La nonviolenza e' in cammino. 898



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 898 del 13 aprile 2005

Sommario di questo numero:
1. Un convegno su Primo Mazzolari a cinquant'anni da "Tu non uccidere"
2. Una bibliografia essenziale di e su Primo Mazzolari
3. Maria Luigia Casieri: L'educazione che ama e che libera (parte quinta).
Il contesto storico e filosofico
4. Giovanna Providenti: L'azione di Jane Addams
5. Angela Giuffrida: Favorire il cambiamento
6. Un libro su donne nell'islam contro l'integralismo
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. UN CONVEGNO SU PRIMO MAZZOLARI A CINQUANT'ANNI DA "TU NON
UCCIDERE"
[Dal sito della Fondazione don Primo Mazzolari (www.fondazionemazzolari.it)
riprendiamo la seguente notizia. Ringraziamo per la segnalazione Giorgio
Vecchio (per contatti: giorgio.vecchio at libero.it), professore di storia
contemporanea presso l'Universita' di Parma e autore di diversi studi sulla
storia del pacifismo e dell'obiezione di coscienza.
Primo Mazzolari, nato nel 1890 a S. Maria di Boschetto (Cremona), ordinato
sacerdote nel 1912, partecipo' alla prima guerra mondiale; parroco tra i
poveri, antifascista e uomo della Resistenza, precursore del Concilio
Vaticano II; nel 1949 fondo' la rivista "Adesso", svolse un'intensa
attivita' di pubblicista e scrittore; e' morto a Cremona nel 1959. E' una
delle figure piu' vive della nonviolenza in cammino. Opere di Primo
Mazzolari: naturalmente nell'ambito che particolarmente ci interessa e'
fondamentale Tu non uccidere, La Lucusta, Vicenza 1955, ora anche Edizioni
Paoline, Cinisello Balsamo 1991; si veda anche La chiesa, il fascismo e la
guerra, Vallecchi, Firenze 1966. Presso La Locusta di Vicenza sono state
pubblicate decine di opere di Mazzolari. Vari volumi sono stati pubblicati
dalle Edizioni Dehoniane di Bologna. Viaggio in Sicilia e' stato
ripubblicato nel 1992 da Sellerio. Opere su Primo Mazzolari: A. Bergamaschi,
Mazzolari, un contestatore per tutte le stagioni, Bologna 1969; L. Bedeschi,
L'ultima battaglia di don Mazzolari, Morcelliana, Brescia; AA. VV., Don
Primo Mazzolari, Servitium, Sotto il Monte (Bg) 1999]

Il 15-16 aprile 2005 a Modena, in Palazzo Europa, via Emilia Ovest 101 si
terra' il convegno: A cinquant'anni da "Tu non uccidere". Il convegno e'
promosso dalla Fondazione don Primo Mazzolari In collaborazione con il
Centro Francesco Luigi Ferrari di Modena, con l'adesione della Caritas
Italiana.
*
Venerdi' 15 aprile, ore 17
Saluto del Presidente della Fondazione Mazzolari e del'arcivescovo di
Modena.
Introduzione al convegno (prof. Giorgio Vecchio, Universita' di Parma).
Don Mazzolari dall'interventismo al pacifismo (prof. Guido Formigoni,
Universita' Iulm, Milano).
Le stagioni del pacifismo cattolico (prof. Alberto Melloni, Universita' di
Modena-Reggio).
*
Sabato 16 aprile, ore 9,30
Guerra e pace nella riflessione teologica della prima meta' del '900: le
fonti del pensiero di don Mazzolari (padre Luigi Lorenzetti, Studio
teologico S. Antonio di Bologna e Istituto Superiore di Scienze Religiose di
Trento).
Il mondo cattolico italiano, la guerra e la pace dal Patto Atlantico al
Concilio Vaticano II (prof. Paolo Trionfini, Universita' di Parma).
Reazioni, recensioni e dibattiti su "Tu non uccidere" (prof. Daniela
Saresella, Universita' di Milano).
Mazzolari, "Tu non uccidere" e il pacifismo tra anni '50 e '60 (dott.
Massimo De Giuseppe, Universita' di Bologna).
*
Sabato 16 aprile, ore 15
Il significato teologico dell'obiezione di coscienza (padre Aldo
Bergamaschi, Universita' di Verona).
Al Convegno degli scrittori cattolici nel 1955 (prof. Lorenzo Bedeschi,
Universita' di Urbino).
Tavola rotonda: Eredita' e attualita' del "pacifismo" di don Mazzolari.
Introduce e presiede: Maurilio Guasco. Universita' del Piemonte orientale.
Intervengono: mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea; Giorgio
Campanini, Universita' di Parma; padre Lorenzo Prezzi, direttore de "Il
Regno"; Massimo Toschi, commissario per la pace del presidente della Regione
Toscana.

2. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI E SU PRIMO MAZZOLARI
[Dal sito della Fondazione don Primo Mazzolari (www.fondazionemazzolari.it)
riprendiamo la seguente nota bibliografica]

Opere principali di Primo Mazzolari
Tutte le opere indicate con * sono ripubblicate dalle Edizioni Dehoniane
Bologna.
1. Pubblicate in vita
Il mio parroco. Confidenze di un povero prete di campagna, 1932*
La piu' bella avventura. Sulla traccia del "prodigo", 1934*
Lettera sulla parrocchia. Invito alla discussione, 1937*
Il samaritano. Elevazioni per gli uomini del nostro tempo, 1938*
I lontani. Motivi di apostolato avventuroso, 1938*
Tra l'argine e il bosco, 1938*
La via crucis del povero, 1938*
Tempo di credere, 1941*
Anch'io voglio bene al Papa, 1942*
Dietro la Croce, 1942*
Impegno con Cristo, 1943*
La Samaritana, 1944*
Il compagno Cristo. Vangelo del reduce, 1945*
La pieve sull'argine, 1952*
Il segno dei chiodi, 1954*
La parola che non passa, 1954*
Tu non uccidere, 1955 [ora: Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo]
La parrocchia, 1957 [La Locusta, Vicenza]
I preti sanno morire, 1958*
2. Pubblicate postume
Si tratta per lo piu' di carteggi, antologie, raccolte di suoi discorsi e
prediche oppure di scritti apparsi su giornali o in circostanze occasionali.
La parola ai poveri, 1960 [La Locusta, Vicenza]
Zaccheo, 1960*
Della tolleranza, 1961*
Della fede, 1961*
Viaggio in Sicilia, 1961 [ora: Sellerio, Palermo]
Diario di una primavera (1945), 1961*
Lettera a una suora, 1962 [La Locusta, Vicenza]
Preti cosi', 1966*
La chiesa, il fascismo, la guerra, 1966 [Vallecchi, Firenze]
Rivoluzione cristiana, 1966*
Discorsi, 1968*
Lettere al mio parroco, 1974*
Quasi una vita. Lettere a Guido Astori (1908-1958), 1974*
Obbedientissimo in Cristo. Lettere al vescovo, 1917-1959, 1974 [Edizioni S.
Paolo, Cinisello Balsamo]
Diario. I -II, 1974-1984 [Nuova edizione: Diario I (1905-1915), II
(1916-1926), III A-B (1927-1937), 1997-2000]*
Il coraggio del "confronto" e del "dialogo", 1979*
La carita' del Papa. Pio XII e la ricostruzione dell'Italia (1943-1953),
1991 [Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo]
Lettere alla Signora Maria [Maria Nardi Traldi], 1994 [Edizioni della
Fondazione don Primo Mazzolari]
Il Padre Nostro commentato da don Primo Mazzolari, 1996 [Edizioni S. Paolo,
Cinisello Balsamo]
Ho paura delle mie parole. Scritti ai politici, 2000*
Con tutta l'amicizia. Carteggio tra don Primo Mazzolari e Luigi Santucci,
1942-1959 [Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo]
Il giornale "Adesso" e' stato integralmente ripubblicato, in ristampa
anastatica dalle Edizioni Dehoniane di Bologna.
*
Opere su Primo Mazzolari
Manca a tutt'oggi una biografia di Mazzolari esauriente e fondata su sicuri
criteri scientifici. Un punto di partenza puo', comunque, essere costituto
da C. Bello', Primo Mazzolari. Biografia e documenti, Brescia, Queriniana,
1978, a cui si puo' affiancare il piu' agile e piu' recente A. Chiodi, Primo
Mazzolari. Un testimone 'in Cristo' con l'anima del profeta, Milano, Centro
Ambrosiano, 1998. Anche se sintetico, per la collana in cui e' inserito, il
lavoro di insieme da cui non si puo' prescindere e' M. Maraviglia, Primo
Mazzolari. Nella storia del Novecento, Roma, Studium, 2001, mentre G. Lupo,
Mazzolari oggi, Torino, Sei, 1996, tenta una lettura complessiva della
figura in chiave di attualita'.
Chi voglia accostarsi alla figura del prete cremonese ha anche a
disposizione una serie di saggi di studiosi e testimoni che ne hanno
coltivato in vita l'amicizia, preoccupandosi poi di mantenerne viva la
memoria. In questo filone, si inseriscono: G. Barra, Mazzolari, un profeta
obbediente, Torino, Piero Gribaudi, 1966; G. Astori, Il mio amico don Primo
Mazzolari, Vicenza, La Locusta 1971; S. Ravera, Due profili. Pierre Teilhard
de Chardin - Primo Mazzolari, Vicenza, La Locusta, 1971; N. Fabbretti, Don
Mazzolari, Don Milani. I "disobbedienti", Milano, Bompiani, 1972.
Con ambizioni piu' sostenute, si pongono, invece, i lavori di padre Aldo
Bergamaschi: Presenza di Mazzolari. Un contestatore per tutte le stagioni,
Bologna, Edizioni Dehoniane, 1986, Mazzolari fra storia e Vangelo, Verona,
Morelli, 1987, Primo Mazzolari, una voce terapeutica, Verona, Il Segno,
1992.
La vicenda mazzolariana e' poi approfondita in volumi che raccolgono gli
atti di importanti convegni, come Attualita' di Mazzolari, Atti del Convegno
di Studio organizzato dal Comitato Provinciale della Dc di Cremona e
dall'Ufficio Centrale della Dc per i problemi della Cultura, Roma, Cinque
Lune, 1981; Don Primo Mazzolari. L'uomo, il cristiano, il prete, Atti del
Convegno di Sotto il Monte, 20-21 aprile 1985, Milano, Cens, 1986 [ora Sotto
il Monte, Servitium, 1999]; Don Primo Mazzolari tra testimonianza e storia,
Atti del Convegno di San Pietro in Cariano (Vr), 8-10 ottobre 1993, San
Pietro in Cariano (Vr), Il Segno dei Gabrielli Editori, 1994.
Non mancano poi gli approfondimenti su aspetti o momenti della vita di
Mazzolari, a partire dall'esperienza di "Adesso", rivisitata in A.
Bergamaschi, Mazzolari e lo 'scandalo' di Adesso, Torino, Gribaudi, 1967, in
L. Bedeschi, L'ultima battaglia di Don Mazzolari. "Adesso" 1949-1959,
Brescia, Morcelliana, 1990, e soprattutto in M. Maraviglia, Chiesa e storia
in "Adesso" (1949-1959), Bologna, Edizioni Dehoniane, 1991 e G. Campanini -
M. Truffelli (a cura di), Mazzolari e "Adesso". Cinquant'anni dopo, Atti del
Convegno di Brescia, 9-10 aprile 1999, Brescia, Morcelliana, 2000.
Sull'approccio mazzolariano alla politica, si concentra G. Campanini, Don
Primo Mazzolari fra religione e politica, Bologna, Edizioni Dehoniane, 1989,
mentre sul periodo tra le due guerre mondiali si soffermano gli studi di S.
Albertini, Don Primo Mazzolari e il fascismo 1921-1943, Mantova, Litografica
Cannetese, 1988, e di F. Molinari, La piu' bella avventura e le sue
'disavventure' 50 anni dopo, supplemento al "Notiziario Mazzolariano", XIV,
1984, n. 3 [1985], entrambi promossi dalla Fondazione don Primo Mazzolari.
La rivista "Impegno" presenta poi diversi singoli contributi che
ripercorrono esperienze particolari della biografia del parroco cremonese,
soprattutto nella raccolta degli atti delle annuali giornate di studio
promosse da qualche tempo in qua dalla Fondazione stessa.
Rimane ancora in larga misura da approfondire il pensiero teologico
mazzolariano. Un serio tentativo in questa direzione e' stato compiuto da G.
Sigismondi, La Chiesa: "un focolare che non conosce assenze". Studio del
pensiero ecclesiologico di don Primo Mazzolari (1890-1959), Assisi (Pg),
Edizioni Porziuncola, 1993, mentre piu' limitato rimane I "christifideles
laici" secondo Don Primo Mazzolari, Atti del Convegno di Cremona, 6 ottobre
1990, Cremona, s.n.t., 1991.

3. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: L'EDUCAZIONE CHE AMA E CHE LIBERA (PARTE
QUINTA). IL CONTESTO STORICO E FILOSOFICO
[I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti in piu'
fascicoli del notiziario "Educarsi alla pace" nel novembre-dicembre 2004.
Tutti sono estratti dalle sezioni bibliografiche contenute in Maria Luigia
Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004.
Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel
1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali
animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a
Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente
sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di
assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata
nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato
in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di
ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di
pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi
di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia
Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta, Viterbo 2004.
Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, psicolinguista e
psicopedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del
processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo
contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da
parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro si veda in primo
luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con Ana Teberosky,
La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985. Un
suo profilo e' nel n. 790 del 26 dicembre 2004 di questo notiziario]

Il contesto storico-sociale e culturale
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Timpanaro, Sebastiano, Il lapsus freudiano, La Nuova Italia, Firenze 1974,
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Wittgenstein, Ludwig, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916,
Einaudi, Torino, 1964, 1974.

4. PROFILI. GIOVANNA PROVIDENTI: L'AZIONE DI JANE ADDAMS
[Ringraziamo Giovanna Providenti (per contatti: providen at uniroma3.it) per
averci messo a disposizione questo articolo pubblicato nel numero di
dicembre 2004 di "Noi donne"; ringraziamo altresi' per la disponibilita' a
consentirne la ripubblicazione la direttrice della rivista Tiziana
Bartolini, e cogliamo l'occasione per segnalare l'indirizzo della storica
testata: e-mail: noi.donne at libero.it; sito: www.noidonne.org
Giovanna Providenti e' assegnista di ricerca presso l'Universita' Roma Tre,
si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare
attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa  al Circolo
Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume
Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli,
Milano 2003, e pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui:
Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna
di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo
romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura
di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle
memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace.
Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco
Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti e ha in cantiere un libro dal
titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria
Montessori]

Nel presentare la figura di Jane Addams invito a immaginarla in due momenti
cruciali della sua vita: nel 1889 quando fonda il Social Settlement
Hull-House, e intorno al 1915 quando la scelta di assumere delle posizioni
nette nei confronti della prima guerra mondiale la porta a inimicarsi
l'opinione pubblica americana ma anche a imporsi in una dimensione
internazionale, fondando la Lega Internazionale Femminile per la Pace e la
Liberta' (Wilpf) e ottenendo il Nobel per la pace nel 1931.
Nel 1889, a soli ventinove anni, dopo avere a lungo viaggiato per l'Europa,
Jane Addams e la sua ex compagna di college Hellen Starr, si insediano in
uno dei quartieri industriali piu' poveri e multiculturali di Chicago,
trasformando una villa abbandonata in "un posto per gli entusiasmi, un luogo
in cui tutti coloro che hanno la passione per la condivisione equa delle
gioie e delle opportunita' umane sono presto attratti". Il lavoro svolto da
Addams insieme a collaboratrici e collaboratori, che nei piu' di quaranta
anni di attivita' si avvicendano nella Casa, e' rivolto, fin dagli inizi, a
dare la possibilita' a tutti coloro che sono rimasti "intrappolati in
condizioni di estrema poverta' e tagliati fuori dalla cultura", di volgere
positivamente la propria vita, divenendo donne e uomini piu' consapevoli
delle proprie capacita'. A Hull-House, come Jane Addams ama ribadire, si
impara a divenire cittadine/i in grado di partecipare in maniera attiva e
sostanziale alla costruzione della democrazia, da lei considerata
strettamente vincolata alla costruzione etica della societa', tema a cui e'
dedicato il suo primo libro, Democracy and Social Ethics, del 1902.
La scuola di democrazia di Hull-House, in cui si impara e si sperimenta la
convivenza civile tra persone di diversa appartenenza sociale e culturale,
negli anni ospita pensatori e politici di fama internazionale, i quali
insegnano ma anche imparano dagli ospiti fissi di Hull-House - donne del
popolo, operai, bambini - i saperi della quotidianita'. Una delle iniziative
piu' belle di Hull-House e' il Labor Museum, un museo dell'artigianato
internazionale allestito da donne e uomini immigrati, che mostravano non
solo lo strumento di lavoro, ma anche il modo di adoperarlo, ricamando,
tessendo, plasmando o scolpendo dinanzi al loro pubblico: "questa gente
cosi' autentica, costretta a incredibili svantaggi solo perche' priva di
qualita' superficiali e diffusamente troppo apprezzate, trova nel labor
museum una opportunita', almeno per qualche momento, di assumere nella
comunita' una posizione a cui sarebbe autorizzata a pieno titolo dalla vita
e formazione precedente", scrive Jane Addams in Newer Ideals of Peace del
1907, in cui presenta l'esempio di Hull-House, "culla di liberta'", come una
potente risorsa per costruire la pace nel mondo a partire dallo sviluppo
personale e culturale di ogni singola persona. Leggiamo ancora in Newer
Ideals of Peace: "La storia di un nuovo modo di governare comincia col
tentativo di rendere la vita umana e ricca di potenzialita', anche in quei
quartieri affollati che manifestano una indubbia tendenza all'imbarbarimento
ed alla degenerazione, se le migliori qualita' non vengono nutrite. Piscine
pubbliche e palestre, parchi e biblioteche, vanno offerte innanzitutto a
coloro che non hanno nemmeno la sicurezza della mera sussistenza, e a loro
non sembra per niente strano che debba essere cosi'".
*
La pace da Jane Addams professata fino allo scoppio della prima guerra
mondiale coincide con la prospettiva di una societa' civile forte e unita,
intesa come irrinunciabile risorsa politica e culturale, a cui l'esperienza
di Hull-House le aveva fatto credere, persuadendola che una corretta
politica sociale e alimentare, anche a livello internazionale, avrebbe
tenuto lontana la guerra dalla storia: "le piu' sofisticate questioni
riguardanti i raggruppamenti nazionali e il controllo territoriale si
assesterebbero gradualmente da sole se l'intera questione umana del cibo per
le popolazioni affamate fosse impavidamente e drasticamente trattata su di
una base internazionale e se la Lega delle Nazioni fosse fondata non sulla
base di frammenti di leggi internazionali, ma sulla esigenza condivisa di
avere cura dei bisogni umani primari" (The World's Food and World Politics,
1918).
Ma ogni ideale di pace rimane infranto in anni di guerra. Per questo Jane
Addams, figura carismatica e spirituale, al punto che a Hull-House officiava
ai funerali e ai battesimi, ed era da molti considerata una santa, dal 1912
divenuta la donna piu' famosa d'America, per via della sua partecipazione da
protagonista femminile alla campagna per l'elezione alla presidenza
americana del progressista Theodore Roosevelt, durante la prima guerra
mondiale sceglie di intraprendere una campagna che la portera' ad essere
additata come "la donna piu' pericolosa d'America". Sceglie di non usare
alcuna mezza misura nei confronti della guerra: nessuna guerra, dice, puo'
mai essere definita "giusta". "La giustizia tra uomini o tra nazioni puo'
essere ottenuta soltanto attraverso la comprensione e la comunione dei
sentimenti, e nessun adeguato senso di giustizia, indispensabile per ogni
cosa nella moderna civilta', potrebbe essere garantito nella tempesta e
pressione di una guerra. Questo non solo perche' la guerra inevitabilmente
lascia emergere l'antagonismo piu' primitivo, ma perche' lo spirito del
combattimento consuma tutti quegli impulsi umani (quantomeno verso il
nemico) che nutrono la volonta' rivolta alla giustizia" (Peace and Bread in
Time of War, 1922).
*
Addams nel 1915 e' una delle protagoniste della Conferenza per la pace
indetta a L'Aja dalla suffragista olandese Aletta Jacob e che culminera'
nella fondazione del Wilpf e nella realizzazione di una delle imprese
pacifiste e nonviolente piu' belle e meno conosciute che si siano verificate
nella storia. Tutte e solo donne nel periodo tra aprile e giugno del 1915
attraversano l'Europa in fiamme allo scopo di essere ricevute da capi di
Stato e ministri delle nazioni europee, per proporre la costituzione di una
commissione di esperti internazionali, convocata dagli stati neutrali,
avente lo scopo di fare cessare il conflitto non per armistizio ma per mutuo
accordo. Ecco cosa si legge in International Plan for Continuous Mediation
without Armistice, il documento approvato alla Conferenza de L'Aja e stilato
dalla femminista pacifista Julia Grace Wales: "I membri della commissione
dovrebbero avere una funzione scientifica ma non diplomatica; dovrebbero,
cioe', essere privati del potere di rappresentare i loro governi. La
commissione dovrebbe esplorare le questioni concernenti il presente
conflitto, ed alla luce di questo studio iniziare a fare proposte ai paesi
belligeranti nello spirito dell'internazionalismo costruttivo. Se il primo
sforzo fallisse, essi dovranno ancora consultarsi e deliberare, rivedere le
loro iniziali proposte ed offrirne delle nuove, tornando indietro ancora ed
ancora, se necessario, nella immutabile persuasione che alla fine potra'
essere trovata una qualche proposta che offrira' una base concreta per
giungere a tangibili negoziati di pace" (Addams, Balch, Hamilton, Women at
The Hague. The International Peace Congress of 1915, 1915).
Questa proposta risale a quasi un secolo fa. Potrebbe essere ancora attuale
per fermare le guerre di oggi? Forse si' se si vuole provare a guardare
eventi e possibili cambiamenti dalla stessa prospettiva culturale "nutrita"
da Addams e compagne. Una cultura in cui termini come pace, liberta' e
giustizia hanno un potente e preciso significato e non possono che camminare
tenendosi strette per mano.

5. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: FAVORIRE IL CAMBIAMENTO
[Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo
testo, estratto dal suo saggio di seguito citato. Angela Giuffrida e'
docente di filosofia ed acuta saggista; tra le sue pubblicazioni: Il corpo
pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002]

E' arrivato il momento anche per le madri di prendere atto che sostenere le
dannose illusioni dei figli significa coltivare parimenti la loro "vocazione
per la morte" e la ferocia che da millenni insanguina il mondo. L'idoneita'
ad appartenere al consorzio civile passa attraverso l'abbandono da parte del
maschio della tendenza a reificare gli esseri umani, che tratta alla stregua
di mezzi per la soddisfazione dei propri bisogni, nella convinzione di
essere in diritto di vantare diritti di vita e di morte sugli altri.
Tale convincimento e' profondamente radicato nella psiche maschile e si puo'
constatare con grande facilita' perche' opera a tutti i livelli della vita
associata, nel privato come nel pubblico, nella cronaca come nella storia.
Oggi si conoscono i motivi della difficolta' maschile a riconoscere l'altro
e a percepire l'organismo vivente. Tuttavia, una possibilita' per il maschio
di allargare il proprio orizzonte mentale e di cominciare a superare la
propria asocialita', viene dallo sviluppo di quella meravigliosa capacita'
chiamata empatia, che gli permetterebbe di guardare l'altro con occhi
diversi, di vederlo come vivente. Ma il tenero fiore dell'empatia cresce
solo in un terreno fertile, quello della cura, nel quale le donne sono
maestre dato che dell'altro si curano da sempre; agli uomini e' dato di
imparare solo se non si pongono da "esperti", come e' loro costume, ma da
allievi, da figli, appunto.
Per "sopportare" la condizione di figlio e' necessario, pero', che depongano
le armi, iniziando una seria riflessione sul fatto che la competizione come
regola di vita non e' idonea a promuovere evoluzione culturale ne' tantomeno
a risolvere problemi, prova ne sia la resa fallimentare della guerra tra i
sessi che non solo non ha permesso agli uomini di acquisire le doti materne,
ma li ha addirittura cacciati in una dimensione di ottusa bestialita'. Il
franco riconoscimento che con le madri non si puo' competere potra' forse
aiutarli a superare la convinzione che la conflittualita' sia il perno di
ogni relazione e la sola modalita' di rapportarsi al mondo.
Fuori dal confronto competitivo con la donna potranno riconoscere e
apprezzare i doni che la natura elargisce loro: prima di tutto la vita, a
cui al momento non sembrano attribuire alcun valore, ma anche la capacita'
di arricchire il patrimonio genetico della propria specie; e ancora la
possibilita' non solo di ricevere piacere ma anche di darne, incrementando
la gioia di vivere, e la facolta' di sviluppare altri poteri come quello, ad
esempio, di sostenere, insieme alle donne, la vita.
Non mi faccio illusioni: il cambiamento di rotta non puo' essere rapido e
indolore perche', scaturendo la forma della mente direttamente dalla forma e
dall'esperienza del corpo, il sistema corpo/mente rende difficoltosa la
modifica dei comportamenti e la possibilita' di esperire forme nuove e
diverse di vivere e di relazionarsi agli altri. Ma difficile non equivale a
impossibile, e da qualche parte bisogna pur cominciare.
L'accettazione di se' e' il presupposto indispensabile per la crescita di
qualsiasi individuo e poiche' ci deve essere un cominciamento, e' bene che
gli uomini lo cerchino dentro di se', nelle proprie capacita' e
potenzialita', non fuori, come sono avvezzi a fare: la costruzione di una
nuova identita' non puo' poggiare sul confronto competitivo con la donna.
Noi donne, pero', possiamo favorire il cambiamento se smettiamo di fingere
che il problema non esiste o di minimizzarlo e di collocarci con loro nello
stesso calderone. Siccome sono edificate sulla frode le societa'
androcratiche, mentre riconoscono pieno diritto di cittadinanza a bugie,
imbrogli e raggiri di ogni tipo, mal sopportano la verita'; piu' numerose e
piu' grosse sono le bugie, piu' facilmente sono scambiate per oro colato,
mentre le argomentazioni piu' vere hanno ottime possibilita' di non essere
credute. Ma ristabilire la verita' si deve, se si vogliono costruire
comunita' civili di nome e di fatto, i figli vanno percio' sollecitati ad
accettare il principio di realta' e a riconoscere che delle qualita'
materne - o almeno di alcune di esse - possono appropriarsi non con
impossibili atti predatori, ma attraverso un faticoso esercizio quotidiano:
l'evoluzione della mente non e', come la vita, un dono che la madre da'
gratuitamente al figlio, comporta invece l'impegno personale ad ingaggiarsi
in imprese costruttive, capaci di sviluppare il cervello in modo
equilibrato, creando una diversa struttura categoriale. Non bisogna
lasciarsi impietosire dal fatto che i giovani maschi sono vittime come noi
della brutalita' dei padri, perche', se lasciati a se stessi, sono portati a
riprodurla come fanno ormai da millenni. Un atteggiamento compassionevole
ottiene il solo risultato di mantenerli nell'inferiorita', sospingendoveli
sempre di piu'; viceversa un sostegno forte alla loro crescita puo' venire
dallo smantellamento del castello di menzogne che i padri hanno costruito
per avallare il loro sistema di potere.
Puo' aiutarli la comprensione che il ricorso alla prevaricazione e alla
violenza, ben lungi dall'essere sintomo di forza, e' la spia di una
sconfinata miseria mentale.
*
Personalmente ho afferrato l'elementarita' e la pochezza del ragionamento
che sta alla base della maggior parte degli omicidi e dello stesso fenomeno
della guerra, mentre spiegavo in classe la modernizzazione della Russia
avviata dallo zar Pietro, che fece assurgere la Russia al ruolo di grande
potenza; per introdurre la riforma dell'esercito basata sulla coscrizione
obbligatoria, secondo il modello occidentale, il buon Pietro non trovo'
niente di meglio da fare che eliminare con un massacro gli strelizzi, corpo
ereditario di guerrieri, che costituiva un impaccio ai suoi progetti. Il
ragionamento di Pietro, passato alla storia con l'attributo di grande, suona
su per giu' cosi': "Se ho un nemico e lo uccido, non ho piu' un nemico". E'
impossibile non avvedersi che un ragionamento cosi' semplicistico puo'
scaturire solo da una mente primitiva,  mancante di quelle capacita' che
impediscono di arrecare danno agli altri, e il fatto che questa rozzezza
mentale rappresenti l'humus da cui traggono alimento le scelte di coloro che
reggono i destini dell'umanita', la dice lunga sui pericoli che corriamo,
lasciando la nostra vita e quella dei nostri figli nelle loro inaffidabili
mani.
Da poverta' mentale nascono anche le costruzioni socio-economiche maschili,
di cui bisogna evidenziare l'intrinseca connotazione mafiosa, dato che sono
basate sullo sfruttamento e l'affamamento delle masse; segnatamente
l'universale sfruttamento del lavoro femminile, su cui poggiano gli iniqui
sistemi sociali degli uomini, non fa che perpetuare la dipendenza dalle
donne e sottolineare la loro incapacita' di gestirsi in modo autonomo. La
millenaria subordinazione della riproduzione alla produzione, operata dal
patriarcato, e' servita a nascondere l'enorme valore economico del lavoro di
sussistenza e di cura di cui si fanno carico le donne per amore dei propri
familiari, lavoro non considerato elemento costitutivo dei processi di
accumulazione della ricchezza sociale; non ha potuto tuttavia rovesciare nel
concreto il rapporto esistente tra le due attivita': in effetti la
riproduzione e' la piu' alta forma di produzione ed e' prioritaria rispetto
ad essa, perche' nessuna produzione e' possibile senza che la donna produca
il produttore e ne sostenga la crescita. Non si puo' prescindere
dall'apporto delle donne alle comunita' umane, ma gli uomini, anziche' farsi
parte attiva nel supportare la vita come sarebbe logico e giusto, occultano
con accuratezza il contributo femminile, nello stesso momento in cui ne
approfittano largamente.
L'operazione mette in luce, come gia' detto, che la tanto decantata
indipendenza del maschio e' solo apparente, perche' egli e' portato ad
estendere oltre i limiti naturali la condizione di parassita della madre, la
quale, proprio per consentirgli di evolversi, deve sottrarsi allo
sfruttamento, pretendendo un doppio rispetto: quello che le e' dovuto come
persona e quello che le spetta come madre. Assieme al rispetto, deve
pretendere la restituzione del maltolto.

6. LIBRI. UN LIBRO SU DONNE NELL'ISLAM CONTRO L'INTEGRALISMO
[Da Monica Lanfranco (per contatti: mochena at tn.village.it) riceviamo e
diffondiamo.
Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo
1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il
paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale
di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994
ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con
il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i
mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e'' socia fondatrice della
societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA
Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l'editore Solfanelli Parole per
giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi, ristampato in due
edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e
fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio stampa per il network
europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro
Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine
secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi:
1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e
politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile
anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha
scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). E'
stato pubblicato recentemente il suo libro, scritto insieme a Maria G. Di
Rienzo, Donne disarmanti, Intra Moenia, Napoli 2003. Cura e conduce corsi di
formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici)
sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista
teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche
sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice dell'importante
libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti,
Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003]

E' in libreria il volume a cura di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo,
Senza velo. Donne nell'Islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia,
Napoli 2005, 150 pagine, 12 euro. Alcuni brani del libro possono essere
letti nel sito www.mareaonline.it/lanfranco
Che cosa sappiamo del mondo femminile nei paesi di religione musulmana?
Quali movimenti per la laicita' e i diritti delle donne esistono nel mondo
arabo?
Perche' anche i movimenti altermondialisti faticano a criticare il mondo
musulmano e arabo per la sua arretratezza in tema di liberta' e parita' tra
i sessi?
Che caratteristiche ha il movimento femminista nell'Islam, e che punti di
contatto ha con la teologia cristiana femminista?
In questo libro, unico in Italia, sono per la prima volta riunite le storie
delle donne e dei gruppi femminili che lottano per la parita' tra i generi
nei paesi islamici, dove spesso dirsi femminista, o semplicemente prendere
parola, puo' costare la vita.
Riuniti in un agile libro saggi di studiose e interviste a coraggiose
esponenti e gruppi di donne appassionate della liberta' femminile: tra loro
la premio Nobel Shirin Ebadi, l'attivista Farida Mohammed, la scrittrice
Nawal El Saadawi, e tante storie di sconosciute ai media dominanti che, nel
cono d'ombra che avvolge quasi sempre la storia delle donne, lottano ogni
giorni contro il pregiudizio, la violenza e la discriminazione.
Le curatrici, impegnate da anni nei movimenti per un altro mondo possibile,
si augurano che le storie e le testimonianze raccolte arrivino al cuore di
chi legge e facciano sobbalzare, perche' l'indifferenza e', spesso, la piu'
feroce delle prigioni nelle quali si confisca la fiducia nel futuro e delle
relazioni umane.
Per ulteriori informazioni: tel. 3470883011, e-mail: mochena at village.it

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelin
k, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la
pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti:
info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 898 del 13 aprile 2005

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