Per Flavio Lotti: non possiamo sostenere l'insurrezione armata in Siria appoggiata dal terrorismo di Al Qaeda



Per Flavio Lotti
Tavola della Pace


Caro Flavio, 
preoccupano sempre di piu' le informazioni che stanno emergendo a carico dei ribelli armati in Siria. Sono informazioni che smentiscono una ricostruzione semplificata e a senso unico del conflitto che attribuiva al solo regime siriano le responsabilita' della violenza mentre tacevano le stragi causate anche dai ribelli. Ti mando le informazioni (che troverai qui sotto) che ormai "forano" la cortina dell'informazione edulcorata. In questi mesi ci hanno propinato veline di propaganda, seguendo il copione della malainformazione del conflitto libico.

Ma le veline oggi non fuzionano piu'.

Al Qaida e i Fratelli Musulmani sono usciti allo scoperto. Le loro comunicaziono ufficiali incitano alla rivolta armata e fomentano un bagno di sangue che ormai non puo' essere piu' attribuito solo al regime, per quanto gravi e documentate siano le sue responsabilita'.

Di questo dobbiamo prendere atto.

Lo scenario e' cambiato e questo ci richiede una valutazione attenta e informata. 

Ritengo pertanto che sia completamente venuta meno ogni ragione etica per partecipare alla manifestazione di sostegno alla manifestazione del 19 febbraio a Roma, manifestazione indetta da un'organizzazione (il CNS) che promuove l'insurrezione armata in Siria.

Chi promuove la nonviolenza non puo' scendere in piazza con chi uccide deliberatamente e fa stragi.
 
L'opposizione al regime di Assad deve essere basata su scelte limpide, quelle stesse che trovi nell'editoriale di PeaceLink, dove leggerai le parole di un obiettore di coscienza siriano, Ossamah.

Il nostro ruolo di pacifisti non puo' che essere "terzo" rispetto a chi sceglie la violenza e la morte, da entrambe le parti. 

Dovremmo ascoltare e sostenere le ragioni di chi, come Ossamah, rifiuta la logica di guerra del CNS per costruire una proposta di pace, che ci sollecita una solidarieta' con il popolo siriano ben diversa da quella del CNS.

Caro Flavio, e' opportuno stare ben lontani da ogni appoggio a una delle due parti in guerra civile. Dobbiamo essere vicini alla gente e lontani dai signori della guerra e dai seminatori di morte. 

La Siria ha bisogno della pace e non della guerra civile. 

Le infiltrazioni terroristiche fra gli insorti, i collegamenti fra Esercito Siriano di Liberazione e CNS, le uccisioni di militari e civili: non possono essere taciuti questi aspetti. Creano una spirale perversa che riconferma il regime nella sua funzione repressiva e brutale. 

Dobbiamo spezzare la spirale di violenza, non alimentarla.

Altrimenti non facciamo informazione onesta e intossichiamo il movimento per la pace delle veline propagandistiche della lobby di guerra.

La manifestazione del 19 febbraio va pertanto ridiscussa e - dal mio punto di vista - annullata.

Dal mio punto di vista e' gia' morta gia' prima di nascere. Parteciparvi macchierebbe la nostra stessa identita' basata sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti.

Dobbiamo riflettere dopo i proclami di Al Qaida e dei Fratelli Musulmani da cui il CNS non ha preso le doverose distanze.

Dopo gli ultimi sanguinosi attentati che hanno mietuto vittime anche fra i civili, il nostro dovere non e' quello di partecipare a sostegno di questa rivolta - che e' armata - ma e' quello di prenderne le distanze.

La nosta scelta di pace non puo' sposarsi con chi ha fatto scelte opposte.

Chiedo pertato al Direttivo della Tavola della pace un riesame del sostegno al CNS e l'avvio di un forum online e momenti di confronto della Tavola della Pace a cui possano partecipare tutte le sue componenti.
 
Un cordiale saluto

Alessandro Marescotti


---- Flavio, vedi queste informazioni ---
 
L'ombra di Al Qaida dietro gli attacchi dinamitardi

AL QAEDA IN TACKLE SULLA RIVOLTA ANTI-ASSAD

Il videomessaggio di Ayman Zawahry conferma il ruolo del sunnismo piu' radicale nella crisi siriana. 
http://nena-news.globalist.it/?p=17071

L'11 febbraio 2012 due kamikaze hanno ucciso 28 persone ad Aleppo, facendosi saltare all’interno di un edificio della polizia governativa fedele a Damasco. 

Inizialmente le forze ribelli avevano rivendicato l’attentato, poi però avevano subito fatto marcia indietro, prendendo le distanze dal gesto.  

Secondo “fonti riservatissime” dell’intelligence Usa citate dalla stampa americana, dietro le azioni kamikaze ci sarebbe stata la diramazione irachena di Al Qaeda. Tutti gli attacchi dinamitardi, compresi quelli del 23 dicembre e del 6 gennaio scorsi a Damasco, stando a questa ricostruzione, sarebbero stati ordinati personalmente da Ayman al-Zawahiri, l’ex pediatra egiziano che ha assunto da qualche mese  la guida dell’organizzazione clandestina fondata da Osama bin Laden. Se questa voce dovesse essere confermata risulterebbe molto difficile far credere all’opinione pubblica internazionale che tra i ribelli anti-Assad non ci siano anche pericolose infiltrazioni terroristiche. Appaiono però molto deboli le posizioni dei ribelli che hanno accusato delle bombe di Aleppo direttamente Damasco, soprattutto alla luce delle conferme che sarebbero arrivate dagli Stati Uniti in merito a un coinvolgimento di Al Qaeda. Nel primo attacco avvenuto a Damasco, il 23 dicembre, avevano trovato la morte 44 persone mentre altre 160 erano rimaste ferite. In un secondo analogo attentato, il 6 gennaio, erano morte altre 26 persone. Accusando Assad degli attentati di fronte alle prove del coinvolgimento di Al Qaeda, i ribelli siriani starebbero correndo il rischio di mettersi sullo stesso piano del regime siriano, fatto che potrebbe portare a conseguenze pericolose.

L'Arabia Saudita, accusata di finanziare profumatamente i ribelli, ha fatto circolare nelle ultime ore all’Assemblea generale delle Nazioni Unite una bozza di piano di pace sulla Siria, simile a quella respinta dal Consiglio di sicurezza la settimana scorsa a causa del veto di Russia e Cina. Lo fa riferito  il quotidiano egiziano Al Ahram. Difficilmente però questa bozza troverà ascolto dato che prevede, proprio quella bocciata da Mosca e Pechino, le dimissioni immediate da parte di Assad. Non a caso la Russia e la Cina aveva opposto il veto in Consiglio alla risoluzione proposta sabato scorso in quanto non attribuiva alcuna responsabilità all’opposizione siriana, così come faceva col governo, per le violenze che hanno ucciso oltre 5000 persone (stime Onu). All‘Assemblea generale però  il potere di veto non esiste. A differenza di quelle varate dal consiglio di sicurezza infatti, le risoluzioni approvate dall’organismo non hanno valore legale, ma se la bozza saudita fosse approvata aumenterebbe sicuramente la pressione su Assad e il suo entourage.

Informazioni tratte da http://www.articolotre.com/2012/02/siria-ancora-bombe-su-homs-al-qaeda-dietro-lattentato-di-aleppo/62034


Daniele Cardetta- 12 febbraio 2012- Fino a ieri le parole del ministro degli Interni siriano che accusava direttamente Al Qaeda degli attentati di Aleppo, costati la vita a 28 persone, sembravano solo accuse senza fondamento. Ci hanno pensato poi i servizi americani ad ammettere che, effettivamente, dietro quell’orribile gesto c’era proprio l’organizzazione del terrore per eccellenza, quell’ Al Qaeda che, a dispetto della morte del suo storico leader Osama Bin Laden, continua a far parlare di sè. E si scopre allora all’improvviso che tra i ribelli siriani che combattono contro Bashar al-Assad si sarebbero infiltrati anche pericolosi terroristi islamici, legati a doppio filo con il capo di Al Qaeda, quell’ Ayman al-Zawahiri che ha ereditato la carica di Bin Laden dopo la sua misteriosa morte in Pakistan.
Il nuovo capo di Al Qaeda ha diffuso ieri un video di otto minuti mettendolo online in alcuni forum jihadisti. In questo video, nominato esemplificativamente “Avanti, leoni di Siria”,  Zawahiri ha accusato il regime siriano di crimini contro i suoi cittadini e ha lodato coloro i quali si stanno ribellando a Damasco. Nel video il leader di Al Qaeda ha anche invitato i cittadini siriani a non fidarsi degli occidentali e degli arabi e di chiedere solo ai  musulmani di Turchia, Giordania e Libano di sostenere la ribellione contro l’ “anti-islamico” Assad. Inutile dire che questo video ha rappresentato un autentico regalo ad Assad, il quale ora potrà ergersi a “paladino” della Siria motivando la sua repressione come volta a difendere il paese da un assalto terroristico.
Secondo molti analisti, come peraltro ribadito anche da RT.com, molti jihadisti sarebbero arrivati in Siria dal vicino Iraq, e soprattutto avrebbero rifornito con armi di vario genere i rivoltosi contro Assad. Fino a oggi era solamente una voce ma nelle scorse ore sarebbe arrivata anche l’ammissione del ministro degli Interni iracheno, Adnan al-Assadi. Raggiunto dai microfoni dell’agenzia di stampa AFP, Assadi ha spiegato che le autorità irachene sarebbero a conoscenza del fatto che molti jihadisti iracheni si sarebbero recati in Siria per prendere parte al movimento di protesta. Come se non bastasse, sempre secondo Assadi, negli ultimi mesi Baghdad si sarebbe messa in allarme per via del continuo transito di armi verso il confine siriano.
“Le armi vengono trasportate da Baghdad alla provincia di Niniveh, e  i prezzi delle armi a Mosul sono più alti ora perchè sono inviate all’opposizione siriana“, ha spiegato Adnan al-Assadi. Fino a un anno fa un fucile d’assalto Ak-47, altrimenti noto come Kalashnikov, costava solamente 100 dollari; negli ultimi mesi il prezzo sarebbe lievitato fino alla somma considerevole di 1500 dollari, segno evidente di una improvvisa impennata della domanda. Assadi comunque ha fornito anche altri dettagli: “Le armi sono state portate in Siria da Mosul anche grazie ad alcune famiglie che vivono da entrambe le parti del confine con la Siria”. Questa ammissione di Baghdad darebbe ragione a Damasco, che da tempo accusa i ribelli di ricevere massicci aiuti dai paesi stranieri.
Ma Al Qaeda e l’Iraq non sarebbero gli unici due “alleati” dei ribelli siriani. In base a quanto raccontato dal Guardian, infatti, la Turchia sarebbe probabilmente l’attore straniero più importante nel supportare le rivolte anti-Assad. La Turchia infatti ospita il Consiglio Nazionale Siriano dell’opposizione e offre ospitalità ai membri dell’Esercito Libero Siriano in difficoltà, fornendo loro importante appoggio logistico e militare. I disertori che combattono Assad in sostanza riceverebbero armi sia dalla Turchia, sia dall’Iraq, sia dalla Giordania. La situazione quindi, alla luce delle recenti rivelazioni, appare ben più complessa di quanto mostrato dai media occidentali e la divisione buoni-cattivi operata tra ribelli e lealisti non sembra aderente alla realtà. In Siria si stanno affrontando indirettamente diversi paesi che, utilizzando la rivolta siriana come pretesto, stanno cercando di modificare l’assetto geopolitico dell’intera regione.
E’ chiaro che se venisse confermata l’escalation militare con l’arrivo a Damasco di soldati iraniani, britannici e qatarioti, allora la situazione potrebbe sfuggire di mano definitivamente, con conseguenze potenzialmente devastanti.

Fonte: http://www.articolotre.com/2012/02/crisi-in-siria-lombra-di-al-qaeda-su-damasco/62146


CNS E FSA

Il CNS e l’Esercito Libero della Siria (FSA), oltre ad essere stanziati in Turchia, godono, come già ricordato, del sostegno materiale di vari governi occidentali e arabi. Secondo recenti rivelazioni, inoltre, membri delle Forze Speciali di Gran Bretagna e Qatar starebbero addestrando combattenti dell’FSA in territorio turco, mentre personale specializzato di questi ed altri paesi sarebbero già presenti in Siria per fornire “consigli di natura tattica” all’opposizione armata impegnata contro il regime.

Forse anche grazie a questo sostegno, l’opposizione siriana nelle ultime settimane ha incrementato le proprie azioni, facendo ricorso sempre più spesso ad assassini e atti di terrorismo. Proprio sabato scorso, ad esempio, la stampa ufficiale ha diffuso la notizia dell’assassinio a Damasco del generale Issa al-Kholi, noto medico militare proveniente da una potente famiglia alauita legata ai vertici del governo siriano. Nei giorni precedenti, poi, due esplosioni nella città di Aleppo - roccaforte del regime e finora relativamente risparmiata dalle proteste - due esplosioni contro edifici governativi avevano fatto almeno 28 morti.

Fonte: http://www.altrenotizie.org/esteri/4672-siria-lescalation-finale.html
www.peacelink.it