La questione dei porti a rischio nucleare



Vi invìo la copia della lettera al sottosegretario agli interni con delega alla protezione civile Rosato, che alcuni di voi hanno già letto. Credo sarebbe bene che partisse un sollecito da tutti i Porti nucleari per ottenere una risposta collettiva, come di competenza; che non è ancora arrivata.
Alessandro Capuzzo


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Trieste, 4 luglio 2006

Al Sottosegretario agli Interni con delega alla Protezione civile Ettore Rosato

Navi nucleari e Piani di Protezione civile a Trieste e nei Porti italiani

Signor sottosegretario,

Il 4 aprile 2005 abbiamo scritto al Prefetto la lettera qui allegata, da Lei ripresa allora sotto forma di interrogazione al Governo in qualità di deputato alla Camera. A un anno di distanza, dei Piani di protezione civile in caso d'incidente nucleare militare al porto di Trieste, previsti dalla legge e dalle direttive europee, non vi è ancora traccia a dispetto della procedura europea di infrazione aperta verso il nostro Paese.

La richiesta è stata supportata da Sindacati e Associazioni e sostenuta nelle Istituzioni con interrogazioni presentate in Comune Provincia e Regione, oltre che da Lei insieme ai deputati Maran e Damiani in Parlamento; il Prefetto di Trieste è stato invitato al Convegno sul nucleare di Pordenone il 7 agosto prossimo, in concomitanza con l'anniversario dell'olocausto di Hiroshima e Nagasaki, per discutere assieme dell'argomento.

La cittadinanza, le strutture di protezione civile e i militari conoscono bene i rischi relativi alla presenza del porto petroli (si ricordi il grave attentato del '72 al deposito Siot di Dolina) ma nulla si sa sul rischio portato dal naviglio a propulsione (ed eventuale armamento) nucleare nel golfo di Trieste, coperto dal segreto più totale.

Siamo convinti che i Piani di protezione civile debbano tener conto dei rischi d'incidente anche nel caso di transito nel Porto Sloveno di Koper / Capodistria, da un paio d'anni aperto alle navi nucleari militari, in quanto una malaugurata ricaduta radioattiva sarebbe diffusa su tutto il territorio, come l'esperienza di Chernobyl insegna.

Necessità ancor più sentita nel momento in cui gravitano sul nostro golfo anche progetti di rigassificatori e transito navi gasiere, che in quanto strutture a rischio di incidente e attentato, comportano una militarizzazione crescente del territorio e necessitano dei piani di protezione civile, quanto il porto petroli e le navi da guerra nucleari.

Nel ricordare il Suo personale impegno quale candidato Sindaco di Trieste per la rimozione della città dall'elenco dei Porti nucleari militari, Le chiediamo di attivarsi per l'immediata divulgazione dei Piani di protezione civile in tutti i Porti nucleari militari del Paese.

Cordialmente,
per la Tavola della Pace del Friuli Venezia Giulia
Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, Alessandro De Paoli






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Trieste, 4 aprile 2005

Al Prefetto di Trieste

al Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia
al Sindaco di Trieste
al Presidente della Provincia di Trieste

Oggetto : piani di protezione civile in caso di incidente nucleare

Tra tutte le emergenze che potrebbero colpire i cittadini di Trieste e Provincia non si può escludere quella relativa al rischio di incidente nucleare. Il porto di Trieste è inserito nell'elenco dei porti messi a disposizione dal governo italiano per ospitare navi e sommergibili nucleari delle flotte alleate. Che potrebbero teoricamente ospitare al loro interno anche ordigni nucleari, come recenti notizie confermano verificarsi presso la base di Aviano.

Presso la Prefettura di Trieste dovrebbe essere presente per legge un piano di emergenza in caso di incidente nucleare, e questo piano dovrebbe essere messo a disposizione delle autorità competenti per territorio, comprese le amministrazioni e le aziende sanitarie, oltre che di tutti i cittadini che lo richiedessero.

L'effettiva esistenza di questo rischio è comprovata da fatti di cronaca di estrema gravità, che annoverano in oltre un centinaio gli incidenti accaduti a navi o sommergibili nucleari nel mondo (inchiesta Peacelink-Polcaro-CNR e Zucchetti-Politecnico di Torino del novembre 2004). L'ultimo è del 7 gennaio 2005 nel sud Pacifico al sommergibile nucleare statunitense San Francisco, con gravi danni allo scafo e feriti a bordo.

Gli incidenti a vascelli nucleari sono molto più frequenti di quanto si pensi, come dimostra quello occorso l’anno scorso all’Hartford al largo della Maddalena in Sardegna. Il porto di Brindisi è stato coinvolto il 22 giugno 2001, quando il peschereccio San Pietro di Monopoli "pescava" un minisommergibile nucleare USA NR-1, in missione segreta a 14 miglia della costa. I due mezzi, soccorsi dalla Capitaneria di porto di Brindisi, erano condotti in porto per le dovute riparazioni. (Gazzetta del Mezzogiorno, 23 giugno 2001).

Il 25 settembre 2004 l'onorevole Bulgarelli, dopo aver partecipato a Taranto ad un convegno sulle città soggette a rischi nucleari militari, portava in Parlamento un'interpellanza urgente e il governo, rappresentato dal sottosegretario Ventucci, era costretto ad ammettere: "In merito all'emissione dei decreti di cui agli articoli 124 del decreto legislativo n. 230 del 1995 (...) risulta in atto all'Agenzia per la protezione dell'ambiente un'azione coordinata dal Ministero delle politiche comunitarie, finalizzata a un'emissione in tempi rapidi di detti decreti, in risposta ad una procedura di infrazione al riguardo avviata dalla Commissione Europea".

A fronte di questa interpellanza, il governo affermava che è stata data facoltà ai Prefetti di desecretare e diffondere questi piani.

Il 2 dicembre 2004 "il manifesto" nell'articolo intitolato "Mari a propulsione nucleare", dava ancora ampio rilievo alla notizia dell'apertura di una procedura d'infrazione dell'Unione Europea contro l'Italia, per non aver reso noti i piani di emergenza e di prevenzione nucleare nelle 11 città costrette ad ospitare unità militari a propulsione ed armamento atomico, e violazione delle Direttive 89/618 - 90/641 - 92/3 - 96/29 EURATOM sulle misure di sicurezza nei confronti di impianti nucleari in funzione.

L'automobile può generare disastri ed è obbligo dei cittadini assicurarla. Ma per un sottomarino che ha un reattore nucleare a bordo non è prevista alcuna assicurazione... Eppure lo studio scientifico presentato a Taranto il 20 novembre scorso (http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Sommergibili.pdf) mette in chiaro che i reattori dei sottomarini non potrebbero avere licenza di funzionare a terra per l'intrinseca pericolosità, dato che sono privi dei sistemi di sicurezza previsti per le centrali nucleari che dal 1986 il popolo italiano, con Referendum non ha voluto più.

Tenendo conto che già a più riprese negli anni scorsi, diverse organizzazioni avevano presentato documentata richiesta d'informazione, ottenendo dalla Prefettura un sostanziale diniego all'accertamento dei documenti ed alla loro diffusione.

Tutto ciò premesso si chiede al Prefetto di Trieste di mettere a disposizione dei cittadini e delle Autorità preposte, il Piano di emergenza in caso di incidente nucleare come già effettuato anche dai prefetti di La Spezia, Taranto e Gaeta, e come espressamente previsto dalla legge e dalle direttive europee.

Si pone all'attenzione del Presidente della Regione la delicata questione, ora che nel nuovo Statuto del Friuli Venezia Giulia viene ribadito il ripudio della guerra come strumento di soluzione delle controversie tra i popoli, ed il sostegno al processo di moratoria delle armi di distruzione di massa, con tutte le implicazioni che il complesso degli adempimenti istituzionali comporta.

Si invitano i presidenti Illy e Scoccimarro e il sindaco Dipiazza a richiedere, come autorità rappresentative delle popolazioni interessate, che il piano sia desecretato e posto all'attenzione dei tecnici per la compilazione dei piani di rischio comunale provinciale e regionale, e che i cittadini siano messi a conoscenza di rischi e procedure di evacuazione e profilassi, come delle possibilità di risarcimento dai danni provenienti da incidenti nucleari nel porto di Trieste. Ricordiamo che in merito non esistono possibilità di normale copertura assicurativa.

Si auspica che i Consigli e le Giunte regionale, provinciale e comunale siano concordi nel richiedere al governo, come fece a sua volta Venezia e ora la regione Sardegna, che Trieste sia esclusa dall'elenco di questi porti, dichiarandola città denuclearizzata.

Per la Tavola
Silvia Altran, Alessandro Capuzzo, Lorenzo Croattini, Alessandro De Paoli
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