IL WTO RIUSCIRA' A CANCELLARE CANCUN ?



TRADENews n.3
IL WTO RIUSCIRA' A CANCELLARE CANCUN ?
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Newsletter a cura di Tradewatch, Osservatorio sul Commercio Mondiale
promosso da Rete Lilliput, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale,
Roba dell'Altro Mondo e Mani Tese: quattro tra le principali organizzazioni
promotrici della Campagna Questo Mondo Non è In Vendita e aderenti al
network internazionale Our World Is Not For Sale.
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L’albero di natale

Inizia domattina l’ultimo Consiglio generale del WTO dell’era Lamy-Zeollick.
Si tratta dell’ultima possibilità di far tornare in vita il Doha Round e di
far sorridere Lamy che negli ultimi giorni è stato apertamente attaccato
dal proprio presidente della Repubblica per la posizione europea sulla
prima bozza di accordo diffusa il 16 luglio dal giapponese Shotaro Oshima.
Si tratta dell’accordo fallito a Cancun lo scorso anno e che l’attuale
presidente del General Council sta faticosamente cercando di scrivere
insieme al direttore generale del WTO.
In effetti fra tutte le reazioni dei 147 paesi aderenti all’organizzazione
mondiale del commercio, quella che maggiormente si è fatta notare è quella
francese.

Chirac contro Lamy
Il presidente Jacques Chirac ha definito il testo come “profondamente
squilibrato e contrario agli interessi dell’Unione Europea”; “La Francia -
ha continuato - vuole concludere il Doha Round, ma non può accettare un
accordo negoziato su queste basi”.
Gli ha fatto eco il ministro per il commercio estero, François Loos, che in
una intervista a Le Figaro (giovedì 22 luglio), ha spiegato che il testo è
da rivedere poiché alle concessioni europee relative all’agricoltura non
corrispondono analoghi impegni da parte degli Stati Uniti d’America.
La Francia da tempo è in conflitto con la posizione di Lamy, aveva
criticato sia l’apertura sui sussidi all’esportazione in sede WTO, sia la
posizione europea nell’ambito dei negoziati fra UE e Mercosur attualmente
in corso.
Chirac ha chiesto alla Commissione Europea di rivedere la propria posizione
ma proprio oggi (26 luglio) si è svolto il Consiglio dei Ministri degli
esteri che ha approvato il “piano Lamy”, anche se il commissario avrà ben
poca libertà di manovra nei prossimi giorni e la versione finale del
possibile accordo WTO sarà approvata da un consiglio dei ministri del
commercio che si terrà in forma straordinaria a Ginevra giovedì o venerdì a
seconda dell’evoluzione del Consiglio Generale.
A tentare di ammorbidire la posizione francese era intervenuto lo stesso
presidente della Commissione europea Prodi che, in una lettera inviata al
primo ministro Raffarin, aveva ammesso che la bozza di Oshima necessitava
di aggiustamenti ma non era da rifiutare.
Nel Consiglio dei ministri degli esteri, svoltosi oggi, pare che la Francia
sia rimasta isolata e nella conferenza stampa, Lamy ha risposto a chi gli
chiedeva che cosa significava negoziare con uno degli stati membri più
importanti in posizione di disaccordo, dichiarando che nell’Unione
allargata a 25 stati sarà sempre più difficile trovare l’unanimità fra
tutti i paesi.

Ma cosa sta scritto nel draft di Shotaro Oshima ?
Il testo si articola in otto punti:
agricoltura,
cotone,
accesso al mercato per i prodotti industriali (NAMA),
sviluppo,
altri temi,
facilitazione al commercio,
altri Singapore Issues,
altri elementi del programma di lavoro.

Che differenze emergono rispetto al testo scritto dal ministro degli esteri
messicano Derbez il 13 settembre scorso a Cancun ?
Ad essere sinceri non molti. Identica è ad esempio la parte sulle tariffe
dei prodotti industriali, identica la sostanza sul cotone visto che su nove
righe dedicate all’argomento, sei sono generiche affermazioni mentre le
tre, quelle  che contano, relegano la soluzione del problema nell’ambito
del negoziato agricolo.
La parte relativa allo sviluppo, che riguarda le facilitazioni per i paesi
in via di sviluppo, appare inconsistente e priva di ambizioni, come hanno
dichiarato i paesi africani; l’unico effetto sortito è quello di paventare
la creazione di una nuova categoria di paesi “piccoli e vulnerabili”,
possibilità criticata da diversi paesi latino americani.
La vera novità rispetto a Cancun è che di regole di concorrenza, di appalti
governativi e di investimenti non se ne parlerà sino alla fine del
negoziato; il che significa che dei famosi quattro temi di Singapore solo
uno, quello relativo alle regole di facilitazione al commercio
(semplificazione delle procedure doganali) è considerato all’interno
dell’Agenda di Doha.
Il tema dei servizi è relegato all’interno dei temi comuni perché, come ha
spiegato John Clarke della Direzione al commercio della Commissione
Europea, rispondendo ad una esplicita domanda da parte di un rappresentante
dell’European Services Forum (la lobby europea del settore) durante un
incontro con le ONG, non è al momento un tema scottante su cui sono puntati
gli occhi dei paesi membri.

Il rompicapo agricolo
Gli occhi della maggior parte dei negoziatori sono invece puntati
sull’allegato che si occupa di agricoltura.
Il testo è stato totalmente riscritto rispetto a quello di Derbez e
qualcosa è cambiato: è scomparsa la formula mista (la «blended formula»
tanto voluta di USA-UE) quale metodo per calcolare la riduzione dei dazi
doganali e non si parla più di possibile riduzione dei sussidi
all’esportazione per alcuni prodotti, ma si parla di concordare una data
per l’eliminazione (di tutti) i sussidi all’esportazione.
Parallelamente si parla di eliminazione degli elementi distorsivi dei
crediti all’esportazione, quelli usati dagli USA, ma effettivamente qui la
Francia un po di ragione ce l’ha poiché si accenna solo alla riduzione dei
tempi di rimborso ma non dei tassi che sono parimenti importanti. Anche
sulla riforma degli aiuti alimentari, aspramente criticati in passato
dall’Europa, si parla in modo generico di negoziare una apposita disciplina.
Inoltre si stabilisce di negoziare apposite regole per le imprese statali
che commerciano le derrate agricole in alcuni stati (Le STE State Trading
Enterprises), per assicurarne la trasparenza e ridurne gli effetti
distorsivi sul mercato. Peccato che la stessa trasparenza non sia mai stata
richiesta dall’UE per le imprese agroalimentari che realmente hanno assunto
posizioni monopoliste e che sono le vere fruitrici dei sussidi dei paesi
OCSE.
Occorre ricordare che le STE esistono in paesi come l’Australia, il Canada
e la Nuova Zelanda ma anche in molti paesi poveri dove hanno un ruolo di
stabilizzazione dei prezzi e dove costituiscono l’unica blanda difesa di
fronte alle corporations dell’agri-business.
Di Special Products e di un nuovo sistema di salvaguardia per i PVS si
accenna in maniera generica mentre riguardo alle famose scatole che
classificano i sussidi, USA ed UE, come il gatto e la volpe di Pinocchio,
hanno espresso la loro migliore creatività per nascondere e sistemare i
loro interessi.
La green box che attualmente “contiene” il 70% dei sussidi USA e il 25% di
quelli UE non si tocca anche perché ci finiscono dentro tutti i sussidi
definiti come “disaccoppiati dalla produzione”. La riforma della politica
agricola comune del luglio 2003 ha ad esempio stabilito il disaccoppiamento
del 75% dei sussidi ai cerali e tutti questi fondi non sono considerati
distorsivi anche se una recente analisi della stessa commissione europea ha
ammesso che la produzione di cereali aumenterà anche dopo il
disaccoppiamento.
La Blue box (sussidi poco distorsivi) viene addirittura ampliata in modo
che gli americani ci possano far stare la loro Farm Bill (in particolare i
counter-cyclical payments), dopodichè le si metterà un cappello per
bloccarne l’espansione. E’ interessante notare che mentre sui punti di
interesse del cosiddetto sul del mondo i termini siano piuttosto generici,
su quelli di interesse dei paesi sviluppati ci sia maggior dettaglio.
I francesi insomma avrebbero ragione a contestare questa bozza di accordo
ma non per difendere le lobby agroalimentari, quanto piuttosto per
difendere il diritto al cibo per tutti gli esseri umani di questo pianeta.

Quali reazioni dal G20 e dal G90 ?
Le prime reazioni sono state tutto sommato prudenti (se confrontate con
quelle francesi); molte le critiche sul testo NAMA che per molti paesi
significa rischio di de-industrializzazione; ma si parla della possibilità
di allegare al testo una lettera che evidenzi le diverse opinioni come
possibile soluzione; sul cotone l’ambasciatore del Benin, all’incontro dei
capi delegazione del 23 luglio ha dichiarato che i paesi dell’Africa
occidentale sono preparati a discutere del tema nell’ambito dei negoziati
agricoli, pur non nascondendo la preoccupazione che questa strada porti a
un allungamento dei tempi.
Solo l’India (insieme all’Indonesia) è apparsa subito molto critica,
dichiarando per voce del proprio ministro competente, che il testo è
fortemente sbilanciato a favore dei paesi sviluppati. Il ministro Kamal
Nath sarà da domani a Ginevra per seguire di persona i negoziati. Non sarà
il solo perché molti sono i ministri attesi, cosicché l’incontro somiglierà
proprio a una conferenza ministeriale.

Il solito WTO
E siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, il WTO rispolvera la sua
proverbiale trasparenza ed inclusività negoziale.
Come ha spiegato Oshima ai capi delegazione: il vertice inizierà in forma
ufficiale il 27 ma non si discuterà della bozza di accordo, anche perché la
sua seconda versione sarà distribuita solo mercoledì 28. Nel frattempo il
Consiglio sarà sospeso e la trattativa sarà “libera” e si svolgerà in
maniera “informale” in sottogruppi.
Pertanto il Consiglio si riunirà solo in caso di accordo finale.

A guardare i punti di disaccordo una soluzione sembra difficile, ma pochi
appaiono disposti ad assumersi la responsabilità di un fallimento. Le
pressioni politiche sui piccoli paesi sono già forti (lo dimostra il caso
cotone), solo il G20 potrebbe alzare la voce.
Ma il Direttore generale Supachai ha avvisato tutti i paesi membri che il
testo di luglio non va considerato come un albero di natale a cui si possa
appendere qualsiasi cosa, altrimenti non ci sarà Natale per nessuno.


ALCUNI RIFERIMENTI INTERNET:
Blog Novità ed aggiornamenti sul commercio internazionale ed il Wto:
http://tradewatch.splinder.it

Notizie e campagne in Italia ed a livello locale:
http://localtradewatch.splinder.it

Altri indirizzi utili in Italia Campagna di informazione sul cotone:
http://mondo.roba.coop/Cotone01.htm
Materiali recenti sui negoziati Wto: http://www.beati.org/wto/home.htm
Alcuni riferimenti all’estero Network Seattle to Brussels:
http://www.s2bnetwork.org Osservatorio sul negoziato sugli investimenti:
http://www.investmentwatch.org Osservatorio sull’accordo Gats:
http://www.gatswatch.org

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