[News] No allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali - articolo su Riforma.it - 17AprileVotiamoSiperfermareletrivelle




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No allo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali


Abruzzo: il referendum del 17 aprile è soltanto l’ultima tappa di una mobilitazione popolare in difesa dell’ambiente

Il referendum del 17 aprile, e la mobilitazione per i referendum sociali per i quali è appena partita la raccolta firme, sono gli ultimi capitoli di una mobilitazione popolare che in Abruzzo ha preso avvio ormai 9 anni fa con l’opposizione al “Centro Oli” ad Ortona. Secondo uno studio del Mario Negri Sud, il "Centro Oli" avrebbe portato «una tonnellata e mezza di sostanze inquinanti emesse ogni giorno, fra cui provati cancerogeni, che andrebbero a spargersi su un territorio dove vivono circa centomila persone». Oltre al "Centro Oli" si scoprirono altre centinaia di richieste di permesso di estrazione a terra e in mare. In occasione della “Giornata per la salvaguardia del Creato” 2008 la Ceam (Conferenza Episcopale Abruzzo e Molise), in un articolato intervento, definì il Centro Oli «una prima minaccia che noi vescovi avvertiamo grave per le nostre regioni», sentendo «il dovere di farci voce delle paure del popolo di Ortona e della zona frentana» per un’attività industriale «considerata tra le più inquinanti e devastanti per le risorse naturali del territorio circostante» e affermando la necessità di «percorrere vie nuove nella ricerca di fonti di energia rinnovabili, alternative, legate al territorio, che ci aiuterebbero a liberarci dalla schiavitù del petrolio». Fu quello il primo di vari documenti che negli anni accompagnarono la mobilitazione popolare, fino al recente documento di questi giorni in cui i vescovi invitano ad esercitare il diritto al voto nel referendum del 17 aprile.

Il "Centro Oli" (almeno fino ad oggi) è stato sventato, ma i progetti contro cui mobilitarsi non si sono esauriti. Uno dei più significativi è stato Ombrina Mare 2 al largo delle coste abruzzesi, fermato una prima volta nel 2010 da un decreto della ministra Prestigiacomo dopo il disastro del golfo del Messico. Divieto abolito dal ministro Passera due anni dopo, che ha fatto ripartire l’iter dell’autorizzazione. Il Wwf Abruzzo rese noto che «secondo le stime della stessa società proponente, ogni giorno saranno immessi in atmosfera circa 200 tonnellate di fumi da combustione dai motori, dal termodistruttore e dalla torcia atmosferica; nei pochi mesi di perforazione e prove di produzione saranno prodotti 14mila tonnellate di rifiuti tra fanghi perforanti ed altro». A Pescara 40.000 persone sono scese in piazza contro Ombrina il 13 aprile 2013, il 23 maggio 2015 a Lanciano almeno 20.000 in più. In occasione della manifestazione di Pescara la diocesi di Lanciano-Ortona espresse la sua «piena partecipazione» e avanzò un fortissimo richiamo ai responsabili economici e politici a custodire il Creato. Un richiamo sul quale la Ceam, tramite l’allora coordinatore della Pastorale Sociale don Carmine Miccoli, è tornata varie volte accogliendo con favore la bocciatura di un progetto di impianto di estrazione a Bomba (piccolo comune in provincia di Chieti) e intervenendo sulla vicenda dell’istituzione del Parco Nazionale della Costa Teatina, «scandalosamente attesa da troppi anni e frenata dalla volontà di amministratori e politici centrati sugli interessi più egoistici e particolari, del Parco Nazionale della Costa Teatina». Lo stesso don Carmine, esprimendo la vicinanza della Chiesa a «coloro che si stanno impegnando per il bene comune e per la salvaguardia del Creato» in occasione della manifestazione di Lanciano del 2015, definita «espressione di democrazia reale e di amore responsabile per i luoghi di cui siamo custodi», auspica «che al più presto la politica tutta, dal Parlamento nazionale fino ai Consigli Comunali, realizzi la necessaria svolta per rimettere la difesa della vita umana e dell’ambiente al centro del proprio agire», impegnandosi a fermare Ombrina Mare «e ogni progetto, non solo petrolifero, di sfruttamento selvaggio dell'ambiente naturale».

Negli ultimi mesi del 2015 la battaglia sembrava però persa, fino alla notizia dell’emendamento alla Legge di stabilità che ritornava sul limite delle 12 miglia, bloccando le trivelle di Ombrina Mare.