Per Ilaria - rassegna video delle migliori inviate di guerra del mondo



Riccione 2 giugno 2004

COMUNICATO STAMPA



Le inviate di tutto il mondo ricordano Ilaria Alpi



Il Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi e Reporter Sans Frontières,
in occasione del decimo anniversario della morte della giornalista Rai
assassinata in Somalia nel 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin,
hanno organizzato "Per Ilaria" rassegna video con i servizi dedicati ad
Ilaria Alpi da famose giornaliste di tutto il mondo, in programma dal 3 al
27 giugno al Palazzo del Turismo di Riccione.



Christiane Amanpour, Giovanna Botteri, Kate Adie, Rosa Maria Calaf,
Catherine Jentile, Marie-Rose Armesto, Asne Seierstad.

Questi i nomi delle giornaliste televisive che hanno voluto dare il loro
contributo per la Alpi attraverso il proprio lavoro. Quello stesso lavoro,
un giornalismo d'inchiesta attento ai temi sociali, della solidarietà e
della non violenza, che portava avanti con impegno anche la Alpi e promosso
dal Premio Giornalistico a lei dedicato.

La povertà in Iraq attraverso toccanti storie di bambini, la Somalia, la
triste vicenda di Piazza Tienamen a Pechino, la Corea, sono i temi dei
servizi raccolti in "Per Ilaria".



Così, le sette inviate protagoniste della rassegna video ricordano Ilaria Alpi:



Christiane Amanpour (In "Per Ilaria" con "Doorkickers" sulla guerra in
Iraq) celebre reporter della CNN, in prima linea nei maggiori conflitti
degli ultimi anni e premiata nel 1997 dal Premio Giornalistico Televisivo
Ilaria Alpi: "Di Ilaria ricordo il sorriso, i suoi capelli lunghi, il suo
modo di lavorare diverso dal nostro: lei era da sola con un unico tecnico,
noi in genere avevamo una grossissima organizzazione. La vedevo ogni sera
perché veniva a trasmettere utilizzando le attrezzature della CNN. Ricordo
che era uno dei suoi primi servizi dalla Somalia. Ho provato una sorta
d'invidia, ho ripensato al mio inizio durante la Prima Guerra del Golfo e
mi sono chiesta se Ilaria stesse provando le sensazioni che avevo provato
io in quell'occasione. Era sulla strada per diventare una grande
giornalista. Ricordo soprattutto il modo di lavorare di Ilaria: non
riportava semplicemente i fatti dal punto di vista politico ed economico,
ma dal punto di vista della gente. Era in grado di umanizzare situazioni
molto drastiche, il pregio più alto per una giornalista".



Giovanna Botteri (in "Per Ilaria" con "Il sogno di Ibrahim" storia di un
bambino iracheno) inviata Rai presente sia in Afganistan che in Iraq,
premiata nel 2003 dal Premio Giornalistico Ilaria Alpi per il suo lavoro da
inviata durante il conflitto iracheno: "Quando Ilaria arrivò al Tg3, fu
quasi inevitabile diventare amiche. Eravamo state assunte, entrambe, da
poco. Lei, dopo aver vinto il concorso e la difficilissima selezione per
nuovi giornalista. Io, dopo aver vinto la causa da precaria. C'erano già i
grandi inviati, quelli famosi, quelli importanti. Noi sognavamo, e
aspettavamo, facendoci le notti in redazione, montando i pezzi degli altri,
dando le ultime notizie a chi faceva le dirette. Ma sentivamo il lavoro un
po' come una missione, per cui bisognava studiare e conoscere tutto del
paese di cui ti occupavi, lingua, storia, cultura, faticando in attesa di
essere ammesse nel gruppo degli eletti. Quando abbiamo cominciato a
viaggiare, non ci sembrava neanche vero. Lavorare spalla a spalla con i
migliori giornalisti del mondo,  raccontare le piccole storie di chi vive i
grandi avvenimenti, raccontare delle donne, della paura, delle speranze.
cercare la verità, denunciare le ingiustizie. Rischiare. Ilaria e' stata
uccisa, con Miran, dieci anni fa. La mia compagna di "banco", alla
redazione esteri, non c'e' più. Io continuo a lavorare, e cerco di restare
fedele al nostro sogno".



Kate Adie (In "Per Ilaria" con "Tiananmen", il reportage in cui descrive il
massacro di Piazza Tiananmen a Pechino nel giugno 1989, lo stesso che l'ha
resa nota al grande pubblico) giornalista della BBC: "Se teniamo alla
democrazia, se teniamo alla libertà, allora è un dovere appoggiare e
sostenere il giornalismo indipendente e coraggioso. Nell'ultimo decennio,
si è assistito a un immenso incremento dell'industria dei media - con
migliori tecnologie, comunicazioni più veloci e più stazioni radio e TV. Ma
l'impegno per inchieste accurate e intelligenti e notizie di impatto non è
aumentato di pari passo. Abbiamo bisogno di giornalisti impegnati che
cerchino la verità e si assumano incarichi difficili e a volte pericolosi.
Dobbiamo protestare quando questo giornalismo è censurato o contrastato. E
dobbiamo preoccuparci seriamente quando questi giornalisti vengono
danneggiati. Il giornalismo - specialmente il giornalismo d'inchiesta - è
un elemento essenziale per la democrazia. Noi dobbiamo difenderlo e
difendere coloro che lo esercitano.



Catherine Jentile (In "Per Ilaria" con " Somalie 92", 2 reportage
realizzati in Somalia nel 1992) direttrice della Sezione Avvenimenti di TF1
France e giornalista esperta del mondo arabo: "Andare oltre le evidenze,
voler scoprire cosa si nasconde dietro lo specchio, in poche parole
indagare, qualche volta a rischio della propria vita: è questa la nobiltà
del nostro lavoro. Ilaria Alpi apparteneva indubbiamente a questa classe di
giornalisti. Ha trovato la morte in uno dei paesi più alla deriva della
terra, uno di quelli che si cerca di dimenticare. Un paese che ha inflitto
alla comunità internazionale, piena di buoni propositi, un affronto
straordinario. Oggi, è l'Iraq alla deriva e altri giornalisti sono caduti,
là in Mesopotamia.Un "dossier", come si dice nel nostro gergo, che avrebbe
appassionato anche Ilaria Alpi. Perché il suo lavoro non venga dimenticato
e per rendere omaggio al suo coraggio, le dedico due reportage che ho
realizzato in Somalia durante l'operazione "Restore Hope". A Ilaria Alpi,
con la speranza che un giorno, finalmente i suoi assassini debbano rendere
conto delle loro azioni".



Rosa Maria Calaf (In "Per Ilaria" con "Corea del Nord"), è la veterana
delle inviate di TVE (Spagna). Attualmente è corrispondente capo per Asia e
pacifico, un'area che va dal Pakistan alla Nuova Zelanda, inclusa la Cina.
"Io vivevo a Roma nel 1994. Lavoravo come corrispondente in Italia e nel
vaticano per la televisione spagnola. Ricordo perfettamente quel 20 di
marzo.  Ricordo le immagini arrivate da Mogadiscio con le quali preparai il
mio servizio per il telegiornale spagnolo e, soprattutto, ricordo i
genitori di Ilaria. In questa epoca di ipocrisie, di censura, di
autocensura, di informazione trasformata in spettacolo e in opportunità
d'affari, in cui il giornalismo d'inchiesta e i cronisti impegnati sembrano
essere passati di moda, ci sono ancora, nonostante tutto, giornalisti che,
come Ilaria, danno la propria vita e la perdono per raccontare la verità...
avvicinarsi alla verità è sempre più pericoloso. Ilaria lo ha fatto, seria,
curiosa ed attenta. Merita che colui o coloro che l'hanno assassinata
paghino per questo.  Mi sento onorata di poter unire la mia voce al coro di
coloro che domandano giustizia e difendono l'onesta' professionale.  Ora
vivo lontano da Roma, tuttavia non mi sento lontana da Ilaria. Lei sarà
sempre un punto di riferimento per la mia carriera, che non posso né voglio
dimenticare".



Asne Seierstad (In "Per Ilaria" con "Shaima" storia di una bambina
irachena) inviata norvegese di NKR pronta a vivere mesi indossando il burqa
per raccontare, attraverso la storia di una famiglia locale, la realtà
afgana.  Esperienza da cui è nato il libro "Il libraio di Kabul" e che nel
2003 l'ha portata a ricevere il Premio Giornalistico Ilaria Alpi: "In un
mondo complesso è importante che qualcuno viaggi e ci racconti cosa
succede. A volte ciò è davvero difficile e molto rischioso. Solo alcuni
coraggiosi vanno fino in fondo nella ricerca della verità, come Ilaria
Alpi. Ha dovuto pagare per la sua ricerca della verità con la propria vita.
Il resto di noi cerca di fare del proprio meglio, in sua memoria. Io credo
che per capire un conflitto, uno debba capire la gente che vive in
quell'area. Più e più volte sono state prese decisioni sbagliate, perché né
i politici, né gli analisti hanno preso in considerazione la mentalità o la
opinione locale. E' nostro dovere come giornalisti dare risalto alle
opinioni e alle giuste decisioni politiche. Noi siamo sul posto, vediamo
cosa accade e lo riportiamo. Come Ilaria Alpi, preferisco concentrarmi su
storie umane. Come lei io credo che valga la pena combattere per importanti
informazioni. Lei è stata un esempio per tutti noi e, attraverso il suo
lavoro, una sollecitazione a fare del nostro meglio - lei vive ancora".



Marie Rose Armesto (in Per Ilaria con "Sopravvissute al genocidio in Randa"
e "Malika: mio marito ha ucciso Massud" storia di due donne ruandesi ed
intervista esclusiva alla moglie del kamikaze che ha assassinato il "leone
del Panshir") giornalista di RTL (Belgio). "Tengo a rendere omaggio a
Ilaria Alpi. Con il loro lavoro, i giornalisti aiutano a comprendere meglio
le sfide di un pianeta in preda alle convulsioni. Per giungervi, occorre
superare ostacoli e, a volte, pericoli fisici. Occorre osare, andare nelle
"zone grigie" spesso dimenticate dai grandi media. È questo che Ilaria ha
fatto a rischio della propria vita. Iraq, Pakistan, Cuba, Costa d'Avorio,
Zimbawe, Algeria.... i giornalisti sono presi di mira perché rivelano
verità che alcuni vogliono a tutti i costi nascondere".





La rassegna video che sarà allestita al Palazzo del turismo di Riccione in
occasione della decima edizione del Premio Ilaria Alpi sarà inaugurata
giovedì 3 giugno alle 18.





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