VOGLIAMO UN'INCHIESTA SULLE MOLOTOV DISTRUTTE



COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA
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comunicato stampa

VOGLIAMO UN'INCHIESTA SULLE MOLOTOV DISTRUTTE

Il processo Diaz dunque procede, nonostante l'ultimo tentativo di
boicottaggio operato da parte della Polizia di Stato. La sparizione delle
molotov è infatti l'ultimo episodio di una lunga serie di intralci
all'attività dei magistrati. Ricordiamo l'invio di foto vecchie e
inservibili per i riconoscimenti, di elenchi incompleti degli agenti
impiegati nel blitz, il rifiuto di riconoscere il poliziotto con la coda di
cavallo ripreso da una telecamera e di rivelare a chi appartiene la
quindicesima firma, risultata illeggibile, sul verbale d'arresto.

Sul caso delle molotov presenteremo un esposto all'autorità giudiziaria, ma
chiediamo un intervento immediato anche al ministro dell'Interno, affinché
ordini un'inchiesta interna alla polizia di stato. Fatti così gravi, e che
compromettono così pesantemente la credibilità delle istituzioni, non
possono accadere senza una forte reazione da parte degli organismi
democratici.

Genova, 25 gennaio 2007

Dal corriere.it:
Nell'ultima udienza era stata constata la sparizione
di due corpi di reato
G8, il processo va. Anche senza molotov
Respinte le istanze della difesa. Il pm Zucca chiede
di aprire un procedimento contro gli eventuali
responsabi della sparizione

GENOVA - Il Tribunale di Genova, presieduto da Gabrio
Barone ha respinto l'istanza delle difese che
chiedevano l'annullamento di alcune parti del
procedimento riguardante i 29 tra dirigenti,
funzionari e agenti di pubblica sicurezza, accusati di
reati come lesioni, falso, e calunnia e per
l'irruzione alla scuola Diaz durante il G8 del luglio
2001.

Com'è noto, infatti, una settimana fa nel corso
dell'ultima udienza si era dovuta registrare la
mancanza di due corpi di reato, cioè due bottiglie
molotov rinvenute all'interno della stessa Diaz,
secondo quanto dichiarato da alcuni degli imputati, e
che invece la Procura della Repubblica sosteneva
fossero state trasportate da uno degli imputati (che
ha confessato in Aula) per giustificare l'intervento
della Pubblica sicurezza. Già una settimana fà, le
difese degli imputati, tra cui l'onorevole Alfredo
Biondi (Fi), avevano chiesto di verificare
immediatamente dove fossero finite le due molotov.
Adombrando altresì che se la mancanza fosse proseguita
si poteva mettere in discussione l'intero processo.

Oggi il presidente Barone ha letto una risposta
scritta del questore Salvatore Presenti, inviata ai Pm
Enrico Zucca e Francesco Cardona-Albini, in cui l'alto
dirigente spiegava la perdita delle due prove. Secondo
le indagini fatte da Presenti, infatti, le due molotov
sono ormai da considerarsi smarrite o addirittura
distrutte. Ovviamente le difese hanno sostenuto
l'impossibilità di procedere oltre in mancanza dei
corpi di un reato tra quelli di cui sono accusati
alcuni degli imputati. La Corte si è ritirata per
deliberare e ha stabilito che il processo andrà
avanti.

L'ordinanza di Barone, infatti, spiega come le due
molotov fossero già comprese nei fascicoli in mano al
Tribunale, sottintendendo fra le righe che fra l'altro
un testimone aveva già giurato in aula sulla
movimentazione delle due molotov, e inoltre svariati
testimoni ne avevano discusso ampiamente avendole
manipolate per esami chimici. Barone ha stigmatizzato
duramente il comportamento della Questura: dapprima
sottolineando come sia impossibile perdere o
distruggere corpi di reato di tale valenza se non per
dolo o negligenza e non ha escluso di prendere
provvedimenti diretti contro chi le aveva in custodia.
Ancora più duro il Pm Zucca che ha chiesto di aprire
un procedimento contro gli eventuali responsabili e ha
sottolineato come nel periodo in cui, secondo la
risposta del questore, sarebbero state distrutte le
due molotov, presso la questura di Genova lavorasse
ancora uno degli imputati: il vice della Digos
Spartaco Mortola.

Un gruppo di sostenitori del Comitato Verità e
Giustizia per Genova ha dato vita ad un presidio
davanti a Palazzo di Giustizia di Genova. Enrica
Bartesaghi, presidente del Comitato e mamma di Sara,
una dei 23 arrestati della Diaz finiti anche a
Bolzaneto ha detto: «Penso che sia indecente che, a
distanza di cinque anni e mezzo si scopra che le prove
più importanti di questo processo sono state
probabilmente distrutte. Penso che questo cartello con
la scritta 'Un' altra pagina nera', esprima in maniera
più sintetica possibile quello che pensiamo di questo
fatto. Continuiamo a chiedere la Commissione
parlamentare d' inchiesta sui fatti di Genova». Era
presente con un cartello al collo anche Lorenzo
Guadagnucci, giornalista del Resto del Carlino che era
stato picchiato all' interno della scuola Diaz.
«Questo episodio della sparizione delle bottiglie
molotov è scandaloso - ha commentato Guadagnucci -
perchè è l' ultimo di una serie di boicottaggi operati
dalla polizia di Stato contro il normale esercizio
dell' azione giudiziaria»
25 gennaio 2007