Italiani rapiti in Nigeria. "Il Mend rappresenta la volontà della gente del Delta di controllare le risorse donate da Dio e di vivere in pace".



«I tre prigionieri italiani stanno bene ma se nessuno ci ascolta li fuciliamo»

Il Giornale 24/12/2006

Gli ostaggi italiani in Nigeria stanno bene, anche se uno ha avuto problemi di dissenteria. Ai familiari in Italia i guerriglieri che li hanno rapiti dicono di stare tranquilli, ma sono sempre pronti ad ucciderli se l’Agip continuerà ad offrire soldi per il rilascio e non verranno liberati i loro compagni di lotta in carcere. Parola dell’enigmatico Jomo Gbomo, che si presenta come capo supremo del Mend, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, che sta sfidando a mano armata il governo con ripetuti attacchi alle compagnie petrolifere straniere. Gbomo, che è un nome di battaglia, dialoga solo via posta elettronica, ma ha dimostrato di essere quello che dice distribuendo alla stampa le foto degli ostaggi italiani Francesco Arena, Roberto Dieghi e Cosma Russo sequestrati assieme al libanese Salibam Iman. In quest’intervista esclusiva a il Giornale, con domande e risposte scritte, Gbomo spiega che i guerriglieri sono cinquemila, in gran parte cristiani, che combattono per il controllo delle risorse energetiche del Delta ed il federalismo. Alla fine augura pure «Buon Natale e uno splendido anno nuovo».

Quali sono le condizioni dei tre ostaggi italiani e del loro collega libanese che avete rapito il 7 dicembre? «Gli ostaggi sono in buone condizioni fisiche. Uno di loro, Roberto (Dieghi, nda) ha sofferto per un attacco di dissenteria, ma suppongo che adesso si sia ripreso».

Ha un messaggio da parte degli ostaggi?
«Non ho alcun messaggio da riferire. Abbiamo deciso di interrompere i contatti fra loro e il mondo esterno, dopo che l’Agip ci ha fatto apparire come criminali in cerca di un riscatto».

Oggi è la vigilia di Natale. Almeno ha qualche messaggio per i familiari degli ostaggi? «Desideriamo far sapere alle famiglie che i loro cari sono al sicuro e non verrà torto loro un capello, ma ad una condizione. L’Agip deve smetterla di cercare di ottenerne la liberazione attraverso il pagamento di un riscatto. La nostra minaccia di fucilarli è reale. Se li rilasciassimo verrebbe detto che lo abbiamo fatto per un riscatto. I nostri combattenti vorrebbero sparare agli ostaggi e restituire i corpi ai responsabili dell’Agip solo per far capire che si sbagliano».

In cambio della vita degli ostaggi avete chiesto la liberazione dell’ex signore della guerra Al Haji Mujahid Dobuko-Asari e dell’ex governatore Diepreye Alamieseigha. Perché questi due personaggi? «Non domandiamo solo il rilascio di Asari e Alamieseigha, ma anche di coloro i quali, originari del Delta del Niger, sono imprigionati dal governo. Per questo chiediamo che vengano liberati altri due prigionieri (oltre ad Asari e Alamieseigha, nda), non importa chi, purché siano originari del Delta ed incarcerati con accuse di terrorismo».

State negoziando con il governo per lo scambio fra gli ostaggi e i prigionieri?
«Non stiamo negoziando con nessuno, né il governo, né altri».

Avete preso contatto con il governo italiano?
«Non abbiamo nulla da dire ai rappresentanti del governo italiano che già non conoscano. Sanno bene qual è la situazione nel Delta del Niger e la sofferenza della popolazione a causa del governo nigeriano e delle compagnie petrolifere. Quel poco che non sanno lo aggiungo io. Il Mend si sta rafforzando e arriverà il momento in cui il governo italiano, come altri governi, perderà la possibilità di sfruttare il petrolio, intriso di sangue, nel Delta del Niger».

In definitiva cosa volete?
«Il Mend rappresenta la volontà della gente del Delta di controllare le risorse donate da Dio e di vivere in pace. Per anni abbiamo creduto che organismi come le Nazioni Unite fossero la nostra salvezza per evitare le sofferenze inflitte dal governo nigeriano e dalle compagnie petrolifere. Ora sappiamo che il nostro destino è solo nelle nostre mani».

Volete creare uno Stato indipendente del Delta del Niger?
«Ci battiamo per il controllo delle risorse energetiche e per un vero federalismo. La disgregazione della Nigeria sarebbe un disastro. La Nigeria deve mantenersi unita, ma con una legislazione che rispetta culture e religioni di tutte le comunità di questo Paese».

È vero che siete aiutati da Al Qaida?
«Siamo cristiani, per la stragrande maggioranza, e disprezziamo i gruppi fanatici come Al Qaida che hanno scarso rispetto della vita umana. Non saremo mai loro alleati. I musulmani nel Delta del Niger sono una minoranza insignificante di convertiti».

Quanti uomini conta il Mend?
«Quasi 5000 combattenti, dei quali 2000 attualmente attivi. Nella nostra regione i giovani sono disoccupati e se volessimo potremmo reclutare cinquemila uomini al giorno».


--- Ecco che era successo in passato ---

Delta del Niger: uomini armati assaltano raffineria Agip (Reuters, 12/11/06)

Uomini armati ieri sera hanno invaso una stazione petrolifera gestita dall'Agip nel Delta del Niger, in Nigeria, prendono in ostaggio un numero non precisato di persone e sequestrando una houseboat militare. Lo ha riferito oggi una fonte industriale. L'attacco alla struttura gestita dall'italiana Agip nello stato di Bayelsa arriva mentre un'altra stazione, sempre della stessa azienda ma in un'altra zona, è occupata da manifestanti che vogliono un risarcimento per l'estrazione del petrolio. Un portavoce del governo dello stato di Bayelsa ha confermato l'attacco di ieri alla stazione di estrazione Clough Creek ma non ha fornito dettagli. "Abbiamo capito che alcuni giovani hanno preso la stazione la scorsa notte, il governo ci sta lavorando", ha detto il portavoce, Ekiyor Conrad Welson. Fonti industriali hanno detto che sono stati presi degli ostaggi, ma di non sapere quanti. "Hanno preso tutti in ostaggio, compresi i soldati. Anche la houseboat dei soldati è stata sequestrata dai giovani", ha detto la fonte. E' la seconda volta in due settimane che la struttura di Clough Creek viene invasa. La casa madre di Agip, Eni, ha detto al momento del primo attacco che praticamente non ha avuto impatto sulla produzione. I portavoce di Agip oggi non sono raggiungibili. Agip è stata costretta a chiudere la linea produttiva di 50.000 barili al giorno di greggio a Tebidaba, sempre in Bayelsa, dopo che è stata invasa il 6 novembre scorso da militanti e paesani in una disputa sull'estrazione. Tebidaba resta sotto assedio, con circa 40 operai tenuti in ostaggio. Le invasioni alle strutture petrolifere da parte di giovani arrabbiati per l'inquinamento, la mancanza di lavoro e di investimenti nelle loro comunità sono comuni nel Delta del Niger, dove avviene tutta la produzione nigeriana di 2,4 milioni di barili di greggio al giorno. (Reuters, 12/11/06)


9 ostaggi fuggono da impianto Agip occupato da militanti (Reuters, 09/11/06)

Nove dei quasi 50 lavoratori tenuti in ostaggio in un impianto petrolifero nella regione del Delta del Niger, nel sud della Nigeria, sono riusciti a scappare, riferisce oggi un dirigente dell'Agip. Un portavoce dell'Agip a Lagos ha detto che l'impianto di Tebidaba, nello stato di Bayelsa, è ancora occupata da militanti armati e abitanti che chiedono che vengano bonificate le fuoriuscite di greggio e pagati i risarcimenti. Un dirigente dell'Agip a Port Harcourt, principale città della regione del Delta, ha detto che nove degli ostaggi sono riusciti a scappare dall'impianto e ad arrivare alla clinica della compagnia. "Sono nella clinica nel compound dell'Agip a Port Harcourt. Sono stati picchiati pesantemente dai militanti e sono stati fortunati a scappare", ha detto il manager, che ha chiesto di restare anonimo. Agip, unità di Eni, ha sospeso la produzione di 50.000 barili al giorno da Tebidaba, ultimo obiettivo in un'ondata di attacchi contro l'industria petrolifera in Nigeria, ottavo esportatore di greggio del mondo. Prima dell'occupazione dell'impianto lunedì, la produzione nigeriana era già stata ridotta di circa 500.000 barili al giorno dopo una serie di attacchi dei militanti a febbraio. Sarebbero 38 o 39 le persone ancora trattenute all'interno dell'impianto di Tebidaba. Le autorità di Bayelsa stanno negoziando con i militanti per cercare di assicurare il rilascio degli ostaggi. (Reuters, 09/11/06)


Eni: trattative in corso fiducia in soluzione positiva (Adnkronos, 07/11/06)

Eni confida nella positiva soluzione del caso e conferma che tutte le persone presenti nell'impianto sono in buona salute''. In riferimento all'incursione effettuata nella giornata di ieri all'impianto di trattamento e raccolta olio di Tebidaba-Brass in Nigeria, fonti del gruppo petrolifero sottolineano che ''sono in corso trattative tra i rappresentanti del governo dello stato di Bayelsa, area in cui si trova l'impianto, e gli occupanti. Ulteriori aggiornamenti sulla situazione seguiranno non appena disponibili''. (Adnkronos, 07/11/06)


Eni, tutti incolumi, nessuna rivendicazione. (la Repubblica, 06/11/06)

Tra le due e le tre del mattino, nelle paludi del Delta del Niger, nello stato del Bayelsa, un gruppo armato ha fatto incursione in una stazione di raccolta e trattamento di olio. Al momento dell'incursione erano presenti 48 persone tra operatori e militari: "quello che sappiamo e' che sono tutti incolumi". E' quanto si legge in una nota dell'Eni. Eni ha immediatamente messo in sicurezza gli impianti e bloccato la produzione. Per adesso non c'e' nessuna rivendicazione. "Non abbiamo ulteriori notizie anche a causa delle difficolta' di comunicazione con l'area. Abbiamo informato il governo locale che ha immediatamente inviato i propri immissari sul posto". La stazione produce 50.000 barili di olio al giorno e la quota Eni e' 9. (la Repubblica, 06/11/06)


Delta del Niger: uno dei luoghi piu' inquinati al mondo (Tendenzeonline/Apcom, 26/10/06)

Oltre 1,5 milioni di tonnellate di greggio sono state riversate negli ultimi 50 anni nel Delta del Niger, diventato così uno dei cinque luoghi più inquinati del pianeta: è quanto viene denunciato in un rapporto redatto da esperti, riportato oggi dall'Independent. Lo studio afferma che l'inquinamento danneggia le fragili foreste di mangrovie dell'area, minaccia le specie rare di primati, pesci, tartarughe e uccelli, distrugge l'ambiente in cui vivono oltre 20 milioni di persone e alimenta l'escalation di violenze registrate nelle ultime settimane. Nella regione del Delta si trovano 7.000 chilometri quadrati di foreste di mangrovia dei complessivi 9.000 del globo terrestre. Redatto da esperti del Wwf britannico e della World Conservation Union, e dai rappresentanti del ministero federale di Abuja e della Nigeria Conservation Foundation, il rapporto affrema inoltre che l'estrazione di gas e petrolio nell'area ha alimentato "l'attuale violenza, le azioni di sabotaggio degli oleodotti e degli impianti e l'instabilità della regione". Soltanto ieri, scrive l'Independent, alcuni abitanti della zona hanno assaltato e sequestrato tre piattaforme della Shell, costringendo alla chiusura le stazioni di pompaggio. La Shell è una delle principali aziende attive nell'area, finita nel mirino degli ambientalisti per non aver rispettato la promessa di sostituire i vecchi impianti, da cui fuoriesce greggio. Un portavoce della compagnia ha respinto l'accusa, ribadendo l'impegno assunto dalla dirigenza. (Tendenzeonline/Apcom, 26/10/06)


Liberati 15 dipendenti Shell ancora in ostaggio. (Corriere della sera, 12/10/06)

Sono tornati liberi i dipendenti della compagnia petrolifera Shell che ancora erano tenuti in ostaggio in Nigeria. Si tratta di una quindicina di persone, come ha confermato un funzionario del Paese. Numerosi loro colleghi nigeriani erano stati liberati durante la giornata di ieri. A tenere in ostaggio i 60 impiegati era stata una banda di uomini armati che ieri avevano occupato una stazione della multinazionale presso il Delta del Niger. (Agr. Corriere della sera, 12/10/06)



Delta Niger, 60 dipendenti Shell tenuti in ostaggio. (Swissinfo, 10/10/06)

Uomini armati hanno occupato una stazione di pompaggio di petrolio della Shell nella regione del delta del Niger, in Nigeria, ed hanno preso in ostaggio 60 dipendenti della compagnia angloolandese. "Dopo aver sparato dei tiri di avvertimento gli assalitori hanno preso possesso del posto di sicurezza dove tengono in ostaggio una sessantina di dipendenti", si legge nel comunicato reso pubblico dalla Shell a Lagos. (Swissinfo, 10/10/06)


Delta del Niger, i ribelli affermano di aver ucciso 17 soldati (Peacereporter, 05.10.06)

Un gruppo di militanti nell'area del delta del Niger, la regione ricca di petrolio nel sud della Nigeria, ha affermato di aver ucciso 17 soldati in due diversi scontri a fuoco avvenuti ieri, minacciando nuovi attacchi contro le infrastrutture petrolifere. "In uno scontro a fuoco, durato un'ora e mezza, le nostre unità hanno catturato due imbarcazioni militari, uccidendo tutti i nove soldati a bordo", ha scritto il "Movimento per l'emancipazione del delta del Niger" (Mend) in una e-mail spedita ai media. I portavoce dell'esercito nigeriano si sono rifiutati di fornire informazioni sul bilancio degli scontri. Una fonte della Difesa ha ammesso che alcuni soldati sono dispersi dopo un attacco dei ribelli alle loro navi, mentre i militari stavano andando a sorvegliare un terminal dell'Eni. Gli scontri tra esercito e ribelli sono iniziati quattro giorni fa, mentre martedì sono stati rapiti sette lavoratori stranieri di una società petrolifera statunitense. A causa dei ripetuti attacchi alle installazioni petrolifere e ai rapimenti dei lavoratori stranieri, la Nigeria - ottavo esportatore di petrolio al mondo - ha dovuto tagliare la produzione del 25 percento da inizio anno. I ribelli del delta del Niger combattono per una distribuzione dei proventi delle ricchezze del sottosuolo più favorevole alle popolazioni locali.( Peacereporter,05/10/06)


Rilasciati lavoratori Shell rapiti giorni scorsi (Swissinfo, 04/10/06)

Tutti i lavoratori della compagnia petrolifera anglo-olandese Shell rapiti nei giorni scorsi nella regione del Delta del Niger, nel sud della Nigeria, sono stati rilasciati questa mattina. Lo ha annunciato da Londra la stessa Shell. Lunedì uomini armati hanno sequestrato 25 lavoratori, tutti nigeriani, in un attacco di militanti armati contro un convoglio di imbarcazioni che rifornivano campi petroliferi. (Swissinfo, 04/10/06)


5 lavoratori stranieri sequestrati (Ticinonline, 04/10/2006)

Un 'commando' di militanti armati ha fatto irruzione in un complesso residenziale per lavoratori petroliferi stranieri in Nigeria, nella regione del delta del Niger, sequestrandone almeno cinque e uccidendo due guardie, presumibilmente nigeriane. Lo hanno reso noto fonti dell'industria petrolifera.I lavoratori stranieri - tra cui tre britannici e due malaysiani - sono stati rapiti ieri nel complesso residenziale di Eket, vicino alla sede operativa di ExxonMobil, la multinazionale che esporta circa 800.000 barili di greggio nigeriano al giorno.In precedenza fonti del settore petrolifero avevano detto che gli stranieri rapiti erano sette. "L'incidente è avvenuto nell'area residenziale di Eseakpan per le compagnie in servizio a Eket. Due guardie civili sono state uccise", ha detto una fonte dell'industrla petrolifera. Una portavoce della ExonMobil ha dichiarato di non avere informazioni sull'attacco.Lunedì, circa 25 nigeriani dipendenti di una compagnia che lavora per la Royal Dutch Shell erano stato sequestrati, e almeno dieci soldati a quanto sembra erano stati uccisi, in un attacco di militanti armati contro un convoglio di imbarcazioni che rifornivano campi petroliferi in un un'altra zona del Delta del Niger. Circa 70 uomini a bordo di motolance veloci avevano attaccato chiatte che trasportavano combustibile e altri beni a installazioni della Shell fino al renoto canale Cawthorne, nello Stato di Rivers.Secondo fonti industriali, nella stessa zona vi sono stati lunedì altro attacchi, forse a opera dello stesso gruppo, contro imbarcazioni dell'industria petrolifera. Nei raid era stato ucciso un soldato nigeriano ed erano stati sequestrati diversi fucili. (Ticinonline 04/10/06)


Eni costruirà un liquefattore (il Giornale, 21/09/06)

Eni ha firmato l'accordo per la costruzione di un impianto di liquefazione di gas naturale nei pressi del terminale per l'esportazione di greggio di Brass, in Nigeria. Lo comunica il gruppo energetico in una nota, spiegando che l'accordo è «un decisivo passo in avanti verso la finalizzazione delle attività di sviluppo del progetto, che condurranno i partner alla formulazione della decisione finale d'investimento prevista entro la fine del 2006». La firma del progetto (che contribuirà al raggiungimento da parte dell'Eni degli obiettivi di eliminazione delle emissioni di gas in atmosfera) di Brass Lng, assieme ai partner di Eni Nnpc, ConocoPhillips e Total, è avvenuta ad Abuja, in Nigeria. Il nuovo impianto avrà, a regime, una capacità di trattamento articolata su due treni per circa 10 milioni di tonnellate l'anno di gas naturale liquefatto. Naoc (società controllata dell'Eni) fornirà gas per il 50% della produzione dell'impianto, il cui primo carico è atteso nella prima metà del 2011 e verrà destinato prevalentemente all'export verso gli Stati Uniti. (…) (il Giornale, 21/09/06)


Appello dei vescovi in vista elezioni (FB, Misna,  19/09/06)

Le elezioni del 2007 saranno una “cartina di tornasole” per la democrazia in Nigeria: per questo tutti i cittadini sono chiamati a “condannare la politica di rancore, esclusione e violenza e a esortare i loro dirigenti a promuovere una cultura caratterizzata dal rispetto reciproco e dal dibattito trasparente sui temi dello sviluppo nazionale e dello spirito di lealtà”: lo scrivono i vescovi della Conferenza episcopale nigeriana (Cbcn) in una nota diffusa da Calabar al termine della loro assemblea plenaria in cui si rivolgono anche ai partiti politici chiedendo loro di non presentare candidati corrotti o sospettati di abusi. “La politica non deve essere monopolio del governo ma una responsabilità per tutti i cittadini” aggiungono i vescovi invitando la società civile a collaborare volontariamente con la Commissione nazionale elettorale nel processo di registrazione degli aventi diritto al voto con l’obiettivo di garantire uno scrutinio libero e credibile. I presuli condannano inoltre gli omicidi a sfondo politico, il rapimento di ostaggi e altre violenze che si registrano nel paese sottolineando che “la democrazia cresce solo in un clima di pace e sicurezza”. Sulla crisi in corso nel Delta del Niger, dove gruppi militanti compiono attacchi e sequestri contro impianti petroliferi delle multinazionali per chiedere una diversa distribuzione dei proventi a favore delle comunità locali, la Cbcn scrive: “Mentre denunciamo le attività criminali, come i rapimenti e gli attacchi agli oleodotti, che non solo danneggiano la nostra immagine ma costituiscono anche rischi per la vita e la distruzione della nostra economica, chiediamo alle aziende straniere di agire con il massimo livello di responsabilità”. I vescovi concludono invitando governo e popolazione del Delta ad affrontare pacificamente la questione della trasparenza “nella gestione equa” dei proventi petroliferi e del gas. (FB, Misna, 19/09/06)

Altre info su
http://www.missionaridafrica.org/news/PAESI/NIGERIA-2-news.htm
http://www.missionaridafrica.org/news/PAESI/NIGERIA-1-news.htm