Diritti umani e dialogo Unione Europea-Algeria: per Amnesty International è il momento della verità



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



Diritti umani e dialogo Unione Europea-Algeria: per Amnesty International è il
momento della verità




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Amnesty International Ufficio Stampa
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ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL CAPO REDATTORE ESTERI


COMUNICATO STAMPA
CS146-2003

DIRITTI UMANI E DIALOGO UNIONE EUROPEA - ALGERIA:
PER AMNESTY INTERNATIONAL E' IL MOMENTO DELLA VERITA'


Alla vigilia dell'incontro dei ministri dell'Unione Europea e della
Commissione Europea con il ministro degli Affari Esteri algerino, in
programma a Roma lunedì 3 novembre, Amnesty International ha chiesto oggi
alla presidenza italiana dell'Unione europea di pretendere le prove che
l'Algeria è pronta a rispettare integralmente gli impegni previsti
dall'accordo di associazione tra Unione Europea e Algeria, la cui ratifica
è imminente.

In particolare, Amnesty International chiede alla presidenza italiana
dell'Unione Europea di sollecitare passi concreti, da parte di Algeri, per
affrontare la questione degli oltre 4000 "scomparsi", garantire che le
fosse comuni siano oggetto di indagini adeguate e rispettare gli obblighi
internazionali nei confronti dei difensori dei diritti umani.

"L'Unione Europea deve insistere affinché l'Algeria agisca in maniera
significativa per contrastare l'impunità per le passate violazioni dei
diritti umani" - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell'ufficio di
Amnesty International presso l'Unione Europea. "Far emergere la verità su
un decennio di violenza e cooperare con gli esperti delle Nazioni Unite
sono due condizioni indispensabili che l'Algeria deve soddisfare per
dimostrare la propria buona fede e su cui l'Unione Europea dovrebbe
impostare un rinnovato partenariato".

In un recente rapporto, intitolato "Algeria: passi avanti verso il
cambiamento o promesse vane?", Amnesty International afferma che la
situazione dei diritti umani nel paese, per quanto migliorata, continua a
destare gravi preoccupazioni. Cento persone al mese, in media, vengono
assassinate ad opera dei gruppi armati, delle forze di sicurezza e delle
milizie armate dallo Stato. La tortura all'interno dei centri di detenzione
rimane diffusa così come rare restano le inchieste sugli abusi dei diritti
umani. L'Algeria deve ancora fare i conti con l'eredità di un decennio di
violenza: le autorità algerine insistono a negare che funzionari statali
siano stati responsabili delle violazioni dei diritti umani.

"Sparizioni"

Il 20 settembre il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ha istituito un
meccanismo ad hoc che dovrebbe fungere da interfaccia tra le autorità e le
famiglie di migliaia di persone "scomparse" a partire dal 1993, dopo essere
state arrestate dalle forze di sicurezza o dalle milizie armate dallo
Stato. Il decreto che definisce le competenze e le procedure di questo
nuovo meccanismo non è stato reso pubblico. Amnesty International teme che
esso non venga dotato delle risorse e dei poteri necessari, come ad esempio
quello di convocare a testimoniare funzionari pubblici sospettati di essere
coinvolti nelle "sparizioni".

Amnesty International chiede all'Unione Europea di premere sulle autorità
algerine affinché questo meccanismo ad hoc sia indipendente, dotato di
poteri adeguati, efficace e finalizzato a portare davanti alla giustizia i
responsabili delle "sparizioni". L'Unione europea dovrebbe inoltre
sollecitare Algeri a permettere la visita nel paese, evitando di frapporre
ulteriori ritardi, del "Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle
sparizioni forzate o involontarie", il comitato di esperti che dal 2000
chiede di entrare in Algeria.


Fosse comuni

Le fosse comuni scoperte negli ultimi anni non sono state oggetto di
indagini esaurienti. Secondo le informazioni in possesso di Amnesty
International, della massa di corpi venuti alla luce dal 1998 ne sono stati
identificati solo pochi. Contrariamente a quanto accade normalmente nel
paese, la riesumazione dovrebbe essere compiuta solo da professionisti del
settore dell'antropologia forense.

Amnesty International chiede all'Unione Europea di pretendere dalle
autorità algerine la garanzia che le fosse comuni saranno oggetto di
indagini secondo gli standard internazionali, come la Procedura modello
delle Nazioni Unite per la riesumazione e l'analisi dei resti scheletrici.
L'Unione Europea dovrebbe inoltre offrire il proprio sostegno per
assicurare che le autorità algerine possano avvalersi di competenze e
attrezzature adeguate.

Difensori dei diritti umani

Amnesty International ha apprezzato il proscioglimento, il 16 ottobre,
dell'attivista algerino per i diritti umani Salaheddine Sidhoum. Si tratta
di un passo avanti verso la fine di un sistema di intimidazioni nei
confronti di coloro che operano per la protezione dei diritti umani nel
paese. Dalla fine degli anni '80 Sidhoum documentava le violazioni dei
diritti umani e diffondeva denunce su casi di tortura, esecuzioni sommarie
e "sparizioni".

La pressione sugli attivisti che cercano di scoprire la verità sui
gravissimi abusi dei diritti umani commessi nell'ultimo decennio, tuttavia,
continua. In particolare, le associazioni delle famiglie degli "scomparsi"
non riescono a ottenere il riconoscimento ufficiale e restano pertanto
esposte alle minacce e alle intimidazioni della polizia.

Amnesty International chiede all'Unione Europea di ricordare alle autorità
algerine l'obbligo, sulla base del diritto internazionale, di garantire che
i difensori dei diritti umani possano godere effettivamente di tutti i loro
diritti e libertà e lavorare senza minacce e intimidazioni. L'Unione
Europea dovrebbe inoltre premere sull'Algeria affinché le organizzazioni
che si occupano di "scomparsi" diventino associazioni legalmente
riconosciute.

FINE DEL COMUNICATO
Brussels / Roma, 31 ottobre 2003


Il rapporto "Algeria: passi avanti verso il cambiamento o promesse vane?" è
disponibile sul sito Internet www.amnesty-eu.org oppure presso l'Ufficio
Stampa di Amnesty International.


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