La nonviolenza e' in cammino. 1163



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1163 del 2 gennaio 2006

Sommario di questo numero:
1. Piercarlo Racca: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
2. Ascoltare, dire, fare nonviolenza
3. Mario Gamba ricorda Derek Bailey
4. Luciano Capitini: I Cos, palestra di democrazia
5. Movimento Internazionale della Riconciliazione e Movimento Nonviolento:
Una proposta
6. Giulio Vittorangeli: La befana e l'infanzia negata
7. Elena Buccoliero intervista Salvatore Pirozzi sull'esperienza di "Chance"
a Napoli
8. Ottavio Di Grazia presenta la collana "Parole delle fedi" diretta da
Brunetto Salvarani
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. STRUMENTI DI LAVORO. PIERCARLO RACCA: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarlo.racca at fastwebnet.it)
per questo intervento. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei
movimenti nonviolenti in Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le
esperienze piu' vive e piu' nitide di impegno di pace; e' per unanime
riconoscimento una delle voci piu' autorevoli della nonviolenza in cammino]

Abbonarsi ad "Azione nonviolenta" significa non solo voler essere informati
e documentati su svariate iniziative, ma anche riconoscere e sostenere la
continuita' di un percorso iniziato da Aldo Capitini nel 1964.
Oggi piu' che mai la rivista va sostenuta e proposta come punto di
riferimento per chi non vuole essere omologato a quella corrente di pensiero
che tende a rilegittimare  la guerra (violando il nostro dettato
costituzionale) e che continua a proporci la tesi dello sviluppo (crescita
del Pil) infinito.
Abbonarsi ad "Azione nonviolenta" rappresenta quindi il primo passo in cui
ognuno di noi sceglie di avere un riferimento preciso di quello che deve
essere il cammino della nostra vita.
Il mio primo contatto con la rivista e' stato nel 1969 in modo del tutto
casuale e fu molto importante perche' mi permise di scoprire l'esistenza del
Movimento Nonviolento.
Dal 1971 sono diventato un fedele abbonato.

2. STRUMENTI DI LAVORO. ASCOLTARE, DIRE, FARE NONVIOLENZA
"Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata
da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte
le persone amiche della nonviolenza.
La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803,
fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
L'abbonamento annuo e' di 29 euro da versare sul conto corrente postale n.
10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente
bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza
Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta",
via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad
"Azione nonviolenta".

3. LUTTI. MARIO GAMBA RICORDA DEREK BAILEY
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 dicembre 2005.
Mario Gamba e' giornalista della redazione culturale del Tg3 e collaboratore
del quotidiano "Il manifesto", del settimanale "L'Espresso" e di altre
testate. Tra le opere di Mario Gamba: Questa sera o mai. Storie di musica
contemporanea, Fazi, Roma 2003.
Derek Bailey (Sheffield, 1930 - Londra, 2005), musicista, straordinario
improvvisatore (e dell'improvisazione teorico e per cosi' dire
fenomenologo), una delle figure piu' vivide del jazz come esperienza
esistenziale e ricerca-azione di liberta', e' scomparso alcuni giorni fa]

Quella parola la', maestro, nel giro della musica da' fastidio veramente. La
usano per chiunque suoni o diriga o canti, in qualunque modo, avendo uno
straccio di diploma di conservatorio in tasca, o magari non avendolo
nemmeno. Se, invece, la usano per indicare uno che ha o ha avuto molto da
insegnare, menti da aprire, strade nuove percorse che sarebbe bello aver
percorso insieme a lui o percorrere dopo di lui, l'insofferenza per la
parola diminuisce nelle comunita' di amanti delle arti radicali. Non
sparisce del tutto.
Poi muore Derek Bailey. E non si sa piu' che pesci pigliare in questo campo
terminologico. Al diavolo ogni purismo, critico o iconoclasta che sia. Muore
un personaggio di fondamentale importanza, un protagonista ispido e schivo
ma assoluto della stagione della musica nuova, della musica free. Uno dei
pochi maestri di idee, di pratica musicale, di modo di vivere che venga in
mente, se devi pensare a un maestro. Derek Bailey, chitarrista. Si prova
imbarazzo a designarlo come strumentista soltanto, anti-virtuoso assai
virtuoso di uno strumento "minore" o "modesto" o "limitato". Nemmeno Segovia
riusciva a emanciparlo del tutto. Bailey si'. Lui era un creativo di
prim'ordine sul campo e un filosofo della musica, un filosofo
dell'improvvisazione in musica, le sue opere e le sue teorie sono ricche
come un'orchestra mahleriana o un trattato wittgensteiniano. Niente di
lussureggiante, pero'. Il contrario. Poche note, acri, tragitti sonori
frammentati, mai niente di sinuoso. Ma che piacere ascoltare le sue
escursioni "intellettualistiche" tra le non-tonalita' e tra i rumori delle
corde trattate in modo percussivo oppure appena sfiorate e lasciate,
sorprendentemente, senza tocchi, in attesa di nuovi suoni che le potessero
animare, suoni disossati, suoni persino dispettosi.
*
Derek Bailey e' morto a Londra, in ospedale, la mattina presto del giorno di
Natale. Pochi giorni prima della fine era a Barcellona, stava sempre peggio.
Aveva 75 anni e da un bel po' soffriva di una malattia neurovegetativa che
gli paralizzava progressivamente gli arti. Il suo ultimo cd, Carpal Tunnel
(Tzadik, 2004), e' una sorta di cronaca delle fasi della sua malattia. Una
cronaca messa in musica, per documentare che cosa si poteva suonare
(improvvisare, ebbene si', su questo Bailey non transigeva!) con sempre meno
elasticita' e scioltezza e completezza dei movimenti delle dita. Ma la sua
diagnosi, quella di avere un'infiammazione del "tunnel carpale", cioe' una
grave tendinite, era ottimistica. Il disastro che avveniva nel suo corpo era
generale. Paradossale, adesso, dire che lo ricordiamo e lo ricorderemo a
lungo. Dire che e' stato un maestro e tanti possono imparare qualcosa da lui
e continuare il suo lavoro. Lui era un grande teorico e pratico degli atti,
delle opere, delle vite forse, che non si ricordano. Perche' danno segno di
se' solo mentre avvengono. "Puo' darsi che gli oppositori e i sostenitori
della improvvisazione si definiscano come tali a seconda dell'atteggiamento
nei confronti della natura effimera del fenomeno. L'improvvisazione accetta
la sua caducita' e anzi se ne fa vanto. Per molte delle persone che la
praticano una delle piu' tenaci attrattive dell'improvvisazione e' la sua
esistenza momentanea: nessun documento di cio' che e' stato rimane". Sono
parole che Bailey ha scritto nel suo libro L'improvvisazione (Improvisation.
Its nature and practice in music, Moorland Publishing, 1980, trad. it. di
Francesco Martinelli, Arcana, 1982).
*
La grande stagione della free improvisation europea di cui Bailey e' stato
esponente illustre si considera aperta sul finire dei '60. Ma lui aveva
anticipato i tempi con lavori divenuti "di riferimento" pur risentendo di
una mentalita' un po' da laboratorio. Nel 1963 il trio Iskra - lui alla
chitarra, Paul Rutherford al trombone e Barry Guy al contrabbasso - aveva
registrato sei brani che sarebbero stati pubblicati nel 1974 nel triplo Lp
della Deutsche Grammophone intitolato, appunto, Free Improvisation, unica
concessione della conservatrice casa discografica tedesca a questo genere di
musica. Prima e dopo sono venuti gli album che tutti ricordiamo, a dispetto
della loro "caducita'": The Topography of the Lungs del trio Derek
Bailey-Evan Parker-Han Bennink, il primo numero del catalogo Incus (1970),
The Music Improvisation Company dove Bailey offre una versione piu'
"orchestrale" della sua musica insieme a Evan Parker, l'elettronico Hugh
Davies, il percussionista Jamie Muir e la vocalista Christine Jeffrey (Ecm,
1970), The London Concert, un duo Derek Bailey-Evan Parker (Incus, 1975), D.
B. Improvisation, uno dei suoi tanti "soli" (Cramps, 1975). Tappe di un
proposito di trasformazione della materia sonora perseguito con coerenza.
Con una amabilissima cocciutaggine.

4. MEMORIA. LUCIANO CAPITINI: I COS, PALESTRA DI DEMOCRAZIA
[Da "Azione nonviolenta" di ottobre 2005 (disponibile anche nel sito:
www.nonviolenti.org) riprendiamo questa riflessione sull'esperienza dei
Centri di orientamento sociale (Cos).
Luciano Capitini (per contatti: capitps at libero.it) e' impegnato nel
Movimento Nonviolento, nella Rete di Lilliput e in numerose altre esperienze
e iniziative nonviolente; persona di straordinaria mitezza e disponibilita'
all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a Pesaro una esperienza di mediazione
sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori della campagna "Scelgo la
nonviolenza".
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a
cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in
Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001;
per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro
Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel
sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini:
www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai
utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere
richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a
Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento
Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it]

Aldo Capitini fa parte di quel gruppo di giovani che diventano antifascisti
durante il periodo fascista, quando i personaggi politici e membri dei
partiti storici sono in esilio o in carcere, o tenuti sotto strettissima
sorveglianza.
Dopo il 1922 questi giovani elaborano un percorso d'opposizione al fascismo
che non ricalca gli schemi precedenti, e che contiene pertanto elementi
molto innovativi, ma anche, a volte, elementi di critica ai partiti
pre-1922.
Poi, dopo la caduta del fascismo, ed il rientro in Italia di molti
fuoriusciti, ed il consistente aumento di coloro che si pongono in netta
antitesi con Mussolini ed il suo sistema di potere, avviene un
rimescolamento che fa superare a tutti le divisioni e le critiche, nella
prospettiva di una piu' necessaria lotta al nazifascismo (questo ha
contribuito a stemperare la radicalita' delle diverse posizioni che tuttavia
esistevano ed ha forse impoverito il dibattito politico).
*
Un tipico esempio di cio' lo ritroviamo nella proposta di Aldo Capitini -
non appena liberata Perugia da parte degli alleati, il 20 giugno del '44 -
di costituire i Centri di orientamento sociale (in sigla: Cos), che, in
effetti, iniziano ad agire il 17 luglio.
Si tratta di assemblee locali, aperte a tutti, senza preclusione per nessuno
e senza vincoli di appartenenza, in cui si intende discutere "della cosa
pubblica", sia per quanto riguarda argomenti concretissimi (patate, legna da
ardere, ecc.), che temi culturali.
In realta' e' la realizzazione concreta di un complesso pensiero politico:
quello relativo alla nonviolenza, ed al suo corollario politico:
l'omnicrazia, o potere di tutti.
Il metodo e' quello delle assemblee consultive, non deliberanti, che
impongono i propri indirizzi solo in virtu' della forza delle ragioni, del
consenso, del rispetto verso tutti.
A Perugia, dopo il Cos cittadino, nascono otto Cos di quartiere; e ne sono
fondati anche a Ferrara, Firenze, Arezzo, Ancona, Bologna, Ponte S.
Giovanni, Ponte Valleceppi, Brufa, Assisi, Bastia Umbra, Foligno, Forgiano,
Marciano, Agello, Todi, Magione, Nocera Umbra, Castelrigone, Gubbio, Citta'
della Pieve, Prato, Foiano, Sansavino, S. Giovanni Valdarno, Cortona, Jesi,
Castelferretti, Cellino Attanasio, Nervi, Napoli e sette piccoli comuni in
provincia di Teramo.
Questa modesta diffusione dei Cos dipende anche dalle difficolta'
logistiche: per il primo periodo vige il divieto di allontanarsi di piu' di
10 km dalla propria residenza.
*
Per giudicare adeguatamente l'importanza di quell'esperienza, sia
osservandola nel suo contesto temporale, ma anche con l'occhio di un nostro
contemporaneo, vale la pena di riportare parte di un testo di Aldo Capitini
che descrive i principi cui i Cos si ispiravano:
"L'esame dei problemi compiuto pubblicamente e con l'intervento di tutti.
Nessuna esclusione, alla porta della riunione, per un criterio di iscrizione
ad un partito o gruppo, di istruzione, di censo, di eta', di sesso, di
razza, di nazionalita'.
L'ordine e il funzionamento dell'assemblea stabilito da essa stessa, senza
l'intervento di guardie o di autorita' fornite di un potere superiore.
Il ripudio della violenza e dell'intolleranza nell'ambito del Cos, dove la
sola forza sta nella razionalita', competenza, persuasivita' del proprio
discorso.
L'aperto contatto tra il pubblico e autorita' a capo di enti ed uffici
pubblici, che venendo al Cos, facendo ivi relazioni e ascoltando critiche e
suggerimenti, riconoscono fonte del loro potere il popolo, e stabiliscono la
trasparenza delle amministrazioni pubbliche.
Il controllo sui funzionari inetti o disonesti mediante ricorsi alle
autorita' superiori.
La nomina di commissioni del Cos per inchieste, riferendone i risultati alla
riunione, e nomina dei rappresentanti del Cos nelle varie commissioni
pubbliche.
Il contributo alla stampa cittadina di un ricco materiale elaborato
collettivamente, con il risultato di interessare i cittadini piu' vivamente
alla cronaca e ai problemi del loro luogo.
Il vivo contatto tra gli intellettuali e il popolo, portando quelli il
contributo della loro cultura, delle loro riflessioni e letture quotidiane,
e questo la concretezza delle sue esigenze, la schiettezza del suo
linguaggio.
Il superamento del tipo "conferenza", nel principio del Cos, dove ognuno,
dopo che ha parlato, resta a ricevere critiche e domande di chiarimento.
Il superamento del tipo "comizio" chiassoso, vuoto, diseducatore, nella
riunione dove circolarmente vengono discussi e ragionati i problemi, senza
sottolineatura enfatica e grossolanamente polemica.
La formazione, nel principio del Cos, di "ascoltare e parlare", di una
mentalita' e di un animo che, nel presentare le proprie idee, intimamente fa
posto a quelle degli altri, con il risultato di un pensare collettivo che
tuttavia non toglie lo scambio, le differenze, l'opposizione.
L'accostamento degli ideali e dell'amministrazione, dei problemi piu'
elevati e generali e dei problemi umili e quotidiani, del mercato,
dell'igiene, del miglioramento del luogo dove si vive, con il risultato di
superare sia l'orgoglio del colto che l'orgoglio del cosi' detto pratico,
mostrando che e' "orientamento" sia il piu' alto ideale come la buona
amministrazione della propria citta' o borgata e della propria casa.
Il grande posto dato alle donne... (e difatti al Cos sempre venuto un gran
numero di donne, malgrado le loro faccende domestiche).
La possibilita' di raggiungere una certa obiettivita' (di contro alla
tendenziosita' della stampa) nel commento degli avvenimenti, a causa degli
interventi di persone di diverse correnti.
La possibilita' offerta ai capi di enti e uffici pubblici di mostrare alle
richieste del popolo cio' che e' possibile e cio' che e' impossibile.
Il controllo del Cos sulla misura delle tasse.
La possibilita' di prendere, nell'ambito del Cos, iniziative cooperative
come, per esempio, acquisto di legna, formazione di una biblioteca
circolante, istituzione di doposcuola, di concorsi tra i ragazzi con premi
in libri ecc.
Segnalazione continua, nell'ambito del Cos, delle persone piu' competenti e
piu' premurose in modo da facilitare la scelta, per esempio dei consiglieri
comunali al momento delle elezioni.
L'esistenza di un organo di ricorso per tutti quelli che, da ufficio a
ufficio, non riescono a veder riconosciute le proprie ragioni.
L'essenza e la meta ideale di tutto questo e' l'attivazione della periferia
fino ai piu' remoti villaggi e angoli di terra, fino alle persone piu'
anonime e illetterate e inascoltate; il decentramento del potere fino alla
sostituzione, alla legge centralistica e coattiva, dell'autodeterminazione
persuasa".
*
Questo testo e' del 1948, e, superate alcune spigolosita' tipiche di quel
periodo, a tutti noi appare chiaro che Aldo Capitini aveva ben presente, ed
aveva messo in pratica, un metodo di confronto che, a partire dalle
esperienze piu' locali, era una palestra di democrazia, e di una democrazia
che vedeva il cammino, davanti a se', verso una democrazia aperta e ben piu'
avanzata.
Solo moltissimi anni dopo abbiamo accolto con attenzione e soddisfazione le
notizie che in un'altra parte del mondo si attuano "bilanci partecipati",
coinvolgendo gli abitanti delle citta', e cosi' anche in Italia si e' aperta
una stagione di studio e sperimentazione sui "nuovi municipi".
E' chiaro a tutti noi che queste pratiche (bilanci, municipi) non possono
essere fini a se stesse, ma debbono portare a risolvere il problema del
reale potere dei cittadini.
Anche su questo tema Aldo Capitini ha visto giusto, con un incredibile
anticipo rispetto a noi, che abbiamo sempre l'impressione di arrancare sulle
sue orme.

5. DOCUMENTI. MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE E MOVIMENTO
NONVIOLENTO: UNA PROPOSTA
[Ringraziamo Paolo Candelari (per contatti: paolocand at libero.it) per averci
messo a disposizione il seguente documento. In una lettera di presentazione
cosi' Paolo Candelari lo illustra: "Questo e' il documento che Movimento
Internazionale della Riconciliazione e Movimento Nonviolento, movimenti
nonviolenti storici, hanno elaborato insieme, come contributo al programma
dell'Unione per una politica di pace e nonviolenza. I nostri organi
nazionali, discutendo sui temi da affrontare nella prossima campagna
elettorale, ed in particolare su quelli inerenti i temi che a noi stanno
piu' a cuore, sono alla fine giunti a fare un breve elenco di quelle che
secondo noi sono delle condizioni minime per poter avviare una politica di
pace e di apertura alla nonviolenza. Questi ovviamente non esauriscono le
proposte che non solo noi, ma anche molte altre realta' della societa'
civile impegnate per la nonviolenza, hanno da avanzare ai partiti, in
particolare a quelli che sostengono la necessita' di un svolta della
politica dell'Italia per la pace. Senza di queste pero' difficilmente si
potrebbe parlare di cambiamento (in senso positivo, ovviamente). Nel
presentarle, direttamente al candidato premier dell'Unione, alla "fabbrica
del programma" e agli organi dirigenti di tutti i partiti del
centro-sinistra, intendiamo non solo dare un contributo costruttivo al
programma, ma anche suscitare un dibattito nel mondo politico e nel/con il
movimento per la pace, su questi temi. Per questo abbiamo deciso di dare la
massima diffusione possibile a questo nostro documento sperando di non
imbatterci nel solito muro di silenzio".
Paolo Candelari, presidente del Movimento Internazionale della
Riconciliazione, e' una delle piu' conosciute e stimate figure della
nonviolenza in Italia. Il Movimento Internazionale della Riconciliazione (in
sigla: Mir in Italia, Ifor - International Fellowship of Reconciliation - a
livello internazionale) e' uno dei principali e piu' autorevoli movimenti
nonviolenti.
Daniele Lugli (per contatti: daniele.lugli at libero.it) e' il segretario
nazionale del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza,
unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche
una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed
e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande]

Proposta di pace del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del
Movimento Nonviolento per il programma elettorale dell'Unione
Siamo due movimenti che da tempo si sforzano di approfondire e diffondere la
nonviolenza in Italia: il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini
nel 1961, e il Movmento Internazionale della Riconciliazione (in sigla: Mir)
fondato in Italia nel 1952 come sezione dell'International Fellowship of
Reconciliation (in sigla: Ifor), movimento a base spirituale che dal 1919 si
propone la nonviolenza come via di riconciliazione. Non siamo movimenti di
massa, ma abbiamo una lunga storia di impegno.
Riteniamo che il programma di un futuro governo, che auspichiamo diverso
dall'attuale, debba avere una chiara impronta per la pace, e che questa
debba essere comprovata e verificata da alcuni punti chiari e concreti.
Pertanto proponiamo che nel programma dell'Unione di centro-sinistra siano
presenti, espliciti e centrali, almeno i seguenti punti che riteniamo
essenziali:
- ridurre le spese militari, finora sempre crescenti, almeno del 5% annuo
progressivo, per finanziare forme di difesa nonviolenta quali ad esempio i
Corpi Civili di Pace, unico mezzo degno per dare aiuto e solidarieta'
democratica ai popoli vittime della guerra;
- spostare su un apposito capitolo di spesa il denaro sottratto al bilancio
del Ministero della Difesa, per istituire il Ministero per la Pace, dotato
di portafoglio, per adottare una rigorosa politica costituzionale di pace
che obblighi a ripudiare la guerra come metodo di risoluzione delle
controversie;
- cominciare subito il ritiro continuo e completo della presenza militare
italiana di appoggio alla guerra e occupazione dell'Iraq;
- decidere l'espulsione dall'Italia delle molte decine di bombe nucleari
presenti nelle basi Usa, in violazione clamorosa e inammissibile della
Costituzione e dei patti internazionali;
- ripristinare e rafforzare la legge 185, limitativa del commercio delle
armi, commercio che e' causa primaria dei conflitti omicidi nel mondo, e
disumano criminale esercizio del profitto economico.
Speriamo in un maggiore ascolto da parte dell'Unione su questi temi di
quanto non lo sia stato quello dell'attuale maggioranza.
Torino, 20 dicembre 2005
Per il Movimento Internazionale della Riconciliazione: Paolo Candelari
Per il Movimento Nonviolento: Daniele Lugli

6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LA BEFANA E L'INFANZIA NEGATA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

La Befana e', classicamente, rappresentata come la simpatica vecchia che
cavalca la scopa sopra i tetti in cerca dei comignoli che, puntualmente il 6
gennaio di ogni anno, passa attraverso il camino e porta caramelle o carbone
ai bambini del mondo.
Del resto le festivita' natalizie, che si concludono proprio con l'Epifania,
sono il periodo dell'anno nel quale l'universo del dono viene in primo
piano. Inevitabilmente, il personaggio centrale di questo periodo festivo
sono i bambini: il dono ai bambini e' il rapporto che genera piu' forti
relazioni personali.
Ma di quali bambini stiamo parlando?
Milioni di bambini crescono senza famiglia, istruzione e assistenza
sanitaria: lo ricordano i dati del rapporto 2006 dell'Unicef sull'infanzia
nel mondo.
Nei paesi cosiddetti "in via di sviluppo", 143 milioni di bambini (uno su
13) sono orfani di un genitore, decine di milioni vivono per strada, e 8,4
milioni sono costretti a lavorare.
Altre centinaia di migliaia sono coinvolti nei conflitti armati e piu' di
due milioni sono sfruttati dall'industria del sesso.
Oltre 80 milioni di bambini nel sud del mondo si sposeranno prima dei 18
anni, anche se in molti paesi i matrimoni precoci sono vietati per legge.
*
"Cerco di chiedermi quando uno cominci ad abituarsi, quando uno cominci a
guardare questo gruppetto di tre bambini. Lei, la piu' alta, lui, in mezzo e
il piu' piccolo, succhiandosi il dito, mentre gli altri chiedono al padrone
del negozio di dolci di regalargli qualcosa.
Cerco di chiedermi quand'e' che uno gia' non ci pensa, gia' non si spaventa
nemmeno nel vedere questa magrezza, i capelli tostati, gli zigomi di
un'altra eta' sui loro visi di pochi anni.
In quale momento uno gia' non ci pensa e si gira a guardare da un'altra
parte e comincia a pensare ad altre cose, a parlare di altro e a scrivere
altre cose.
Scusatemi se dicembre mi e' sempre sembrato il mese piu' triste, dove per
paradosso e nonostante le luci, i rumori e la scarsa tredicesima, la
poverta' di questo popolo si vede ancora di piu' nella carne viva.
Ci sono due Managua, come due Nicaragua, ogni giorno piu' lontane, e pietra
su pietra, per ogni centro commerciale per pochi, per ogni attivita'
illegale, per ogni bustarella di corruzione, per ogni zona franca che si
apre, questo muro di rumore si eleva sempre piu' alto.
Questa forma costante di poverta' che dobbiamo vincere ogni giorno, questa
abitudine alla magrezza estrema, questo dicembre di poverta' che finisce con
il desiderio, ostinatamente ingenuo, che girando l'angolo dell'anno alcune
cose cambieranno davvero.
Questa rabbia che da' la magrezza di piccole braccia che si allungano verso
la vetrina di una negozio di questa strada.
Questa rabbia, questa rabbia, che almeno lei non scappi, fuggendo sotto il
rumore".
Cosi' scrive Francisco Sancho Mas.
*
Ci troviamo davanti ad una sorta di corto circuito, l'ennesimo, tra un Primo
mondo ed un Terzo (o Quarto) mondo; tra consumismo e miseria.
Pensate alla pesantezza del periodo che precede il Natale, dove a regalo
corrisponde regalo, a tanto tanto, e perche' si dia la proporzione ci si
perde in corse sfibranti al punto da rimanere prosciugati.
Cosi' il dono si fa regalo, il Natale diventa Babbo Natale, il personaggio
rossovestito e biancobarbuto, un'importazione commerciale, ad uso
dell'imperante consumismo, che ce lo troviamo davanti ai supermercati, con
finti doni e veri interessi di bottega.
Ma c'e' anche un corto circuito tra la Befana e l'Epifania. La stella, di
cui parlano originariamente i vangeli, e' diventata una cometa, la coda
l'abbiamo aggiunta noi, un fatto decorativo al pari delle luminarie
natalizie.
Ha scritto, su questo, Adriana Zarri: "L'Epifania e' il natale di noi
pagani, rimasti pagani; percio' in cielo anziche' gli Angeli, vola la
Befana, e in terra, anziche' il neonato Gesu' in una mangiatoia, stazionano
i personaggi commerciali davanti ai supermercati. I Magi, anziche' i doni
simbolici, offrono girelli di Bulgari...".

7. ESPERIENZE. ELENA BUCCOLIERO INTERVISTA SALVATORE PIROZZI SULL'ESPERIENZA
DI "CHANCE" A NAPOLI
[Da "Azione nonviolenta" di novembre 2005 (disponibile anche nel sito:
www.nonviolenti.org).
Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it), nata a Ferrara
nel 1970, collabora ad "Azione nonviolenta" e fa parte del comitato di
coordinamento del Movimento Nonviolento; lavora per Promeco, un ufficio del
Comune e dell'azienda Usl di Ferrara dove si occupa di adolescenti con
particolare attenzione al bullismo e al consumo di sostanze, e con
iniziative rivolte sia ai ragazzi, sia agli adulti; a Ferrara, insieme ad
altri amici, anima la Scuola della nonviolenza. E' autrice di diverse
pubblicazioni, tra cui il recente (con Marco Maggi), Bullismo, bullismi,
Franco Angeli, Milano 2005. Un piu' ampio profilo biobibliografico di Elena
Buccoliero e' nel n. 836 di questo notiziario.
Salvatore Pirozzi, "maestro di strada", e' impegnato nel progetto "Chance" a
Napoli]

Il progetto Chance e' nato nel 1998, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, per
accompagnare alla terza media un gruppo di ragazzi che avevano interrotto la
frequenza scolastica. Negli anni, Chance si e' trasformato radicalmente e si
e ampliato ad altre zone della citta'. Ce ne parla Salvatore Pirozzi, uno
dei principali collaboratori di Marco Rossi Doria, primo ideatore di questa
esperienza e attualmente coordinatore del modulo dei Quartieri Spagnoli. Sul
lavoro dei maestri di strada napoletani ricordiamo il bellissimo libro di
Marco Rossi Doria, Di mestiere faccio il maestro.
*
- Salvatore Pirozzi: La differenza tra noi e la scuola e' che, mentre la'
puoi fare "il gioco della scuola", cioe' "far finta di essere sani", nel
progetto Chance il re e' sempre nudo. I ragazzi ti affrontano di petto, di
faccia, e ti riportano alla crudita' e alla crudelta' del mondo che sta
intorno. Non saremmo riusciti a fare niente se non avessimo costruito una
rete significativa di relazione con i ragazzi a partire proprio
dall'ascolto, in una operazione di riconoscimento dei ragazzi stessi, dei
loro vissuti e dei loro agiti. E a partire da un legame forte tra la scuola
e il territorio.
*
- Elena Buccoliero: Inizialmente i ragazzi erano tutti dei Quartieri
Spagnoli?
- Salvatore Pirozzi: Si', quell'anno l'85-90% dei ragazzi abitava nel raggio
di 300 metri dalla scuola, e anche noi docenti eravamo quasi tutti del
quartiere, per cui ogni mattina venire a scuola era passare dalle loro case.
Li andavamo a prendere, li svegliavamo addirittura.
*
- Elena Buccoliero: Quanti ragazzi avevate il primo anno?
- Salvatore Pirozzi: Circa 30 studenti che non avevano raggiunto la licenza
media, con 6 docenti e 6 tra tutor ed esperti.
*
- Elena Buccoliero: Come si e' evoluta la situazione?
- Salvatore Pirozzi: Abbiamo capito che il nostro con questi ragazzi non
poteva che essere un incontro antropologico. Sentivamo cioe' di avere a che
fare con una cultura radicalmente, profondamente diversa dalla nostra.
Dentro alla relazione - fatta sia di ascolto che di forza, di contenimento,
di presidio addirittura dei luoghi e degli spazi - hanno cominciato a
germinare elementi di innovazione sul piano didattico. Il primo e' stata
l'organizzazione della lezione per compresenze.
*
L'insegnante "Vieni avanti, cretino"
- Elena Buccoliero: Perche' avete optato per le compresenze?
- Salvatore Pirozzi: Si partiva dall'esigenza di aiutare i ragazzi a
calmarsi, a stare in classe, dal bisogno talvolta di accompagnare i piu'
esplosivi fuori dall'aula. Il discorso veniva affrontato in questi termini:
da un lato c'era l'insegnante conduttore e dall'altro un insegnante
mediatore, che piu' tardi abbiamo chiamato anche spalla o "vieni avanti
cretino".
*
- Elena Buccoliero: Chi e' l'insegnante mediatore, che cosa fa?
- Salvatore Pirozzi: Costruisce continuamente ponti tra il conduttore e i
ragazzi non soltanto nella traducibilita' dei contenuti - sarebbe fin troppo
facile - ma nella capacita', che un po' alla volta e' diventata un vero e
proprio savoir faire, di mettersi dalla parte degli studenti cominciando dal
riconoscimento delle loro forme primordiali di disagio: il silenzio,
l'incontenibilita'... Poi il mediatore lavora sull'autostima, perche' di
fronte a qualunque proposta la reazione dei ragazzi e' invariabilmente: "Non
lo so fare".
*
- Elena Buccoliero: Come sono impostate le lezioni?
- Salvatore Pirozzi: Il processo di apprendimento non puo' che partire da
quello che il ragazzo ha dentro di se' e che per lui e' significativo poter
conoscere. A questo punto anche la disputa se fare lezione frontale,
apprendimento cooperativo o laboratoriale e' assolutamente secondaria,
addirittura il nozionismo puo' diventare importante se in quel momento e' il
ragazzo ad attribuire valore alle cose che sta ascoltando.
*
- Elena Buccoliero: Parliamo dei contenuti curricolari.
- Salvatore Pirozzi: Il programma, a Chance, non esiste proprio piu'. Esiste
una soglia, un orizzonte, che e' data da alcune alfabetizzazioni strumentali
per il diritto alla cittadinanza, ma queste sono abilita' e non contenuti di
un programma. L'impegno di fondo e' trovare dentro il ragazzo quell'elemento
di aggancio per riavviare un percorso anche minimo di apprendimento e di
conoscenza. E a quel punto vale tutto. Abbiamo inconsapevolmente imparato ad
andare a pescare anche fuori dai percorsi scolastici e standardizzati quei
saperi taciti, informali, addirittura inconsapevoli, quei saperi sociali su
cui e' possibile costruire. Se siamo capaci di fare questo, noi abbiamo una
didattica che non e' piu' costruita sulla banalizzazione dei contenuti e
sulla semplificazione.
*
- Elena Buccoliero: Eppure in molte scuole, soprattutto dove si incontrano i
problemi piu' forti, gli insegnanti si sentono in qualche misura costretti a
esigere di meno, a ridurre i programmi o a semplificarli.
- Salvatore Pirozzi: Certo, di fronte all'evidenza di non riuscire piu' a
trasmettere dei contenuti, la strada che il mondo formativo sceglie nel
novanta per cento dei casi, nella coazione a ripetere della didattica
quotidiana, e' quella della semplificazione e della banalizzazione. Noi,
nonostante le apparenze, siamo per un modello espansivo, non per un modello
riduzionistico, a partire pero' da nuclei di sapere significativi per il
ragazzo.
*
Ritrovare la voglia di imparare
- Elena Buccoliero: Una delle difficolta' che molti bravi insegnanti
incontrano e' proprio la passivita' dei ragazzi di fronte alla scuola, che
sembra non avere molto a che fare con la loro vita.
- Salvatore Pirozzi: Spesso la scuola parte dal presupposto che, se un
ragazzo non prova interesse per le materie, non ha interessi. Abbiamo
imparato invece che si puo' arrivare alla letteratura, e anche all'alta
letteratura, partendo dai gusti estetici dei ragazzi, passando da Vasco
Rossi a Rimbaud. Ma non e' solo questo. I ragazzi che incontriamo hanno
grandi saperi comunicativi, saperi empirici legati al mondo del lavoro,
un'immediata predisposizione per l'apprendimento della macchina fotografica
o del computer... forme dell'intelligenza che la scuola non riesce ad
accettare, e invece sono fondamentali.
*
- Elena Buccoliero: Quindi dai saperi alle competenze...?
- Salvatore Pirozzi: Noi pensiamo che sia un diritto di questi ragazzi poter
scrivere un testo minimamente comunicabile, saper leggere un testo scritto
che serva per l'uso della citta' o poter usare 50 parole per scendere nella
metropolitana di Parigi senza perdersi. Questo e' l'orizzonte delle
abilita', non dei contenuti. E questo processo puo' anche essere
intermittente, stare su un arco piu' lungo dell'anno scolastico.
L'importante e' essere consapevoli che tra i 14 e i 18 anni collochiamo la
costruzione di questi alfabeti minimi di cittadinanza, che puo' essere
ripresa dopo.
Un ragazzo che si rifiuta di imparare a riconoscere l'"e' con l'accento"
dall'"e senz'accento", quando poi entra nel mondo lavorativo, approccia in
un'altra maniera questo problema a partire dalla vergogna che prova. E sono
questi ragazzi a farci la richiesta, alle volte disperata e quindi
inaffrontabile nell'immediato, di imparare a parlare l'italiano. Questa e'
forse la richiesta piu' frequente. Pero' vorrebbero che questo avvenisse per
miracolo, da un giorno all'altro, e il difficile e' costruire un percorso
insieme con loro.
*
Tanti riferimenti adulti
- Elena Buccoliero: Come e' strutturato il gruppo di lavoro di Chance?
- Salvatore Pirozzi: Accanto agli insegnanti - che scelgono di essere li'
sulla base della loro adesione al progetto e vengono selezionati per
captazione, per alcune caratteristiche abbastanza specifiche... - ci sono
gli esperti di laboratorio, per interpretare nel miglior modo possibile le
potenzialita' e le inclinazioni dei ragazzi. Due attivita' sono andate
sempre in modo eccellente: la pittura e la multimedialita'. Poi abbiamo
l'educatore sociale, le mamme sociali, le bidelle sociali...
*
- Elena Buccoliero: Cominciamo dal principio...
- Salvatore Pirozzi: L'educatore sociale fa un grosso lavoro di
accompagnamento e di contenimento, mantiene i rapporti col territorio e con
le famiglie. Questa figura e' nata come il Mercurio, il messaggero del
gruppo docenti, ma nel tempo si e' evoluta fortemente e oggi l'educatore ha
un proprio campo di autonomia, responsabilita' e intervento, e una quota di
fondi da gestire. In alcuni moduli abbiamo la figura della "mamma sociale",
cioe' mamme che fanno opera di mediazione. Nei Quartieri Spagnoli abbiamo le
"bidelle sociali". Le nostre bidelle, con una funzione professionale in piu'
oltre a quella originaria alla quale non hanno mai abdicato e che eseguono
in maniera addirittura forsennata - tengono la scuola talmente in ordine e
talmente pulita che, come si dice a Napoli, si potrebbe mangiare per
terra -, fanno mediazione culturale con i ragazzi.
*
- Elena Buccoliero: Come valuti il lavoro di Chance?
- Salvatore Pirozzi: Noi ci troviamo di fronte ad un paradosso per cui,
nonostante le dinamiche interne ai gruppi siano davvero complesse e
difficili da gestire, la gamma di risultati positivi e' enorme, la potenza e
la persistenza di questi risultati sono stupefacenti.
*
- Elena Buccoliero: Ci fai qualche esempio?
- Salvatore Pirozzi: Prima dell'esame di terza media abbiamo preteso molto.
Ad esempio, abbiamo chiesto che fossero puntualissimi. Lo sono stati tutti
tranne un solo caso, dovuto a una situazione familiare terrificante che noi
abbiamo affrontato di petto, in maniera molto energica, e che abbiamo
risolto. Abbiamo preteso che si vestissero come si fa per un esame: niente
pantaloncini corti, niente ombelichi di fuori, niente petti prorompenti
esposti sotto il naso degli esaminatori - e lo hanno fatto. Abbiamo preteso
che parlassero italiano, e nell'80% dei casi questo e' successo. Abbiamo
preteso un tono di voce medio, adeguato all'ambiente e, mi devi credere, non
si e' sentito un urlo, nemmeno uno. Non sentire un urlo a Chance e' come
vincere al totocalcio per un mese di seguito, ha la stessa probabilita'...

8. LIBRI. OTTAVIO DI GRAZIA PRESENTA LA COLLANA "PAROLE DELLE FEDI" DIRETTA
DA BRUNETTO SALVARANI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 dicembre 2005.
Ottavio Di Grazia e' docente di storia delle religioni all'Istituto suor
Orsola Benincasa dell'Universita' di Napoli, e di storia della diaspora
ebraica all'Universita' di Trieste.
Brunetto Salvarani (per contatti: brunetto at carpinet.biz), teologo ed
educatore, da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo
fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal
1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena;
saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con varie testate,
dirige "Cem-Mondialita'", fa parte del Comitato "Bibbia cultura scuola", che
si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione
ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e'
direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente
dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam",
il "villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar; e' tra i
promotori dell'appello per la giornata del dialogo cristiano-islamico. Ha
pubblicato vari libri presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di
Fraternita', Marietti, Paoline]

"Marx e' morto, Dio e' tornato e io non mi sento troppo bene" si legge sulla
copertina di un recente numero della rivista "Confronti" dedicato
all'analisi dei temi legati al pluralismo religioso e culturale nella
societa' globale. Citazione, aggiornata, di Woody Allen che la pronunciava
in tempi dominati dalla annunciata "morte di Dio". Questione imponente che
indica un orizzonte filosofico e teologico che ha attraversato buona parte
del Novecento divenendo luogo di intersezione di diversi campi del sapere e
di cruciali domande.
Morte di Dio, ma anche eclissi di Dio, del sacro, nella societa' industriale
e fine della religione, sembravano le parole piu' diffuse nell'ambito della
teologia cristiana occidentale, della sociologia delle religioni e della
stessa "pubblicistica laica". Alla base c'era la convinzione di assistere a
un mutamento epocale, percepito come definitivo: la tradizionale funzione
"della religione" (rigorosamente al singolare), di "Dio", della "fede",
nell'epoca della tecnica e del Moderno sembrava inevitabilmente votata
all'esaurimento. Poi qualcosa e' cambiato. Si e' parlato di "rivincita di
Dio" (Georges Kepel), tornato prepotentemente a illuminare i nostri
orizzonti, dando il via a una serie impressionante di analisi, ricerche
psicologiche, sociologiche, tutte alle prese con la ricerca di Dio nei
supermercati del religioso pret-a'-porter. Ma e' veramente andata cosi'?
Nello stesso numero di "Confronti", Brunetto Salvarani, opportunamente, fa
notare che "probabilmente Dio non se n'era mai andato via".
Ma quale Dio e' tornato impetuosamente a dominare la scena? Posta cosi' la
questione sembra quasi blasfema. Ma il punto e' che, mentre manca un serio
interrogarsi su Dio, abbondano l'uso strumentale di motivi fascinatori, le
risposte a buon mercato, i fondamentalismi che riguardano tutte le
religioni, cristianesimo compreso. Questa sembra essere la cifra della
religione di questo tempo, ma se ci fermassimo a questo dato non coglieremmo
la portata di un fenomeno che dice anche altro.
Forse quello che ci coglie di sorpresa e' il mutamento, rapido, della
geografia del sacro, in chiave di "pluralizzazione, meticciamento,
contaminazioni"? (Salvarani). E' una realta': in Europa il cristianesimo e'
in crisi; le chiese (tutte) sono sempre piu' vuote; e lo stesso
cattolicesimo sembra vivere solo un grande boom mediatico grazie anche al
pontificato di Giovanni Paolo II e a un aggressivo protagonismo politico
(almeno in Italia). Ma non c'e' alcun dubbio che gli scenari del religioso
siano tornati alla ribalta e determinino un interesse sempre piu' diffuso,
sia dal punto di vista sociale che culturale. Insomma Dio e' vivo ma, almeno
in Europa, non abita piu' gli stessi luoghi. Basta guardare la geopolitica
del fenomeno religioso per rendersene conto: i primi tre paesi cattolici
sono Brasile, Messico e Filippine; il secondo paese protestante, dopo gli
Stati Uniti, e' la Nigeria - alla pari con Germania e Inghilterra; la
maggior parte degli anglicani sono neri.
*
Il tema religioso viene sovraesposto e caricato di significati mentre il
mondo incerto e insicuro del dopo 11 settembre oscilla paradossalmente fra
due estremi: da un lato, una globalizzazione che produce un mercato di
scambi e comunicazione senza piu' confini e, dall'altro, il risorgere di
micronazionalismi e particolarismi etnico-religiosi che portano in se' il
proliferare di nuovi muri. Muri e contrapposizioni, scontri e pregiudizi che
possono essere infranti solo con il dialogo, con la pazienza di una parola
disarmata, con gesti che non presumano di imporre regimi di verita' ed
esclusivi messaggi di salvezza. Una forma di relativismo che, lungi
dall'essere quel male estremo denunciato da Benedetto XVI, e' appunto
fragile possibilita' di relazionarsi a partire da differenze accoglienti.
Relativismo/relazione che e' lo spazio della domanda che sa andare oltre il
conflitto, sempre presente laddove si fa della propria verita' l'orizzonte
ultimo e fondativo.
Di fronte al diverso disporsi, alla visibilita' di cammini religiosi "altri"
(almeno nel nostro paese), divenuti sorprendenti protagonisti nella vita
nazionale - l'islam, il pentecostalismo, i nuovi movimenti religiosi, la New
e Next Age - si registrano reazioni diverse da parte degli italiani. Da una
parte una indubbia curiosita' (non sempre animata da disponibilita' al
dialogo) per i riflessi che questo pluralismo religioso e culturale sta
avendo anche sul piano politico e civile; dall'altra, una vistosa ignoranza.
Una ignoranza figlia di una miscela esplosiva che ha attraversato la storia
del nostro paese: un discutibile e deteriore laicismo e un ottuso
clericalismo. Del resto che gli italiani non abbiano dimestichezza neppure
con il proprio patrimonio di fede, il cattolicesimo, lo dimostra l'assoluta
ignoranza, anche da parte di ceti intellettuali, della Bibbia, delle sue
storie, del suo universo di simboli e valori, del suo ethos. Da questo punto
di vista le istituzioni dello Stato, nelle sue articolazioni, l'universita',
le scuole, il terzo settore, quello della formazione permanente e dei media,
dovrebbero fare uno sforzo autentico per giungere a una seria conoscenza di
fenomeni che avvolgono, nelle loro infinite articolazioni, la nostra stessa
vita.
Drammaticamente, infatti, spesso mancano esattamente le informazioni di
base, le chiavi di accesso per cogliere questa complessa realta' e il suo
linguaggio. Perche' anche le parole, in questo contesto, stanno cambiando
significato: in primo luogo quelle attinenti all'universo religioso.
*
Sullo sfondo di questo panorama, la nuova collana della Emi (Editrice
Missionaria Italiana) "Parole delle fedi", curata da Brunetto Salvarani, si
propone di fornire qualche iniziale chiave di lettura del mutamento
religioso che investe lo stesso cattolicesimo postconciliare. Scritti da
specialisti italiani e stranieri di diversa confessione religiosa, i testi
di questa collana si propongono di dar vita a una sorta di dizionario
interreligioso, scegliendo alcune parole-chiave del tradizionale universo
del sacro rivisitate in un'ottica interreligiosa.
Sono stati pubblicati finora quattro volumetti dedicati a Creazione (per la
cura di Simone Morandini); Laicita' (Paolo Naso); Shoa' (Janina Bauman),
Morte (Brunetto Salvarani). Seguiranno altri testi che proveranno a
raccontare altre "parole": da vita a chiese, da Dio a liberta', da bellezza
a racconto, da dono a altro/alterita', da pace a corpo, da donna a
identita'.
Nessuna pretesa di "tracciare un catalogo esaustivo dei punti di vista di
tutte le fedi", scrive Brunetto Salvarani, quanto piuttosto offrire "il
proprio, con liberta', accoglienza e apertura dialogica (...), andando a
tentoni, cercando, provando e riprovando", con la consapevolezza che
l'odierno processo di interculturalita' "non puo' non fare i conti con il
caso serio delle religioni".

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1163 del 2 gennaio 2006

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