Operazione Colomba: vigilia a Betlemme



24 Dicembre Viglia a Betlemme di Luca
Vigilia di Natale.
Siamo al checkpoint di Betlemme molto presto.  Piove e pare che non voglia cessare.
La voglia di trascorrere il Natale a Betlemme ci fa scordare l'inclemenza del tempo. Tra l'altro si mormora che un gruppo di pacifisti israeliani e internazionali entreranno anche loro in citta' per manifestare il loro NO all'occupazione militare israeliana nei territori.
L'esercito si e' ritirato ieri da tutta la citta'. I carri armati e le truppe si sono nascosti a fondo valle per evitare di dare nell'occhio al pubblico internazionale e alle telecamere di tutto il mondo intervenute oggi per registrare l'evento del Natale.
I segni del coprifuoco dei giorni passati non si notano, ma si capisce dal checkpoint, prima dell'entrata in citta', che l'esercito israeliano e' presente e tiene tutto sotto controllo. Si dice che gia' dopo il giorno di Natale, la citta' sara' di nuovo occupata. In questi giorni si era pure parlato della rabbia degli abitanti musulmani, visto che non riescono a spiegarsi il motivo perche' loro non hanno potuto celebrare il Ramadan senza assedio per la citta' di Betlemme. La risposta scontata, che anche alcuni di noi hanno pensato, e' che forse i cristiani contano piu' dei musulmani per le truppe dell'IDF.
E' la vigilia di Natale comunque, e tra un pensiero e l'altro riusciamo ad arrivare alla Piazza della Mangiatoia davanti alla Chiesa della Nativita'. Oggi non c'e' tempo, sembra, per essere infelici, tristi e preoccupati per la situazione di questa terra.
Per la prima volta da quando sono qui, vedo marciare, parlare, discutere e cantare assieme, pacifisti israeliani, palestinesi ed internazionali. C'e' la crema dell'attivismo pacifista in Terra Santa concentrata davanti al Peace Center di Betlemme. Tra i molti volti, alcuni che conosciamo anche noi.
C'e' Taayush, movimento israeliano contro la fine dell'occupazione nei territori, con S. al seguito. C'e' Jeremy Milgrom dei Rabbini per i Diritti Umani che conversa con un insegnante palestinese. C'e' il Cpt (Christian Peacemaker Team) di Hebron con G. e K. a mostrare i loro slogan anti occupazione in prima fila. C'e' Mustapha Barghouti con il suo staff del Medical Relief. C'e' G. Rishmawi del Rapproachement Between People, associazione palestinese che promuove l'incontro tra i due popoli, veramente interessante. Ci sono gli attivisti francesi per la protezione del popolo palestinese, sempre presenti in queste occasioni. Arriva anche il Patriarca Michel Sabbah con i Francescani al seguito; tra questi spunta il volto di Padre Ibrahim, fattosi conoscere al mondo intero durante l'assedio della Nativita' di Betlemme a maggio scorso.
Ci sono ebrei, musulmani e cristiani tutti insieme. Credenti, atei e cercatori radunatisi nello stesso luogo. C'e soprattutto, al di fuori di tutte le etichette possibili, la voglia di esserci anche se solo per un giorno. C'e' la voglia di stare insieme e dire basta a questo stato di cose. Penso che questo sia il messaggio piu' semplice che possa essere trasmesso oggi. Un messaggio semplice, convogliato in un solo luogo da mille individui che credono che il senso di differenza tra i popoli e di indifferenza nei confronti delle sofferenze altrui puo' essere colmato con azioni come queste.
Durante la manifestazione le bandiere del Vaticano sventolavano accanto a quelle palestinesi. Che non sia un segno?
La pioggia continua a cadere, ma non disturba o rovina questa Vigilia di Natale. La rende solo bagnata davanti alle luci della Chiesa della Nativita'.
E' Natale adesso. La messa e' finita. Torniamo a Gerusalemme dove l'ostello ci attende. Per uscire da Betlemme di nuovo checkpoint con i soldati israeliani sotto la pioggia. Sono bagnati ma continuano imperterriti il loro lavoro di routine, fatto di controlli ed occhiate dure per il bene della sicurezza.
Uno di loro, sicuramente un riservista dell'eta' di mio padre, ci augura una buona notte con un discreto accento italiano. Che anche questo non sia un segno?
Buon Natale, Luca.