Voci e volti della nonviolenza. 51



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 51 del 6 marzo 2007

In questo numero:
1. L'Abbe' Pierre
2. Movimento Emmaus: Una breve biografia dell'Abbe Pierre (1996)
3. Giovanni Anversa intervista l'Abbe' Pierre (2004)
4. Enzo Bianchi ricorda l'Abbe' Pierre
5. Gerolamo Fazzini ricorda l'Abbe' Pierre
6. Il Movimento Nonviolento ricorda l'Abbe' Pierre
7. Et coetera

1. L'ABBE' PIERRE

Abolire la miseria contrastandone le cause.
Salvare le vite degli esseri umani.
A tutti gli esseri umani riconoscere diritti e dignita'.
Nella lunga lotta dell'Abbe' Pierre la Resistenza antinazista non cessa mai,
si svolge in nonviolenza in cammino, in antibarbarie che l'intera umanita'
raggiunge.
Vi e' una sola umanita'. Ogni essere umano, quando si ricorda di esserlo,
quando si accorge dell'esistenza degli altri esseri umani, quando pone mano
a recare aiuto, e' l'Abbe' Pierre.
La sua lotta continua. E' la nostra lotta, la lotta dell'umanita'.

2. MOVIMENTO EMMAUS: UNA BREVE BIOGRAFIA DELL'ABBE' PIERRE (1996)
[Dal sito www.emmaus.it riportiamo la seguente breve biografia dell'Abbe'
Pierre, del 1996]

Henri Antoine Groues, detto Abbe' Pierre, nasce il 5 agosto 1912 a Lione,
quinto di otto figli, da una famiglia benestante. Compie gli studi presso il
Collegio dei gesuiti di Lione. A 13 anni, partecipa attivamente al Movimento
scout di Francia. A 16 anni, durante una gita in Italia, sosta ad Assisi.
L'incontro con S. Francesco, specie al convento Le Carceri, gli fa prendere
la decisione di farsi cappuccino. A 19 anni entra nel convento di clausura
dei cappuccini di Lione, dopo aver distribuito ai poveri la sua parte di
eredita'. Vi rimane sette anni, per gli studi di filosofia e teologia.
Nel 1938 viene ordinato sacerdote, assistito dal padre De Lubac. L'anno
successivo, per motivi di salute, lascia la vita monastica e viene
incardinato nella diocesi di Grenoble. In seguito viene nominato vicario
della cattedrale.
Nel 1942 comincia, per caso, un'intensa azione di salvataggio delle vittime
della tirannia nazista. E' in questa occasione che l'Abbe' Groues, diventa
l'Abbe' Pierre. L'Abbe' Pierre salva diverse persone (ebrei, polacchi)
ricercate dalla Gestapo. Falsifica passaporti, diventa guida alpina e
trasporta attraverso le Alpi ed i Pirenei le persone in pericolo.
Nel 1943, diventa partigiano ed organizza l'Armata di Vercors che tanta
parte ha avuto per la liberazione della Francia dal nazismo. Ricercato lui
stesso dalla Gestapo, come Abbe' Houdin, rientra a Parigi ed organizza un
nuovo laboratorio di documenti falsi.
Nel 1944, di ritorno da una viaggio alla ricerca di nuovi "passaggi" in
Spagna di persone in pericolo che la Svizzera non accettava piu', viene
arrestato dalla Gestapo. Riesce a scappare e viene spedito ad Algeri in
aereo nascosto in un sacco postale.
Dopo la guerra, rientra a Parigi e viene eletto deputato alla Assemblea
Nazionale.
Nel 1947 fonda con lord Boyd Orr, il Movimento universale per una
confederazione mondiale.
Nel 1949 con Andre' Philip presenta un disegno di legge per il
riconoscimento dell'obiezione di coscienza.
Verso la fine del 1949 accoglie a casa sua George, assassino, ergastolano,
mancato suicida. Inizia il Movimento Emmaus, il movimento degli
stracciaioli-costruttori di Emmaus.
Nel 1951 lascia il Parlamento, rifiutando una legge elettorale "truffa", e
si dedica interamente al Movimento Emmaus.
Dal 1952 al 1954 gira la Francia e l'Europa per conferenze che presentano
all'opinione pubblica i problemi piu' urgenti per l'umanita': i senzatetto
in Europa, la fame nel mondo, etc.
Il primo febbraio 1954, il grande appello a Radio Lussemburgo che scuote la
Francia. "L'insurrezione della bonta'" porta alle Comunita' Emmaus una
quantita' impensabile di denaro e di doni in natura. Nonostante l'afflusso
di tanto denaro, non viene smesso il lavoro di stracciaioli. Un mese dopo,
viene aperto il primo cantiere per 82 case per senzatetto.
Nei mesi successivi l'Abbe' Pierre gira tutte le citta' della Francia. Anche
da diversi paesi d'Europa viene chiamato per incontri e conferenze. Capi di
stato e di governo, esponenti delle diverse chiese e religioni, tutti si
rivolgono a lui per un aiuto, un consiglio.
Dopo una lunga malattia, ricomincia a girare il mondo: Stati Uniti e Canada,
poi Olanda, Spagna, Portogallo, Svizzera, Italia, Austria, India,
Scandinavia, Brasile, Peru', Argentina, Bolivia, Colombia, Cile e Venezuela,
ed infine il Libano. Ovunque cominciano a sorgere le Comunita' Emmaus,
comunita' di poveri che mediante il lavoro di recupero e riutilizzo di
quanto viene buttato via, si guadagnano da vivere onestamente e si
permettono il "lusso" di aiutare chi sta ancora peggio.
"Poveri che diventano donatori, e provocatori di chi ha e non fa nulla".
"Servire e far servire per primi i piu' sofferenti, e' la sorgente della
vera pace". "La miseria giudica il mondo e rovina ogni possibilita' di
pace". "Vivere, e' rendere credibile l'amore; e' vendicare l'uomo, amando".
"Siamo condannati a sapere tutto. L'urgenza e' la condivisione, condivisione
anche del bene lavoro, del tempo libero...". E' il messaggio che l'Abbe'
Pierre porta ovunque.
Riceve diverse onorificenze che accetta come occasioni preziose per
diffondere a tutti i livelli ed in tutte le circostanze la sua provocazione
e la sua "guerra alla miseria ed alle sue cause sempre e dovunque
ricorrenti". Tra le altre: 1981: Legion d'onore, 1991: Premio Balzan per la
pace. Numerosi i libri, in tutte le lingue, che vengono pubblicati sulle
"azioni che non si possono fare" e che lui fa, sulle "cose che non si
possono dire" e che lui grida a tutti, grandi e piccoli della terra. Escono
anche due film: "Uomini senza casa" nel 1957, e "Inverno '54" nel 1990.
Oggi, a 84 anni, stanco ed ammalato, l'Abbe' Pierre vive nella Comunita' La
Halte d'Emmaus, a Esteville, in Normandia, con i comunitari piu' anziani e
piu' malati, in attesa delle "grandi vacanze". Ma non esita a "uscire", a
scendere in piazza a difendere i diritti degli Immigrati, degli sfrattati,
dei senzatetto, ad occupare piazze e case sfitte, perche' chi non ha casa
trovi un tetto ove riposare, obbligando le autorita' a trovare una soluzione
definitiva.
Recentemente, l'Abbe' Pierre e' stato in Benin, Burkina Faso, Giappone,
Uruguay, Bosnia, Brasile e Mali...
*
L'Abbe' Pierre e la nascita delle comunita' Emmaus
Quando l'Abbe' Pierre nel 1948 acquisto' una vecchia casa a Neuilly
Plaisance, alla periferia di Parigi, aveva in mente di farne un "albergo
internazionale per la gioventu'", allo scopo di far incontrare i giovani
orfani di tutti i paesi affinche' conoscendosi potessero dar vita a una
nuova societa' piu' umana e la chiamo' Emmaus.
Emmaus ha un chiaro riferimento biblico: lungo una strada fuori da
Gerusalemme, Gesu' si affianca a due discepoli ma essi non lo riconoscono.
Lo riconoscono solo quando alla taverna del villaggio di Emmaus spezza con
loro il pane, lasciandoli con il cuore pieno di gioia.
Piu' tardi, nel 1949, l'Abbe' Pierre e' chiamato al capezzale di George, un
assassino che rientrato a Parigi dopo venti anni di lavori forzati,
alcolista, indebolito dalla malaria, e' rifiutato dai suoi cari. Tenta il
suicidio ma non vi riesce; a questo uomo l'Abbe' Pierre dice:" George, tu
sei disperato, e vuoi morire... io non ho nulla da darti ma tu vuoi darmi
una mano per costruire case per i senzatetto?".
Alla proposta certamente insolita, vista la situazione, George acconsente.
Capisce che pur cosi' malridotto, puo' ancora essere utile a qualcuno;
appena puo' va ad abitare a Neuilly Plaisance.
Quel giorno, dall'incontro di due persone cosi' diverse tra loro, l'Abbe'
Pierre, prete, uomo della Resistenza, parlamentare, e George, assassino,
mancato suicida, disperato, deriso dai propri familiari, nasce il movimento
Emmaus, la prima comunita' Emmaus, quasi per caso com'e' solito dire
l'Abbe'.

3. GIOVANNI ANVERSA INTERVISTA L'ABBE' PIERRE (2004)
[Dalla puntata dell'11 aprile 2004 del programma televisivo "Racconti di
vita", disponibile nel sito www.raitre.rai.it, riprendiamo la seguente
intervista]

- Giovanni Anversa: Abbe' Pierre, chi sono i poveri oggi?
- Abbe' Pierre: Si puo' dire che ci siano due tipi di poveri. Innanzitutto
in tutti i paesi del mondo esiste il problema di quelli che non trovano
lavoro. Questo problema si pone in modo molto diverso nel Terzo Mondo
perche' non ci sono imprese che assumono lavoratori, e nei paesi
industrializzati, dove nonostante il progresso e la modernizzazione si
attuano politiche sociali che hanno come conseguenza il licenziamento e la
disoccupazione di tante persone. Esiste poi un'altra categoria, quella di
coloro che perdono il treno e non riescono a integrarsi e a trovare una
collocazione nella societa'. In questi periodi di crisi e' evidente che "i
piu' forti" hanno sempre la tentazione di emarginare, di respingere i piu'
deboli perche' non c'e' posto per tutti.
*
- Giovanni Anversa: Abbe' Pierre, cosa stanno provocando le ingiustizie che
ci sono nel mondo?
- Abbe' Pierre: Come sa, siamo in mezzo a due aspetti contrapposti: da un
lato la tendenza che si manifesta, quando si detiene un po' di forza, e'
quella di garantirsi il meglio, il posto migliore, la fetta piu' grossa
della torta. Questo comportamento da parte dei piu' forti e' d'altra parte
una delle tentazioni costanti dell'uomo. Dall'altro lato c'e' un altro
fenomeno che si sta imponendo, e cioe' l'indignazione di fronte all'uso
della forza a spese dei piu' deboli. E' una spinta a mettersi al loro
servizio con lo stesso atteggiamento con cui guardiamo ai piu' piccoli
proprio come in quella cellula primordiale della societa' rappresentata
dalla famiglia. Un nucleo dove i piu' forti, i piu' grandi, gli adulti non
si occupano dei neonati, dei malati e dei vecchi non e' piu' una famiglia e
la vita perde di senso. Ci sono pero' anche coloro che d'istinto sono
portati, sotto la spinta di un impulso interno che noi credenti attribuiamo
alla grazia di Dio, a prendere quest'ultima strada adeguando il proprio modo
di vita alle necessita' dei piu' piccoli, dei neonati, dei malati o dei
vecchi.
*
- Giovanni Anversa: Abbe' Pierre, ma lei ci crede che questo mondo possa
cambiare, nonostante quello che stiamo raccontando?
- Abbe' Pierre: Questa forma di maledizione, questo odierno manifestarsi del
male come predominio dei forti, non ha impedito di agire a personaggi come
Madre Teresa e a tanti esseri umani che non saranno mai famosi, non saranno
mai canonizzati anche se a loro modo potrebbero essere definiti dei santi.
Non siamo sufficientemente consapevoli che tutti i giorni, tutte le mattine,
ci sono milioni, centinaia di milioni di mamme e di papa' che svegliandosi
pensano soltanto a quello che devono fare per mettersi al servizio della
propria famiglia, della propria comunita'. Costoro in realta', anche se non
sanno nulla della Rivelazione, sono dei santi perche' fanno la volonta' di
Dio, assumendosi le proprie responsabilita'. Queste energie esistono, non le
percepiamo, perche' non fanno chiasso, non sono prese in considerazione
dalle canonizzazioni. Sono una moltitudine poco visibile che in realta'
rappresenta il lievito che aiuta la comunita' a sopravvivere.
*
- Giovanni Anversa: E' possibile che anche con il comportamento di ognuno di
noi possa cambiare questo modo di consumare che sta facendo danni
all'ambiente, che sta facendo danni anche alle relazioni tra le persone?
- Abbe' Pierre: Si dice che negli Stati Uniti attualmente quasi la meta'
della popolazione soffra di obesita', cioe' e' troppo grassa, ed e' quello
che sta accadendo anche in Europa rappresentando una vera emergenza perche'
compromette l'equilibrio del comportamento e l'aspettativa di una vita
familiare normale. Occorre fare informazione: gli uomini politici devono
avere il coraggio di continuare a dire all'infinito quali sono le cose che
hanno effetti nocivi, che distruggono, e nello stesso tempo impegnarsi nel
far capire come possono essere meravigliosi la natura e l'universo quando
viene rispettata l'essenza di ogni elemento e di ogni creatura.
*
- Giovanni Anversa: Lei ha fatto la Resistenza, e' stato eletto al
parlamento francese, ha iniziato il movimento Emmaus, perche' si e' fatto
coinvolgere cosi' tanto dalla vita?
- Abbe' Pierre: Se ci penso devo riconoscere che ho potuto manifestare
questa dedizione grazie al fatto che a 19 anni ho deciso di diventare frate,
e per sei anni sono rimasto isolato in clausura. Cinque ore durante il
giorno e due la notte, dalla mezzanotte alle due del mattino, erano dedicate
alla preghiera, all'adorazione e all'offerta e cio' ha sicuramente
instillato nel mio animo alcune tendenze: "Amerai l'Eterno", "Amerai il
prossimo". E' andata cosi' fino a quando, per problemi di salute, ho dovuto
lasciare il monastero e il vescovo di Grenoble mi ha accolto tra i suoi
sacerdoti perche' avevo bisogno di vivere in montagna. Da quel momento
niente e' stato piu' come prima. In quello che sono stato spinto a fare,
niente e' stato previsto metodicamente, o e' stato frutto di una
riflessione: si e' trattato semplicemente di non tirarmi indietro di fronte
a circostanze e avvenimenti, a richieste di aiuto da parte della gente.
Avrei potuto, come sarebbe stato normale, dire a me stesso: "Non sono affari
miei, ci devono pensare i servizi sociali", ma istintivamente sono corso in
aiuto di questi esseri umani. Le prime persone che ho assistito sono state
degli ebrei le cui famiglie erano state deportate. Una notte sono arrivati
degli uomini che chiedevano aiuto e da allora l'ingranaggio si e' messo in
moto e non si e' piu' fermato. Il movimento di Emmaus e' nato in ragione di
queste circostanze.
*
- Giovanni Anversa: Abbe' Pierre, che significato ha la memoria per lei?
Penso alle tragedie del Novecento.
- Abbe' Pierre: E' importante ricordare, e non ricordare soltanto il male.
Io sono una di quelle persone che nel secolo scorso hanno vissuto la realta'
delle due guerre: da bambino ho conosciuto parenti che durante la prima
guerra mondiale hanno subito mutilazioni e altre famiglie in cui il padre
era disperso; durante la seconda guerra mondiale, con tutti i disastri che
ha portato con se', ho assistito alle deportazioni, ho visto persone che
oltre ad essere deportate venivano costrette a lavorare per il nemico. Tutto
cio' non va dimenticato, ma bisogna essere consapevoli che il passato non ci
protegge per il futuro. Chi avrebbe mai pensato, alla fine del secolo appena
trascorso - quando tutti erano pieni di speranze di pace -, che qualcuno
avrebbe tratto ancora orribile ispirazione da quei conflitti. Chi avrebbe
mai immaginato che il nuovo secolo sarebbe stato segnato da un terrorismo
peggiore della guerra perche' in un conflitto lo sforzo e' quello di avere
forze pari a quelle del nemico. Nella nuova situazione in cui si trova il
mondo il nemico non e' ben definito. E' inafferrabile. Non ci sono mezzi
logici per combatterlo. In qualsiasi momento quello che e' accaduto a Madrid
puo' succedere in altri paesi, e' un fatto imprevedibile; ma pur ricordando
queste sciagure e in previsione degli attacchi di oggi non dobbiamo
dimenticare che abbiamo due occhi. Se un occhio deve essere aperto
coraggiosamente per vedere il male e per combatterlo, bisogna tenere aperto
l'altro per vedere la bellezza, i fiori che sbocciano di nuovo in primavera,
il sorriso dei bambini. Vedere tutto quello che e' bello: le stelle in una
notte limpida e fredda in cui si puo' vedere lo splendore del cielo. Bisogna
incoraggiare le persone a tenere gli occhi aperti e a guardare le bellezze
meravigliose che ci possono appagare, ma nello stesso tempo avere anche il
coraggio di guardare in faccia il male. A questo si devono preparare i
giovani per essere in grado di capire qual e' il loro ruolo.
*
- Giovanni Anversa: Abbe' Pierre, lei ha vissuto anche una stagione di
impegno politico. Perche' la politica oggi e' sempre piu' lontana dalle
persone?
- Abbe' Pierre: Lei crede che gli uomini politici di oggi siano piu' lontani
di una volta dalla gente? Io penso di no. Sono stato in parlamento, e' stato
il periodo meno utile della mia vita perche' non ero preparato e perche' per
rivestire una carica in politica - compito ingrato, contrariamente a quanto
si pensa - bisogna avere il gusto del potere, di esercitare il potere, ma io
non l'avevo. Ho conosciuto uomini ambiziosi che forse in fondo non pensavano
che alla carriera, ma posso dire che la grande maggioranza dei miei colleghi
dei vari partiti erano persone oneste, degne di stima, che cercavano davvero
di fare del bene.
*
- Giovanni Anversa: Chi e' oggi un cristiano?
- Abbe' Pierre: E' colui che puo' avere il coraggio di dire "Padre nostro",
con tutte le conseguenze che cio' comporta, con la certezza che noi siamo
chiamati a essere figli dell'Eterno con le sue meraviglie, ma nello stesso
tempo dicendo "Padre nostro" riconosciamo di avere il dovere nella vita di
essere fratelli di tutti. Ieri... nei giorni scorsi e' arrivata una lettera
da lontano, dal Madagascar. Un amico di laggiu' ci diceva: "Ho incontrato
una ragazza che portava un bambino sulle spalle. Le ho detto: E' un fardello
molto pesante, e lei mi ha risposto: Non e' un fardello, e' mio fratello".
Tocca a noi ricordare sempre che quelli che frequentiamo e quelli che
conosciamo devono essere trattati come fratelli. Essere cristiani e'
soprattutto questo. Ed e' poi sapere che Dio e' unico ma non e' solo; Dio e'
amore, e percio' si esprime... la parola viene dall'amore tra il Padre... la
parola nasce dal soffio dello Spirito. Questo mistero della Trinita' e' una
affermazione dell'assoluta unicita' di un Dio che e' unico e nello stesso
tempo non e' solo e noi siamo chiamati a far parte della sua famiglia.
*
- Giovanni Anversa: Abbe' Pierre, come dovremmo vivere l'Islam all'interno
delle nostre societa'? E' d'accordo con la legge che in Francia vieta il
velo nelle scuole?
- Abbe' Pierre: E' un argomento molto difficile. Posso testimoniare che
quando e' stata presa quella decisione l'opinione pubblica era divisa
praticamente in parti uguali tra quelli favorevoli ad una decisione per
vietare questo segno e quelli invece contrari. E' stata una scelta
complessa. Credo che ora ci voglia un po' di tempo per intessere un dialogo
amichevole per quanto possibile con i fratelli musulmani, per far capire
loro che quello che viene messo in discussione non e' il velo. Se non si
afferma che a scuola, il luogo dove si forgia l'avvenire, non ci devono
essere segni, rischiamo un domani di veder arrivare cinquanta sette con il
loro emblema, e cosi' per i partiti politici e i sindacati. Come uscire da
questa situazione? Dobbiamo dire ai nostri fratelli musulmani con il dialogo
e con un minimo di conoscenza del Corano: "Ma avete studiato bene da cosa
deriva questa abitudine di portare il velo nel nostro paese?". In realta',
con uno studioso musulmano mio amico ho cercato di rintracciare nel Corano
dove viene prescritto questo segno. In verita' esiste soltanto un vago cenno
che non dice assolutamente di che cosa si tratta, ma suggerisce alle mogli e
alle donne di stringere il velo che portano per essere protette e
rispettate. Il Corano e' stato commentato nei secoli successivi alla sua
apparizione, e sono gli "hadid", interpretazioni che hanno imposto una
quantita' di usanze di cui non si parla affatto nel Corano. Solo attraverso
il dialogo riusciremo a far capire che non e' una discriminazione nei
confronti dei musulmani, ma che se non si ponesse un freno alla pubblicita'
di simboli di qualsiasi tipo un domani la scuola diventerebbe invivibile.
*
- Giovanni Anversa: A 92 anni che significato ha per lei la parola speranza?
- Abbe' Pierre: Bisogna fare una chiara distinzione in francese tra speranza
e aspettativa. C'e' l'aspettativa di avere da mangiare, di vedere
soddisfatte le necessita' immediate, la speranza invece e' la certezza che
abbiamo in noi che la vita ha un significato, che c'e' una meta. La speranza
tiene conto del significato dell'esistenza. Si puo' vivere con poche
aspettative e molte delusioni, ma non si puo' vivere senza una qualche
speranza.
*
- Giovanni Anversa: A un povero basta la parola "speranza"?
- Abbe' Pierre: A nessuno basta la speranza. Evidentemente sarebbe un
inganno se confidando in una viva speranza si lasciasse senza mangiare chi
ha fame. L'aspettativa... la realizzazione delle aspettative e' una
condizione per mantenere viva la speranza.
*
- Giovanni Anversa: Abbe' Pierre, cos'e' la felicita'?
- Abbe' Pierre: Qualcosa che e' stato stampato, impresso come uno spazio
vuoto. In noi ci sono dei vuoti che sono un richiamo alla bonta', alla
bellezza, all'amore, all'amicizia. La felicita' e' quando questi vuoti sono
stati colmati, con il passare del tempo. La mia speranza ora e'
l'avvicinarsi, spero, tra non molto, dell'incontro... dell'incontro con
Colui che e' tutto quello cui aspiro: bonta' e amore.

4. ENZO BIANCHI RICORDA L'ABBE' PIERRE
[Dal supplemento librario settimanale del quotidiano "La stampa",
"Tuttolibri", del 24 febbraio 2007 (disponibile anche nel sito
www.lastampa.it), riprendiamo il seguente articolo]

La morte e' "un incontro con un amico, che tarda da troppo tempo, un
incontro prodigioso, abbagliante, con l'Infinito, con l'Eterno, con
l'Amore". Non e' frequente ascoltare qualcuno che, come l'Abbe' Pierre, si
esprima cosi' nei confronti della propria morte. Ma se si percorre la vita
di queste persone e' piu' facile capire da dove possa sgorgare una simile
comprensione rappacificante dell'evento ineluttabile che attende ciascuno.
Dalla lettura del volume di Pierre Lunel, L'Abbe' Pierre. Una vita (Piemme,
pp. 320) se ne esce con una duplice impressione: la prima e' che questa
figura unica nel panorama cristiano e sociale francese del XX secolo ha in
realta' lottato tutta la vita contro la morte degli altri.
Morte fisica, certo: dal primo clamoroso appello radiofonico che porto'
centinaia di migliaia di persone a reagire in modo concreto e immediato per
impedire che i senzatetto soccombessero al rigido inverno del 1954, agli
innumerevoli esseri umani strappati dalle sabbie mobili della miseria e
della fame, alle persone distolte dalla disperazione del suicidio. Ma anche
lotta contro la morte interiore, la perdita di senso, lo smarrimento di ogni
fiducia in se stessi e negli altri: una lotta che, a differenza della prima,
si e' servita di strumenti meno eclatanti, fondandosi innanzitutto su una
rara capacita' di ascolto, sulla totale disponibilita' alla condivisione,
sulla salvaguardia di spazi e di tempo per il silenzio e il raccoglimento
davanti al mistero dell'altro.
E qui emerge la seconda impressione che attraversa le pagine di Pierre
Lunel - da oltre vent'anni prima frequentatore, poi amico e infine
autorevole biografo di questo prete "ribelle di Dio": la sensazione che
l'Abbe' Pierre abbia potuto parlare della propria morte come "incontro con
un amico che tarda da troppo tempo" perche' ha saputo fare di tutta la
propria vita un incontro con l'altro visto come "amico", ha saputo andare
incontro a chi sembrava tardare da troppo tempo, ha saputo riconoscere la
presenza del Volto che aveva cercato fin da giovane nelle sembianze
sfigurate dell'essere umano privato della propria dignita'.
Tutto il resto, tutta la sua infaticabile attivita' - l'impegno nella
resistenza alla persecuzioni razziali durante l'occupazione nazista, il
seggio al parlamento francese, la Legion d'onore, l'immensa popolarita', la
franchezza nel parlare di fronte ai potenti, il coraggio nel confessare le
proprie debolezze, il saper destare "fame in chi ha del pane" e offrire
"pane a chi ha fame"... - tutto e' riconducibile a quell'insopprimibile
desiderio di incontro con l'altro, a quella sete di vedere l'altro nella
luce anche quando ci si trova immersi nelle tenebre, a quella capacita' di
cogliere cio' che gia' arde nel cuore di un uomo e di riaccendere
nell'intimo di un suo simile un fuoco ormai sul punto di estinguersi sotto
la cenere.

5. GEROLAMO FAZZINI RICORDA L'ABBE' PIERRE
[Dal quotidiano "Avvenire" del 23 gennaio 2007 riprendiamo il seguente
articolo]

Con la morte dell'abbe' Pierre se ne va uno dei giganti della carita' del XX
secolo. Nella sua vita non mancarono le ombre, ma la sua carita' sovrasto'
tutto. Per l'ex partigiano della Resistenza francese, pero', per il prete
che ha incrociato spesso le lame con i potenti di turno, per l'amico dei
barboni e dei fuorilegge "gigante della carita'" e' un'etichetta che va
stretta. Personalita' vulcanica e carismatica, a momenti controversa, questo
sacerdote dall'inseparabile basco nero e dalla tonaca lisa, e' stato un uomo
dagli orizzonti grandi. Orizzonti talmente sconfinati, progetti talmente
rivoluzionari, da risultare spesso scomodi. Non e' retorica affermare che
l'abbe' Pierre e' stato un uomo capace di sognare, e di farlo a occhi
aperti. Come nel caso di Raoul Follereau, siamo in presenza di un sovversivo
dell'amore; uno capace di colpire i cuori con sciabolate che a distanza di
anni ancora fanno sanguinare: "La miseria giudica il mondo e rovina ogni
possibilita' di pace". Oppure: "Vivere, e' rendere credibile l'Amore; e'
vendicare l'Uomo, amando".
Se l'abbe' Pierre ha iniziato l'avventura di Emmaus - lui stesso l'ha
ripetuto in mille circostanze - e' tutta colpa di George, il barbone
incontrato casualmente a Parigi nel lontano 1949, "l'uomo che mi ha cambiato
la vita". In realta', la vita di Henri Antoine Groues era gia' cambiata:
all'eta' di 16 anni, ad Assisi, aveva incontrato san Francesco e si era
misurato con la radicalita' del Vangelo. Ad Assisi, a tu per tu col
Crocifisso, Henri prende la decisione di farsi cappuccino: di li' a qualche
anno entra nel convento di Lione, dopo aver distribuito ai poveri la sua
parte di eredita'. Negli ultimi tempi l'abbe' Pierre ha fatto parlare di se'
piu' per le sue affermazioni sul celibato dei preti che per le proprie
scelte coraggiose. Ma i giovani che non l'hanno conosciuto e coloro che,
compulsando Google, vedranno sfilare soprattutto i titoloni scandalistici
all'indomani di una sua confessione-choc, faranno bene a non dimenticare la
statura spirituale del personaggio e l'energia morale di un uomo che e'
stato per decenni una coscienza critica della Francia.
Fondando Emmaus - una rete di comunita' oggi presente in tutto il mondo -
l'abbe' Pierre ha realizzato un piccolo-grande-miracolo: quello di donne e
uomini considerati "scarti della societa'" - al pari dei cartoni e dei
vestiti che da oltre mezzo secolo vanno raccogliendo per le strade -
restituiti alla gioia di vivere. "O luxo da lixo", recita il proverbio
portoghese: dall'immondizia, la ricchezza. Il segreto dell'abbe' Pierre e di
Emmaus e' qui: in un amore dolce e gratuito, capace di vincere ogni
solitudine, restituendo alle persone innanzitutto la stima per se stessi e
la coscienza della propria umanita'. "La prima livrea del povero e' la
dignita'": e' una frase di don Tonino Bello che l'abbe' Pierre avrebbe
sottoscritto. Ma promuovere la dignita' del povero puo' chiedere - anche -
di cambiare le strutture di peccato, di battersi contro l'ingiustizia.
Accade nel terribile inverno 1954: l'abbe' Pierre mobilita la Francia per i
suoi senzatetto e ottiene non solo il necessario per la sopravvivenza, ma
una legge che promuove abitazioni di emergenza.
Quando lo incontrai nel 1999 per i 50 anni di Emmaus, mi racconto' un
aneddoto che non ho dimenticato. "Anni fa, il sindaco di Parigi sembrava
deciso nel volerci cacciare. Andai da lui e gli dissi: lei e' come un leone,
detiene il potere, mentre noi di Emmaus siamo insetti che vengono
dall'immondizia. Ma non si e' mai visto il leone riuscire ad acciuffare gli
insetti; mentre questi, se vogliono, possono infastidire il re della
foresta. Nella nostra debolezza siamo piu' forti dei potenti". Gli chiesi
cosa augurasse ad Emmaus per gli anni a venire. Mi rispose: "Che gli insetti
continuino a dar fastidio al leone. In nome e per conto dei poveri".

6. IL MOVIMENTO NONVIOLENTO RICORDA L'ABBE' PIERRE
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org)]

"Sradicare le cause della miseria", e' questo il compito che ci lascia
l'Abbe' Pierre, il fondatore del movimento Emmaus, morto a Parigi all'eta'
di 94 anni.  Il Movimento Nonviolento lo ricorda con affetto e riconoscenza
grande. E' stato un testimone del nostro tempo, una persona che ha
attraversato il Novecento, secolo buio, illuminandolo con la luce della sua
azione concreta e della sua forza spirituale.
Ora Emmaus Internazionale, movimento di solidarieta' diffuso in tutto il
mondo, e' guidato dall'italiano Renzo Fior, amico della nonviolenza. Lo
stesso Abbe' Pierre, nel suo testamento spirituale, aveva indicato in Renzo
Fior il suo successore. Renzo Fior e' responsabile della comunita' Emmaus di
Villafranca (Verona) e presidente di Emmaus Internazionale. "Abbiamo perso
non solo il fondatore ma anche un padre e un amico", ha detto oggi Renzo
Fior dalla capitale francese. "L'ultima cosa che mi ha chiesto e' di portare
avanti la lotta contro la miseria cercando di sradicarne le cause".

7. ET COETERA
L'Abbe' Pierre, al secolo Henry Groues (Lione 1912 - Parigi 2007),
religioso, ha partecipato alla Resistenza, ha fondato il movimento di
Emmaus, le cui comunita' sono oggi presenti in diversi paesi; figura
esemplare dell'a solidarieta' concreta, della lotta per i diritti umani di
tutti gli esseri umani, della nonviolenza in cammino. Dal sito del "Corriere
della sera" riportiamo ampi stralci di una scheda biografica redatta in
occasione della sua scomparsa: "E' morto l'abate Pierre, simbolo del
cattolicesimo francese. Aveva 94 anni. Il religioso e' deceduto durante la
notte nell'ospedale Val de Grace di Parigi dove era ricoverato dallo scorso
15 gennaio, era stato ricoverato per una infezione polmonare. La notizia e'
stata diffusa da Martin Hirsch, presidente di Compagnons d'Emmaus Francia,
l'organizzazione per i poveri e i rifugiati, fondata dall'abate nel 1949.
L'Abbe' Pierre era uno dei personaggi piu' popolari della Francia.
Nell'ottobre 2005, fece scalpore per l'ammissione di un rapporto sessuale
con una donna dopo l'ordinazione e per il suo appoggio alle unioni
omosessuali. Il suo vero nome era Henri Groues. Nato in una famiglia
benestante il 5 agosto del 1912 a Lione, studio' dai gesuiti e poi entro'
nell'ordine dei cappuccini. Prese gli ordini religiosi nel 1938 e, durante
la seconda guerra mondiale, partecipo' alla Resistenza francese salvando
numerose vite e favorendo la fuga di ebrei e perseguitati politici verso
Svizzera o Algeria. Nel 1944 fu arrestato dai tedeschi nel sud-ovest della
Francia, ma riusci' a fuggire e a riparare in Algeria. Rientrato alla fine
della guerra, Pierre si imbatte' in un ex carcerato che aveva le sue stesse
idee e insieme rinnovarono un vecchio edificio alla periferia di Parigi per
dare riparo ai senzatetto. Nacque cosi' nel 1949 la prima comunita' Emmaus
che si sosteneva soprattutto riciclando e rivendendo rifiuti.
L'organizzazione divenne un movimento internazionale con centri in cinquanta
Paesi. L'Abbe' Pierre si impose all'attenzione nazionale con una
trasmissione radiofonica andata in onda in una notte fredda dell'inverno del
1954. 'Amici miei, aiuto! Una donna e' morta assiderata alle 03:00 di questa
mattina', disse riferendosi a un fatto accaduto nel centro di Parigi, 'La
donna e' morta sulla strada a Boulevard Sebastopol. In mano aveva ancora il
documento con cui il giorno prima gli era stato notificato lo sfratto'. E
ancora: 'Entro questa notte, o al massimo domattina, abbiamo bisogno di
5.000 coperte, 300 grandi tende americane e 200 fornelli da campo'. Circa 40
anni piu' tardi, lo stesso frate, con la stessa tonaca e il berretto nero,
avrebbe lanciato un appello analogo ma questa volta diretto ai politici di
Francia. 'Dirigenti eletti: e' arrivato il momento di agire affinche' tutti
abbiano un alloggio... La Francia deve costruire case, ha le risorse per
farlo', disse ad agosto del 2003, quando si stava manifestando una nuova
ondata di senzatetto. All'abate Pierre nel 1992 fu conferita la Legion
d'onore e il religioso fu anche proposto per il Nobel per la pace. In anni
recenti i sondaggi lo indicavano come la figura piu' popolare della Francia,
prima di politici e imprenditori. (...). Nell'affrontare uno dei temi piu'
delicati della Chiesa cattolica, quello della castita' dei preti, a ottobre
del 2005 ammise di avere avuto un rapporto sessuale dopo l'ordinazione a
sacerdote. Ha vissuto gli ultimi anni in una casa per anziani fuori Rouen,
nel sud-ovest della Francia". Tra le pubblicazioni recenti dell'Abbe'
Pierre: Controcorrente, Emi, 1985; Il mistero della gioia, Emi, 1987;
Lettere all'umanita', Emi, 1991; La voce degli uomini senza voce, Piemme,
1992; Amare sempre, Piemme, 1994; Testamento, Piemme, 1994; Dio e gli
uomini, Bompiani, 1994; La voce degli uomini, Mondadori, 1995; Verita'
scomode, San Paolo Edizioni, 1996; Una terra per gli uomini. Meditazioni,
Queriniana, 1996; Dio e gli uomini. Un religioso scomodo, un laico
impegnato: un grande dialogo spirituale, Bompiani, 1997; Beati gli ultimi,
Mondadori, 1997; Amare sempre. Pensieri sulla vita, Piemme, 1998; Mi ero
scordato del mio angelo custode, Piemme, 1998; Servire per primi. Via
crucis, Edb, 1998; Grido le ingiustizie del mondo, Piemme, 1999; (con Albert
Schweitzer), Lui e' il mio prossimo, Archinto, 1999; La voce degli uomini,
Mondadori, 1999; Che cos'e' la vita? E perche' si muore? ... Spiegato ai
bambini, Piemme, 2000; Parole, Le Lettere, 2002; Avrei voluto fare il
marinaio, il missionario o il brigante. Appunti personali e selezione di
pensieri, Borla, 2003; Confessioni, Queriniana, 2003; (con padre Pedro), Per
un mondo di giustizia e di pace, Jaca Book, 2005; Foglie sparse, Fraternita'
di Romena Onlus, 2005; Mio Dio... perche'? Piccole meditazioni sulla fede
cristiana e il senso della vita, Garzanti Libri, 2006; Cinque minuti con
Dio, Piemme, 2006. Tra le opere sull'Abbe' Pierre: Lucie Coutaz,  Abbe'
Pierre, Emi, Bologna; Jean-Marie Viennet, Abbe' Pierre, liberi per amare,
Emi, Bologna 1996; Pierre Lunel, L' Abbe' Pierre. Una vita, Edizioni:
Piemme, 2006.
Giovanni Anversa e' giornalista e conduttore del programma televisivo
"Storie di vita" dedicato ai temi della solidarieta'. Opere di Givanni
Anversa: Scelte. Storie di vite cambiate, Rai Eri, Roma 2004.
Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito
www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a
Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della
comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di
Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica
ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista
biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista
internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte
lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della
Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi.
Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere
di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi,
Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di
Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola,
Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990;
Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc
dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte,
Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei,
Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da
forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997;
Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997;
Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio,
Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il
Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli
uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un
rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce,
Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita
interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo,
Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e
sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni.
Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del
2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non
siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon,
2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli,
2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006.
Gerolamo Fazzini, giornalista e saggista, condirettore di "Mondo e
Missione", editorialista del quotidiano "Avvenire",  collaboratore di
diverse testate tra cui "Asia News" e "Vita e Pensiero", e' segretario della
Federazione della stampa missionaria italiana (Fesmi). Opere di Gerolamo
Fazzini: Protagonisti dello sviluppo, Edizioni Lavoro, Roma 1990; (a cura
di), Solidarieta' e mass media, Piemme 1995; (a cura di), Il libro rosso dei
martiri cinesi, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2006; Lo scandalo del
martirio, Ancora, Milano 2006.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 51 del 6 marzo 2007

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