La nonviolenza e' in cammino. 897



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 897 del 12 aprile 2005

Sommario di questo numero:
1. Tre incontri a Milano su ricatti di pace e contratti di guerra
2. Un convegno internazionale a Udine per un'idea di pace
3. Maria Luigia Casieri: L'educazione che ama e che libera (parte quarta).
Il contesto psicologico e pedagogico
4. Anna Bravo ricorda Lidia Beccaria Rolfi
5. Giulio Vittorangeli: Un'esperienza complessa tra liberazione e
restaurazione
6. Letture: Luigi Accattoli, Islam. Storie italiane di buona convivenza
7. Letture: Gian Antonio Stella, L'orda
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. TRE INCONTRI A MILANO SU RICATTI DI PACE E CONTRATTI DI GUERRA
[Dalla Casa della pace di Milano (per contatti: Casapace at tiscali.it)
riceviamo e diffondiamo]

Da martedi' 12 aprile alle ore 20,30 presso la Libera Universita' delle
Donne, a Milano, si terranno tre incontri con Rosella Prezzo e Maria Nadotti
su "Ricatti di pace e contratti di guerra: il visibile e l'invisibile della
guerra".
La guerra continua a essere tra noi e percorre le nostre vite, anche quando
vorremmo dimenticarcene. Continua ad attraversare non solo la nostra
societa', ma anche il nostro sentire il tempo presente, le nostre percezioni
e rappresentazioni, le nostre coscienze.
Da qui nasce la proposta di avviare una riflessione su cosa sia diventata la
guerra, partendo da una semplice constatazione: oggi le vittime dei
conflitti sono all'80-90 per cento civili.
Poiche' le pratiche di guerra corrispondono alle modalita' di funzionamento
della societ', interrogare la guerra significa capire meglio in che
direzione si stanno muovendo le cosiddette "societa' democratiche".
Per questo abbiamo individuato alcuni indicatori di mutamento su cui
riflettere:
a) la figura del guerriero, nata originariamente come espressione suprema di
virilita', e approdata al corpo-macchina del cyborg-warrior, all'interno del
quale e' del tutto indifferente che ci sia un corpo maschile o un corpo
femminile. Ma poi, dietro l'illusione di una guerra tecnologica e "pulita",
questi corpi ri-saltano fuori con tutto il loro carico tangibile di
sessualita' e violenza, assumendo e attirando su di se' tutta la forza
simbolica. Guerre tecnologiche e corpi arcaici, dunque.
b) la sempre piu' stretta interconnessione tra civile e militare. Si parla
ormai di "privatizzazione della guerra", nel senso che gli eserciti sono di
professionisti e che gli specialisti della guerra sono formati da agenzie
private. C'e', tuttavia, anche un altro aspetto, parallelo e complementare,
non sufficientemente considerato: e' la guerra come possibilita' di lavoro
in tutti quegli ambiti che prima erano assunti in proprio dagli eserciti
nazionali e che ora sono in mano ad agenzie private fornitrici di servizi.
Vanno dalla logistica al catering, dall'approvvigionamento all'assistenza
medica e psicologica, dalla costruzione di strutture smontabili e
infrastrutture alla rete informatica, eccetera. In questo per tutti, uomini
e donne, c'e' la possibilita' di un lavoro a contratto. La guerra diventa
percio' un'opportunita' come un'altra, un mestiere tra i tanti (o i pochi?).
Anzi, un'opportunita' in piu', una "liberta'" ulteriore.
c) l'immagine della guerra e la guerra delle immagini. Uno degli aspetti che
caratterizzano le guerre attuali e' il modo di raccontarle e illustrarle
attraverso l'immagine fissa e l'immagine in movimento, la fotografia, la
televisione e il cinema. Le guerre contemporanee hanno trasformato
l'elemento mediatico in uno strumento bellico e di potere. Potere di
mostrare e di non mostrare, di rendere visibile (definendo cio' che tutti
vedono e devono vedere) o invisibile (oscurando, censurando, sovra-esponendo
o sotto-esponendo, rendendo "reale" o "non-reale"). Potere di mettere tutti/
e noi nella posizione passiva di spettatori-consumatori di guerra, di
convertirci in un nuovo fronte interno globale.
Nei tre incontri che proponiamo si alterneranno alcune riflessioni a partire
dalle questioni indicate e una lettura diretta di immagini fisse e sequenze
cinematografiche e televisive.
Data degli incontri: martedi' 12, 19 e 26 aprile alle ore 20,30 presso la
Libera Universita' delle Donne, corso di Porta Nuova 32, Milano.

2. INCONTRI. UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A UDINE PER UN'IDEA DI PACE
[Da Francesco Pistolato (per contatti: fpistolato at yahoo.it) riceviamo e
diffondiamo]

In collaborazione con l'Associazione Biblioteca Austriaca, il Dipartimento
di Scienze Storiche e Documentarie dell'Universita' degli Studi di Udine ha
organizzato un convegno internazionale dal titolo "Per un'idea di pace", che
avra' luogo dalle 14 di mercoledi' 13 aprile, alle 19,30 di venerdi' 15
aprile 2005 presso la Sala Convegni dell'Universita', in via Petracco 8
(Palazzo Antonini), Udine.
Il convegno si propone di far luce sull'idea di pace in una prospettiva
interdisciplinare, raccogliendo i contributi di storici, giuristi, studiosi
di letteratura, pedagogisti ed esperti della cultura della nonviolenza.
All'interno del programma sono inserite specifiche tavole rotonde sul
diritto internazionale, sul rapporto tra gender e pace, sul ruolo
dell'universita' nella costruzione di una cultura di pace.
Il convegno ha ottenuto l'Adesione Presidenziale di Carlo Azeglio Ciampi e
l'Alto Patronato di Janez Drnovsek, Presidente della Repubblica di Slovenia.
Il Ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca ha concesso
agli insegnanti di tutta Italia che intendano partecipare al convegno quale
momento di aggiornamento professionale, l'esonero dal servizio.
Lo stesso aprile, nell'atrio di Palazzo Antonini, verra' inaugurata la
mostra "Bertha von Suttner: una vita dedicata alla pace", allestita dal
Ministero Austriaco degli Esteri nel centenario del conferimento del Premio
Nobel per la Pace alla scrittrice austriaca. La mostra restera' aperta fino
al 3 maggio 2005. Nella Biblioteca Civica "Vincenzo Joppi" di Udine, invece,
saranno esposte pubblicazioni dedicate al tema della pace. Questa seconda
mostra documentaria sara' accessibile dall'11 al 30 aprile in Piazza Marconi
8.
Queste iniziative si inseriscono in un percorso di cultura di pace che
coinvolge le Universita' di Udine, Trieste, Klagenfurt, Maribor e
Capodistria, oltre a varie scuole del Friuli Venezia Giulia e della
Carinzia, promosso dall'Universita' di Udine e dalla Associazione Biblioteca
Austriaca, con la collaborazione e il sostegno, oltre che delle istituzioni
citate, anche di varie organizzazioni non governative e associazioni del
territorio friulano. Scopo di questo progetto pluriennale e', da una parte,
valutare la possibilita' di percorsi di cultura di pace all'interno delle
istituzioni universitarie, dall'altra promuovere all'interno delle scuole un
processo scientifico di educazione alla pace. Inoltre, in collaborazione con
l'Assessorato alla Cultura del Comune di Udine, si intende, per il tramite
di iniziative collegate, quali spettacoli e rappresentazioni sul tema,
veicolare ai cittadini udinesi, in altra forma, i contenuti e la tensione
costruttiva maturati all'interno delle istituzioni formative e di ricerca.
Per ulteriori informazioni: Francesco Pistolato, Associazione Biblioteca
Austriaca di Udine, via Mantica 3, 33100 Udine, tel. +39-0432-556768, fax:
+39-0432-556728, cell. +39-3292777010, e-mail: fpistolato at yahoo.it, sito:
www.abaudine.org
*
Programma dei lavori
Mercoledi' 13 aprile
Ore 14. Apertura dei lavori del convegno, saluti della autorita'.
Ore 15,30. Cultura per la pace. Testimonianze dal mondo dello spettacolo.
Ore 16,15. Inaugurazione della mostra su Bertha von Suttner.
Le origini della vocazione pacifista di Bertha von Suttner attraverso le sue
peregrinazioni da Vienna, a Parigi, al Caucaso. Verdiana Grossi (Ginevra).
Ore 17. Pausa
Ore 17,30. Esiste ancora un diritto internazionale a cui appellarsi per
sanzionare la guerra? Paolo De Stefani (Padova), Francesco Milanese (Udine),
Silvo  Devetak (Maribor). Moderazione: Maurizio Maresca (Udine).
*
Giovedi' 14 aprile
Ore 9. Pace e guerra nelle relazioni internazionali. Giorgio Petracchi
(Udine).
Ore 9,45. L'idea della pace e della guerra nella riflessione filosofica.
Maurizio Pagano (Trieste).
Ore 10,30. Pausa.
Ore 11. Die Geschichte der Bewegung fuer den Frieden. Karl Stuhlpfarrer
(Klagenfurt).
Ore 11,45. L'educazione alla pace nell'insegnamento della storia. Fulvio
Salimbeni (Udine).
Ore 12,30. Pausa.
Ore 14. L'approccio psicopedagogico alla gestione dei conflitti. Daniele
Novara (Piacenza).
Ore 14,45. La nonviolenza: scienza, arte, etica del conflitto vitale. Enrico
Peyretti (Torino).
Ore 15,30. I mediatori di pace nei Balcani. Valentina Romita (Udine). Le
organizzazioni femminili pacifiste tra le due guerre mondiali. Anna Paola
Peratoner (Udine).
Ore 16,15. Le donne e la riappacificazione. Spunti dalla storia dell'esodo
istriano. Maria Carminati (Udine).
Ore 17. Pausa.
Ore 17,30. Tavola rotonda: Percorsi di genere verso la pace. Tina Bahovec
(Klagenfurt), Verdiana Grossi (Ginevra), Neva Slibar  (Lubiana).
Moderazione: Mariolina Meiorin (Udine).
*
Venerdi' 15 aprile
Ore 9. Creativita' e sostenibilita' nella relazione educativa: implicazioni
di pace. Roberto Albarea (Udine).
Ore 9,45. Giochi di pace. Davide Zoletto (Udine).
Ore 10,30. Pausa.
Ore 11. Friedenserziehung und Friedenspolitik. Werner Wintersteiner
(Klagenfurt).
Ore 11,45. Economia di pace. Nanni Salio (Torino).
Ore 12,30. Pausa.
Ore 14. Estetica della pace. Luigi Reitani (Udine).
Ore 14,45. Il contributo delle religioni alla trasformazione nonviolenta dei
conflitti. Rocco Altieri (Pisa).
Ore 15,30. Scienze e pace. Antonino Drago (Pisa).
Ore 16,15. Peacebuilding in Kossovo. Alberto L'Abate (Firenze).
Ore 17. Pausa.
Ore 17,30. Quale ricerca per la pace nell'istituzione universitaria?
Antonino Drago (Pisa), Gorazd Bajc (Capodistria), Neva Slibar  (Lubiana),
Werner Wintersteiner (Klagenfurt), Rocco Altieri (Pisa), Roberto Albarea
(Udine). Moderazione: Marisa Michelini (Udine).
*
Promotori del convegno: Universita' degli Studi di Udine, Dipartimento di
Scienze Storiche e Documentarie, in collaborazione con: Associazione
Biblioteca Austriaca di Udine. L'iniziativa si svolge con l'Adesione
Presidenziale di Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica Italiana,
e sotto l'Alto Patronato di Janez Drnovsek, Presidente della Repubblica di
Slovenia. Hanno aderito e contribuito all'iniziativa: Biblioteca Civica
"Vincenzo Joppi" di Udine; Comune di Udine, Assessorato alla Cultura;
Consorzio Universitario del Friuli; Coordinamento Regionale Enti Locali per
la Pace; Donne in Nero di Udine; Forum Austriaco di Cultura di Milano;
Messaggero Veneto; Ministero per i Beni e le Attivita' Culturali; Ministero
dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca; Provincia di Udine;
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Fondazione Cassa di Risparmio di
Udine e Pordenone.
Il convegno si terra' in italiano e in tedesco, con traduzione simultanea.
L'ingresso e' libero.
Per gli insegnanti il Miur ha concesso l'esenzione dal servizio (nota del
Dipartimento per l'Istruzione, Direzione Generale del Personale della
Scuola, datata 25 febbraio 2005).

3. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: L'EDUCAZIONE CHE AMA E CHE LIBERA (PARTE
QUARTA). IL CONTESTO PSICOLOGICO E PEDAGOGICO
[I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti in piu'
fascicoli del notiziario "Educarsi alla pace" nel novembre-dicembre 2004.
Tutti sono estratti dalle sezioni bibliografiche contenute in Maria Luigia
Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004.
Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel
1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali
animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a
Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente
sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di
assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata
nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato
in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di
ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di
pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi
di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia
Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta, Viterbo 2004.
Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, psicolinguista e
psicopedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del
processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo
contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da
parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro si veda in primo
luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con Ana Teberosky,
La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985. Un
suo profilo e' nel n. 790 del 26 dicembre 2004 di questo notiziario]

Il contesto psicologico
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4. MEMORIA. ANNA BRAVO RICORDA LIDIA BECCARIA ROLFI
[Ringraziamo Anna Bravo (per contatti: anna.bravo at iol.it) per averci messo a
disposizione questo suo profilo di Lidia Beccaria Rolfi apparso nell'ampio
lavoro collettaneo, a cura di Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia,
Italiane, 3 voll., Roma 2004 (precisamente nel volume secondo, alle pp.
23-24).
Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha
insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e
genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non
omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni
nazionali e internazioneli. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha
diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione
nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle
storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza
in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni
culturali. Opere di Anna Bravo:  (con Daniele Jalla), La vita offesa,
Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza,
Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di
memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna
Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza,
Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal
Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria.
Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita
Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne
nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il
Mulino, Bologna 2003.
Lidia Beccaria Rolfi (1925-1996), nata a Mondovi' nel 1925, staffetta
partigiana nella Resistenza, nel '44 fu arrestata dai nazifascisti e
deportata nel campo di sterminio di Ravensbrueck. Insegnante, testimone, e'
deceduta nel 1996. Opere di Lidia Beccaria Rolfi: (con Anna Maria Bruzzone),
Le donne di Ravensbrueck, Einaudi, Torino 1978; L'esile filo della memoria,
Einaudi, Torino 1996; (con Bruno Maida), Il futuro spezzato, Giuntina,
Firenze 1997. Opere su Lidia Beccaria Rolfi: Bruno Maida (a cura di),
Un'etica della testimonianza. La memoria della deportazione femminile e
Lidia Beccaria Rolfi, Angeli, Milano 1997]

"Per rappresentare la dialettica servo-padrone non c'e' bisogno del Lager,
per raccontare il Lager non c'e' bisogno di inventare una storia d'amore tra
carnefice e vittima" - diceva sempre Lidia Beccaria Rolfi, partigiana
piemontese deportata al campo nazista di Ravensbrueck. Alla prima del
"Portiere di notte" si era risentita di fronte alla rappresentazione del
rapporto fra l'ex deportata Charlotte Rapling e l'ex Ss Dirk Bogarde. Non
aveva dimenticato il suo ritorno, quando tanti pensavano che le donne
fossero state deportate per lo svago dei soldati tedeschi, esempio estremo
del sospetto che circonda sempre la prigionia femminile; e aveva in orrore
il repertorio di fantasie sadiche cresciuto rapidamente intorno al binomio
SS-prigioniere.
Maestra elementare di famiglia contadina, nel 1945 Lidia e' una ragazza
ardita e vulnerabile, un'antifascista esistenziale avida di cose fresche e
nuove. Ma sui libri di testo rifatti in fretta e furia trova al posto dei
balilla una schiera di orfanelli poveri tristi e operosi, al posto delle
storie di guerra storie di santi; negli uffici si scontra con i vecchi
funzionari del regime. Non entra in nessun partito, frequenta tutte le
riunioni politiche, lavora per 100 lire al giorno alla Camera del lavoro.
Riprende a insegnare. Al momento di partire per una scuoletta in cima alle
Langhe, e' "pronta a violare subito la nuova legge dell'Italia libera" -
fraternizzando con i genitori degli allievi, leggendo troppi libri e
giornali politici, trascurando le preghiere in classe. In piu' - bella,
bionda, minuta, penetranti occhi castani - si trucca e porta i pantaloni,
fuma, non va in chiesa, balla alle feste dei coscritti. Per la gente del
paese e' una persona cara. Per i benpensanti di campagna e di citta', una
strana ragazza che deve aver avuto una strana esperienza in Germania.
Presto si accorge che anche tra gli antifascisti di deportazione si sa poco,
e quella femminile non interessa proprio. "Deportata? - la apostrofa un
comandante della sua zona - le partigiane si fanno uccidere, non si fanno
prendere prigioniere". Tempo qualche anno, impara a contrattaccare in vari
modi. Insieme ad Anna Maria Bruzzone scrive Le donne di Ravensbrueck, la
prima opera analitico-narrativa sulle deportate politiche, uscita nel '78 e
all'indomani gia' un classico e un battistrada per altre ricerche;
sull'atteggiamento con cui i suoi compagni di partigianato l'accolgono al
ritorno da Ravensbrueck, dice parole essenziali: "Quando tu tentavi di
raccontare la tua avventura, tiravano sempre fuori l'atto eroico: '... pero'
noi!'. I tedeschi li avevano ammazzati loro, i fascisti li avevano fatti
fuori loro... e noi eravamo prigionieri..." - dove l'ironia prende di mira,
insieme all'autocelebrazione, i valori celebrati: orgoglio militare, enfasi
sulla morte, primato del combattente in armi. Per Lidia, a qualificare la
resistenza non sono gli strumenti con cui la si pratica.
Per quasi trent'anni si dedica a far conoscere la prigionia delle donne e a
correggere il clima che l'ha tenuta ai margini. Grande disturbatrice, la
battaglia contro fascismo e negazionismi non le impedisce di criticare
l'equazione resistenza=lotta armata, che oscura ogni altra forma di
opposizione antinazista, a cominciare da quelle attuate in Lager; di
strapazzare gli amici deportati per il loro maschilismo; di imporre la
presenza femminile nelle sedi piu' restie. Cuore vigile, prende posizione
contro i crimini del presente, convinta che compito dei sopravvissuti sia
testimoniare il Lager e insieme farsi portavoce di tutti gli oppressi, in
primo luogo dei meno ascoltati.
Muore nel '96, subito dopo aver pubblicato il racconto del suo ritorno - non
una parola sprecata ne' una mancata, nessun eufemismo linguistico e
politico: era il suo modo di raccontare, che ha portato in tante scuole, in
tante occasioni pubbliche. Lavorava da anni a un libro sull'infanzia sotto
il nazismo, dove accanto ai bambini dei ghetti e dei lager dovevano trovare
posto gli scolari e scolare tedeschi violentemente socializzati alla guerra
e alla riproduzione, i bambini uccisi nella cosiddetta "Operazione
Eutanasia", quelli vittime dell'"Operazione Lebensborn". Non riuscira' a
completarlo; ma dopo il Lager - diceva - era stata tutta vita regalata.

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UN'ESPERIENZA COMPLESSA TRA LIBERAZIONE
E RESTAURAZIONE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Difficile sintetizzare in poche righe un'esperienza estremamente complessa
come il pontificato di Wojtyla. Non v'e' dubbio che in tale esperienza
convergono elementi molteplici, persino contrastanti. Lasciando anche da
parte l'atteggiamento intransigente in materia di divorzio, unioni
omosessuali, aborto, ecc. (ma come dimenticare gli effetti catastrofici
dell'insegnamento della chiesa cattolica sulla contraccezione, che provoca
numerosi decessi in tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina a causa
dell'Aids contratto in rapporti sessuali senza protezioni), e soffermandoci
sulle posizioni solitamente richiamate come le piu' positive (la
sensibilita' per i problemi della pace, la condanna del razzismo, i ripetuti
richiami all'immane tragedia della fame e della poverta' nei continenti
extraeuropei), queste sono state nella loro efficacia pratica fortemente
limitate, se non contraddette, sia dalla palese sottovalutazione del
carattere devastante della dominazione economica (e non solo economica)
dell'Occidente sul cosiddetto Terzo Mondo, sia dall'appoggio dato, specie in
America Latina, a regimi autoritari e violenti che si sono spesso macchiati
delle peggiori infamie.
*
Da piu' parti e' stato sottolineato come il pontificato di Wojtyla si sia
caratterizzato per l'impegno per la pace.
In effetti e' stato cosi' soprattutto dagli anni novanta: con la prima
guerra del Golfo (1991), quando si alza la denuncia coraggiosa nei confronti
della guerra "giustiziera" guidata dagli Usa. Di fronte a quelle incursioni
di aerei e di carri armati, Giovanni Paolo II prendeva le distanze e
nitidamente condannava le stragi: non era quella la giustizia che poteva
condurre ad una pace vera e duratura. La pace non si puo' pagare con la
morte, con la fame e la malattia dei bambini. Aveva ragione, come i fatti
successivi hanno dimostrato e dimostrano.
*
Precedentemente, gli anni '80 (il tempo della guerra fredda) sono
caratterizzati dai suoi viaggi fallimentari in America Latina.
Cile, 1987: l'immagine piu' viva di quella visita fu l'apparizione del
dittatore Pinochet e del pontefice, insieme alla finestra del palazzo della
Moneda.
Nicaragua, marzo 1983: il papa rimprovera pubblicamente padre Ernesto
Cardenal, che ha accettato di entrare a far parte del governo sandinista
(finira' sospeso a divinis); durante la messa zittisce (dopo aver provato ad
ignorarle) le madri degli uccisi dai "contras" (i guerriglieri terroristi
antisandinisti sostenuti dalla Cia), che invocavano una preghiera per i
propri figli. Del resto, nel giugno 1982, aveva scritto ai vescovi del
piccolo paese centroamericano, per condannare la "Chiesa popolare", quella
dei poveri, collegata alle comunita' di base, che aveva come espressione la
teologia della liberazione.
Nel 1984 e nel 1986 la Congregazione per la Dottrina della Fede emette due
documenti, "Libertatis nuntius" e "Libertatis conscientia", nei quali si
condanna la teologia della liberazione.
Tutti i programmi di studio delle facolta' e dei seminari cattolici sono
rivisitati e riprogrammati contro questa  teologia (in particolare) e contro
lo spirito della riforma della Chiesa inaugurata con il Concilio Vaticano II
(in generale). Cosi' l'Opus Dei, i Legionari di Cristo ed altri movimenti
similari assumono una leadership speciale nella Chiesa. Queste
organizzazioni, con la loro opzione preferenziale per le elites economiche e
politiche del mondo ricco, impongono un modello di cristianita' articolato
sulla relazione Chiesa-potere.
Intanto, dal Cile al Guatemala, dall'Argentina al Salvador, dal Brasile al
Nicaragua, dal Paraguy alla Colombia, una marea di crimini ed un oceano di
complici silenzi. Decine, centinaia, migliaia di vittime: preti, suore,
catechisti, missionari, sindacalisti, contadini, donne, bambini, vecchi,
massacrati prima e dopo l'arcivescovo martire di San Salvador Oscar Arnulfo
Romero, in tutta l'America Latina, tranne (ironia della sorte) in Nicaragua
durante i dieci anni del governo sandinista. Silenzio totale delle gerarchie
cattoliche, salvo la voce dei vescovi del Nicaragua nel denunciare una
persecuzione religiosa ed una violazione dei diritti umani, persecuzione
inesistenti e violazioni scarsissime (particolarmente se confrontate con gli
altri paesi latinoamericani) in quel Paese.
La spiegazione e' legata alla lotta condotta da Wojtyla e dalla curia romana
contro la teologia della liberazione; una delle teologie piu' significative
del Sud del mondo. Il fine era quello di liquidare e togliere legittimita' a
quella riflessione liberante. Pur assumendone a volte alcuni aspetti e
cercando di integrarli in una concezione che rimane fondamentalmente
subordinata agli interessi occidentali, l'intenzione inquisitoriale e'
quella di determinare l'afasia di questa voce critica: la scelta
preferenziale per i poveri, al fianco dei quali i cristiani devono
collocarsi se intendono proclamare le esigenze centrali del Vangelo. La
pesante normalizzazione (processi canonici, rimozioni, sospensioni,
condanne) porta all'emarginazione dei vescovi che si riconoscevano nella
linea di Medellin (1968) e Puebla (1979), i piu' rappresentativi e forti
della Chiesa progressiva latinoamericana; allo smantellamento del lavoro
pastorale da essi condotto ad opera di successori di linea diametralmente
opposta.
Cosi' la Chiesa innovatrice e critica e' stata esplicitamente emarginata e
condannata da Giovanni Paolo II, le cui molte parole in favore degli
umiliati e offesi raramente hanno invitato alla propria liberazione e
autogoverno, suonando quasi sempre e quasi solo monito alle autorita'
politiche e economiche di essere piu' giuste e clementi.
*
Il 9 novembre 1989 cade il muro di Berlino, simbolo della caduta dei
"socialismi reali" e della fine della guerra fredda. Si impone l'egemonia
totale dell'economia di mercato e della globalizzazione neoliberista. Il
papa condanna gli aspetti piu' distruttivi e violenti del capitalismo
liberista; ma quasi mai una parola per valorizzare i movimenti che dal basso
e in autonomia dai potenti puntano a una societa' liberata dallo
sfruttamento e dall'oppressione del capitalismo liberista.
Possiamo davvero dire che con il pontificato di Giovanni Paolo II per molti
aspetti e' sembrata scomparire la riforma del Concilio Vaticano II e
ricomparire il modello di Chiesa anteriore costruito dal Concilio di Trento
(1545-1563). Un tempo segnato dalla controriforma ecclesiale. Ne' cambia il
senso davanti alle cento "deviazioni" dei cristiani rispetto al Vangelo,
ammesse da Giovanni Paolo II. L'elenco delle colpe di ieri e' molto lungo
(dalla persecuzione antisemita allo sterminio degli indios), e certamente
incompleto. Errori del passato, appunto, ma quasi nessuno sembra chiedere
conto di quelli del presente che pure sono sotto gli occhi di tutti. E
soprattutto del nesso tra le colpe e i drammi di ieri e quelli di oggi.

6. LETTURE. LUIGI ACCATTOLI: ISLAM. STORIE ITALIANE DI BUONA CONVIVENZA
Luigi Accattoli, Islam. Storie italiane di buona convivenza, Edizioni
Dehoniane Bologna, Bologna 2004, pp. 222, euro 16. Il prestigioso
giornalista e saggista in questa ampia inchiesta raccoglie e racconta oltre
150 "storie italiane di buona convivenza" tra persone di religione islamica
e persone di altra religione o cultura nel nostro paese. Un libro utile per
conoscere attraverso tante storie di vita le mille forme in cui il razzismo
viene quotidianamente sconfitto dalla convivenza civile, dalla solidarieta'
umana, dal dialogo interculturale, dal riconoscimento reciproco: "esser uomo
tra gli umani / io non so piu' dolce cosa", canta una voce in una
indimenticabile poesia di Saba.

7. LETTURE. GIAN ANTONIO STELLA: L'ORDA
Gian Antonio Stella, L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi, Rizzoli,
Milano 2002, Superpocket, Milano 2005, pp. 320 (+ 12 pp. di inserto
iconografico), euro 4,90. Il noto inviato ed editorialista del "Corriere
della Sera" ricostruisce i pregiudizi e le persecuzioni subite dagli
emigranti italiani nel corso dell'Ottocento e del Novecento. Per conoscere e
per non dimenticare; per non trovarci a riprodurre come scellerati
oppressori gli atteggiamenti feroci di cui tanto a lungo noi stessi siamo
stati vittime; per contrastare il razzismo con la forza della verita', della
solidarieta', della dignita' umana.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 897 del 12 aprile 2005

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