Catena di Sanlibero 146



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riccardo orioles <ricc at libero.it>
tanto per abbaiare
30 settembre 2002 n.146
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Crocefissi. Anche sul crocefisso nelle scuole il governo ha fatto
marcia indietro: nonostante l'appoggio dei dalemiani ("Vedere un
crocifisso in una scuola non mi ha mai dato fastidio" ha detto una loro
esponente) i soliti cavourriani hanno tirato fuori quella baggianata
della separazione fra stato e chiesa.
Ma forse, dopo tutto, non era un'idea tanto male. In un paesino della
Sicilia, due bande rivali di fedeli di padre Pio si sono affrontate
ostilmente, ciascuna brandendo la propria statua esclusiva del santo.
C'e' un'ondata di totemismo di ritorno: le statue che lacrimano, i
padri Pii miracolosi ecc. non hanno nulla a che fare con la religione
cristiana, e a dire il vero con nessun'altra religione: sono
semplicemente il passaggio successivo all'adorazione del tronco
bruciato dal fulmine, o del sasso isolato in mezzo ai campi, o
dell'eroe taumaturgo e dunque sacro. Un culto primordiale, coerente con
la deculturizzazione del paese e perfettamente omogenea con
l'attribuzione di poteri miracolosi ai governanti (i re che guariscono
la scrofola imponendo le mani agli ammalati, i presidenti che portano
prosperita' al paese sorridendo benignamente dalla tivvu').
Il culto del crocefisso, in confronto, e' molto piu' civile. Anche
perche', filologicamente, il crocefisso di oggi potrebbe benissimo
essere rappresentato disteso a braccia aperte non piu' su un
"patibulum" romano ma - la posizione e' la medesima - sul letto
esecutorio dell'iniezione letale.
E' un'esecuzione regolamentare, in entrambi i casi. La morte del
delinquente, o del sovversivo, e' una morte "normale" in un impero; ne'
Tacito ne' il New York Times le dedicano infatti mai piu' di qualche
riga. Una morte non nobile, vergognosa; sono infatti pochissimi, e
tipicamente emarginati, coloro che osano - a fatica - mostrare
solidarieta' con l'ucciso: le donne del villaggio, i pescatori, le
puttane; o gli scippatori di Harlem, i disoccupati, i gay. Qualcuno di
costoro arriva addirittura a rivendicare con orgoglio l'amicizia col
delinquente o l'agitatore ucciso: "Era un tipo tosto - raccontano
spavaldamente nei McDonald - e noi gli volevamo bene".
Un giorno dopo l'altro, clandestinamente, comincia a diffondersi la
storia del ragazzo fatto fuori perche' era dalla parte dei poveracci,
uno con piu' testa degli altri ma un gran cuore, uno di noialtri
insomma. E sempre piu' di frequente, nei cessi del metro', nei bar
d'infimo ordine, al collo dei ragazzini, tatuato sulla spalla d'una
ragazza di vita, appare lo strano logo del letto delle esecuzioni
(oppure, duemila anni fa, della croce) di cui la polizia non riesce a
capire il significato. E a poco poco la storia esce dalla citta' in cui
e' avvenuta (una citta' del terzo mondo, una delle tante) e arriva,
portata dagli emigranti, fino nelle metropoli dell'impero. Un giorno
diventera' una delle tante storie perbene che gli studenti middle-class
studiano nelle loro scuole. Ma per ora vive come una fiammella, nel
quotidiano orrore della vita immigrata. "Da noi, giu' in Palestina, un
giorno salto' fuori un tizio a dirci che noi e i vip siamo tutti
uguali. Stammi a sentire, brother: e' una buona novella...".
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Promemoria 1. Pero' l'euro tutto `sto danno l'ha fatto solamente in
Italia...
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Promemoria 2. In Italia la piu' alta disoccupazione giovanile d'Europa:
29,5 per cento
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Promemoria 3. Lavoratori a termine: 1.410mila (a tempo pieno), 980mila
(part-time). Finche' vuole il padrone: 2 milioni circa ("collaboratori
continuativi"). Interinali: 290mila.
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Promemoria 4. Diminuiti del cinque per cento i consumi alimentari in
Italia.
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Che succederebbe se si votasse ora?
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Memoria. "Solid sea" e' un'istallazione video del gruppo Multplicity
esposta a "Documenta" di Kassel e riproposta dal Milanofilmfestival.
Ricostruisce con otto terribili interviste video la "tragedia della
nave fantasma", la morte di 283 clandestini ingoiati dal mare al largo
di Portopalo, la notte di Natale del 1996. Una catastrofe negata dalle
autorita' italiane e riemersa solo un anno fa grazie a uno scoop di
Giovanni Maria Bellu di "Repubblica". Se fossimo ancora un paese
europeo, nulla vieterebbe di dedicare, a Otranto o a Lampedusa, un
momumento alle vittime del mare e degli scafisti, e quest'opera
potrebbe diventarlo. Sarebbe un atto di pieta' verso gli sventurati che
vengono a morire sulle nostre coste, assolutamente compatibile anche
con le leggi piu' severe contro i mercanti di uomini e al tempo stesso
un omaggio al giornalismo d'inchiesta, specie quando investiga al posto
dello stato. (m.l.)
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Rinco. Nel periodo della scuola dell'obbligo, in Italia, un bambino
passa in media undicimila ore a scuola e quindicimila ore davanti alla
tv. In questo periodo, assiste a circa ottomila rappresentazioni
televisive di omicidi. Fra i tre e i dieci anni, meta' dei bambini
ingerisce una razione quotidiana di televisione non inferiore alle
quattro ore.
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Novecento. Se entrate a Roma dalla via Cassia, la mattina presto, piu'
o meno all'altezza del Labaro vedrete schierata lungo i cavalcavia una
trentina d'uomini fra i venti e i cinquant'anni. Non hanno un'aria
"strana", tutt'altro: borsoni di plastica, giubbotti in similpelle,
buste da supermercato con dentro i panini, capelli corti, maglioni
stazzonati. Sono i manovali rumeni che, in quel luogo e a quell'ora, si
recano al mercato del lavoro.
Il mercato e' proprio la', al bordo della strada. Chi ha bisogno di uno
di loro, si ferma e contratta il prezzo. Fino alle sette e mezza, il
mercato e' vivace. Verso le otto e' spento, e alle otto e mezza e'
decisamente terminato. Pure, qualcuno di quegli uomini rimane fermo la'
anche a quell'ora (e sono per lo piu' i cinquantenni); non e' detto
che, alle volte, non si produca - chi lo sa - un'eccezione. Spuntano
dei giornali (dei Metro, dei LeggoRoma, a volte la carta rosea della
Gazzetta) e si mette a leggere, sempre aspettando. Alle nove, comunque,
non c'e' mai piu' nessuno.
Non e' una scena strana, quella di questo mercato. Al contrario: una
trentina d'anni fa era comunissima in Puglia o in Sicilia - per i
lavori agricoli - ed anzi, nei paesini del Sud, era una delle piu'
normali. Il mercato degli uomini, tuttavia, allora non era all'ingresso
delle citta', bensi' in piazza. I braccianti di Avola, o di Tricarico,
avevano fra le loro ricchezze una carta d'identita' "Repvbblica
Italiana". Questa carta dava loro il diritto di potere vendersi in
qualunque luogo del territorio nazionale, ivi compresa la piazza del
loro paese. Che atavicamente si trasformava, ad ore determinate, da
agora' in mercato: del pesce, delle braccia, della verdura; secondo le
opere e i giorni, e il volgere immutabile delle stagioni.
I braccianti rumeni non hanno (non hanno ancora) quella carta. E dunque
si vendono extra pomerium, oltre la linea sacra delle mura. Con la
stessa pazienza, con la stessa tranquillita', la stessa accettazione
rassegnata.
* * *
Un bracciante su dieci, nelle campagne d'Italia, non e' italiano. O
meglio: non e' italiano d'origine, lo e' - antiquo more italico - per
incorporazione civile. Viene da Timisoara e dalla Moldavia come un
tempo dalle Calabrie o dal Polesine, con una parlata, con delle foto
nel portafogli e una valigia in citta', da qualche parte, in una
pensione. Dal primo momento che mettono piede in Italia, sono -
profondamente - italiani. Avevano un mestiere, al paese. Sanno che qui
al nord non gli servira' piu' a niente. Sanno che dei rumeni (degli
albanesi, dei montenegrini, dei calabresi, degl'italiani) si parla male
per via dei delinquenti che effettivamente esistono e che al nord si
scatenano piu' che al paese. Ma non hanno paura di lavorare e in questo
sono esattamente i noialtri di due generazioni fa.
Cosi', coi panini per la giornata dentro la busta di plastica e il
maglione pesante per il freddo dell'alba, eccoli pronti qua, in questo
film anni Cinquanta, ad aspettare il Lavoro.
* * *
Non c'e' un Di Vittorio per i rumeni, non ancora. Non c'e' - ancora -
un Tonino Micciche' che chiami i siciliani allo sciopero ai cancelli di
Mirafiori. Non sono poi moltissimi, gli anni che son passati: chi e' di
mezz'eta', se e' di famiglia operaia, ha fatto in tempo a sfiorarli. Le
voci ai cancelli della Fiat, in quegli anni Sessanta. A volte, nella
nebbia, l'unica presenza umana erano quasi solo le voci. Adesso, nel
ricordo, non ha piu' tanta importanza quello che dicevano; come lo
dicevano, piuttosto, i dialetti, gli accenti. "Meinchia!" e "Boja
faus!" che si rincorrevano nell'ovatta. Parole meridionali, siciliane,
pugliesi, e parole di fabbrica, da molto tempo di fabbrica, torinesi.
Come si riconoscevano le parole. E l'italiano "politico" delle
assemblee, dei contratti. Quando bisognava stare tutti insieme, anche
nei suoni. La lingua franca dei cancelli di Mirafiori. Meridionalese
stretto, nei giorni degli scioperi, lo parlavano solo i guardiani.
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Argentina. Colpi di pistola contro la casa di Estela Carloto (nonne di
Piazza di Maggio). Stava portando avanti una denuncia contro la polizia
per la nuova ondata di terrore - stavolta, contro i disoccupati che
protestano per il carovita a Buenos Aires. Quando l'Argentina era
ancora un paese industriale, il terrore veniva esercitato contro gli
operai delle fabbriche e i loro sostenitori. Trentamila desparecidos
fra il 76 e l'83.
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Cronaca. Ponte. Saranno demoliti perche' pericolanti i faraonici ponti
autostradali realizzati nei pressi di Partanna nei primi anni 70.
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Cronaca. Agrigento. Lutto cittadino a San Giovanni Gernini per la
scomparsa del'anziano boss del paese, "don" Luigi Longo, detto
"Scarnazzu". "Nobile figura di gentiluomo", recitano i manifesti
affissi per le vie del paese.
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Cronaca. Pantelleria. Arrestato il sindaco per estorsione mafiosa, con
bombe e tutto.
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Cronaca. Domodossola. Denunciata dalle vicine perche' portava cibo ai
gatti nel cortile. Processata, assolta.
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Mimmo wrote:
< Sabato notte mi e' apparso Mc Luhan. Mi ha detto "Lombezzi, ho
fondato Tele Free Italy, prima tv italiana indipendente finanziata con
l'otto per mille. Se ti offro la possibilita' di fare uno speciale
sulla prossima guerra che faresti?".
Gli ho risposto "Mac, (ci diamo del tu) farei uno speciale intitolato
"armiamoci e partite!", dedicato a tutti i popoli spinti alla rivolta e
poi mollati dalla Cia: i Kurdi, i Tbetani che cercarono di resistere
all'invasione cinese, gli Afghani dati in pasto a Bin Laden quando era
considerato un "freedom fighter" etc.etc.etc. Insomma uno speciale
dedicato a chi viene fatto fesso.
Vedi Mac di fronte all'orgia di retorica e di "disinformazia"
Pentagonale che ci attende, comincio ad aver nostalgia della rubrica di
Lucio Manisco all'epoca della guerra del golfo, un autentico
"controcorrente", un Forattini tv, che ci raccontava l'altra America,
l'America del dissenso, e dei pacifisti. Da vecchio interventista ero
in totale disaccordo con loro, come lo fui all'epoca della guerra in
Bosnia (solo l'intervento armato salvo' Sarajevo!) ma come spettatore
esigevo che venisse raccontato anche questo aspetto.
Adesso invece ci aspettano solo una serie infinita di alzabandiera. E'
significativo che nessuno degli speciali sull'11 settembre abbia
dedicato una sola parola ai 4000 morti civili della guerra in
Afghanistan (contati con pervicacia da Robert Fisk)... Disturbavano la
celebrazione eppure erano anche loro vittime dell'11 settembre".
Mc Luhan e' rimasto perplesso poi mi ha detto "ma allora dillo che sei
communista... insomma bastardo dentro!" >
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Naviganti@ttivi wrote:
< Onorevole Finocchiaro, in un'articolo dell'Espresso n.38, leggiamo,
che lei, in una conversazione privata con l'avvocato Ghedini, in
risposta ad una sollecitazione dell'avvocato per un accordo di massima
sulla legge Cirami, si e' espressa con questi termini: "Cercate di
capire i nostri problemi...a partire dai girotondi". Cosa dovrebbe
capire l'avvocato di Previti? Dovrebbe capire, che se non ci fossimo
noi a rompere le scatole, lei e l'opposizione tutta, accetterebbe
anch'essa le direttive di Silvio Berlusconi?
Ci sentiamo profondamente offesi dalle sue parole, in quanto abbiamo
speso tempo e denaro per una manifestazione di protesta popolare contro
una legge che mortifica la magistratura e i principi di giustizia.
Credendo inoltre, che questi principi fossero una priorita' anche per i
nostri rappresentanti in parlamento. Prendiamo invece atto, che sotto
banco e dietro le quinte... il governo e l'opposizione (rappresentata
da Lei, responsabile di giustizia dei DS), tentano d'accordarsi in
barba alle idee dei propri elettori.
Stia sicura Onorevole Finocchiaro, che nella prossima tornata
elettorale terremo conto di questi comportamenti contro ogni etica
politica e civile.
A meno che l' Avvocato Ghedini non si sia inventato di sana pianta
questa conversazione. In questo caso, ci aspettiamo da Lei una smentita
ufficiale e una querela all'Avvocato Ghedini per averla usata a sua
insaputa.
Come movimento a favore della costituzione e dei diritti civili, e come
semplici elettori, le assicuriamo che continueremo a tenere d'occhio il
comportamento etico dei nostri rappresentanti in parlamento, dando le
nostre preferenze a chi secondo noi le meriti. Forse non si e' ancora
capito... il popolo vuole onesta' intellettuale e morale da chiunque
rappresenti le Istituzioni. Distinti saluti. Naviganti Attivi. >

(Bookmark: www.NavigantiAttivi.has.it?)
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saxfi at tiscali.it wrote:
< Stiamo urgentemente cercando volontari per il centro medico che
abbiamo avviato a Calcutta >
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ciccia wrote:
< Scrivi: "Arnaldo La Barbera, che e' morto adesso e che era sotto
indagine per le violenze poliziesche a Genova dell'anno scorso
("indegne di un paese civile": l'ha detto Amnesty) molti anni fa
tuttavia aveva combattuto la mafia, giu' in Sicilia, impegnando tutto
se stesso e rischiando la vita. Percio' mi sembra giusto ricordare
anche lui qui, fra i nostri. (La vita e' complicata)".
Non ci riesco, non riesco a provare cordoglio o pena per la morte di la
barbera e non lo considero *qui tra i nostri* non riesco a provare
pieta' (ne' pietas) per un uomo che non ha avuto pieta' a interrompere
i nostri sogni a colpi di manganelli, calci e pugni in una calda notte
di luglio non ci riesco non riesco a dire *poverino* per la sua morte
quando lui non ha avuto alcuna esitazione a fracassare i volti e le
ossa di ragazzi immersi in un sonno che sapeva gia' di paure vissute,
di fughe mai troppo veloci, di ferite appena curate di la barbera
ricordero' il sangue sulle pareti, i vestiti dei miei compagni sparsi
ovunque come strappati via, i loro sacchi a pelo vuoti e sporchi, le
tracce del tentativo di salvarsi e una scritta, giu' nei sottoscala:
*hey, pupils, we're dying here* >
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Lavori in corso. Internet: un coordinamento fra una decina di siti
"altri", in Sicilia e altrove. Italia: un giornale degli immigrati, il
primo giornale extra del paese. Tutt'e due in corso di organizzazione,
e tutt'e due in cerca di gente che dia una mano. Enlist now!
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Lorenzo<barbiana at libero.it> wrote:

< Se voi avete il diritto di dividere il mondo
in italiani e stranieri
allora vi diro' che
io reclamo il diritto di dividere il mondo
in diseredati ed oppressi da un lato,
privilegiati ed oppressori dall'altro.
Gli uni sono la mia patria,
gli altri i miei stranieri >


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per liberarsene, basta scrivere a ricc at libero.it -- Fa' girare.
"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio di lottare?" (Giuseppe
Fava)
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