Appunti sul mare che non bagna Gaza…



Appunti sul mare che non bagna Gaza…

Per i nostri media, che faticano a pensare che fuori dalla Circle Line della metropolitana di Londra possa esistere un’opinione pubblica, chi in Turchia o in Kuwait (ingrati oltretutto) ha a cuore la sorte della gente di Gaza è necessariamente un terrorista. Solo gli occidentali hanno diritto ad essere considerati degli idealisti, non violenti, pacifisti. Chi nel resto del mondo non abbassa la testa e compie atti di disobbedienza civile come portare aiuti a una popolazione come quella di Gaza, è necessariamente un fanatico o un integralista. Se rinascesse darebbero del terrorista anche a Gandhi (non che all’epoca sua…).

di Gennaro Carotenuto

Dei morti della Mavi Marmara non c’è una foto, un nome, un volto, una storia. Perfino sul numero non c’è particolare interesse. Dieci, dodici, venti… cambia poco. E’ a metà strada tra una tecnica per sminuire l’empatia verso i morti omettendone la personalità e un riflesso razzista. Un morto con la faccia scura interessa meno.

Un paio di settimane fa scrivemmo solitari che, in merito al “dossier Iran”, Brasile e Turchia stavano a buon diritto agendo da potenze, globale il Brasile, regionale la Turchia. Adesso tutti scoprono che la Turchia fino a cent’anni fa e per i mille e spiccioli anni precedenti aveva avuto a che fare con la Palestina e la chiamano “ingerenza ottomana”. Ovviamente non si preoccupavano dell’ingerenza ottomana quando Ankara massacrava curdi, rubava terra irachena oppure influiva sulle dittature dell’Asia post-sovietica.

In realtà il “democristiano” Erdogan (che non ha certo mandato le navi dei pacifisti), protestando energicamente con Israele (ma gli passerà), sta facendo quello che un governo serio dovrebbe fare: non far scannare i propri connazionali disarmati da un esercito straniero senza aprire bocca. A ben guardare è esattamente il contrario di quanto fece Massimo D’Alema con la strage del Cermis.

Il pericolo ottomano (sic) è inversamente proporzionale al declino più rapido di ogni previsione dell’influenza statunitense. Obamolo Augustolo sarà piallato alle prossime elezioni, se ci arriva, da un altro cristiano rinato peggiore di George Bush pronto a scatenare un armageddon nucleare pur di ristabilire il “destino manifesto” della supremazia bianca, anglosassone e protestante sul pianeta. Dopo Carter venne Reagan e non è sicuro che il declino statunitense sarà così pacifico come quello sovietico.

La prima volta che ho ascoltato le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Franco Frattini ho pensato: “caspita, che botta di vita!” Poi le ho riascoltate e non sono più riuscito a cogliere la differenza con milioni di altre precedenti dichiarazioni acriticamente pro-israeliane. Adesso che l’Italia ha votato addirittura contro l’inchiesta indipendente e contro il testo della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, provo profonda vergogna per lui e per gli italiani che l’hanno votato.

Confesso di non aver mai preso in mano un’arma da fuoco in vita mia. Ma sono convinto che non confonderei una mazza di scopa con il fucile automatico dei corpi scelti più addestrati al mondo come fingono di fare Vittorio Feltri e i suoi sodali. Riuscire a mistificare confondendo la vittima col carnefice è una delle occupazioni principali di chi lavora nei grandi media. Altrimenti politici come Giovanardi, che disse che il povero Stefano Cucchi se l’era meritata, non resisterebbero un secondo di più nei loro posti di potere. I tossici come i pacifisti come gli immigrati: tutti devianti.

Le mazze e le fionde trovate sulla Mavi Marmara della strage mi hanno ricordato le due molotov portate dalla polizia alla Diaz a Genova nel 2001 per poi giustificare il blitz. Mi sembra di rivederle quella mattina in Questura a Genova quando venivano mostrate come trofei di guerra. Mai credere al più forte.

Come sanno i lettori di questo sito credo fermamente che i termini fascismo e olocausto siano del tutto inappropriati parlando di Israele, del terrorismo di stato di quel paese e delle violazioni dei diritti umani e civili dei palestinesi. Tuttavia per l’accoppiata tra Benjamin Netanyahu e Avigdor Lieberman, quest’ultimo apertamente razzista, confesso di far fatica a trovare un termine più adeguato di fascista. L’ultranazionalismo c’è, l’espansionismo pure, l’uso dello stereotipo per demonizzare l’avversario non manca… ce ne vuole per non cadere nella trappola. No, Netanyahu e Lieberman non sono fascisti.

La cultura dominante della non violenza porta a credere che l’uso della forza sia sempre, almeno a gioco lungo, controproducente. Anche oggi i giornali più sensibili e meno scioccamente amici di Israele sono portati a scrivere che Israele sbagliando ad usare la forza si isola e rischia di perdersi. Amaramente: non è così. La violenza serve: massacrando il Genoa Social Forum, ammazzando i sindacalisti colombiani o i movimenti indigeni messicani, uccidendo i pacifisti che portano aiuti a Gaza. Come i ragazzi delle parrocchie bastonati e poi seviziati a Genova nel 2001 quanti altri vorranno compiere atti di disobbedienza civile contro Tsahal? Colpirne uno per educarne cento.

Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it