Dopo la Perugia-Assisi



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From: Movimento Nonviolento <mao at sis.it>
Date: Mon, 3 Oct 2011 13:03:50 
Reply-To: azionenonviolenta at sis.it
Subject: Dopo la Perugia-Assisi

DOPO LA MARCIA DELLA PACE, L'IMPEGNO PER IL DISARMO CONTINUA


di Pasquale Pugliese,
segreteria nazionale del Movimento Nonviolento


La Marcia del sale e la Marcia della pace

Uno degli strumenti nonviolenti più importanti sperimentati da Gandhi 
furono le marce, svolte sia in Sudafrica che in India, fino alla più 
importante e decisiva "Marcia del sale", che segnò il punto di svolta 
nella lotta per l'auto-governo del popolo indiano.

Le marce furono poi riprese in Occidente, negli USA dal movimento per i 
diritti civili guidato da Martin Luther King, in Inghilterra dal 
movimento antinucleare guidato da Bertand Russel, in Italia dal 
movimento per la pace di Aldo Capitini. Sulle orme di Capitini, lo 
scorso 25 settembre abbiamo marciato ancora da Perugia ad Assisi, 
cinquanta anni dopo quella prima volta che fu definita dal lungimirante 
Pier Paolo Pasolini "il fenomeno politico più importante dell'anno, una 
specie di riproposta modernissima del CLN".

Capitini, a commento della Marcia del 1961, scrisse "una marcia non è 
fine a se stessa, continua negli animi, produce onde che vanno lontano, 
fa sorgere problemi, orientamenti, attività". Cinquanta anni dopo, Mao 
Valpiana presidente del Movimento Movimento, a conclusione della "Marcia 
della pace e la fratellanza dei popoli" dalla Rocca di Assisi, evocando 
le parole di Capitini, ha ricordato: "la vera marcia, lo sappiamo, 
comincerà questa sera, quando ognuno di noi tornerà nella propria casa 
con l'impegno di realizzare il programma politico nonviolento: pace e 
fratellanza. Per cominciare dobbiamo partire da noi stessi, ognuno deve 
fare il proprio disarmo. Un disarmo unilaterale, un disarmo culturale. 
Fare cadere i muri dentro le nostre teste. Spezzare il proprio fucile. 
Non aspettiamo che siano gli altri a disarmare, incominciamo noi!"


Ancora in marcia per il disarmo

In oltre duecentomila abbiamo marciato da Perugia ad Assisi, provenienti 
da tanti luoghi geografici, culturali e politici in rappresentanza di 
quell'Italia pulita e onesta, che c'è a dispetto della sua triste 
rappresentazione governativa. E' la stessa Italia che si è manifestata 
in tutta la sua forza nei referendum per i beni comuni della scorsa 
primavera. Questa Italia ha coperto a piedi i 25 chilometri di distanza 
tra i Giardini del Frontone di Perugia e la Rocca di Assisi manifestando 
una consapevolezza nuova: la difesa dei beni comuni e la difesa della 
pace sono una cosa sola! Non solo perchè la pace è il fondamentale bene 
comune, ma anche perchè si colpiscono con la finanziaria i principali 
presìdi dei legami comunitari e si salvaguardano solo i presìdi della 
guerra: gli armamenti e la loro intoccabile casta di sacerdoti.

Di fronte ad una crisi economica e finanziaria che sta dando al governo 
il pretesto per generare un massacro sociale senza precedenti, 
travolgendo i diritti costituzionali al lavoro, alla protezione sociale, 
alla salute, all'istruzione e alla cultura, principali beni comuni, il 
popolo in marcia per la pace ha affermato coralmente che la crisi si 
risolve attraverso il disarmo, il taglio drastico delle spese militari, 
il ripudio della guerra e della sua preparazione, cioè ribadendo i 
principi fondamentali della Costituzione. Dare un taglio netto alle 
spese militari per non tagliare i diritti sociali. Ripudiare la guerra 
per non ripudiare la Costituzione.

Ma i principi non basta affermarli, vanno declinati in una consapevole 
ed efficace azione culturale e politica. La forza delle marce gandhiane 
è stata la capacità di trasformare i partecipanti in attivisti della 
nonviolenza che puntavano a realizzare gli obiettivi specifici per i 
quali avevano marciato insieme. Non si può essere marciatori per un 
giorno, ma bisogna portare nelle nostre associazioni, nei nostri 
partiti, nelle nostre parrocchie, nei nostri enti locali, nelle nostre 
università, nelle nostre scuole l'energia raccolta alla Marcia e 
trasformarla in azione politica e collettiva per il disarmo. Una 
rivoluzione costituzionale e nonviolenta che apre e principia tutte le 
altre.


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