comunicato stampa CVGG



COMITATO VERITA´ E GIUSTIZIA PER GENOVA
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Comunicato stampa

DIAZ, MANCANO MOLTI NOMI. E I DIRIGENTI VANNO SOSPESI

L´inchiesta sulla Diaz è finita e ora aspettiamo le decisioni del gip.
Intanto vorremmo ricordare che fra gli indagati mancano molti nomi. Non
figurano nell´elenco gli autori materiali dei pestaggi, sfuggiti alla
giustizia perché hanno agito mascherati e sono quindi rimasti anonimi. I
loro superiori non hanno fatto nulla per identificarli: una vergogna nella
vergogna di quella buia nottata della nostra democrazia.
Mancano anche gli aggressori di Mark Covell, il giornalista inglese
massacrato e ridotto in coma in via Battisti, appena prima dell´irruzione.
L´aggressione è stata filmata, ma nessuno dei responsabili è stato
identificato: anche di questo dobbiamo ringraziare i vertici della nostra
polizia.
Manca poi uno dei funzionari che hanno firmato il verbale d´arresto, quello
che parla delle due famose molotov (collocate in realtà dalla stessa
polizia): la firma è risultata illeggibile e l´omertà ha penosamente
trionfato.
Per quella che i pm hanno giudicato una falsa coltellata, sono indagati per
falso e calunnia solo l´agente Nucera che l´ha denunciata e il collega che
ne confermò la versione: tutti gli altri, all´improvviso, sono stati
scagionati. Nucera, se ha mentito, dovrà pagare, ma stentiamo a credere che
si sia inventato tutto da solo (a che scopo?) e che abbia raggirato tutto
lo stato maggiore della polizia, presente nel cortile della Diaz: sono
davvero così ingenui e indifesi quegli altissimi dirigenti? Nucera ci
sembra il classico anello debole della catena e siamo pronti ad affiancarlo
e sostenerlo quando vorrà raccontare che cosa davvero accadde al suo
giubbotto e come fu deciso di `dare la notizia´ della coltellata.
Uno dei trenta indagati è stato scagionato dai pm, perché - a quanto pare -
non faceva parte della catena di comando. E´ una scelta di cui prendiamo
atto, ma ci risulta che la polizia di Stato abbia sempre rifiutato di far
sapere qual era nel dettaglio la catena di comando. Hanno sostenuto, i
dirigenti interrogati, che non c´era un comandante dell´operazione, che i
compiti non erano ben definiti, che il principio di gerarchia non
funzionava. In sostanza dopo due anni e mezzo di indagine sappiamo chi non
era nella catena di comando (il dirigente prosciolto), ma non sappiamo come
questa catena fosse composta. Non è un gran risultato per chi ha condotto
l´inchiesta. Ma soprattutto ci chiediamo: come fanno a non arrossire di
vergogna questi altissimi dirigenti e il loro capo?
Ora che l´inchiesta è finita, è venuta l´ora di chiedere ufficialmente al
ministro - in caso di rinvio a giudizio - di sospendere dai loro altissimi
incarichi i dirigenti oggi indagati. Alcuni di loro, a cominciare dal
dottor Gratteri e dal dottor Luperi, sono stati nel frattempo promossi alla
guida dell´Antiterrorismo e alla task force europea antiterrorismo. Non è
accettabile che in caso di rinvio a giudizio affrontino i processi
impegnando i  ruoli rilevanti e delicati che occupano nella polizia, per il
bene della polizia, per la sua credibilità. Chiediamo ai parlamentari
democratici di sostenere questa nostra richiesta.

Genova, 3 marzo 2004