[News] L'occupazione crolla con l'acciaio "green"



Economia, occupazione, ecologia e mutamenti climatici

L'acciaio "green" taglia del 75% la forza lavoro

La cosiddetta "decarbonizzazione" dell'ILVA con forni elettrici basati su DRI richiede, secondo fonti sindacali, dai 350 ai 400 lavoratori per milione di tonnellate/anno di acciaio prodotte. Un taglio netto rispetto al 1.500 lavoratori per milione di tonnellate/anno di acciaio del tempo dei Riva.
22 luglio 2021

Giuseppe Romano, Fiom-Cgil di Taranto, è un sindacalista attento e ben documentato. Sull'ILVA di Taranto ha dichiarato al giornalista Guido Ruotolo: "A oggi, purtroppo, siamo fermi al piano industriale di gennaio scorso, il forno elettrico è previsto che parta non prima del 2024 in ciclo ibrido. Poi sull’idrogeno si vedrà".

Come è evidente, tutta la discussione sulla compatibilità ambientale dell'ILVA gira attorno alle nuove tecnologie e ai forni elettrici alimentati da "spugna di ferro" (il preridotto, o DRI) che sono il passo decisivo verso la "decarbonizzazione". Su questo nuovo ciclo produttivo - che abolisce cokeria, agglomerato e altoforno - abbiamo già scritto e nel campo note forniamo ulteriori dettagli.

La questione che preoccupa i sindacati è che questa decarbonizzazione taglierà drasticamente la forza lavoro. Giuseppe Romano, che a Roma ha partecipato agli incontri con ArcelorMittal e con Acciaierie d'Italia poi, ha detto a Guido Ruotolo: "La questione vera, oltre alla compatibilità ambientale e sanitaria, è come si tiene l’occupazione attuale che prevede per il ciclo integrale l’equazione un milione di acciaio prodotto e mille dipendenti. Già col forno elettrico il rapporto scende a un milione di acciaio e 350-400 lavoratori".


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