[Comunicato Stampa] Genova, 11.04.06 Processo Bolzaneto, Udienze 10 e 11 Aprile



Il processo corre contro il tempo, otto i testi ascoltati nel corso di
queste due udienze.
Gli scenari che hanno segnato le oltre 300 persone portate nella caserma
di Bolzaneto sono ormai chiari e assimilati: la presenza in corridoio di
due ali di agenti, le ore in piedi nelle celle, le percosse e le
intimidazioni a chi cercava di muoversi e di riposare i muscoli.
Non sono mancate neppure le “considerazioni” di circostanza sulle
appartenenze politiche da parte delle forze dell’ordine presenti: un teste
di ieri 10 aprile 2006 racconta: “Ricordo che passavano gli agenti in
cella e chiedevano ‘Sei comunista? Sei anarchico?’. Un ragazzo gli ha
risposto che lui era fiero di essere un comunista, e uno degli agenti lo
ha picchiato duramente affermando di essere nazista”.
A descrivere l’episodio è A.M., trentaseienne di Bologna, il quale spiega
con dovizia di particolari l’inventario di violenze e insulti contemplati
nella follia di Bolzaneto, come l’orrenda ripetuta filastrocca: “un due
tre viva Pinochet, quattro cinque sei morte agli ebrei, sette otto nove il
negretto non commuove”.
Nenia che ormai purtroppo abbiamo assimilato come costante in tutte le
testimonianze di quei giorni.
Le umiliazioni: spogliati nudi in cella e poi costretti a fare flessioni;
scena che si ripeteva nell’infermeria, nemmeno quella terra franca dove
respirare o riprendersi.
B.M., sempre nell’udienza di ieri aggiunge altri particolari: “Non stavo
bene, un attacco di tachicardia, mi portano in infermeria e mi
somministrarono del valium, in seguito tornando in cella non riuscivo a
mantenere la posizione, e per questo motivo degli agenti mi hanno
scaraventato a terra prendendomi a calci, e sputandomi addosso”
Durante la seduta di oggi F.A. riconosce in Amadei Barbara una delle sue
carceriere. Sulla Amadei agente di polizia penitenziaria pendono
imputazioni di percosse, abuso d’autorità sui detenuti, violenza privata e
ingiuria, con innumerevoli aggravanti.
F.A. “regala” Un quadro preciso degli avvenimenti e racconta il
“particolare” trattamento riservato alle donne all’interno della caserma:
“vi facciamo il culo troie, appena uscite dovete far pompini a tutti
quanti, vi portiamo sul furgone e vi stupriamo, ora abbiamo carta bianca”.
Ma non si limita a riferire solo delle ingiurie: nella notte nella sua
cella spruzzano con una bomboletta uno spray urticante e una delle sue
compagne di cella vomita del sangue.
Carta di giornale lanciata in cella. “Pulitevi con quella” Questo è quello
che invece passò lo Stato alle molte ragazze che avevano le mestruazioni e
alle quali venne impedito di recarsi alla toilette. Ma un'alternativa era
pronta e disponibile, infatti chiusa in una stanza da sola con tre
carabinieri riceve l'invito: “Per uscirne viva devi succhiare il cazzo a
tutti quanti.” [da verbale!!] Non ultimo per importanza ricostruisce il
massacro in cella di un giovane greco che in seguito alle percosse i
carcerieri furono costretti a portare in ospedale.
Prossima udienza venerdì 21 aprile

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