La nonviolenza e' in cammino. 1175



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1175 del 14 gennaio 2006

Sommario di questo numero:
1. Della crudelta'
2. Dell'amore
3. Nando dalla Chiesa: Un discorso in senato in ottonari a rima baciata
4. Gianpiero Landi: Vita di Luce Fabbri. Da Malatesta a internet
5. Emily Wax: Correte, ragazze
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. DELLA CRUDELTA'
Il parlamento che ier l'altro, sordo ad ogni sentimento di umana
misericordia e di civile decoro, ha respinto la proposta di un provvedimento
di clemenza per la piu' sofferente umanita'. Un bivacco di manipoli.

2. EDITORIALE. DELL'AMORE
Le persone, donne e uomini, che oggi cammineranno insieme, a Milano e a
Roma. Una societa' civile.

3. RES PUBLICA. NANDO DALLA CHIESA: UN DISCORSO IN SENATO IN OTTONARI A RIMA
BACIATA
[Dagli amici di Italia Democratica (per contatti:
italiademocratica at tiscali.it) riceviamo e volentieri diffondiamo il testo di
questo intervento tenuto da Nando dalla Chiesa nella seduta del Senato del
12 gennaio 2006 come dichiarazione di voto contrario all'ennesima scandalosa
legge ad personam. Nando dalla Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo,
docente universitario, parlamentare; e' stato uno dei promotori e punti di
riferimento del movimento antimafia negli anni ottanta; e' persona di
straordinaria limpidezza morale. Tra le opere di Nando dalla Chiesa
segnaliamo particolarmente: Il potere mafioso, Mazzotta; Delitto imperfetto,
Mondadori; La palude e la citta' (con Pino Arlacchi), Mondadori; Storie,
Einaudi; Il giudice ragazzino, Einaudi; Milano-Palermo: la nuova resistenza
(a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi; I trasformisti, Baldini &
Castoldi; La politica della doppiezza, Einaudi; Storie eretiche di cittadini
perbene, Einaudi; La legge sono io, Filema; La guerra e la pace spiegate da
mio figlio, Filema. Ha inoltre curato (organizzandoli in forma di
autobiografia e raccordandoli con note di grande interesse) una raccolta di
scritti del padre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, In nome del popolo italiano,
Rizzoli. Opere su Nando dalla Chiesa: suoi ritratti sono in alcuni libri di
carattere giornalistico di Pansa, Stajano, Bocca; si veda anche l'intervista
contenuta in Edgarda Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli]

Signor Presidente [del Senato], sul piano della decenza istituzionale
nemmeno gli ultimi giorni ci vengono risparmiati. Sembra di essere agli
ultimi giorni di Pompei. Anche mentre il Parlamento si avvia verso la sua
data di scioglimento noi siamo qui, costretti a varare con tempi
contingentati un provvedimento di favore, l'ennesimo, nato dalle vicende
giudiziarie del Presidente del Consiglio.
E' un fatto che ha in se' qualcosa di scandaloso anche sul piano formale.
Guardate il frontespizio del disegno di legge. Pensate. Una legge fatta per
il Premier e che porta la firma di un solo deputato, l'onorevole Pecorella,
solo lui, ossia il suo avvocato difensore. Credo non ci siano precedenti del
genere in nessuna democrazia, sotto nessuna latitudine.
Vede, signor Presidente, i greci parlavano di "hybris" quando l'idea di
giustizia veniva cosi' degradata. Hybris per indicare il concetto di
vilazione del confine, della misura. Hybris come eccesso di forza, come
dismisura. E nella dismisura, diceva Platone, sta l'origine di ogni male.
Aristotele - mi si perdoni la doppia citazione - rendeva il concetto ancor
piu' esplicito: per lui hybris indicava il fare o il dire qualcosa che
costituiva un'ignominia per chi la subisce. Con questa legge, a subire
l'ignominia sono, oltre che la dignita' del Parlamento, il senso di
giustizia del Paese e le vittime dei reati. Hybris divenne poi, nella
cultura greca, violazione del limite, addirittura volonta' di trascendere la
condizione umana, dunque di mettersi al di sopra degli uomini, di rompere -
con sacrilegio - il confine che esiste tra gli uomini e gli dei.
Mettersi al di sopra dei mortali: vedete bene come la storia greca ci offra
parole che appaiono pensate proprio per i nostri giorni (e d'altra parte
c'e' una ragione se il discorso sulla democrazia di Pericle recitato da
Paolo Rossi e' stato censurato dalla Rai; ripeto: Pericle censurato dalla
Rai).
Hybris proprio per questo, come intreccio di illecito sociale e di illecito
religioso.
Quest'ultima, ennesima legge, collocata negli ultimi giorni di legislatura,
richiama con potenza plastica quel concetto. Per questo non argomentero' per
l'ennesima volta, e inutilmente, dei guasti e delle iniquita' di questa come
delle altre leggi ad personam (questa, poi, piu' incostituzionale di tutte
le altre, anzi incostituzionale in radice), ma interverro' in forma diversa,
per esprimere il mio dissenso in modo, infine, piu' icastico. Un modo
inusuale, come inusuale e parossistico e' il limite a cui siamo stati
portati. Faro' un discorso in metrica, del tutto rispettoso delle
prescrizioni del nostro Regolamento. Spero che qualcuno dei molti senatori
sensibili seduti nei banchi della maggioranza ne ricavi una sia pur leggera
situazione di disagio per quanto stiamo approvando.
*
Bentornati, senatori,
dalle feste e dai ristori
tutti insieme per votare
la gran legge secolare:
la piu' urgente, la piu' bella,
si', la legge Pecorella.

Ma quant'e' curioso il mondo
nel suo gran girare in tondo
che fa nascere d'incanto
una legge che puo' tanto.
E la scrive un avvocato
per salvare il suo imputato,
che poi, caso assai moderno,
e' anche capo del Governo,
mentre invece l'avvocato
e' un potente deputato.
Ah, che idea stupefacente,
non si trova un precedente.
E' un esempio da manuale
di cultura occidentale
che sa metter le persone
sopra la Costituzione.

E ora e' bello, edificante,
che di voci ne sian tante
- di giuristi, ex magistrati,
di causidici, avvocati -
pronte intrepide a spiegare
che la legge e' da votare,
poiche' vuole la dottrina
che il diritto su una china
piu' virtuosa scorrera'
se la norma si fara'.
Ma pensate che bellezza
per un reo, l'aver certezza
che se il giudice e' impaurito
o corrotto o scimunito,
potra' dar l'assoluzione
senza alcuna sconfessione,
che' il processo finira'
e un macigno calera'
sull'accusa dello Stato
e su chi subi' il reato.
Che trionfo, che tripudio!
E per Silvio che preludio
a una dolce terza eta',
l'assoluta impunita'.

Bentornati, senatori,
per la fine dei lavori.
Cinque anni incominciati
coi tesori detassati,
poi vissuti con amore
a far leggi di favore:
rogatorie, suspicioni,
lodi, falsi e prescrizioni,
approvate in frenesia
e con gran democrazia,
che chi c'e' non puo' parlare
e chi e' assente puo' votare.
Mentre al pubblico, in diretta,
lui giurava: "Date retta,
se non si combina niente
sui problemi della gente
colpa e' di opposizioni,
Parlamento e Commissioni!"
Bravi voi che con tempismo
combattete il comunismo,
anche se nell'ossessione
ce l'aveste una ragione:
falsa e' di Marx la tesi
che lo Stato e' dei borghesi;
ci insegnaste voi del Polo
che lo Stato e' di uno solo.
Or votando con l'inchino
si completi il gran bottino
delle leggi personali,
questo sconcio senza eguali.
Del diritto sia mattanza.
Ma l'Italia ne ha abbastanza.
*
Voto contrario.

4. MEMORIA. GIANPIERO LANDI: VITA DI LUCE FABBRI. DA MALATESTA A INTERNET
[Da "A. rivista anarchica", anno XXX, n. 266 dell'ottobre 2000 (disponibile
nel sito: www.arivista.org).
Gianpiero Landi (per contatti: gplandi at racine.ra.it) e' un prestigioso
studioso e valoroso militante libertario. Tra le opere di Giampiero Landi:
(a cura di), Andrea Caffi, un socialista libertario, Edizioni Biblioteca
Franco Serantini, Pisa 1996.
Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e
generosa, un punto di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e
della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande
militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929
in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America
Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente
molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla
fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre
limpida, per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio
segnaliamo l'ampia e preziosa intervista a cura di Cristina Valenti in
questo foglio riproposta. Tra le sue opere in volume ed in opuscolo
segnaliamo: a) scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos
Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la
revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de
Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore,
Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali,
Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union
Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo
e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni
Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL,
Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la
historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962;
El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos
Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una
strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la
historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona
1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo
1932; Propinqua Libertas, Bfs, Pisa 2005; c) scritti di storia e di critica
letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense
(1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della
letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena &
Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de
Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de
Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad
de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati
nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli
interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli
traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra
cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e
l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli). Opere su Luce
Fabbri: un punto di partenza e' l'utilissimo dossier, Ricordando Luce
Fabbri, in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41
(disponibile anche nel sito: www.arivista.org)]

Dall'ambiente familiare anarchico della fanciullezza e della gioventu',
all'esilio forzato con la famiglia prima in Francia e poi in America Latina,
dove ha poi trascorso oltre 60 anni. Una vita vissuta con forte tensione
morale, saldamente radicata nella migliore tradizione anarchica, mai
dogmatica, sempre aperta al nuovo ed al diverso. Fino ad imparare, a 90 anni
suonati, a comunicare anche tramite la rete.
*
Con la morte di Luce Fabbri, avvenuta a Montevideo il 19 agosto 2000
all'eta' di 92 anni, scompare una delle figure piu' rappresentative
dell'anarchismo internazionale, una militante e una intellettuale di grande
prestigio che ha saputo conquistarsi l'affetto e la stima di molte persone,
dentro e fuori il movimento libertario, grazie alla sua limpidezza morale e
politica e alla esemplare chiarezza e profondita' del suo pensiero.
I suoi scritti politici (ma Luce ha lasciato anche opere di storia e critica
letteraria, e poesie), sparsi tra vari libri e opuscoli e soprattutto tra le
pagine di numerosi giornali e riviste spesso di difficile reperibilita',
costituiscono un patrimonio prezioso di pensiero che merita di essere letto
e meditato, ancora oggi e nel futuro, da chiunque creda ancora nei valori
della liberta' e della dignita' degli esseri umani. La sua produzione
teorica, sempre lucida e stimolante, si caratterizza fondamentalmente per lo
sforzo costante e instancabile di approfondire le ragioni di fondo
dell'anarchismo e di attualizzarlo alla luce delle trasformazioni nel mondo
contemporaneo.
La sua esistenza si e' svolta essenzialmente tra l'Italia, che lascio' a
vent'anni esule del fascismo insieme alla famiglia, e l'Uruguay che
l'accolse e che divenne la sua seconda patria. L'influenza dei suoi scritti
e della sua attivita' politica si e' fatta sentire pero' anche in altri
paesi di entrambi i continenti, l'Europa e l'America.
*
Sulle orme del padre
Era nata a Roma il 25 luglio 1908, figlia primogenita del noto militante e
teorico anarchico Luigi Fabbri e di Bianca Sbriccioli. La famiglia, a cui
Luce restera' sempre legata da un affetto tenace e profondo, si completa ben
presto con la nascita del fratello Vero, avvenuta nell'ottobre del 1910 a
Bologna, dove nel frattempo Luigi Fabbri ha trovato lavoro come segretario
di un sindacato e poi come maestro elementare.
Luce cresce in un ambiente libero e culturalmente stimolante, testimone
privilegiata insieme al fratello dell'intensa attivita' politica e culturale
del padre, figura di primo piano dell'anarchismo italiano delle prime decadi
del Novecento, a contatto con i numerosi compagni e amici che frequentano la
sua casa, sia bolognesi che di passaggio (tra di essi ricordera' sempre con
particolare affetto Errico Malatesta, che ai suoi occhi assumera' quasi la
figura di un nonno). Nasce in quegli anni il rapporto di amicizia - mai
interrotto fino alla morte - con il maestro bolognese Aldo Venturini,
all'epoca giovane anarchico collaboratore di Fabbri, futuro studioso e
divulgatore dell'opera di Saverio Merlino.
L'educazione ricevuta dal padre, sempre rispettoso dell'altrui personalita',
e' fondata sulla discussione pacata e razionale e sul libero convincimento
individuale. I valori ideali e morali trasmessi, solidaristici e umanitari,
sono incentrati sull'amore per la liberta' e la giustizia nei rapporti
sociali. Ben presto, crescendo in questo ambiente, Luce si accorge di
condividere i valori e le idee del padre e con naturalezza diventa anch'essa
anarchica. Ancora giovanissima pubblica sulla rivista "Pensiero e Volonta'"
(1924-'26), redatta dal padre e diretta da Malatesta, il suo primo articolo
che firma con lo pseudonimo Epicari. In seguito evitera' per molto tempo di
effettuare altri tentativi, per il pudore tipico dell'adolescenza.
Nell'autunno del 1926, dopo la definitiva affermazione del fascismo, Luigi
Fabbri espatria clandestinamente attraverso la frontiera svizzera, recandosi
poi in Francia dove lo raggiungera' nell'anno successivo la moglie Bianca.
La decisione, per lui particolarmente sofferta e dolorosa, e' dovuta
essenzialmente alla perdita del lavoro di maestro come conseguenza del suo
rifiuto di giurare fedelta' al nuovo regime, oltre che all'impossibilita' di
svolgere qualsiasi attivita' politica libera in patria.
Con dolore, per ragioni di necessita', la famiglia si separa. All'eta' di
soli 16 anni Vero, per non pesare sui genitori, si reca a Roma dove apre con
un amico un laboratorio artigianale per la lavorazione del legno, diventando
un buon ebanista ma vivendo, soprattutto i primi anni, in notevoli
ristrettezze economiche. La separazione dal figlio, che non rivedra' piu'
fino alla propria morte, rappresentera' poi un motivo costante di sofferenza
per Luigi Fabbri. (Vero - attentamente vigilato e piu' volte arrestato dalle
autorita' fasciste - durante la seconda guerra mondiale sara' obbligato a
prendere parte alla campagna di Russia e al ritorno correra' seriamente il
rischio di essere deportato in Germania. Partecipera' poi alla Resistenza a
Roma, nel corso della quale si iscrivera' al Pci. Subito dopo la fine della
guerra, seguendo percorsi propri, riscoprira' il proprio anarchismo. Nel
1946 si trasferira' a Montevideo dove sara' militante della Fau e in seguito
del gruppo libertario fondato dalla sorella. E' morto nel 1991).
Luce rimane da sola a Bologna per terminare gli studi universitari, ospite
in casa di un amico di famiglia, il socialista Enrico Bassi. Verso la fine
del 1928 finalmente si laurea presso la Facolta' di Lettere dell'Universita'
di Bologna, con una tesi su Eliseo Reclus che restera' inedita (alcuni
estratti verranno pubblicati in seguito in lingua spagnola sui quotidiani
"Imparcial" di Montevideo e "La Capital" di Rosario). Due mesi dopo la
laurea anche Luce espatria clandestinamente attraverso la frontiera
svizzera, con l'aiuto del ferroviere anarchico ticinese Giuseppe Peretti,
che le fornisce un passaporto falso e la fa passare per la propria moglie.
Ai primi di gennaio del 1929 Luce raggiunge i genitori a Parigi e la
famiglia, almeno in parte, si ricompone.
A Parigi, dove si concentra uno dei nuclei piu' consistenti dell'emigrazione
antifascista, Luigi Fabbri fonda e dirige il quindicinale "La Lotta Umana"
(1927-'29), espressione dei gruppi che si riconoscono nei programmi e nei
metodi della "Unione Anarchica Italiana", ma l'intero corpo redazionale,
composto anche da Ugo Fedeli, Camillo Berneri e Torquato Gobbi, viene
espulso dalla Francia. Il 20 marzo 1929 Fabbri viene prelevato dalla polizia
e costretto ad attraversare clandestinamente la frontiera con il Belgio,
sotto la minaccia di un arresto da parte dei gendarmi francesi. In aprile la
moglie e la figlia lo raggiungono a Bruxelles e il mese successivo la
famiglia parte dal porto di Anversa per l'Uruguay, all'epoca l'unico paese
disposto ad accogliere immigrati privi di passaporto, nella speranza di
trovare finalmente un luogo ospitale dove non si debba vivere sotto la
minaccia costante di un decreto di espulsione.
*
In Sud America
I primi anni a Montevideo sono difficili per i problemi economici e di
inserimento, mentre la nostalgia del paese natale si fa sentire in modo
acuto. Fin dai primi giorni i Fabbri ricevono pero' la solidarieta' e
avvertono il calore dei numerosi compagni anarchici e antifascisti, italiani
e di altre nazionalita', residenti in Uruguay e nella vicina Argentina. Tra
i compagni che vanno ad accoglierli al loro arrivo al porto di Montevideo ci
sono gli anarchici di origine italiana Antonio Destro e Domenico Aratari
("Adario Moscallegra"). Quest'ultimo li ospita per il primo mese nella
propria casa all'estrema periferia della citta', in mezzo ai campi, fino a
quando non sara' possibile il trasferimento in un'abitazione piu' centrale
presa in affitto.
Luce conosce gia' un poco di spagnolo medievale, letterario e antiquato,
appreso durante gli studi universitari a Bologna. Per aiutare la famiglia,
impartisce lezioni private di italiano e di greco, e partecipa a commissioni
annuali d'esame per l'italiano, che era materia curricolare nelle scuole
secondarie superiori dell'Uruguay.
I Fabbri frequentano l'ambiente del Circolo Napolitano, l'unica delle
societa' italiane di Montevideo che non avesse o non stesse per aderire al
fascismo.
L'anarchismo, che aveva egemonizzato il movimento operaio in America Latina
nell'ultimo quarto del XIX secolo, agli inizi degli anni Trenta nei paesi
del cono sud appare ancora molto forte. In grande maggioranza il movimento
e' di ispirazione anarcosindacalista, e trova espressione soprattutto in due
potenti organizzazioni sindacali controllate da anarchici, la Fora
(Argentina) e la Foru (Uruguay). Luigi Fabbri collabora con le tendenze del
movimento a lui piu' affini e in particolare con il gruppo del quotidiano
"La Protesta", organo della Fora, senza rinunciare peraltro a esprimere
chiaramente il proprio dissenso rispetto alla concezione dell'organizzazione
operaia prevalente all'epoca tra gli anarcosindacalisti sudamericani. Un
dissenso molto piu' marcato prova nei confronti delle gesta e delle idee
degli anarchici "espropriatori" come Severino Di Giovanni, che proprio in
quegli anni sta concludendo in Argentina la sua tragica parabola. Dopo
l'assassinio da parte di Di Giovanni del direttore della "Protesta", Lopez
Arango, che lo aveva accusato di essere al servizio della polizia, Fabbri
scrivera' un articolo colmo di indignazione per il quale sara' oggetto di
minacce e correra' rischi personali.
Durante la prima estate nel nuovo paese (che nell'emisfero australe
corrisponde ai mesi invernali dell'emisfero boreale), per ristabilirsi nella
salute compromessa dagli strapazzi del viaggio, Luce trascorre un periodo di
vacanza sulle montagne di Cordoba, in Argentina, ospite di Diego Abad de
Santillan e della sua famiglia. E' l'origine di una amicizia con Santillan
(da anni in corrispondenza con Luigi Fabbri, con il quale collaborera' a
varie iniziative editoriali), che per Luce durera' tutta la vita.
Sempre nell'estate si svolge a Montevideo un Congresso latinoamericano dei
maestri, che rappresenta per Fabbri e per la figlia l'occasione di conoscere
persone interessanti di vari paesi, e di stabilire legami in particolare con
gli intellettuali anarchici argentini Concepcion Fernandez (nata in Galizia)
e Jose' M. Lunazzi.
Un'altra amicizia importante e' quella con Simon Radowitzky, l'anarchico di
origine russa che ancora adolescente aveva lanciato la bomba che aveva
ucciso Falcon, il massacratore degli anarchici argentini, e che per questo
era stato condannato all'ergastolo nel terribile bagno penale di Ushuaia,
nella Terra del Fuoco. Nel 1930, graziato dopo vent'anni di continue
sofferenze, Radowitzky viene obbligato a lasciare l'Argentina e giunge a
Montevideo, dove viene accolto calorosamente dai compagni locali.
Luigi Fabbri nel frattempo ha avviato una nuova importante iniziativa
editoriale, la pubblicazione della rivista "Studi Sociali", il cui primo
numero esce con la data del 16 marzo 1930. Alla redazione collaborano Ugo
Fedeli e Torquato Gobbi, e anche Luce scrive alcuni articoli firmati con lo
pseudonimo Lucia Ferrari. I primi otto numeri vengono pubblicati a Buenos
Aires, appoggiandosi alle strutture del quotidiano "La Protesta".
La relativa liberta' di cui si godeva nelle due repubbliche rioplatensi dura
ben poco. Il 6 settembre 1930, con il colpo di stato del generale Uriburu in
Argentina, si scatena contro gli anarchici una feroce repressione. La Fora
assiste inattiva al colpo di stato, convinta che si tratti di uno scontro
interno alla borghesia, che non avra' particolari conseguenze sul movimento
operaio. Santillan, divenuto il nuovo direttore della "Protesta", con
preveggenza vede incombere la catastrofe, e insiste in modo disperato per la
proclamazione di uno sciopero generale che bloccherebbe il paese e potrebbe
fare fallire il colpo di stato, ma non viene ascoltato. Le conseguenze sono
tragiche. In pochi giorni l'intera organizzazione della Fora e "La Protesta"
vengono spazzate via. Molti militanti vengono uccisi, torturati, deportati a
Ushuaia. Quelli che riescono a fuggire vanno a Montevideo, dove s'ingrossa
la comunita' degli esiliati. Tra gli altri profughi, oltre a Santillan e a
Lunazzi, arriva Ermacora Cressatti, un muratore anarchico di origini
friulane, di cui ben presto Luce si innamora e che diventa suo marito nel
1933 (alcuni anni dopo la coppia sara' allietata dalla nascita di una
figlia, Luisa). Scomparso l'appoggio del gruppo de "La Protesta", la rivista
"Studi Sociali" dovra' fare da se', con crescenti difficolta' economiche.
Sono gli anni della "grande crisi" economica originata dal crollo della
Borsa di New York del 1929, e le conseguenze si fanno sentire anche in
America Latina. Perfino le sottoscrizioni alla rivista dalle individualita'
e dai gruppi anarchici italiani del nordamerica si fanno sempre piu' scarse.
*
"Studi sociali"
Le preoccupazioni per la rivista si sommano a quelle per il mantenimento
della famiglia. Luigi Fabbri perde ben presto, per ragioni politiche legate
al suo antifascismo, un incarico come maestro presso la Scuola Italiana di
Montevideo e si mette a vendere libri, ma i guadagni sono scarsi e aleatori.
Cominciano inoltre, gia' a partire dal gennaio del 1932, alcuni seri
disturbi di salute che tormenteranno i suoi ultimi anni e lo porteranno
infine a una precoce morte. Un grande dolore per lui e' rappresentato poi
dalla morte di Malatesta (luglio 1932). Luce diventa il principale sostegno
economico della famiglia, soprattutto dopo avere vinto un concorso pubblico
che le apre la strada all'insegnamento nella scuola secondaria superiore,
come docente di storia in un liceo.
Il giorno 11 marzo 1933 si apre a Montevideo un Congresso internazionale
antimilitarista organizzato da un comitato proletario dietro cui si celava
il partito comunista, in occasione della guerra del Chaco (scoppiata nel
1932 tra Paraguay e Bolivia). Luigi Fabbri e Luce (che ha la delega di un
gruppo anarchico argentino) vi prendono parte con altri anarchici
latinoamericani. Prima della conclusione i 45 anarchici presenti lasciano la
sala per protesta, nell'impossibilita' di potere discutere il documento
finale preparato in anticipo. Con gli anarchici lasciano la sala anche molti
delegati reclutati dai comunisti tra i "compagni di strada". L'episodio si
risolve nei giorni seguenti in un abbandono delle organizzazioni comuniste
da parte di molti simpatizzanti e in un rafforzamento dei gruppi libertari.
Il 31 marzo 1933, quasi in coincidenza con l'avvio del nuovo lavoro di Luce
nel liceo, si verifica in Uruguay il colpo di stato di Gabriele Terra, che
interrompe il clima di tolleranza politica del paese e instaura un regime
autoritario, anche se meno feroce della contemporanea dittatura argentina e
del fascismo italiano. Alcuni anarchici di origine italiana, tra cui Fedeli,
vengono deportati in Italia e consegnati nelle mani delle autorita'
fasciste. Per Luigi Fabbri si riaffaccia l'incubo di una nuova possibile
espulsione che pero' non avra' luogo, forse perche' la sua attivita'
politica e' rivolta quasi esclusivamente alla propaganda e alla lotta contro
il regime di Mussolini, senza intromissioni nelle questioni interne del
paese ospitante.
Nel settembre 1933 Luce si reca in Argentina, a Rosario di Santa Fe, per
tenere un ciclo di sei conferenze sul fascismo all'Istituto di Studi
Superiori. Le conferenze verranno poi pubblicate nel volume Camisas Negras
(Buenos Aires, Nervio, 1935). Nel 1932 era gia' apparso il volume I canti
dell'attesa, pubblicato a Montevideo dall'editore Bertani, una raccolta di
poesie da cui traspare soprattutto la nostalgia per il paese natale e lo
sdegno per il fascismo e le sue imprese.
Il 22 giugno 1935, a seguito di un intervento chirurgico, muore Luigi
Fabbri. Luce, gravemente ammalata, non puo' assistere ai suoi ultimi istanti
e neppure prendere parte al funerale. La perdita del padre che adorava
rappresenta uno dei piu' grandi dolori della sua vita. Cerca di reagire
continuando l'opera iniziata dal padre, in particolare "Studi Sociali" di
cui era da poco uscito il numero 40. Nella biografia del padre, scritta a
distanza di tanti anni, la stessa Luce ha spiegato le ragioni di quella
decisione: "La rivista non mori'. Dopo una lunga malattia (una
cortico-pleurite) e durante una lunghissima convalescenza - ebbi sei mesi di
licenza nel mio lavoro d'insegnante - preparai il primo numero della nuova
serie, non senza molti dubbi e molti scambi di lettere coi compagni. Non
credo nell'al di la', e far uscire ancora la rivista era l'unica maniera di
rimanere in contatto con lui, quella parte di lui che la morte non poteva
toglierci: il suo pensiero. C'era sufficiente accordo fra noi, perche'
potessi farlo senza sacrificare niente della mia indipendenza, ch'era il
valore ch'egli mi aveva insegnato a difendere gelosamente. Avevo pero' molta
paura. Non pensavo di sostituirlo, ma volevo mantenere un certo livello e
temevo di non saperlo fare. Ma mi parve di dover affrontare il rischio.
M'accorsi pero' che, assorbita com'ero, dopo la guarigione,
dall'insegnamento ed anche dal movimento locale, a cui s'aggiunsero ben
presto il lavoro di solidarieta' con la Spagna libertaria e, infine, la
maternita', non potevo conservare il ritmo di attivita' del babbo per quel
che si riferisce alla rivista. Questa usci' quando pote', fino alla fine
della seconda guerra mondiale; nel '46, col risorgere della nostra stampa in
Italia, perse la sua principale ragion d'essere e cesso'" (Luigi Fabbri.
Storia d'un uomo libero, p. 215).
Il primo numero della seconda serie di "Studi Sociali", quasi interamente
dedicato al fondatore della rivista, esce il 20 novembre 1935 con articoli
di Torquato Gobbi, Virgilio Bottero, Emilio Frugoni, Domingo Rodriguez,
Gaston Leval e alcuni scritti dello stesso Fabbri. L'articolo di Luce si
intitola "L'educatore", ed esamina la figura del padre sotto il profilo del
suo comportamento nella vita privata, in famiglia e in particolare con i
figli. Anche in seguito Luce conservera' a lungo una certa ritrosia a
scrivere del padre come personaggio pubblico, per il timore di non riuscire
ad essere completamente obiettiva nei giudizi.
*
Al fianco dei cenetistas
Tra il 1936 e il 1939 Luce - che e' in contatto soprattutto con Santillan,
rientrato in Spagna fin dal 1931 e che e' uno dei massimi dirigenti della
Cnt in Catalogna - si impegna a fondo nel sostegno agli anarchici spagnoli
che lottano sul doppio fronte della guerra contro il fascismo e della
rivoluzione, con la creazione e la difesa delle collettivizzazioni
libertarie osteggiate dagli stalinisti e dalle forze borghesi repubblicane.
Va segnalato che alcuni suoi scritti del periodo e successivi, improntati a
una certa comprensione nei confronti delle ragioni di quegli esponenti
anarchici spagnoli che nel corso della guerra civile avevano accettato di
fare parte del governo di Madrid e di quello autonomo della Catalogna,
susciteranno dissensi e critiche in settori del movimento libertario
internazionale. La stessa Luce precisera' in alcune occasioni che si
trattava appunto di comprensione per il dramma umano e politico di quei
compagni (convinti di scegliere il male minore in una situazione
obiettivamente difficile e piena di rischi nella quale avvertivano
drammaticamente il peso della propria responsabilita'), e non della
accettazione del ministerialismo che non condivideva.
Nel 1937 pubblica, con lo pseudonimo Luz d. Alba, il volume 19 de julio.
Antologia de la revolucion espanola, con lo scopo di informare l'opinione
pubblica dell'America Latina di cio' che sta realmente accadendo in Spagna.
L'anno dopo esce a Lugano, a cura di Carlo Frigerio, l'opuscolo Gli
anarchici e la rivoluzione spagnola, contenente l'articolo di Luce "Il
problema del governo" e un intervento sullo stesso tema di Santillan.
Collabora inoltre intensamente alla pubblicistica anarchica, in particolare
a quella uruguaiana e argentina.
La rivoluzione spagnola, che aveva suscitato all'inizio tante speranze, si
conclude infine tragicamente, seguita poco dopo dallo scoppio della seconda
guerra mondiale. Durante la guerra Luce compila in italiano "Rivoluzione
libertaria" (un giornale da mandare clandestinamente in Italia, di cui
escono cinque numeri), e subito dopo la pagina italiana di "Socialismo y
libertad", un interessante esperimento di periodico trilingue edito a
Montevideo, a cui collaborano socialisti, anarchici e repubblicani uniti
dalla comune lotta al fascismo.
Nei primi mesi del 1946, terminata la guerra, Luce fa un viaggio in Brasile,
ospite a Rio de Janeiro degli anarchici italiani Nello Garavini e Emma Neri,
esuli antifascisti, e della loro figlia Giordana. Al ritorno da una visita a
una proprieta' dei Garavini nella localita' di Mangaratiba, nella selva
amazzonica, Luce e Nello vengono colpiti da febbri malariche e si teme per
la loro vita. Luce rientra in marzo a Montevideo, dove l'attendono il marito
e la figlia di pochi anni, ormai fuori pericolo e in convalescenza, ma
debilitata dalla malattia. Pochi mesi dopo si chiude anche l'esperienza
della terza serie di "Studi Sociali", che durante la guerra aveva cambiato
di formato e aveva rallentato ulteriormente le apparizioni dei nuovi numeri.
*
Contro il mito castrista
Negli anni successivi la rivista sara' sostituita da una collana di
opuscoli, alcuni dei quali redatti da Luce: La liberta' nelle crisi
rivoluzionarie (1947), L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace (1949),
La strada (1952). Gli altri due opuscoli della collana, di autori diversi,
usciranno con una sua introduzione: Max Nettlau, Saverio Merlino (1948);
Errico Malatesta, Organizzazione - Luigi Fabbri, Libera sperimentazione
(1950). Nello stesso periodo collabora con una certa regolarita' alla
rivista "Volonta'", all'epoca diretta a Napoli da Giovanna Berneri e Cesare
Zaccaria. Nelle edizioni RL, legate alla rivista, vengono pubblicati Sotto
la minaccia totalitaria. Democrazia Liberalismo Socialismo Anarchismo
(1955), uno dei suoi testi piu' significativi, e Problemi d'oggi (1958).
In lingua spagnola escono El totalitarismo entre las dos guerras (Buenos
Aires, 1948) e La libertad entre la historia y la utopia (Rosario, 1962). In
questa ultima opera Luce - all'interno di una riflessione piu' generale su
liberta', socialismo, rivoluzione e dittatura - esamina criticamente, da un
punto di vista libertario, gli esiti autoritari della recente rivoluzione
cubana. Va rilevato che in Uruguay e in altri paesi dell'America Latina la
rivoluzione cubana, che soprattutto all'inizio suscita entusiasmo e speranze
in vasti settori dell'opinione pubblica, avra' effetti dirompenti sul
movimento anarchico, indirizzando verso il castrismo e la lotta armata una
parte dei militanti e simpatizzanti, in particolare quelli piu' giovani. Si
riproduce in certa misura, a distanza di alcuni decenni, la situazione che
si era creata in molti paesi dopo la rivoluzione d'ottobre, allorche'
l'entusiasmo per gli avvenimenti russi aveva convogliato verso i nascenti
partiti comunisti una larga parte delle masse operaie e anche militanti
provenienti dall'anarchismo. Le differenti valutazioni della rivoluzione
cubana provocano accese discussioni e polemiche all'interno della
Federazione Anarchica Uruguayana (Fau), e infine Luce, trovandosi in
minoranza su una questione decisiva, deve lasciare l'organizzazione con
pochi altri compagni e fondare un proprio gruppo autonomo. La frattura non
sara' mai piu' ricomposta, anche se il tempo si e' incaricato di darle
ragione, facendo giustizia della mitologia castrista e guevarista e della
tragica illusione della guerriglia latinoamericana.
A partire dagli anni sessanta si assiste a un rallentamento nella produzione
di scritti politici, mentre diventano sempre piu' numerosi i saggi su
argomenti di storia e di critica letteraria. Nel 1949 Luce ottiene la
cattedra di Letteratura Italiana all'Universita' di Montevideo (la terra'
fino al 1991, quando finalmente andra' in pensione). Nel 1951 viene inoltre
nominata docente di Storia della civilta' italiana (in seguito anche di
Letteratura italiana) all'Istituto per la formazione dei professori Artigas.
Gran parte del suo tempo e delle sue migliori energie vengono dedicate
all'insegnamento e alla ricerca sui temi ad esso legati. Nel 1966 pubblica
il saggio Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense
(1810-1853), completato l'anno successivo da un secondo volume relativo al
periodo 1853-1915. A distanza di qualche anno appare La poesia de Leopardi
(1971), preceduto e seguito da saggi su Foscolo, Machiavelli, Dante. I
numerosi contributi su quest'ultimo autore culmineranno, a conclusione della
sua attivita' di studiosa, nel volume La Divina Comedia de Dante Alighieri,
pubblicato nel 1994 dall'Universita' di Montevideo.
Tra il 1973 e il 1985 anche l'Uruguay, come altri paesi del continente,
conosce l'epoca dei colpi di stato e della dittatura dei militari, con una
durissima e sanguinosa repressione dei movimenti di sinistra. Forse per
l'eta' gia' avanzata e per il suo prestigio di studiosa, Luce non subisce
particolari persecuzioni, anche se deve rinunciare a svolgere un'attivita'
politica pubblica e nutre fondate preoccupazioni per la figlia,
simpatizzante di gruppi politici radicali, e per le due giovani nipoti (nel
frattempo sono morti la madre Bianca e il marito Ermacora). Per evitare il
rischio di un sequestro durante una perquisizione, dona il suo prezioso
archivio (che comprende anche le carte del padre) all'Iisg di Amsterdam, che
provvede al trasferimento dei documenti originali nella propria sede in
Olanda.
*
Le ultime opere
Dopo la fine della dittatura militare, che lascia comunque al paese una
pesante eredita' di sparizioni e di persone torturate o uccise, si creano le
condizioni per un intervento politico non clandestino. Luce riprende
l'attivita' con i compagni anarchici a lei piu' affini. Il "Grupo de Estudio
y Accion Libertaria", di cui fa parte, nel 1986 da' vita a un periodico che
all'inizio si chiama "Geal", come la sigla del gruppo stesso, e poi dal
terzo numero assume il titolo "Opcion libertaria". Collabora inoltre con
numerosi altri libertari in Uruguay e in altri paesi dell'America Latina,
divenendo per molti di essi un sicuro punto di riferimento. A Montevideo le
sono particolarmente vicini i compagni della Comunidad del Sur, fondata nel
1955 e tuttora attiva. Nel 1983 esce a Buenos Aires, a cura di alcuni
compagni locali, El anarquismo: mas alla' de la democracia, un opuscolo che
raccoglie la traduzione in spagnolo di alcuni interventi di Luce apparsi su
"A rivista anarchica", di notevole interesse per approfondire il suo
pensiero.
Nel 1993 Luce compie il suo ultimo viaggio in Europa, per prendere parte
alla "Esposicion internacional anarquista" di Barcellona. L'intervento che
legge alla platea del Convegno, Una utopia para el siglo XXI (tradotto e
pubblicato su "A rivista anarchica" n. 205), puo' essere inteso come il suo
testamento spirituale. Approfittando del viaggio a Barcellona verra' anche
per qualche settimana in Italia, e sara' per lei l'ultima volta che rivedra'
il suo paese natale (nel dopoguerra, i suoi viaggi precedenti si sono svolti
nel 1954, nel 1981 e nel 1987).
Negli ultimi anni Luce si dedica alla redazione dell'opera sua forse piu'
necessaria, la gia' citata biografia del padre che viene pubblicata dalla
Biblioteca Franco Serantini di Pisa nel 1996 col titolo Luigi Fabbri. Storia
di un uomo libero. In certa misura e al di la' delle sue intenzioni, si
tratta anche di una autobiografia, almeno per quanto riguarda il primo
periodo della sua vita, trascorso a stretto contatto con il padre.
In coincidenza con i suoi novant'anni (festeggiati con un certo risalto in
Uruguay, dove era un personaggio pubblico) escono nel 1998 due volumi di
suoi scritti: Una strada concreta verso l'utopia. Itinerario anarchico di
fine millennio (Pescara, ed. Samizdat), e La libertad entre la historia y la
utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX (Barcelona-Dreux, Edicion
A. Fontanillas Borras y S. Torres Planilla).
La sua mente, abituata a ragionare, ha lavorato fin quasi agli ultimi
giorni. Preparava da tempo un saggio sul fenomeno dell'autodidattismo nel
movimento operaio, e non sappiamo a che punto fosse arrivata nella ricerca e
nella elaborazione dei risultati. Nei giorni stessi in cui ci e' arrivata la
notizia dolorosa della sua morte, abbiamo ricevuto anche il n. 33 di "Opcion
libertaria", contenente come al solito due articoli suoi, probabilmente gli
ultimi che ha scritto nella sua vita lunga e operosa.
Abbiamo perso Luce, e per chi l'ha conosciuta di persona e l'ha amata si
tratta di una perdita grave e irreparabile, anche se in certa misura
prevedibile in considerazione della rispettabile eta' che aveva raggiunto.
Parafrasando cio' che lei stessa ha scritto in riferimento alla morte di suo
padre, ci e' di qualche conforto sapere che ci resta qualcosa che nessuno
potra' toglierci, e cioe' il suo pensiero.

5. MONDO. EMILY WAX: CORRETE, RAGAZZE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di
Emily Wax apparso sul "Washington Post" del 29 dicembre 2005. Emily Wax e'
una prestigiosa giornalista del "Washington Post", autrice di molti
importanti reportages dall'Africa]

Addis Abeba, Etiopia. Praticamente, l'unico modo che Tesdale Mesele ha
avuto, per evitare di venire sposata a 13 anni e chiusa in un'esistenza
fatta di lavori domestici e cura dei bambini, e' stato correre.
Ed e' quello che questa ragazzina coraggiosa con le gambe magre e la coda di
cavallo ha fatto. Ha corso lungo le strade rovinate e sporche dell'altopiano
etiope, scalza o calzando scarpette sfondate. Ha corso con le sue ampie
falcate sino alla piazza di Meskel Square nella capitale, dove vagano capre
e nubi di smog colorano l'aria di un grigio gessato. E quando ha ritenuto di
essere abbastanza veloce, ha corso nell'unico stadio di Addis Abeba,
sperando di essere vista e ingaggiata da una squadra di atletica.
I professionisti della corsa, in Etiopia, sono stati a lungo solo uomini ed
il paese ha prodotto alcuni dei migliori corridori del pianeta: il
leggendario Haile Gebrselassie, per esempio, ha stabilito 17 record mondiali
e vinto due medaglie d'oro olimpiche. Ma negli ultimi dieci anni atlete
determinate come Meseret Defar, ventiduenne, hanno pure cominciato a vincere
medaglie alle Olimpiadi, campionati e maratone. Oggi, secondo una rivista
sportiva etiope, 7 dei 10 atleti che guadagnano di piu' in Etiopia sono
donne.
Ispirate da queste eroine nazionali, Tesdale e migliaia di altre ragazze
lasciano i loro villaggi e vengono a vivere con i parenti nella capitale,
allenandosi da sole, e sognando il giorno in cui gareggeranno. Ma ci sono
anche altre ragioni, piu' pratiche, per diventare veloci. "Io corro, cosi' i
ragazzi sanno che sono forte e non mi molestano", dice Tesdale, ansimando
dopo la quotidiana corsa da scuola a casa, in canottiera stracciata e scarpe
di tela, "E corro anche perche' voglio dare priorita' alla mia istruzione.
Se sono una brava atleta, la scuola vorra' che io rimanga, e non mi mandera'
a casa a lavare biancheria o a preparare il pane". Tesdale vive in una casa
dalle pareti di fango, con altre tre ragazze le cui sorelle le hanno portate
qui dalle fattorie di famiglia, per addestrarle a correre.
Tuttavia, la loro semplice e reale ambizione e' continuare ad andare a
scuola. In Etiopia, ricevere un'istruzione e' una vera maratona:
l'iscrizione delle ragazze a scuola e' fra le piu' basse del mondo, e le
donne e le giovani hanno piu' possibilita' di morire di parto che di finire
le medie, secondo i dati dell'Unicef. "Ho tante speranze per lei", dice
Alamas, la sorella diciottenne di Tesdale, "Quando avevo la sua eta', i
nostri genitori volevano darmi in moglie ad un uomo di trent'anni. Erano
arrabbiatissimi quando scappai in citta'. Non mi hanno parlato per anni. Ma
ora, con il suo sogno di diventare un'atleta professionista, mia sorella ha
valore per loro. La rispettano. Non deve aver bambini presto, perche' questo
interferirebbe con la corsa. Hanno capito che e' stato giusto per me essere
andata via, e che e' giusto anche per lei".
*
In Etiopia, ragazzine di 12 anni possono essere vendute come spose dai
genitori che non sono in grado di fornire loro una dote. Il paese ha il
tasso piu' alto al mondo di fistole vaginali, una ferita che si produce nei
corpi delle adolescenti durante il parto, e che richiede un doloroso
intervento chirurgico di ricostruzione. Paese impoverito, con 73 milioni di
abitanti, l'Etiopia ha anche uno dei piu' alti tassi mondiali di persone
affette da aids, cosa che costringe le bambine a lasciare la scuola per
occuparsi di parenti malati. Poiche' ben poche case hanno acqua corrente o
elettricita', cucinare e pulire portano via tutto il giorno. I genitori
hanno poi paura di lasciare le ragazze sole su lunghe distanze, da un
villaggio sperduto alla scuola: temono lo stupro ed il rapimento, che
vengono usati molto spesso per forzare una ragazza al matrimonio.
"Le adolescenti africane sono il gruppo piu' vulnerabile che ci sia", dice
Alessandro Conticini della locale sezione dell'Unicef, "Lavorano assai di
piu' dei loro fratelli. Sono molto piu' a rischio di essere forzate alla
servitu' domestica, al matrimonio, alla prostituzione. Le cose stanno
lentamente migliorando, ma una ragazza deve avere una ragione forte per
chiedere ai genitori di permetterle di andare a scuola, e di ritardare il
lavoro e il matrimonio". A questo scopo, la corsa si e' dimostrata un buon
incentivo. Persino nelle enclave rurali piu' tradizionaliste, i genitori
vedono dei benefici nel permettere alle figlie di allenarsi, il che
significa che devono andare a scuola, dove gli insegnanti scelgono chi
partecipa alle gare. Poiche' ci si aspetta che i figli sostengano i genitori
quando essi saranno anziani, le ragazze atlete offrono la speranza di un
successo economico, dice ElShadai Negash, editore di "Endurance", una
rivista sportiva: 'Per una fanciulla, essere capace di correre e' un vero
pronunciamento di liberta', che in effetti si traduce in potere. Le atlete
sono idoli, in parte, anche per il loro successo finanziario. Se una ragazza
riscuote danaro in modo rispettabile, perche' non ritardare il suo
matrimonio? Lei viene vista come un investimento, dopotutto".
*
Molte ragazze etiopi sviluppano corpi forti gia' in tenera eta', facendo ore
ed ore di lavori domestici, camminando tre o quattro miglia al giorno per
andare a prendere l'acqua o frequentare la scuola, e trasportano fascine di
legna sulle loro teste. Mentre i ragazzi passano il tempo con i padri,
facendo commissioni o bighellonando, le ragazze aiutano le loro madri in
numerosi lavori, dal macero della frutta alla pulizia manuale dei tappeti.
Meseret Defar, che ha vinto una medaglia d'oro alle Olimpiadi nel 2004 sui
cinquemila metri, ed una d'argento nel 2005 ai campionati mondiali, racconta
che ha passato l'infanzia a portare carichi di legna cosi' pesanti che aveva
una muscolatura fortissima nella schiena gia' a 10 anni: "Portavo anche
giare di argilla piene d'acqua per due miglia ogni giorno. E piangevo,
perche' tutto quello che volevo fare era allenarmi e correre, e invece
dovevo fare i lavori domestici". Per quanto non molto alta, si dimostro'
sorprendentemente veloce ed attiro' l'attenzione del padre e degli
allenatori scolastici. Anche allora, pero', doveva usare di nascosto le
scarpe di tela dei fratelli. "Di solito correvo scalza, infatti", dice
lanciando un'occhiata alle scarpe di marca che ora e' pagata per indossare,
"Alle ragazze non si comprano vere scarpe da corsa, perche' sono costose.
Cosi' mi alzavo molto presto, prendevo di nascosto quelle dei miei fratelli,
e mi allenavo e le rimettevo a posto prima che si svegliassero e le
indossassero per andare a scuola".
Defar ha guadagnato abbastanza denaro, correndo, da far proseguire gli studi
ad entrambi i suoi fratelli: uno sta studiando informatica, l'altro
cinematografia. La cosa piu' importante e' che l'essere un'atleta di
successo le ha dato maggior controllo sulla sua vita. Ha potuto ritardare la
gravidanza e scegliere il proprio marito, un simpatico giocatore di calcio
che ha la sua eta' ed i suoi stessi interessi. Recentemente, Defar e' andata
a parlare alle giovanissime madri ricoverate per le fistole vaginali. Le ha
incoraggiate a far frequentare la scuola alle figlie, a permettere alle
bambine di sviluppare i propri talenti, a ritardare i loro matrimoni ed a
trovare valore nelle loro vite.
Nel quartiere dove vive Tesdale, le ragazze la idolatrano e tutte hanno il
suo poster appeso alle pareti. "Correre da' alle ragazze un sacco di
opportunita' e fa si' che i nostri corpi siano nostri", dice Defar, "E anche
se qualcuna non ce la fa, l'allenamento porta con se' nuove idee: insegnare,
diventare allenatrice, fare qualunque cosa in cui ti impegni veramente".
Gebrselassie, la star maschile della corsa, mi dice che si e' recato a
parlare nelle scuole femminili e che ha donato scarpette per le ragazze. "E'
fantastico che ci siano piu' ragazze a dedicarsi alla corsa, in Etiopia.
Voglio sostenerle non solo materialmente, ma moralmente. Le ragazze sono
atlete splendide. E penso che questo mandi loro un meraviglioso messaggio,
ovvero che le ragazze possono fare tutto quello che fanno i ragazzi".
*
Questa mattina, Tesdale e la sua migliore amica, la quattordicenne Sercalem
Tesefay, si sono alzate alle 5,30 e hanno corso per un'ora sino ad arrivare
a Meskel Square. Pur fermandosi otto minuti ogni miglio, hanno sorpassato
donne chine sotto i fardelli di legna, e uomini incastrati nel traffico.
Nella piazza di Meskel Square, ragazzi e ragazze fanno sprint sugli scalini
sotto gli occhi degli allenatori. Tesdale e Sercalem non sono ancora in una
squadra, ma entrambe sperano di avere i tempi necessari per entrarvi il
prossimo anno. Alle 8, le due amiche se ne vanno alla scuola elementare, di
corsa per un'altra ora e mezza. Al termine delle lezioni, all'una, camminano
per un altro miglio per andare a raccogliere acqua, e infine si siedono
nella loro capanna per la tradizionale cerimonia del caffe'. Le sorelle
maggiori sono fiere di loro: sono diventare ragazze moderne, dicono,
studentesse ed atlete, con le treccioline nei capelli e lo smalto sulle
unghie.
"In campagna scarseggia tutto", mi racconta la sorella ventenne di Sercalem,
Muluwork, che e' una muratora part time, "Se vi fossimo rimaste, le nostre
vite sarebbero state diverse da come le volevamo. Il nostro destino ovvio
sarebbe stato un matrimonio precoce, bambini, e molti anni di lavori
domestici".
Sercalem sorride, e si volta verso la sorella: "Quando sogno", le dice,
"sogno di correre cosi' veloce da migliorare la nostra vita e comprare
scarpe buone per tutte le ragazze etiopi".

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1175 del 14 gennaio 2006

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