11 marzo processo Quirra (poligono militare Sardegna)



Da: Comitato sardo Gettiamo le Basi
Tel 3467059885--070823498

"Quirra e' la nostra Ilva"

Tribunale di Lanusei, 11 marzo ore 11, processo sul poligono della morte Salto di  Quirra.
L’udienza dovrebbe concludersi con la decisione del giudice di accogliere o affossare l'indagine della Procura sul disastro ambientale e sanitario prodotto dal poligono Salto di Quirra, di rinviare a processo i venti incriminati o invece proscioglierli da ogni sospetto. Si saprà se il poligono della morte sarà salvato e riassumerà lo status di buco nero della legalità oppure se la Magistratura proseguirà l’azione di accertamento delle responsabilità penali e civili.   
La Procura ha confermato quanto Gettiamo le Basi denuncia e documenta dal lontano 2001 ed è andata ben oltre producendo numerose e solide prove dei crimini contro l'ambiente e la vita umana, della violazione sistematica delle leggi e della stessa Costituzione.
L’accuratezza e serietà del lavoro della Procura non basta a tranquillizzarci. Conosciamo bene la forza del business, la potenza dell'impero militare-industriale, i mille modi subdoli della tentacolare "zona grigia" per assoldare i servizievoli ascari sardi, per narcotizzare e manipolare  popolazione e  istituzioni. La nostra inquietudine trova riscontro nei tentativi sempre più espliciti di isolare e delegittimare la Procura “scomoda”, nell’agghiacciante silenzio delle forze politiche nella campagna elettorale appena conclusa, nell’iperattivismo rumoroso o silente di alcuni settori sociali e istituzionali per  minimizzare il disastro e, in contrapposizione, nell’afasia del popolo No Gherra  No Basis e del popolo sardo nel suo insieme.Anche il clima che avvolge l’Italia manda segnali preoccupanti: le reazioni rabbiose e scomposte per assicurare lunga vita all’Ilva; la recente sentenza del processo d’Appello ThyssenKrupp che ha derubricato il reato più grave, ridotto significativamente le pene per gli imputati e concesso anche il dissequestro degli impianti.
 Quirra è la nostra Ilva, la nostra ThyssenKrupp.
La decisione del gup di Lanusei non si ripercuote solo su un remoto angolo di Sarrabus-Ogliastra, coinvolge tutta la Sardegna e il suo futuro: ripristinare la legalità o, al contrario, avvallare la schiavitù militare che ci è stata inflitta e il conseguente lento genocidio; revocare o, all'opposto, continuare ad accordare immunità e impunità ai signori della guerra e delle armi; disgregare o, invece, consolidare il ruolo della nostra isola di campo di battaglia  permanente dove tutto è permesso; calare nel reale o, invece, relegare nel libro dei sogni la Costituzione della Repubblica che pone l’ambiente salubre come bene primario, sancisce il diritto alla salute e il ripudio della guerra, puro miraggio se non si accompagna al ripudio delle basi della guerra, dei suoi poligoni, dei suoi arsenali.
Non intendiamo né accollare né delegare alla Magistratura la scelta, eminentemente politica, della soluzione del disastro provocato dalle attività militari. Vogliamo semplicemente che porti avanti il lavoro intrapreso con la necessaria  serenità e determinazione.
Continuiamo a puntare sul fatto che i sardi, almeno kentu concas e kentu berittas, si riapproprino della parola, della volontà di decidere e intervenire in prima persona, della capacità di incidere per contribuire, ciascuno nel suo piccolo, anche nel suo territorio più sperduto e più lontano, a mettere fine alla schiavitù militare e al genocidio di Stato. Bastano non cento ma solo due o tre sassolini per scatenare una valanga.

 
Comitato sardo Gettiamo le Basi
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Da Quotidiano.net

Cagliari, 11 marzo 2013 - Slitta la decisione sul rinvio a giudizio, prevista per oggi, sul presunto disastro ambientale nel poligono di Quirra, tra le province di Cagliari e Ogliastra. Il gup di Lanusei, Nicola Clivio, chiamato a decidere se mandare a processo i 20 indagati coinvolti dall'indagine del procuratore Domenico Fiordalisi, ha ammesso una perizia. 

DANNI A CHI - Al perito Mario Mariani, il giudice ha chiesto di stabilire se per effetto delle attività militari si sia prodotto un danno all'ambiente tale da esporre a pericolo le persone anche all'esterno del poligono, di valutare se le sostanze tossiche siano superiori ai livelli di guardia e se l'eventuale livello di contaminazione sia pericoloso per la salute. Dalla perizia, inoltre, dovrà emergere quali accorgimenti avrebbero potuto evitare l'eventuale inquinamento.

CONTESTAZIONI PESANTI - I venti indagati sono pezzi grossi dell'Aeronautica, dei servizi prevenzione, delle commissioni ministeriali e delle istituzioni della zona. Molto forti le ipotesi di reato: omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri (Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Walter Mauloni, Carlo Landi, Paolo Ricci, generali comandanti del P.I.S.Q.; Gianfranco Fois, Francesco Fulvio Ragazzon, colonnelli comandanti il distaccamento P.I.S.Q. di Capo S. Lorenzo; Walter Carta, tenente responsabile del Servizio prevenzione e sicurezza del P.I.S.Q.; Francesco Riccobono, Giuseppe Protano, Fabio Baroni, Luigi Antonello Di Lella, esperti e docenti universitari di Siena; generale Giuseppe Di Donato, Vittorio Sabbatini, maggiore Vincenzo Mauro, componenti Commissione ministeriale); falso ideologico aggravato in atto pubblico e ostacolo aggravato alla difesa da un disastro (Gilberto Nobile e Gabriella Fasciani, chimici della Soc. SGS), omissione di atti d’ufficio dovuti per ragioni di sanità e igiene (Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, generali comandanti del P.I.S.Q.); omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri e omissione di atti d’ufficio dovuti per ragioni di sanità e igiene (prof. Pierluigi Cocco, medico competente del P.I.S.Q.); ostacolo aggravato alla difesa da un disastro e favoreggiamento aggravato (prof. Pierluigi Cocco, medico competente del P.I.S.Q., e Walter Mura, sindaco di Perdasdefogu). La richiesta della perizia operata dal Gup dà momentaneamente ossigeno alle ragioni della difesa, ma se la relazione finale dovesse produrre dati di inquinamento in liena con le richieste della Procura, allora una sentenza di condanna per la maggior parte degli indagati sarebbe inevitabile.

 

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