La nonviolenza e' in cammino. 896



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 896 dell'11 aprile 2005

Sommario di questo numero:
1. Paolo Candelari: Il Movimento Internazionale della Riconciliazione
solidale con Farid Adly
2. Mao Valpiana: Il Movimento Nonviolento solidale con Farid Adly
3. Una conferenza di Farid Adly a Cefalu'
4. Maria Luigia Casieri: L'educazione che ama e che libera (parte terza). Il
contesto linguistico e comunicativo
5. Ammu Joseph: Giornaliste scalze
6. Giulio Vittorangeli: L'apartheid globale
7. Silvana Silvestri: Un film su Sophie Scholl
8. Due giorni di speranza per il Nicaragua
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. APPELLI. PAOLO CANDELARI: IL MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA
RICONCILIAZIONE SOLIDALE CON FARID ADLY
[Ringraziamo Paolo Candelari (per contatti: paolocand at libero.it) per questo
intervento.
Paolo Candelari, presidente del Movimento Internazionale della
Riconciliazione, e' una delle piu' conosciute e stimate figure della
nonviolenza in Italia. Il Movimento Internazionale della Riconciliazione (in
sigla: Mir in Italia, Ifor - International Fellowship of Reconciliation - a
livello internazionale) e' uno dei principali e piu' autorevoli movimenti
nonviolenti.
Farid Adly, autorevole giornalista (apprezzato collaboratore del "Corriere
della sera", "Il manifesto", Radio popolare di Milano, ed altre notissime
testate) e prestigioso militante per i diritti umani, e' direttore
dell'agenzia-stampa "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo" (per contatti:
anbamed at katamail.com); alcuni giorni fa ad Acquedolci, il centro siciliano
in cui vive e lavora, ha subito una grave intimidazione mafiosa: e' stato
minacciato di morte per impedirgli di svolgere il suo lavoro di inchiesta,
documentazione e denuncia, con particolar riferimento alla sua concreta
azione in difesa dell'ambiente, della legalita', dei diritti di tutti. Per
piu' dettagliate informazioni cfr. anche il n. 890 di questo notiziario; per
contatti ed informazioni ulteriori: tel. 3398599708, o anche 0941730053.
A tutti i nostri lettori e le nostre lettrici rinnoviamo l'invito a
sostenere Farid Adly, a diffondere l'informazione e la sensibilizzazione, ad
inviare dichiarazioni di solidarieta' con Farid Adly all'agenzia "Anbamed.
Notizie dal Mediterraneo": e-mail: anbamed at katamail.com]

Anch'io voglio rispondere all'appello e manifestare la mia solidarieta' a
Farid Adly, sicuro di interpretare anche il sentimento di tutti i membri del
Movimento Internazionale della Riconciliazione.
E' grazie a persone cosi' che si potra' far fronte alla prepotenza di chi
conta sull'omerta' per perpetrare le proprie prepotenze.

2. APPELLI. MAO VALPIANA: IL MOVIMENTO NONVIOLENTO SOLIDALE CON FARID ADLY
[Rngraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per questo intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in
Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale
e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento
(si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di
intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale
del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di
Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel
1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese
militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il
riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega
obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante
la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta
per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e'
stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione
Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters
International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e'
stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle
forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da
Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con
grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario. Il Movimento Nonviolento, fondato da
Aldo Capitini, e' un fondamentale punto di riferimento per tutte le persone
amiche della nonviolenza]

Carissimo Farid Adly,
leggo delle pesanti intimidazioni che hai ricevuto.
Paura e coraggio sono sentimenti che si mescolano.
Senti vicino a te, in questi momenti, tutti noi del Movimento Nonviolento.
Un forte abbraccio,
Mao Valpiana

3. INCONTRI. UNA CONFERENZA DI FARID ADLY A CEFALU'
[Dagli amici di "Palermo per la pace" riceviamo e volentieri diffondiamo]

Martedi' 12 aprile, con inizio alle ore 17, a Cefalu', via Porta Giudeca 1,
per iniziativa del Centro ecumenico "La Palma", si terra' una conferenza di
Farid Adly sul tema: "L'Islam e la violenza".
Il relatore Farid Adly e' un prestigioso giornalista impegnato per la
verita' e i diritti di tutti, operatore di pace e di giustizia, costruttore
di dialogo, amico della nonviolenza.
Per ulteriori informazioni sull'iniziativa: tel. 0921923953, e-mail:
centrolapalma at tiscali.it

4. MATERIALI. MARIA LUIGIA CASIERI: L'EDUCAZIONE CHE AMA E CHE LIBERA (PARTE
TERZA). IL CONTESTO LINGUISTICO E COMUNICATIVO
[I materiali bibliografici seguenti sono stati gia' proposti in piu'
fascicoli del notiziario "Educarsi alla pace" nel novembre-dicembre 2004.
Tutti sono estratti dalle sezioni bibliografiche contenute in Maria Luigia
Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004.
Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel
1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali
animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a
Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente
sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di
assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata
nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato
in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di
ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di
pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi
di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia
Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta, Viterbo 2004.
Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, psicolinguista e
psicopedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del
processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo
contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da
parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro si veda in primo
luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con Ana Teberosky,
La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985. Un
suo profilo e' nel n. 790 del 26 dicembre 2004 di questo notiziario]

Il contesto linguistico e comunicativo (e i suoi piu' o meno immediati
dintorni)
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1977.
Auerbach, Erich, Mimesis, 2 voll., Einaudi, Torino 1956, 1977.
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1987.
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Bachtin, Michail, L'autore e l'eroe (1979), Einaudi, Torino 1988, 2000.
Balazs, Il film, Einaudi, Torino 1952, 1987.
Bally, Charles, Linguistica generale e linguistica francese, Il Saggiatore,
Milano 1963.
Barilli, Renato, Retorica, Isedi, Milano 1979, poi (con diversa introduzione
e con dati bibliografici parzialmente discordanti - rinviando a una prima
edizione col medesimo titolo, Mondadori, Milano 1976) col titolo Corso di
retorica, Mondadori, Milano 1995.
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5. COMUNICAZIONE. AMMU JOSEPH: GIORNALISTE SCALZE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione la sua traduzione del seguente articolo di Ammu
Joseph. Ammu Joseph e' giornalista e scrittrice, vive a Bangalore, India]

Chinna Narsamma del villaggio di Pastapur sta in piedi nell'acqua fino alle
caviglie, circondata da piante zuppe e marcescenti, per dire alla camera da
presa delle coltivazioni danneggiate dalle pesanti piogge, nell'area
semiarida dello stato dell'India del sud Andhra Pradesh, dove lei vive.
Questo accadde tre anni orsono, ed il suo video passo' sul canale regionale,
sul network di proprieta' statale e su una tv privata.
Narsamma appartiene ad un gruppo di giornaliste ed editrici che sono
spuntate dai margini della societa' indiana per raccontare, negli ultimi
sette anni, le condizioni dei poveri villaggi rurali in cui vivono; i loro
lavori sono ora famosi con il nome di "media dai piedi scalzi".
Nel 1995, la Dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d'Azione affermarono
l'importanza dei media per l'avanzamento delle donne. Nel 1997, donne di 75
villaggi decisero che avevano la necessita' di esprimere se stesse, di
facilitare il dialogo fra le comunita' rurali, di documentare ed analizzare
gli eventi e le istanze locali e di indirizzare le informazioni e le idee al
mondo esterno.
Forse non tutte avevano sentito della Piattaforma di Pechino, ma tutte ne
condividevano la logica. Erano convinte che l'accesso ai media avrebbe
aiutato loro stesse e le loro comunita'. Un decennio fa, queste donne
fronteggiavano una molteplicita' di pericoli: povere, illetterate, contadine
delle comunita' Dalit (fuori casta) che tentavano di sopravvivere coltivando
la terra in una regione semiarida. L'accesso ai media, anche come
ascoltatrici o spettatrici, era assai basso.
Circa 5.000 di loro, pero', facevano parte dei "sangham", ovvero dei
collettivi di donne dei villaggi, associati alla Deccan Development Society,
un'ong con vent'anni di attivita', con sedi a Pastapur e Hyderabad, che
lavora con le comunita' rurali svantaggiate socialmente ed economicamente.
Sette di queste donne completarono un corso di dieci mesi sulla produzione
di video, creato specificatamente per loro. Da allora hanno prodotto piu' di
cento filmati i cui soggetti sono quelli delle loro vite e delle loro
preoccupazioni: cibo, lavoro, vita sociale e culturale.
Oltre a coprire gli eventi e le istanze che interessano o preoccupano le
loro comunita' (che, dicono, assai raramente i media riflettono) si
esprimono nel dialetto locale, familiare e confortevole per loro ed il loro
pubblico, anziche' adottare la versione formale del Telugu, il linguaggio di
stato, che viene usato dai media del mainstream.
*
"C'e' una grande differenza fra i filmati che producete voi e quelli che
produciamo noi", ha detto Narsamma ad un gruppo di giornaliste cittadine in
visita, all'inizio di quest'anno. La differenza e' mostrata in un
cortometraggio, "L'inquadratura Sangham", che racconta la storia di questo
gruppo di donne e il loro avvicinarsi alla cinematografia. Esse rifiutano
quella che chiamano "inquadratura patel" ("patel" e' un modo in cui vengono
chiamati i proprietari terrieri) che fa vedere i soggetti dall'alto, e
incarna il punto di vista dei proprietari terrieri, e rifiutano la
"inquadratura da schiavi", che fa vedere i soggetti dal basso. Hanno scelto
l'"inquadratura sangham": faccia a faccia con il soggetto. "Nei sangham
siamo tutte eguali, spiega Chinna Narsamma, Percio' una ripresa a livello
dell'occhio la chiamiamo inquadratura sangham".
Uno dei loro filmati piu' significativi si intitola: "Perche' i contadini di
Warangal sono arrabbiati con il cotone BT?" e narra le infelici esperienze
dei contadini dello stato di Andhra Pradesh con il cotone BT, una varieta'
geneticamente modificata promossa da un conglomerato internazionale di
ditte. Seguendo le esperienze dei lavoratori nei mesi dalla piantagione al
raccolto, le donne hanno registrato la loro disperazione quando le piante
non sono vissute e non hanno realizzato le iperboliche promesse di crescita.
Nella straordinaria sequenza finale, i contadini infuriati giurano che mai
piu' toccheranno cotone BT o qualcosa che gli somigli.
*
Nel 2001, le donne hanno dato vita ad un collettivo rurale indipendente e
totalmente femminile, la Community Media Trust, per continuare a produrre e
promuovere il loro lavoro. Il collettivo ha base a Pastapur, ma lavora anche
alla radio del villaggio di Machnoor, gestita da altre tre donne Dalit.
Sebbene abbiano prodotto programmi radiofonici gia' dal 1999, sino ad ora
possono solo distribuirli in forma di cassette ai villaggi. Questo perche'
le trasmissioni radiofoniche delle comunita' non sono ancora state
legalizzate in India. Attualmente il governo restringe le concessioni in
questo senso alle istituzioni educative ed un paio di altre categorie in cui
i lavori video e radiofonici di queste donne non entrano. La situazione
potrebbe cambiare presto. Nel dicembre 2004 la Telecom Regulatory Authority
dell'India, che controlla le trasmissioni radiofoniche e televisive, ha
raccomandato al governo di fornire licenze alle stazioni radio delle
comunita' rurali. Con la radio di Machnoor pronta ad iniziare le
trasmissioni, le "reporter scalze" di Pastapur osservano e aspettano.
*
Per ulteriori informazioni:
- "The Sangham Shot": www.maneno.net/pages/sanghamshot.html
- Chinna Narsamma: www.maneno.net/pages/narsamma.html

6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: L'APARTHEID GLOBALE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

La nostra democrazia (il cui pilastro e' la Costituzione italiana) e'
costata sangue, fatiche, genialita'; e non ci e' stata elargita una volta
per tutte, deve essere conquistata giorno dopo giorno, come l'amore;
reinventata continuamente, come l'educazione per i figli; e se e' malata,
curata come una mano che si e' ferita mentre scriveva una meravigliosa
poesia.
La democrazia rimane il respiro delle liberta' fondamentali di un popolo;
bisogna che non dimentichiamo mai che quel respiro puo' essere ridotto a ben
poca cosa da avvelenamenti ideologici le cui tossine sono gia' in
circolazione. Perche' la democrazia (come la Costituzione), non e' solo
qualcosa di scritto sulla carta, ma appartiene a un sentire comune, a un
legame sociale, a un ambiente etico-politico, come patto ed espressione di
una comunita' politicamente costituita, di uno spazio pubblico che dovrebbe
venire prima degli interessi privati. Quando questo legame sociale subisce
uno smarrimento, la democrazia (che di per se' e' cosa fragile) rischia di
infrangersi.
Pensiamo a quella doppia morsa rappresentata dalla guerra e dal razzismo nei
confronti degli immigrati.
*
Giornalmente assistiamo all'affermarsi di una deriva qualunquista fatta di
xenofobia e razzismo. Gli stranieri rappresentano in Italia appena il 2,2%
della popolazione (la media europea e' di circa il 5%), eppure si grida
all'invasione e alla criminalita'. In questo i nostri mezzi di comunicazione
hanno contribuito enormemente con il loro linguaggio. L'espressione piu'
ricorrente e' "sbarchi" di clandestini, espressione che rimanda a episodi
drammatici della seconda guerra mondiale. Molto usato e' anche il termine
"invasione", che fa pensare di doversi difendere da chi arriva sul suolo del
nostro paese.
Tutto questo ha originato o radicalizzato una serie di paure che hanno
portato a un forte isolamento individuale e a un accentuato egoismo, se non
addirittura al rifiuto di convivere con la nuova societa' multietnica.
In questa logica, gli immigrati vengono fortemente perseguitati come esseri
umani ed insieme fortemente sfruttati come forza-lavoro quando servono al
profitto, alla concorrenza tra lavoratori e anche al sistema pensionistico.
Tanto piu' che gli immigrati pagano tutti i contributi previdenziali, ma
pochi di loro avranno la pensione. Stanno partecipano alla costruzione della
ricchezza dell'Italia in misura significativa. Sono settecentomila gli
extracomunitari che, ogni anno, producono beni per oltre 37.OOO miliardi di
lire, pari al 2% del prodotto interno lordo, ovvero di tutta la ricchezza
prodotta nel nostro Paese in un anno. Quasi la meta', 315.000, sono
lavoratori dipendenti perfettamente in regola con le leggi, mentre il resto,
circa 400.000, lavorano in nero (dati Istat).
Intanto l'Italia, anno dopo anno, impazzisce per la paura dell'immigrazione
e vuole inchiavardare i migranti in solide prigioni, o peggio ancora,
gettarli a mare. Poi esistono i cosiddetti "Centri di permanenza temporanea
e assistenza", in realta' qualcosa di molto vicino ai campi di
concentramento (senza per questo confonderli con i lager nazisti):
l'esistenza anche di un solo "centro" in cui la pratica della privazione
arbitraria e illegittima della liberta' delle persone diventi la regola,
segnala un venir meno dello stato di diritto, fatto che non puo' che
inquietarci.
Siamo il paese dove il rifiuto dell'altro e la voglia matta di sbatterlo
fuori, in un nulla indifferenziato che non ci riguarda, si indirizza verso
il "clandestino", sul quale sfogare l'inconfessabile istinto di "via da me
l'estraneo, l'inferiore, l'impuro". Albanesi, kurdi, senegalesi, rom, fa lo
stesso. "Perche' vengono qui, perche' non lavorano a casa propria, perche'
mi rodono qualche metro quadrato di abitazione? Sara' per rubarmi il
portafoglio, per infastidirmi agli incroci lavando i vetri, per procurarmi
delle figliole a buon mercato (i mascalzoni sfruttano le mie debolezze e
virili bisogni!), perche' io paghi lo 0,0002 per cento di tasse in piu'?".
Morale: e' meglio odiare i poveri piuttosto che lottare contro l'ingiustizia
sociale!
*
Siamo davanti a un cedimento ai sentimenti di paura dei paesi ricchi verso i
paesi poveri - e poveri perche' rapinati dai ricchi -, melmoso e
inconfessato fondo della societa' "perbene", che sta determinando fenomeni
pericolosi gia' divenuti realta'. Per i fautori della globalizzazione
neoliberista i milioni di persone che cercano di penetrare nel "villaggio
globale" attraverso le robuste frontiere dell'"apartheid globale" (la
definizione e' di Bruno Amoroso, del "Centro Federico Caffe'"
dell'Universita' di Roskilde, Danimarca) per trovarvi occasione di lavoro e
di sopravvivenza, sono illegali. Per noi sono illegali quel pugno di paesi e
persone ricche che hanno deciso di privatizzare con recinti e frontiere
pezzi del pianeta di cui si sono impossessati arbitrariamente.
Cosi' se l'Occidente non accetta questa sfida di una societa' multietnica e
multiculturale, accogliente e rispettosa dei diritti umani di tutti gli
esseri umani, rischia di trasformarsi in una fortezza assediata che difende
con la guerra i nostri agiati e spensierati tenori di vita, le nostre ricche
"democrazie", basandoli sullo sfruttamento, la poverta', la fame del resto
del mondo.

7. MATERIALI. SILVANA SILVESTRI: UN FILM SU SOPHIE SCHOLL
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 aprile 2005.
Silvana Silvestri scrive di cinema sul quotidiano "Il manifesto"; tra le sue
opere: (a cura di), Otar Iosseliani, Dino Audino Editore, Roma 1997.
Tra il 1942 ed il 1943 un gruppo di studenti ed un professore di Monaco
realizzarono e diffusero una serie di sei volantini clandestini antinazisti.
I primi quattro volantini si aprivano col titolo "Fogli volanti della Rosa
bianca" ed erano diffusi in poche centinaia di copie; gli ultimi due
intitolati "Fogli volanti del movimento di Resistenza in Germania"
ciclostilati in qualche migliaia di copie. Scoperti, furono condannati a
morte e decapitati gli studenti Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph
Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell ed il professor Kurt Huber. Opere
sulla Rosa Bianca: Inge Scholl, La Rosa Bianca, La Nuova Italia, Firenze,
1966, rist. 1978 (scritto dalla sorella di Hans e Sophie Scholl, il volume -
la cui traduzione italiana e' parziale - contiene anche i testi dei
volantini diffusi clandestinamente dalla Rosa Bianca); Klaus Vielhaber,
Hubert Hanisch, Anneliese Knoop-Graf (a cura di), Violenza e coscienza.
Willi Graf e la Rosa Bianca, La nuova Europa, Firenze 1978; Paolo Ghezzi, La
Rosa Bianca. Un gruppo di resistenza al nazismo in nome della liberta',
Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1993; Romano Guardini, La Rosa Bianca,
Morcelliana, Brescia 1994; Paolo Ghezzi, Sophie Scholl e la Rosa Bianca,
Morcelliana, Brescia 2003]

Il volto serio e appassionato di Julia Jentsch rispecchia gli interrogativi
della nuova generazione tedesca che in "Sophie Scholl. Die letzen Tage"
("Sophie Scholl - Gli ultimi giorni", distribuito da settembre dall'Istituto
Luce) ha l'occasione di scoprire una pagina di storia a lungo occultata, la
straordinaria resistenza dei giovani bavaresi della "Die Weisse Rose" ("la
Rosa bianca"), durante il nazismo nel '42 e '43.
Con questo film che ha ricevuto a Berlino l'Orso d'argento come miglior
regia e migliore interpretazione femminile, gia' visto in Germania da oltre
settecentocinquantamila spettatori soprattutto giovani, si apre la sesta
edizione del German Film Festival programmato al cinema Quattro Fontane di
Roma fino all'11 aprile. Giovanni Spagnoletti direttore artistico del
festival nel presentare la manifestazione ha indicato questo film in
particolare come una nuova linea di tendenza di qualita', iniziata gia' da
qualche anno (un esempio e' stato lo scorso anno "La sposa turca"), come
dimostra il livello della rassegna nel suo insieme. La scelta della
selezione e' stata fatta seguendo le due linee piu' interessanti, la
rilettura dell'epoca del nazismo e le commedie etniche. Ci sara' la migliore
commedia in lingua tedesca "Alles auf Zucker" di Dani Levy (sara'
distribuita dalla Lady Film) storia di una famiglia ebrea divisa dal Muro
per 40 anni che solo la morte della madre costringe a ricongiungersi e, se
vogliono l'eredita', a rispettare l'ortodossia. Ci sono poi vari film che
hanno partecipato a competizioni internazionali come Aus der Tiefe des
raumes, Edelweisspiraten, Kebab Connection, Sommersturm, Touch the sound,
candidato come migliore documentario tedesco, film d'apertura del prossimo
festival di Salonicco oltre a una vasta rassegna di corti nel programma Next
generation.
*
"Non e' la prima volta che si realizza un film sulla Rosa bianca", dice il
regista Marc Rothemund a Roma per presentare i film insieme allo
sceneggiatore Fred Breinersdorfer. "La novita' e' che noi abbiamo potuto
studiare i verbali del processo e abbiamo costruito il film partendo la'
dove si fermavano gli altri, cioe all'arresto di Sophie Scholl e del
fratello Hans".
I due fratelli guidavano il gruppo di resistenti nonviolenti che a Monaco
svolgevano la pericolosa propaganda di condanna al nazismo con la diffusione
di volantini (arma tenuta allora nella massima considerazione, se si pensa
al mare di carta lanciato dagli alleati nell'Italia meridionale). Furono
arrestati il 18 febbraio del '43 e solo quattro giorni dopo fu applicata la
condanna a morte per decapitazione, e non furono i soli ad essere arrestati
e condannati.
Dopo il lungo periodo di rimozione dell'intera epoca del nazismo che solo il
nuovo cinema tedesco inizio' a elaborare, oggi i cineasti tornano ad
affrontare il tema proibito. "Non mi sento in colpa per quello che e'
successo all'epoca, dice Rothemund, ma sono responsabile perche' questi
fatti siano ricordati, soprattutto visto che ogni giorno i giornali
riportano manifestazioni dei neonazisti in Europa".
Puntigliosamente esatto in tutti i particolari, ci sono voluti due anni di
ricerche per documentarsi e parlare con i testimoni della storia ancora in
vita: "Le parole pronunciate sono documentate almeno al 90%, persino le
scene in cui appare il sole a febbraio sono state verificate dai bollettini
metereologici dell'epoca, cosi' come l'universita' e il palazzo di giustizia
sono i luoghi reali dove si svolsero gli avvenimenti. Noi avevamo i verbali
della Gestapo, circa 60 pagine, la compagna di prigionia scrisse una lettera
di 14 pagine ai genitori di Sophie dove si raccontano i suoi pochi giorni
passati in prigione e gran parte delle scene sono basate su questa lettera.
Il personaggio del giudice e' ricostruito su filmati d'epoca, perfino il
tempo di 8 secondi necessari all'esecuzione e' stato calcolato esattamente".
La ricostruzione di personaggi umani e freddi mette in mostra il piccolo
borghese assassino, la normalita' del mostro. Oltre questa ansia di
precisione c'e' una grande abilita' degli attori nel provocare l'emozione.
"Quando e' stato realizzato l'altro film su questo argomento, negli anni
'80, il governo tedesco ha cercato di bloccarlo, poiche' seimila sentenze di
morte erano ancora in vigore: solo nell'85 il governo ha riconosciuto di
aver sbagliato. Fino agli anni '90 non erano consultabili i verbali".
La molla piu' autentica che spinge il film ci sembra essere il parallelismo
con l'attualita': oggi si compiono gli stessi delitti contro l'umanita', i
fatti sono sotto gli occhi di tutti (sperimentazioni umane, massacri e
deportazioni, morte per fame pilotata) ma si preferisce far finta di non
sapere come allora. Dice infatti il regista: "Tanti film sull'Africa mi
hanno ricordato l'olocausto: ognuno ha dentro di se' il bene e il male, il
male non e' un fenomeno solo tedesco".

8. INIZIATIVE. DUE GIORNI DI SPERANZA PER IL NICARAGUA
[Da Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) riceviamo e
diffondiamo]

L'Associazione Italia-Nicaragua in collaborazione con l'Associazione Nuovi
Orizzonti Latini, organizza per sabato 16 e giovedi' 21 aprile a Roma due
giorni di solidarieta' con il popolo del Nicaragua per la raccolta di fondi
in favore dei "bananeros", ex lavoratori delle piantagioni di banane
ammalati a causa del pesticida Nemagon, prodotto ed applicato senza nessuna
misura di sicurezza dalle multinazionali nordamericane del banano. Gli
incassi di entrambe le giornate saranno utilizzati per sostenere le spese
mediche dei "bananeros".
Sabato 16 aprile, festa con musica degli anni '70-'80, presso il Barcone
delle Liberta' (Lungotevere degli artigiani, ingresso dalla pista ciclabile,
Roma).
Giovedi' 21 aprile, proiezione del film "La canzone di Carla" presso il
cinema Caravaggio (via Paisiello 24, Roma), seguira' dibattito sulla
situazione passata e attuale del paese.
*
Il dramma dei "bananeros" nicaraguensi, ovvero, storia del colonialismo mai
morto e del neoliberismo suo diretto erede
Da ormai quasi cinque anni la situazione dei lavoratori delle banane in
Nicaragua ha preso una piega drammatica, sempre piu' morti e sempre piu'
abusi provocati dalle multinazionali americane.
Tutto ebbe inizio alla fine degli anni '70 quando il pesticida Nemagon venne
prodotto dalla Dow Chemical e distribuito in Nicaragua dalla Chiquita e
dalla Dole. Nel giro di dieci-venti anni si sono verificati centinaia di
tumori, malformazioni congenite e malattie della pelle. Ad oggi sono piu' di
800 le persone decedute. In tutto cio' il governo nicaraguense si e'
contraddistinto per l'indifferenza con cui ha trattato questo caso, fino al
punto di costringere i campesinos a lunghe ed estenuanti marce di protesta
da Chinandega (zona bananiera) a Managua. Nonostante le proteste sempre piu'
veementi nessun autorita' si e' mai degnata di rispettare promesse e parole
date, fino ad oggi, quando a seguito dell'ennesimo rifiuto, i manifestanti
si sono interrati in segno di protesta di fronte al parlamento di Managua.
*
L'associazione Italia-Nicaragua appoggia questa lotta raccogliendo fondi
utilizzati per l'acquisto di medicinali e per praticare gli interventi
chirurgici piu' urgenti. Proprio per questo, in collaborazione con
l'Associazione Nuovi Orizzonti Latini si e' deciso di dar vita a "Due giorni
di speranza per il Nicaragua".
Per informazioni: Associazione Italia-Nicaragua, via Petrella n. 18, 01017
Tuscania (Vt), tel. 0761435930, e-mail: g.vittorangeli at wooow.it, sito:
www.itanica.org; Associazione Nuovi Orizzonti Latini, tel. 3337548526,
e-mail: orizzontilatini at tiscali.it, sito: www.lasalaoscura.com

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 896 dell'11 aprile 2005

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