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No news speciale


*** G8, rinviati a giudizio 28 agenti ***

Dopo tre mesi di udienze il Gup Daniela Faraggi ha emesso la sua ordinanza
sulla richiesta di rinvio a giudizio di 28 tra dirigenti funzionari e agenti
di pubblica sicurezza, indagati per reati che vanno dalle lesioni al falso,
al falso ideologico e alla calunnia. Il giudice ha accolto in toto le
richieste dei sostituti procuratori Enrico Zucca e Franco Albini Cardona
rinviando a giudizio per il prossimo 6 aprile tutti i 28 indagati. Tutto
nasce durante il G8 di Genova del 20 e 21 luglio 2001. La sera del 21 un
reparto di polizia composto da oltre 200 agenti e al comando di Gratteri e
Luperi accerchia la scuola Diaz in cui alloggiava qualche centinaio di
manifestanti convenuti a Genova per protestare contro il G8. L'irruzione
venne motivata dal fatto che "erano stati lanciati degli oggetti contro la
polizia". Gli agenti fecero irruzione e 93 manifestanti, oltre ad essere
arrestati, dovettero ricorrere alle cure mediche. A posteriori si disse che
uno degli agenti era stato accoltellato durante l'irruzione, ma
successivamente le varie perizie dimostrarono l'impossibilità del fatto.
Ancora dopo furono esibite due bottiglie molotov di cui si disse che erano
state rinvenute "all'interno della scuola". Si stabilì poi che le due
molotov erano state rinvenute il pomeriggio in un'altra zona di Genova e
successivamente erano state portate all'interno della scuola da alcuni degli
indagati. Tra i rinviati a giudizio figura anche il capo della Digos
genovese Spartaco Mortola, che è stato chiamato a testimoniare dall'accusa
nell'altro processo sui fatti di Genova, quello che si è aperto lo scorso
due dicembre a Cosenza.




*** Album di famiglia genovese ***

Carta

Ci sono voluti tre anni e mezzo non per ottenere una sentenza, ma per il
rinvio a giudizio. Ad aprile comincerà il processo. Ma la notizia del rinvio
a giudizio dei 28 poliziotti, tra i quali alcuni dirigenti genovesi e
nazionali [quel Gratteri nel frattempo promosso a capo dell'antiterrorismo]
per l'irruzione violenta nelle scuole Diaz e Pascoli di Genova, la notte del
21 luglio 2001, è una gran bella notizia. Nel frattempo, i 93 manifestanti
arrestati alla Diaz, dopo essere stati selvaggiamente picchiati, sono stati
assolti da ogni reato. E le menzogne con cui la polizia cercò di
giustificare l'aggressione [il "fitto lancio di pietre" che non vi fu, le
due bottiglie molotov raccolte altrove e portate lì da due poliziotti, i
picconi di un'impresa edile esibiti in una conferenza stampa come prova
della "violenza" dei manifestanti contro il G8] sono ormai così evidenti, e
comprovate, da indurre appunto il giudice genovese a rinviare a giudizio
tutti quanti. Non solo per la Diaz, ma anche per l'irruzione del media
center del Genoa social forum, quando computer furono fatti a pezzi, in puro
stile cileno, per sottrarre le memorie, gli "hard disk".
Mancano ancora, dice giustamente Lorenzo Guadagnucci, che insieme a Laura
Tartarini, avvocato dei Gsf, e a molti altri, hanno tenacemente, in questi
anni, combattuto questa battaglia legale, le responsabilità individuali. La
polizia ha attivamente boicottato il lavoro dei magistrati che cercavano di
stabilire chi, esattamente, aveva massacrato questo o quel ferito.
E, dall'altra parte, manca l'individuazione della "catena di comando": chi
aveva ordinato a quei 28, e ai loro circa 200 colleghi, di fare l'irruzione
alla Diaz e alla Pascoli. Domanda fondamentale, la cui risposta è un segreto
di Pulcinella. Forse non sarà possibile provarlo in tribunale, ma tutti
sanno che la responsabilità politica, ed operativa, di quell'azione è
dell'allora, e attuale, capo della polizia, Gianni De Gennaro. Il quale è
talmente poco pentito - e prudente - da aver appunto promosso a un incarico
importantissimo, l'antiterrorismo, quel Gratteri che ora dovrà comparire
come imputato di violenze e menzogne in un tribunale [e ci si chiede se non
sarebbe opportuno sospenderlo, in attesa della sentenza finale].
Siamo nella bizzarra situazione per cui tutti i principali collaboratori di
De Gennaro dell'epoca sono finiti sotto processo, e solo lui è rimasto fuori
tiro, essendo invece il principale responsabile di quel che accadde a
Genova, insieme all'allora ministro degli interni Scajola, agli alti gradi
dei carabinieri e a Gianfranco Fini, la cui presenza nella sala operativa
dei carabinieri è nota, prima e dopo l'uccisione di Carlo Giuliani.
Qualche giorno fa, la polizia di stato ha presentato il suo calendario del
2005, con foto del prestigioso Oliviero Toscani. Il calendario si intitola
"Album di famiglia", una ironica allusione ai dibattiti sul terrorismo negli
anni settanta. Oggi, dopo il rinvio a giudizio di Genova, quel titolo suona
sinistro.

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