Rapporto di Amnesty sul Messico: le autorità devono porre fine a dieci anni di intollerabili crimini nei confronti delle donne



Subject: Rapporto di Amnesty sul Messico: le autorità devono porre fine a
dieci anni di intollerabili crimini nei confronti delle donne
Date: Mon, 11 Aug 2003 18:52:00 +0200
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COMUNICATO STAMPA
CS112-2003

RAPPORTO DI AMNESTY SUL MESSICO: LE AUTORITA’
DEVONO PORRE FINE A DIECI ANNI DI INTOLLERABILI CRIMINI
NEI CONFRONTI DELLE DONNE

Non essere riusciti a fermare dieci anni di sequestri e omicidi di
donne nello Stato di Chihuahua fa dubitare della capacita’ del
governo messicano di tradurre in realta’ la sua retorica sui diritti
umani. Lo ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty
International, nel corso di una conferenza stampa tenuta oggi a Citta’
del Messico.

Nella sua prima visita in Messico, durante la quale incontrera’ il
presidente Fox e alcuni suoi ministri, leader politici e rappresentanti
della societa’ civile, Irene Khan intende sollecitare un’azione piu’
efficace da parte delle autorita’ federali per indagare sulla brutale
serie di violenze contro le donne a Ciudad Juárez e Chihuahua e
assicurare alla giustizia i responsabili.

“Il totale fallimento delle autorita’ nell’affrontare questa situazione
equivale a tollerarla”, ha denunciato Irene Khan al termine di una
visita a Ciudad Juárez, dove ha incontrato diverse madri di donne
scomparse e assassinate.

Secondo dati ufficiali, sono 70 le donne di Ciudad Juárez e
Chihuahua di cui si e’ persa ogni traccia. Altre fonti parlano di oltre
400 donne scomparse dal 1983. Le loro famiglie temono il peggio,
dato l’allarmante numero di donne scomparse e poi trovate morte
giorni, o anche anni, dopo il loro rapimento.

Le indagini di Amnesty International hanno accertato che negli ultimi
dieci anni sono state assassinate circa 370 donne, almeno 137 delle
quali avevano subito violenza sessuale prima di morire. Altri 75 corpi
non sono stati ancora identificati e si ritiene che alcuni di essi
possano appartenere a donne scomparse: una eventualita’, questa,
che la grave inadeguatezza delle autopsie non ha reso possibile
confermare.

Molte vittime erano state sequestrate, tenute in prigionia per diversi
giorni e sottoposte a umiliazioni, torture e sevizie sessuali della
peggior specie prima di essere uccise, nella maggior parte dei casi
per asfissia da strangolamento o a causa delle percosse subite. I
loro corpi erano stati rinvenuti in mezzo ai rifiuti o in zone inabitate
nei pressi di Ciudad Juárez.

In molti casi, le donne scomparse o assassinate erano impiegate
nelle fabbriche di assemblaggio note come maquilladoras. Gli
anonimi assalitori hanno preso di mira anche cameriere, studentesse
o lavoratrici del settore dell’economia informale. In sintesi, donne
prive di qualunque potere all’interno della societa’, alcune delle quali
con figli a carico e comunque di origine sociale modesta. Le loro
morti non hanno un prezzo politico per le autorita’ locali.

“Per molte delle donne che emigrano in cerca di lavoro a Ciudad
Juárez e a Chihuahua, il sistema di violenza in cui si sono imbattute
ha trasformato il loro sogno di nuove opportunita’  in un incubo” ­ ha
dichiarato Irene Khan. “E’ una vergogna  che, quando questo
fenomeno e’ iniziato, le autorita’ abbiano mostrato aperta
discriminazione verso queste donne e le loro famiglie. In piu’ di una
occasione, la colpa del sequestro o dell’assassinio e’ stata
addossata alle stesse vittime: vestivano in modo sconveniente o
lavoravano di notte nei bar”.

In un rapporto diffuso oggi e intitolato Messico, crimini intollerabili:
dieci anni di sequestri e omicidi a Ciudad Juárez e Chihuahua,
Amnesty International punta il dito contro “un decennio di mancata
azione da parte delle autorita’ competenti, dovuta a indifferenza,
assenza di volonta’, negligenza o incapacita’”. Il rapporto denuncia
ingiustificabili ritardi nell’avvio delle ricerche delle donne sequestrate,
la mancata presa in considerazione di prove cruciali e testimonianze
oculari, la costruzione di prove false e l’uso della tortura nei confronti
di presunti colpevoli. E ancora, l’inadeguatezza delle autopsie e la
comunicazione di informazioni contraddittorie e rivelatesi non
corrette alle famiglie delle vittime.

Le autorita’ dello Stato di Chihuahua sostengono che la maggior
parte dei casi di omicidio sono stati “risolti” e che sono state
incriminate 79 persone. Tuttavia, nella maggior parte dei casi,
giustizia non e’ stata fatta. La qualita’ delle indagini e l’uso della
tortura nei confronti delle persone sospettate di aver preso parte agli
omicidi fa dubitare sulla correttezza delle procedure seguite dagli
inquirenti. In ogni caso, anno dopo anno, questi crimini continuano.

“I casi di Ciudad Juárez e Chihuahua sono un sintomo dei fallimenti
dell’amministrazione della giustizia a livello nazionale” ­ ha
sottolineato Irene Khan. “Il presidente Fox e il suo governo si sono
impegnati a promuovere la protezione dei diritti umani a tutti i livelli. I
casi delle donne sequestrate e assassinate minano per molti aspetti
la credibilita’ di queste affermazioni”.

Ulteriori informazioni
I primi casi di sequestri e omicidi seriali a Ciudad Juárez risalgono a
dieci anni fa. Situata nel deserto al confine con gli Stati Uniti, Ciudad
Juárez e’ ora la piu’ popolata citta’ dello Stato di Chihuahua. La sua
posizione l’ha trasformata in terreno fertile per il traffico di
stupefacenti e altre attivita’ della criminalita’ organizzata: cio’ ha dato
vita ad alti livelli di delinquenza e di insicurezza pubblica. La
creazione delle maquilladoras, la cui convenienza economica deriva
in gran parte dall’impiego di manodopera locale con paghe assai
basse, ha attratto grandi masse di lavoratori provenienti dagli altri
Stati messicani. In molti casi si tratta di donne che vivono e lavorano
nella precarieta’ e pertanto sottoposte a un rischio ancora maggiore
di subire violenza.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 11 agosto 2003


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