accade a Vicenza...



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Leghisti, "mendicanti ributtanti" e Beatrice con le treccine finte: strane
storie a Vicenza (prop di titolo)

di Daniele Barbieri

Il "coordinamento stranieri" ha indetto una manifestazione a Vicenza contro
la legge Bossi-Fini e contro il razzismo per sabato 18 giugno: il corteo
partirà alle 17 da piazzale Bologna (vicino al park verdi della stazione).
In città il clima è teso per molte ragioni, fra le quali che "dopo via
Napoli, si è aperta una ferita" come titolava (il 6 giugno) il quotidiano
"Il giornale di Vicenza". Partiamo allora da questa "ferita" che
indubbiamente esiste anche se su chi siano gli aggressori e chi le vittime
restano analisi - come poi si vedrà - assai divergenti.



Stando alle cronache del citato quotidiano il 2 giugno all'interno di un
call center in via Napoli 52 vi sarebbe stata un'aggressione contro agenti
e poliziotti da parte di 4 nigeriani: Beatrice Ijeoma (titolare del
negozio), Kenneth Okafor, Kingskley Okafor e Jerome Okenwa sono stati
arrestati per resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale (4
poliziotti e 2 vigili si sono fatti medicare). Al di là dei fatti
contestati è anche importante come "Il giornale di Vicenza" inquadra quella
che al massimo si può definire una zuffa. Il 4 giugno un titolo a tutta
pagina strilla: "Via Napoli è una polveriera. I residenti scendono ancora
in piazza: il Comune si muova". Nel resto della pagina altri tre articoli:
il primo riepiloga i fatti; nel secondo si dà conto delle polemiche fra Ds
e sindaco e della leghista Franca Equizi - "che torna a cavalcare uno dei
suoi cavalli di battaglia" si legge - la quale chiede le dimissioni del
comandante della polizia municipale; nel terzo articolo si riporta un
comunicato dei rappresentanti Cgil, Cisl e Uil dei vigili.



Il 5 giugno il sindaco di Vicenza, Enrico Hullweck, decide la chiusura del
call center. E' l'ultima tappa (per ora) di una storia iniziata in febbraio
quando il Comune dispone di separare i call center da altre attività
commerciali e fissa limiti agli orari, in particolare la chiusura festiva.
Da marzo iniziano controlli continui in via Napoli. Il 27 maggio alcuni
residenti di via Napoli protestano in Consiglio comunale contro il call
center e chiedono interventi urgenti.

Quel che racconta Beatrice (prop di titolino)

"Si tratta di una persecuzione contro il mio lavoro (un negozio più call
center) ma più in generale contro gli immigrati": parte da qui Beatrice
Ijeoma che poi racconta le varie tappe di una vicenda finita in reciproche
denunce fra lei e la polizia.

"Nel condominio di via Napoli ci sono alcuni condomini, in particolare la
famiglia di un ex militare, che non gradiscono la nostra presenza. Qui non
avrete mai pace, non vogliamo vedere stranieri: ce lo hanno detto più
volte. Io ho cercato di parlare con loro ma senza risultati. Così di
continuo chiamano i vigili. Ogni pretesto è buono: a esempio dicono che la
cella frigorifera fa troppo rumore ma i vigili trovano tutto a posto.
Comunque noi siamo disposti a fare l'insonorizzazione ma si lamentano
ugualmente. E' una persecuzione. Se una persona entra nel negozio e poi si
ferma a bere o a chiacchierare sotto i portici telefonano subito ai vigili.
Insomma hanno cercato in tutti i modi di bloccare il mio lavoro anche
facendo riservare ai residenti 4 parcheggi nella via; il che è strano visto
che per gli abitanti ce ne sono già 720 sottoterra. Io da gennaio ho
inutilmente fatto richiesta in gennaio per un permesso di carico-scarico
merci…".

Sarebbero normali screzi condominiali se non ci fosse qualche sospetto di
razzismo; tanto più che sul fuocherello delle proteste getta benzina la
Lega. Ma per Beatrice Ijeoma in primo luogo il discorso è la sopravvivenza
economica della sua attività.

"Arrivano di continuo i vigili: a parte alcune multe (dopo il cambio degli
orari che noi abbiamo contestato al Tar) non trovano nulla e se ne vanno.
Ma è chiaro che vedere tanti vigili e luci lampeggianti sempre qui davanti…
chi passa può pensare che c'è un problema. E anche gli immigrati che
vengono qui a compare o telefonare si stancano di sentirsi chiedere i
documenti. Mi si vuole impedire di lavorare? A me pare di sì. E veniamo al
2 giugno, un mercoledì ma era festivo e dunque secondo il nuovo regolamento
dovremmo essere chiusi. E per questo motivo ci hanno fatto la multa due
volte nello stesso giorno, non solo ma alcuni vigili hanno detto malamente
ai clienti di andar via. A questo punto c'è stata una discussione, io ho
detto che sono lavoratori e vanno rispettati. Allora i vigili hanno
chiamato poliziotti e carabinieri. Io ero dietro il banco del call center e
mio marito era nel negozio accanto. Noi due non siamo voluti uscire perché
ci minacciavano. Allora alcuni di loro sono saltati sul bancone, che si è
rotto. Poi hanno messo le manette a mio marito e lo hanno picchiato alla
schiena. Io piangevo per le botte. Mi hanno tirato per i capelli,
trascinandomi per terra e picchiandomi. C'era anche un poliziotto che 4
anni fa mi aveva fatto una cosa simile con altri tre… e io per difendermi
gli avevo dato un morso; non l'avevo riconosciuto ma poi lui mi ha detto il
nome, "sono quello del morso". Ho ricevuto una botta forte con il piede sul
polmone. Ho chiesto di andare in ospedale ma invece mi hanno arrestata. Mi
hanno anche strappato collana e orecchini. Un tipo in borghese che era lì
mi ha dato una botta forte per rompere il mio orologio, ho ancora la mano
gonfia. Dicevano così: ti portiamo in cimitero, non in ospedale, torna al
tuo paese o morirai qui. Ero in terra e mi tenevano i capelli con i piedi,
con l'accendino li hanno anche bruciati: ho le treccine finte ma loro mi
hanno anche strappato quelle vere che erano intrecciate. E ancora urlavano:
puttana, non hai neanche i capelli veri. Un altro diceva: se vuoi stare
tranquilla devi sposare un italiano, non puoi fare concorrenza a noi". Sono
stata in carcere per due giorni e solo allora il medico mi ha visitato: mi
ha dato solo 5 giorni. Gli amici mi hanno raccontato che, mentre noi
eravamo in carcere, che alcuni poliziotti sono tornati al negozio e io ho
avuto paura che avessero nascosto qualcosa per comprometterci. Oltre a
denunciarci hanno chiuso il negozio di alimentari per 20 giorni e per tre
mesi il call center".



Giochi che non capisco… (prop di titolino)

Accetta di parlare solo a condizione che il suo nome non esca. Perché il
nuovo regolamento regala sanzioni pesanti ai vigili che parlino troppo.

"Parlo un po' da cittadino e un po' da vigile che, ci tengo a dirlo, è un
lavoro non facile. Intanto bisogna dire che qui a Vicenza ci sono state
ordinanze, molto discusse, contro chi bivacca - è scritto proprio così -
sulle panchine o nei pochi parchi della città. Il decreto contro i
call-center ha creato discussioni, ricorsi. A me non risulta che dall'alto
qualcuno ci chieda di usare la mano dura ma di sicuro in via Napoli abitano
alcuni cittadini molto intolleranti che ci tempestano di telefonate… e guai
se non corriamo subito anche se si tratta di banali liti fra vicini o d'un
divieto di sosta. Capisco che in questo clima possa esplodere anche un
santo. A me pare che quel call center sia un negozio normalissimo, magari
con le piccole magagne di tutti gli esercizi, e invece se ne vuol fare un
caso. Penso che ci siano dietro giochi che noi non riusciamo a capire…
Visto che da 6-7 mesi siamo lì tutti i giorni: anzi mi stupisco che altri
cittadini non protestino visto che siamo sempre impegnati in via Napoli e
quasi non possiamo fare altro…".

Alcuni immigrati ma anche italiani antirazzisti spiegano queste "stranezze"
con l'intolleranza dei leghisti e dei loro alleati. Per il vigile non è
così.

" Per ora a Vicenza non c'è niente di grave: una certa mentalità
provincialotta butta fumo negli occhi di molta gente, porta a ingigantire
piccoli fatti però di sicuro nessun fattaccio di cronaca giustifica certe
paure. E credo che anche sabato sarà tutto tranquillo, checché dicano
certi. Io vedo una buona integrazione degli immigrati, nonostante ora sia
arrivata un po' di crisi economica nelle vallate circostanti".

Quelli che chiedono una città aperta (prop di titolino)

Nel documento che convoca il corteo di sabato ("Vicenza città aperta" è il
titolo) si trova un'analisi interessante e vale la pena leggerne ampi
stralci.

"A due anni dall'approvazione la legge Bossi-Fini sta producendo una
situazione sempre più drammatica per i migranti e le migranti residenti in
questo Paese. Il suo intreccio con la legge 30 sul mercato del lavoro sta
costringendo i migranti a condizioni di lavoro e di esistenza sempre più
precarie. Precarizzazione e clandestinizzazione si confermano gli effetti
della Bossi-Fini, che la cosiddetta sanatoria non fa che aggravare.

Tollerati finché restano invisibili, rinchiusi nei luoghi della produzione
e nelle case-dormitorio, questi lavoratori vanno però resi invisibili. A
Vicenza ciò significa anche essere tenuti lontani dal centro, dal salotto
buono della città, deportati nelle zone periferiche e confinati
nell'isolamento sociale e affettivo o consolati tutt'al più dalle comunità
etnicamente connotate.

L'ordinanza comunale di regolazione degli orari dei call center, che ha
portato ai recenti fatti di via Napoli, è solo l'ultimo atto di una
politica che in questi mesi ha mostrato di essere mossa da pregiudizi
razzisti e xenofobi. Essa intende colpire in particolare i lavoratori
migranti, che soprattutto di domenica, a causa dei lunghi orari di lavoro e
delle difficoltà di spostamento, possono sentire la voce dei loro cari.

Soffiando sul fuoco dell'ossessione sicuritaria e rinfocolando scientemente
timore e preoccupazione tra la cittadinanza, la giunta intende trasformare
la città in una fortezza, chiusa al richiamo della solidarietà e al
rispetto della dignità di tutti, anche dei lavoratori migranti.

Di fronte a una politica miope e feroce, che nega ogni minima regola di
convivenza civile, che fa terra bruciata di ogni terreno di comunicazione e
scambio attivo di linguaggi ed esperienze, che vede nell'altro solo una
merce-lavoro da sfruttare priva di capacità di parola, di affetti e
bisogni, è necessario esprimersi con la massima chiarezza.

Ci appelliamo perciò alla cittadinanza perché la delibera della giunta
comunale sia respinta e si faccia spazio a una città ospitale, aperta al
dialogo e al confronto con chi, venuto da lontano, spesso a causa della
miseria a delle guerre, ci tende la mano in segno di amicizia".

Fra i promotori del documento si trovano il "Tavolo migranti dei social
forum del vicentino", il "Coordinamento immigrati di Vicenza", Cub-Rdb ma
anche il gruppo cattolico "Gocce di giustizia, Rete Lilliput, la moschea di
via dei Mille, Rifondazione Comunista.

Molto ci sarebbe da aggiungere sul rapporto stranieri-Vicenza: a partire
dalla situazione pesante per gli immigrati ai quali, per il rinnovo dei
permessi di soggiorno, "l'ufficio stranieri" dà appuntamento addirittura a
settembre; o dal fatto che (anche se i media non sono sembrati interessati)
proprio qui il 22 maggio il tunisino Touhami Ouelhazi - che è anche un
imam, cioè un'autorità religiosa - ha voluto una marcia "contro la guerra e
contro il terrorismo" organizzata dalla comunità musulmana.

Ma forse è bene ricordare che a fianco di una Vicenza leghista si trovano
spesso gruppi di naziskin. Oppure che Enrico Hullweck, l'attuale sindaco di
Vicenza, è quello che nel 2003 [ anno del disabile] ha emesso l'ordinanza
25021 per vietare "la mendicità invasiva ovvero aggravata mostrando nudità,
piaghe, amputazioni o deformità ributtanti". Come chiese (l'8 settembre
2003 su "Il corriere della sera") Gian Antonio Stella "possono una piaga,
un'amputazione o una deformità essere definite oggi, nel terzo millennio,
ributtanti come ai tempi in cui la madre e la sorella di Ben Hur andavano a
ficcarsi in fondo a una caverna per celarsi agli occhi del mondo?". Ma se
questo è possibile, cosa volete che sia la piccola cattiveria che vieta di
telefonare da un call center nel giorno di festa?

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