CONSULENTE NATO CONTRO PEACELINK: LO SCONTRO CONTINUA SULLE PAGINE DI "LIBERO"



CONSULENTE NATO CONTRO PEACELINK: LO SCONTRO CONTINUA SULLE PAGINE DI "LIBERO"

Richiesta di rettifica - comunicato stampa con preghiera di MASSIMA diffusione

Il consulente Nato Corrado Maria Daclon, presidente dell'associazione ambientalista "Pro Natura", esce allo scoperto sulle pagine di "Libero" e spiega perche' vuole gettare sul lastrico l'associazione nonviolenta "PeaceLink" con una citazione da 50mila euro.

L'associazione protesta con il quotidiano, e chiede una rettifica dell'articolo, dove l'attivita' di PeaceLink viene associata a minacce e ingiurie.

Il nome di Daclon, finora celato dall'associazione PeaceLink per ragioni di tutela della privacy, e' adesso di dominio pubblico, e la sua divulgazione fa nascere una serie di interrogativi sui punti di contatto tra il mondo ambientalista e gli apparati militari dell'Alleanza Atlantica.

Maggiori informazioni su: http://www.peacelink.it/emergenza

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All'attenzione di:

Vittorio Feltri, direttore del quotidiano "Libero"
Enrico Novi, redattore

E p.c. ai principali organi di informazione italiani, con preghiera di diffusione e pubblicazione

RICHIESTA DI RETTIFICA AI SENSI DELLA LEGGE SULLA STAMPA

Ai sensi dell'articolo 8 della legge sulla stampa, in qualita' di segretario dell'associazione PeaceLink, chiedo la pubblicazione di una rettifica in merito all'articolo apparso sul numero del 3 agosto di "Libero", intitolato "Arruolato dai pacifisti, ma lui non lo sapeva", a firma di Enrico Novi.

L'occhiello dell'articolo recita "Il presidente di un'associazione ambientalista trova la sua firma sotto un manifesto di Peacelink". Va precisato che il testo per cui Corrado Daclon ha ritenuto opportuno denunciarci non e' un "manifesto di PeaceLink", ma la riproduzione integrale del "Manifesto per un Forum Ambientalista", pubblicato nel 2000 da altri siti e da noi successivamente segnalato.

La legge sulla stampa ci concede il diritto di chiedere rettifica nei casi in cui vengano attribuiti "pensieri o affermazioni ritenuti lesivi della dignità o contrari a verità". L'associazione PeaceLink e' una associazione nonviolenta, che combatte contro la violenza del linguaggio oltre che contro la violenza delle armi, e pertanto riteniamo lesivo della nostra dignita' l'accostamento della nostra associazione ad un commento ingiurioso e violento inserito da estranei e subitamente rimosso gia' nel FEBBRAIO SCORSO dalle nostre pagine, in quanto contrario alla nostra policy di pubblicazione.

Alla nostra associazione sono stati indirizzati piu' di duemila messaggi di solidarieta', e il fatto che tra questi messaggi ne sia stato scelto uno di carattere ingiurioso, APPARSO SULLE NOSTRE PAGINE PER POCHI SECONDI ED ELIMINATO DA PIU' DI SEI MESI, ci fa seriamente dubitare sulla serenita' di giudizio dell'estensore dell'articolo in questione.

RITENIAMO INOLTRE LESIVO DELLA NOSTRA DIGNITA' E DEONTOLOGICAMENTE SCORRETTO DA PARTE VOSTRA IL FATTO DI AVER ACCOSTATO IL NOME DI PEACELINK A MINACCE DI VIOLENZA NEI CONFRONTI DEL DACLON, CHE NESSUNO DEI NOSTRI ASSOCIATI HA MAI PRONUNCIATO, NE' SCRITTO, NE' TANTOMENO PENSATO.

Ci sembra anche poco esatto sostenere che abbiamo usato la firma di Daclon "a sua insaputa", perche' non e' a noi che va attribuita questa azione, ma agli estensori del testo che abbiamo riportato sul nostro sito. Sarebbe come chiedere al vostro giornale di assumersi davanti agli organismi di controllo pubblicitario la responsabilita' degli annunci che appaiono sulle proprie pagine, confezionati da aziende estranee alla vostra redazione.

Chiediamo inoltre la rettifica delle affermazioni pubblicate da Enrico Novi nel suo articolo, quando afferma che l'Associazione PeaceLink "decide, per principio, di tenere on line la pagina web con il nome di Daclon".

In merito a tale affermazione riteniamo opportuno precisare che l'appello pubblicato su altri siti con la firma del signor Daclon e' stato lasciato sul nostro sito non "per principio", ma perche' la sua rimozione avrebbe essere interpretata come una ammissione di colpevolezza, mentre noi non ci riteniamo colpevoli di nulla. Se il signor Daclon, cosi' come ha fatto con Rifondazione Comunista e altri siti che hanno pubblicato il testo "incriminato", ci avesse chiesto la rimozione o la rettifica del testo PRIMA di procedere ad una causa civile, saremmo stati BEN LIETI DI ACCONTENTARLO. Questa possibilita' ci e' stata negata dallo stesso signor Daclon, che prima di procedere la sua azione legale NON CI HA MAI CONTATTATO IN ALCUN MODO, NE' CI HA INVIATO LETTERE DI DIFFIDA.

Enrico Novi scrive che Corrado Daclon si sarebbe rivalso contro di noi "in base alla legge sul trattamento dei dati personali", mentre nell'atto di citazione che ci e' stato rivolto si sostiene che "la professionalità e l'immagine del Daclon e la carriera dello stesso risultano fortemente pregiudicati". Quindi il danno ipotizzato da Daclon, e ancora tutto da dimostrare, non e' una violazione della privacy, ma un freno alla sua carriera come consulente Nato. Quello che non si capisce e' come mai l'unico soggetto dal quale voglia pretendere un risarcimento sia la nostra associazione anziche' tutti i soggetti che hanno pubblicato (e continuano a pubblicare tuttora) quell'appello sulla rete Internet.

Affinche' i lettori di "Libero" possano completare con ulteriori documenti la loro opinione sui fatti in questione, chiediamo espressamente di segnalare che all'indirizzo http://www.peacelink.it/emergenza/ e' presente una ricca collezione di documenti sulla vicenda, compreso il testo integrale dell'atto di citazione, che Novi avrebbe potuto quantomeno consultare, prima di parlare a sproposito di "violazione della privacy".

Enrico Novi, infine, scrive che il "manifesto ambientalista" su cui altri hanno apposto la firma di Daclon e' stato "pubblicato sul sito di PeaceLink". In questo caso non si puo' parlare di pubblicazione in senso stretto, perche' quel manifesto e' stato solamente SEGNALATO sul nostro sito, indicando l'indirizzo della fonte originaria. La sua prima pubblicazione e' avvenuta sulle pagine web di un partito nazionale, che curiosamente non ha avuto nessuna contestazione legale da parte del Daclon.

Oltre a documentare la finta solidarieta' espressa con linguaggio violento da persone che hanno abusato della liberta' di scrivere commenti sul nostro sito, ritengo che il vostro giornale avrebbe potuto adempiere in modo piu' efficace all'obbligo professionale di completezza dell'informazione pubblicando anche altri messaggi di VERA solidarieta' ricevuti dalla nostra associazione.

Il missionario comboniano KIZITO SESANA ha dichiarato che "come giornalista - oltre che come missionario - ritengo ingiusta e priva di fondamento questa citazione in giudizio contro PeaceLink; È UNA CAUSA CIVILE NON CONDIVISIBILE PER CHI DIFENDE LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE e che mira a colpire una rete distintasi per le sue attività di pace e di solidarietà".

L'intellettuale liberal ebreo-statunitense NOAM CHOMSKY ci ha scritto che "questa faccenda e' strana. NON RIESCO A CREDERE CHE QUESTA CITAZIONE POSSA ANDARE A BUON FINE, E CREDO CHE SI TRATTI SOLAMENTE DI UNA INTIMIDAZIONE. Mi unisco volentieri alla vostra protesta".

Padre ALEX ZANOTELLI e Padre MICHELE STRAGAPEDE, anche a nome dei missionari Comboniani di Bari e della scuola di Pace "don Tonino Bello" di Molfetta hanno dichiarato che LA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI RIVOLTA A PEACELINK E' "PESANTE, INGIUSTA E PRETESTUOSA".

Confido nella correttezza e nella serieta' del vostro giornale per la pubblicazione di queste rettifiche con lo stesso rilievo dell'articolo in questione e "in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono", cosi' come previsto dalla legge sulla stampa.

Cordiali saluti e buon Lavoro.

Carlo Gubitosa
Segretario Associazione PeaceLink


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ALLEGATO:

L'ARTICOLO PUBBLICATO SU "LIBERO"

Da Libero, 3 Agosto 2003


IL CASO Corrado Maria Daclon e' consulente di Nato e Nasa


Arruolato dai pacifisti
Ma lui non lo sapeva


Il presidente di un'associazione ambientalista trova la sua firma sotto un
manifesto di "Peacelink". E li denuncia.

di Enrico Novi


Roma - Non si sarebbe mai sognato di firmare un "manifesto ambientalista" con
frasi del tipo: "La guerra e' divenuta strumento ordinario di gestione della
potenza imperiale Usa, con effetti umanamente e ambientalmente tragici e
inaccettabili". Non se lo sarebbe mai sognato perche' lui, Corrado Maria
Daclon, presidente di "Pro Natura", la piu' antica associazione ambientalista
italiana, non sta con i no-global per scelta di principio; secondo perche',
oltre a insegnare all'universita' di Venezia, fa il consulente per la Nato e
per la Nasa, e certe frasi, dunque, non sono proprio il massimo della
diplomazia verso i suoi committenti.
Eppure una sera, mentre navigava su internet, quella firma se la ritrova
davanti: e' riportata sotto un manifesto ambientalista pubblicato sul sito di
"Peacelink", un'associazione pacifista. Il testo, appunto, e' grondante di
accuse feroci nei confronti degli Stati Uniti, del neocapitalismo e del nuovo
ordine mondiale. La sua firma e' li' ma lui non aveva mai dato
l'autorizzazione a riportarla, non sapeva neppure dell'esistenza del
manifesto. I suoi avvocati allora scrivono ai responsabili dei sito e
chiedono un risarcimento di 50.000 euro, in base alla legge sul trattamento
dei dati personali, che all'articolo 22 scrive che "i dati personali idonei a
rivelare le opinioni politiche, l'adesione a partiti, sindacati o
associazioni possono essere oggetto di trattamento solo con il consenso
scritto dell'interessato"; la stessa legge, all'articolo 18, spiega che
"chiunque cagiona danno ad altri per effetto del trattamento di dati
personali e' tenuto al risarcimento ai sensi dell'articolo 2050 del codice
civile". E secondo gli avvocati di Daclon, la sua professionalita', immagine
e carriera "risultano fortemente pregiudicati dalla propaganda e non
autorizzata adesione al manifesto".
Sgamata la firma falsa, l'associazione "Peacelink" reagisce: "Abbiamo
riprodotto testualmente il manifesto, compresi i firmatari, dal sito web di
Rifondazione comunista". Che pero', nel frattempo, provvede a cancellare la
firma di Daclon dal documento. Peacelink, invece, la prende un po' peggio:
non solo decide, per principio, di tenere on line la pagina web con il nome
di Daclon, ma lancia una campagna di solidarieta', un appello alla societa'
civile per "il sostegno all'associazione e perche' vengano dati contributi
per le spese legali". Come? Per saperlo, si legge in un volantino di
"Peacelink", basta collegarsi al sito dell'associazione.
Bene, su quel sito, oltre alle informazioni per i contributi, ci sono anche i
testi delle e-mail dei simpatizzanti. Che, per simpatia all'associazione
"pacifista", scrivono frasi "pacifiste" del tipo "porc... spaccategli il c...
a 'sti guerrafondai di m..." o, per essere piu' specifici, "perche' non ci
date il nome e cognome di questo bastardo che andiamo a spaccargli il c...
come merita?".
Davvero uno spirito pacifista vivissimo; prima usano una firma all'insaputa
dell'interessato sotto un manifesto, poi, quando lui si ribella, lo
minacciano di farlo a pezzi. A causa in corso, Daclon si limita a dire che "i
50.000 euro, rispetto ad attribuirmi frasi sulla Nato del tipo "mercenari in
divisa" e roba del genere, sono una richiesta simbolica, dal momento che con
la Nato ci lavoro. So solo che contro di me hanno organizzato perfino
volantinaggi, perche' m'ero permesso di ribellarmi alla falsificazione della
mia firma".


Riquadro
"Ha chiesto un risarcimento di 50mila euro. E ora riceve minacce"