolo libico, ma di persone molte aperte e
intelligenti e quindi "cercate di fabbricare i pilastri di questo ponte". Al
punto che Hassan morira' cercando di sedare una rivolta nel Gebel su
incarico degli italiani, contro il parere del padre. Quando Mohamed Fekini
avra' un singolare scambio di lettere con il generale Rodolfo Graziani,
ricordera' quanto sia grande la sua disponibilita' - malriposta - verso gli
italiani, da avere perso un figlio morto per la loro causa.
*
- Tommaso Di Francesco: Com'e' potuto accadere che il generale incaricato
della repressione della rivolta libica e il capo degli insorti si
scambiassero lettere?
- Angelo Del Boca: Quando Graziani si trova nel 1922 a dover riportare i
berberi sul Gebel, sa di trovarsi di fronte un uomo che la guerra la sa
fare, il primo ostacolo e' lui, Mohamed Fekini, che ha migliaia di armati,
con cannoni e mitragliatrici. Fekini e' l'uomo di Sciara-Sciat, vale a dire
della storica sconfitta degli italiani nel 1911, quando muoiono in
combattimento 550 militari, bersaglieri e alpini. Una battaglia che Fekini
organizza con le truppe montanare che combattono cavalcando in sella, le
stesse popolazioni che il console italiano Galli descriveva come "le
popolazioni della montagna che non si interessano di problemi politici",
quelli ci hanno sconfitto in poche ore. Graziani capisce di essere in
inferiorita' numerica e chiede al comando di Tripoli di inviargli il quarto
battaglione eritreo. In attesa che arrivi il quarto battaglione Graziani
decide di fermare l'avversario, famoso per essere uomo colto, mandandogli
delle lettere. E questo dura otto-nove giorni, aspettando il quarto
reggimento. In piu' c'e' il ghibli molto forte che ostacola i combattimenti.
Cosi' avviene lo scambio di una decina di lettere. Analizzandole si vede
l'enorme differenza tra i due personaggi. Da una parte c'e' un uomo abituato
a scrivere, era stato prefetto dell'amministrazione ottomana, che scrive in
bello stile, con citazioni dal Corano e da scrittori classici; dall'altro
c'e' un soldataccio che non sapeva scrivere. Ricordiamo che piu' tardi
Graziani sara' il protagonista come vicere' delle stragi di massa in Etiopia
e ministro della guerra della Repubblica di Salo'. C'e' una lettera
belllissima. Graziani insieme alla sua lettera un giorno fece "recapitare"
con un aeroplano anche delle bombe che distrussero la casa di Fekini. La
risposta di Mohamed Fekini fu serena: "Ho ricevuto con la lettera anche le
sue bombe, questo non e' lo stile delle persone civili", e continuava: "noi
ci esponiamo con i nostri poveri mezzi alla vostra aviazione e mezzi
militari smisurati, ma non abbiamo paura perche' siamo veri uomini". Non
aveva motivo particolare per ribadirlo, se non il fatto di sapere che queste
parole avrebbero fatto infuriare Graziani, che si considerava il solo "vero
uomo".
*
- Tommaso Di Francesco: Ci troviamo insomma di fronte ad un politico?
- Angelo Del Boca: Che nel periodo della tregua che va dal 1916 al 1920, era
stato nominato anche consigliere del governo di Tripoli. L'Italia e' andata
in Libia pensando di avere di fronte analfabeti, subumani, persone senza
cultura. In realta' c'erano molte famiglie che mandavano a studiare i figli
al Cairo, a Costantinopoli, a Tunisi o alla Sorbona. I figli di Mohamed
Fekini studiavano alla Sorbona.
*
- Tommaso Di Francesco: Per decenni la nostra storia ha cancellato le
atrocita' "innovative" che abbiamo compiuto in tutta la campagna di Libia
che va dal 1991 al 1930, quando la Resistenza in Tripolitania ripara in
Algeria, e quella in Cirenaica viene sconfitta e Omar Al Mukhtar e'
impiccato nel 1932 dagli italiani. Senza parlare della seconda guerra
mondiale. Com'e' potuto accadere che venisse rimosso questo ruolo di vera e
propria anticipazione storica dell'orrore del ventesimo secolo?
- Angelo Del Boca: Eppure e' accaduto. Le vittime, solo in Libia, sono state
centomila. Una cifra che non dice molto, se si pensa che le vittime
etiopiche sono state trecentomila. Ma se rapportiamo la cifra alla
popolazione del 1911 - i libici erano allora ottocentomila secondo i
censimenti turchi e italiani - vuol dire che un libico su otto e' morto
combattendo per liberare il proprio paese. Ma c'e' un secondo dato
importante. Per accelerare la riconquista, dopo lo sbarco del 1911 nel 1915
avevamo perso tutto per la guerra mondiale e la grande rivolta araba che ci
aveva ricacciato sulla costa, abbiamo impiegato altri 15 anni. Gli arabi
dunque sapevano difendersi, la guerra veniva resocontata in modo discreto, e
la facevamo fare agli eritrei, dissanguando un altro paese africano. Per
arrivare a sconfiggere i libici bisognava cancellare in Tripolitania i
sette-otto capi che guidavano la resistenza libica che non riuscivamo a
prendere o a piegare; e in Cirenaica bisognava fermare una volta per tutte
Omar al Mukhtar, quasi l'inventore della guerra di popolo. Il governatore
Badoglio capisce che nessun generale, nemmeno Graziani che viene sconfitto,
puo' vincere una tale guerra. Allora comunica a Graziani con una lettera
l'intenzione di "spopolare il Gebel" fino alla Marmarica, portare via tutta
la popolazione in modo da togliere a Omar al Mukhtar la possibilita' di
trovare cibo e armi - perche' anche le truppe libiche che combattevano con
gli italiani lasciavano cadere pallottole inesplose perche' i guerriglieri
potessero utilizzarle. Circa centomila persone vengono cosi' trasferite per
1.100 chilometri con la neve che imperversa e, come prova un documento
storico italiano, quelli che non riuscivano a camminare o si ammalavano
venivano eliminati sul posto. Non sappiamo in quanti sono morti cosi'.
Questi centomila vennnero portati in 13 campi di concentramento nella zona
piu' desolata, la Sirtica, sotto Bengasi fino a Sirte. Dove quarantamila
persone muoiono per fame, malattie e esecuzioni di massa: ogni giorno
c'erano 30-40 fucilazioni di persone che protestavano o che tentavano di
fuggire. Durante questa guerra vennero usati per la prima volta i gas
asfissianti (iprite e fosgene), e c'e' il generale Ciconnetti che invia un
suo rapporto sulla gente terrorizzata dalla morte che veniva dall'aria. Poi
usavano il sistema "terra bruciata" con le bombe incendiarie, prima
dell'hollywoodiano napalm, bruciando tutti i campi di cereali della zona
vicino a Tripoli. Con un uso nuovissimo dell'aviazione: per la prima volta
al mondo, nel 1911, noi usiamo gli aerei come ricognizione del nemico, e
subito dopo lanciando i primi proiettili con rudimentali raid, con bombe da
due chili lanciate a mano dall'osservatore che viaggiava con il pilota. Vere
anticipazioni. Come le deportazioni in Italia. Dopo la sconfitta italiana di
Sciara-Sciat il primo ministro Giolitti e il comandante Caneva perdono la
testa. Viene ordinata la deportazione in molte isole italiane, tredici punti
di deportazione tra cui Favignana, le Tremiti, Ustica, di quattromila
persone, tutti civili, anziani e perfino bambini. Altre quattromila persone
vengono uccise per rappresaglia, per strada. Poi, altra novita' nel mondo
arabo, abbiamo innescato un conflitto interetnico, mettendo arabi contro
berberi. E non era difficile, c'erano contrasti sempre aperti, ma mai
conflitti armati o odi, come dimostra lo stesso Fekini che aveva nominato un
berbero come amministratore prima della sua casa e poi di una citta'.
*
- Tommaso Di Francesco: Nel libro compare Turati che in parlamento accusa:
parlate di civilizzazione, io sento puzza di forca. Poi ci sono Giolitti,
Badoglio, infine Mussolini con la spada dell'islam. Qui si e' consumato
l'humus fondativo di molta nostra storia...
- Angelo Del Boca: Ingiustamente rimossa. La storia coloniale e' stata
considerata minore, marginale. Era la storia d'Italia. Renzo De Felice
commette l'errore di minimizzare il Mussolini africano, al punto che, per
parlare dell'uso dei gas, usa una riga e mezza e lo fa citando quello che ho
scritto io. Non ha avuto nemmeno il coraggio di trovare le sue fonti,
liquidando cosi' il Mussolini assassino in 17 parole.
*
- Tommaso Di Francesco: Il libro, incredibilmente, finisce con una ballata
in endecasillabi, riepilogativa della narrazione storica. Perche' questa
sintesi in versi?
- Angelo Del Boca: Ho voluto trasmettere l'emozione continua con cui l'ho
scritto, pensando alle guerre attuali e al materiale affascinante che avevo
di fronte. Quando sono arrivato alla fine della scrittura, con un ritmo
narrativo dovuto agli avvenimenti che trattavo, ho pensato che dovevo
separarmi dal libro. E per consegnarlo al lettore dovevo comunicarglielo in
versi. Come scrivere altrimenti il gesto della moglie di Fekini che porge
gocce d'acqua nella bocca dei morenti durante la feroce traversata del
deserto?

3. MATERIALI. UNA BREVE CRONOLOGIA DELLA VITA DI KURT VONNEGUT
[Dal sito www.feltrinelli.it
Kurt Vonnegut (Indianapolis, 1922 - New York, 2007) e' uno dei maggiori
scrittori del Novecento; nel 1944 prigioniero di guerra in Germania
assistette alla distruzione di Dresda. Per tutta la vita ha lottato contro
la guerra e contro ogni fascismo con le armi della poesia. Opere di Kurt
Vonnegut: romanzi: Player Piano,1952; The Sirens of Titan, 1959; Mother
Night; 1961; Cat's Cradle, 1963; God Bless You, Mr. Rosewater or Pearls
Before Swine, 1965; Slaughterhouse-Five or the Children's Crusade, 1969;
Breakfast of the Champions or Goodbye Blue Monday!, 1973; Slapstick or
Lonesome No More, 1976; Jailbird, 1979; Deadeye Dick, 1982; Galapagos, 1985;
Bluebeard, 1987; Hocus Pocus, 1990; Fates worse than death, 1991; Timequake,
1997; God Bless You, Dr. Kevorkian, 1999; raccolte di racconti: Welcome to
the Monkey House, 1968; raccolte di saggi: Wampeters, Foma & Granfalloons,
1974; Palm Sunday: An Autobiographical Collage, 1981; A Man without a
Country, 2005; opere di Kurt Vonnegut in traduzione italiana: Mattatoio n. 5
o la crociata dei bambini, Mondadori, 1970, Feltrinelli, 2003; La colazione
dei campioni. Ovvero addio triste lunedi', Rizzoli, 1974, Eleuthera, 1992,
1999, Feltrinelli 2005; Le sirene di Titano, Nord, 1981, Eleuthera, 1993,
Feltrinelli, 2006; Un pezzo da galera, Rizzoli, 1981, Feltrinelli 2004;
Madre notte, Rizzoli, 1984, Bompiani 2000, Feltrinelli 2007; Il grande
tiratore, Bompiani, 1984, 1999; Ghiaccio nove, Rizzoli, 1986, Feltrinelli,
2003; Comica finale. Ovvero non piu' soli, Eleuthera, 1990, 1998; Galapagos,
Bompiani, 1990, 2000; Perle ai porci. Ovvero Dio la benedica Mr. Rosewater,
Eleuthera, 1991, 1998, poi col titolo Dio la benedica, Mr Rosewater o perle
ai porci, Feltrinelli, 2005; Benvenuta nella gabbia delle scimmie, SE, 1991;
Hocus pocus, Bompiani, 1991, 2001; Il potere, il denaro, il sesso secondo
Vonnegut, Eleuthera, 1992; Barbablu', Bompiani, 1992; Piano meccanico,
Mondadori, 1994, SE, Feltrinelli, 2004; Catastrofi di universale follia,
Mondadori, 1994; Buon compleanno Wanda June, Eleuthera, 1995; Cronosisma,
Bompiani, 1998; Dio la benedica dott. Kevorkian, Eleuthera, 2000; Divina
idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo, E/O, 2002; Destini peggiori
della morte. Un collage autobiografico, Bompiani, 2003; Un uomo senza
patria, Minimum Fax, 2006]

1922 11 novembre Nasce a Indianapolis Kurt Vonnegut jr.
1940 Dopo aver frequentato la Orchard School, s'iscrive alla Shortridge High
School. Durante la frequenza contribuisce al giornale scolastico,
"Shortridge Daily Echo".
1940 Iscrizione a biochimica alla Cornell University.
1943 A marzo si arruola nell'esercito degli Stati Uniti. Viene mandato al
Carnegie Institute e all'universita' del Tennessee per corsi di ingegneria
meccanica.
1944 Il 14 maggio la madre, Edith Lieber Vonnegut, si suicida; il 22
dicembre viene catturato in Germania.
1945 Il 13 febbraio viene bombardata Dresda e vengono uccise 135.000
persone. Vonnegut con alcuni camerati trova rifugio in una cella frigorifera
sotterranea, l'origine di Mattatoio n. 5.
Aprile. Le truppe sovietiche occupano Dresda.
22 maggio. Vonnegut viene rilasciato e torna negli Stati Uniti. Gli viene
conferita una medaglia per ferite riportate in guerra (Purple Heart).
6 agosto. Gli americani sganciano la bomba su Hiroshima.
1 settembre. Vonnegut sposa Jane Marie Cox, sua compagna di liceo e
conosciuta all'asilo.
Dicembre. S'iscrive al dottorato in antropologia alla University of Chicago.
Lavora come reporter per il "Chicago City News Bureau".
1946 La tesi di dottorato "Sulla fluttuazione tra Bene e Male nei Simple
Tales" viene rifiutata all'unanimita' dalla facolta' di antropologia.
1947 Viene assunto dal laboratorio di ricerca della General Electric Company
di Schenectady, NY, come divulgatore. Nasce Mark, suo figlio.
1949 Nasce la figlia Edith.
1950 L'11 febbraio viene pubblicato su "Collier's" il suo primo racconto,
Report on the Barnhouse Effect.
1951 Lascia la General Electric e si trasferisce a Provincetown, MA, per
scrivere a tempo pieno.
1952 Viene pubblicato il suo primo romanzo Player Piano (Piano meccanico) da
Charles Scribner's Sons, New York.
1954 Accetta una serie di lavori per incrementare il budget famigliare:
insegna alla Hopefield School, fa il pubblicitario e apre la seconda
concessionaria Saab in America. Nasce la figlia Nanette.
1957 Muore il padre, Kurt Vonnegut Sr.
1958 A seguito della morte della sorella e del cognato, Kurt e Jane adottano
i tre nipoti.
1959 Viene pubblicato The Siren of Titans (Le sirene di Titano) in
tascabile.
1961 Pubblicato Canard in a Cat House, raccolta di racconti gia' stampati.
Viene ripubblicato The Siren of Titans in edizione maggiore.
1962 Pubblicato Mother Night (Madre notte).
1963 Pubblicato Cat's Cradle (Ghiaccio Nove). Il libro viene notato da
alcuni scrittori influenti e appaiono delle recensioni sul "New York Times"
e su "Spectator".
1965 Pubblicato God Bless You, Mr. Rosewater, il suo primo libro a essere
ampiamente recensito. Accetta un incarico alla scuola di scrittura dell'Iowa
University. Scrive la prima recensione per il "New York Times".
1967 Vince una borsa di studio che gli permette di andare a Dresda per
compiere delle ricerche in preparazione di Mattatoio n. 5 e firma un
contratto per tre libri con il suo editore Delacorte Press/Seymour Lawrence.
1968 Pubblicato Welcome to the Monkey House (Benvenuta nella gabbia delle
scimmie), raccolta di racconti.
1969 La pubblicazione di Slaughterhouse-Five (Mattatoio n. 5) lo catapulta
nella notorieta'. Il libro sara' il numero uno nella lista dei bestseller
del "New York Times".
1970 Compie un viaggio in Biafra poco prima che esploda la guerra civile
nigeriana. Vince una borsa di studio del National Institute of Arts. Riceve
l'incarico di insegnare scrittura creativa all'universita' di Harvard. Viene
pubblicato Happy Birthday, Wanda June (Buon compleanno Wanda June).
1971 Si separa dalla moglie e si trasferisce da solo a New York.
1973 Pubblica Breakfast of Champions (La colazione dei campioni), il cui
grandissimo successo di vendite si accompagna a recensioni negative. Succede
ad Anthony Burgess come professore emerito di prosa inglese alla City
University di New York.
1974 Si dimette dalla City University di New York. Pubblica una collezione
di saggi e recensioni, Wampeters, Foma & Granfalloons.
1975 Eletto vicepresidente del National Institute of Arts and Letters.
1976 Pubblicato Slapstick; or Lonesome No More (Comica finale. Ovvero non
piu' soli) che viene recensito con ostilita'.
1979 Pubblica Jailbird (Un pezzo da galera) e si sposa con la fotografa Jill
Krementz.
1981 Pubblica Palm Sunday: An Autobiographical Collage.
1982 Pubblica Deadeye Dick (Il grande tiratore) e il 15 dicembre nasce la
figlia Lily.
1985 Pubblica Galapagos. Tenta il suicidio con un mix di pillole e alcol.
1987 Pubblica Bluebeard (Barbablu'). La maggior parte delle principali
testate decide di non recensirlo.
1990 Pubblica Hocus Pocus.
1991 Pubblica Fates Worse Than Death: An Autobiographical Collage of the
1980's.
1997 Pubblica Timequake, definito da Vonnegut il suo ultimo romanzo.
2000 Nominato Autore di Stato di New York.
2007 11 aprile. Muore a New York.

4. MEMORIA. STEFANO BENNI: LO SGUARDO DI KURT
[Dal sito www.feltrinelli.it
Stefano Benni (Bologna 1947) e' giornalista, scrittore, sceneggiatore,
regista, operatore culturale, collabora con numerose testate; e' ideatore
della Pluriversita' dell'Immaginazione; dal 1999 cura la consulenza
artistica del festival internazionale del jazz "Rumori mediterranei" che si
svolge ogni anno a Roccella Jonica. Opere di Stefano Benni: Bar Sport
(1976); La tribu' di Moro Seduto (1977); Non siamo stato noi (1978); Il
Benni furioso (1979); Spettacoloso (1981); Prima o poi l'amore arriva
(1981); Terra! (1983); I meravigliosi animali di Stranalandia (1984); Il
ritorno del Benni furioso (1986); Comici spaventati guerrieri (1986); Il bar
sotto il mare (1987); Baol (1990); Ballate (1991); La Compagnia dei
Celestini (1992); L'ultima lacrima (1994); Elianto (1996); Bar Sport Duemila
(1997); Blues in sedici (1998); Teatro (1999); Spiriti (2000); Dottor Niu',
corsivi diabolici per tragedie evitabili (2001); Saltatempo (2001); Teatro 2
(2003); Achille pie' veloce (2003); Margherita Dolcevita (2005); Misterioso.
Viaggio nel silenzio di Thelonius Monk (2005); Baldanders (Audiolibro,
2006). Cfr. anche il sito www.stefanobenni.it]

Per capire l'America, ci serve e ci servira' a lungo lo sguardo di Kurt
Vonnegut, guru senza sette e senza Rolls Royce. Uno sguardo ironico, severo,
pieno di curiosita' e amore per il popolo che ha costruito l'America. E al
tempo stesso ardente di condanna e disprezzo per la stupidita' e la ferocia
dei suoi politici e militari. Mattatoio n. 5, Ghiaccio-nove, l'epopea di
Kilgore Trout, tutti i libri di Vonnegut spiegano la malattia americana
contemporanea. Il declino di un paese nato dalla tolleranza e dal miscuglio
razziale che diventa improvvisamente sentinella e padrone del mondo, di una
cultura ricchissima vista improvvisamente come nemica da un sistema dominato
da economia e armi. Una trasformazione di cui Vonnegut segnala l'inizio e la
crescita.
Forse per questo lo sguardo di Vonnegut non e' mai piaciuto interamente al
suo paese, come non piacque e ancora spaventa, lo sguardo di Faulkner, di
Nabokov, di Philiph Dick, di John Fante, di Barth, di Pynchon, di tanti
altri. Ma Vonnegut ci racconta la bellezza e l'orrore americano meglio di
qualsiasi sanguinario in pantofole o spy story calibrata al millimetro.
Percio' in Europa e nella cultura americana non plasticata o militarizzata,
i lettori continuano ad amare lo sguardo spietato di Vonnegut, lo hanno
eletto maestro, perche' tutto cio' che ha scritto ha il segno di una verita'
dolorosa che ha resistito a mode e retoriche. Un delirio di bag lady, di
dropout, di barboni, personaggi cari a Vonnegut, che diventa oracolo
tragico. Non solo quindi ritmi unici nella lingua anglosassone, talento
comico scatenato, grande respiro di immaginazione e narrazione. Ma anche
capacita' di andare contro i suoi tempi e di spiegarli.
Vicino all'America suicida e arrogante di Bush c'e' quella vitale e
tollerante di Vonnegut. Quando la voce di Mattatoio n. 5, dalle macerie di
Dresda tornera' a risuonare nella coscienza americana almeno quanto gli inni
di guerra televisivi del presidente-bombardiere, allora l'America tornera'
intera, e con lei il suo sogno, e la sua speranza, E l'impero del Bene si
sentira' Meglio.

5. MEMORIA. GOFFREDO FOFI: TESTIMONE DEL DISASTRO
[Dal sito www.feltrinelli.it
Goffredo Fofi, nato a Gubbio nel 1937, ha lavorato in campo pedagogico e
sociale collaborando a rilevanti esperienze. Si e' occupato anche di critica
letteraria e cinematografica. Tra le sue intraprese anche riviste come
"Linea d'ombra", "La terra vista dalla luna" e "Lo straniero". Per sua
iniziativa o ispirazione le Edizioni Linea d'ombra, la collana Piccola
Biblioteca Morale delle Edizioni e/o, L'ancora del Mediterraneo, hanno
rimesso in circolazione testi fondamentali della riflessione morale e della
ricerca e testimonianza nonviolenta purtroppo sepolti dall'editoria -
diciamo cosi' - maggiore. Opere di Goffredo Fofi: tra i molti suoi volumi
segnaliamo particolarmente almeno L'immigrazione meridionale a Torino
(1964), e Pasqua di maggio (1989). Tra le pubblicazioni degli ultimi decenni
segnaliamo ad esempio: con Tony Thomas, Marlon Brando, Gremese, 1982; con
Franca Faldini, Toto', Pironti, Napoli 1987; Pasqua di maggio. Un diario
pessimista, Marietti, Casale Monferrato 1988; con P. Polito, L'utopia
concreta di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1988; Prima il pane, e/o, Roma
1990; Storie di treno, L'Obliquo, 1990; Benche' giovani. Crescere alla fine
del secolo, e/o, Roma 1993; Strana gente. 1960: un diario tra Sud e Nord,
Donzelli, Roma 1993; La vera storia di Peter Pan  e altre storie per film
(1968-1977), e/o, Roma 1994; Piu' stelle che in cielo. Il libro degli attori
e delle attrici, e/o, Roma 1995; Come in uno specchio. I grandi registi del
cinema, Donzelli, Roma 1995; Strade maestre. Ritratti di scrittori italiani,
Donzelli, Roma 1996; con Gad Lerner e Michele Serra, Maledetti giornalisti,
e/o, Roma 1997; Sotto l'Ulivo. Politica e cultura negli anni '90, Minimum
Fax, 1998; Un secolo con Toto', Dante & Descartes, Napoli 1998; Le nozze coi
fichi secchi, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 1999; con Gianni Volpi,
Vittorio De Seta. Il mondo perduto, Lindau, 1999; con Stefano Benni,
Leggere, scrivere, disobbedire. Conversazione, Minimum Fax, 1999; con Franca
Faldini, Toto'. L'uomo e la maschera, L'ancora del Mediterraneo, Napoli
2000; con Stefano Cardone, Intoccabili, Silvana, 2003; Paolo Benvenuti,
Falsopiano, 2003; con Ferruccio Giromini, Santosuosso, Cooper e
Castelvecchi, 2003; Alberto Sordi, Mondadori, Milano 2004; con Giovanni Da
Campo e Claudio G. Fava., Simenon, l'uomo nudo, L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2004;  con Franca Faldini, Toto'. Storia di un buffone serissimo,
Mondadori, Milano 2004; Circo equestre za-bum. Dizionario di stranezze,
Cargo, 2005. Opere su Goffredo Fofi: non conosciamo volumi a lui dedicati,
ma si veda almeno il ritratto che ne ha fatto Grazia Cherchi, ora alle pp.
252-255 di Eadem, Scompartimento per lettori e taciturni, Feltrinelli)]

La fantascienza e' massimalista, parla dei massimi problemi, e' forse il
genere di letteratura piu' vicino alle angosce della specie umana e che ha
saputo meglio affrontare la capacita' dell'uomo di distruggere, oltre ai
suoi simili, se stesso e il pianeta. Testimone del disastro, Vonnegut ha
voluto esplorarlo mettendoci in guardia e pero' anche divertendoci:
profetizzando e ironizzando, ammaestrando e diffidando, accostando ed
enfatizzando.
Sulla scia di Swift (e di Twain, nella suprema arte del cicaleccio
confidenziale, del racconto-apologo-conferenza con tanto di morale) non ha
esitato di fronte ai paradossi piu' aguzzi, e ha mescolato il
piccolo-e-vicino con il piu'-lontano e il piu'-estraneo. Secondo logica, e
secondo esperienza, perche' l'altrove e' qui, domani e gia' oggi: Dresda e
Hiroshima, Auschwitz e il napalm, la plastica e Internet, Bush e Berlusconi,
non sono forse "fantascienza"? Noi non siamo forse, o stiamo per essere, dei
robot addomesticati e manipolati, ingozzati di merendine McDonald's, clonati
e castrati, misto di macchina e bios? L'ovvieta' dell'enorme, l'enormita'
dell'ovvio solo con le arti del paradosso e del comico-filosofico sono
accostabili, per il grande Vonnegut. Alla faccia dei minimalisti e dei
"tanto umani".

6. MEMORIA. JOEL BLEIFUSS INTERVISTA KURT VONNEGUT (2003)
[Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo la seguente intervista di Joel
Bleifuss, editorialista di "In These Times", a Kurt Vonnegut il 31 gennaio
2003 qualche tempo prima dello scoppio della guerra contro l'Iraq. Nel
rivedere la traduzione abbiamo attenuato due espressioni di turpiloquio (p.
s.).
Joel Bleifuss, giornalista statunitense, e' direttore della rivista
progressista di Chicago "In These Times"]

Nel novembre scorso, Kurt Vonnegut ha compiuto 80 anni. Al primo romanzo,
Piano meccanico, scritto nel 1952 all'eta' di 29 anni, hanno fatto seguito
altri tredici, tra cui Mattatoio 5, uno dei piu' importanti testi del XX
secolo contro la guerra. Nel momento in cui si profila minaccioso il
conflitto contro l'Iraq, ho chiesto a Vonnegut di intervenire in merito.
Vonnegut e' un socialista americano alla Eugene Victor Debs, l'accademico
del quale ama citare la seguente frase: "Fino a quando ci sara' una classe
povera, io ne faro' parte. Fino a quando ci sara' un elemento criminale, io
ne faro' parte. Fino a quando ci sara' anche una sola anima in prigione, io
non saro' libero".
*
- Joel Bleifuss: Lei e' stato testimone della seconda guerra mondiale, della
Corea, del Vietnam, delle guerre di Reagan, di Desert Storm, dei conflitti
balcanici e ora di questa guerra in Iraq. Cosa e' cambiato e cosa e' rimasto
uguale?
- Kurt Vonnegut: Una cosa che non e' cambiata e' che nessuno di noi, a
prescindere dal continente, dall'isola o dalla banchisa polare in cui e'
nato, ha chiesto di venire al mondo. Quindi anch'io, che ormai sono un
vecchio di ottant'anni, mi sono trovato qui per caso. E quando e' successo i
giochi erano gia' iniziati. Una massima adatta per un governo che voglia
sostenere la propria politica o la propria moneta o qualunque altra cosa,
potrebbe essere la frase che il compianto allenatore di baseball Casey
Stengel rivolse a una squadra di atleti professionisti che stava perdendo:
"C'e' qualcuno qui in grado di giocare questa partita?". Per fare un esempio
piu' vicino a noi, mia figlia Lily, la quale ha appena compiuto vent'anni,
si considera - alla stregua di quell'altro adolescente che e' George W.
Bush - erede di una sconvolgente storia recente fatta di schiavitu',
epidemie di Aids e sottomarini nucleari adagiati sul fondo di fiordi in
Islanda o chissa' dove, con equipaggi pronti a trasformare in un batter
d'occhio con razzi e testate nucleari quantita' industriali di uomini donne
e bambini in polvere radioattiva e farina d'ossa. E si considera anche erede
della scelta tra liberalismo e conservatorismo. Cio' che e' radicalmente
nuovo in questo 2003 e' che mia figlia, insieme al nostro presidente e a
Saddam Hussein, ha ereditato delle tecnologie i cui effetti collaterali, in
guerra e in pace, stanno rapidamente distruggendo il pianeta inteso come
ecosistema di aria e acqua necessario alla sopravvivenza della vita in tutte
le sue forme. E la colpa e' degli uomini di ieri e di quelli di oggi.
*
- Joel Bleifuss: Da quello che ha letto e visto attraverso i media, c'e'
qualcosa che non e' stato detto sulla stampa tradizionale circa la politica
di Bush e l'imminente guerra in Iraq?
- Kurt Vonnegut: Che entrambe non hanno senso.
*
- Joel Bleifuss: La mia sensazione parlando con alcuni lettori e con gli
amici e' che molta gente stia iniziando a disperare. Lei pensa che non ci
sia piu' motivo per essere ottimisti?
- Kurt Vonnegut: Personalmente credo che il nostro paese, per la cui
Costituzione ho combattuto una guerra giusta, avrebbe anche potuto essere
invaso da marziani o da ladri di cadaveri. Qualche volta avrei desiderato
che cio' avvenisse. Quello che invece e' successo e' che il controllo della
nazione e' stato ottenuto con il piu' sordido, farsesco coup d'etat in stile
"oggi le comiche" mai immaginato. A capo del governo federale ci sono ora ex
studenti dal pessimo rendimento scolastico appartenenti alle classi agiate
che non sanno nulla di storia e di geografia, palesi sostenitori della
supremazia bianca che si fanno chiamare "cristiani" e, cosa ancor piu'
preoccupante, personalita' psicopatologiche. Rientra nel campo di una
diagnosi medica perfettamente rispettabile affermare che qualcuno ha una
personalita' psicopatologica, e' come dire che il soggetto soffre di
appendicite o ha il piede d'atleta. Il testo medico classico che tratta di
questi disturbi e' The Mask of Sanity del dottor Hervey Cleckley. Leggetelo!
Le personalita' psicopatologiche sono presentabili e conoscono perfettamente
le sofferenze che le loro azioni possono causare agli altri, anche se la
cosa non li tocca. Non li tocca perche' sono fuori di testa. Sono degli
svitati. E quale altra sindrome puo' descrivere meglio i cosi' tanti
dirigenti della Enron o della Worldcom che si sono arricchiti rovinando i
loro impiegati, gli investitori e il paese stesso, e che ancora continuano a
considerarsi puri come bambini, nonostante l'evidenza e le accuse loro
rivolte? E cosi' molti di questi psicopatici insensibili ora hanno ruoli di
rilievo nel nostro governo federale, come se fossero dei capi e non dei
malati. Cio' che ha permesso a un tale numero di pazzi di raggiungere
posizioni cosi' importanti nelle aziende, e ora nel governo, e' la loro
risolutezza. A differenza della gente normale, non sono mai sfiorati dal
dubbio, per la semplice ragione che a loro non importa cosa succedera' dopo.
Non gliene frega assolutamente niente. Fate questo! Fate quello! Mobilitate
i riservisti! Privatizzate le scuole pubbliche! Attaccate l'Iraq! Tagliate
la spesa sanitaria! Mettete sotto controllo tutti i telefoni! Riducete le
tasse per i ricchi! Costruite uno scudo missilistico da mille miliardi di
dollari! Fottetevene dell'habeas corpus e del Sierra Club e di "In These
Times" e leccatemi il didietro!
*
- Joel Bleifuss: Come e' entrato nel movimento pacifista? E come considera
questo movimento contro la guerra in Iraq rispetto a quello del Vietnam?
- Kurt Vonnegut: Quando divenne ovvio quanto stupida, crudele e fallimentare
dal punto di vista spirituale, finanziario e militare fosse la nostra guerra
in Vietnam, ogni artista che contasse qualcosa in questo paese, ogni
scrittore importante, ogni pittore, ogni cabarettista, ogni musicista, ogni
attore e ogni attrice - si potrebbero ricordare uno per uno - iniziarono a
protestare. E all'interno della loro protesta si formo' quello che puo'
essere descritto come un raggio laser dove tutti erano concentrati, pieni di
energia e animati dallo stesso scopo. Quest'arma si e' dimostrata efficace
come una torta in faccia. E lo stesso succede oggi con i movimenti contro la
guerra. Oggi come allora la tv non ama coloro che protestano contro la
guerra, anzi in generale coloro che protestano, a meno che non diano vita a
tumulti di piazza. Ora come allora, nei servizi televisivi, il diritto dei
cittadini a riunirsi pacificamente e a sottoscrivere petizioni al governo
per esprimere le proprie rimostranze non conta un accidente.
*
- Joel Bleifuss: Come artista e scrittore ha notato qualche differenza circa
quelle che i leader culturali del passato e del presente considerano le
proprie responsabilita' nei confronti della societa'?
- Kurt Vonnegut: Responsabilita' verso quali societa'? Verso la Germania
nazista? Verso l'Unione Sovietica stalinista? E cosa ne dice delle
responsabilita' nei confronti dell'umanita' intera? E ai leader di quale
particolare attivita' culturale si riferisce? Penso che lei intendesse le
belle arti. Me lo auguro di cuore... Tutti coloro che si dedicano a comporre
musica, per quanto cinici, bramosi di potere o pavidi, non possono evitare
di fare un servizio all'umanita' intera. La musica ci fa amare di piu' la
vita. Per cio' che mi riguarda, anche le bande militari, e lo dico io che
sono un pacifista, mi hanno sempre tirato su' il morale. Qui si capisce cosa
voglia dire musica per le mie orecchie. Non esiste invece un equivalente
visivo che abbia valore universale e che ci arrivi dalla poesia, dalla
narrativa, dalla storia, dai saggi o dalle biografie. La letteratura e' per
definizione di parte. E' destinata a provocare discussioni ovunque si trovi,
compresa la propria citta' o la famiglia dell'autore. Al massimo uno
scrittore puo' sperare di diventare il portavoce di piccoli gruppi o di
gente in qualche modo a lui affine. Si puo' spingere fino a concedere
un'intervista al redattore di un giornale di nicchia. Forse un'altra volta
potremmo parlare delle responsabilita' che hanno gli architetti, gli
scultori e i pittori nei confronti della societa'. E allora io sosterro' che
ci sono stati programmi televisivi che, pur non essendo inseriti a pieno
titolo nella categoria Arte, hanno reso meravigliosi servigi agli americani,
facendoli diventare meno paranoici, piu' obiettivi e piu' indulgenti.
M.A.S.H. e Law and Order, solo per nominarne due, ne sono esempi perfetti.
*
- Joel Bleifuss: Viste queste premesse, ha qualche idea per un reality-show
che faccia veramente paura?
- Kurt Vonnegut: "Studenti di Yale dal pessimo rendimento scolastico".
Farebbe accapponare la pelle.
*
- Joel Bleifuss: Quale potrebbe essere oggi un appetibile oggetto di scherno
per uno scrittore satirico?
- Kurt Vonnegut: La categoria dei segmenti di letame.

7. LETTURE. CHRISTA WOLF: UN GIORNO ALL'ANNO
Christa Wolf, Un giorno all'anno. 1960-2000, Edizioni e/o, Roma 2006, pp.
592, euro 19. Il diario di una giornata - il 27 settembre - anno dopo anno,
lungo quarant'anni. Un libro che dapprima ti lascia dubbioso, poi
t'appassiona (a tratti, non sempre, va da se'). Pagine cosi' intime riescono
talora ad essere - proprio perche' cosi' intime - anche "testimonianza di
un'epoca" e "possono contribuire a tenere vive le opinioni su cio' che e'
accaduto, a verificare ancora una volta pregiudizi, a sciogliere rigidita',
a riconoscere le proprie esperienze" (cosi' l'autrice a p. 10 risolvendosi
alla pubblicazione).

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 64 del 19 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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