Ostaggi Iraq: Beati invitano a manifestare domani a Roma



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 "Beati i costruttori di pace"

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Comunicato stampa



OSTAGGI ITALIANI IN IRAQ:

I "BEATI" INVITANO A MANIFESTARE DOMANI POMERIGGIO A ROMA COI FAMILIARI DI
RAPITI

Don Bizzotto: "esprimiamo con il digiuno il diasagio e la richiesta di
perdono per le vittime della guerra, coloriamo il 1° maggio coi colori
della pace". Alcune persone disposte a prendere il posto dei rapiti.





Padova, 28 aprile 2004. L'Associazione Nazionale Beati i costruttori di
pace lancia un appello alla partecipazione alla manifestazione che si
svolgerà domani a Roma alle ore 17, rispondendo così all'appello delle
famiglie degli ostaggi italiani. Alla base dell'invito, le parole d'ordine
proposte delle realtà aderenti al comitato nazionale "Fermiamo la guerra":
TUTTI A ROMA CONTRO LA GUERRA, PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE, PER LA
LIBERAZIONE DEGLI OSTAGGI, PER LA LIBERAZIONE DEL POPOLO IRACHENO DAGLI
ASSEDI, DAI BOMBARDAMENTI, DAGLI ORRORI DELLA GUERRA E DELL'OCCUPAZIONE. IL
POPOLO DELLA PACE NON SI FERMA.

L'associazione pacifista in un documento del suo presidente don Albino
Bizzotto avanza anche altre proposte operative, come "esprimere attraverso
il digiuno il senso di disagio, la richiesta di perdono per le vittime
della guerra, l'implorazione forte per la liberazione degli ostaggi e la
fiducia nel Dio della vita", nonché quella di caratterizzare con i colori
della pace la festa del 1° maggio: "tutte le persone - si legge -
potrebbero mettersi  un fiore all'occhiello per esprimere la loro volontà
per il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq e per la liberazione degli
ostaggi". Infine annuncia che alcune persone sarebbero disponibili a
prendere il posto dei tre ostaggi italiani.

"Anche noi oggi - scrive ancora don Bizzotto - chiediamo ai politici e ai
rappresentanti delle Istituzioni di avere il coraggio e la saggezza, anche
se sotto ricatto, di schierarsi per la vita. Come si può difendere l'onore
delle istituzioni se il prezzo è la morte delle persone? Tanto più che le
richieste fatte dai sequestratori, il cosiddetto ricatto, vanno nella
direzione invocata dall'opinione pubblica del mondo intero, prima, molto
prima che questa maledetta guerra cominciasse. Perché con i soldi si è
disposti a fare tutte le trattative sottobanco e invece si nega di trattare
sui diritti?"

"Oggi - continua - è chiaro a tutti che questo crimine internazionale (così
viene definita dall'Assemblea dell'ONU "l'aggressione da parte di uno Stato
contro la sovranità, l'integrità territoriale, l'indipendenza politica di
un altro Stato") è fondato sulla menzogna, non solo nel dare il via alle
operazioni di guerra, ma anche nel prosieguo dell'occupazione militare.
Come si fa a imporre questo tipo di democrazia che nessuno vuole e nessuno
riconosce? Siamo andati a fare una guerra per esportare la nostra
democrazia  e ora siamo disposti a continuare la guerra pur di imporla! In
base a quale criterio e a quale legge internazionale gli Usa possono
continuare a negare la sovranità nazionale e l'autodeterminazione degli
iracheni a tempo indeterminato dopo il 30 giugno?"

Per i "Beati" gli ostaggi sequestrati sono la dimostrazione di una verità
sconosciuta, ossia che, "senza alcun pudore per la salvaguardia anche
armata degli interessi e delle imprese occidentali, non ci sono solo gli
eserciti ufficiali: c'è pure un esercito di privati".

"I responsabili politici, se vogliono, - continua il testo - ignorino pure
il ricatto dei sequestratori, ma almeno affrontino con concretezza la
situazione, come ha fatto il Governo spagnolo, partendo dal ritiro dei
soldati italiani".

Quanto alle richieste dei sequestratori al popolo italiano, don Bizzotto
afferma che "ora la decisione sulla vita degli ostaggi è in qualche modo
posta nelle nostre mani e questo non è corretto. La responsabilità rimane
alle decisioni dei rapitori, come purtroppo è avvenuto con Fabrizio
Quattrocchi, azione che va semplicemente condannata. Ma sapere che possiamo
salvare queste vite con le nostre risposte ci dà uno scossone su tutti gli
altri uccisi: undicimila tra gli iracheni e quasi mille tra gli
occidentali. Per tutti costoro non abbiamo potuto far niente, ma portano la
responsabilità dei nostri paesi. Ora siamo interpellati in prima persona".

"Anche noi crediamo - conclude Bizzotto riferendosi alle affermazioni dei
familiari di Agliana, Cupertino e Stefio - che un gesto d'amore può salvare
i nostri fratelli, nonostante non ne condividiamo le scelte. Quale politico
italiano oggi sarebbe capace di sottoscrivere l'appello che Papa Paolo VI
rivolse ai rapitori di Aldo Moro, trasponendo le Brigate Rosse alle Falangi
Verdi dell'Iraq?:  Io scrivo a voi, uomini delle Falangi Verdi dell'Iraq:
restituite alla libertà, alle loro famiglie i tre ostaggi . e vi prego in
ginocchio, liberateli".













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