Gli USA devono assicurare ai prigionieri iracheni un trattamento umano e l'accesso alla giustizia, chiede Amnesty International



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



Gli USA devono assicurare ai prigionieri iracheni un trattamento umano e
l'accesso alla giustizia, chiede Amnesty International




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COMUNICATO STAMPA
	       CS92-2003


GLI USA DEVONO ASSICURARE AI PRIGIONIERI IRACHENI UN TRATTAMENTO UMANO E
L'ACCESSO ALLA GIUSTIZIA, CHIEDE AMNESTY INTERNATIONAL


Amnesty International ha chiesto oggi agli Usa di dare alle centinaia di
iracheni arrestati dall'inizio dell'occupazione il diritto di incontrare
familiari e avvocati e di avere la revisione giudiziaria della loro
detenzione. L'organizzazione ha inoltre chiesto alle autorità statunitensi
di indagare sulle denunce di torture, maltrattamenti e decessi in custodia.

"Le condizioni in cui gli iracheni sono detenuti presso il Camp Cropper
dell'Aeroporto internazionale di Baghdad (attualmente base Usa) e nella
prigione di Abu Ghraib possono costituire pena o trattamento di natura
crudele, inumana o degradante, vietata dal diritto internazionale" - ha
dichiarato l'organizzazione per i diritti umani.

Tra gli iracheni arrestati dalle forze Usa dalla fine del conflitto
figurano sia politici che criminali comuni. I prigionieri detenuti a
Baghdad denunciano regolarmente trattamenti crudeli, inumani e degradanti
come l'uso di strette manette di plastica e talora la negazione di acqua e
servizi igienici nel corso della prima notte trascorsa agli arresti. I
delegati di Amnesty International in Iraq hanno visto numerosi ex
prigionieri con le ferite ancora aperte, a un mese di distanza, causate
dall'uso delle manette.

"Gli Usa, come potenza occupante, devono rispettare gli standard dei
diritti umani e del diritto internazionale umanitario per quanto riguarda
il mantenimento della legge e dell'ordine e in particolare l'arresto, la
detenzione e gli interrogatori dei prigionieri. Devono inoltre assicurare
che ricorreranno alle armi da fuoco solo in caso di imminente pericolo di
vita" - ha aggiunto Amnesty International.

L'organizzazione ha sollevato queste preoccupazioni in una lettera
trasmessa il 26 giugno a Paul Bremer, capo dell'ufficio dell'Autorità
provvisoria di occupazione (Ocpa). Amnesty ha sollecitato l'Ocpa ad
annunciare pubblicamente le misure che intende adottare per indagare sulle
denunce di abusi durante le perquisizioni delle case e ad assumere misure
preventive per impedire il ripetersi di tali abusi e assicurare un
risarcimento alle vittime.

I delegati di Amnesty International hanno accolto positivamente le
dichiarazioni dei legali dell'esercito statunitense e dell'Ocpa, i quali
hanno annunciato l'intenzione di migliorare rapidamente le condizioni
detentive ed assicurare che ogni persona arrestata potrà vedere un avvocato
entro 72 ore.

I legali delle forze armate Usa incontrati da Amnesty International la
settimana scorsa hanno riconosciuto che non aver fornito informazioni agli
arrestati circa la loro situazione era una circostanza spiacevole,
giustificata a loro avviso dall'impossibilità iniziale di creare strutture
logistiche a tale scopo.


L'assenza di chiarezza sulle procedure e sulla legge da applicare ha dato
vita a un doppio sistema: gli iracheni che si trovano nel "buco nero" del
centro di detenzione dell'aeroporto di Baghdad non possono vedere i
familiari e hanno diritto a una revisione del proprio caso, da parte di un
avvocato militare statunitense, entro tre settimane dall'arresto. Quelli
detenuti nelle stazioni di polizia irachene sono trattati secondo quanto
dispone il codice di procedura penale iracheno del 1971: i loro casi
vengono esaminati, entro 24 ore dall'arresto, da un giudice iracheno che
può ordinare il rilascio in caso di insufficienza di prove.

"Molti degli iracheni detenuti all'aeroporto di Baghdad erano stati
arrestati per errore e sono stati rilasciati dopo diverse settimane di
detenzione trascorse in condizioni inumane e ora provano amarezza,
frustrazione e sfiducia nei confronti della giustizia statunitense. Più si
allarga la dimensione degli arresti, più grande è l'ingiustizia" - ha
denunciato Amnesty International.

L'organizzazione è preoccupata anche per una serie di denunce secondo le
quali le forze angloamericane avrebbero trafugato denaro dalle abitazioni
private sottoposte a perquisizione. I quattro fratelli As'ad, 'Ali, 'Uday e
Lu'ay Ibrahim Mahdi sono stati arrestati la notte del 29 aprile nella
propria casa, a seguito di una sparatoria in una strada di Baghdad. Sono
stati bendati e ammanettati. Hanno trascorso la prima notte sul pavimento
di una scuola, senza acqua e cibo e senza poter usare i servizi igienici.
Il giorno dopo sono stati portati a Camp Cropper dove sono rimasti fino a
quando, l'11 maggio, sono stati rilasciati. I quattro fratelli hanno
denunciato il furto dei loro risparmi (equivalenti a circa 20.000 dollari)
e di altri oggetti personali. L'interprete iracheno che aveva preso parte
alla perquisizione del 29 aprile ha ammesso di aver consegnato i soldi a un
ufficiale statunitense. Il denaro non è mai stato restituito.

"Se si vuole assicurare un futuro dove i diritti umani siano rispettati, è
di fondamentale importanza che le autorità che attualmente amministrano
l'Iraq garantiscano trasparenza e accertamento delle responsabilità per le
passate e attuali violazioni dei diritti umani" - ha concluso Amnesty
International.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 30 giugno 2003

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