La nonviolenza e' in cammino. 378



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it



Numero 378 dell'8 ottobre 2002



Sommario di questo numero:

1. Pierangelo Bertoli, eppure soffia

2. Un rapporto di Amnesty International sull'uccisione dei bambini nel
conflitto isrealo-palestinese

3. Pietro Ingrao, queste guerre

4. Pax Christi, il terrorismo non si vince con la guerra

5. Benito D'Ippolito, del nuovo mondo l'imperatore (un falso sonetto)

6. Mozione dei gruppi parlamentari del centrosinistra contro la guerra in Iraq

7. Un appello urgente contro i mercanti di morte

8. Aggiornamento del sito nonviolento "COS in rete"

9. Un incontro con Gerardo in Guatemala in agosto

10. Benedetta Frare, i produttori del commercio equo in Italia

11. Joan Robinson, le tigri al volante

12. Breve notizia biografica su Giuliano Pontara

13. Riletture: Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta

14. Riletture: Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio

15. Riletture: Ida Magli, Teresa di Lisieux

16. Riletture: Elsa Morante, Il mondo salvato dai ragazzini

17. Riletture: Claudio Napoleoni, Cercate ancora

18. Riletture: Marthe Robert, Da Edipo a Mose'

19. La "Carta" del Movimento Nonviolento

20. Per saperne di piu'



1. MAESTRI. PIERANGELO BERTOLI: EPPURE SOFFIA

[E' scomparso un vecchio compagno di lotte, maestro di dignita'. Lo
ricordiamo pubblicando una delle sue canzoni piu' belle e struggenti. La
riprendiamo da Michele L. Straniero (a cura di), Pierangelo Bertoli, Lato
Side Editori, Roma 1981, p. 65]



E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi

la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi

uccelli che volano a stento malati di morte

il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte

un'isola intera ha trovato nel mare una tomba

il falso progresso ha voluto provare una bomba

poi pioggia che toglie la sete alla terra ch'e' viva

invece le porta la morte perche' e' radioattiva.



Eppure il vento soffia ancora

spruzza l'acqua alle navi sulla prora

e sussurra canzoni tra le foglie

bacia i fiori li bacia e non li coglie.



Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale

ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale

ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario

e tutta la terra si e' avvolta in un nero sudario

e presto la chiave nascosta di nuovi segreti

cosi' copriranno di fango persino i pianeti

vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli

i crimini contro la vita li chiamano errori.



Eppure il vento soffia ancora

spruzza l'acqua alle navi sulla prora

e sussurra canzoni tra le foglie

bacia i fiori li bacia e non li coglie

eppure sfiora le campagne

accarezza sui fianchi le montagne

e scompiglia le donne tra i capelli

corre a gara in volo con gli uccelli

eppure il vento soffia ancora...



2. DOCUMENTI. UN RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULL'UCCISIONE DEI
BAMBINI NEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE

[Riceviamo e diffondiamo questo comunicato emesso il primo ottobre da
Amnesty International]

Oltre 250 bambini palestinesi e 72 israeliani sono stati uccisi in Israele
e nei Territori Occupati negli ultimi 23 mesi. Mentre il Comitato delle
Nazioni Unite sui diritti del fanciullo si riunisce per esaminare il
rapporto presentato da Israele sull'attuazione della Convenzione sui
diritti del fanciullo, Amnesty International si appella ad israeliani e
palestinesi affinche' giungano ad un'intesa per evitare l'uccisione di
altri bambini.

"Uccidendo il futuro: i bambini nel mirino", il rapporto diffuso da Amnesty
International, analizza il modo in cui i bambini palestinesi e israeliani
sono stati presi di mira come mai in passato dall'inizio della nuova
intifada.

"Le conseguenze maggiori di questo conflitto stanno ricadendo sempre di
piu' sui bambini. Sia le Forze di difesa israeliane (Idf) che i gruppi
armati palestinesi mostrano un'indifferenza assoluta per la loro vita e in
generale per quella della popolazione civile", ha dichiarato Amnesty
International, secondo la quale "deve essere ristabilito il rispetto per la
vita umana. Solo una nuova intesa tra palestinesi e israeliani potra'
impedire l'uccisione di altri bambini".

L'impunita' di cui godono i soldati israeliani e i gruppi armati
palestinesi responsabili delle uccisioni dei bambini, ha senza dubbio
contribuito a creare una situazione in cui il diritto alla vita dei bambini
e di tutti i civili vale poco o nulla.

"Ce n'e' abbastanza di ragioni e scuse inaccettabili. Sia il governo di
Israele che l'Autorita' Palestinese devono agire con celerita' e fermezza
per indagare sull'uccisione di ogni bambino ed  assicurare che tutti i
responsabili di questi crimini siano consegnati alla giustizia", ha
affermato l'organizzazione per i diritti umani.

La comunita' internazionale dovra' dare ascolto all'appello di Amnesty
International e di numerose altre organizzazioni non governative per
l'invio di osservatori internazionali nella regione. Il governo israeliano
dovra' cessare di rifiutare la loro presenza. Secondo Amnesty
International, la presenza di osservatori sin dall'ottobre 2000 avrebbe
potuto salvare la vita dei bambini israeliani e palestinesi e degli altri
civili.

* Uccisioni di bambini palestinesi

Nella maggior parte dei casi, i bambini palestinesi sono stati uccisi nei
Territori Occupati quando i soldati delle Idf hanno risposto alle
manifestazioni e ai lanci di pietre con un uso illegale ed eccessivo della
forza letale. Ottanta bambini sono stati uccisi dalle Idf nei soli primi
tre mesi di intifada.

Sami Fathi Abu Jazzar e' morto alla vigilia del suo dodicesimo compleanno
dopo essere stato colpito alla testa da una pallottola esplosa da soldati
israeliani su una folla composta per la maggior parte da bambini in eta'
scolare. La sparatoria ha avuto luogo a conclusione di una manifestazione
con lanci di pietre. Nello stesso episodio sono rimasti feriti altri sei
bambini. Secondo una delegazione di Amnesty International, che si trovava
tra la folla in quel momento, la vita dei soldati non era in pericolo.

Nell'ultimo anno bambini palestinesi sono stati uccisi quando i soldati
delle Idf hanno aperto il fuoco in modo indiscriminato e lanciato attacchi
con bombe e granate contro zone residenziali, in circostanze in cui non
erano in corso scontri e i militari israeliani non erano in pericolo di
morte. Altri hanno perso la vita nel corso di assassinii ordinati dalle
autorita' israeliane, durante  distruzioni di abitazioni palestinesi
eseguite senza preavviso oppure a causa di granate contenenti piccole
frecce metalliche o di trappole esplosive usate dalle Idf in aree
densamente popolate.

Il grande numero dei bambini uccisi e feriti e le circostanze in cui sono
stati uccisi indicano che le Idf hanno fatto poco o nulla per evitare di
colpire i bambini.

Dina Matar, di 2 mesi e Ayman Matar, di 18 mesi, erano tra i nove bambini
uccisi il 22 luglio di quest'anno, quando un F-16 delle Idf ha sganciato
una bomba da una tonnellata su una zona densamente popolata di Gaza City,
uccidendo 17 persone. Lo scopo dell'attacco era l'assassinio di un
attivista di Hamas, che ha perso la vita insieme agli altri. Il giorno
dopo, il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon ha definito l'attacco "una
delle operazioni di maggiore successo".

Diversi bambini palestinesi sono inoltre morti dopo che erano stati fermati
ai posti di blocco israeliani ed era stato ritardato o impedito il loro
transito verso gli ospedali.

Almeno tre bambini palestinesi sono stati uccisi da coloni israeliani.
Nella maggior parte dei casi le Idf non sono intervenute per proteggere i
palestinesi dai coloni, i cui omicidi rimangono impuniti.

* Uccisione di bambini israeliani

I bambini israeliani sono stati uccisi da gruppi armati palestinesi sia nei
Territori Occupati che all'interno di Israele. Il primo bambino israeliano
ucciso nell'attuale intifada e' morto nel gennaio 2001 vicino a Ramallah,
nei Territori Occupati. In circa il 70% dei casi, i bambini israeliani sono
stati uccisi da attacchi suicidi palestinesi, nei restanti casi in
sparatorie e in  attentati ai danni di automobili o autobus di linea.

Negli ultimi 18 mesi vi e' stato un aumento significativo di attacchi nei
confronti di civili israeliani con un numero crescente di vittime tra i
bambini. Solo nei primi sette mesi del 2002, 36 bambini israeliani sono
stati uccisi da gruppi armati palestinesi, 19 in Israele e 17 nei Territori
Occupati.

Il primo giugno 2001 un attentatore suicida si e' fatto esplodere in mezzo
ad un gruppo di ragazzi che attendevano di entrare nel night club
"Dolphinarium" di Tel Aviv. Dodici delle 21 persone rimaste uccise avevano
meno di 18 anni. Tra le vittime vi erano Maria Tagilchev, 14 anni - fuori
dalla cui scuola due giorni prima era esplosa un'autobomba - e Yevgenia
Keren Dorfman, 15 anni, morta diciotto giorni dopo per le gravi ferite al
cervello riportate nell'attentato. Le brigate 'Izz al-Din al Qassam, la
frangia armata del gruppo islamista Hamas, hanno rivendicato l'attacco
annunciando di compierne altri.

Il 2 marzo 2002 a Gerusalemme 12 persone sono state uccise e piu' di 50
sono rimaste ferite a causa di un attacco suicida palestinese. La bomba e'
esplosa vicino a un gruppo di donne in attesa, con i loro bambini,
dell'uscita dei mariti dalla vicina sinagoga. Tra le vittime vi erano due
sorelle, Shiraz Nehmad di 6 anni e Liran di 2 e i loro quattro cugini,
Lidor e Oriah Ilan rispettivamente di 12 anni e 18 mesi, e Shaul e Avraham
Eilahu Nehmad di 15 e 17 anni.

Il testo completo del rapporto e' disponibile nel sito: www.web.amnesty.org

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste: ufficio stampa
di Amnesty International, tel. 064490224, cell. 348-6974361, e-mail:
press at amnesty.it



3. RIFLESSIONE. PIETRO INGRAO: QUESTE GUERRE

[Pietro Ingrao ha ricevuto alcuni giorni fa la laurea honoris causa
dall'universita' di Barcellona, come riconoscimento "della sua traiettoria
politica e della sua riflessione sulla democrazia". Dopo la presentazione,
di Juan Ramon Capella, Ingrao ha tenuto la lezione che qui pubblichiamo.
Abbiamo ripreso il testo dal quotidiano "Il manifesto" del 5 ottobre 2002.
Pietro Ingrao e' nato nel 1915 a Lenola (LT), laureato in giurisprudenza e
lettere, partecipa alla lotta clandestina antifascista e alla Resistenza.
Giornalista, direttore de "LâUnita'" dal 1947 al 1957, dal 1948 deputato
del PCI al Parlamento per varie legislature e tra il 1976 e il 1979
presidente della Camera dei Deputati. Collabora attualmente al quotidiano
"Il manifesto". Sono di grande rilievo le sue riflessioni sui movimenti, le
istituzioni, la storia contemporanea e le tendenze globali attuali. Opere
di Pietro Ingrao: Masse e potere, Editori Riuniti, Roma 1977; Tradizione e
progetto, De Donato, Bari 1982; Le cose impossibili, Editori Riuniti, Roma
1990; Interventi sul campo, Cuen, Napoli 1990; Appuntamenti di fine secolo,
Manifestolibri, Roma 1995 (con Rossana Rossanda ed altri)]

Vi ringrazio caldamente per l'alto onore che l'universita' di Barcellona ha
voluto farmi concedendomi questo titolo, e dando una attenzione cosi'
generosa alla ricerca culturale e alle riflessioni sulla democrazia, che ho
tentato di sviluppare nel corso del secolo tempestoso in cui e' trascorsa
la mia vita. L'emozione e' ancora piu' grande non solo per il posto
straordinario che la Spagna e la Catalogna hanno nella storia del mondo, ma
per una vicenda particolare, che mi riguarda direttamente.

Era il luglio del 1936. Avevo compiuto 21 anni. Ero studente alla facolta'
di giurisprudenza, nell'universita' di Roma, nel pieno della giovinezza.
L'aggressione del governo fascista italiano alla giovane repubblica
spagnola fu il trauma, l'evento sconvolgente che mi sospinse (direi: mi
obbligo') alla cospirazione antifascista: a quell'impegno nella battaglia
politica che poi ha segnato la mia esistenza.

Comincio' per me, in quegli anni, un sodalizio con l'antifascismo spagnolo
esule, che si prolungo' nel tempo, e si accompagno' all'incontro con la
trascinante poesia spagnola del Novecento: da Machado, a Lorca, a Rafael
Alberti.

In questo lungo cammino della mia vita ho sperato ardentemente che gli
orrori, i massacri, le cataste di vittime che hanno segnato l'epoca che ho
vissuto divenissero solo un ricordo amaro: quasi come una vetta di follia a
cui ci avevano condotto il capitalismo nella sua febbre dell'epoca fordista
e - per la loro parte - gli errori fatali dello stalinismo. E in seguito mi
illusi che - di fronte e dopo il crollo dell'Urss - si aprisse finalmente
uno spazio nuovo per fermare la corsa alle armi.

Non fu cosi'. Quando ormai il muro di Berlino era caduto in frantumi,
abbiamo visto incredibilmente ritornare la guerra in una zona cruciale del
mondo: quella penisola arabica, che e' punto di giuntura fra Europa, Asia
ed Africa. Oggi la questione della guerra vede un altro scatto.

Prima c'e' stato un torbido, ambiguo passaggio teso a rilegittimare
l'intervento delle armi in nome di un bisogno di giustizia. Ricordate: fu
la grave azione militare della Nato in Serbia, giustificata in nome della
democrazia e della liberazione dei popoli schiacciati dal despota
Milosevic. Vennero i giorni dei sermoni sulla "guerra giusta". E qualcuno -
in Europa - si spinse addirittura ad evocare un termine supremo ed antico.
E parlo' di "guerra santa".

In verita' in quella vicenda dei Balcani fu lanciata ed alimentata - almeno
da parte di alcuni attori - anche la speranza e l'immagine di una
purificazione della guerra: come se essa sganciandosi dal fango del
territorio e muovendo nella purezza delle grandi altitudini della atmosfera
potesse e volesse colpire soltanto (con la sapienza delle tecniche moderne)
i mezzi militari dell'avversario. Fu quella che io ho chiamato l'illusione
(o l'inganno) della "guerra celeste". Ne sgorgo' - ricordate? - quella
rappresentazione consolante del pilota americano che muoveva dalla sponda
atlantica e - adempiuto nella calma solitudine dei cieli lo sgancio della
bomba intelligente - tornava puro da macchie al focolare domestico, nella
patria americana. Quale errore! E' venuta invece la guerra in Afghanistan e
l'attacco dal cielo si e' mischiato rovinosamente alla cancellazione delle
citta', alle stragi dei civili, alla macchina delle armi che si spingeva
nel ventre degli altipiani come nei ghirigori della terra. E sono via via
cadute amaramente le giustificazioni etiche, le rappresentazioni
salvifiche, i sermoni moraleggianti. In verita' sino ad ora non sono stati
cancellati i vincoli formali che in molte Costituzioni europee e nella
Carta delle Nazioni Unite vennero posti al ricorso alle armi. Quei vincoli
stanno ancora la': scritti in quelle leggi solenni. Semplicemente accade
che essi vengono scavalcati o - di fatto - cassati. Nel mio paese
l'articolo 11 della Costituzione, che consente solo la guerra di difesa, e'
di fatto stracciato: senza che su cio' ci sia ne' sorpresa, ne' scandalo: e
nemmeno una discussione in parlamento, o un qualche chiarimento da parte
del presidente della repubblica, il quale su una tale violazione serba un
religioso silenzio. E c'e' qualcosa che mi spaventa di piu'. C'e' il fatto
amaro che nei nostri paesi il senso comune non si allarma: non trema piu'.
Dobbiamo dirla questa verita' amara. Sfogliate i libri, porgete l'orecchio
alle parole dei governanti. Scorrete le pagine dei dibattiti parlamentari.
Troverete che e' sparita la parola "disarmo". Non la usa piu' nessuno.

E' in questo senso largo e agghiacciante che io parlo di una
"normalizzazione" della guerra. S'e' liquefatto lo spavento, l'orrore che
scosse la mia generazione e - in quel maggio del 1945 - ci fece giurare che
mai piu' sarebbe tornato il massacro.

Come mentivamo! Guardate all'oggi: guardate come si discute ora, in questi
giorni, apertamente di un attacco all'Iraq, e si invoca la guerra
preventiva. E chi ne parla non e' un politico scervellato o un gazzettiere
fanfarone. La propone oggi al mondo - come compito ineludibile ed urgente -
il presidente degli Stati Uniti, capo della potenza piu' grande della terra.

E cio' avviene senza troppo scandalo. Non si riuniscono in ansia i
parlamenti. Non suonano di spavento le campane delle chiese. Ne' i
sindacati preannunciano scioperi. Appunto: e' diventata normale, invocata
dal paese che si considera guida del mondo, la guerra di prevenzione.

Su che si e' fondata questa rivalutazione e normalizzazione della guerra e
perche' il pacifismo oggi e' una scelta di ristrette minoranze?

Io voglio solo alludere a una spiegazione che - per comodita' e brevita' -
chiamero' "tecnica". In verita' non e' nelle mie competenze il vaglio delle
grandi innovazioni tecnologiche e dei nuovi saperi che hanno dilatato e
rivoluzionato i sistemi d'arma, la trama dei conflitti, la combinazione
delle strategie fra terra, mare e cielo. Ho pero' in mente i mutamenti
forti avvenuti nel rapporto politico-sociale tra la vita dell'uomo semplice
e delle masse di civili e cio' che e' diventata la guerra, a questo
passaggio di secolo.

Mi sembra indubbio che negli ultimi decenni si sia venuta sviluppando (o
ritornando?) la connotazione "specialistica" della pratica di guerra.
Sembra scomparsa o impallidita quella connotazione totalizzante che essa
assunse clamorosamente dall'inizio del Novecento: quel cammino che a
partire dal conflitto mondiale del 1914 vide schierati sui fronti di vari
continenti milioni di uomini: per anni ed anni, e in una condizione umana
radicalmente diversa dal vivere civile: quella guerra di massa nel fango
delle trincee che presto venne via via dilatandosi fino a coinvolgere
l'insieme delle nazioni, le citta' lontanissime dal fronte, la vita degli
inermi, le donne e i fanciulli. Insomma, la guerra di massa. La guerra
mondiale, come la chiamammo.

Oggi i compiti prevalenti, il nucleo centrale dell'azione bellica sembrano
di nuovo affidati a soldati di mestiere: a cittadini e a cittadine che
accettano o addirittura chiedono di essere chiamati a praticare la scienza
della guerra: con le sue tecnologie raffinate e con i suoi rischi di morte.

L'uccidere collettivo in nome del potere pubblico torna ad essere compito
nobile ed ambito: sotto l'aspetto delle retribuzioni, del rango sociale,
del riconoscimento pubblico.

E l'esistenza di questi corpi specializzati nell'uccidere, in nome della
comunita' pubblica, appare come una nuova divisione di compiti, che
permette ai civili, garantiti da quella protezione e sapienza
specialistica, di dedicarsi - diciamo cosi' - serenamente ai compiti di
pace. Dunque il soldato Ryan - ricordate il film famoso? - puo' starsene
tranquillamente nella sua citta', perche' un adeguato "esercito di
mestiere" si accolla sulle spalle il cruento e "nuovamente" nobile mestiere
della guerra.

Si potrebbe percio' pensare che questa rivalutazione delle armi e il suo
rilancio come nerbo e risorsa centrale della politica poggino
sull'operazione di sgravio delle masse dei civili, e sull'allontanarsi -
dal loro orizzonte - del pericolo di un ritorno delle prove terribili
vissute in due tragiche guerre mondiali (e altre ancora). E si puo' anche
pensare che Bin Laden e il massacro feroce delle Due Torri -
consapevolmente e con una sconvolgente audacia - abbiano voluto e tentato
di rigettare nella fornace della guerra di massa 'i civili' del nemico
americano: per seminare nuovamente nel loro animo lo spavento della guerra,
la paura di massa dei massacri di massa.

Fu cio' quella sfida feroce? Non lo so. So che gli eventi terribili a cui
ho fatto cenno e l'incalzare dei fatti intorno a noi riaprono domande aspre
sul senso e sulle forme che assume la politica nello schiudersi del Terzo
Millennio e nell'eta' della globalizzazione: un'eta' in cui il capitalismo
- disaggregati su scala del mondo i momenti del produrre e del consumare -
e' riuscito a scardinare e a frantumare le nuove soggettivita' sociali, che
nel corso del tragico Novecento avevano messo in discussione i suoi poteri
ed i suoi parametri.

E pero' - con sorpresa di molti - da questa vittoria non sono sgorgate la
primavera del Terzo Millennio e la calma di una stagione sicura delle sue
intime regole. Torna ancora sul trono con tracotanza (ma anche con un
dubbio interiore) la scienza dell'uccidere, e torna proprio in quel Vertice
del mondo occidentale dove - dopo la tragica sconfitta dei "rossi" -
sembrava dovesse fiorire una calma saggezza inconfutabile.

Allora, in quel 1936, il fragore delle armi sulla vostra terra e le macerie
di "Guernica" cambiarono la mia esistenza, mi trascinarono nel conflitto.
Non pensavo, non avrei mai pensato che avendo avuto la fortuna di vivere
quasi per un secolo alla fine sarebbe tornata quella domanda elementare sul
diritto e sulle forme dell'uccidere collettivo i propri simili, e che
quest'arte venisse oggi presentata addirittura come strumento di
"educazione" del mondo: di saggia "prevenzione".



4. PAX CHRISTI: IL TERRORISMO NON SI VINCE CON LA GUERRA

[Dal movimento nonviolento cattolico Pax Christi (per contatti:
paxchristi at tiscali.it) riceviamo e diffondiamo]

Ne' giusta, ne' umanitaria, ne' preventiva: la guerra non puo' essere
accettata.

Il movimento cattolico Pax Christi, proseguendo la propria riflessione
sulla guerra, ha diramato oggi una riflessione curata dal Consiglio
nazionale insieme a mons. Tommaso Valentinetti che solo qualche giorno fa
e' stato nominato Presidente.

Oltre che l'immoralita' della guerra, viene sottolineata la violazione del
diritto internazionale che si compirebbe con un attacco contro la
popolazione irachena. In particolare, il testo insiste sulla lotta al
terrorismo che sarebbe resa piu' efficace se si decidesse di sostenere il
processo di pacificazione in Palestina piuttosto che di estendere il
conflitto anche ad altre aree del Medioriente.

La nota, lanciata in occasione della festa liturgica di S. Francesco
d'Assisi, fa eco ad alcune recenti prese di posizione del magistero
ecclesiastico e si pone in continuita' con l'appello che Pax Christi ha
lanciato il 28 agosto scorso e che ha raccolto ampio consenso e piu' di
3.000 adesioni, di cui 77 parlamentari e 33 vescovi.

Di seguito il testo del documento (Tonio Dell'Olio).

Mons. Valentinetti, presidente di  Pax Christi - movimento cattolico
internazionale per la pace, si e' trovato in questi giorni a riflettere
insieme al Consiglio nazionale sui venti di guerra che soffiano nuovamente
nella direzione del Golfo. Ne e' risultata la nota che segue.

Alla guerra hanno dato aggettivi diversi, per renderla piu' accettabile:
guerra giusta, guerra umanitaria, lotta al terrorismo, guerra preventiva.

Ora siamo di fronte ad un'altra possibile guerra.

Non possiamo farci chiudere la bocca da chi ha scelto e vuole convincerci
che la guerra, anche se a malincuore, e' necessaria e inevitabile.

Il nostro riferimento, come cristiani, resta il Vangelo come Parola di vita
e di pace; resta la persona di Gesu' Cristo: uomo di verita', di giustizia,
di liberta', di amore e di perdono. Gesu' non ha mai usato la violenza
neanche per legittima difesa ("Rimetti la  spada nel fodero" Mt 26, 52).

A tutti coloro che si richiamano a Lui e al suo Vangelo chiediamo di non
adattare la profezia e la forza del Vangelo ai calcoli e alle opportunita'
del momento. Sono certamente un segno di speranza i ripetuti appelli di
questi giorni da parte di Giovanni Paolo II, dei vescovi Italiani e di
altre nazioni (Gran Bretagna, Stati Uniti), di movimenti, gruppi,
associazioni, comunita' religiose, parrocchie e singoli credenti "contro la
guerra".

Pax Christi ha gia' rivolto un appello ai parlamentari, lo scorso mese di
agosto, per "Fermare la macchina della guerra". Non vogliamo qui riprendere
quanto gia' detto anche in riferimento alla Costituzione Italiana, ci
sembra pero' importante ricordare che il terrorismo va combattuto
difendendo il diritto, togliendo quindi le motivazioni che offrono spazi di
giustificazione pretestuosa al terrorismo. Per questo riteniamo importante
non allargare il conflitto anche all'Iraq, ma impegnarsi a risolvere, ad
esempio, la questione palestinese.

Mentre da una parte vediamo tristemente radicata la tragica illusione di
poter vincere il male con un male piu' grande, il terrorismo con
un'ennesima guerra, dall'altra vediamo crescere segni e gesti di grande
speranza, di rifiuto della violenza, da parte di comunita' religiose, di
parrocchie e di singoli credenti, come la proposta del voto di nonviolenza,
fatta dal Capitolo delle Suore Fma.

E' vitale il riferimento, oltre che alla Parola, anche a tutti i recenti
interventi autorevoli del magistero della Chiesa: il Concilio con la
Gaudium et Spes al n. 80: "Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira
alla distruzione di intere citta' o di vaste regioni e dei loro abitanti,
e' delitto contro Dio e contro la stessa umanita' e con fermezza e senza
esitazione deve essere condannato"; la Pacem in terris, 1963, in cui si
afferma che ritenere la guerra adatta a sanare i diritti violati "alienum
est a ratione" (e' fuori dalla ragione); Giovanni Paolo II, Angelus del 21
ottobre 2001: "Nel nome di Dio ripeto ancora una volta: la violenza e' per
tutti solo un cammino di morte e di distruzione, che disonora la santita'
di Dio e la dignita' dell'uomo"; Giovanni Paolo II ad Assisi il 24 gennaio
2002: "Mai piu' violenza!  Mai piu' guerra!  Mai piu' terrorismo!".

In questi interventi la condanna della guerra e' chiara ed esplicita e non
ammette cedimenti.

Come dice Gesu' il vostro parlare sia "si' si', no no".

San Francesco, oggi celebrato in Italia e nel mondo come grande uomo di
pace, ci ricorda di leggere il Vangelo "sine glossa". Anche la condanna
della guerra sia dunque "sine glossa", una condanna ferma, chiara e
coraggiosa. La guerra resta sempre "avventura senza ritorno".

Vogliamo concludere riprendendo l'invito del papa, per questo mese di
ottobre, ad "affidare alla preghiera del Rosario la grande causa della
pace", e invitando tutti coloro che sono contro la guerra ad esporre la
bandiera della pace (o un lenzuolo bianco con la scritta no alla guerra)
alle finestre e balconi delle proprie abitazioni, per rendere visibile il
proprio no alla guerra.



5. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: DEL NUOVO MONDO L'IMPERATORE (UN FALSO
SONETTO)

[Al nostro amico e collaboratore Benito D'Ippolito, misantropo e
secentista, viene da scrivere cosi', con cupo calcolo strappando i metri e
i ritmi. Con cupo calcolo strappano altri le membra e le vite a vittime
innocenti]



Del nuovo mondo l'imperatore

srotola all'etere un nuovo proclama:

troppo sfidaste il nostro furore

e arrosserete la nostra lama.



Questa e' la legge nostra novella

che sul terraqueo orbe mia corte

niuna mai osi esser gente rubella

al nostro cenno, o che s'abbia la morte.



E dispiegavano al vento i vessilli

aquile ai rostri di ferro e di fiamma,

si corrispondono i rombi agli squilli



rompe in cruore la caccia alla damma

che grida forte gli ultimi strilli:

cupa visione dell'antitetragramma.



6. DOCUMENTAZIONE. MOZIONE DEI GRUPPI PARLAMENTARI DEL CENTROSINISTRA
CONTRO LA GUERRA IN IRAQ

[Ringraziamo l'on. Luciano Violante (per contatti: violante_l at camera.it)
per averci trasmesso copia della seguente mozione promossa dai gruppi
parlamentari del centrosinistra (precedente la sciagurata decisione di
alcuni gruppi di tale coalizione di sostenere la scelta governativa
dell'invio degli alpini italiani in Afghanistan)]

Premesso che

l'informativa resa alla Camera dal Presidente del Consiglio nella seduta
del 25 settembre ha aperto una seria preoccupazione circa il ruolo
internazionale dell'Italia ed ha segnalato passivita', incertezze e
contraddizioni che sono emerse in modo assai evidente nei diversi
interventi svolti dal Presidente del Consiglio all'ONU e nel Parlamento
italiano, in particolare circa il ruolo delle Nazioni Unite;

si e' resa del tutto evidente l'assenza di iniziativa politica del nostro
governo nei confronti degli altri Paesi dell'Unione Europea e delle
istituzioni europee;

e' emersa anzi una linea di tendenza che rischia di accrescere le divisioni
interne all'Unione Europea indebolendone il ruolo in una fase che puo'
essere decisiva per il futuro delle relazioni internazionali;

e' mancata qualsiasi iniziativa nei confronti della Lega Araba, che
peraltro si sta adoperando per ottenere dal governo irakeno ogni garanzia
per il libero accesso degli ispettori ONU ai siti interessati;

nell'opinione pubblica mondiale come tra i cittadini del nostro Paese e'
fortissima la preoccupazione per iniziative e dichiarazioni che sembrano
costituire veri e propri preparativi di una "guerra preventiva";

qualora prevalesse una strategia della sicurezza fondata
sull'unilateralismo e sull'uso preventivo della forza militare si
produrrebbero conseguenze drammatiche per la situazione internazionale e si
comprometterebbe il ruolo ed il rilancio delle funzioni dell'ONU, in
particolare quelle previste dal capitolo 7 del suo Statuto;

questa strategia potrebbe acuire le probabilita' di attacchi terroristici e
potrebbe indebolire i governi dei paesi arabi moderati aprendo spazi assai
pericolosi al terrorismo ed ai suoi sostenitori;

la lotta ad ogni forma di terrorismo, in particolare dopo la strage delle
Twin Towers, e' una priorita' fondamentale per la comunita' internazionale;

al fine di ottenere risultati nell'azione contro il terrorismo
internazionale e' indispensabile mantenere e consolidare una vasta e
solidale coalizione mondiale nel quadro dell'ONU e delle altre sedi
multilaterali;

l'Unione Europea in questa cornice e' chiamata a dare un contributo
autorevole attraverso l'azione congiunta dei suoi Stati membri;

l'intesa e la collaborazione con i paesi arabi che partecipano alla
coalizione contro il terrorismo e' una delle condizioni per il suo successo
e per scongiurare l'ipotesi di uno "scontro di civilta'" tra Occidente e
Islam;

la mancata soluzione del drammatico conflitto israeliano-palestinese
continua a produrre lutti e sofferenze indicibili per i due popoli e a
rappresentare un grave elemento di tensione e di rischio per la pace in
tutta l'area e nel mondo;

il regime di Saddam Hussein si e' reso responsabile di gravi e massicce
violazioni dei diritti umani, infliggendo terribili sofferenze alle
popolazioni irakene;

i comportamenti di questo regime autoritario sono stati piu' volte
condannati dalle Nazioni Unite in quanto rappresentano una minaccia per la
stabilita' regionale e la sicurezza;

l'impatto di oltre un decennio di sanzioni all'Irak e' stato di grande
entita' sulla popolazione, e in particolare sui bambini e sulle donne;

La Camera dei Deputati

valuta positivamente la ripresa di una decisa iniziativa delle Nazioni
Unite volta ad ottenere dal regime irakeno il pieno rispetto delle
risoluzioni ONU;

considera la sede delle Nazioni Unite l'unica legittimata ad indicare le
modalita' e gli strumenti idonei ad ottenere la ripresa delle ispezioni in
territorio irakeno e il disarmo totale di eventuali armamenti di
distruzione di massa;

sottolinea come in questo contesto sia possibile per l'ONU operare una
verifica sugli effetti provocati sulle popolazioni civili dalle sanzioni
economiche contro l'Irak e stabilire tappe e modalita' per la conclusione
dell'embargo;

prende atto con soddisfazione della disponibilita' espressa dal governo di
Bagdad di accettare la ripresa incondizionata delle ispezioni sul proprio
territorio;

sottolinea come questa posizione sia il primo frutto delle pressioni
internazionali esercitate sul regime irakeno cui devono seguire l'effettivo
rientro degli ispettori e il rispetto dell'insieme delle risoluzioni ONU
rivolte all'Irak;

esprime ferma contrarieta' alla guerra, considerando in questa situazione
necessario compiere ogni sforzo per evitare un intervento armato in Irak,
che moltiplicherebbe le tensioni gia' presenti nell'area e indebolirebbe la
coalizione internazionale contro il terrorismo, aprendo peraltro in Irak e
nella regione uno scenario dagli esiti non prevedibili;

impegna il Governo italiano:

a riferire costantemente in Parlamento sulla evoluzione della situazione e
a non assumere determinazioni senza il coinvolgimento delle sedi
parlamentari competenti, nel rispetto del dettato costituzionale;

a non assumere nessuna nuova decisione in merito alla partecipazione
italiana alla missione Enduring Freedom in Afghanistan senza un nuovo
pronunciamento del Parlamento;

ad agire affinche' maturi una posizione ed una iniziativa dell'Unione
Europea in grado di rafforzare e sostenere lo sforzo politico e diplomatico
in atto da parte delle Nazioni Unite sulla crisi irakena, cosi' da evitare
il ricorso all'intervento armato;

a rilanciare come prioritario l'impegno del nostro Paese e dell'Unione
Europea, nell'ambito del "quartetto", per il perseguimento di una pace
giusta e stabile tra israeliani e palestinesi sulla base del principio "Due
popoli, due Stati" e dell'attuazione delle risoluzioni 242, 388 e 1435
delle Nazioni Unite;

a confermare l'impegno dell'Italia contro ogni espressione del terrorismo
internazionale nel quadro dell'iniziativa dell'Europa e delle altre
istituzioni internazionali;

ad operare con coerenza contro la poverta', la fame, il sottosviluppo, le
violazioni dei diritti umani - da cui spesso originano odio e violenza -
attraverso un adeguato rilancio della politica di cooperazione per lo
sviluppo sostenibile, il raggiungimento dell'obiettivo dell'1% del PIL da
destinare agli aiuti, una forte iniziativa per la cancellazione del debito
dei paesi piu' poveri.

On. Elena Montecchi, on. Lapo Pistelli, on. Marco Boato, on. Maura
Cossutta, on. Massimo Ostillio, on. Enrico Buemi, on. Luana Zanella, on.
Marina Sereni



7. INIZIATIVE. UN APPELLO URGENTE CONTRO I MERCANTI DI MORTE

[Riceviamo, volentieri diffondiamo, ed invitiamo i nostri interlocutori a
sostenere questo appello promosso dalla Campagna "Difendiamo la 185" (tra i
molti soggetti promotori contattabili segnaliamo ad esempio questo
indirizzo:  info at banchearmate.it). Rispetto a questo appello tuttavia, ma
soprattutto rispetto al suo infelice titolo "Difendiamo la 185", dobbiamo
precisare una differenza di opinioni: la nostra posizione di amici della
nonviolenza e' ovviamente integralmente disarmista: noi pensiamo che
occorre cessare di usare, di commerciare e di produrre le armi. La legge
185 che l'appello propone di difendere non e' per noi una buona legge;
certo, il tentativo di soppiantarla con qualcosa di ancor peggiore e'
ripugnante, ed e' per questo che diffondiamo questo appello e sosteniamo
questa campagna, ma con questa precisazione: che noi siamo contro tutte le
armi e che in questo ambito l'unica legge utile e' quella che impone di
cessare di usarle, di commerciarle, di produrle]

Firma subito l'appello ai senatori.

Gia' a partire dal 10 ottobre potrebbe essere in discussione al Senato il
disegno di legge (numero 1547) che smantella i controlli sull'esportazione
di armi. Questo nonostante non sia mai stato discusso in commissione
difesa, perche' la maggioranza ha sempre fatto mancare il numero legale.
Come avevamo fatto per la Camera, anche per il Senato abbiamo preparato un
modulo di invio di e-mail ai senatori.

Se vogliamo sperare di ottenere dei risultati e' fondamentale che le mail
spedite siano parecchie migliaia. Manda il messaggio qui di seguito a tutti
i tuoi amici, passa parola su altre liste, stampa dei volantini e appendili
in giro.

*

Fermiamo i mercanti di armi!

Arriva al Senato il disegno di legge che smantella la legge 185.

A partire dal prossimo 10 ottobre sara' in discussione al Senato un disegno
di legge (numero 1547) che ridurra' sensibilmente i controlli sulle
esportazioni di armi. Si tratta di un disegno di legge gia' approvato prima
dell'estate dalla Camera, si tratta quindi dell'ultima occasione per
fermarlo, prima che diventi legge.

In occasione del dibattito alla Camera un vastissimo fronte di associazioni
(Rete Lilliput, Emergency, Amnesty International, Medici Senza Frontiere,
Vita, Missione Oggi, Nigrizia, Pax Christi, solo per citarne alcune) ha
dato vita ad una campagna di pressione che ha visto il sostegno di
parecchie decine di migliaia di persone.

Un risultato lo si e' gia' ottenuto, ossia un leggero miglioramento del
disegno di legge. Nella prima versione prevedeva la cancellazione di
qualsiasi misura di controllo, ora "si limita" a ridurle sensibilmente.

Ad esempio non sara' piu' possibile conoscere:

a) Dati sul valore delle esportazioni di armi effettuate.

b) Il certificato di uso finale dell'arma (ossia sapere non solo a chi
viene venduta, ma qual e' la reale destinazione dell'arma).

c) Le informazioni sulle transazioni bancarie relative all'esportazione (e
si sa, la via piu' semplice per capire dove vanno a finire le armi, spesso
e' quella di seguire i soldi).

Scrivi ai senatori eletti nel tuo collegio, per chiedergli di non
ratificare questo disegno di legge.

Per farlo basta che ti colleghi a www.retelilliput.org dove troverai
l'appello da inviare.

Abbiamo solo pochi giorni di tempo per fermare questo disegno di legge.

Oltre a spedire la petizione ai senatori dal sito, ti invitiamo quindi a
far circolare il piu' possibile questa mail. Per poter sperare di ottenere
dei risultati e' indispensabile che i parlamentari avvertano come la
societa' civile sia molto attenta e vigili sul loro operato.

Trovi tutto le informazioni sul sito: www.banchearmate.it



8. INFORMAZIONE. AGGIORNAMENTO DEL SITO NONVIOLENTO "COS IN RETE"

[Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti:
capitini at tiscalinet.it) riceviamo e diffondiamo]

Vi segnaliamo nell'ultimo aggiornamento di ottobre 2002 del "C.O.S. in
rete" (www.cosinrete.it), una selezione critica di alcuni riferimenti
trovati sulla stampa italiana ai temi capitiniani: nonviolenza, difesa
della pace, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso,
religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: La differenza
tra noi e loro; Cambiamento pacifico, conflitto e rivoluzione, di padre
Haring; Praticare e predicare, di Gianfranco Accattino; Guerra preventiva e
nonviolenza; Il futuro nonviolento dei girotondi; La rivolta di Ostia;
Veline e nonviolenza; Polenta e osei; Svezia indigesta; ecc., piu' scritti
di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi
temi.

Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al
C.O.S. in rete e' libera e aperta a tutti.



9. ESPERIENZE. UN INCONTRO CON GERARDO IN GUATEMALA IN AGOSTO

[Dal bello e appassionante "Foglio di comunita'" dell'associazione Viottoli
(per contatti: corso Torino 288, 10064 Pinerolo (To), tel. 0121322339 -
0121500820, fax 01214431148, e-mail: info at viottoli.it, sito:
www.viottoli.it) riprendiamo la notizia di questo incontro. A Gerardo il
nostro saluto affettuoso]

Incontrare Gerard Lutte con volto tumefatto e cicatrice, per via di
un'aggressione con furto subita vicino alla parrocchia di don Piero Nota
nella baraccopoli di Limon alla periferia di Citta' del Guatemala, ci ha
fatto molto preoccupare, pensando anche ai suoi 73 anni. Ma e'' stato
proprio lui a rassicurarci: veramente questa esperienza non l'aveva ancora
mai vissuta, ma non era questa la cosa che piu' lo preoccupava, quanto i
negativi delle foto fatte il sabato precedente alla festa con i ragazzi e
le ragazze di strada, nella casa del Movimento Las Quetzalitas a Citta' del
Guatemala. Sorridendo ci racconta di questa bella festa, ci racconta dei
tanti ragazzi e ragazze che ormai frequentano la casa, ci raccomanda di
comprare le cose che loro producono, come i quaderni rivestiti in tessuto
tipico o le borse sempre di tessuto; si dispiace della nostra prossima
partenza, poiche' non potremo vedere "Expocaje" (Esposizione della Strada)
che si terra' a giorni in alcune strade di Citta' del Guatemala, con
l'esposizione sia "della strada" e dei suoi problemi sia del Movimento
Mojoca Las Quetzalitas con i suoi lavori, scritti, disegni e con la
partecipazione, soprattutto, dei protagonisti di questo movimento: le
ragazze, i ragazzi, i bimbi e le bimbe di strada.

Questo nostro incontro e' avvenuto il lunedi' e Gerardo era, oltre che
tumefatto, anche colpito da una forte diarrea (meba). Mercoledi', giorno
della nostra partenza, lo abbiamo incontrato alla casa del Movimento, tutto
preso dall'incontro di coordinamento e ci ha salutato frettolosamente, ma
con tanto affetto, come fa lui e qualcun altro di nostra conoscenza...

E' possibile rivedere e sentir raccontare di questo viaggio sabato 12
ottobre alle ore 20,45 al Fat (ore 19 cena per chi vuole: ognuno/a porta
qualcosa). Invitate amici e parenti interessati: nella serata verra' anche
fatto un rapido punto sulla solidarieta' con il Movimento Las Quetzalitas.

Arrisentircivederci da Nico, Angelina, Oscar, Igor, Marianna, Michele (tel.
0121502051).



10. INCONTRI. BENEDETTA FRARE: I PRODUTTORI DEL COMMERCIO EQUO IN ITALIA

[Da Benedetta Frare, dell'ufficio stampa di Transfair Italia, riceviamo e
diffondiamo. Per contatti: tel. 0498750823, fax 0498750910, e-mail:
stampa at transfair.it]

Pilar Hernandez, tesoriere di Conacado (Repubblica Dominicana) e Raul Del
Aguila, direttore di Cocla (Peru'), saranno in Italia rispettivamente dal
10 al 20 e dal 20 al 30 ottobre su invito di TransFair, il marchio di
garanzia del Commercio Equo e Solidale. I produttori di cacao e caffe'
incontreranno numerose Botteghe del Mondo e associazioni di consumatori che
si occupano di questo settore. L'obiettivo e' anche quello di
sensibilizzare un pubblico sempre piu' vasto alle problematiche dei paesi
del Sud del mondo, ma parleranno anche della situazione mondiale del prezzo
del caffe', delle ripercussioni sui contadini del Sud del mondo e delle
politiche nazionali ed internazionali in merito.

Pilar Hernandez, che rappresenta i produttori del cacao biologico, sara'
l'11 ottobre a Firenze per un dibattito organizzato dall'Associazione
Consumatori Coop e a Fiesole per partecipare al corso organizzato da
TransFair "Commercio Equo: istruzioni per l'uso"; il 12 ottobre a Firenze
per conoscere la Cooperativa "Il pane e le rose"; il 14 a Milano, la
mattina, incontrera' gli allievi delle scuole Orsoline e nel pomeriggio gli
associati di Coop Lombardia; in serata sara' a Padova, ospite della Bottega
del Mondo La Tortuga; il 16 visita alle scuole di San Bonifacio (Verona) e,
in serata, dibattito pubblico con la locale Bottega del Mondo "Gamargioba";
il 17 incontrera' "L'Altrameta'", Bottega del Mondo di Pordenone. La visita
di Pilar si concludera' con la partecipazione a "Cioccolatopositivo", la
campagna di pressione e controllo verso le aziende produttrici di
cioccolato che ritornera' in piazza nella Perugia di Eurochocolate dal 19
al 27 ottobre. In quei giorni iniziera' l'itinerario di Raul Del Aguila,
rappresentante dei produttori di caffe dell'America Latina. La sua visita
proseguira' il 22 ottobre a Bologna, con un dibattito organizzato dalla
locale Bottega del Mondo, "Potosi'"; il 23 ottobre partecipera' ad un
incontro pubblico organizzato dall'Arci di Modena; il 24 mattina
incontrera' le scuole di Modena e la sera sara' ad Abano Terme (Padova); il
25 sara' ospite dell'Arci di Ravenna per una serata pubblica. Il 27 ottobre
Raul partecipera' ad una "colazione equosolidale" organizzata dalla
cooperativa il Mappamondo a Mantova e il 28 ad un dibattito pubblico
proposto da Coop Nordest e Botteghe del Mondo a Reggio Emilia. Il soggiorno
di Raul si concludera' il 29 ottobre con la serata a "L'Altrameta'" di
Pordenone.

Per informazioni e dettagli sulla visita dei produttori: tel. 0498750823;
e-mail: info at transfair.it



11. MAESTRE. JOAN ROBINSON: LE TIGRI AL VOLANTE

[Da Joan Robinson, L'economia a una svolta difficile, Einaudi, Torino 1967,
1977, p. 81. Joan Robinson, nata nel 1903, scomparsa nel 1983, e' stata una
grande docente di economia a Cambridge, studiosa di straordinario valore e
di forte impegno civile. Tra le molte opere di Joan Robinson: Ideologie e
scienza economica, Sansoni; Lâeconomia a una svolta difficile, Libertˆ e
necessitˆ, ambedue presso Einaudi]

Si cerca talora di difendere la pubblicita' sostenendo che fornisce
informazioni circa i beni disponibili sul mercato. Se e' cosi', le
informazioni che fornisce sono spesso false, per esempio che le tigri sono
dei buoni piloti d'automobili o che bere favorisce lo sviluppo muscolare.



12. PROFILI. BREVE NOTIZIA BIOGRAFICA SU GIULIANO PONTARA

[Ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara (per contatti:
giuliano.pontara at philosophy.su.se) per averci messo a disposizione questa
breve notizia biografica. Pontara e' uno dei massimi studiosi della
nonviolenza a livello internazionale]

Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a
forti dubbi sulla eticitaâ del servizio militare, alla fine del 1952 lascia
lâItalia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia
pratica per oltre trentâanni allâIstituto di filosofia dell'Universitˆ di
Stoccolma. E' in pensione dal 1997.

Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a
contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari,
Padova, Bologna, Imperia, Trento.

Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples'
Institutions for Peace (IUPIP) - Universitˆ Internazionale delle
Istituzioni dei Popoli per la Pace (UNIP), con sede a Rovereto (Tn), e dal
'94 e' coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei
corsi.

Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di
agili libri sui grandi temi della pace.

E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in
tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale
sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di
asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia
(sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di
Barcellona 1996).

Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicitˆ di temi di etica
pratica e teorica, metaetica  e filosofia politica.

E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la
conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi.

Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori
sono stati tradotti in spagnolo e francese.

Tra i suoi lavori figurano:

- Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica,
politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G.
Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag,
Staffanstorp  1971, 2 voll., Vol. I, pp. 11-70.

- Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974.

-.The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32.

- Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio,
G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori
Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia,
Ariel, Barcelona 1985.

- Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M.
Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144.

- International Charity or International Justice?, in Democracy State and
Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm
1988, pp. 179-93.

- Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti,
Roma 1990.

- Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y
generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996

- La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996.

- Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,  Torino
1996.

- Breviario per unâetica quotidiana, Pratiche, Milano 1998.

- Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49.

E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica
sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet,
Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992.

E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire
de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996,
seconda edizione 1998.

Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi,
Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996,
cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi,
pp. IX-CLXI.



13. RILETTURE. THEODOR EBERT: LA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA

Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984, pp. 264. Un testo fondamentale per un'immediata, ragionevole,
efficace alternativa alla difesa militare.



14. RILETTURE. LANZA DEL VASTO: VINOBA O IL NUOVO PELLEGRINAGGIO

Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Jaca Book, Milano 1980,
pp. 246. Un grande maestro della nonviolenza ne racconta un altro. Una
lettura straordinariamente appassionante.



15. RILETTURE. IDA MAGLI: TERESA DI LISIEUX

Ida Magli, Teresa di Lisieux, Rizzoli, Milano 1984, 1995, pp. 210. Uno dei
libri piu' profondi della grande antropologa.



16. RILETTURE. ELSA MORANTE: IL MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI

Elsa Morante, Il mondo salvato dai ragazzini, Einaudi, Torino 1968, 1971 e
piu' volte ristampato, pp. 230. Un'opera densa e pulsante, come la vita.



17. RILETTURE. CLAUDIO NAPOLEONI: CERCATE ANCORA

Claudio Napoleoni, Cercate ancora, Editori Riuniti, Roma 1990, pp. LVI +
176. La lettera sulla laicita' e gli ultimi scritti del grande economista,
con un'ampia e finissima introduzione di Raniero La Valle, curatore della
pubblicazione.



18. RILETTURE. MARTHE ROBERT: DA EDIPO A MOSE'

Marthe Robert, Da Edipo a Mose', Sansoni, Firenze 1981, pp. 174. Una
limpida e acutissima monografia su Freud e la coscienza ebraica della
grande saggista.



19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova
il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dellâambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dellâuomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio,
l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.



20. PER SAPERNE DI PIU'

* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org;
per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it

* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in
Italia: http://www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it

* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO



Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it



Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it



Numero 378 dell'8 ottobre 2002