La nonviolenza e' in cammino. 790



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 790 del 26 dicembre 2004

Sommario di questo numero:
1. Luce Fabbri: La bambina
2. Tiziana Plebani: Sulla riparazione
3. Brunetto Salvarani: Senza sortilegi
4. Augusto Cavadi: Guerra, canta che ti passa
5. Judy Grahn: Si possa noi abbracciare
6. Maria Luigia Casieri: Un profilo di Emilia Ferreiro
7. John Lennon: La guerra e' finita, se lo volete
8. Letture: Amnesty International, Identita' negata
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. POESIA E VERITA'. LUCE FABBRI: LA BAMBINA
[Ringraziamo di cuore Gianpiero Landi (per contatti: gplandi at racine.ra.it)
per averci inviato questa poesia inedita di Luce Fabbri. Giampiero Landi e'
un prestigioso studioso e valoroso militante libertario. Luce Fabbri,
pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e generosa, un punto
di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e della nonviolenza.
Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e
teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio
dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a
Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto
viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine,
sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida,
per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia
e preziosa intervista  a cura di Cristina Valenti: Luce Fabbri, vivendo la
mia vita, apparsa su "A. rivista anarchica" dell'estate 1998 (disponibile
anche nella rete telematica alla pagina web:
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22.htm; ora anche nel sito:
www.arivista.org). Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a)
scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con
lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion
espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de
Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore,
Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali,
Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union
Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo
e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni
Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL,
Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la
historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962;
El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos
Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una
strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la
historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona
1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo
1932; Propinqua Libertas, di prossima pubblicazione; c) scritti di storia e
di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura
rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966;
L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense
(1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de
Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli
escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia
de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si
aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y
Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte
pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di
introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di
Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del
Principe di Machiavelli). Opere su Luce Fabbri: un punto di partenza e'
l'utilissimo dossier, Ricordando Luce Fabbri, in "A. rivista anarchica", n.
266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41]

E' ormai lontano il giorno
in cui mi hanno estirpato il tuo sorriso:
da quella piaga aperta sgorga sangue
che mi ristagna dentro
e sale, impulso cieco, fino in gola.
Ma quando mordo il tempo verso il nulla,
la bimba che hai dimenticato
viene e mi osserva:
il mio stame s'impiglia nel suo sguardo
e in questo tenue abbaglio di poesia.

2. RIFLESSIONE. TIZIANA PLEBANI: SULLA RIPARAZIONE
[Ringraziamo Tiziana Plebani (per contatti: plebani at marciana.venezia.sbn.it)
per averci messo a  disposizione questo suo intervento di riflessione dopo
la rivelazione degli orrori del carcere di Abu Ghraib, apparso su "Via
Dogana" nel fascicolo di settembre 2004. Tiziana Plebani, bibliotecaria e
storica, e' attiva nella Rete di donne per la pace di Mestre e Venezia; tra
le sue opere: Il genere dei libri; Corpi e storia. "Via Dogana", come e'
noto, e' una delle riviste la cui lettura e' fondamentale (per informazioni
e contatti cfr. il sito: www.libreriadelledonne.it). La Luisa cui la lettera
e' indirizzata e' naturalmente Luisa Muraro]

Cara Luisa,
riprendo la nostra corrispondenza ferma a quel primo scambio della fine di
maggio. Ti chiedevo allora di parlarmi di quella parola che era emersa in te
come in me a seguito degli orrori di Abu Ghraib: riparazione.
Letti i giornali, viste le immagini, avevo sentito il bisogno di fare
silenzio rispetto al clamore e allo sguardo voyeuristico dei media e
domandare perdono, assumere dentro di me l'offesa, l'umiliazione subita da
quegli uomini come ferita che lacera il tessuto comune, che mette in
pregiudizio la possibilita' della convivenza, ipoteca sul futuro della vita
stessa.
Arretrare, non esprimere un giudizio, non schierarsi ma rimanere ad
ascoltare questo dolore. Di cio' avevo parlato alle amiche e inviato, pur
timidamente, alle reti di donne e di persone impegnate nella costruzione di
processi di pace la richiesta di pensare insieme a un gesto di donne e
uomini che fosse capace di esprimere una riparazione verso il mondo arabo,
che potesse trasmettere la presa in cura di quei corpi e sentimenti violati,
un gesto d'amore che sapesse ricordare la nostra comune vulnerabilita', il
bisogno che ci lega gli uni agli altri e la dipendenza dai luoghi di vita.
Anche se non l'ho detto per pudore, avrei voluto sedermi insieme a chi vive
in questa citta', abitata da tanti stranieri, nella piazza che evoca ancora
il valore dell'alleanza delle culture, e pregare. Io, laica, avrei voluto
pregare insieme ad altri, non per un Dio, bense' per celebrare pubblicamente
il lutto, ridonando dignita' agli offesi e ai morti tutti, senza distinzione
di appartenenza.
Dalla rete era arrivata una prima risposta: il 7 maggio alcune donne di
Palermo si erano recate alla moschea della loro citta', presentando le
condoglianze all'Iman e ai fedeli presenti, ed esprimendo la loro vergogna
(1). Era un gesto e vi abbiamo pensato (2), ma qui non c'e' una moschea e
non avevamo in atto alcuna relazione con la comunita' araba. Inoltre che
rapporto c'e' tra gli uomini arabi che vivono qui e quelli feriti laggiu'?
Come mantenere vivo il senso della singolarita' di vite, luoghi e contesti,
non omologando loro e noi allo stesso tempo? Qualcuna qui poneva poi il
problema dell'immediata associazione con il nodo palestinese e della
presenza in citta' della comunita' ebraica.
Avevo poi saputo, Luisa, che nella trasmissione di Gad Lerner avevi nominato
questa stessa parola, riparazione, ed ero rimasta profondamente colpita da
questa comunanza di pensiero tanto da scriverti per saperne di piu'.
*
Nel frattempo, come sai, altre cose orribili sono successe, a una ferita si
e' risposto con un'altra violenza e altre ancora, il dibattito si e'
addensato e spostato, anche grazie alle elezioni; insomma il quadro generale
e' gia' diverso e il gesto di riparazione pare ormai lontano, obsoleto, se
non ridicolo. Bisognava farlo subito, mi e' stato detto; e' stato gia'
inghiottito dal passato. Lo scenario mondiale che ci viene proposto sembra
sempre piu' una partita di ping pong, dove i colpi si susseguono senza
tregua: quando ci fermiamo a riflettere e ci prendiamo il tempo, nuovi
scenari, nuove simbologie chiedono la nostra attenzione e l'interpretazione
di cio' che stiamo vivendo.
Ma e' proprio cosi'?
Non conviene invece fermarsi davvero e staccare gli occhi da questa partita
che sembra sovrastarci ma che riprende fotograficamente solo una parte
dell'orizzonte e coinvolge una squadra assai ridotta di giocatori. Il resto
delle persone pensa a vivere la propria vita e a costruirvi un senso.
Pochi giorni fa e' stata qui a Venezia Tara Gandhi e, in un seminario aperto
ai giovani, ha risposto a chi le chiedeva se tutto era cambiato dopo l'11
settembre che in India loro hanno cosi' tanti problemi e violenze quotidiane
che non hanno avuto il tempo di stare troppo a pensare alle torri gemelle:
egregio esempio di un decentramento non solo spaziale ma del pensiero.
*
Quando ci siamo riunite, all'indomani di Abu Ghraib, nel piccolo gruppo di
riflessione della Rete di donne per la pace, alla mia urgenza Franca
Marcomin aveva replicato domandandoci se veramente fosse cambiato qualcosa:
le torture ci sono sempre state, le donne aguzzine anche, l'umiliazione
sessuale come forma di dominio sui corpi pure.
Cos'e' allora che fa sembrare il tutto piu' insostenibile? Non v'e' dubbio
che sia in relazione, come e' stato detto, con l'esistere di questa scena
mondiale globalizzata, dove cio' che succede in un luogo si riverbera con
immediatezza dovunque e nella crudezza del potere delle immagini; certamente
riguarda inoltre la crescita della nostra aspirazione alla pace, che ha
riempito la piazze di tutto il mondo. Dipende poi dalla frattura che l'11
settembre ha provocato nell'immaginario del mondo occidentale, come molti e
molte insistono ad affermare.
Dunque rispetto al prima ci sono delle novita' indiscutibili che la nostra
sensibilita' coglie e che giustificano l'allarme. Tuttavia credo sia
opportuno accogliere il ragionamento di Judith Butler (3) che indica il
rischio insito nel far scaturire il racconto dell'oggi dalla distruzione
delle torri gemelli, svuotando cio' che e' successo dai legami col passato,
azzerando la storia, considerando lutto e ferita cio' a cui solo si e'
attribuita tale dignita'.
*
Cara Luisa,
come vedi, proprio per l'attenzione all'origine della narrazione, ho voluto
ripercorrere il tratto di percorso che ci ha coinvolte e che pare partire da
Abu Ghraib, ma che ha radici ben piu' lontane, raccogliendo tutto quello che
si e' sedimentato strada facendo attraverso gli scambi avvenuti e i
contributi di molte (4).
Si tratta di un patrimonio su cui bisognera' soffermarsi, e questa mia
lettera e' un invito a farlo piu' compiutamente, prendendosi il tempo che
merita: un patrimonio che dovremo valutare con attenzione perche' molti sono
i temi e le controversie venute alla luce nel dibattito (5), per nulla
moderato ne' pacificato e che mostra tutt'altro che lontananza o
indifferenza.
Sgombrato e' il campo dall'estraneita', parola che forte era risuonata,
voglio ricordare, nelle prese di posizione di molte donne sulla prima guerra
che ha coinvolto il nostro paese, quella jugoslava dell'inizio del 1990;
anche l'esperienza del silenzio, del mutismo, e' oltrepassata.
La parola che molte hanno preso esprime quindi cio' che ha osservato
Donatella Massara (6), ovvero la liberta' acquisita "di pensarsi come
soggetti politici... misurando i rapporti e i valori nelle cose che stanno
accadendo, che sono gia' sapendo che eppure non sono mai uguali".
*
In questo serbatoio di riflessioni e pensieri e' da segnalare il rumore
quasi assordante provocato dalla caduta "pubblica" del mito dell'innocenza
femminile.
In realte' proprio nei movimenti delle donne per la pace, inizialmente
intrappolati in esso si e' sviluppato un altro ordine del discorso, con
l'abbandono della naturalezza per il terreno di pratica della nonviolenza e
della gestione del conflitto, coniugate con il sapere della differenza
sessuale (7). Quindi la consapevolezza che e' ora maturata in altre ha
prodotto lo strappo degli ultimi brandelli del velo consolatorio.
Tuttavia mi preoccupano alcuni toni del discorso: qualcuna pare stesse
aspettando al varco le sue simili, con rancore prende Lyndie England, questi
rari esempi, come un fallimento del genere femminile nel suo insieme.
Qualcuna sembra soddisfatta, liberata dall'aspettativa di un compito
salvifico; altre parlano ancora di donne che abitano panni maschili,
assorbite dalla logica del dominio. Rabbia, disgusto, sollievo: un grumo di
sentimenti che va sciolto, per il bene di tutte e di tutti.
Concediamoci liberta' e dignita' di scelta, di responsabilita', smettiamo di
tenere sotto tutela le altre.
Uscite dalla riserva di caccia le donne abitano il mondo, bene, male, come
possono, come vogliono. Alcune sono cariche sino all'esplosione di
ambizioni, di desiderio illimitato (altre, in altri contesti, esplodono
davvero). Fa parte dell'ambigua liberta' dell'occidente, qualcuna dice, ed
e' vero; sono un prodotto dell'emancipazione femminile, e anche questo e'
vero: ma colpevolizzare la nostra storia che ci permette di aver parola sul
mondo, e fare di ogni erba un fascio non ci aiutera' ad affrontare la vera
posta in gioco che e' la complessita'.
Bisognera' invece accettare di esservi dentro sino al collo e di averne in
parte determinato il quadro con le nostre scelte.
*
Mi chiederai a questo punto, Luisa, che ne e' stato del gesto riparatore? E'
scomparso dall'orizzonte di senso? No, non lo e' perche' di gesti, immagini
e simboli diversi abbiamo necessita' come del pane, come delle parole.
Il gesto dell'inizio quindi forse potra' esserci ma nella consapevolezza di
dover riattraversare questa citta' abitata da comunita' diverse, alla
ricerca non tanto delle identita' o delle differenze, ma delle pratiche
quotidiane che rendono abitabili i luoghi, per iniziare a porre le basi di q
uella che Judith Butler ha chiamato una politica che prende le mosse dalla
nostra comune vulnerabilita'.
E della tua "riparazione" che ne e'?
Attendendo tue nuove, ti invio i miei piu' cari saluti
Tiziana Plebani
Venezia 10 luglio 2004
*
Note
1. Monica Lanfranco mi aveva risposto, riportando questa notizia nella
mailing list "Lisistrata", poi pubblicata anche dal "Paese delle donne". Ho
cercato recentemente di mettermi in contatto sinora senza fortuna con le
donne di Mezzocielo di Palermo.
2. Lidia Menapace, ad esempio, aveva proposto di seguire tale esempio.
3. Un libro davvero prezioso: Judith Butler, Vite precarie. Contro l'uso
della violenza in risposta al lutto collettivo, Roma, Meltemi, 2004.
4. Penso ai i lucidi articoli di Ida Dominjanni sul "Manifesto", al sito
della Libreria delle donne di Milano, che oltre a riportare una selezione
degli articoli piu" interessanti, ha inserito il mio appello nella sezione
"La posta in gioco", e alle risposte pervenute, al sito di DeA, che ha
presentato una ricca messe di articoli, e quello della Libera Universita'
delle donne. Voglio anche segnalare l'articolo di Umberto Galimberti del 22
maggio  apparso  in "D donna", La tortura delle donne.
5. Una delle questioni piu' spinose e' certo quella dei "limiti" della idea
occidentale di liberta', specie se vista con altri occhi.
6. Donatella Massara, Quando il dibattito delle donne abita il mondo, nel
sito della Libreria delle donne di Milano, "La posta in gioco", o nel sito
da lei curato Donne e conoscenza storica.
7. Si veda il recente volume Donne disarmanti, a cura di Monica Lanfranco e
Maria G. Di Rienzo, Napoli, Intra Moenia, 2003 e il mio saggio: Corpi di
pace, corpi di guerra.

3. RIFLESSIONE. BRUNETTO SALVARANI: SENZA SORTILEGI
[Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: brunetto at carpinet.biz) per
questo testo. Brunetto Salvarani, teologo ed educatore, da tempo si occupa
di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di
studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi
religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e
giornalista pubblicista, collabora con varie testate e fa parte del Comitato
"Bibbia cultura scuola", che si propone di favorire la presenza del testo
sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre
istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli",
vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom -
Waahat as-Salaam", il "villaggio della pace" fondato in Israele da padre
Bruno Hussar; e' tra i promotori dell'appello per la giornata del dialogo
cristiano-islamico. Ha pubblicato vari libri presso gli editori Morcelliana,
Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline]

Quando si affaccia
la fine di un anno,
le domande sono di rito:
sei cresciuto, e non solo di peso?
hai conosciuto giorni da segnare in rosso?
ti sei imbattuto in un paio di ragioni
per amare la terra
tanto da restarle fedele?

Rispondere e' un problema.
Quasi come
cimentarsi a scrutare
i fondi di caffe',
i numeri di Babilonia
o i tarocchi di Calvino
per pronosticare il domani.

Ti guardi indietro
e aumentano i rimpianti,
si accavallano le rabbie
e il faro ritorna intermittente.
Ma in mezzo alla sabbia delle delusioni,
qui e la',
affiorano conchiglie
come piccoli gesti carichi di attesa,
i sorrisi che ti hanno regalato,
le ore per musiche e letture,
e le solitudini cercate
che ti hanno suggerito che sei
irrilevante ma indispensabile.

Cari amici,
che cosa posso dirvi?
Forse appena
acqua in bocca,
perche' solo noi sappiamo
che il buio d'un Natale gia' passato
(qualche volta)
puo' persino illuminarci il cuore.

4. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: GUERRA, CANTA CHE TI PASSA
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci
messo a disposizione questo suo testo apparso nel settimanale messinese
"Centonove" del 17 dicembre 2004. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale
ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle
esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste
che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno
contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla
ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi.
Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare
teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini,
Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua.
Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il
cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere
dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi
dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito,
Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane,
Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll.,
Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri
educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione
profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola
1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998;
Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale,
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998,
seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di
storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999;
Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica,
Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria
Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di
Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004.
Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di
Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito:
http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)]

In queste settimane, passando per centinaia di classi siciliane, i bidelli
consegnano agli insegnanti l'ultima circolare dell'Assessore regionale.
I giornali vi hanno accennato, ma solo leggendola con i propri occhi (e' in
bella mostra nel sito ufficiale www.regione.sicilia.it/beniculturali/pi) ci
si puo' rendere conto della stagione da incubo che stiamo attraversando: "Il
12 novembre scorso e' stato celebrato l'anniversario dei caduti di Nassirya.
(...) In un momento cosi' tormentato in cui il terrorismo e' divenuto una
sorta di nuova guerra mondiale con effetti indistinti su tutta la
popolazione, compresi donne, bambini e anziani, avverto la necessita' di
sottolineare che la scuola, piu' che mai, deve essere vissuta dai nostri
ragazzi come centro della cultura e della vita. (...) Recuperare il
significato di alcuni simboli quali l'Inno di Mameli e la bandiera italiana,
che contraddistinguono la nostra identita' nazionale, non ha il significato
della vuota retorica. Al contrario cio' si traduce per i ragazzi in una
opportunita' per recuperare la nostra tradizione, intesa come storia
attraverso cui e' possibile cogliere l'evoluzione dei valori, su cui si
fonda la nostra cultura e la nostra identita'. (...) Al fine di non rendere
vane queste idealita' e di non disperdere la memoria della  recente visita
del nostro Presidente della Repubblica, mi auguro che i docenti delle scuole
elementari e medie inferiori della Regione Siciliana vogliano favorire,
attraverso la pratica del canto, la conoscenza e la diffusione dell'Inno di
Mameli, che e' espressione alta dell'amore verso il nostro Paese".
*
Alcuni insegnanti abboccano all'amo perche' gli si scalda il cuore al
ricordo di quando erano piccoli e i loro maestri, stentando ad uscire
davvero dal clima del regime in cui erano stati formati, li schieravano in
palestra (magari con l'ausilio di qualche sano scappellotto) allineati e
coperti.
Ma altri insegnanti si guardano stupefatti.
Devono spiegare ai bambini che il terrorismo e' brutto e cattivo (e lo e')
senza accennare al terrore esercitato da Stati ricchi che scatenano le
guerre contro Stati che nulla hanno a che fare col terrorismo? Di essere
fieri di appartenere a uno Stato che legittima e supporta l'uso di "armi di
distruzione di massa" contro regimi accusati, a torto, di esserne detentori?
Di dover cantare un Inno che, nel corso delle ultime due guerre mondiali, ha
accompagnato alla morte (altrui e propria) milioni di concittadini mandati
al macello da governi stupidi e immorali? Di dover cercare la loro identita'
civica in un pezzo di stoffa tricolore che sventola beffarda ai balconi di
amministrazioni colluse e inefficienti; di istituti scolastici ignari delle
norme di sicurezza, di igiene e di benessere; di ospedali pubblici degradati
e degradanti per i malati che sono costretti al ricovero? Di dover essere
orgogliosi di uno Stato che incoraggia gli evasori fiscali, premia i
costruttori di ville abusive, alza la voce contro le trasgressioni dei
miserabili per distrarre l'attenzione dai condoni per i potenti? Di dover
cantare in modo che gli passi anche solo la voglia incipiente di chiedere
l'effettiva attuazione del diritto allo studio per i capaci e meritevoli,
pur se economicamente sfavoriti?
*
Tutto questo, peraltro, senza un minimo accenno alla realta' effettiva della
maggior parte delle scuole elementari e medie di citta' come Palermo o
Catania o Mazara del Vallo dove il multiculturalismo, il meticciato, il
festival dei colori delle pelli e dei suoni delle lingue sono, per fortuna,
un dato di fatto consistente e irreversibile. Dunque senza neppure il piu'
vago sospetto che coltivare l'identita' nazionale ha senso solo come
presupposto e ponte verso la coscienza di essere cittadino europeo e, in
ultima e decisiva istanza, cittadino del mondo.
Sara' vero, come e' stato autorevolmente sostenuto, che le tragedie della
storia tendono a ripetersi e che la seconda volta hanno i caratteri della
farsa. Ma qualcosa, in questo caso, ci impedisce di riderne.

5. POESIA. JUDY GRAHN: SI POSSA NOI ABBRACCIARE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione la sua traduzione di questo testo di Judy Grahn.
Judy Grahn, nata nel 1940 a Chicago, poeta, femminista, archeologa, docente
universitaria, attivista e organizzatrice del movimento gblt (fece parte del
famoso "picchettaggio" alla Casa Bianca, nel 1963, con la Mattachine
Society). Fra i suoi lavori piu' famosi vi sono The Work of a Common Woman,
e A Woman is Talking to Death]

Grande Madre, Grande Spirito, Grande Madre-Padre Dio,
si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' e' una pietra parlante,
un albero sacro o una renna.
Si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' e' una complessa narrazione storica
di martirio, sofferenza e redenzione.
Si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' e' immanente in una danza di gioia,
nel suono del tamburo, o in un sapiente tatuaggio
scolpito nella carne del sacro corpo umano,
conoscendo il tuo come il piu' grande di tutti i corpi.

Grande Spirito, Grande Padre-Madre Dio, Grande Madre,
si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' e' il mantenimento di giuste leggi,
e si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' e' lo spezzare leggi ingiuste.
Si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' e' un essere sensuale,
e coloro la cui divinita' e' il respiro di un suono,
e coloro la cui divinita' e' il costruire talismani o gioielli,
o uno splendido tessuto, o un disegno sulla sabbia,
o le nostre vite come immagini nel vento,
conoscendo che tuo e' il dono dell'azione meditata.

Grande Madre-Padre Dio, Grande Spirito, Grande Madre Danzante,
si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' sgocciola sangue secco
nell'eterno cortile delle ossa, il cortile della non realta' di ogni corpo,
e si possa noi abbracciare, solo stando seduti con tutti gli esseri.
E si possa noi abbracciare
coloro la cui divinita' e' presente nel tenero bacio di un dio bambino,
e nella benedizione di tutte le relazioni,
conoscendo che tu sei la rete di sangue rosso
che sostiene le nostre brevi vite in questa lunga Terra.

Grande Madre, Grande Spirito, Grande Padre-Madre Dio,
si possa noi abbracciare
i nostri stessi cuori,
possano i nostri cuori allargarsi come grembi,
possano i nostri cuori tendersi verso il tuo cuore,
tu che hai il cuore piu' grande.
Si possa noi abbracciare.

6. MAESTRE. MARIA LUIGIA CASIERI: UN PROFILO DI EMILIA FERREIRO
[Proponiamo un paragrafo dell'introduzione del lavoro di Maria Luigia
Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta, Roma 2004; il frammento che qui
riproduciamo e' alle pp. 9-18 del volume primo. Maria Luigia Casieri (per
contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel 1961, insegna nella scuola
dell'infanzia ed e' una delle principali animatrici del "Centro di ricerca
per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a Viterbo insieme ad altri il
"Tribunale per i diritti del malato"; assistente sociale, ha svolto
un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di assistenza per gli
emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata nel settore
educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato in una
casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di ruolo
nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di pace, di
solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di
aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni; dopo anni di lavoro, ha
recentemente concluso la realizzazione di un "opus magnum" in 5 volumi su Il
contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di
apprendimento della lingua scritta. Emilia Ferreiro, argentina, docente in
Messico, psicolinguista e psicopedagogista illustre, e' una delle piu'
grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale
importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e
della scrittura da parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro
si veda in primo luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con
Ana Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti,
Firenze 1985]

Emilia Ferreiro, nata in Argentina nel 1937, e' tra i primi studenti, e ben
presto docenti, del corso di Psicologia a Buenos Aires, quando ancora la
facolta' non aveva identita' autonoma ma faceva parte della facolta' di
lettere e filosofia.
Nel corso di psicologia dell'ateneo bonaerense era allora dominante la
tradizione psicoanalitica, soprattutto basata sulla conoscenza di Freud e
Melanie Klein; ma la Ferreiro con altri colleghi cercava di aprire nuovi
spazi di studio, di ricerca e di approfondimento che non fossero giocati sul
prevalere delle dimensioni fantasmatiche e racchiusi nei limiti della
psicologia del profondo.
Le alternative erano limitate.
La psicologia generale era di fatto coincidente con la psicologia
sperimentale.
Anche questo approccio, data l'impostazione che allora lo caratterizzava,
non la persuadeva.
Aveva lavorato infatti nell'Ospedale di Cliniche partecipando alla
somministrazione di test e sin da allora emergeva quella che sara' una delle
caratteristiche peculiari del suo impegno di ricercatrice: la consapevolezza
della non neutralita' della scienza, l'esigenza profonda, intellettuale e
morale, di schierarsi, di assumere un impegno di lotta per la giustizia,
l'uguaglianza, i diritti, a partire dalla propria collocazione.
Spirito critico, che sapeva coniugare analisi intellettuale a scelte
culturali e politiche, molto prima che nascesse l'odierna polemica sui test
di misurazione dell'intelligenza si rese conto che la funzione clinica degli
psicologi non faceva che sanzionare cio' che la scuola aveva decretato e
finiva con lo svolgere un ruolo di selezione sociale e di espulsione dal
sistema scolastico.
Non prosegui' il suo lavoro sui WISC.
La lettura del libro di Jean Piaget, L'intelligenza del bambino, fu un
incontro stimolante, offriva un approccio finalmente convincente e fu ricco
di future aperture.
Emilia Ferreiro insegnava Piaget all'Universita' di Buenos Aires, quando il
colpo di stato la porto' all'Universita' di Ginevra.
*
L'esperienza ginevrina, raccontata con toni caldi e spesso ironici, talvolta
aneddotici ma sempre ricchi di spessore, nel testo-intervista condotto da
Daniel Goldin nel 1999, e' centrale nella formazione e nella successiva
evoluzione dell'opera di Emilia Ferreiro.
Intenerisce il candore con cui vengono raccontate le circostanze, le
occasioni, i timori, gli imbarazzi e le segrete difficolta', che fecero di
quel trovarsi la', con quelle persone, il volano di un'avventura
intellettuale che fara' di Emilia Ferreiro "un gigante sulle spalle di un
altro gigante".
Collaboro' con Baerbel Inhelder che le aveva chiesto di tenere lezioni sugli
psicoanalisti americani della tradizione della Psicologia dell'Io nella
convinzione che questa potesse costituire il trait-d'union tra psicoanalisi
e psicologia genetica.
Fu allora che inizio' la collaborazione con Hermine Sinclair che si occupava
di analisi del linguaggio e con cui pubblico' piu' di un articolo. E' da
questa collaborazione e da questo interesse che nascera' la scelta
dell'oggetto della tesi di dottorato, realizzata sotto la direzione di
Piaget, e il successivo interesse per la lingua scritta.
Nel frattempo era entrata al Centro di Epistemologia Genetica, come anche il
marito Rolando Garcia (l'illustre fisico che con Piaget pubblico' gli studi
sulla causalita' nel bambino e sull'epistemologia delle scienze).
All'epoca si stava appunto studiando la causalita' e la trasmissione del
movimento e le fu affidato come tema di ricerca il movimento browniano.
Fu sua partner di ricerca Alina Szeminska con cui si instauro' un rapporto
di collaborazione che ando' molto oltre il mero rispetto dei ruoli
istituzionali e a cui Emilia Ferreiro tributa (forse non senza l'umilta' e
la generosita' che la contraddistinguono) il merito di gran parte della sua
personale affermazione e il successo del suo lavoro di ricerca.
Nel 1970 discuteva la tesi di dottorato sulle relazioni temporali nel
linguaggio dei bambini, arrivando a ridefinire le relazioni tra logica e
linguaggio all'interno di una teoria generale dell'organizzazione delle
azioni e l'autonomia del linguaggio come "sistema di simboli socialmente
costituiti" rispetto agli altri aspetti che Piaget attribuisce allo sviluppo
della funzione semiotica nel bambino.
Il lavoro sulla lingua scritta consentira' di mantenere a oggetto di
indagine un sistema di simboli socialmente organizzati, pur spostando
l'attenzione dall'ambito della lingua parlata a quello della lingua scritta.
*
Questo nuovo oggetto di indagine emerse nel ritorno in Argentina, dove
l'appello drammatico della realta' faceva sembrare lezioso occuparsi di
problemi relativi alle frasi subordinate.
Il ruolo della scuola, l'incidenza delle aspettative dei docenti sul
linguaggio infantile emergono prepotentemente insieme alle problematiche
delle difficolta' di apprendimento e dell'insuccesso scolastico.
Dal 1973 (o dal 1974 a seconda delle fonti) inizia quella ricerca che seppe
dare spazio all'imprevisto, all'inatteso, al non noto, e che costituira' uno
spartiacque nella comprensione dei processi di apprendimento della lingua
scritta, nella comprensione della scrittura come oggetto di conoscenza,
nelle politiche di alfabetizzazione soprattutto dell'America Latina, nelle
pratiche scolastiche di insegnamento, e che culminera' con la pubblicazione
nel 1979 del libro scritto insieme ad Ana Teberosky e che a tutt'oggi non
puo' essere ignorato da nessuno che si occupi dell'argomento.
Il testo si apre con una approfondita analisi dei dati dell'Unesco sulla
situazione mondiale dell'analfabetismo. La lucida consapevolezza delle
contraddizioni, la denuncia delle ingiustizie e delle disuguaglianze,
quand'anche non siano oggetto preminente dei suoi scritti e delle sue
attivita', ne costituiscono il sostrato e la motivazione profonda.
Intorno a quelle attivita' di ricerca si costitui' dunque un gruppo di
giovani ricercatori, che un nuovo colpo di stato disperse in molte parti del
mondo e a cui forse si deve il progressivo nascere dell'interesse per
l'attuazione di ricerche comparative.
*
Il ritorno a Ginevra di Emilia Ferreiro la vede occupare il ruolo di
professore associato all'Universita', mentre dal 1977 inizia la sua
collaborazione con Margarita Gomez Palacio, responsabile in Messico del
Plano Nuevo Leon, un piano di ricerca, diagnosi e recupero dei bambini in
difficolta' d'apprendimento. La ricerca si svolge a Monterrey dal 1977 al
1978 e mira a comprendere le difficolta' che determinano l'insuccesso
scolastico, insuccesso individuato come fonte determinante del perpetuarsi
dell'analfabetismo e del fallimento delle campagne di alfabetizzazione.
L'attivita' di ricerca in collaborazione con Margarita Gomez Palacio
prosegue ancora alcuni anni, dando luogo alla pubblicazione di un paio di
libri, mentre e' responsabile del Sistema de Educacion Especial, ovvero di
quel settore del sistema dell'istruzione che si occupa dei bambini che non
riescono a rimanere all'interno del sistema ordinario di formazione.
E' dal 1977 al 1981 che, insieme alle attivita' di ricerca che muovono
dall'esigenza di comprensione delle difficolta' di apprendimento, si fa
strada un tema nuovo, quello relativo alla concettualizzazione della
scrittura della pluralita' e della negazione.
Ancora una volta la metodologia seguita consente l'emergere
dell'inaspettato, quando affiora un problema imprevisto, quello della
scrittura della falsita' che mostra di essere conflittuale con lo statuto di
verita' della parola scritta.
*
Emilia Ferreiro si rivolge per la prima volta ad un gruppo di adulti
analfabeti.
Per la prima volta si assume l'idea che gli analfabeti non siano dei bambini
e non siano degli ignoranti ma, pur non padroneggiando la chiave per la
comprensione del sistema di scrittura convenzionale, possiedano una
quantita' di idee e ipotesi sia sulla lingua scritta che sul funzionamento
del sistema di rappresentazione.
Finora le campagne di alfabetizzazione non avevano mai trovato il modo di
occuparsi di cosa pensino gli adulti analfabeti sulla scrittura e quindi non
esistevano strumenti per comprenderne le difficolta' e, soprattutto, per
poter offrire le informazioni rilevanti a partire dai saperi gia' da loro
elaborati.
*
Quando Margarita Gomez Palacio accetto' la docenza alla Universidad de las
Americas non si interrompe l'influenza esercitata da Emilia Ferreiro sulla
Sep, ovvero la Secretaria de Educacion Publica.
Ben presto e sempre di piu' risultera' contraddittorio occuparsi dei
processi di apprendimento dei bambini trascurando il ruolo esercitato dalla
scuola nel favorire o, piu' frequentemente, nell'ostacolare o addirittura
impedire lo spontaneo e motivato percorso di apprendimento dei bambini.
Vi sono saggi vibranti in cui Emilia Ferreiro, documenti alla mano,
statistiche e protocolli di interviste svolte con i bambini, denuncia quanto
sforzo e quanta strada di costruzione di apprendimenti complessi alcuni
bambini abbiano compiuto sulla comprensione del funzionamento del sistema di
rappresentazione del linguaggio e sulle funzioni e proprieta' della lingua
scritta, incompresi, nella piu' assoluta solitudine, spesso senza neppure
poter contare su quello che piu' tardi chiamera' il ruolo di informante
dell'adulto. La Ferreiro ci mostra talvolta uno spaccato da cui
drammaticamente emerge che particolarmente i bambini che prima del loro
ingresso nella scuola elementare poche o nulle opportunita' di contatto con
la cultura scritta hanno avuto, ciononostante hanno appreso:
straordinariamente hanno appreso, valorizzando quel poco di informazioni mal
poste, conquistando giorno dopo giorno la costruzione di propri saperi per
essere prima incompresi e infine "respinti" da quegli stessi docenti che
avrebbero dovuto favorirne e garantirne gli apprendimenti.
Le prime ricerche sulla scuola iniziano dunque da un'analisi dei dati di
insuccesso relativi ad una specifica situazione scolastica, comparati con i
processi di concettualizzazione attuati dagli stessi bambini per andare a
verificare quali effettivamente fossero i fattori di apprendimento che
determinano le difficolta' e gli esiti finali di insuccesso che danno luogo
alla pratica della bocciatura.
Di qui l'interesse di indagine si sposta anche sulla conoscenza di alcune
pratiche scolastiche quali il dettato.
*
Emerge gia' dalle brevi righe che precedono uno degli aspetti di maggior
rilievo dell'opera di Emilia Ferreiro, quella di appassionata e instancabile
quanto appassionante divulgatrice dei concetti che con l'attivita' di
ricerca scientifica andava formalizzando. Ad un linguaggio brillante e
pamphlettistico, alla tagliente ironia dei testi divulgativi, si accompagna
il rigore delle argomentazioni chiare e sistematiche svolte nei rapporti di
ricerca.
Intanto il lavoro in Messico aveva significato il ritorno di Emilia Ferreiro
in America Latina, dove attualmente lavora presso il Dipartimento di Ricerca
Educativa (Die) del Centro di Ricerca e Studi Avanzati (Cinvestav) presso
l'Istituto Politecnico Nazionale (Ipn) di Citta' del Messico.
Negli anni ottanta e novanta collabora con l'Unesco nell'ambito del
"Proyecto Principal de Educacion de America Latina y el Caribe" per
affrontare congiuntamente il problema dell'analfabetismo in America Latina
fortemente correlato con il problema dell'alto tasso di ripetizione nei
primi anni di scuola primaria.
Nella cornice del "Proyecto Principal" Emilia Ferreiro convoca e incontra un
gruppo di operatori a vario titolo impegnati nei diversi progetti con ruoli
di responsabilita', per arrivare ad un primo bilancio delle problematiche
affrontate, dei risultati emergenti, delle prospettive future.
Accanto all'impegno pubblicistico e divulgativo, realizzato attraverso la
partecipazione a simposi e convegni internazionali destinati a diversi
uditori (dai pediatri, agli editori, agli insegnanti e alfabetizzatori) e la
collaborazione ad una pluralita' di riviste, si fa strada progressivamente
un impegno editoriale non limitato alla pubblicazione di libri di cui e' di
volta in volta autrice o curatrice.
*
I campi di indagine si ampliano e si approfondiscono penetrando di volta in
volta specifici momenti della concettualizzazione infantile con cui si
intrecciano tematiche relative al rapporto tra oralita' e scrittura, e alle
loro unita' costitutive, alla rappresentazione del calcolo, al rapporto tra
sistema grafico e ortografico, alla dinamica tra influenza dell'ambiente e
delle costruzioni endogene, alla storia della scrittura, alla presenza di
elementi ideografici nei sistemi alfabetici di scrittura, alle funzioni
della punteggiatura, all'emergere di nuove tecnologie di scrittura.
Emilia Ferreiro promuove il dibattito e riunisce studiosi di diverse
discipline accomunati dal condiviso interesse per la lingua scritta,
finanche attraverso la conduzione di una collana pubblicata dall'editore
Gedisa. Il progetto editoriale della collana
"Lenguaje-escritura-Alfabetizacion" mira a fare di questi tre ambiti un
campo interdisciplinare di indagine.
*
Ha pubblicato articoli scientifici in varie riviste specializzate e
particolarmente in riviste di lingua inglese: Journal of Education,
International Journal of Psychology, European Journal of Psychology of
Education, The Annals of the American Academy of Political and Social
Sciences, Harvard Educational Review, Publishing Research Quarterly, Human
Development, Language and  Education; in riviste di lingua francese:
Archives de Psychologie, Revue Suisse de Psychologie, Etudes de
Linguistique Appliquee, Psychologie Francaise; in riviste di lingua
italiana: Eta' Evolutiva, Rassegna di Psicologia, Rivista di
Psicolinguistica Applicata; in riviste di lingua portoghese: Cadernos de
Pesquisa (Brasile); in riviste di lingua spagnola: Revista Latinoamericana
de Lectura "Lectura y Vida" (Argentina), Infancia y Aprendizaje, Textos de
Didactica de la Lengua y de la Literatura, Substratum (Spagna). Fa anche
parte dei comitati editoriali di varie riviste specializzate pubblicate in
Argentina, Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Usa.
Ha pubblicato libri e capitoli di libri con case editrici in spagnolo: Siglo
XXI, Gedisa, Paidos, Fondo de Cultura Economica, Aique; con case editrici in
portoghese: Artes Medicas, Atica, Cortez; in inglese: Cambridge University
Press, Heineman, Ablex, Pergamon Press, John Benjamins, Lawrence Erlbaum,
Mouton, Hampton Press, Falmer Press, Kluwer, Curzon Press; in italiano: La
Nuova Italia, Raffaello Cortina; in francese: Presses Universitaires de
France, Nathan, Presses Universitaires de Lyon, Peeters, Presses
Universitaires de Bordeaux, Hachette.
Ha inoltre tenuto corsi, conferenze, seminari, ed ha svolto attivita' di
consulenza presso universita' e istituzioni preposte all'educazione in vari
paesi.
Per la sua attivita' Emilia Ferreiro ha ottenuto numerosi riconoscimenti
internazionali.
Tra gli altri ha ricevuto lauree honoris causa dalle universita' di Buenos
Aires, Argentina (1992), di Rio de Janeiro, Brasile (1995), di Cordoba,
Argentina (1999), di Rosario, Argentina (2000), del Comahue, Argentina
(2003), di Atene, Grecia (2003).
E' stata inoltre insignita della Guggenheim Fellowship (1972),
dell'International Citation of Merit de la International Reading Association
(1994), dell'Orden Andres Bello (nel grado "banda de honor" primera clase)
da parte del governo del Venezuela (1997), dell'Orden al Merito Educativo
nel grado di Gran Oficial da parte del governo del Brasile, con cerimonia di
consegna da parte del presidente Fernando Henrique Cardoso (2001), della
Medalla Rectoral y diploma de Visitante Ilustre da parte dell'Universidad de
Chile (2003), del Nombramiento de "Maestra ilustre", da parte della
Secretaria de Educacion del governo della citta' di Buenos Aires (2003); dal
1993 e' inoltre membro del Reading Hall of Fame (International Reading
Association).
E' inoltre Investigador Nacional (del livello 3, il massimo) del Sistema
Nacional de Investigadores de Mexico (dal 1985), e membro regolare della
Academia Mexicana de Ciencias (dal 1992).
E' professore titolare del Departamento de Investigaciones Educativas del
Cinvestav (Centro de Investigaciones y Estudios Avanzados) dell'Ipn
(Instituto Politecnico Nacional) di Citta' del Messico (dal settembre 1979;
dal 1997 e' Investigador Cinvestav 3-F, la qualifica massima).
E' stata invitata a presentare i suoi lavori in conferenze internazionali in
vari paesi dell'America Latina (Argentina, Brasile, Uruguay, Venezuela,
Peru', Costa Rica, Colombia, Cuba), in Canada, USA, Israele e in Europa
(Svizzera, Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Italia, Portogallo,
Grecia).
E' stata visiting professor in istituzioni di educazione superiore in
Europa: Universita' di Roma, Universidad Autonoma de Madrid, Ecole Pratique
des Hautes Etudes alla Sorbona, Parigi.
Ugualmente e' stata visiting professor in istituzioni di educazione
superiore in America Latina: Centro de Estudios Avanzados de la Universidad
de Buenos Aires; Universidad Federal de Pernambuco (Brasil); Universidad de
la Republica (Uruguay);  Universidad Nacional Autonoma de Mexico (UNAM), e
Colegio de Mexico in cui ha tenuto la prestigiosa Catedra Torres Bodet.
E' stata altresi' membro delle commissioni di valutazione del Sistema
Nacional de Investigadores de Mexico (periodo 1995-1998), del  Consejo de
Investigaciones Cientificas y Tecnologicas de Argentina, delle Fondazioni W.
K. Kellogg e Guggenheim, dell'Unesco. Attualmente e' membro dei CIEES
(Comites Inter-institucionales de Evaluacion de la Educacion Superior),
Mexico.
E' la promotrice e il centro di una rete internazionale di ricercatori
impegnati nella sperimentazione e nello sviluppo delle proposte teoriche,
metodologiche ed interpretative da lei elaborate.

7. POESIA E VERITA'. JOHN LENNON: LA GUERRA E' FINITA, SE LO VOLETE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per averci inviato
questi versi di John Lennon, indimenticabile musicista e amico della
nonviolenza]

E cosi' e' Natale
Cos'e' successo?
Un altro anno e' finito
E ne sta gia' iniziando uno nuovo.

E cosi' e' Natale
Spero vi divertiate
Vicini e lontani
Vecchi e giovani
Buon Natale
E buon anno nuovo
Speriamo sia buono
E senza paure.

E cosi' e' Natale
Per i deboli e per i forti
Per i ricchi e per i poveri
Il mondo e' cosi' ingiusto
E allora buon Natale
Ai bianchi e ai neri
Ai gialli e ai rossi
Smettiamo ogni guerra
Buon Natale
E buon anno
Speriamo sia buono
E senza paure.

E cosi' e' Natale
Cos'e' successo?
Un altro anno e' finito
E ne sta gia' iniziando uno nuovo.

E cosi' e' Natale
Spero vi divertiate
Vicini e lontani
Vecchi e giovani
Buon Natale
E buon anno nuovo
Speriamo sia buono
E senza paure.

La guerra e' finita, se lo volete
La guerra e' finita, adesso
Buon Natale.

8. LETTURE. AMNESTY INTERNATIONAL: IDENTITA' NEGATA
Amnesty International, Identita' negata. La discriminazione sessuale nel
mondo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003, pp. 32, euro 3. Un utile opuscolo
con un opportuno appello di in sei punti. Per contattare la sezione italiana
di Amnesty International: e-mail: info at amnesty.it, sito: www.amnesty.it

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it,
paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 790 del 26 dicembre 2004

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