La nonviolenza e' in cammino. 1360



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1360 del 18 luglio 2006

Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: Messe alla prova
2. Se giovassero le cose ripetute (parte seconda)
3. La falsa alternativa e i morti veri
4. La politica dei due tempi. E le persone frattanto uccise
5. Manoscritto trovato in una bottiglia
6. E la Costituzione?
7. La nonviolenza, non il pacifismo
8. Vesti la giubba
9. Politica nonviolenta e nonviolenza giuriscostituente
10. Etica dell'irresponsabilita'
11. L'antipolitica degli assassini e un equivoco che si scioglie
12. Gli gnorri
13. Dell'etica della cura
14. Menzogna e pregiudizio
15. Fermare la guerra
16. Due domande
17. La guerra e' il terrorismo
18. Contando fino a tre
19. I complici, gli arresi
20. Il governo delle leggi e come la guerra porti il fascismo
21. Peppe Sini: Un recidivo
22. Protervo Villanzoni: La Costituzione a mezzo servizio
23. La "Carta" del Movimento Nonviolento
24. Per saperne di piu'

1. PAROLE NEL VENTO. BENITO D'IPPOLITO: MESSE ALLA PROVA

Messe alla prova
molte persone cedono
ma voi dovete rimanere saldi.

Continuare ad avere pieta'
scegliere ancora la parte delle vitime
chiamare omicidio l'omicidio.

Non riconoscerete piu' vecchi compagni
che avranno fatto tristo il compromesso
e antichi gabbamondo finalmente
avranno gettato per sempre la maschera.
V'inviteranno a unirvi al laido coro
all'empia teoria di ferro e zanne
ebbri sul tirso straziate recando carni.

Ma voi dovete rimanere forti
in cio' che e' vero e che sempre resta giusto:
che uccidere e' un crimine
che la guerra di tutti i crimini e' il supremo
che chi cede alla guerra cede al fascismo.

Sara' tristissimo veder cadere
ed arruolarsi amici molto cari
sara' tristissimo non essere riusciti
a trattenerli dal gettarsi nell'abisso.

Ma voi dovete rimanere onesti:
fare il male non e' cosa buona
se pur tanti votano la strage
quella strage resta disumano un crimine.

Le fanfare cercheranno di stordirvi
di distogliervi lo sguardo dalle carni
lacerate degli uccisi dalle truppe.
Cercheranno di convincervi che e' giusto
l'assassinio quando giova a chi e' al governo
e deve essere la sete degli dei
soddisfatta a tempo debito. Diranno
che le vittime che fa la nostra parte
non avevano diritto di scampare.
Vi offriranno ricche vesti e unguenti rari
per un vostro lieve cenno di consenso.

Messe alla prova
molte persone cedono
ma voi dovete rimanere integri
compassionevoli dovete rimanere
voi non siete tigri.

2. EDITORIALE. SE GIOVASSERO LE COSE RIPETUTE (PARTE SECONDA)

Proseguiamo la riproposizione in ordine cronologico di alcuni interventi
apparsi nelle ultime settimane sul nostro foglio, di cui la redazione - il
Centro di ricerca per la pace di Viterbo - si assume la responsabilita' (ed
e' per questo che ci pare non occorra riprodurre anche le firme con cui sono
apparsi, del resto ogni lettore  e lettrice puo' operare da se' i
riscontri).
La tesi che tutti li collega e' che nell'ormai assai prossimo voto
parlamentare sul rifinanziamento della partecipazione militare italiana alla
guerra afgana tre debbano essere i punti fermi:
a) il rispetto scrupoloso dellaCostituzione della Repubblica Italiana che
ripudia la guerra;
b) la conseguente cessazione della partecipazione italiana alla guerra e
l'avvio di un'iniziativa per la pace;
c) la scelta di un intervento in forme rigorosamente nonviolente in aiuto
alle vittime della guerra, per il disarmo di tutte le parti in conflitto, a
concreto sostegno del diritto della popolazione afgana a vedersi
riconosciuti tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
La prima parte di questa raccolta di testi e' ne "La domenica della
nonviolenza" n. 82 del 16 luglio 2006.

3. LA FALSA ALTERNATIVA E I MORTI VERI

Cio' che e' oggi in discussione non e' la crisi del governo Prodi, che
peraltro in crisi ci si mette egregiamente da se': cio' che e' in
discussione e' se dobbiamo continuare a uccidere in Afghanistan, o se invece
in Afghanistan dobbiamo salvare vite umane; se dobbiamo continuare una
guerra immorale e criminale (e tutte le guerre lo sono, e bene lo dice la
Costituzione) o se invece dobbiamo intervenire in modo nonviolento affinche'
la guerra cessi, le vittime siano assistite e riconciliate, quel popolo e
quel paese siano aiutati a vivere.
E quindi l'alternativa non e' se sostenere un governo o abbandonarlo a se
stesso (per quel che riguarda chi scrive queste righe io ho votato per la
coalizione antigolpista alle elezioni parlamentari, non per un premier ne'
per un'accolita di ministri di molti dei quali penso che siano dei pessimi
soggetti), ma se dobbiamo continuare la guerra o no.
Io sono contrario alla guerra, come sono contrario agli omicidi: se il
governo e' favorevole alla guerra e agli omicidi non conti sulla mia
complicita'.
Le ciance di palazzo appassionano altri, a noi interessa salvare le vite
umane.

4. LA POLITICA DEI DUE TEMPI. E LE PERSONE FRATTANTO UCCISE

Ricordo. Nella storia del movimento operaio dirigenze burocratiche che poi
si vide che fine fecero (votarono i crediti di guerra e contribuirono a
scatenare la prima guerra mondiale, da cui e' seguito tutto, tutto l'orrore
del secolo di Auschwitz e di Hiroshima, dei gulag e dei lager, di Bhopal e
di Cernobyl) inventarono la teoria dei due tempi: vogliamo una cosa ma nel
frattento ne accettiamo, anzi ne sollecitiamo un'altra, mica vogliamo
sembrare "massimalisti", non sia mai; a noi ci basta il "programma minimo"
(la cui traduzione era poi sovente qualche posticino nella macchina dello
stato ed i finanziamenti necessari per l'apparato burocratico e
propagandistico).
E cosi' oggi i ministri del governo in carica dichiarano che vogliono la
pace - e ci mancherebbe -, ma intanto decretano la prosecuzione della
guerra.
Alle persone buone che questo sofistico ministeriale ragionamento e questa
sanguinaria ministeriale scelta condividono o avallano vorremmo ricordare
quelle buone parole di Primo Levi: "fermatevi e considerate".

5. MANOSCRITTO TROVATO IN UNA BOTTIGLIA

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Perdindirindina, ma guarda che enormita' si trovano nelle bottiglie.
Dovrei proprio smettere di bere.

6. E LA COSTITUZIONE?

E la Costituzione? Nel letamaio, insieme ad altre perle.

7. LA NONVIOLENZA, NON IL PACIFISMO

Il pacifismo in verita' e' nulla, al primo soffio del lupo viene giu'.
Quello che occorre e' la nonviolenza.

8. VESTI LA GIUBBA

Basta attendere sulla sponda del fiume.
Dopo aver proclamato che occorreva votare per la prosecuzione della guerra
perche' non si poteva mettere in pericolo l'alleanza di governo, alla prova
del Dpef (il decreto di programmazione economica e finanziara) un partito
della coalizione rompe il sacro unanimismo nel consiglio dei ministri e si
appresta a opporsi in parlamento.
Un classico.
Noi concordiamo nell'opposizione ai tagli alla spesa sociale, ma ci
spieghino un po' i piccoli machiavelli di turno perche' ora non valgono piu'
tutte le chiacchiere fatte fino a ieri.
Sperando che non sia perche' cosi' come Parigi val bene una messa,
continuare ad ammazzare gli afgani era un prezzo equo per restare tutti
insieme appassionatamente, mentre sui tagli - infami tagli - alla spesa
sociale che danneggiano direttamente, materialmente, tante persone che
votano in Italia - che votano in Italia - un diverso ragionamento prevale.
*
La guerra e' assassina, chi vota per essa assassino si fa.
La Costituzione ripudia la guerra, il governo che vota la guerra ripudia la
Costituzione.

9. POLITICA NONVIOLENTA E NONVIOLENZA GIURISCOSTITUENTE

Le persone che si accostano alla nonviolenza lo fanno ciascuna muovendo da
premesse diverse, originali, attraverso l'approfondimento e l'illimpidimento
delle proprie opinioni. e' per questo che vi sono tante opinioni sulla
nonviolenza quante sono le persone amiche della nonviolenza.
Ad esempio chi scrive queste righe ritiene che o le persone amiche della
nonviolenza propongono il punto di vista della nonviolenza nella politica e
finanche nel diritto (per questo parla tanto di "nonviolenza
giuriscostituente" e condivide con tanta passione la proposta di Lidia
Menapace di lavorare per costruire la politica internazionale dell'Unione
Europea sulla base della scelta della nonviolenza), oppure sara' impossibile
fermare la catastrofe.
E' per questo che chi scrive queste righe non ha alcuna fiducia ne' alcuna
contiguita' col pacifismo roboante (fino al delirio totalitario) nei
proclami e nei fatti tattico, confuso, ambiguo e subalterno del "senza se e
senza ma", col pacifismo della "sinistra radicale" - che tale si dice
perche' e' incerta, et pour cause, del suo essere ancora sinistra, la
sinistra delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione
dell'umanita' tutta e di quella di tutti e di ciascuno -, col pacifismo
"antiamericano" (che pacifismo non e' ma solo complicita' con altra
oppressione e violenza assassina) e via sloganeggiando.
Perche' o si fa la scelta della nonviolenza o non si da' azione per la pace.
Ed e' per questo che chi scrive queste righe trova essere un penoso segno
dei tempi che taluni scrivano "nonviolenza attiva": non sanno che la
nonviolenza o e' attiva o non e'; non hanno capito che la nonviolenza o e'
lotta contro la violenza, o non e'; non riescono a cogliere che la
nonviolenza e' il contrario della vilta', della rassegnazione, della
subalternita', dell'indifferenza, dell'accettazione dello status quo: non
hanno ancora percepito "con la mente e piu' col cor" che la nonviolenza e'
la lotta piu' nitida e piu' intransigente contro le uccisioni e contro le
oppressioni, contro le ingiustizie e contro le menzogne, contro lo
sfruttamento e contro le devastazioni, contro la disumanizzazione e contro
la servitu', contro l'ignoranza e contro l'alienazione; la nonviolenza e'
lotta, lotta, lotta, la lotta la piu' coerente e la piu' concreta, la piu'
civile e la piu' politica.
E certo si da' sempre e solo nelle concrete condizioni della storia,
attraverso l'analisi concreta delle situazioni concrete, e sempre e solo nel
rispetto dell'umanita' di tutti e di ciascuno. Ma e' lotta, lotta, lotta.
Ed oggi, qui e adesso, la scelta della nonviolenza e' ancora una volta
opporsi alla guerra, difendere la Costituzione che ripudia la guerra,
sentirsi ciascuna e ciascuno responsabile di tutto.
Come ci hanno insegnato Emmanuel Levinas e Hans Jonas, Hannah Arendt e
Simone Weil, e piu' di chiunque altro Virginia Woolf.

10. ETICA DELL'IRRESPONSABILITA'

In questo teatrino buffo quanto tragico non manca chi evoca addirittura
l'"etica della responsabilita'" (ovvero il farsi carico delle conseguenze
delle proprie azioni) per sostenere la tesi che sia cosa buona e giusta
continuare la guerra in Afghanistan, ovvero continuare a uccidere esseri
umani. Uccidere esseri umani. Uccidere. Esseri umani.
Chi leggera' un domani le parole proferite in questi giorni da certi
ministri e da certi loro caudatari e araldi potra' forse sorriderne. Noi
oggi ne proviamo solo orrore.

11. L'ANTIPOLITICA DEGLI ASSASSINI E UN EQUIVOCO CHE SI SCIOGLIE

Quella degli assassini e' propriamente l'antipolitica, poiche' essa denega e
fin annichilisce ogni possibilita' di civile convivenza fondata sul
reciproco riconoscimento di umanita'.
Tutti i sostenitori della guerra hanno abdicato alla politica, poiche' la
guerra non e' la prosecuzione della politica con altri mezzi, iuxta la
massima clausewitziana, ma della politica la morte, e la morte
dell'umanita'.
Un ministro che propugna la guerra non e' piu' un politico, e' un
antipolitico, e peggio: un mandante della commissione di omicidi.
*
L'equivoco che si scioglie e' quello - invero clownesco - del pacifismo
"seconda grande potenza": il pacifismo totalitario del "senza se e senza
ma", il pacifismo ipocrita degli "italiani brava gente", il pacifismo
nepotista e arraffone delle carriere parastatali, il pacifismo squadrista e
agli squadristi ammiccante, il pacifismo della "sinistra radicale", il
pacifismo ciarlatano e colluso, astratto e velleitario, ambiguo e
subalterno, da salotto e da parata, ebbene, quel pacifismo confuso e
dimidiato non serve a nulla, non e' mai servito a nulla, se non alle
miserabili carriere di chi giunto alla prova non esita ad arrampicarsi su
cataste di cadaveri pur di mantenere il proprio privilegio borghese ed
accrescere le proprie borghesi fortune.
La nonviolenza occorre: la nonviolenza, che e' la lotta la piu' nitida e la
piu' intransigente contro tutte le uccisioni, contro tutte le oppressioni,
contro tutte le devastazioni: contro la guerra, l'inquinamento, lo
sfruttamento.
La nonviolenza, cui ci convoca l'art. 11 della Costituzione della Repubblica
italiana e l'incipit della Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione
universale dei diritti umani del '48.
La nonviolenza.
*
Ma la nonviolenza non e' quell'oscena caricatura dei ciarlatani (magari
anche di fama o di grido) pronti a tutte le capriole, rotti a tutte le
furbizie, disonesti quanto puo' esserlo chi non si cura della vita altrui ma
solo dell'incedere proprio, dereistici come tutti i totalitari.
La nonviolenza e' quella umile e relativa, modesta e concreta, mite e
realista, ma nitida e intransigente nel chiedere a chi le si accosta, a chi
la sceglie ed invera, di farla finita per sempre con il militarismo,
l'autoritarismo, il patriarcato; di farla finita per sempre con le
aggressioni, le vilta' e le menzogne; di farla finita per sempre con la
denegazione dell'umanita' altrui.
E non possono pretendere di parlare a nome di essa coloro che
irresponsabilmente hanno commesso crimini, o indotto altri a commettere
crimini, o avallato che altri commettessero crimini, o non dissuaso altri
dal commettere crimini.
La nonviolenza e' esigente. Non fosse cosi', perche' ci starebbe a cuore?

12. GLI GNORRI

I propagandisti della prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra
continuano a propalare una bugia che va smascherata.
L'alternativa non e', come essi vogliono dar a bere, tra restare li' in armi
o andarsene con la coda tra le gambe.
L'alternativa e' tra continuare a partecipare alla guerra o cessare di
partecipare alla guerra e contribuire invece a costruire la pace recando
aiuto alle vittime, con interventi umanitari, con una presenza civile
disarmata, con il sostegno alla lotta delle donne per i diritti di tutti,
con un'azione nonviolenta di soccorso, interposizione, testimonianza,
mediazione e riconciliazione.
La partecipazione alla guerra significa infatti continuare a partecipare
all'uccisione di esseri umani, poiche' la guerra di questo consiste.
Contribuire alla pace significa invece recare soccorso alle vittime,
impegnarsi perche' la guerra cessi, contrastare tutte le violenze, sostenere
quante e quanti in Afghanistan lottano per il riconoscimento di tutti i
diritti umani a tutti gli esseri umani.
*
Detto altrimenti: l'alternativa e' tra uccidere o salvare le vite.
Uccidere, come fanno gli eserciti in guerra, e li' c'e' una guerra in corso
ormai da decenni.
Salvare le vite, come fanno gli esseri umani quando si ricordano di esserlo.
*
Detto ancora altrimenti: l'alternativa e' tra militarismo e nonviolenza.
Il militarismo, che finanche in tempo di pace prepara la guerra, addestra ad
uccidere, e quando la guerra deflagra trova la sua ora, cupa, tragica ora
delle stragi e della barbarie.
La nonviolenza, che alla guerra si oppone sempre, che a tutte le stragi si
oppone, che si oppone a tutte le uccisioni, che si oppone a tutte le
oppressioni, che della vita, i diritti, la dignita' di ogni essere umano si
prende cura, si sente responsabile.
*
E quindi questa e' l'alternativa: o l'esercito che provoca morti o i corpi
civili di pace che salvano vite; o sopprimere le persone o salvarle; o
recare morte o recare aiuto.
Questa e' la scelta da compiere, e non dovrebbe essere difficile capire
quale dei due corni del dilemma e' buono, e quale e' un crimine.
E se qualcuno fosse ancora incerto o disorientato, lo aiuta la Costituzione
della Repubblica Italiana che all'articolo 11 testualmente afferma:
"L'Italia ripudia la guerra".
*
Qui e' Rodi, qui salta.
E la si faccia finita di fare gli gnorri.

13. DELL'ETICA DELLA CURA

Scrive Luisella Battaglia (nel saggio "La 'voce femminile' in bioetica.
Pensiero della differenza ed etica della cura", in Stefano Rodota' (a cura
di), Questioni di bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993, 1997) che "nell'etica
della cura si accentua l'idea fondamentale che il contenuto di cio' che e'
bene o male sotto l'aspetto morale non puo' trovare la sua reale definizione
in norme generali astratte, valide senza distinzione per tutti gli uomini e
per tutte le situazioni. Viceversa, la definizione del contenuto morale puo'
rinvenirsi solo nella situazione concreta con la quale la persona si
confronta in un rapporto esistenziale" (ivi, p. 272).
Si potrebbe discutere se tale principio sia cosi' cogente, poiche' vi e'
come noto una ricca casistica in relazione a cui il principio delle "norme
generali astratte" sembra avere solide ragioni, ma non e' in questo
ginepraio che qui vogliamo inoltrarci.
Quel che qui e adesso ci preme e' proporre di prender sul serio il concetto
di etica della cura (che a nostro modesto avviso e' strettamente imparentato
con quello che Hans Jonas chiama "principio responsabilita'" - e che e' cosa
decisamente distinta dalla comune accezione dell'"etica della
responsabilita'" di weberiana memoria), e di valorizzarne la potenza
ermeneutica al fine di confutare una falsa alternativa che costituisce la
botola in cui troppe persone - non solo ipocrite o sprovvedute - in questi
giorni sembrano propense a tuffarsi in relazione alla discussione sulla
partecipazione italiana alla guerra afgana; intendiamo la falsa alternativa
tra una astratta e quindi stravolta "etica delle intenzioni (o dei
principii)" ed un'altrettanto astratta e quindi altrettanto stravolta "etica
della responsabilita'" (nel senso, qui si', weberiano).
Dal nostro modesto punto di vista di rustici insipienti il problema nella
sua realta' e concretezza e' semplice, e si pone in termini rispetto a cui
tanto l'etica delle intenzioni (o dei principii), se rettamente intesa ed
applicata, quanto l'etica della responsabilita', se intesa ed applicata
altrettanto rettamente, non possono non convergere: concretamente, l'oggetto
della decisione da prendere, come l'etica della cura chiarisce
perfettamente, e' il seguente: la morte o la vita delle persone che in
Afghanistan subiscono una guerra che perdura da decenni. Partecipando alla
guerra si decide per la loro morte. Cessando di partecipare alla guerra ed
intervenendo in forme nonviolente in aiuto alle vittime si decide per la
loro vita.
Muovendo dall'etica della cura non dovrebbe esservi dubbio su quale sia la
decisione che il Parlamento italiano dovrebbe prendere.
*
E non dovrebbe essere necessario aggiungere che la scelta contro la guerra e
per la nonviolenza e' la sola consentita dalla Costituzione della Repubblica
Italiana, dalla cui vigenza governo e parlamento ricevono effettualmente la
loro autorita' (senza Costituzione, le stesse elezioni politiche perdono di
significato e di fondamento, e non bastano da sole a dar luogo a un
ordinamento giuridico in forma di stato di diritto, in forma di democrazia
parlamentare). A maggior ragione non dovrebbe esserci bisogno di aggiungere
che una volta che la Costituzione "ripudia la guerra" e' insensato e
criminale il solo dibattere l'ipotesi di proseguire la partecipazione a una
guerra, partecipazione in re ipsa illegale oltre che immorale.
*
Il solo fatto che siamo ancora costretti a ripetere queste cosi' banali
cose, mentre il governo ha gia' decretato di perseverare nell'illegale e
criminale partecipazione militare italiana alla guerra, e una golpista
maggioranza parlamentare (praticamente tutte le forze politiche che siedono
in parlamento, con pochissime individuali obiezioni di coscienza) si
appresta ad avallare tale infamia, rivela ad abundantiam come la guerra
porti il fascismo. Mentre in Afghanistan continua la carneficina, in Italia
coloro che a quella carneficina hanno deliberato in passato di cooperare e
deliberano oggi di continuare a cooperare distruggono la Costituzione, e con
essa il diritto, la democrazia, le nostre comuni liberta'.

14. MENZOGNA E PREGIUDIZIO

Come si fa a non vedere che il mondo e' in fiamme?
Che la guerra - e il terrorismo, che e' la guerra di coloro che per uccidere
non dispongono di eserciti regolari e (per ora) di armi di sterminio di
massa - sta gia' devastando vaste aree del pianeta?
Come si fa a non capire che e' in gioco l'esistenza stessa della civilta'
umana?
*
Ma la guerra inebria, rende ciechi, e porta il fascismo.
Un sintomo di cio' e' che in Italia si sta decidendo la prosecuzione della
partecipazione militare del nostro paese alla guerra afgana.
Il governo ha gia' decretato la prosecuzione della guerra, in perfetta
continuita' con il governo golpista che lo ha preceduto.
Il parlamento si appresta a farlo con un consenso totalitario alla guerra
che coinvolge tutte le forze politiche.
Il governo ha gia' decretato la violazione dell'articolo 11 della
Costituzione della Repubblica Italiana che riipudia la guerra.
Il parlamento si appresta a farlo.
E mentre questa scellerata follia avviene, tante persone ragionevoli
discettano con sussiego e compunzione quale sia il giusto prezzo in termini
di afgani assassinati per un ministero, per un gabinetto: mille morti?
diecimila? E - di grazia, ci dicano - il prezzo varia se a morire invece che
poveri civili afgani sono soldati italiani? Novecento afgani e un italiano?
A questo siamo.
La guerra porta il fascismo.
*
Questo foglio, e il Centro di ricerca per la pace di Viterbo che lo
pubblica, dubitano di molte cose, ma di tre cose no, e sono le seguenti:
I. La guerra consiste di uccisioni di esseri umani: chi sostiene la guerra
si fa corresponsabile dell'uccisione di esseri umani.
II. La Costituzione della Repubblica italiana proibisce la partecipazione
italiana alla guerra afgana: chi sostiene la partecipazione italiana alla
guerra afgana viola la Costituzione e si mette fuori della legge che fonda
il nostro ordinamento giuridico.
III. Tutte le chiacchiere di questo mondo non valgono una vita umana.
*
Le persone che si esprimono a favore della guerra non dicano che lo fanno
perche' vogliono la pace: e' una menzogna.
E vien da pensare, poveretti loro, che abbiano introiettato a tal punto la
neolingua e il bispensiero di orwelliana memoria da credere davvero che "La
guerra e' pace. La liberta' e' schiavitu'. L'ignoranza e' forza".
*
Le persone che pensano che pur di governare loro e i loro amici si possono
anche scannare un po' di poveri cristi in Afghanistan rivelano il loro
pregiudizio: non solo razzista, ma del tutto antiumano.
E vien da pensare, poveretti loro, che abbiano fatto proprio il
capovolgimento di ogni valore proclamato dalle streghe di Macbeth.

15. FERMARE LA GUERRA

Per fermare la guerra occorre opporsi alla guerra.
Per fermare una guerra occore opporsi a tutte le guerre.
Il pacifismo generico e astratto non basta.
Occorre la nonviolenza che inveri solidarieta', realizzi giustizia e
promuova riconciliazione.
Occorre la nonviolenza che e' la lotta la piu' nitida e la piu'
intransigente contro tutte le oppressioni.
Occorre la nonviolenza che e' la convivenza tra gli esseri umani che si
riconoscono come esseri umani.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

16. DUE DOMANDE

La prima: la Costituzione della Repubblica Italiana va rispettata come legge
fondamentale del nostro ordinamento giuridico (tale che se una legge
confligge con essa decade in quanto incostituzionale), si' o no?
E l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana recita
testualmente che "L'italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
liberta' di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali", si' o no?
E la guerra in corso in Afghanistan e' una guerra, si' o no?
E la partecipazione militare italiana alla guerra afgana confligge con il
dettato costituzionale, si' o no?
E i ministri della Repubblica hanno dovuto giurare fedelta' alla
Costituzione all'atto dell'assunzione del loro incarico, si' o no?
E la violazione della Costituzione e' un atto criminale, si' o no?
E la criminale violazione della Costituzione da parte del governo e' un atto
eversivo, si' o no?
E noi dovremmo favoreggiare il crimine di un governo golpista che in totale
continuita' col governo golpista precedente viola la Costituzione?
*
La seconda: la guerra - vietata dalla Costituzione - consiste nella
commissione di omicidi di massa, si' o no?
E coloro che in parlamento voteranno per la guerra - vietata dalla
Costituzione - voteranno per la commissione di omcidi di massa, si' o no?
E commettere omicidi di massa e' un crimine, si' o no?
E noi dovremmo consentire la commissione di omicidi di massa?
*
Chi elude queste domande e' un triste e un tristo sofista.

17. LA GUERRA E' IL TERRORISMO

Non puo' darsi una "guerra contro il terrorismo". La guerra e' il
terrorismo.

18. CONTANDO FINO A TRE

Uno: la Costituzione della Repubblica Italiana esplicitamente proiibisce al
Parlamento italiano di deliberare la prosecuzione della partecipazione
militare italiana alla guerra afgana, in quanto tale partecipazione e' del
tutto illegale e criminale.
Che la maggioranza parlamentare della precedente legislatura abbia
deliberato in violazione della Costituzione e si sia macchiata di un infame
crimine non giustifica che in quell'infame crimine e in quella violazione
golpista si perseveri, la pregressa commissione di un delitto non autorizza
la sua reiterazione.
*
Due: in Afghanistan e' in corso da decenni una guerra atroce che ha gia'
provocato un numero enorme di vittime. Partecipare alla guerra, proseguire
la guerra, significa aggiungere altre vittime, significa far morire altre
persone ancora.
Un parlamento che deliberasse la prosecuzione della partecipazione italiana
alla guerra afgana con cio' stesso commetterebbe il reato di omicidio
plurimo. Ed il fatto che la maggioranza parlamentare della precedente
legislatura proprio questo abbia ripetutamente fatto in violazione della
Costituzione dovrebbe avere come effetto non il persistere nel crimine, ma
la sanzione penale per i responsabili: per le leggi italiane l'omicidio e'
un reato.
*
Tre: ma non basta far cessare la partecipazione militare italiana alla
guerra afgana: occorre intervenire positivamente per la pace, per il disarmo
di tutte le parti, per assistere tutte le vittime, per aiutare la
popolazione di quel paese a ricostruire cio' che la guerra ha devastato, e a
costruire una civile convivenza fondata sul riconoscimento di tutti i
diritti umani a tutti gli esseri umani e un'economia non dipendente dai
poteri criminali; occorre promuovere educazione, assistenza, salute per
tutti, sostenendo in primo luogo le inizative delle donne. Questo intervento
di pace deve avvenire con mezzi di pace, deve essere caratterizzato dalla
scelta nitida e intransigente della nonviolenza.

19. I COMPLICI, GLI ARRESI

Scopro con sgomento che per certi signori se la Costituzione e' violata dal
centrodestra e' un crimine abominevole, se e' violata dal centrosinistra e'
una simpatica marachella.
Se la guerra la fa Berlusconi e' un orrore, se la fa Prodi e' una gran
bonta'.
Se gli assassini hanno la camicia nera sono assassini, se hanno la camicia
bianca o rosa o rossa sono eroi.
*
I piu' impudenti, o i piu' isterici, arrivano addrittura a sostenere che
fare la guerra e' costruire la pace, che violare la Costituzione e' prova di
responsabilita', che ammazzare la gente e' un dovere.
*
I piu' obnubilati - o peggio - giungono all'estremo delirio di sostenere che
possa essere cosa da amici della nonviolenza sostenere la guerra, le stragi,
i crimini.
*
A queste persone vorremmo chiedere di fare lo sforzo di rileggersi
l'articolo 11 della Costituzione, che testualmente recita: "L'Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Ed alle persone che pretendono di pervertire la nonviolenza fino al suo
osceno rovesciamento in complicita' con gli omicidi di massa di cui la
guerra consiste vorremmo chiedere di rileggersi la Carta del Movimento
Nonviolento in cui Aldo Capitini scrisse che "Le fondamentali direttrici
d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla
guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie
sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di
privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla
provenienza geografica, al sesso e alla religione...".
*
Chi vuole arrendersi alla guerra e al fascismo puo' farlo, ma non pretenda
di far credere che la guerra e il fascismo siano cose buone.

20. IL GOVERNO DELLE LEGGI E COME LA GUERRA PORTI IL FASCISMO

In un denso capitolo di quel denso libro che e' Il futuro della democrazia
(Einaudi, Torino 1984, 1991), Norberto Bobbio esamina una delle domande che
percorrono tutta la storia del pensiero politico: "Qual e' il governo
migliore, quello delle leggi o quello degli uomini?".
E dopo aver passato in rassegna con la consueta chiarezza ed equanimita'
tutte le principali posizioni sostenute dai piu' illustri studiosi nel corso
della vicenda umana, ed aver illustrato i pro ed i contra di ogni posizione,
cosi' conclude: "Se poi, a conclusione dell'analisi, mi si chiede di
abbandonare l'abito dello studioso e di assumere quello dell'uomo impegnato
nella vita politica del suo tempo, non ho alcuna esitazione a dire che la
mia preferenza va al governo delle leggi, non a quello degli uomini. Il
governo delle leggi celebra oggi il proprio trionfo nella democrazia. Che
cosa e' la democrazia se non un insieme di regole (le cosiddette regole del
gioco) per la soluzione dei conflitti senza spargimento di sangue? e in che
cosa consiste il buongoverno democratico se non, anzitutto, nel rigoroso
rispetto di queste regole? Personalmente, non ho dubbi sulla risposta a
queste domande. E proprio perche' non ho dubbi, posso concludere
tranquillamente che la democrazia e' il governo delle leggi per eccellenza.
Nel momento stesso in cui un regime democratico perde di vista questo suo
criterio ispiratore, si rovescia rapidamente nel suo contrario, in una delle
tante forme di governo autocratico, di cui sono piene le narrazioni degli
storici e le riflessioni degli scrittori politici" (p. 193).
Non si potrebbe dir meglio.
E ci sembra necessario riproporre queste savie parole all'attenzione di chi
ci legge proprio oggi che il governo attuale, seguendo le orme del governo
golpista precedente, si appresta a nuovamente finanziare la prosecuzione
dell'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla guerra
afgana, con cio' nuovamente violando - come gia' il governo golpista
precedente - la Costituzione che la partecipazione italiana a quella guerra
proibisce.
La guerra e la violazione della Costituzione sono una cosa sola: la
decisione di contribuire a far morire persone la' implica la rottura della
legalita' qui, e' un unico crimine: assassinio e  golpe ad un tempo.
E tutte le sirene della propaganda non riusciranno mai a occultare questa
terribile verita'.

21. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UN RECIDIVO

Per essermi opposto alla guerra ed aver tentato di promuovere in forme
rigorosamente nonviolente una piu' ampia sensibilizzazione e un doveroso
condiviso impegno in difesa della vita delle vittime e della Costituzione
della Repubblica Italiana sono stato processato nel '91, e per fortuna il
processo ebbe esito a me favorevole (forse anche perche' inviarono
testimonianze a mio favore tante e tanti, tra cui Ernesto Balducci, Norberto
Bobbio, Franco Fortini, e perche' a difendermi c'era Alfredo Galasso...).
E sono stato denunciato anche nel '99 per aver promosso l'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere della pace con cui cercar di impedire i
decolli dei bombardieri che da Aviano andavano a fare stragi in Jugoslavia.
E per fortuna anche in quel caso il procedimento ha avuito esito a me
favorevole.
Negli ultimi anni non ho subito altre denunce, anche se forse per aver
scritto quel blues del treno della morte che ebbe una certa diffusione ed
esortava a bloccare i treni che portavano armi che sarebbero state
utilizzate per compiere le succesive stragi in Iraq una denuncia per
istigazione a delinquere (giacche' in un paese il cui governo e' complice
delle stragi chi cerca di impedire le stragi non puo' che essere un
delinquente) poteva pur starci, ma ho avuto fortuna.
E - lo dico en passant - di non aver subito in questi ultimi anni altre
denunce sono assai lieto poiche', vecchierello e poveraccio come sono, ho
ancora in corso alcuni dei processi promossi contro di me nel secolo scorso
da una vasta congerie di politicanti corrotti, imprenditori collusi e
faccendieri mafiosi che mi denunciarono ripetutamente per diffamazione per
cose come aver io ripubblicato tra virgolette brani testuali di quanto su
certi personaggi avevano scritto Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pippo Fava,
Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (i lettori meno
giovani sanno cosa accomuni definitivamente queste eroiche persone) negli
anni in cui rappresentavo le istituzioni (anni in cui mi capito' anche di
esser presidente - eletto all'unanimita' dal Consiglio Provinciale di
Viterbo - della Commissione d'inchiesta sulla penetrazione dei poteri
criminali nell'Alto Lazio - altri tempi, e sembra quasi un'altra vita).
Lo scrivo solo perche' la grandissima parte dei lettori di questo foglio
ovviamente non puo' sapere - come dire - da quale pulpito il sottoscritto
predichi, a cosa abbia dedicato la mia esistenza dagli anni Settanta in qua,
a quante tragedie abbia assistito, e quale fatica sia stata e sia ancora
cercar di resistere al male che sempre tutto pervade, e se non ti impegni
anche tu per fermarlo, come puoi sperare che lo facciano altri?
*
Oggi la situazione mi sembra straordinariamente piu' grave che in passato,
perche' piu' vasto e fin totalitario e' il consenso alla guerra e al
crimine, e quindi piu' probabile la distruzione della civilta' umana.
Cosicche' trovo assai penoso che qualcuno insistentemente mi chieda di
capire le ragioni - ignobili, scellerate ragioni, effettuali, criminali
sragioni - degli stragisti, e addirittura di provare simpatia per il loro
sanguinario mestiere.
Si', e' alquanto bizzarro che vi sia chi possa pensare che potremmo chiudere
un occhio sulle guerre, ed anzi appoggiare i governi criminali che le fanno.
Ogni guerra e' contro l'umanita' intera.
Lo sapeva gia' Erasmo da Rotterdam, lo sapeva la sinistra di Zimmerwald,
fino a ieri lo sapevamo in molti: oggi sembra che molti lo abbiano
dimenticato.

22. LE ULTIME COSE. PROTERVO VILLANZONI: LA COSTITUZIONE A MEZZO SERVIZIO

Per certa gente la Costituzione e' la legge fondamentale dello Stato quando
sono all'opposizione, ed e' un orrido e ridicolo feticcio su cui espettorare
col triplice cachinno quando sono al governo.
Per certa gente il popolo italiano e' la pupilla dei loro occhi quando sono
all'opposizione, e un servo sciocco da trattare col bastone e con la carota
quando sono al governo.
Per certa gente la pace e la democrazia sono sovrane virtu' e sommo bene e
fonte di delizia finche' stanno all'opposizione; ma appena messo piede nel
consiglio dei ministri il duce torna ad essere lo statista modello, e la
guerra la sola igiene del mondo (a condizione, beninteso, che a morire sia
qualcun altro).
Ah, l'enigma del cuore umano.

23. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

24. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1360 del 18 luglio 2006

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