Fai il ficcanaso, scopri chi autorizza gli inquinatori



Cittadinanza attiva

Fai il ficcanaso: usa il decreto 59/05 sulle emissioni inquinanti

Quanto può emettere il camino dell'industria che ti inquina? Chi autorizza
i valori massimi? Anche tu puoi intervenire: usa i nuovi diritti
ambientali
In quest'articolo parleremo di inquinamento e cittadinanza attiva.


Vi hanno mai detto che una legge prevede la consultazione della
cittadinanza quando si rilasciano le autorizzazioni alle emissioni? Sì,
proprio così. E stiamo parlando delle emissioni inquinanti nell'aria,
nell'acqua e nel suolo.

A me questa cosa nessuno l'aveva mai detta. Neppure le grandi associazioni
ambientaliste: mi sarò sicuramente distratto. Ma l'ho scoperta per caso
l'altro giorno, sfogliando un giornale. C'era scritto:
“Avviso pubblico di avvio procedimento per il rilascio di Autorizzazione
Intergrata Ambientale, ai sensi dell'art. 5, comma 7 del decreto
legislativo 18 febbraio 2005, n. 59”. L'avviso era di una grande
multinazionale. Pubblicato a sue spese, riguardava il rilascio di
un'autorizzazione a Porto
Marghera. La cosa mi ha insospettito. Sapevo che nel 2007 vengono
rinnovate molte autorizzazioni alle emissioni. E bisogna stare con gli
occhi aperti. Infatti ci può sempre essere la manina del tecnico
compiacente disposto a scrivere una cifra al posto di un'altra. Quanto può
emettere quel camino? La manina misteriosa scrive: 10 microgrammi a metro
cubo di diossine. E' una quantità contenuta o esagerata? Poi scopri che è
un valore 25 mila volte più alto rispetto ad un camino di un impianto
simile autorizzato a mille chilometri di distanza: è successo veramente. E
intanto ti respiri
la diossina. Fai i conti, moltiplichi quel dato per i metri cubi e scopri
che con quel parametro ti becchi il 90% di tutta la diossina italiana: “a
norma di legge”. Perché l'autorizzazione è stata data e tu ti sei fatto
imbrogliare. Anzi: non lo sapevi neppure. E anche se dopo protesti stai
gridando al vento perché chi emette 10 microgrammi di diossina a metro
cubo si è fatto costruire una autorizzazione su misura per avvelenarti a
norma di legge.
Ma come puoi mettere il naso in queste cose già così complicate? Sono
segrete? Sono pubbliche? Si può andare a parlare con qualcuno?
Bene: ci soccorre una direttiva europea. Precisamente la 96/61/CE del
Consiglio, del 24 settembre 1996, sulla prevenzione e riduzione integrate
dell'inquinamento, poi modificata dalle direttive 2003/35/CE e 2003/87/CE.

Quell'Europa ­di cui tanti uomini di partito si riempiono la bocca ­
partorisce una normativa bellissima. E poiché sancisce diritti di accesso
all'informazione e di consultazione delle popolazione... ecco che quegli
stessi uomini di partito chiudono la bocca invece di aprirla. Tacciono.
O perché sono ignoranti (come lo ero io fino a pochi giorni fa) o perché
non hanno alcun interesse a far conoscere i nuovi diritti ambientali. Che
tristezza, che vergogna. E veniamo allora a quell'avviso sul giornale che
mi aveva insospettito. Il decreto legislativo (D.Lsg. 59/05) recepisce
proprio le direttive che consentono di mettere il naso nelle
autorizzazioni alle emissioni. Caspita: roba da gran ficcanasi! E' il
diritto di partecipare, di svolgere quel ruolo di cittadinanza attiva
senza il quale non riesci a smascherare il ruolo della manina criminale.
Riepiloghiamo dunque: il Decreto Legislativo 18 febbraio 2005, n. 59 serve
alla “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla
prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento".
Letta tutta d'un colpo, questa cosa mi fa sentire bene. Sono per un attimo
anche io “orgoglioso di essere europeo”. Nell'articolo 5 del suddetto
decreto si può leggere una cosa importantissima: “Entro 30 giorni dalla
data dell'annuncio (su quotidiano provinciale o regionale) i soggetti
interessati possono presentare il forma scritta, all'autorità competente,
osservazioni sulla domanda”.
Sempre in quell'articolo si legge che la domanda di autorizzazione alle
emissioni deve essere accessibile al pubblico. E qui il “pubblico” può
chiedere e ottenere che venga messa su Internet in modo che tutti possano
collegarsi e capire che tipo di impianto è, che materie prime usa, quali
sono le fonti di emissione e il loro impatto sull'ambiente, quali
tecnologie sono proposte per prevenire o ridurre le emissioni, ecc.
Come si può notare questa normativa sull'autorizzazione alle emissioni
sancisce il diritto di partecipazione della cittadinanza in quanto tratta
questioni che riguardano la salute e l'ambiente.
All'articolo 14 si legge che il Ministero dell'Ambiente “garantisce
sistematica informazione del pubblico sullo stato di avanzamento dei
lavori”. (1)

E' una normativa che segue sostanzialmente quella sulla Valutazione di
Impatto Ambientale dei nuovi impianti, la quale prevede la partecipazione
del “pubblico”. Segue inoltre la legge Seveso II che riguarda i rischi di
incidente rilevante, anch'essa contenente (art. 23) norme per la
consultazione del “pubblico”. In queste tre normative il pubblico può
conoscere, partecipare, scrivere osservazioni.

Si rimane quasi estasiati a contemplare quali progressi stia facendo la
democrazia. Poi vai sul sito della Regione Puglia (2) e cosa scopri? Che
nessuno ti informa che hai il diritto di partecipare e di fare le tue
osservazioni sulle autorizzazioni alle emissioni. Il sito, anziché
spiegare ai cittadini come partecipare al procedimento, dà informazione
alle aziende che possono scaricare i moduli per le autorizzazioni. E di
che partito è l'assessore che rende alle aziende un tale servizio? Di
Rifondazione Comunista.

Alessandro Marescotti


(1) ­Il resto lo si può leggere su
http://www.parlamento.it/leggi/deleghe/05059dl.htm
(2) ­Precisamente sul Portale Ambientale all'indirizzo
http://138.66.77.10/ecologia/default.asp?Id=354


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Alessandro Marescotti
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(TA)