Un appello



UN APPELLO A ROMANO PRODI

DI RENATO SOLMI, ENRICO PEYRETTI, FEDERICO REPETTO

 

Ad alcuni mezzi d'informazione

ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani

 

Gentili signore e signori,

vi inviamo come anticipazione l'appello che aprira' il fascicolo di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

 

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

 

Viterbo, 2 aprile 2006

 

Mittente: Centro di ricerca per la pace

strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo

tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

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Al professor Romano Prodi, candidato alla Presidenza del Consiglio da parte di tutte le liste dell'Unione e dalla Alleanza autonomista progressista della Valle d'Aosta

 

Alla vigilia del confronto mediatico che avra' luogo domani sera sulla rete di Rai Uno fra i due leaders delle coalizioni che si presenteranno alla scelta del popolo italiano nelle giornate del 9 e del 10 aprile, i sottoscritti sentono il bisogno di rivolgersi a Lei per fare presenti una serie di considerazioni che, a loro avviso, dovrebbero essere sviluppate con particolare insistenza davanti a tutti gli spettatori della trasmissione televisiva, che saranno certamente una parte consistente di coloro che si recheranno alle urne, e che avranno modo di influenzare, sulla base dei giudizi che si saranno formati, anche le opinioni degli altri.

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Ci rendiamo ben conto del fatto che le considerazioni di carattere economico occupano un posto decisivo nelle motivazioni di coloro che si accingono a fare (o a non fare) uso del loro diritto di scelta individuale e di autodeterminazione collettiva, anche se, su questo terreno, una volta che siano state enunciate le direttive generali che le forze coalizzate nell'Unione si propongono di seguire, e' chiaro che le misure concrete che saranno adottate dal governo di domani non potranno fare a meno di tener conto delle condizioni reali che si sono venute a determinare nel corso dei cinque anni di gestione della cosa pubblica da parte della cosiddetta Casa delle Liberta', che hanno visto un peggioramento costante e crescente delle condizioni di vita della maggior parte del popolo italiano.

Fare grandi promesse e accusare la parte avversa di tutte le peggiori intenzioni possibili e' un gioco troppo facile perche' possa valere la pena di parteciparvi, ed e' chiaro che, in questo ambito, e' meglio attenersi ad una constatazione oggettiva dei fatti, che parlano gia' sufficientemente da soli, e sulla base dei quali gli elettori avranno la possibilita' di orientarsi in funzione dei loro diversi e concreti interessi.

Il dibattito su questi argomenti dovrebbe quindi, a nostro avviso, lasciare spazio anche all'analisi e alla denuncia di altri aspetti non meno gravi, o, per dir meglio, estremamente preoccupanti , della situazione che si e' venuta a determinare in questi ultimi tempi.

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Ad essere in gioco, in queste elezioni, sono infatti le basi stesse della vita sociale e politica del nostro paese, che hanno trovato la loro formulazione e la loro definizione nella Costituzione repubblicana del 1948, monumento insigne di sapienza giuridica e di elevatezza morale, e frutto di una composizione accurata e imparziale degli interessi e delle concezioni di tutte le forze democratiche e progressive che erano presenti sulla scena a quell'epoca e che sono tuttora, anche se in forme parzialmente mutate, attive e operanti nella realta' sociale e politica di oggi.

Ebbene, queste basi, che meriterebbero di essere ulteriormente sviluppate e rafforzate, come e' avvenuto, del resto, in larga misura, nei decenni immediatamente successivi al momento in cui furono poste, sono oggi direttamente minacciate, o, per dir meglio, minate dall'interno, dall'opera distruttiva del governo e della maggioranza che lo ha sostenuto fino ad ora. Questa azione corrompitrice si e' manifestata o ha trovato espressione in una serie di leggi, da quelle relative al conflitto di interessi e al sistema delle comunicazioni, a quelle che hanno interessato l'ordine giudiziario, alle caratteristiche piu' discutibili della nuova legge elettorale, per venire fino a quella, di carattere piu' generale e riassuntivo, che riguarda le modifiche da apportare alla seconda parte della Costituzione stessa.

Tutte queste pretese innovazioni e riforme si configurano, nel loro insieme, come un vero e proprio golpe politico e istituzionale, da cui la Costituzione repubblicana esce completamente sfigurata e stravolta, al punto che si puo' parlare, per moltissimi aspetti, di un regime illiberale e autoritario, in cui alcuni dei principi fondamentali della democrazia parlamentare, come l'assenza di ogni vincolo di mandato, o come l'uguaglianza dei diritti di tutti i rappresentanti, sono apertamente calpestati e annullati, come e' stato messo bene in luce da illustri politologi e costituzionalisti, quali, per limitarci a qualche nome, Leopoldo Elia e Luigi Ferrajoli, e la grande maggioranza dei collaboratori del volume collettivo pubblicato sotto la sigla di Astrid, che Lei certamente ben conosce, come dimostra, fra l'altro, il testo dell'intervento da Lei tenuto il 2 ottobre dell'anno scorso in occasione della manifestazione "Salviamo la Costituzione - Aggiornarla e non demolirla" , promossa da Giustizia e Liberta' e dall'associazione sunnominata.

Purtroppo il progetto allora in discussione e' stato definitivamente approvato dalla Camera e dal Senato e sarebbe destinato ad entrare in vigore, con tutte le conseguenze che cio' comporterebbe, se non fosse respinto dal referendum popolare a cui sara' sottoposto nel mese di giugno.

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E' fin troppo facile scorgere il nesso che unisce l'esito delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile a quello del referendum istituzionale sulla legge per la riforma della seconda parte della Costituzione. Se il popolo italiano si rendera' conto delle conseguenze disastrose che avrebbe la definitiva entrata in vigore di quella sciagurata "riforma", la cui importanza trascende ogni altra considerazione, non esitera' a bocciare il governo che l'ha promossa, e le cui intenzioni golpiste sono fin troppo evidenti. Ma questo esito, vivamente auspicabile, rimane sospeso, in definitiva, a quel "se", di cui il leader riconosciuto di tutta l'opposizione dovrebbe mostrare di essere pienamente cosciente.

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E' su questo punto, percio', che, a nostro avviso, dovrebbe concentrarsi, prima che su ogni altra questione, il Suo messaggio elettorale di lunedi' sera. Poiche' l'approvazione di quella riforma priverebbe il nostro sistema politico di ogni capacita' di reagire alle iniziative sciagurate del governo che l'ha promossa, e che potrebbe proseguire, in caso di vittoria, sulla via nefasta della demolizione delle liberta' repubblicane e della partecipazione alle avventure imperialistiche del nostro principale alleato, o, quanto meno, del suo governo attuale, foriere di sviluppi altrettanto catastrofici sul piano internazionale.

Chi ha varato quella legge infausta, che snatura completamente lo spirito della nostra Costituzione (la cui prima parte, come e' stato osservato da illustri costituzionalisti, non puo' rimanere intatta dallo scempio che e' stato fatto della seconda), non puo' essere considerato come un avversario normale in un sistema politico di "alternanza", ma deve essere posto coraggiosamente di fronte alle sue responsabilita' eversive, che devono essere denunciate apertamente di fronte alla tribuna di tutta la nazione.

La "riforma" della Costituzione, e cioe' il colpo di mano in atto, non e', insomma, un aspetto secondario e relativamente trascurabile di queste elezioni, ma deve essere posto al centro del dibattito, come hanno fatto, nei loro interventi, i costituzionalisti citati, per aprire gli occhi a tutta l'opinione pubblica, rappresentata da tutti coloro che assisteranno al "match" televisivo di domani.

Chiudere gli occhi di fronte alle realta' sgradevoli non e' mai stato lo strumento principe dell'azione politica coronata da successo. E, in democrazia, e nel momento in cui le decisioni fondamentali saranno prese col consenso di tutti, e' indispensabile tenerli bene aperti, per fare in modo che si aprano, e restino aperti, anche quelli di tutti gli spettatori e gli ascoltatori diretti e indiretti.

 

Renato Solmi

Enrico Peyretti

Federico Repetto

 

Torino, 2 aprile 2006

 

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Notizia sugli autori

 

Renato Solmi (per contatti: rsolmi at tin.it) e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale; e' impegnato nel Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta.

 

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario.

 

Federico Repetto (per contatti: logos at teleion.it) e' insegnante, saggista, impegnato nel Cidi di Torino e nei movimenti per i diritti, l'ambiente, la pace; vari suoi testi, di argomento sia pedagogico e didattico, sia di impegno civile e sulle questioni della democrazia e dellla comunicazione, sono disponibili nella rete telematica. Opere di Federico Repetto, Opinione pubblica, media e potere nel Novecento. Materiali e proposte di lavoro interdisciplinari, Loescher, Torino.

 

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